1 COOPERAZIONE MISSIO" E SPIRITUALITA' MISSIONARIA NELLA "REDEMPTORIS J. Esquerda Bifet 1. La linea "kerigmatica" della "Redemptoris Missio" L'enciclica "Redemptoris Missio" (RMi) è una chiamata pressante a prendere coscienza della propria responsabilità personale e comunitaria riguardo alla missione universale della Chiesa: "La missione di Cristo Redentore, affidata alla Chiesa... è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio... 'guai a me se non predicassi il Vangelo' (1Cor 9,16)" (n.1). Questa chiamata viene fatta in un momento in cui da una parte si può parlare di nuovi orizzonti e possibilità per la missione, di "una grande primavera cristiana", di "un nuovo avvento missionario" (n.86) e di "una nuova epoca missionaria"(n.92), mentre d'altra parte, "la missione specifica ad gentes sembra in fase di rallentamento... Difficoltà interne ed esterne hanno indebolito lo slancio missionario della Chiesa" (n.2). Di fronte a questa realtà del nostro tempo, che "è drammatico e insieme affascinante" (n.38), ci vuole una riposta coraggiosa che coinvolga persone e comunità in un processo di rinnovamento e di santità: "Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare missionari, e questo vale sia per le persone sia per le comunità" (n.49). "La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi" (n.90). Una lettura accurata e responsabile dell'enciclica missionaria mette in evidenza che la missione della Chiesa non sarà ben capita se non è a partire da un atteggiamento di fede e di fedeltà generosa: "La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi" (n.11). 2 - Chiamata alla responsabilità e cooperazione missionaria: "Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (n.3). - Chiamata al rinnovamento ecclesiale per la missione: "Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare missionari, e questo vale sia per le persone sia per le comunità" (n.49). - Chiamata alla santità e spiritualità missionaria: "La rinnovata spinta verso la missione ad missionari santi" (n.90).1 gentes esige Questa chiamata viene fatta nel contesto della prima evangelizzazione (primo annunzio), in modo di invitare tutte le comunità cristiane a rinnovarsi per poter rispondere a questa urgenza evangelica. 2. Visione d'insieme I primi tre capitoli dell'enciclica presentano la base dottrinale della missione: Cristo unico Salvatore (cap.I), il Regno di Dio (cap.II), lo Spirito Santo protagonista della missione (cap.III). I principi basilari della missione vengono chiariti anche per poter rispondere a malintesi che suscitano L'enciclica è stata anche presentata como "un grido per la missione": Un grido che nasce dalla fede, dalla situazione attuale, dalle urgenze missionarie del mondo attuale, rivolto a tutta la Chiesa e al mondo. Cfr. M. ZAGO, "Redemptoris Missio" di Giovanni Paolo II: Un grido per la missione, "Omnis Terra" n.26 (1991) 9-15 (vedere anche edizione francese, inglese, spagnola). 1 3 dubbi e scoraggiamenti: "La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi" (n.11). "Il Regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine di Dio invisibile" (n.18). "Oggi a tutti i cristiani, alle Chiese particolari ed alla Chiesa universale sono richiesti lo stesso coraggio che mosse i missionari del passato e la stessa (n.30). disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito" Nei capitoli seguenti (cap.IV-VIII) si presentano gli aspetti operativi, sia a livello di azione diretta e di cooperazione (cap. IV-VII), sia a livello di risposta personale di spiritualità e santità (cap.VIII).2 Tra gli aspetti operativi, l'enciclica presenta la novità di distinguere tre "situazioni" della missione oggi: la missione ad gentes (universale), la missione o pastorale ordinaria e la "nuova evangelizzazione" o "ri-evangelizzazione" della comunità cristiana (cf. n.33). Riguardo la missione ad gentes si distingono anche tre possibilità o "ambiti": ambito territoriale o geografico, ambito sociologico (come in alcune grandi città e fenomeni migratori), ambito culturale (cf. nn.37). Dopo il decreto conciliare "Ad Gentes", l'esortazione apostolica "Evangelii nuntiandi" e l'enciclica "Redemptoris Missio", i temi sulla missione principalmente in tre grandi livelli: Livello teologico: si possono distribuire ché è la missione? (AG I; EN I-III; RMi I-III). Otre ai commenti pubblicati nell' "Osservatore Romano", vedere: AA.VV., Haced discípulos a todas las gentes, Valencia, EDICEP 1991. Nella rivista "Seminarium", n. 1 di 1991: "La nuova evangelizzazione" (alla luce di "Redemptoris Missio"). L'Università Urbaniana prepara un commento scientifico all'enciclica. 