L`intervento sui soggetti diversamente abili e dul disagio psichico

L’INTERVENTO SUI SOGGETTI
DIVERSAMENTE ABILI E SUL
DISAGIO PSICHICO
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Il disagio Mentale
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 “Non voglio con questo dire che
la malattia non esiste, ma che
noi
produciamo una
sintomatologia…………
perché la malattia si costruisce e si
esprime sempre a immagine
delle misure che si adottano
per affrontarla. Il medico
diventa gestore dei sintomi e
crea un'ideologia su cui poi il
manicomio si edifica e si
sostiene.
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Uno dei sistemi più utilizzato nella classificazione dei disturbi mentali è quello
dell’associazione psichiatrica americana, pubblicato con il nome di Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali. L’ultima revisione del DSM è il DSM 5
del 2013
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I criteri seguiti nelle descrizioni cliniche sono la scelta di un linguaggio chiaro,
tale da evitare qualsiasi ambiguità e la descrizione analitica e dettagliata dei
comportamenti ritenuti patologici.
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Cos’è il disagio un
disturbo mentale?
Un disturbo mentale è una sindrome caratterizzata da un’alterazione clinicamente significativa
della sfera cognitiva, della regolazione delle emozioni o del comportamento di un individuo che
riflette una disfunzione nei processi psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il
funzionamento mentale (American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico dei
disturbi mentali, 5^ Edizione, Raffaello Cortina Editore, Milano, P.22)
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3
Cos’è il disagio un
disturbo mentale?
Per esempio, una persona schizofrenica può parlare in modo incoerente (sfera cognitiva) e
manifestare abulia, cioè essere incapace di manifestare le proprie emozioni (regolazione delle
emozioni).
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3
Cos’è il disagio un
disturbo mentale?
In genere i disturbi mentali sono accompagnati da un sentimento di disagio più o meno profondo
e vari gradi di disabilità nei vari ambiti della vita (autonomia, lavoro, relazioni interpersonali e
relazioni sociali ecc.) Si deve prestare attenzione a non confondere le manifestazioni patologiche
con le normali reazioni a eventi stressanti.
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La sezione II del manuale riporta i vari tipi di disturbi psichiatrici secondo aree
patologiche generali (esempio: disturbi d’ansia) e, per ogni tipo di classificazione, le
patologie specifiche (disturbo d’ansia da separazione)
DSM - 5
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Sono poi descritti, con qualche variazione a secondo della patologia trattata, altri
aspetti importanti per focalizzare il disturbo:
•
La diagnosi differenziale (per differenziare il disturbo da altri affini);
•
Lo sviluppo ed il decorso; (per ogni patologia si descrive lo sviluppo ed il
decorso nel corso del ciclo vitale);
•
Fattori di rischio, conseguenze funzionali e prognosi;
•
Comorbilità (eventuale associazione ad altri disturbi);
•
Aspetti diagnostici correlati al genere;
•
Aspetti diagnostici correlati alla cultura di appartenenza;
DSM - 5
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La sezione III del manuale fornisce altri
strumenti diagnostici come le scale di
valutazione da somministrare al paziente
stesso o per i minori ai genitori o ai tutori.
DSM - 5
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Infortunio
Malattia
Malformazione
Menomazione
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Disabilià
Handicap
Menomazione
Perdita o anormalità a carico di una struttura
o funzione fisiologica, anatomica o psicologica
(esteriorizzazione stato patologico)
Es. Cataratta menomazione visiva
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Disabilità
Limitazione o perdita, conseguente alla
menomazione, della capacità a svolgere
particolari attività
(oggettivazione negli ambienti di vita)
Catarattamenomazione visiva
impedimenti a leggere, guidare
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Handicap
Condizione di svantaggio vissuta dalla persona
come ridotta capacità
a conformarsi alle aspettative
o norme sociali
(caratterizzazione sociale e culturale)
Catarattamenomazione visiva
impedimenti a leggere, guidare
ridotta partecipazione sociale, dipendenza.
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“condizioni ed eventi che inibiscono
in varia misura le opportunità di apprendimento,
di pratica, di assimilazione
di nuove forme di comportamento.
(…) alcuni individui sono ritardati soprattutto
a causa di fattori patologici organici,
altri soprattutto per l’azione di condizioni socioculturali (…),
molti altri ancora per gli effetti combinati di entrambi”
(Bijou e Dunitz-Johnson, 1981)
DA UN PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO
HANDICAP E SVANTAGGIO INCLUDONO
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ICF (2001) dell’OMS
Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità
e della Salute
La salute è
una condizione di
benessere fisico e sociale,
non soltanto assenza
di malattia
(OMS, 1946, 1998)
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Condizione di salute
Attività personale
Funzioni e strutture
Corporee
(ex disabilità)
(ex minorazione)
Fattori contestuali
1. Ambientali 2. Personali
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Partecipazione
sociale
(ex handicap)
CAPACITA’
Influenza dei fattori
contestuali
(ambientali e/o personali)
FACILITATORI
(+)
PERFORMANCE
BARRIERE
(-)
CAPACITA’
FACILITATORE
PERFORMANCE
•Linguaggio
espressivo
assente
• Fattore ambientale:
tavola di comunicazione
con i simboli
•Performance
comunicativa adeguata
per i bisogni di base
BARRIERE
•Linguaggio espressivo
• Fattore personale:
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adeguato
ansia sociale
•Performance espressiva
deficitaria sul versante
della partecipazione





