Notiziario del Teatro di Roma gennaio.marzo giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4 5-01-2010 n7 10 13:49 Pagina 1 www.teatrodiroma.net ARGENTINA LETTERATURA E TEATRO: MELVILLE E IWASKIEWICZ n un recente studio compiuto dalla ECCOM in collaborazione con la LUISS Business School e curata dal Proferssor Michele Trimarchi, è stato analizzato l’influsso del Teatro di Roma sull’economia e sul benessere. Lo studio in questione parte dalla considerazione di come il teatro possieda una peculiarità insostituibile per la sua capacità di attivare, appunto, un importante impatto sull’economia locale e sul benessere della comunità in cui risiede. Tale peculiarità va ricercata, secondo gli estensori della ricerca, in almeno diversi elementi che le altre attività economiche non possiedono. Un primo sta senz’altro nella specifica qualità delle risorse umane che il teatro impiega, un personale al quale è chiesta una forte combinazione tra capacità tecniche e idee creative, al quale è indispensabile un continuo adeguamento delle proprie competenze specializzate. Ciò perché la produzione teatrale si basa su una sorta di ingegnosità di fondo che costruisce un prodotto la cui qualità è data dall’incisività del processo di creazione in senso lato, piuttosto che dal valore economico e finanziario dei materiali. Per questo l’impresa teatrale attira talenti creativi e si configura come polo di metabolizzazione di forti capacità innovative, rendendosi anche fertile snodo di scambio verso altri settori dell’economia locale. Inoltre il teatro è in grado di produrre, sul proprio territorio, una serie di particolari benefici economicosociali, benefici che superano il mero orizzonte monetario e che, come abbiamo più volte detto su queste pagine, caratterizzano in I INDIA LETTERATURA E TEATRO: FRATELLI DI STORIA TABUCCHI E SILONE degli adolescenti (attraverso l’integrazione dei nuovi spettatori con il pubblico serale tradizionale). È un’attenzione che non si esprime solo con la ricerca della qualità, ma con le opportunità di visita dei siti teatrali, con attività laboratoriali, attraverso il contatto continuo con il mondo scolastico e universitario, con il lavoro ultradecennale del laboratorio Gabrielli e con una serie di prodotti e servizi rivolti a sistematizzare il rapporto individuale tra teatro e singolo spettatore o appassionato. È una strategia rivolta dunque alla sistematica da parte del pubblico. costruzione e allo sviluppo del senso di appartenenza e di Il TdR è stato il primo teatro in identità dei cittadini, alla Italia a duplicare le sue sedi per socializzazione, allo scambio diversificare l’offerta basata culturale, all’inclusione di proprio sulle differenze specifiche categorie svantaggiate linguistiche e culturali e, in definitiva, al miglioramento complementari. Anche questa della qualità della vita dell’intera scelta, secondo l’analisi, ha comunità alla quale il Teatro di contribuito a costruire un’identità riconoscibile, “ponendo al servizio Roma appartiene, a una qualità che non può essere soltanto il della propria strategia culturale risultato di un benessere strumenti e servizi che riescono a innervarsi nel tessuto sociale della strettamente economico. Ci conforta, dunque, che la città di Roma attivando un vero e proprio dialogo con la comunità dei conclusione dello studio sul nostro lavoro sottolinei come “…gli residenti e dei visitatori.” Gli specifici benefici di un teatro aspetti fin qui delineati come risultano irraggiungibili In da parte elementi di una precisa strategia di qualsiasi altra attività hanno anche permesso di economica. In questo senso il sviluppare e accrescere il valore Teatro di Roma, schivando le del capitale umano, ricorrenti prassi volte a creare rappresentando dunque un effetti speciali e ad attrarre efficace sbocco per operatori di consumatori occasionali in cerca elevata professionalità, come di eventi straordinari, mantiene banco di formazione per carriere l’allure artigianale di un’attività artistiche, tecniche e antica come l’umanità e la ibrida amministrative. Come ultimo efficacemente con continue punto viene sottolineata la innovazioni linguistiche, particolare attenzione del nostro tecnologiche, organizzative e rapporto con il pubblico e, in relazionali, apparendo con tutta particolare, verso le generazioni dei più giovani (specialmente con il evidenza tra i poli identitari più forti e incisivi di Roma.” completamento in senso polifunzionale del Teatro India), e TEATRO E QUALITÀ DELLA VITA modo decisivo la qualità della vita di ogni singolo spettatore e della comunità nel suo insieme. Si tratta dunque di qualcosa che va oltre la sinteticità di un bilancio o, in un quadro più generale, della misura di un PIL, e che spazia dalla riqualificazione degli spazi urbani all’accrescimento della socializzazione e del multiculturalismo, dal rafforzamento del senso di appartenenza e di identità della comunità locale all’aumento del capitale sociale, dall’allocazione di risorse professionali a elevata specializzazione alla riduzione dell’esclusione sociale. Alla luce di queste considerazioni l’analisi compiuta dalla ECCOM assume un particolare interesse sia per il teatro in sé, che necessita di elementi freschi di valutazione delle proprie risorse, del loro valore e delle risultanze della propria attività, sia per il territorio sul quale il teatro insiste. Infatti, le pubbliche amministrazioni, le imprese, il settore no profit, i gruppi informali e gli stessi singoli cittadini possono trarre dalle analisi sull’impatto del teatro indicazioni specifiche sui flussi di scambio, sui valori in gioco, sul ruolo culturale e sociale. In una parola: sul benessere culturale della comunità. In termini di risultati, l’analisi sull’attività del TdR mostra un quadro “ben definito, e senz’altro positivo”, nel quale, al di là dell’aspetto economico giocato spesso tra l’investimento pubblico e la ricaduta generale delle attività culturali sul territorio, esso va invece “declinato con accuratezza sugli aspetti qualitativi dell’offerta culturale, che si mostra capace di generare una serie di benefici infungibili sul benessere della comunità territoriale”. Lo studio individua dei precisi punti di forza della strategia e della nostra attività. Viene per prima cosa evidenziata la scelta di affiancare a produzioni di grande repertorio quelle attente alla drammaturgia contemporanea e alle