2 4 Livello operativo: A) come svolgere l'attività missionaria? (AG II, III, V; EN IV-V; RMi IV-V). B) gli operai della missione (AG IV, VI; EN VI; RMi VI). C) animazione della comunità cristiana per farla diventare missionaria (AG VI; EN VI; RMi VII). Livello spirituale: come vivere la missione da parte dei singoli apostoli e di tutta la comunità (AG IV; EN VII; RMi VIII).3 3 Conviene distinguere il contenuto, l'impostazione e la terminologia dei tre grandi documenti. AD GENTES: I Principi dottrinali (2-9); II L'opera missionaria (10-18): Testimonianza, predicazione, formazione comunità; III Chiese particolari (19-22); IV I missionari (23-27); V L'organizzazione dell'attività missionaria (28-34); VI La cooperazione (35-41). EVANGELII NUNTIANDI: I Da Cristo evangelizzatore, alla Chiesa evangelizzatrice (6-17); II Che cosa significa evangelizzare (1724); III Il contenuto dell'evangelizzazione (25-39); IV Le vie dell'evangelizzazione (40-48): Testimonianza, predicazione, catechesi, mass media, liturgia, pietà popolare; V I destinatari dell'evangelizzazione (49-58); VI Gli operai dell'evangelizzazione (59-73): Papa, vescovi, preti, religiosi, laici, famiglia, giovani; VII Lo spirito dell'evangelizzazione (74-82): Fedeltà allo Spirito, autenticità, unità, verità, zelo apostolico, Maria. REDEMPTORIS MISSIO: I Gesù Cristo unico Salvatore (4-11); II Il Regno di Dio (12-20); III Lo Spirito Santo protagonista della missione (21-30); IV Gli immensi orizzonti della missione Ad Gentes (31-40): situazioni, ambiti, libertà umana, poveri; V Le vie della missione (41-60): testimonianza, primo annuncio, conversione e battesimo, formazione delle Chiese locali e comunità, inculturazione, dialogo, promozione sviluppo, carità; VI Responsabili e operatori della pastorale missionaria (61-76): Gerarchia, missionari, sacerdoti diocesani, vita consacrata, laici, catechisti, Congregazione; VII La cooperazione all'attività missionaria (77-86): Preghiera, sacrificio, vocazioni, aiuti, nuove forme, animazione e formazione missionaria del Popolo di Dio, PPP.OO.MM; VIII La spiritualità missionaria (87-92): Fedeltà allo Spirito, comunione intima con Cristo, amare la Chiesa, amare gli uomini come Gesù, santità. Cenacolo con Maria. 5 3. Cooperazione per una Nuova l'evangelizzazione ad gentes Evangelizzazione e per E' importante rendersi conto che l'enciclica è un invito a suscitare la coscienza missionaria di tutti i credenti e di tutte la comunità ecclesiali. La cooperazione missionaria responsabile presuppone l'animazione e formazione delle comunità, per farla diventare missionaria. Allora le comunità offriranno delle preghiere, dei sacrifici, degli aiuti economici e delle vocazioni. "A questo riguardo, va riconosciuta la validità delle diverse forme d'impegno missionario, ma bisogna al tempo stesso riaffermare la priorità della donazione totale e perpetua all'opera delle missioni, specialmente negli Istituti e Congregazioni missionari... La promozione di tali vocazioni è il cuore della cooperazione... In varie nazioni, mentre crescono le offerte, minacciano di scomparire le vocazioni missionarie" (n.79).4 Per fare che la comunità cristiana, sia quella giovane che quella antica, diventi veramente missionaria, ci vuole un processo di nuova evangelizzazione o di ri-evangelizzazione (cf. n.33). Rievangelizzare la comunità cristiana significa rinnovarla fino a farla diventare veramente responsabile della missione universale. Dalla nuova evangelizzazione si passerà spontaneamente alla missione senza frontiere: "Dio apre alla Chiesa gli orizzonti di un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in La terminologia del decreto "Ad Gentes" è diversa. Il capitolo VI del decreto conciliare ("La cooperazione") corrisponde al cap. VI dell'enciclica "Redemptoris Missio" ("I responsabili e gli operatori della pastorale missionaria"). Nell'enciclica la voce "cooperazione" (cap. VII) si riferisce all'aiuto da parte della comunità e quindi anche all' "animazione" e formazione missionaria della stessa comunità. 