Ha un’applicazione ampia e universale  funzionamento
umano (salute) e le sue restrizioni (malattia)
La salute risulta da un’interazione complessa tra condizioni
fisiche e fattori contestuali (ambientali e personali)
I termini con connotazione negativa disabilità ed handicap
 attività e partecipazione sociale
Non vi è relazione lineare tra le dimensioni, ma interazioni
complesse tra di esse
Le dimensioni (funzioni corporee, attività personale,
partecipazione sociale) possono essere analizzate
indipendentemente.
QUALI LE DIFFERENZE
SOSTANZIALI?
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L’OMS CON L’ICF PROPONE UN MODELLO UNIVERSALE DI SALUTE E
DISABILITÀ, IN QUANTO ESSE CONDIVIDONO LE STESSE DIMENSIONI. LA
DISABILITÀ NON È UN PROBLEMA DI UN GRUPPO MINORITARIO, QUANTO
UNA CONDIZIONE CHE OGNUNO PUÒ SPERIMENTARE.
L’ICF NON CLASSIFICA LE PERSONE, MA GLI STATI DI SALUTE AD ESSE
CORRELATI.
Senza l’ICF la disabilità è una torre di Babele. La
mancanza di un linguaggio comune ha portato a
numerosi problemi nel campo delle certificazioni
e della valutazione degli interventi.
Dal suo uso non può che venirne un vantaggio.
(Leonardi, 2003; cit. in Ianes, 2004)
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Valutazione delle capacità di orientamento e mobilità per alunni con deficit visivi
(adattato da Cox e Dykes, 2002 trad. it.)
ORIENTAMENTO E MOBILITA’
Sì No
Note
ALL’INTERNO DELL’EDIFICIO SCOLASTICO
Lo studente conosce l’ubicazione di
Presidenza
Infermeria
Entrate e uscite (rispetto a dove si trova nei diversi momenti
della giornata scolastica, con le procedure di emergenza (es.
incendi)
Aule
Aula informatica
Palestra
Possibili punti pericolosi
In classe: percorribilità degli spazi
I percorsi sono sgombri da ostacoli
Libri, cartelle e altri oggetti sono riposti opportunamente
Le aree di uso frequente (cattedra, tavoli di lavoro, uscite,
ecc.) sono facilmente accessibili
Informare gli studenti della disposizione dei banchi e di ogni
eventuale cambiamento
Lo studente conosce l’ubicazione di
Armadi e scaffali
Cattedra
Tavoli di lavoro
Nell’aula informatica: conosce l’ubicazione di
Cattedra
Postazioni di lavoro
Computer e stampanti
Banchi per la lettura
Lo studente conosce le procedure per
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Chiedere aiuto
2015\2016i materiali
Ritirare e restituire
COMPORTAMENTO PROBLEMA
I comportamenti problema sono tutti quei comportamenti
che, per varie ragioni, creano difficoltà al soggetto o nella
relazione tra esso ed il suo ambiente.
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COMPORTAMENTO PROBLEMA
E' un comportamento piuttosto dirompente e potenzialmente
pericoloso per l'individuo, per gli altri e/o per l'ambiente.
es: il bambino che urla o lancia oggetti, si getta a terra,
sbatte la testa contro il muro...
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CARATTERISTICHE COMPORTAMENTO
PROBLEMA:
• e' legato alla situazione
• e' conseguenza di un evento (non sempre riconoscibile)*
• ha una funzione comunicativa
• può essere associato ad auto/etero-aggressività
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LA METODOLOGIA DELL’ANALISI FUNZIONALE È RIVOLTA ALL’IDENTIFICAZIONE
DELLE VARIABILI CHE INFLUENZANO IL VERIFICARSI DI UN COMPORTAMENTO
PROBLEMA ED È DIVENUTA UNA CARATTERISTICA DEGLI ATTUALI APPROCCI
ALLA VALUTAZIONE DEL COMPORTAMENTO.
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Il termine analisi funzionale veniva utilizzato da Skinner (1953) per denotare
le dimostrazioni empiriche di «relazioni di causa-effetto» tra l’ambiente e il
comportamento; tuttavia, il termine è stato esteso dagli esperti di analisi del
comportamento e dagli psicologi in generale per descrivere un’ampia
gamma di proce- dure e operazioni che differiscono per molti importanti
aspetti (vedi Haynes e O’Brien, 1990; Iwata et al., 2000, per due commenti
diversi ma esaurienti).
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L’analisi descrittiva implica l’osservazione diretta del
comportamento in condizioni
che si verificano
naturalmente (non controllate), nel tentativo di
identificare
correlati ambientali al comportamento
problema.
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Alcuni esempi di questi approcci sono i metodi di
osservazione continua (ad esempio, Bijou, Peterson e
Ault,
1968),
la
registrazione
antecedentecomportamento-conseguenza di tipo ABC (ad esempio, Groden, 1989).
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Interventi sui comportamenti problema

