Messaggio dei missionari italiani in Ecuador Quito 21-23 gennaio 2008 I missionari italiani in Ecuador (una cinquantina di sacerdoti e laici fidei donum e religiosi) partecipanti all’incontro svoltosi a Quito nei giorni 21-23 gennaio 2008 hanno riflettuto sulla loro esperienza di missione e su alcune tematiche relative alla realtà ecclesiale e sociale dell’Ecuador. Si é dato spazio alla riflessione sull'evento ecclesiale del CAM 3 e COMLA 8 che si svolgerà a Quito dal 12 al 17 agosto p.v. 2008. E' stata significativa la metodologia usata in questo nostro incontro, seguendo lo slogan del Congresso missionario latinoamericano: “America con Cristo: escucha, aprende y anuncia.” Hanno ritenuto importante condividere alcune delle conclusioni dei lavori con tutti coloro che in Italia e in Ecuador hanno a cuore l’attività che essi svolgono a nome della Chiesa Italiana, in particolare con le diocesi di origine, le diocesi dove svolgono il loro servizio, i Centri Missionari Diocesani, gli Istituti Religiosi e gli organismi di volontariato di inspirazione cristiana. 1. Si è rivalorizzata la ricchezza della sensibilità missionaria della Chiesa Italiana sottolineando la buona attenzione dell’Episcopato Italiano alla missione ad extra, soprattutto in un contesto di riduzione numerica degli invii a cui tuttavia non corrisponde una diminuzione della coscienza missionaria della Chiesa. 2. Si è vista fondamentale la crescente cooperazione missionaria tra le Chiese e per questo si ritiene importante stimolare lo scambio attraverso le visite ai missionari, i contatti con la Chiesa di origine e una comunicazione di esperienze resa più facile dai mezzi che la modernità ci mette a disposizione. 3. Sollecitati dalle riflessioni del delegato Cum, vediamo come necessario per la Chiesa Italiana l’incremento di un dialogo e di uno scambio di esperienze sulla missionarietà a livello interdiocesano o di regione ecclesiastica per ovviare ad una carenza di mezzi e di possibilità sia a livello umano che materiale presente nelle nostre Chiese di origine. Ciò permetterebbe alle diocesi più piccole e con minor tradizione missionaria un più facile slancio che assuma una dimensione profetica della missionarietà. 4. Agli istituti religiosi si è ritenuto opportuno ricordare l’importanza di un atteggiamento missionario più gratuito, più disinteressato (non legato solo alle pur importanti opere della congregazione) e fatto di maggior condivisione con la realtà diocesana, soprattutto in ordine all’invio di persone in missione. 5. Ci accorgiamo della necessità di una pastorale missionaria che non si riduca alla sensibilizzazione e all’aiuto economico, ma che sfoci in una formazione alla missione il più possibile condivisa da tutti gli agenti pastorali interessati. In questo senso ci sentiamo di richiamare ad uno spirito missionario che marchi più decisamente i diversi ambiti della nostra pastorale parrocchiale e diocesana ordinaria in Italia. 6. Avvertiamo la necessità di rivalorizzare e ricomprendere la figura del missionario fidei donum o religioso che rientra in diocesi o nell’istituto, dopo l’esperienza di missione, per arricchire ulteriormente il sentire missionario della propria Chiesa di origine. 7. In ordine alla sensibilità e all’aiuto economico, vediamo l’importanza di una progettualità che ne migliori l’efficacia evitando atteggiamenti paternalistici che in alcuni casi hanno creato nelle Chiese sorelle più dipendenze che effettivi aiuti all’emancipazione e all’autosostenibilità. 8. Si è ribadita l’importanza del ritorno ad una spiritualità ed ascesi missionaria che permetta di confermare il senso trascendente della nostra attività di evangelizzazione senza, per questo, trascurare la necessità della promozione umana e sociale. Con relazione alla nostra presenza ecclesiale e missionaria in terra ecuadoriana, abbiamo visto la necessità di ribadire come priorità sempre più centrale quella di una formazione che, in dialogo fraterno con il cammino della Chiesa e dell’Episcopato dell’Ecuador, abbracci diversi ambiti della pastorale: i leader locali, i catechisti e formatori, i giovani e la famiglia, in modo particolare quelle situazioni che al loro interno vivono il crescente fenomeno dell’emigrazione verso l’estero (Europa e Stati Uniti). È necessario esprimere questa priorità attraverso una serie di atteggiamenti che in molti casi hanno già accompagnato la nostra attività pastorale, ma che è utile richiamare alla nostra attenzione: 1. innanzitutto l’atteggiamento dell’ascolto fatto di pazienza, di umiltà e di rispetto delle situazioni umane ed ecclesiali nelle quali si inserisce la nostra attività missionaria attraverso un atteggiamento di dialogo e di profonda intelligenza delle medesime situazioni; 2. per questo è necessario uno spirito di attenta comprensione della realtà culturale multietnica dell’Ecuador attraverso lo studio della realtà, della storia, della lingua e dei costumi del popolo. Si segnalano in particolare tre ambiti che permettono un proficuo lavoro in questo senso: la scuola, la famiglia e il mondo giovanile, in modo particolare letti attraverso il filtro della forte emotività nelle loro espressioni. Il classico metodo del “ver, juzgar y actuar”, che ha accompagnato i passi della Chiesa e della teologia latinoamericana negli anni del post-concilio, ci sembra continui ad avere un valore importante; 3. da qui nasce un profondo richiamo all’azione annunciatrice ed evangelizzatrice della Chiesa che può avvenire attraverso tre canali che ci pare importante sottolineare: la preghiera, la fraternità ecclesiale e la proclamazione del volto misericordioso di Dio in ogni situazione di povertà; 4. si é sentito inoltre importante sottolineare la presenza dei laici fidei donum come parte integrante del volto della Chiesa missionaria italiana. Il loro impegno nei diversi ambiti di vita pastorale di evangelizzazione e di promozione umana, in comunione con i sacerdoti ed i religiosi, rende più viva la testimonianza di comunione, gratuità e fraternità che si è chiamati ad annunciare e costruire. Ci sentiamo di ringraziare la Chiesa Italiana e la Chiesa Ecuadoriana per darci ogni giorno la possibilità di vivere questa grande esperienza di fede comunitaria e personale e ribadiamo il nostro rinnovato impegno a voler camminare a fianco di questo popolo nel suo viaggio di fede e di speranza. I missionari partecipanti