I gol segnati nel finale di partita nella Serie A di calcio; importanza dei giocatori entrati nel secondo tempo. Autore: Lorenzo Pugliese Riassunto della tesi di laurea In Scienze Motorie e sport , Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano. Relatore prof. Enrico Arcelli ABSTRACT Nella fase finale di una partita di calcio si verifica una diminuzione della capacità di sostenere sforzi ad alta intensità. Rispetto ai primi 15 minuti, in particolare, i giocatori della seria A italiana compiono, nell’ultimo quarto d’ora, circa il 23,5% in meno di corsa ad altà intensità e di sprint (Ferretti 2008). Contemporaneamente al calo di efficienza fisica, avviene un aumento dei gol realizzati, come ha dimostrato Beghi (2008) considerando i dati dei campionati di serie A dal 20012002 al 2005-2006. Anche analizzando 1138 partite dei campionati di Serie A 2006-07, 2007-08 e 2008-09 e dividendo ogni singolo match in sei frazioni di quindici minuti ciascuno, infatti, si è notato che i 2485 gol realizzati sono distribuiti secondo un andamento di crescita costante dal primo al sesto di tali periodi (P<0,001). La frazione in cui si segna di più è, in assoluto, quella che va dal 76° al 90° con il 23,9% delle reti, mentre il periodo con meno reti realizzate è il primo quarto d’ora con il 12% dei gol segnati. Si è altresì constatato che l’aumento dei gol nelle fasi finali è determinato, anche, dal contributo realizzativo dei giocatori entrati nel secondo tempo. A loro, infatti, è dovuto il 27% dei gol fatti nell’ultimo quarto d’ora di partita; dividendo i giocatori neo entrati in base al ruolo, si osserva che i due terzi del gol (67%) è segnato dagli attaccanti. È stato dimostrato, in particolare, che la media gol dei calciatori subentrati è più alta rispetto ai calciatori titolari (2,08 gol ogni 1000 min contro 1,3 gol ogni 1000 min) (P<0,05). Questi dati confermano l’importanza che i giocatori neoentrati hanno nel determinare l’esito di una partita; giustifica, in particolare, l’ipotesi secondo la quale i giocatori fisicamente più efficienti e, di conseguenza, meno affaticati siano in grado di riprodurre, in maniera più efficace, quei gesti tecnici utili alla realizzazione dei gol rispetto ai giocatori più stanchi. Scopo L’obiettivo del presente studio è, in primo luogo, di confermare che negli ultimi campionati di Serie A (stagioni: 2006-07, 2007-08, 2008-09), ha luogo un aumento dei gol realizzati nelle fasi finali dell’incontro, proprio quando si può ragionevolmente presumere che i giocatori siano maggiormente affaticati. Si vuole analizzare, inoltre, il contributo realizzativo dei giocatori in base al ruolo, con particolare attenzione ai gol realizzati nell’ultimo quarto d’ora e, soprattutto, a quelli segnati dagli attaccanti. Ci si propone, infine, di valutare il contributo dei giocatori entrati nel secondo tempo sulla realizzazione dei gol in questa fase della partita e accertare se la loro incidenza sulla realizzazione dei gol sia maggiore rispetto a quella dei calciatori che, invece, erano in campo fin dall’inizio della partita. Metodi e analisi statistica I gol realizzati nelle 1138 partite prese in esame sono stati suddivisi, in base al minuto di realizzazione, raggruppandoli in sei periodi, o classi. I primi due periodi di ciascuno dei due tempi della partita sono della durata di 15 minuti, mentre l’ultima classe di ciascun tempo è stata considerata più lunga delle altre, per via della presenza del tempo di recupero, della durata media, nella Serie A, di 1 min 54 s nel primo tempo e di 3 min 50 s nel secondo (Ferretti 2008). Si è potuto così rapportare il numero di gol realizzati in questi periodi, di durata maggiore, a quelli delle classi con durata effettiva di 15 min. Per l’interpretazione statistica dei dati inerenti alla distribuzione dei gol durante la partita è stato effettuato il Chi-Test. Sono state considerate come significativamente diverse sul piano statistico le analisi dei dati che, attraverso il Chi-Test, hanno presentato un valore di P<0.05. Lo stesso test è stato utilizzato per l’analisi del contributo realizzativo dei giocatori entrati nel secondo tempo. Per l’interpretazione dei dati riguardanti la media gol dei giocatori subentrati rispetto ai titolari è stato eseguito l’ Unpaired-T-Test. È stato considerato statisticamente rilevante un valore di P<0.05. Sono state prese in considerazione, infine, le partite della stagione di Seria A 2007/2008, come campione per ottenere informazioni utili sul contributo dei giocatori entrati nel secondo tempo. Risultati La distribuzione