giovani generazioni, con un impegno verso lo sviluppo e la sperimentazione dei nuovi linguaggi, anche a livello internazionale. È un aspetto che promuove e allo stesso tempo consolida la varietà e il pluralismo dell’offerta teatrale, consentendo in questo modo, sia un confronto critico approfondito ed esteso sia una reazione cognitiva acuta e giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4 12-01-2010 13:55 Pagina 2 ARGENTINA T E AT R O 12 gennaio ore 15,30 ingresso libero 30 DICEMBRE .09_ 17 GENNAIO .10 TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIIULIA TO BE OR NOT TO BE DI MARIA LETIZIA COMPATANGELO DAL SOGGETTO DI MELCHIOR LENGYEL PER IL FILM VOGLIAMO VIVERE DI ERNST LUBITSCH REGIA ANTONIO CALENDA SCENE PIER PAOLO BISLERI COSTUMI STEFANO NICOLAO MUSICHE PASQUALE FILASTÒ LUCI NINO NAPOLETANO CANZONI NICOLA PIOVANI con Giuseppe Pambieri e Daniela Mazzucato e con Umberto Bortolani Fulvio Falzarano 5_7 FEBBRAIO .10 THÉÂTRE DE LA PÉPINIÈRE LES PRODUCTIONS DE L’EXPLORATEUR proiezione di Vogliamo vivere Ernst Lubitsch, USA 1942 BARTLEBY LO SCRIVANO UNO STORIA DI WALL STREET A seguire, lo studioso e critico cinematografico Vieri Razzini, Luigi Avantaggiato, dottorando presso il dipartimento di Arti e Scienze dello spettacolo, Antonio Calenda e Maria Letiza Compatangelo, coordinati da Antonella Ottai, docente presso il Dipartimento di Arti e Scienze dello spettacolo, “Sapienza”discuteranno insieme dello spettacolo teatrale e del film di Lubitsch. nella tavola rotonda DI HERMAN MELVILLE TESTO FRANCESE PIERRE LEYRIS (ED. GALLIMARD) ADATTAMENTO DANIEL PENNAC REGIA FRANÇOIS DUVAL SCENOGRAFIA CHARLOTTE MAUREL LUCI EMMANUELLE PHELIPPEAU-VIALLARD lettura spettacolo con Daniel Pennac durata 70’ senza intervallo orari 5 e 6 ore 21, domenica ore 17 Dal soggetto allo schermo, dal soggetto alla scena. durata 2 ore e 30’ con intervallo orari ore 21 giovedì e domenica ore 17 31 dicembre ore 20, 1 e 5 gennaio ore 17 7 gennaio riposo, lunedì riposo Il lavoro di Maria Letizia Compatangelo mantiene la stessa forza e l’ironia del testo originale di Melchior Lengyel dal quale Lubitsch realizzò nel 1942 il noto Vogliamo vivere. Con sagacia e intelligenza, il regime nazista veniva messo alla berlina, utilizzando con abilità e leggerezza il gioco del teatro nel teatro: nella Polonia occupata dai tedeschi, infatti, una compagnia teatrale, grazie alla sua capacità di imitare i gerarchi nazisti, aiuta la resistenza e lavorerà per la difesa della libertà. Scrive Rita Sala (Il Messaggero) “Leggerezza, grazia ironica, battute a raffica e lampi d’ingegno consentono alla rappresentazione, ben diretta e ben recitata, di far vivere al pubblico due dimensioni costanti: il divertimento, a tratti surreale, e la condanna del nazismo. Calenda affianca alla passione per i classici (…) una particolare attitudine allo spettacolo con musiche”. Ci sono luoghi dove le efferatezze peggiori possono assumere contorni delicati e lievi: sono il teatro e il cinema, macchine immaginarie capaci di ribaltare la realtà con gli strumenti del sogno (…) Calenda suggerisce che si può sdrammatizzare senza intaccare la memoria (…) con una compagnia di 18 attori che ogni sera riceve i complimenti del pubblico per l’insostenibile leggerezza del tragico di cui si fanno carico.” Roberto Canziani (Il Piccolo) 19_31 GENNAIO .10 TEATRO STABILE DELL’UMBRIA LE NUVOLE DI ARISTOFANE TRADUZIONE LETIZIA RUSSO REGIA ANTONIO LATELLA SCENE E COSTUMI ANNELISA ZACCHERIA SUONO E MUSICHE FRANCO VISIOLI IDEAZIONI LUCI GIORGIO CERVESI RIPA con Marco Cacciola, Annibale Pavone Maurizio Rippa, Massimiliano Speziani durata 2 ore e 20’ con intervallo orari ore 21, domenica ore 17 lunedì riposo “Le nuvole sono tutto e non sono niente,sono i nostri desideri e le nostre paure, le nostre gioie e i nostri orrori, e diventano tutto ciò che vogliamo ma non potranno mai essere, mai esistere, eppure sono indistruttibili, come i pensieri, le idee …” Antonio Latella nell'ambito del progetto Face à face Parole di Francia per scene d'Italia “…Commedia della tarda Atene che irride all’educazione, alla famiglia, alla religione, il testo è una sorta di bomba a orologeria sotto ogni morale costituita. Un padre disperato per l’inadeguatezza del figlio e la insostenibilità della moglie, si rivolge a un Olimpo dissipato, o a quel che resta dell’antica fede, per sanare la sua situazione. Il responso sarà quello di rivolgersi alle Nuvole del titolo, con le conseguenze che facilmente si possono immaginare. Latella da una parte asciuga il testo (sono solo quattro gli attori, egregi, in scena), dall’altro amplia visioni e suggestioni trasformando quella pessimistica invenzione di Aristofane in una sorta di asciutto cabaret. Tutti in nero esistenzialista i personaggi e sfavillante in tutù e ventaglione di struzzo la divinità nuvolare, grazie a una performance strepitosa di Maurizio Rippa…” Gianfranco Capitta – Il Manifesto New York, intorno al 1840. Un avvocato di Wall Street mette un annuncio su un giornale per procurarsi un nuovo scrivano. L’incontro tra i due personaggi dà luogo ad un confronto inquietante, nel quale l’ordine delle cose è sconvolto dal reiterarsi del “Preferirei di no” con cui lo scrivano respinge ogni richiesta del capufficio. Il mondo del lavoro, dell’assuefazione quotidiana, del discorso, della ragione stessa entra in crisi davanti all’inerme Bartleby, un po’ Buster Keaton e un po’ scarafaggio kafkiano ante litteram, angelo sterminatore che annuncia una verità altra. Melville dimostra di saper scherzare genialmente su temi alti e ossessionanti come la pazzia, la predestinazione, la impossibilità congenita di comunicare fra l’uomo felicemente integrato e l’uomo segnato per sempre da un trauma indicibile. venerdì 22 gennaio .10 Teatro Argentina incontro in collaborazione con il Centre culturel Saint-Louis de France L’incontro, aperto al pubblico ma indirizzato principalmente alle scuole medie superiori è dedicato al “Bartleby, lo scrivano” di Melville nell’adattamento di Pennac. Alle ore 15.00 si terrà in lingua francese e alle ore 16 circa in lingua italiana. Apparso nel 1853 è considerato uno dei più bei racconti dell’epoca moderna, imitato, mediato e tradotto da alcuni dei massimi scrittori contemporanei come Borges, Beckett, Michel Leiris, Perec, Calvino 9_21 FEBBRAIO .10 TEATRO STABILE DEL VENETO TEATRO STABILE DI CATANIA FONDAZIONE ANTONVENETA CON IL SOSTEGNO DE