4 6 Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli" (n.3). "La speranza cristiana ci sostiene nell'impegnarsi a fondo per la nuova evangelizzazione e per la missione universale, facendoci pregare come Gesù ci ha insegnato: 'Venga il tuo regno'" (n.86) (cf. nn.30, 33, 83, 85). Se le comunità cristiane non si apriranno alla missione universale, questa chiusura sarà un segno di mancanza di vitalità evangelica ed evangelizzatrice: "Senza la missione ad gentes la stessa dimensione missionaria della Chiesa sarebbe priva del suo significato fondamentale e della sua attuazione esemplare... La missionarietà ad intra è segno credibile e stimolo per quella ad extra, e viceversa" (n.34). E' una novità l'insistenza dell'enciclica sulla cooperazione da parte delle Chiese giovani. Da una parte è un invito già fatto nel decreto "Ad Gentes", come segno di maturità ecclesiale (AG 6). Ma d'altra parte l'enciclica insiste sulla peculiarità di questa cooperazione a motivo del "fervore" paragonabile alla Chiesa primitiva. Questa cooperazione delle Chiese giovani alla missione ad gentes sarà uno stimolo per le comunità cristiane costituite da tempo. : "Mi rivolgo, perciò, ai battezzati delle giovani comunità e delle giovani Chiese. Siete voi, oggi, la speranza di questa nostra Chiesa, che ha duemila anni: essendo giovani nella fede, dovete essere come i primi cristiani, ed irradiare entusiasmo e coraggio..., dovete mettervi sulla via della santità... E sarete anche fermento di spirito missionario per la Chiese più antiche" (n.91). I mezzi di cooperazione (e animazione) sono i soliti indicati dai documenti precedenti: preghiera, sacrificio, sofferenza, vocazioni, aiuti economici, formazione missionaria, coordinamento da parte delle Pontificie Opere Missionarie... Nonostante ci sono aspetti nuovi tra i quali emergono i seguenti: organizzazione degli ammalati ("diventano anch'essi missionari", n. 78), importanza delle vocazioni missionarie specifiche, il senso degli 7 aiuti (dare generosamente e saper ricevere altri valori cristiani), nuove forme di cooperazione (turismo, immigrazione, missionari reduci), insegnamento della teologia missionaria, compito evangelico dell'animazione e cooperazione ("i poveri hanno fame di Dio", n. 83). Alle Opere Missionarie Pontificie il Papa affida un nuovo compito: "Un altro scopo delle Opere Missionarie è quello di suscitare vocazioni ad gentes, sia nelle Chiese antiche come in quelle più giovani. Raccomando vivamente di orientare sempre più a questo fine il loro servizio di animazione" (n. 84).5 La cooperazione viene sottolineata in modo speciale anche riguardo la formazione missionaria della comunità cristiana: "Le attività di animazione vanno sempre orientate ai loro specifici fini: informare e formare il Popolo di Dio alla missione universale della Chiesa, far nascere vocazioni ad gentes, suscitare cooperazione all'evangelizzazione" (n. 83). Ma questa formazione esige preparazione specifica nei formatori: "A tale formazione sono chiamati i sacerdoti ed i loro collaboratori, gli educatori ed insegnanti, i teologi, specie i docenti dei Seminari e dei centri per i laici. L'insegnamento teologico non può né deve prescindere dalla missione universale della Chiesa, dall'ecumenismo. Raccomandiamo che sopratutto nei Seminari e nelle case di formazione per religiosi e religiose si faccia un tale studio, curando anche che alcuni Sacerdoti, o alunni ed alunne si specializzino nei diversi campi delle scienze missiologiche" (n.83). 