dei gol in periodi di 45 minuti e 15 minuti. L’analisi dei dati raccolti nelle 1138 partite dei tre campionati ha evidenziato che il 42,4% dei gol è stato realizzato nel primo tempo e il 57,6% nel secondo tempo (Figura 1). Tale distribuzione ha un andamento che è diverso da quello di tipo casuale, con un valore di P<0,001. Figura 1 – Distribuzione dei gol tra primo e secondo tempo La catalogazione dei 2845 gol realizzati nelle 1138 partite nei sei periodi di 15 min l’uno (Figura 2) evidenzia un andamento di crescita dal primo al sesto di tali periodi. Anche in questo caso, l’andamento è diverso da quello di tipo casuale in modo statisticamente significativo (P<0,001). Figura 2 – Distribuzione dei gol in periodi di 15 minuti Il contributo realizzativo dei giocatori entrati nella ripresa Nell’interpretazione dell’aumentato numero di gol nel finale della partita, una componente importante da tenere in considerazione è il contributo che danno in tal senso i giocatori entrati nel secondo tempo, in quanto, si suppone che essi siano meno affaticati rispetto ai giocatori titolari. A conferma di questa affermazione vi sono i dati relativi alle capacità prestative dei sostituti rispetto ai titolari: + 63% di metri percorsi in sprint; + 25% di metri percorsi ad alta intensità (Mohr et al. 2003). I dati mostrano come nell’ultimo quarto d’ora della partita il 27% dei gol sia realizzato dai giocatori subentrati. Il contributo realizzativo degli attaccanti: titolari e neoentrati E’ stata effettuata, inoltre, un’analisi più approfondita dei dati, valutando il contributo realizzativo degli attaccanti in quanto la loro probabilità di segnare è più alta rispetto a quella degli altri giocatori. Dall’analisi dei dati relativi all’ultimo periodo di gara, infatti, risulta che delle 250 reti realizzate, 145, pari al 58%, sono dovute agli attaccanti, mentre 105, pari al 42%, dai giocatori che occupano altre posizioni in campo (P<0.001) (Figura 3). Figura 3 – Contributo realizzativo (dal 76’ al 90’) degli attaccanti Indicazioni interessanti emergono distinguendo le percentuali dei gol realizzati dai giocatori in campo dal primo minuto da quelle dei giocatori entrati nel secondo tempo. Si ottengono, infatti, delle percentuali di realizzazione significativamente diverse. Risulta, in effetti, che l’incidenza dei gol di attaccanti “titolari” sul totale dei gol dei “titolari” è del 54,7% (99 su 181 gol totali – Figura 4), mentre quella dei gol degli attaccanti “neoentrati” nella ripresa sul totale dei gol segnati dai “neoentrati” risulta essere del 67% (46 su 69 gol totali – Figura 5). Sembrerebbe, quindi, che gli attaccanti entrati nel secondo tempo, in quanto più efficienti dal punto di vista fisico, abbiano chiari vantaggi nel fronteggiare difensori in campo fin dal primo minuto di gioco e, di conseguenza, maggiormente affaticati. Figura 4 – Contributo realizzativo (dal 76’ al 90’) degli attaccanti titolari Figura 5 – Contributo realizzativo (dal 76’ al 90’) degli attaccanti neoentrati Il ruolo dei giocatori neoentrati L’ipotesi del maggior affaticamento da parte dei difensori trova un riscontro se si analizzano le 2011 sostituzioni effettuate nel secondo tempo durante l’intera stagione 2007-2008. Solo il 18% delle sostituzioni vede l’ingresso in campo di un difensore contro l’82% degli altri ruoli (39% attaccanti e 43% centrocampisti). Percentuali simili si possono trovare analizzando le 769 sostituzioni dell’ultimo periodo di gioco, proprio quando i sintomi della fatica aumentano. Nonostante la percentuale di difensori neoentrati risulti leggermente maggiore, il 21% (162 su 769), resta molto inferiore rispetto al 38% degli attaccanti (292 su 769) e al 41% dei centrocampisti (315 su 769). È importante sottolineare, infine, che dei 790 attaccanti subentrati nel secondo tempo, il 42% ha sostituito un non attaccante, mentre solo il 7% dei difensori è subentrato ad un non difensore. In virtù di questi dati si può confermare, quindi, che la maggiore incidenza in fase realizzativa degli attaccanti “neoentrati” (67% dei gol totali segnati dai neoentrati) rispetto ai “titolari” (54,7% dei gol totali seganti dai titolari) nell’ultimo quarto d’ora, sia da ricondurre alla presenza sul terreno di gioco di un numero di attaccanti superiore, dovuto al 42% di sostituzioni che vedono uscire dal campo un non-attaccante per l’ingresso di un attaccante. La media gol dei titolari e dei neoentrati Nelle 220 partite analizzate i titolari hanno giocato 385889,4 minuti (il 92,5% del totale) segnando 501 delle 565 reti totali (88,6%), mentre