LA BIENNALE DI VENEZIA L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE DI CARLO GOLDONI REGIA LUCA DE FUSCO ADATTAMENTO LUCA DE FUSCO E ANTONIO DI POFI MUSICHE NINO ROTA SCENE ANTONIO FIORENTINO COSTUMI MAURIZIO MILLENOTTI ELABORAZIONE MUSICALE ANTONIO DI POFI COREOGRAFIA ALESSANDRA PANZAVOLTA LUCI EMIDIO BENEZZI con Eros Pagni, Gaia Aprea, Max Malatesta Anita Bartolucci, Alvia Reale, Paolo Serra Enzo Turrin durata 2 ore e 40’ con intervallo orari ore 21, domenica ore 17 lunedì riposo Lo spettacolo racconta di una scalcinata e scombinata compagnia degli anni ‘50 che vuole portare a Smirne un avanspettacolo ambientato nel ‘700, in parallelo con la vicenda immaginata da Goldoni che mette in scena le vicende di una compagnia lirica di terza categoria. "Mi hanno colpito le analogie tra i personaggi dell'Impresario e quelli che popolano il mondo dei primi film di Fellini - sottolinea De Fusco - ed è sorprendente la precisione con cui Goldoni disegna i suoi bozzetti sociali, molto simile a quella dei caratteri del cinema felliniano. Penso, ad esempio, a La strada o a Le notti di Cabiria. Scrive Magda Poli su Il Corriere della Sera: “Il mondo non appare così cambiato dal 1760 ad oggi e la regia ce lo mostra in una atmosfera di raffinata vacuità per un’epoca, la nostra, in cui essere è apparire e tutto viene fatto per apparire. Ottimi gli interpreti, Eros Pagni, è un irresistibile turco goffo e confuso più interessato al corpo delle ‘artiste’ che alle loro doti canore, ben assortito il trio delle ‘cantatrici’ che ballano, recitano, con divertente e divertita verve…” iscriviti alla NEWS LETTER del Teatro di Roma per essere aggiornato e informato su iniziative e promozioni www.teatrodiroma.net giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4 5-01-2010 13:50 Pagina 3 ASPETTANDO BARTLEBY so res ro g in ibe l LA POTENZA DI NON – 2 febbraio .10 ore 21 ingresso libero Piccola storia di grandi rifiuti a cura di Claudio Longhi In molti ricordano – forse anche soltanto per avere incappato in queste riflessioni ai tempi del liceo – che un certo Aristotele individuava due passaggi nel “divenire” della realtà: la «potenza» e la sua realizzazione, l’«atto». Scrivere, ad esempio, è un’attitudine dell’uomo. L’uomo è libero di scrivere, può scrivere, anche quando materialmente non lo fa. Bartleby, il celebre scrivano del racconto di Melville, rivendica per se stesso e per l’uomo un altro tipo di potenza, un’altra forma di libertà: la potenza di non scrivere, anzi, in assoluto, la “potenza di non”. A partire da questo anti-mito moderno, la mise en espace propone un viaggio attraverso la storia dei grandi “negatori”, ossia di coloro che, dicendo di no, hanno affermato la propria e l’altrui libertà. WAKEFIELD, L’UOMO CHE FUGGÌ DA SE STESSO - 3 febbraio .10 ore 19 ingresso libero a cura di Giuseppe Manfridi Non ricordo nemmeno più quando ho letto Bartleby di Melville per la prima volta. I miei più vecchi amici affermano che gliene parlo da sempre. Bartleby e il suo datore di lavoro mi appassionano. Il primo per il suo rifiuto di giocare il gioco degli uomini, il secondo per l’inutile accanimento a voler comprendere questo rifiuto, l’uno e l’altro attraverso lo sconcertante e bizzarro confronto di due solitudini. Se domandassimo a Bartleby il perché di questa lettura pubblica, risponderebbe impavido: “Ma non ne vedete voi stessi la ragione?” Ed è esattamente ciò che si riproponeva Melville: vedere attraverso sé stesso, e cioè attraverso il nostro io più profondo, dove giace questa risata che accompagna, qualsiasi cosa noi facciamo, i nostri sforzi più lodevoli. E poi tutta la mia vita ho letto ad alta voce. (A voce altra). E questo doveva prima o poi finire sulla scena di un teatro. Tanto più che oggi ho la stessa età del narratore di questa storia. È sciocco, ma comunque ci unisce. “Wakefield” è una novella di Hawthorne che, nel volgere di poche pagine, racconta di un uomo determinato a guardare la propria vita dal di fuori. Per farlo, il protagonista abbandona la famiglia prendendo alloggio nella stanza di una pensione che fronteggia la casa da cui è venuto via, e qui rimane per una ventina d’anni sino al giorno in cui decide di riattraversare la strada e ritornare dalla moglie, ormai spenta da una vedovanza data per certa, per ridare avvio al ménage di un tempo come se nulla fosse accaduto. Tal quale il Bartleby di Melville, Wakefield, per ragioni che non è dato sapere, vive al fondo di sé una devianza che lo sospinge ai limiti di un inconcepibile altrove sottraendolo alle logiche comuni e quotidiane del consorzio sociale. Per il primo, per Bartleby, la devianza si dà nell’ossessiva replica del suo “Preferirei di no” pronunciato in risposta a qualsiasi cosa chi si chieda di fare; per l’altro, per Wakefield invece, essa consiste nel suo tradursi in uno statico punto di vista sul guscio di un’esistenza disertata dal proprio cuore pulsante. In entrambi i casi gli autori non ci dicono cosa sia accaduto nell’intimo dei loro personaggi e perché mai costoro abbiano deciso di agire così. Sta a noi sondarli nel tentativo di comprenderne le dinamiche da cui sono manovrati. In consonanza con l’assolo dedicato da Daniel Pennac al testardo omino celebrato da Melville, ci proponiamo, da parte nostra, di far rivivere in una sorta di commento evocativo quello non meno paradossale e futilmente eroico di Hawthorne. Un’occasione, sia in un caso che nell’altro, per addentrarsi nel tema del rifiuto individuale repentinamente opposto dal singolo alla moltitudine; ovvero, dell’eretico e inopinato gesto anarchico con cui un uomo della folla suppone, forse, di sottrarsi alla vessante condizione di ingranaggio sociale. In più, con questo nostro viaggio all’interno di Wakefield (racconto a più riprese celebrato da Borges) vogliamo offrire un personale contributo a quell’idea di letteratura espressa con incantevole leggerezza dallo stesso Pennac attraverso le pagine di “Come un romanzo”, aureo e succinto trattato che ci insegna come leggere e come insegnare a leggere. SERATA PENNAC – 4 febbraio .10 ore 21 ingresso libero Stefano Benni dialoga con Daniel Pennac tra letteratura e amicizia. In occasione della performance di Daniel Pennac al Teatro Argentina (dal 5 al 7 febbraio), Stefano Benni condurrà una serata nella quale protagonista sarà la parola, come naturale per due narratori del loro calibro. La parola, dunque, nel suo sviluppo che, seppur con stili differenti, li accumuna: il gusto dell’affabulazione, l’abilità del narrare, la capacità di tessere e stravolgere trame, ma anche la passione per la lettura. La lettura che, da personale può diventare evento pubblico, narrazione, spettacolo e profondo piacere. Stefano Benni,oltre ad essere uno degli autori più amati del nostro paese specialmente tra i giovani, è un ottimo lettore. Proprio come lettore, tra l’altro, suggerì alla Feltrinelli Pennac : <<In Francia avevo letto La fata carabina, e telefonai alla Feltrinelli: c´è uno scrittore straordinario, se ve lo fate scappare siete dei fessi.