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1
COOPERAZIONE
MISSIO"
E
SPIRITUALITA'
MISSIONARIA
NELLA
"REDEMPTORIS
J. Esquerda Bifet
1. La linea "kerigmatica" della "Redemptoris Missio"
L'enciclica "Redemptoris Missio" (RMi) è una chiamata
pressante a prendere coscienza della propria responsabilità
personale e comunitaria riguardo alla missione universale della
Chiesa: "La missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa...
è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al
suo servizio... 'guai a me se non predicassi il Vangelo' (1Cor
9,16)" (n.1).
Questa chiamata viene fatta in un momento in cui da una parte
si può parlare di nuovi orizzonti e possibilità per la missione,
di "una grande primavera cristiana", di "un nuovo avvento
missionario" (n.86) e di "una nuova epoca missionaria"(n.92),
mentre d'altra parte, "la missione specifica ad gentes sembra in
fase di rallentamento... Difficoltà interne ed esterne hanno
indebolito lo slancio missionario della Chiesa" (n.2).
Di fronte a questa realtà del nostro tempo, che "è drammatico
e insieme affascinante" (n.38), ci vuole una riposta coraggiosa
che coinvolga persone e comunità in un processo di rinnovamento e
di santità: "Occorre un radicale cambiamento di mentalità per
diventare missionari, e questo vale sia per le persone sia per le
comunità" (n.49). "La rinnovata spinta verso la missione ad gentes
esige missionari santi" (n.90).
Una
lettura
accurata
e
responsabile
dell'enciclica
missionaria mette in evidenza che la missione della Chiesa non
sarà ben capita se non è a partire da un atteggiamento di fede e
di fedeltà generosa: "La missione è un problema di fede, è
l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per
noi" (n.11).
2
- Chiamata alla responsabilità e cooperazione missionaria:
"Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità più
preparata alla semina evangelica. Sento venuto il momento di
impegnare
tutte
le
forze
ecclesiali
per
la
nuova
evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente
in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a
questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli"
(n.3).
- Chiamata al rinnovamento ecclesiale per la missione:
"Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare
missionari, e questo vale sia per le persone sia per le
comunità" (n.49).
- Chiamata alla santità e spiritualità missionaria:
"La rinnovata spinta verso la missione ad
missionari santi" (n.90).1
gentes
esige
Questa chiamata viene fatta nel contesto della prima
evangelizzazione (primo annunzio), in modo di invitare tutte le
comunità cristiane a rinnovarsi per poter rispondere a questa
urgenza evangelica.
2. Visione d'insieme
I primi tre capitoli dell'enciclica presentano la base
dottrinale della missione: Cristo unico Salvatore (cap.I), il
Regno di Dio (cap.II), lo Spirito Santo protagonista della
missione (cap.III). I principi basilari della missione vengono
chiariti anche per poter rispondere a malintesi che suscitano
L'enciclica è stata anche presentata como "un grido per la
missione": Un grido che nasce dalla fede, dalla situazione
attuale, dalle urgenze missionarie del mondo attuale, rivolto a
tutta la Chiesa e al mondo. Cfr. M. ZAGO, "Redemptoris Missio" di
Giovanni Paolo II: Un grido per la missione, "Omnis Terra" n.26
(1991) 9-15 (vedere anche edizione francese, inglese, spagnola).
1
3
dubbi e scoraggiamenti: "La missione, oltre che dal mandato
formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di
Dio in noi" (n.11). "Il Regno di Dio non è un concetto, una
dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è
innanzitutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di
Nazareth, immagine di Dio invisibile" (n.18). "Oggi a tutti i
cristiani, alle Chiese particolari ed alla Chiesa universale sono
richiesti lo stesso coraggio che mosse i missionari del passato e
la stessa
(n.30).
disponibilità
ad
ascoltare
la
voce
dello
Spirito"
Nei capitoli seguenti (cap.IV-VIII) si presentano gli aspetti
operativi, sia a livello di azione diretta e di cooperazione (cap.