Interventi sostitutivi: Interventi volti a sostituire i comportamenti problema con
condotte positive e socialmente accettate

Interventi punitivi: interventi volti a scoraggiare il manifestarsi dei comportamenti
problema mediante l’utilizzo di punizioni (time out, blocco fisico, ipercorrezione,
costo della risposta)
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Rinforzo
Token economy
Problem solving
Fading
Prompting
Trattamento individuale
Trattamento famigliare
Parent training
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Disabilità intellettive
Definizione
:
Condizione di interrotto o incompleto sviluppo
psichico,
caratterizzata
soprattutto
da
compromissione delle abilità che si manifestano
durante il periodo evolutivo e che contribuiscono al
livello globale di intelligenza, cioè quelle cognitive,
linguistiche, motorie e sociali. Il ritardo può
presentarsi con o senza altre patologie psichiatriche
o somatiche
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
Nell’arco di tempo tra il 1960 e il 1980 si diffuse in
Italia, favorito anche da prese di posizioni autorevoli
provenienti da altre parti del mondo, un movimento
culturale che, partendo da una concettualizzazione
del diverso, auspicò l’abolizione di strutture
segreganti, la promozione dei diritti della persona
con disabilità, l’abolizione di ogni forma di
segregazione, la riforma della normativa che lo
riguarda. Attualmente vi è sempre maggior
consapevolezza dei problemi connessi ad una
effettiva integrazione della persona disabile.
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 Qualità
dei servizi
sociosanitari presenti nel
territorio
 Caratteristiche degli
ambienti lavorativi e
scolastici
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