>> Non lo sono stati. La prima volta che Pennac venne in Italia, per accompagnare l´uscita del suo primo romanzo, Il paradiso degli orchi, lo presentò Benni, "e ci siamo divertiti moltissimo". Sono i libri, dunque, il tramite non solo per un legame letterario, ma per la nascita di un’amicizia che si rinnoverà sul palco dell’Argentina, toccando le preferenze, “classiche” e “non”, dell’autore transalpino il quale, in diverse occasioni, ha anche confessato l’amore, in quanto lettore, per alcuni nostri scrittori: da Gadda a Buzzati, da Svevo a Calvino. 23_28 FEBBRAIO .10 2_14 MARZO .10 TEATRO DI ROMA EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE UNIONE EUROPEA NELL’AMBITO DEL PROGETTO PROSPERO MERCADANTE TEATRO STABILE DI NAPOLI NUOVA SCENA - ARENA DEL SOLE PIPPI CALZELUNGHE DI ASTRID LINDGREN ADATTAMENTO TEATRALE STAFFAN GOTESTAM REGIA E COREOGRAFIA FABRIZIO ANGELINI MUSICHE GEORG RIEDEL E ANDERS BERGLUND VERSIONE ITALIANA SAGITTA ALTER E CARLOTTA PROIETTI RIELABORAZIONE SCENICA E COSTUMI SUSANNA PROIETTI DIREZIONE MUSICALE GIOVANNI MONTI AIUTO REGIA GIANFRANCO VERGONI SUPERVISIONE GIGI PROIETTI con Eleonora Tata, Andrea Perrozzi,Alessandro Salvatori, Alessio Conforti, Alice Lussiana Parente, Paola Lavini, Maurizio Palladino, Enrico D'Amore, Alex Mastromarino, Chiara Costanzi, Francesco Trasatti pippicard 60,00 € 4 biglietti durata 90’ senza intervallo orari martedì 23, mercoledì 24 e giovedì 25, ore 10.30 venerdì 26, ore 10.30 e ore 19 sabato 27, ore 16 e ore 21 domenica 28, ore 17 lunedì riposo “La Pippi creata dalla Lindgren è un tipo di bambina che, specialmente per il periodo in cui le storie sono state scritte, alla fine degli anni ‘40, era fuori dalle regole: trasgressiva, ma diversa da Gianburrasca che è solo dispettoso. Il suo è un anarchismo allegro ma deciso, determinato, e tende all’indipendenza. È un personaggio fantastico che ha avuto un successo impressionante. (…) Questa nostra è una delle versioni in cui ci sono i racconti più significativi per presentare il personaggio, che non ha la madre e ha un padre che di mestiere fa il pirata. Tutti pensano che non sia vero perché lei dice sempre bugie, invece è vero, e quando il padre torna lei decide di restare coi suoi amici.” Gigi Proietti LE SIGNORINE DI WILKO DALL’OMONIMO ROMANZO DI JAROSLAW IWASKIEWICZ ADATTAMENTO E REGIA ALVIS HERMANIS COREOGRAFIA ALLA SIGALOVA SCENE ANDRIS FREIBERGS COSTUMI GIANLUCA SBICCA con Sergio Romano, Laura Marinoni, Patrizia Punzo, Elena Arvigo, Irene Petris, Fabrizia Sacchi, Alice Torriani durata informazione non disponibile alla data di stampa orari ore 21, lunedì e domenica ore 17 lunedì riposo Con “Le signorine di Wilko”, per la prima volta Alvis Hermanis si confronta con attori italiani. Il testo, adattato dallo stesso Hermanis, è tratto dall’omonimo racconto del grande scrittore polacco Jaroslaw Iwaszkiewicz. Il regista lettone, da parte sua, nella selezione dei suoi lavori da mettere in scena è solito ricorrere a un ampio ventaglio di scelte letterarie che vanno dal classico al contemporaneo, così come dalla forma romanzo a quella del racconto. In questa occasione si cimenta con un romanzo breve, confermando così l’assoluta libertà e il coraggio che segna le intenzioni e le ragioni dei suoi progetti. "Le signorine di Wilko" riserva un'attenzione particolare ai temi del ricordo e della memoria, temi cari ad Hermanis, che, nella sua lettura scenica, ne ambienta gli accadimenti negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Il testo è una magistrale riflessione sul tempo che, inesorabile, scorre. Ne è protagonista Wiktor Ruben, uomo di mezza età che, colpito da un grave lutto viene consigliato dal medico di prendersi un periodo di riposo e decide di recarsi nel villaggio di Wilko dove, in gioventù, era solito trascorrere il periodo estivo. Qui, come in un viaggio a ritroso nel tempo dal vago sapore proustiano, Wiktor reincontrer à cinque sorelle conosciute in gioventù, le signorine di Wilko appunto, cui lo legano numerosi ricordi: era stato fidanzato con una di loro, ora scomparsa, ed era stato l'istitutore della maggiore. Il loro inatteso ritrovarsi sconvolgerà il già delicato equilibrio emotivo delle sorelle, ormai adulte, nel lento scorrere delle lunghe e calde giornate estive. dall'intervista a Hermanis: Nel suo metodo di lavoro, nella preparazione e nel montaggio dei suoi lavori, si rintraccia una sorta di antropologia del quotidiano, un progetto di recitazione in cui lʼapporto degli attori ha un grande rilievo. Sarà così anche per questo allestimento? La situazione qui è diversa, è molto artificiale, perché il lavoro parte da un materiale letterario e la letteratura è un linguaggio estremamente simbolico che ha poco a che fare con la realtà… Non ho un metodo di lavoro unico che ogni volta applico: ogni performance richiede un approccio differente, così come ad ogni porta corrisponde una chiave diversa. Io ho la responsabilità dellʼinsieme della composizione, mentre gli attori lʼhanno dei personaggi. Ci tengo sempre a rispettare questi confini perché io stesso sono un attore e non sopporto quando i registi mi danno le indicazioni su come d evo dire ogni battuta. La trovo una cosa estremamente sgarbata, unʼingerenza in un territorio che mi appartiene in quanto attore. Non so come sia in Italia, ma in alcuni Paesi vigono ancora delle forti gerarchie in teatro… È stato molto buffo per me essere presentato come “il Maestro” quando sono arrivato qua, perché s ono abituato ad un teatro in cui ci si relaziona in maniera completamente differente, dove il sistema non è così totalitaristico. Sono convinto che sia molto più produttiva una situazione in cui le persone che lavorano insieme si considerino alla pari, e questo in ogni campo, da quello scientifico a quello degli