sono 30886,4 i minuti giocati dai subentrati (il 7,5% dei min totali) con 64 reti segnate su 565 (11,4%). Letti in questo modo, i dati potrebbero dare una distorta visione del contributo che i giocatori subentrati danno durante una partita di calcio. Le cose però cambiano se si analizzano le medie gol tra i giocatori in campo dal primo minuto e quelli che subentrano a partita in corso (Figura 6) (P<0.05). Figura 6 – Media gol ogni 1000 minuti tra titolari e subentrati La Figura 6 mostra come i giocatori subentrati segnino di più rispetto ai titolari in rapporto ai minuti giocati. Questo dato conferma l’importanza che i giocatori neoentrati hanno nel determinare l’esito di una partita; giustifica, in particolare, l’ipotesi secondo la quale, rispetto ai giocatori più stanchi, quelli fisicamente più efficienti e, di conseguenza, meno affaticati siano in grado di riprodurre, in maniera più efficace, quei gesti tecnici utili alla realizzazione dei gol. Conclusioni I cali di efficienza fisica nel finale di partita possono portare ad un aumento delle probabilità di subire un gol. In uno sport come il calcio, questo, risulta estremamente rilevante nel determinare il risultato di una partita, in quanto anche un solo gol, segnato o subito, nel finale del match può essere difficile da recuperare. Per questo le squadre in grado di limitare il progressivo affaticamento dei propri giocatori hanno una maggiore probabilità di realizzare dei gol e una ridotta probabilità di subirne. La preparazione fisico–atletica del calciatore riveste, in questa prospettiva, una posizione di rilievo. Il modello prestativo del gioco del calcio mostra come durante una partita, la frequenza cardiaca è, per una considerevole frazione del tempo di gioco, tra l’80% e il 90% della frequenza cardiaca massima, indipendentemente dal livello dei giocatori; questo indica che, in media, si lavora intorno alla soglia anaerobica (Stolen et al., 2006). È interessante rilevare, inoltre, come per i calciatori, il massimo consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca e la produzione di lattato diminuiscano nel secondo tempo; questo determina, di conseguenza, una riduzione della distanza media percorsa e, in particolare, una diminuzione dei metri percorsi ad alta intensità (Stolen et al., 2006; Ferretti, 2008). Appare quindi utile proporre allenamenti in grado di sviluppare la resistenza specifica del calciatore, intesa come “la capacità di mantenere costante la prestazione (dal punto di vista atletico, tecnico, tattico e mentale) pur avendo già compiuto una notevole quantità di lavoro” (Arcelli et al.,1980). Al fine di ottenere un innalzamento dell’intensità nell’attività del calciatore ed una migliore efficienza dei suoi meccanismi di recupero, una via fondamentale è quella di innalzare l’intensità (o la velocità di corsa) corrispondente alla soglia anaerobica. I risultati analizzati precedentemente, in particolar modo i dati che riguardano il contributo dei giocatori che entrano a partita in corso, possono dare indicazioni utili agli allenatori per la gestione delle sostituzioni. È stato dimostrato come la media gol dei giocatori neoentrati (2,08 gol ogni 1000 min) sia superiore a quella dei giocatori titolari (1,3 gol ogni 1000 min), conferendo ai primi un’aumentata probabilità di determinare l’esito di una partita nei minuti finali. In particolare risultano gli attaccanti (67% dei gol realizzati dai giocatori entrati nel secondo tempo) i giocatori che hanno le maggiori probabilità di modificare il risultato finale di una partita. È importante, però, valutare, al momento di effettuare una sostituzione, se è il caso che venga data la priorità all’aumento del divario di efficienza fisica tra attaccanti e difensori (inserendo giocatori per la fase offensiva) o se, al contrario, si ritenga prevalente la necessità di limitare l’influenza negativa che il progressivo affaticamento ha sulla fase difensiva. Va sottolineato, tuttavia, che i vantaggi ottenibili dalle sostituzioni possono risultare massimi solo nel caso in cui i giocatori in panchina siano di qualità equiparabili a quelle dei titolari che sono tenuti a sostituire. BIBLIOGRAFIA 1. Arcelli, E., Assi, T. e Sassi, R.: Endurance and football, in “Procedings of the First International Congress on Sport Medicine Applied to Football” (Roma, 6-9 gennaio 1979). Guarnella Editore, Roma, vol. II, pagg. 639-642, 1980 2. Arcelli, E., Borino, U.: Calcio. L’allenamento atletico giocando con il pallone. Edizioni correre, Milano, 2004. 3. 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