IV-VII), sia a livello di risposta personale di spiritualità e
santità (cap.VIII).2
Tra gli aspetti operativi, l'enciclica presenta la novità di
distinguere tre "situazioni" della missione oggi: la missione ad
gentes (universale), la missione o pastorale ordinaria e la "nuova
evangelizzazione" o "ri-evangelizzazione" della comunità cristiana
(cf. n.33). Riguardo la missione ad gentes si distingono anche tre
possibilità o "ambiti": ambito territoriale o geografico, ambito
sociologico (come in alcune grandi città e fenomeni migratori),
ambito culturale (cf. nn.37).
Dopo il decreto conciliare "Ad Gentes", l'esortazione
apostolica "Evangelii nuntiandi" e l'enciclica "Redemptoris
Missio",
i
temi
sulla
missione
principalmente in tre grandi livelli:
Livello teologico:
si
possono
distribuire
ché è la missione? (AG I; EN I-III; RMi
I-III).
Otre ai commenti pubblicati nell' "Osservatore Romano",
vedere: AA.VV., Haced discípulos a todas las gentes, Valencia,
EDICEP 1991. Nella rivista "Seminarium", n. 1 di 1991: "La nuova
evangelizzazione"
(alla
luce
di
"Redemptoris
Missio").
L'Università
Urbaniana
prepara
un
commento
scientifico
all'enciclica.
2
4
Livello operativo:
A) come svolgere l'attività missionaria?
(AG II, III, V; EN IV-V; RMi IV-V).
B) gli operai della missione (AG IV, VI; EN VI; RMi VI).
C) animazione della comunità cristiana per farla diventare
missionaria (AG VI; EN VI; RMi VII).
Livello spirituale: come
vivere
la
missione
da
parte
dei
singoli apostoli e di tutta la comunità
(AG IV; EN VII; RMi VIII).3
3
Conviene distinguere il contenuto, l'impostazione e la
terminologia dei tre grandi documenti. AD GENTES: I Principi
dottrinali (2-9); II L'opera missionaria (10-18): Testimonianza,
predicazione, formazione comunità; III Chiese particolari (19-22);
IV I missionari (23-27); V L'organizzazione dell'attività
missionaria (28-34); VI La cooperazione (35-41).
EVANGELII NUNTIANDI: I Da Cristo evangelizzatore, alla Chiesa
evangelizzatrice (6-17); II Che cosa significa evangelizzare (1724); III Il contenuto dell'evangelizzazione (25-39); IV Le vie
dell'evangelizzazione
(40-48):
Testimonianza,
predicazione,
catechesi, mass media, liturgia, pietà popolare; V I destinatari
dell'evangelizzazione (49-58); VI Gli operai dell'evangelizzazione
(59-73): Papa, vescovi, preti, religiosi, laici, famiglia,
giovani; VII Lo spirito dell'evangelizzazione (74-82): Fedeltà
allo Spirito, autenticità, unità, verità, zelo apostolico, Maria.
REDEMPTORIS MISSIO: I Gesù Cristo unico Salvatore (4-11);
II Il Regno di Dio (12-20); III Lo Spirito Santo protagonista
della missione (21-30); IV Gli immensi orizzonti della missione Ad
Gentes (31-40): situazioni, ambiti, libertà umana, poveri; V Le
vie della missione (41-60): testimonianza, primo annuncio,
conversione e battesimo, formazione delle Chiese locali e
comunità, inculturazione, dialogo, promozione sviluppo, carità; VI
Responsabili e operatori della pastorale missionaria (61-76):
Gerarchia, missionari, sacerdoti diocesani, vita consacrata,
laici, catechisti, Congregazione; VII La cooperazione all'attività
missionaria (77-86): Preghiera, sacrificio, vocazioni, aiuti,
nuove forme, animazione e formazione missionaria del Popolo di
Dio, PPP.OO.MM; VIII La spiritualità missionaria (87-92): Fedeltà
allo Spirito, comunione intima con Cristo, amare la Chiesa, amare
gli uomini come Gesù, santità. Cenacolo con Maria.