affari. Traguardi importanti possono essere raggiunti solo grazie ad uno sforzo collettivo. E perché il teatro dovrebbe fare eccezione? Dieci teste sono sicuramente più utili di una sola. giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4 12-01-2010 13:55 Pagina 4 ARGENTINA T E AT R O vendita on-line Le attività di formazione del pubblico: Molto di più di un teatro A fianco e a supporto degli spettacoli proposti, il Teatro di Roma ha spesso proposto attività culturali sia rivolte agli studenti (scuole medie superiori ed università), e quindi con un profilo più formativo e di studio, sia rivolte genericamente al pubblico per facilitare quel contatto che va al di là dellʼesperienza della visione e, nel contempo, dare la possibilità agli artisti di confrontarsi con il loro pubblico. Per la Scuola I blitz I blitz, incursioni del linguaggio teatrale nel tessuto formativo e didattico scolastico, hanno avuto per tema Cyrano, Omaggio a Koltés, Filumena Marturano, To be or not to be. Hanno interessato circa 25 scuole romane e coinvolto più di 1.000 studenti. Sono stati curati da Giuseppe Manfridi e Lino Guanciale. Role Playing In occasione dello spettacolo Festa di famiglia si sono tenuti alcuni interventi, destinati alle scuole medie superiori del XV Municipio, curati dagli psicologi Salvatore Gibilisco e Federica Mazzeo, finalizzati alla stimolazione ed alla rappresentazione di fantasie intorno al tema della violenza domestica. Visite-spettacolo Alle ormai consolidate visite al Teatro Argentina, Ve lo faccio vedere io ora il teatro!, da questo anno si è dato il via alle visite al Teatro India, Bolle di sapone. Durante i mesi di ottobre e dicembre le visite al Teatro Argentina sono state 22 per più di 600 ragazzi e quelle del Teatro India, a novembre, 9 per 300 spettatori. Per le Università I Università Intorno allo spettacolo To be or not to be per la regia di Antonio Calenda si stanno organizzando due incontri nel foyer del Teatro Argentina, curati da Antonella Ottai, docente del DASS della Sapienza, sul cinema di Lubitsch, regista del film Vogliamo vivere! (To be or not to be) del 1942. quale è sottolineato lʼintento di promuovere ogni tipo di attività volta ad avvicinare gli allievi attori al palcoscenico sono stati II Università organizzati alcuni seminari e A cura di Edo Bellingeri e Donatella Orecchia, del DAMS di laboratori curati da artisti ospiti del nostro Teatro. Tor Vergata,ha preso il via Incroci, paralleli, rimandi, letture, unʼiniziativa che vede, per la confronti prima volta, una collaborazione Laboratorio teatrale a cura di fra studenti dellʼUniversità e Pippo Di Marca sulle esperienze studenti delle Scuole Medie artistiche di Carmelo Bene, Leo de Superiori. Sotto la supervisione dei docenti, Berardinis e Pippo Di Marca. gli studenti universitari guideranno Riservato agli allievi delle Accademie dʼArte, dei DAMS e del gli studenti medi nella rilettura dellʼAmleto individuando lʼuso che DASS. Il viaggiatore incantato Shakespeare fa dei sensi (vista, Laboratorio teatrale sulla udito, tatto, gusto e olfatto), a narrazione a cura di Marco Baliani partire dalla visione delle diverse Riservato agli allievi del II anno edizioni dellʼAmleto in scena al dellʼAccademia Silvio dʼAmico Teatro India. III Università Sono iniziati, presso lʼaula magna del DAMS della III Università, gli incontri di autori e registi, ospitati al Teatro India. Lʼiniziativa, Osservatorio sul presente, è nata dalla comune volontà, del Teatro di Roma e dellʼUniversità, di sottolineare lo stretto legame tra gli studi teatrali e il presente della scena come luogo di domande rivolte al teatro. Gli incontri svolti nel 2009 sono stati: “Il Teatro dopo il Novecento” a cura di Paolo Ruffini, “Il cammino con lo spettatore” a cura di Roberto Bacci. Gli incontri sono stati inseriti nella didattica universitaria e vi hanno preso parte circa 300 studenti ad incontro. Per gli allievi attori Nel quadro della convenzione che il nostro Teatro ha stipulato con lʼAccademia Nazionale dʼArte Drammatica Silvio dʼAmico, nella Per il pubblico Cyrano de Bergerac A coupe de nez,Teatro Argentina, 15 e 29 ottobre 2009, 800 spettatori Duello tra due Cyrano, tra la pagina e il fioretto a cura di Claudio Longhi con Lino Guanciale, Luca Micheletti e gli allievi dellʼAccademia Nazionale dʼArte Drammatica Silvio dʼAmico diretti dal M° dʼarmi Francesco Manetti Libera nos a rima, Teatro Argentina, 22 ottobre 2009, 150 spettatori Viaggio attraverso la poesia sul palcoscenico, a cura di Valerio Magrelli, con la partecipazione di Alberto Bertoni regia di Claudio Longhi con Lino Guanciale e Luca Micheletti In treno in tre no!, Teatro www. teatrodiroma.net Argentina, 14 ottobre 2009, 150 spettatori di e con Giuseppe Manfridi Festa di Famiglia Rassegna di film, 16, 22 e 26 ottobre 2009, Teatro India, Sala In Il ladro di bambini di Gianni Amelio Once were warriors di Lee Tamahori Lezioni di piano di Jane Campion a cura di Cinemavvenire Tra teatro e letteratura Rassegna a cura di Giovanni Greco Incontri con autori che fanno della propria scrittura il punto di incontro tra parola scritta e parola detta fra letteratura e teatro. Gli incontri del 2009 sono stati con Andrea Camilleri, 13 ottobre, Teatro India, Sala A per 150 spettatori e Dacia Maraini, 20 novembre, Sala India In per 70 spettatori. Per informazioni sulle attività previste da gennaio .10 consultate il sito www.teatrodiroma.net o chiamare il n. 06.684000346 CARTAREGALO del Teatro di Roma il regalo fa spettacolo. CARTAREGALO Argentina 4 biglietti 60,00 € CARTAREGALO India 4 biglietti 40,00 € CARTAREGALO MIX* 70,00 € 2 biglietti Argentina 4 biglietti India Regala e regalati un conveniente mini abbonamento a 4 spettacoli o a 2 spettacoli per 2 persone a scelta del Teatro Argentina e del Teatro India o a 6 spettacoli di entrambi. Scegli subito la formula che fa per te. La CARTAREGALO è più di una carta, più di un regalo. In vendita fino al 7 febbraio 2010. Scegli i tuoi spettacoli tra tutti quelli della stagione del Teatro Argentina e del Teatro India www.teatrodiroma.net *in vendita per tutta la stagione giornale 7 pag.5-8 12-01-2010 14:07 Pagina 1 Caffè Indiateca. Libreria Incontri intersezioni scambi e confronti uno spazio dedicato ad incontri, seminari, approfondimenti, presentazioni di libri rassegna di confine con autori di confine che si sperimentano in più generi e in giovedì 23 gennaio ore 