4. Spiritualità specificamente missionaria I temi di "animazione" e "cooperazione" missionaria, vengono svolti dopo il concilio in modo simile all'enciclica "Redemptoris Missio": Progetto missione, progetto educativo per l'animazione e la cooperazione delle Pontificie Opere Missionarie, Roma 1990; L.A. CASTRO, Didattica missionaria, elementi teologici per una crescita missionaria, Torino, Leumann, LDC 1986; J. ESQUERDA BIFET, Teologia pastorale dell'animazione missionaria, in: Missiologia oggi, Roma, Pont. Univ. Urbananiana 1985, 67-95; J.M. GOIBURU, Animación misionera, Estella, Verbo Divino 1985. 5 8 La chiamata alla responsabilità, cooperazione, rinnovamento e santità missionaria, resterà senza risposta adeguata se non si approfondisce l'atteggiamento di spiritualità missionaria. Senza le "attitudini interiori" (come diceva Paolo VI nell' Evangelii nuntiandi), non sarebbe possibile ne la nuova evangelizzazione ne la risposta generosa alla missione senza frontiere. "La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione universale" (n.2). e sostegno nell'impegno per la missione L'espressione "spiritualità missionaria" si trova nel concilio Vaticano II nel momento di presentare i compiti della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: "Questo Dicastero da parte sua deve promuovere la vocazione e la spiritualità missionaria, lo zelo e la preghiera per le missioni, e fornire a loro riguardo informazioni autentiche e valide" (AG 29)6. Il contenuto della spiritualità missionaria si trova nel capitolo IV ("I missionari").7 L'enciclica "Redemptoris Missio" indica le linee principali di questa spiritualità: "piena docilità allo Spirito" (n.87), La Cost. Apost. "Pastor Bonus", art. 86-88 puntualizza anche "gli studi di ricerca sulla teologia, la spiritualità e la pastorale missionaria" (art. 86), "lo spirito missionario" (art. 87), le "vocazioni missionarie" (art. 88). "Evangelii nuntiandi" dedica un capitolo a questo tema: "Lo spirito della evangelizzazione" (cap. VII), dove presenta la fedeltà allo Spirito Santo, l'autenticità e testimonianza, l'unità, il servizio della verità, la carità apostolica, la presenza di Maria. 6 I commenti al decreto conciliare "Ad Gentes" presentano alcune linee della spiritualità missionaria nella descrizione della figura del missionario: J. ESQUERDA BIFET, Spiritualità, vocazione e formazione missionaria, in: AA.VV., Chiesa e missione, Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990, 199-225; L.J. LECUONA, La vocazione missionaria, en: Le missioni nel decreto "Ad Gentes" del concilio Vaticano II, Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1966, 209-225; K. MÜLLER, Les missionnaires (n. 13 à 27), en: Vatican II, L'activité missionnaire de l'Église, Paris, Cerf 1967, 333-361. 7 9 "comunione intima con Cristo" (n.88), "amare la Chiesa e gli uomini come li ha amati Gesù" (n.89), "carità apostolica" come "quella del Cristo Buon Pastore" (n.89), "nuovo ardore di santità" (n.91), essere "contemplativo" per diventare segno "credibile" (n.91). Questa spiritualità riguarda in modo speciale "quanti Dio ha chiamato ad essere missionari" (n.87). Nell'enciclica "Redemptoris Missio" la spiritualità missionaria viene presentata in dimensione pneumatologica, cristologica, ecclesiologica, pastorale e contemplativa. Queste dimensioni appaiono in un contesto trinitario, salvifico, antropologico e sociologico.8 La spiritualità missionaria ha dimensione pneumatologica. Poiché "spiritualità" significa una "vita secondo lo Spirito", la fedeltà allo Spirito Santo è atteggiamento fondamentale della spiritualità missionaria. "Tale spiritualità si esprime, innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito; essa impegna a lasciarsi plasmare interiormente dallo Spirito, per diventare sempre più conformi a Cristo... La docilità allo Spirito impegna poi ad accogliere i doni della fortezza e del discernimento, che sono tratti essenziali della stessa spiritualità... Oggi occorre pregare, perché Dio ci doni la franchezza di proclamare il Vangelo; occorre scrutare le vie misteriose dello Spirito e lasciarsi da lui condurre in tutta la verità (cf. Gv. 16,13)" (n.87). Se mancasse questa fedeltà allo Spirito, la missione non sarebbe capita nel senso della