Effetto priorità per cui la prima impressione che si ha
su una persona, e che è basata soprattutto sulla
rivelazione delle caratteristiche fisiche del soggetto,
porta ad attribuire alla stessa anche altre
caratteristiche non immediatamente osservabili
La ricerca di chi ci è simile. Un altro fenomeno è
quello legato al fatto che le persone tendono a
ricercare la compagnia di altre persone che
possiedono caratteristiche nelle quali possono
riconoscersi
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
Tendenza alla stereotipizzazione: nei gruppi
sociali la tendenza ad accogliere o emarginare
situazioni di diversità dipende anche dalla
presenza di pregiudizi o stereotipi: la presenza
di pregiudizi e stereotipi nei confronti delle
persone disabili è ancora molto forte.
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
Non si riferisce al rendere normale il soggetto
con disabilità, che continua ad avere
obiettivamente delle limitazioni, ma a garantire
occasioni di vita il più possibili normali a
cominciare dai normali contesti di vita di una
persona.
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DALL’INTEGRAZIONE ALL’INCLUSIONE
Le risposte al tema delle differenze
. inserimento
. integrazione
. bisogni educativi speciali
. inclusione
Inserimento come ingresso di nuovi gruppi in un contesto istituzionale,
sociale e/o produttivo… Ciò è reso possibile da norme che consentono
l’accesso (es. legge 517, sentenza Corte Costituzionale 1987…)
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Perché i Bisogni Educativi Speciali?
Dal concetto di integrazione a quello di integrazioni per rispondere
ai bisogni educativi di tutti quegli alunni che si segnalano per
diversità senza essere “disabili”.
(M.Gelati, 2004)
Perché questi modi di interpretare
l’integrazione?
norma
omogeneità
adattamento
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Modelli che che si fondano
sul concetto di deficit
Perché l’inclusione?
Se nell’integrazione il riferimento è alla disabilità e ai bisogni speciali,
cioè a situazioni deficitarie, nell’inclusione il riferimento è l’insieme delle
abilità differenti.
L’educazione inclusiva propone di modificare sistemi e pratiche di
insegnamento in modo da farle corrispondere alle differenze di tutti gli
studenti.
dall’adattamento dell’alunno all’adattamento richiesto all’istituzione e
agli insegnanti.
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Le buone prassi nella prospettiva
inclusiva
L’ ORGANIZZAZIONE
La progettazione come attività rivolta a tutti gli alunni. Tutti gli alunni sono
nelle relazioni e nella mente dei loro insegnanti
( es. la definizione degli obiettivi e l’organizzazione dell’attività didattica
devono avere come riferimento le differenze e non l’alunno medio)
Attenzione alle barriere alla partecipazione e all’apprendimento
(es. organizzazione scuola e pratiche di insegnamento non personalizzate,
delega all’insegnante di sostegno…).
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Riferimento ai gruppi ed esclusione di pratiche
speciali (es. sezioni e laboratori omogenei strutturati dove si
organizzano attività per i soli alunni con disabilità in modo sistematico).
Utilizzo di sostegni distribuiti intesi come risorse
della classe, della scuola nel suo complesso e
del territorio.
Partecipazione delle famiglie e costruzione di
reti aggiuntive di sostegno.
Progettazione in riferimento al territorio e al
progetto di vita.
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

Presa in carico dei soggetti diversamente abili
Distretto socio-sanitario
Equipe multidisciplinare (medico, psicologo,
assistente sociale, tecnici della riabilitazione, insegnanti, educatori)
PEI (piano educativo individualizzato)
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
Interventi sociali per i diversamente abili

Prestazioni economiche

Prestazioni integrative



Trasporto sociale
Assistenza scolastica
Assistenza domiciliare
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Comunità e strutture per disabili
Centri diurni
Comunità alloggio
Casa famiglia
Case alloggio
Centri residenziali
Assistenza domiciliare agli
handicappati gravi
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Modello di un piano di intervento individualizzato
Analisi dei bisogni
Risorse presenti
Identificazione degli obiettivi
Attività previste
Tempi previsti
Valutazione
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