18,30. ingresso libero più modalità. MANUALE PRATICO PER NON IMPAZZIRE INTERVENGONO MARCO BALIANI E GIOVANNI GRECO Presentazione del libro di Riccardo GORETTI, (ed. Cult Editore) Un romanzo di formazione surreale e spiazzante, assolutamente divertente, di un autore che si pronuncia con la parola scritta avendo però la cattiva abitudine, invece, di pronunciarsi abitualmente con il teatro. Un teatro che si arricchisce di storie e narrazioni di luoghi con i quali lui, e la sua compagnia Gli Omini, entrano in collisione affettiva. INTERVENGONO RICCARDO GORETTI E LA COMPAGNIA GLI OMINI giovedì 28 gennaio ore 18,30. ingresso libero UNA DRAMMATURGIA MULTIMEDIALE. TESTI TEATRALI E IMMAGINI PER UNA NUOVA SCENA Presentazione del libro di Andrea BALZOLA, (ed. Editoria & Spettacolo) Testi teatrali di uno dei drammaturghi italiani che più precocemente e coerentemente hanno lavorato sulla frontiera fra teatro e new media dagli anni Novanta a oggi. Ai testi seguono le immagini progettuali o discena degli artisti con i quali Balzola ha allestito spettacoli: Tullio Brunone, Onofrio Catacchio, Theo Eshetu, Elisa Nicolaci, Johannes Pfeiffer, Paolo Rosa di Studio Azzurro. Note introduttive di Nico Garrone, Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino. INTERVENGONO ANDREA BALZOLA, DARIO EVOLA E ANNA MARIA MONTEVERDI mercoledì 10 febbraio ore 18.30, ingresso libero ESPERIA Graziano Graziani (ed. Gaffi) Composto da una serie di racconti e narrazioni che si ricollegano all’interno di una storia più grande, quella della città di Esperia, città leggendaria che non ha luoghi né confini, ma si materializza – spesso inavvertitamente – lungo il cammino di viaggiatori ignari. Con il pretesto di una valigia di appunti “dimenticata” sul treno, una serie di storie, appunti, considerazioni vengono accostate e creano una geografia spezzettata e multiforme, proprio come Esperia. INTERVENGONO: IL TEATRO DELLE APPARIZIONI NELL'AMBITO DEL PROGETTO POP-UP IDEAZIONE FABRIZIO PALLARA. giovedì 11 febbraio ore 18,30. ingresso libero FELLINI, DI SEGNI DI SOGNI venerdì 29 gennaio ore18,30. ingresso libero HYSTRIO. TRIMESTRALE DI TEATRO, NUMERO 1 DEL 2010 Presentazione della rivista diretta da Claudia CANNELLA Nuovo restyling grafico realizzato da Paola Lenarduzzi e Vito Roma, dossier sul tema della regia lirica (a cura di Giuseppe Montemagno), speciali regionali dedicati al Veneto, al Trentino-Alto Adige e al FriuliVenezia Giulia. E poi ancora i ritratti di Arpad Schilling (a cura di Roberto Canziani) e di Emma Dante (a cura di Andrea Porcheddu), della quale si pubblica il testo Le pulle. INTERVENGONO RICCI/FORTE, PINO TIERNO E KATIA IPPASO giovedì 4 febbraio ore 18,30. ingresso libero CANTINE ROMANE Presentazione collana, (ed. Unmondoaparte editore) La collana attraverso una serie di volumi monografici si propone di recuperare la memoria poetica dei protagonisti del “nuovo teatro italiano”. Presentazione dei primi tre volumi della collana: Un capitano coraggioso. Ugo Margio e il suo teatro curato da Enzo Di Mauro, Alchimie e carezze. Sul teatro di Alessandro Berdini di Giancarlo Mancini e La luce solida. Il teatro di Mario Ricci a cura di Luca Franco e Edoardo Zaccagnini. Al termine della presentazione dei tre volumi ci sarà la proiezione dell’intervista ad Ugo Margio realizzata da Alessandro Berdini. INTERVENGONO LUCA ARCHIBUGI, GIOVANNI ANTONUCCI, ALESSANDRO BERDINI, ENZO DI MAURO LUCA FRANCO, GIANCARLO MANCINI, MARIO RICCI, EDOARDO ZACCAGNINI martedì 9 febbraio ore 18,30. ingresso libero INCONTRO CON MARCO BALIANI a cura di Giovanni Greco In occasione della presenza al Teatro India in veste di autore, attore, regista, Marco Baliani sarà ospite della rassegna Tra teatro e letteratura. Tra i maggiori esponenti del teatro di narrazione in Italia, figura multipla che ha attraversato il teatro, il cinema, la narrativa, Marco Baliani è l'interlocutore ideale di una presentazione del libro a cura della Fondazione Fellini (ed. Tricromia) Un tassello inedito sull’opera grafica del grande regista: disegni e schizzi che abbracciano un arco temporale di circa cinquant’anni, ma anche pensieri veloci sulla sessualità collegata ad una femminilità esuberante. INTERVENGONO VITTORIO BOARINI E ENNIO BISPURI lunedì 22 febbraio ore 18,30. ingresso libero HO CAVALCATO IN GROPPA AD UNA SEDIA presentazione del libro di Marco Baliani (ed. Titivillus) Un testo con cui Marco Baliani traccia un bilancio dell’esperienza teatrale con la quale egli ha posto le basi del teatro di narrazione. Un bilancio e, allo stesso tempo, una riflessione sugli sviluppi del percorso artistico di una delle più interessanti voci del teatro italiano INTERVENGONO MARCO BALIANI, STEFANO GERACI E GERARDO GUCCINI mercoledì 24 febbraio ore 20,00 - Sala A. ingresso libero TERRE D’AVVENTURA Presentazione del libro di Folco Quilici (ed. Mondadori) Animato da un profondo amore per la natura e da un’insaziabile curiosità per ogni aspetto della civiltà umana, dalle sue forme più edificanti come l’arte o l’impegno nella difesa dell’ambiente, fino a quelle più ripugnanti, come la tratta delle donne e dei bambini, l’autore ci accompagna negli angoli remoti del pianeta: Amazzonia, Sahara, Kalahar, Lapponia, Congo, Melanesia. Volume arricchito di foto a colori e DVD. INTERVENGONO DANIELA CAVALLINI, ATTRICE E DOPPIATRICE, LEGGERÀ UN PAIO DI BRANI DEL LIBRO E FOLCO QUILICI, IL QUALE PRESENTERÀ IL VOLUME SUL PALCOSCENICO UN QUARTO D’ORA PRIMA DELLO SPETTACOLO TEATRALE DI MARCO BALIANI. Libreria. aperta dalle 17.00 in poi, lunedì chiuso I SEGRETI DEL TEATRO Come noto, giocare è unʼattività estremamente seria, dalle molte qualità, non ultima la possibilità di essere un ottimo strumento didattico e di conoscenza, un buon metodo per mettersi alla prova rispettando le regole, una possibilità di apprendere anche attraverso lʼerrore. Il Teatro di Roma, con “I segreti del teatro” ha promosso un modo appassionante per mettere alla prova le vostre conoscenze sul teatro e intraprendere un percorso pieno di domande, trabocchetti, enigmi attorno allʼaffascinante mondo del palcoscenico. È sufficiente registrarsi, gratuitamente, per poter allenarsi con le prove libere: una serie di domande divertenti con le quali prepararsi al Torneo vero e proprio. A partire dal 15 febbraio 2010, infatti, si potrà partecipare in prima persona a “I segreti del teatro”, un appassionante mix tra un gioco di ruolo e una caccia al tesoro: il concorrente dovrà superare una serie di prove per costruirsi il proprio teatro personale, per ingaggiare attori, registi e tecnici, per procurarsi luci, scenografie e musiche e persino dar dimostrazione di conoscere curiosità e “gossip” su personaggi e storia teatrale. Più sarà alto il punteggio conseguito nelle prove, più grande e prestigioso sarà il teatro e lo spettacolo che si potrà realizzare e, insieme, migliori le possibilità di vincere i premi in palio. 