5
3.
Cooperazione
per
una
Nuova
l'evangelizzazione ad gentes
Evangelizzazione
e
per
E' importante rendersi conto che l'enciclica è un invito a
suscitare la coscienza missionaria di tutti i credenti e di tutte
la comunità ecclesiali. La cooperazione missionaria responsabile
presuppone l'animazione e formazione delle comunità, per farla
diventare missionaria. Allora le comunità offriranno delle
preghiere, dei sacrifici, degli aiuti economici e delle vocazioni.
"A questo riguardo, va riconosciuta la validità delle diverse
forme
d'impegno
missionario,
ma
bisogna
al
tempo
stesso
riaffermare la priorità della donazione totale e perpetua
all'opera
delle
missioni,
specialmente
negli
Istituti
e
Congregazioni missionari... La promozione di tali vocazioni è il
cuore della cooperazione... In varie nazioni, mentre crescono le
offerte, minacciano di scomparire le vocazioni missionarie"
(n.79).4
Per fare che la comunità cristiana, sia quella giovane che
quella antica, diventi veramente missionaria, ci vuole un processo
di nuova evangelizzazione o di ri-evangelizzazione (cf. n.33). Rievangelizzare la comunità cristiana significa rinnovarla fino a
farla diventare veramente responsabile della missione universale.
Dalla nuova evangelizzazione si passerà spontaneamente alla
missione senza frontiere: "Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di
un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sento venuto il
momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova
evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in
La terminologia del decreto "Ad Gentes" è diversa. Il
capitolo VI del decreto conciliare ("La cooperazione") corrisponde
al cap. VI dell'enciclica "Redemptoris Missio" ("I responsabili e
gli operatori della pastorale missionaria"). Nell'enciclica la
voce "cooperazione" (cap. VII) si riferisce all'aiuto da parte
della comunità e quindi anche all' "animazione" e formazione
missionaria della stessa comunità.
4
6
Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo
dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (n.3). "La
speranza cristiana ci sostiene nell'impegnarsi a fondo per la
nuova evangelizzazione e per la missione universale, facendoci
pregare come Gesù ci ha insegnato: 'Venga il tuo regno'" (n.86)
(cf. nn.30, 33, 83, 85).
Se le comunità cristiane non si apriranno alla missione
universale, questa chiusura sarà un segno di mancanza di vitalità
evangelica ed evangelizzatrice: "Senza la missione ad gentes la
stessa dimensione missionaria della Chiesa sarebbe priva del suo
significato fondamentale e della sua attuazione esemplare... La
missionarietà ad intra è segno credibile e stimolo per quella ad
extra, e viceversa" (n.34).
E' una novità l'insistenza dell'enciclica sulla cooperazione
da parte delle Chiese giovani. Da una parte è un invito già fatto
nel decreto "Ad Gentes", come segno di maturità ecclesiale (AG 6).
Ma d'altra parte l'enciclica insiste sulla peculiarità di questa
cooperazione a motivo del "fervore" paragonabile alla Chiesa
primitiva. Questa cooperazione delle Chiese giovani alla missione
ad gentes sarà uno stimolo per le comunità cristiane costituite da
tempo. : "Mi rivolgo, perciò, ai battezzati delle giovani comunità
e delle giovani Chiese. Siete voi, oggi, la speranza di questa
nostra Chiesa, che ha duemila anni: essendo giovani nella fede,
dovete essere come i primi cristiani, ed irradiare entusiasmo e
coraggio..., dovete mettervi sulla via della santità... E sarete
anche fermento di spirito missionario per la Chiese più antiche"
(n.91).