fede, ma soltanto nella prospettiva La dimensione trinitaria della missione appare in tutta la stesura dell'enciclica: RMi 1, 23, 32, 44, 47, 92. "Il concilio Vaticano II ha inteso rinnovare la vita e l'attività della Chiesa secondo le necessità del mondo contemporaneo: ne ha sottolineato la 'missionarietà', fondandola dinamicamente sulla stessa missione trinitaria" (RMi 1). La dimensione salvifica si riferisce all'uomo in tutta la sua integrità: "L'attività missionaria prima di tutto deve testimoniare e annunziare la salvezza in Cristo, fondando le Chiese locali che sono poi strumenti di liberazione in tutti i sensi" (RMi 83; cfr RMi 58, 59). 8 10 delle ipotesi umane discutibili. Il capitolo III dell'enciclica offre i dati fondamentali per capire e seguire il vero senso della missione sotto la guida dello Spirito: "La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni. Lo spirito, infatti, sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene dell'umanità in cammino... E' anche lo Spirito che sparge i 'semi del Verbo', presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo" (n.28).9 La dimensione cristologica della spiritualità missionaria si concretizza nel rapporto personale con Cristo per condividere il suo stesso modo di vivere: "Nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato ad evangelizzare... 'Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù'... (Fil 2,5-8)". L'esperienza dell'incontro con Cristo diventa missione: "trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù'" (n.24). "Proprio perché 'inviato', il missionario sperimenta la presenza confortatrice di Cristo, che lo accompagna in ogni momento della sua vita -'Non aver paura..., perché io sono con te' (At 18,9-10) - e lo aspetta nel cuore di ogni uomo" (n.88). L'esperienza paolina è un paradigma ripetuto frequentemente nell'enciclica. Questa dimensione cristologica fa capire il vero senso della "La venuta dello Spirito Santo fa di essi (gli Apostoli) dei testimoni e dei profeti (cf. At 1,8; 2,17.18), infondendo in loro una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito Santo dà loro la capacità di testimoniare Gesù con 'franchezza'" (n.24)."Uno degli scopi centrali della missione, infatti, è di riunire il popolo nell'ascolto del Vangelo, nella comunione fraterna,nella preghiera e nell'eucaristia" (n.26). "Oggi a tutti i cristiani, alle Chiese particolari ed alla Chiesa universale sono richiesti lo stesso coraggio che mosse i missionari del passato e la stessa disponibilità ad ascoltare la voce dello Spirito" (n.30). 9 11 missione come annuncio della salvezza in Cristo (cfr. cap. I): "La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi... La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi" (n.11). La dimensione ecclesiologica della spiritualità missionaria è una conseguenza dell'amore a Cristo. Si ama la Chiesa (e tutta l'umanità) con lo stesso amore con cui Cristo l'ha amata: "Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime ed ama la Chiesa, come Cristo... Come Cristo egli deve amare la Chiesa: 'Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei' (Ef 5,25). Questo amore, spinto fino a dare la vita, è per lui un punto di riferimento. Solo un amore profondo per la Chiesa può sostenere lo zelo del missionario... Per ogni missionario 'la fedeltà a Cristo non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa' (PO 14)" (n.89). Soltanto da questo "senso" e amore di Chiesa scaturirà una autentica teologia sul Regno (cap. II) e sul rapporto tra Chiesa e Regno: "Il Regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine di Dio invisibile" (n.18). "La Chiesa non è fine in se stessa, ma fervidamente sollecita di essere tutta di Cristo, in Cristo e per Cristo, e tutta degli uomini, fra gli uomini e per gli uomini" (n.19)10. "La Chiesa, infine, serve il Regno... Noi dobbiamo chiederlo, accoglierlo, farlo crescere in noi; ma dobbiamo anche cooperare perché sia accolto e cresca tra gli uomini" (n.20). La dimensione pastorale della spiritualità missionaria mette in evidenza la fecondità apostolica della carità. La santificazione dell'apostolo è in stretto rapporto con l'esercizio dei ministeri (PO 13). La nota più caratteristica della Cf. PAOLO VI, Discorso all'apertura della III sess. del concilio Vaticano II, 14 settembre 1964: AAS 56 (1964) 810. 