1 Al gioco si può accedere da www.teatrodiroma.net 2 3 4 5 7 6 Le definizioni di questo CRUCIVERBA corrispondono ad altrettanti cognomi di artisti che hanno lavorato al Teatro di Roma 8 9 11 10 orizzantali 1. Significar per verba nel 1993 - 4. Edmund per Ronconi; Lucignolo per Benigni - 7. Lʼanno scorso era lʼanima buona del Sezuan - 8. Per Lavia è stata la signorina Giuli - 9. Con Tiezzi nei Magazzini Criminali - 11. Miserabile con Margaret Thatcher verticali 2. Lʼultima Filumena - 3. Corpo di stato - 4. Ha diretto lʼOrlando furioso - 5. In questa stagione è Cyrano - 6. Fu il cardinale Lambertini per Squarzina - 10. Hommelette For Hamlet pag. 5 5-01-2010 14:37 Pagina 2 INDIA mappa tematica degli spettacoli scritture riletture T E AT R O 1_6 FEBBRAIO .10 16_28 FEBBRAIO .10 TEATRO LITTA CASA DEGLI ALFIERI OTELLO DI WILLIAM SHAKESPEARE TRADUZIONE SALVATORE QUASIMODO ADATTAMENTO E REGIA CLAUDIO AUTELLI con Matilde Facheris, Lino Musella Woody Neri, Irene Serini, Francesco Villano IL VIAGGIATORE INCANTATO MARCO BALIANI RACCONTA: 16_19 FEBBRAIO ORE 22.00, 20 FEBBRAIO ORE 21.00 KOHLHAAS 21 ORE 21.00 E 28 FEBBRAIO ORE 18.00 FROLLO durata 110’ senza intervallo orari ore 21 da lunedì al sabato 23_27 FEBBRAIO ORE 21.00 TRACCE “(…) Claudio Autelli trasforma l’Otello di Shakespeare in uno stralunato banchetto di nozze, dove attorno a una lunga tavola imbandita si rincorrono in un girotondo invitati e sposi, con un Moro fatto pallido in volto da uno spesso cerone e una Desdemona in abito bianco tra discorso al microfono, brindisi, cartoline di innamorati alla Peynet e schitarrate rock. Atmosfera intrigante che riempie la scena e progressivamente imploderà fino a fare dell’angusto spazio sotto al tavolo, il palcoscenico per gli intrighi fatali del malvagio Jago, mentre l’innocente Desdemona finirà impiccata ai palloncini del party e il suo Otello avrà pari fine, ma appeso alla bolla bianca,metafora della di lei virtù. Immagini ad effetto sorprendenti (…) che sono il pregio e il limite di uno spettacolo dal bel ritmo, condotto da mano sicura, fitto di citazioni usate con un pizzico di furbizia (…)” Simona Spaventa – La Repubblica Ventun’ anni fa ho raccontato per la prima volta Kohlhaas. Seduto su una sedia per un’ora e mezza sperimentavo un teatro di pura narrazione. Da allora si chiamò così, teatro di narrazione, per tutti quelli, e furono e sono tanti, che seguirono il mio esempio, provando ciascuno in forme e contenuti diversi a ridurre lo spazio scenico ad un corpo narrante. Ho detto “ pura” narrazione, ma sono le impurità a rendere vivo un racconto. Più di una buona metà del “testo” di Kohlaahs è composto da ciò che fa il mio corpo, dai piedi che battono il ritmo, dalle mani , dagli sguardi, dalla biologicità vivente del mio essere . Per questo è impossibile trasferirlo su una pagina scritta. Ci ho provato, il testo canonico è pubblicato ma manca il corpo, con le sue impurità. Ciò che sulla pagina si è decantato è il fantasma di ciò che avviene in scena. Con Kohlhaas ho viaggiato in molti luoghi, ho imparato ad essere nomade, con poco bagaglio in spalla, una sedia e la mia memoria. Nel tempo il racconto si è modificato, come accade alla memoria e all’atto del rammemorare, che è sempre una 8_28 FEBBRAIO .10 TEATRO DI ROMA PIAZZA D’ITALIA DALL’OMONIMO ROMANZO DI ANTONIO TABUCCHI REGIA MARCO BALIANI PROGETTO SPECIALE progetti forma dell’immaginazione. Ogni volta che racconto, Kohlhaas rivive con me, e con gli ascoltatori che mi permettono il piacere di questa resurrezione. Quando io non ci sarò più anche Kohlhaas smetterà di esistere. Per questo il teatro si chiama spettacolo dal vivo, ogni racconto ha come sua misurazione vitale il limite naturale del morire. Scherazade lo sapeva bene. Dopo vent’anni, oltre a riproporre il racconto, voglio provare a narrare la genesi delle immagini di cui Kohlhaas è composto, non una lezione, ma un altro racconto che parla dell’arte del narrare. Le esperienze e riflessioni accumulate in questi anni saranno raccolte in un libro che sarà presentato in uno dei giorni di permanenza al teatro India. L’incanto è il secondo termine del titolo del progetto.Quando nasceva Kohlhaas avevo già raccontato molte altre storie. Dalla metà degli anni ottanta avevo cominciato a narrare fiabe a bambini e ragazzi. È con loro che ho allenato il mio talento di narratore. Per questo , in queste due settimane al teatro India,voglio raccontare anche una fiaba, Frollo. Le fiabe ci permettono di immaginare mondi diversi da quello in cui viviamo. Ognuno di noi sotto la scorza del ranocchio con cui conduce l’esistenza , nasconde un principe potenziale, in attesa di un bacio o di un tocco che lo riveli e lo trasformi. Le fiabe ci insegnano questo, tanto che può accadere talvolta che qualcuno non resti in attesa ma che quel bacio lo vada a cercare, lottando. Un vero narratore di fiabe sa come vivere l’incanto per poterlo poi restituire a chi lo ascolta, rendendo visibile l’invisibile. In-canto, serve una voce di sirena per accedere all’incantamento, quella voce è capace di sucitare effimere immagini, sempre sfuggenti, mai raggiungibili pienamente, ma al tempo stesso dense di verità, vibranti, palpabili. Cose, parole, gesti divengono memorabili, penetrano in profondità, e nutrono. Anche per questo racconto, per permettere a certe parole, a certi gesti, ad alcune immagini di non sperdersi in mezzo agli scaffali delle merci, dove tutto è ordinato da un prezzo, e dove solo si possono consumare. Narrando le sottraggo alla scorrere opaco dei giorni, divengono esperienze da usare, luccicano , come i sassolini di Pollicino per ritrovare la strada. Alla fiaba sarà dedicata anche una notte da maratoneti del racconto, con gli allievi attori dell’Accademia d’arte drammatica di Roma, con cui costruirò una mappa fiabesca di incontri. Ho pensato poi di raccontare con Tracce, in una collana di narrazioni che ruotano intorno alla parola “stupore”, il