I mezzi di cooperazione (e animazione) sono i soliti indicati
dai documenti precedenti: preghiera, sacrificio, sofferenza,
vocazioni, aiuti economici, formazione missionaria, coordinamento
da parte delle Pontificie Opere Missionarie... Nonostante ci sono
aspetti nuovi tra i quali emergono i seguenti: organizzazione
degli ammalati ("diventano anch'essi missionari", n. 78),
importanza delle vocazioni missionarie specifiche, il senso degli
7
aiuti
(dare
generosamente
e
saper
ricevere
altri
valori
cristiani), nuove forme di cooperazione (turismo, immigrazione,
missionari reduci), insegnamento della teologia missionaria,
compito evangelico dell'animazione e cooperazione ("i poveri hanno
fame di Dio", n. 83). Alle Opere Missionarie Pontificie il Papa
affida un nuovo compito: "Un altro scopo delle Opere Missionarie è
quello di suscitare vocazioni ad gentes, sia nelle Chiese antiche
come in quelle più giovani. Raccomando vivamente di orientare
sempre più a questo fine il loro servizio di animazione" (n. 84).5
La cooperazione viene sottolineata in modo speciale anche
riguardo la formazione missionaria della comunità cristiana: "Le
attività di animazione vanno sempre orientate ai loro specifici
fini: informare e formare il Popolo di Dio alla missione
universale della Chiesa, far nascere vocazioni ad gentes,
suscitare cooperazione all'evangelizzazione" (n. 83). Ma questa
formazione esige preparazione specifica nei formatori: "A tale
formazione sono chiamati i sacerdoti ed i loro collaboratori, gli
educatori ed insegnanti, i teologi, specie i docenti dei Seminari
e dei centri per i laici. L'insegnamento teologico non può né deve
prescindere
dalla
missione
universale
della
Chiesa,
dall'ecumenismo. Raccomandiamo che sopratutto nei Seminari e nelle
case di formazione per religiosi e religiose si faccia un tale
studio, curando anche che alcuni Sacerdoti, o alunni ed alunne si
specializzino nei diversi campi delle scienze missiologiche"
(n.83).
4. Spiritualità specificamente missionaria
I temi di "animazione" e "cooperazione" missionaria, vengono
svolti dopo il concilio in modo simile all'enciclica "Redemptoris
Missio": Progetto missione, progetto educativo per l'animazione e
la cooperazione delle Pontificie Opere Missionarie, Roma 1990;
L.A. CASTRO, Didattica missionaria, elementi teologici per una
crescita missionaria, Torino, Leumann, LDC 1986; J. ESQUERDA
BIFET,
Teologia
pastorale
dell'animazione
missionaria,
in:
Missiologia oggi, Roma, Pont. Univ. Urbananiana 1985, 67-95; J.M.
GOIBURU, Animación misionera, Estella, Verbo Divino 1985.
5
8
La chiamata alla responsabilità, cooperazione, rinnovamento e
santità missionaria, resterà senza risposta adeguata se non si
approfondisce l'atteggiamento di spiritualità missionaria. Senza
le "attitudini interiori" (come diceva Paolo VI nell' Evangelii
nuntiandi), non sarebbe possibile ne la nuova evangelizzazione ne
la risposta generosa alla missione senza frontiere. "La fede si
rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani
troverà ispirazione
universale" (n.2).
e
sostegno
nell'impegno
per
la
missione
L'espressione
"spiritualità
missionaria"
si
trova
nel
concilio Vaticano II nel momento di presentare i compiti della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: "Questo Dicastero
da parte sua deve promuovere la vocazione e la spiritualità
missionaria, lo zelo e la preghiera per le missioni, e fornire a
loro riguardo informazioni autentiche e valide" (AG 29)6. Il
contenuto della spiritualità missionaria si trova nel capitolo IV
("I missionari").7
L'enciclica "Redemptoris Missio" indica le linee principali
di questa spiritualità: "piena docilità allo Spirito" (n.87),
La Cost. Apost. "Pastor Bonus", art. 86-88 puntualizza anche
"gli studi di ricerca sulla teologia, la spiritualità e la
pastorale missionaria" (art. 86), "lo spirito missionario" (art.