10 12 spiritualità apostolica è la "carità" che ha come modello il Buon Pastore: "La spiritualità missionaria si caratterizza, altresì, per la carità apostolica, quella del Cristo... buon Pastore che conosce le sue pecore, le ricerca ed offre la sua vita per loro (cf. Gv 10)... Il missionario è l'uomo della carità... egli deve testimoniare la carità verso tutti, spendendo la vita per il prossimo. Il missionario è il 'fratello universale', porta in sé lo spirito della Chiesa, la sua apertura ed interesse per tutti i popoli e per tutti gli uomini, specie i più piccoli e poveri... è segno dell'amore di Dio nel mondo" (n.89). La dimensione pastorale della spiritualità farà scoprire le necessità pastorali più urgenti, gli immensi orizzonti della missione ad gentes (cap. IV)11 e le vie della missione (cap. V)12, per suscitare la disponibilità missionaria da parte dei responsabili (cap. VI)13 e la cooperazione e animazione 14 missionaria di tutta la comunità cristiana (cap. VII). "La Chiesa ha un immenso patrimonio spirituale da offrire all'umanità, in Cristo che si proclama 'la via, la verità e la vita' (Gv 14,6). E' il cammino cristiano all'incontro con Dio, alla preghiera, all'ascesi, alla scoperta del senso della vita. Anche questo è un areopago da evangelizzare" (n.38). 11 "La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione... La prima forma di testimonianza è la vita stessa del missionario, della famiglia cristiana e della comunità ecclesiale, che rende visibile un modo nuovo di comportarsi" (n.42). 12 "La Chiesa è missionaria per sua natura, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente e di esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa" (n.62). "I missionari e le missionarie, che hanno consacrato tutta la vita per testimoniare fra le genti il Risorto, non si lascino, dunque, intimorire da dubbi, incomprensioni, rifiuti, persecuzioni. Risveglino la grazia del loro carisma specifico e riprendano con coraggio il loro cammino, preferendo - in spirito di fede, obbedienza e comunione con i propri Pastori - i posti più umili e ardui" (n.66). 13 14 "Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare 13 La dimensione contemplativa si presenta nel contesto di una chiamata pressante alla santità. Dall'incontro con Cristo scaturisce la disponibilità missionaria incondizionata: "La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità... L'universale vocazione alla santità è strettamente collegata all'universale vocazione alla missione... La spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la santità. La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi... Occorre suscitare un nuovo 'ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n.90). "Da parte loro, i missionari riflettano sul dovere della santità, che il dono della vocazione richiede da essi, rinnovandosi di giorno in giorno nel loro spirito ed aggiornando anche la loro formazione dottrinale e pastorale" (n.91). La vita contemplativa viene presentata in stretto rapporto con l'attività missionaria: "Il missionario deve essere 'un contemplativo in azione'. Egli trova risposta ai problemi nella luce della parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria. Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane, in particolare quelle dell'Asia, mi ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli Apostoli: 'Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita..., noi lo annunciamo a voi' (1Gv 1, 1-3)" (n.91).15 missionari, e questo vale sia per le persone sia per le comunità... Solo diventando missionari la comunità cristiana potrà superare divisioni e tensioni interne e ritrovare la sua unità e il suo vigore di fede" (n.49). Soltanto un vero spirito contemplativo farà scoprire le vie per evangelizzare un "nuovo areopago": "Il nostro tempo è drammatico e insieme affascinante... si manifestano