87), le "vocazioni missionarie" (art. 88). "Evangelii nuntiandi"
dedica
un
capitolo
a
questo
tema:
"Lo
spirito
della
evangelizzazione" (cap. VII), dove presenta la fedeltà allo
Spirito Santo, l'autenticità e testimonianza, l'unità, il servizio
della verità, la carità apostolica, la presenza di Maria.
6
I commenti al decreto conciliare "Ad Gentes" presentano
alcune linee della spiritualità missionaria nella descrizione
della figura del missionario: J. ESQUERDA BIFET, Spiritualità,
vocazione e formazione missionaria, in: AA.VV., Chiesa e missione,
Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990, 199-225; L.J. LECUONA, La
vocazione missionaria, en: Le missioni nel decreto "Ad Gentes" del
concilio Vaticano II, Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1966, 209-225;
K. MÜLLER, Les missionnaires (n. 13 à 27), en: Vatican II,
L'activité missionnaire de l'Église, Paris, Cerf 1967, 333-361.
7
9
"comunione intima con Cristo" (n.88), "amare la Chiesa e gli
uomini come li ha amati Gesù" (n.89), "carità apostolica" come
"quella del Cristo Buon Pastore" (n.89), "nuovo ardore di santità"
(n.91), essere "contemplativo" per diventare segno "credibile"
(n.91). Questa spiritualità riguarda in modo speciale "quanti Dio
ha chiamato ad essere missionari" (n.87).
Nell'enciclica
"Redemptoris
Missio"
la
spiritualità
missionaria
viene
presentata
in
dimensione
pneumatologica,
cristologica, ecclesiologica, pastorale e contemplativa.
Queste dimensioni appaiono in un contesto trinitario, salvifico,
antropologico e sociologico.8
La spiritualità missionaria ha dimensione pneumatologica.
Poiché "spiritualità" significa una "vita secondo lo Spirito", la
fedeltà allo Spirito Santo è atteggiamento fondamentale della
spiritualità
missionaria.
"Tale
spiritualità
si
esprime,
innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito; essa
impegna a lasciarsi plasmare interiormente dallo Spirito, per
diventare sempre più conformi a Cristo... La docilità allo Spirito
impegna poi ad accogliere i doni della fortezza e del
discernimento,
che
sono
tratti
essenziali
della
stessa
spiritualità... Oggi occorre pregare, perché Dio ci doni la
franchezza di proclamare il Vangelo; occorre scrutare le vie
misteriose dello Spirito e lasciarsi da lui condurre in tutta la
verità (cf. Gv. 16,13)" (n.87).
Se mancasse questa fedeltà allo Spirito, la missione non
sarebbe capita nel senso della fede, ma soltanto nella prospettiva
La dimensione trinitaria della missione appare in tutta la
stesura dell'enciclica: RMi 1, 23, 32, 44, 47, 92. "Il concilio
Vaticano II ha inteso rinnovare la vita e l'attività della Chiesa
secondo le necessità del mondo contemporaneo: ne ha sottolineato
la 'missionarietà', fondandola dinamicamente sulla stessa missione
trinitaria" (RMi 1). La dimensione salvifica si riferisce all'uomo
in tutta la sua integrità: "L'attività missionaria prima di tutto
deve testimoniare e annunziare la salvezza in Cristo, fondando le
Chiese locali che sono poi strumenti di liberazione in tutti i
sensi" (RMi 83; cfr RMi 58, 59).
8
10
delle ipotesi umane discutibili. Il capitolo III dell'enciclica
offre i dati fondamentali per capire e seguire il vero senso della
missione sotto la guida dello Spirito: "La presenza e l'attività
dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la
storia, i popoli, le culture, le religioni. Lo spirito, infatti,
sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene
dell'umanità in cammino... E' anche lo Spirito che sparge i 'semi
del Verbo', presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a
maturare in Cristo" (n.28).9
La dimensione cristologica della spiritualità missionaria si
concretizza nel rapporto personale con Cristo per condividere il
suo stesso modo di vivere: "Nota essenziale della spiritualità
missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può
comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come
l'inviato ad evangelizzare... 'Abbiate in voi gli stessi
sentimenti
che
furono
in
Cristo
Gesù'...
(Fil
2,5-8)".
L'esperienza
dell'incontro
con
Cristo
diventa
missione:
"trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù'" (n.24).
"Proprio perché 'inviato', il missionario sperimenta la presenza
confortatrice di Cristo, che lo accompagna in ogni momento della
sua vita -'Non aver paura..., perché io sono con te' (At 18,9-10)
- e lo aspetta nel cuore di ogni uomo" (n.88). L'esperienza
paolina è un paradigma ripetuto frequentemente nell'enciclica.
Questa dimensione cristologica fa capire il vero senso della
"La venuta dello Spirito Santo fa di essi (gli Apostoli) dei
testimoni e dei profeti (cf. At 1,8; 2,17.18), infondendo in loro
una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere agli altri la
loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito
Santo dà loro la capacità di testimoniare Gesù con 'franchezza'"
(n.24)."Uno degli scopi centrali della missione, infatti, è di
riunire il popolo nell'ascolto del Vangelo, nella comunione
fraterna,nella preghiera e nell'eucaristia" (n.26). "Oggi a tutti
i cristiani, alle Chiese particolari ed alla Chiesa universale
sono richiesti lo stesso coraggio che mosse i missionari del
passato e la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello
Spirito" (n.30).
9
11
missione come annuncio della salvezza in Cristo (cfr. cap. I): "La
missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra
fede in Cristo e nel suo amore per noi... La missione, oltre che
dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda
della vita di Dio in noi" (n.11).
La dimensione ecclesiologica della spiritualità missionaria è
una conseguenza dell'amore a Cristo. Si ama la Chiesa (e tutta
l'umanità) con lo stesso amore con cui Cristo l'ha amata: "Chi ha
spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime ed ama
la Chiesa, come Cristo... Come Cristo egli deve amare la Chiesa:
'Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei' (Ef 5,25).
Questo amore, spinto fino a dare la vita, è per lui un punto di
riferimento. Solo un amore profondo per la Chiesa può sostenere lo
zelo del missionario... Per ogni missionario 'la fedeltà a Cristo
non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa' (PO 14)"
(n.89).
Soltanto da questo "senso" e amore di Chiesa scaturirà una
autentica teologia sul Regno (cap. II) e sul rapporto tra Chiesa e
Regno: "Il Regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un
programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una
persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine di
Dio invisibile" (n.18). "La Chiesa non è fine in se stessa, ma
fervidamente sollecita di essere tutta di Cristo, in Cristo e per
Cristo, e tutta degli uomini, fra gli uomini e per gli uomini"
(n.19)10. "La Chiesa, infine, serve il Regno... Noi dobbiamo
chiederlo, accoglierlo, farlo crescere in noi; ma dobbiamo anche
cooperare perché sia accolto e cresca tra gli uomini" (n.20).
La dimensione pastorale della spiritualità missionaria mette
in
evidenza
la
fecondità
apostolica
della
carità.
La
santificazione dell'apostolo è in stretto rapporto con l'esercizio
dei ministeri (PO 13). La nota più caratteristica della
Cf. PAOLO VI, Discorso all'apertura della III sess. del
concilio Vaticano II, 14 settembre 1964: AAS 56 (1964) 810.
10
12
spiritualità apostolica è la "carità" che ha come modello il Buon
Pastore: "La spiritualità missionaria si caratterizza, altresì,
per la carità apostolica, quella del Cristo... buon Pastore che
conosce le sue pecore, le ricerca ed offre la sua vita per loro
(cf. Gv 10)... Il missionario è l'uomo della carità... egli deve
testimoniare la carità verso tutti, spendendo la vita per il
prossimo. Il missionario è il 'fratello universale', porta in sé
lo spirito della Chiesa, la sua apertura ed interesse per tutti i
popoli e per tutti gli uomini, specie i più piccoli e poveri... è
segno dell'amore di Dio nel mondo" (n.89).