l'angosciosa ricerca di significato, il bisogno di interiorità, il desiderio di apprender nuove forme e modi di concentrazione e di preghiera. Non 15 14 La spiritualità missionaria deve essere applicata ad ogni vocazione cristiana: sacerdotale, vita consacrata, laicale16. L'enciclica parla frequentemente di un'atteggiamento di gioia e speranza alla luce delle Beatitudini: "Il missionario è l'uomo delle Beatitudini... La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunziatore della 'buona novella' deve essere un uomo che ha trovato in Cristo la vera speranza" (n.91). Se questa spiritualità viene messa in pratica, ci sarà nella Chiesa un grande risveglio della coscienza e della responsabilità missionaria: "Mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli uomini ed a tutti i popoli. Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria... se tutti i cristiani e, in particolare, i missionari e le giovani Chiese risponderanno con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (n.92).17 L'invito dell'enciclica alla cooperazione e alla spiritualità missionaria si può riassumere in un'atteggiamento mariano della solo nelle culture impregnate di religiosità, ma anche nelle società secolarizzate è ricercata la dimensione spirituale della vita come antidoto alla disumanizzazione. Questo cosiddetto fenomeno del 'ritorno religioso' non è privo di ambiguità, ma contiene anche un invito" (n.38). "Tutti i sacerdoti debbono avere cuore e mentalità missionaria, essere aperti ai bisogni della Chiesa e del mondo" (n. 67). "La Chiesa deve far conoscere i grandi valori evangelici di cui è portatrice, e nessuno li testimonia più efficacemente di chi fa la professione di vita consacrata nella castità, povertà e obbedienza, in totale donazione a Dio ed in piena disponibilità a servire l'uomo e la società sul'esempio di Cristo" (n.69). I laici, "per l'indole secolare, che è loro propria, hanno la particolare vocazione a cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio" (n.71; cf LG 31). 16 Il concilio Vaticano II collega il "rinnovamento interiore" di tutti i fedeli al fatto di arrivare ad "una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo" (AG 35). 17 15 Chiesa, che vede in Maria "il modello di quell'amore materno, dal quale devono essere animati tutti quelli che,nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini" (n.92)18. E un invito "alla vigilia del terzo millennio" per "vivere più profondamente il mistero di Cristo, collaborando con gratitudine all'opera della salvezza" (ibidem). La risposta a questa chiamata avverrà quando le comunità ecclesiali sapranno raggrupparsi fraternamente nel Cenacolo con Maria, per ascoltare la parola, pregare, celebrare l'eucaristia, condividere i beni per ricevere le nuove grazie dello Spirito per evangelizzare il mondo d'oggi (n.51). "Come gli Apostoli dopo l'ascensione di Cristo, la Chiesa deve radunarsi nel Cenacolo 'con Maria, la Madre di Gesù' (At 1,14), per implorare lo Spirito ed ottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario. Anche noi, ben più degli Apostoli, abbiamo bisogno di essere trasformati e guidati dallo Spirito" (n.92).19 Questa affermazione è una citazione implicita di "Lumen Gentium" 65: "Anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che generò il Cristo, concepito appunto dalla Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa. La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno da cui devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini". 18 Vedere altri temi di cooperazione e spiritualità accennati nell'enciclica: Amore sorgente della missione: nn.2, 89. Beatitudini: nn.60, 91. Catechisti: nn.73-74. Contemplazione: nn.13, 38 (Areopago), 60, 91. Laici: nn.71-72. Maria: n.92. Martirio: n.45. Missionario (persona): nn.23, 32, 65-66, 79, 91. Poveri: nn.59, 60, 63. Preghiera: nn.13, 38 (Areopago), 78, 91 (contemplazione). Rinnovamento della Chiesa: nn.47, 49, 52, 60, 90-92. Sacerdoti diocesani: nn.67-68. Speranza: nn.86, 91. Testimonianza: n.42. Trinità: nn.1, 44, 47, 92. Vita consacrata: nn.69-70. Vocazione: nn.32, 65-66, 79. 19