La dimensione pastorale della spiritualità farà scoprire le
necessità pastorali più urgenti, gli immensi orizzonti della
missione ad gentes (cap. IV)11 e le vie della missione (cap. V)12,
per
suscitare
la
disponibilità
missionaria
da
parte
dei
responsabili
(cap.
VI)13
e
la
cooperazione
e
animazione
14
missionaria di tutta la comunità cristiana (cap. VII).
"La Chiesa ha un immenso patrimonio spirituale da offrire
all'umanità, in Cristo che si proclama 'la via, la verità e la
vita' (Gv 14,6). E' il cammino cristiano all'incontro con Dio,
alla preghiera, all'ascesi, alla scoperta del senso della vita.
Anche questo è un areopago da evangelizzare" (n.38).
11
"La testimonianza della vita cristiana è la prima e
insostituibile forma della missione... La prima forma di
testimonianza è la vita stessa del missionario, della famiglia
cristiana e della comunità ecclesiale, che rende visibile un modo
nuovo di comportarsi" (n.42).
12
"La Chiesa è missionaria per sua natura, poiché il mandato
di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma
raggiunge il cuore stesso della Chiesa" (n.62). "I missionari e le
missionarie, che hanno consacrato tutta la vita per testimoniare
fra le genti il Risorto, non si lascino, dunque, intimorire da
dubbi, incomprensioni, rifiuti, persecuzioni. Risveglino la grazia
del loro carisma specifico e riprendano con coraggio il loro
cammino, preferendo - in spirito di fede, obbedienza e comunione
con i propri Pastori - i posti più umili e ardui" (n.66).
13
14
"Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare
13
La dimensione contemplativa si presenta nel contesto di una
chiamata pressante alla santità. Dall'incontro con Cristo
scaturisce la disponibilità missionaria incondizionata: "La
chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla
santità... L'universale vocazione alla santità è strettamente
collegata
all'universale
vocazione
alla
missione...
La
spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la
santità. La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige
missionari santi... Occorre suscitare un nuovo 'ardore di santità
fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n.90). "Da
parte loro, i missionari riflettano sul dovere della santità, che
il dono della vocazione richiede da essi, rinnovandosi di giorno
in giorno nel loro spirito ed aggiornando anche la loro formazione
dottrinale e pastorale" (n.91).
La vita contemplativa viene presentata in stretto rapporto
con l'attività missionaria: "Il missionario deve essere 'un
contemplativo in azione'. Egli trova risposta ai problemi nella
luce della parola di Dio e nella preghiera personale e
comunitaria. Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni
spirituali non cristiane, in particolare quelle dell'Asia, mi ha
dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte
dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo,
non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un
testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli
Apostoli: 'Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della
vita..., noi lo annunciamo a voi' (1Gv 1, 1-3)" (n.91).15
missionari, e questo vale sia per le persone sia per le
comunità... Solo diventando missionari la comunità cristiana potrà
superare divisioni e tensioni interne e ritrovare la sua unità e
il suo vigore di fede" (n.49).
Soltanto un vero spirito contemplativo farà scoprire le vie
per evangelizzare un "nuovo areopago": "Il nostro tempo è
drammatico e insieme affascinante... si manifestano l'angosciosa
ricerca di significato, il bisogno di interiorità, il desiderio di
apprender nuove forme e modi di concentrazione e di preghiera. Non
15
14
La spiritualità missionaria deve essere applicata ad ogni
vocazione cristiana: sacerdotale, vita consacrata, laicale16.
L'enciclica parla frequentemente di un'atteggiamento di gioia e
speranza alla luce delle Beatitudini: "Il missionario è l'uomo
delle Beatitudini... La caratteristica di ogni vita missionaria
autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo
angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo,
l'annunziatore della 'buona novella' deve essere un uomo che ha
trovato in Cristo la vera speranza" (n.91).
Se questa spiritualità viene messa in pratica, ci sarà nella
Chiesa un grande risveglio della coscienza e della responsabilità
missionaria: "Mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far
giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli
uomini ed a tutti i popoli. Vedo albeggiare una nuova epoca
missionaria... se tutti i cristiani e, in particolare, i
missionari e le giovani Chiese risponderanno con generosità e
santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (n.92).17
L'invito dell'enciclica alla cooperazione e alla spiritualità
missionaria si può riassumere in un'atteggiamento mariano della
solo nelle culture impregnate di religiosità, ma anche nelle
società secolarizzate è ricercata la dimensione spirituale della
vita come antidoto alla disumanizzazione. Questo cosiddetto
fenomeno del 'ritorno religioso' non è privo di ambiguità, ma
contiene anche un invito" (n.38).
"Tutti i sacerdoti debbono avere cuore e mentalità
missionaria, essere aperti ai bisogni della Chiesa e del mondo"
(n. 67). "La Chiesa deve far conoscere i grandi valori evangelici
di cui è portatrice, e nessuno li testimonia più efficacemente di
chi fa la professione di vita consacrata nella castità, povertà e
obbedienza, in totale donazione a Dio ed in piena disponibilità a
servire l'uomo e la società sul'esempio di Cristo" (n.69). I
laici, "per l'indole secolare, che è loro propria, hanno la
particolare vocazione a cercare il Regno di Dio trattando le cose
temporali e orientandole secondo Dio" (n.71; cf LG 31).
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Il concilio Vaticano II collega il "rinnovamento interiore"
di tutti i fedeli al fatto di arrivare ad "una viva coscienza
della propria responsabilità in ordine alla diffusione del
Vangelo" (AG 35).
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Chiesa, che vede in Maria "il modello di quell'amore materno, dal
quale devono essere animati tutti quelli che,nella missione
apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli
uomini" (n.92)18. E un invito "alla vigilia del terzo millennio"
per "vivere più profondamente il mistero di Cristo, collaborando
con gratitudine all'opera della salvezza" (ibidem).
La risposta a questa chiamata avverrà quando le comunità
ecclesiali sapranno raggrupparsi fraternamente nel Cenacolo con
Maria, per ascoltare la parola, pregare, celebrare l'eucaristia,
condividere i beni per ricevere le nuove grazie dello Spirito per
evangelizzare il mondo d'oggi (n.51). "Come gli Apostoli dopo
l'ascensione di Cristo, la Chiesa deve radunarsi nel Cenacolo 'con
Maria, la Madre di Gesù' (At 1,14), per implorare lo Spirito ed
ottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario.
Anche noi, ben più degli Apostoli, abbiamo bisogno di essere
trasformati e guidati dallo Spirito" (n.92).19
Questa affermazione è una citazione implicita di "Lumen
Gentium" 65: "Anche nella sua opera apostolica la Chiesa
giustamente guarda a colei che generò il Cristo, concepito appunto
dalla Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere
anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine
infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno da cui
devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica
della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini".
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Vedere altri temi di cooperazione e spiritualità accennati
nell'enciclica:
Amore
sorgente
della
missione:
nn.2,
89.
Beatitudini: nn.60, 91. Catechisti: nn.73-74. Contemplazione:
nn.13, 38 (Areopago), 60, 91. Laici:
nn.71-72.
Maria:
n.92.
Martirio: n.45. Missionario (persona): nn.23, 32, 65-66, 79, 91.
Poveri: nn.59, 60, 63. Preghiera: nn.13, 38 (Areopago), 78, 91
(contemplazione). Rinnovamento della Chiesa: nn.47, 49, 52, 60,
90-92. Sacerdoti diocesani: nn.67-68. Speranza: nn.86, 91.
Testimonianza: n.42. Trinità: nn.1, 44, 47, 92. Vita consacrata:
nn.69-70. Vocazione: nn.32, 65-66, 79.
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