mio percorso di narratore incantato. È uno spettacolo che nasce intorno alle riflessioni di Ernst Bloch, per vedere , come lui dice, se sia possibile “pensare anche affabulando”. Racconto , per frammenti e brevi racconti, che la realtà non sempre è certa, che le verità sono nascoste là dove meno ce le aspettiamo e che il mondo è abitato da multiforme presenze. In Africa ho imparato che gli spiriti abitano ovunque, negli esseri viventi e nelle cose, e appartengono allo stesso incantamento. Di sicuro uno spirito ha abitato un pezzo di legno fino a farlo sgambettare in fuga verso la difficile trasformazione da burattino ad essere umano. In mezzo agli slums di Nairobi ho sperimentato notte bianca dei racconti 20 e 27 febbraio dalle ore 23 una notte intera per raccontare in collaborazione con gli studenti dellʼAccademia dʼArte Drammatica Silvio dʼAmico che hanno partecipato al laboratorio di Marco Baliani. Ingresso libero il laboratorio teatrale con i giovani allievi del secondo anno dell'Accademia Silvio D'Amico di Roma è durato 12 giorni, in dicembre 2009 presso il teatro India. Il 20 febbraio, nello stesso teatro, in una notte di narrazioni, attraverso quattro momenti spettacolari, verrà presentato ciò che in quei giorni è stato sperimentato ed esplorato. Il tema del lavoro era la fiaba e i suoi territori. Sono state scelte quattro storie e attraverso allenamenti, esercizi, narrazioni, ci si è esercitati a trovare quattro modi diversi di immaginare la scena. Ogni fiaba è rappresentata da un gruppo di attori in una forma densa e al contempo leggera, rispettando quella che Italo Calvino chiamava la concisione del racconto fiabesco, quel precipitare di avvenimenti e situazioni in figurazioni essenziali, in archetipi dell'immaginario. Poichè la dimensione di ogni narrazione fiabesca è il viaggio e l'errare, in territori tanto lontani da essere assai prossimi alale nostre anime, agli spettatori viene chiesta un'itineranza continua. Ogni fiaba occuperà uno spazio all'interno del teatro India, e quattro guide condurranno gli spettatori a deambulare di appuntamento in appuntamento. La notte, il buio, il principiare del sonno, sono elementi propizi all'incantamento fiabesco. La cercata povertà della scena chiede allo spettatore un soprassalto di immaginazione, per costruire interiormente ciò che la fiaba solo suggerisce e accenna. I misteri e i consigli nascosti in un racconto fiabesco sono i tesori che solo un'attenta percezione può cogliere e far propri. Come di cono i narratori in Africa: "Se questa storia non è niente appartiene solo a chi l'ha raccontata, se invece è qualcosa, appartiene a noi tutti" l’universalità dell’atto del narrare. Basta creare una speciale attenzione, un passionale ascolto ed ecco che un ragazzo di strada scopre di avere dentro un sacco di storie da raccontare. So che le storie, come l’arte, non cambiano il mondo, al massimo possono riuscire a renderlo meno terribile, a immaginarlo diverso, a immaginarlo altrimenti possibile. Ma già questa possibilità immaginativa non è cosa da poco. Marco Baliani 3_14 MARZO .10 TEATRO DI ROMA ASSOCIAZIONE CULTURALE THE COMPANY I FATTI DI FONTAMARA DA FONTAMARA DI IGNAZIO SILONE UN PROGETTO DI MICHELE PLACIDO A CURA DI ANDREA RICCIARDI E MARICA GUNGUI con Michele Placido (2_7 marzo) e Giancarlo De Cataldo (9_14 marzo) e con Lino Guanciale, Marica Gungui, Ivan Olivieri, Roberto Pappalardo, Andrea Ricciardi, Riccardo Ricci, Eugenia Rofi Roberta Santucci, Valentina Taddei durata 90’ senza intervallo orari 3_6 marzo ore 21, domenica 7 marzo ore 18, 9_13 marzo ore 20.30, domenica 14 ore 18 Fontamara è un villaggio di contadini, situato nella Marsica, simile a tanti altri, dove da secoli i “cafoni” subiscono soprusi e si trascinano nella miseria. Si aggiunge alla catena di disgrazie l'avvento del fascismo che inasprisce la già penosa condizione dei “cafoni”. “La vita degli uomini sembrava racchiusa in un cerchio immobile: prima veniva la semina, poi l'insolfatura, poi la mietitura, poi la vendemmia. E poi? Poi da capo. La semina, la sarchiatura, la potatura, l'insolfatura, la mietitura, la vendemmia. E poi ancora? di nuovo da capo. Ogni anno come l'anno precedente, ogni stagione come la precedente. Ogni generazione come la precedente”. Ma, ci avverte Silone, sono i “cafoni” stessi a fomentare la loro condizione, con continue liti, con una rassegnazione assoluta agli eventi, con l'egoismo e l'invidia ancestrale di chi storicamente non ha mai avuto nulla se non la propria fatica. A tentare di rompere questo muro di ingiustizie è Berardo Viola, personaggio tormentato e amaro, che sacrificherà la propria vita pur di lanciare un grido di rivolta e al tempo stesso di speranza ai suoi “cafoni”. pag. 5 5-01-2010 14:40 Pagina 3 9_14 MARZO .10 17_28 MARZO .10 29_31 MARZO .10 BENVENUTI S.R.L. TEATRO DEL CARRETTO NERAONDA AMLETO SEMI D’ACCIAIO BUFFONI ARMATI Perchè Fontamara? In seguito al terremoto che il 6 Aprile scorso ha colpito l'Abruzzo, Michele Placido ha ideato il progetto “I fatti di Fontamara”. Il progetto ha dato vita a un percorso di esplorazione e rielaborazione del romanzo “Fontamara” di Ignazio Silone, al quale hanno preso parte 10 giovani attori, diplomati presso l'Accademia Nazionale D'arte Drammatica “Silvio D'amico”. Tale percorso ha prodotto uno spettacolo al confine tra narrazione e rappresentazione scenica, in cui un alter ego di Silone , interpretato alternativamente da Michele Placido o da Giancarlo De Cataldo, guida il pubblico attraverso le vicende dei Fontamaresi, impersonati dai 10 attori. Riaccendere i riflettori sull'opera del grande intellettuale abruzzese significa oggi, porre sotto una lente d'ingrandimento una storia che si ripete nei secoli (basti pensare alle parole scritte da Silone sul terremoto del 1915). Una storia che Berardo Viola non accetta di subire passivamente, provocando, al termine delle vicende, nei suoi compaesani, la necessità di unirsi attivamente nella la creazione di un giornale dal titolo:“che fare?”. Una piccola, semplice domanda che suona però come un boato, che squarcia l'inerzia della realtà circostante. Che contiene in sé la speranza, la volontà e la possibilità di cambiamento. Come direbbe qualcuno... Io conosco la forza delle parole. Parrebbe un'inezia. Un petalo caduto sotto i tacchi d'una danza. Ma l'uomo con l'anima, con le labbra, con lo scheletro... (CLOWNS) DI E CON LEONARDO CAPUANO E NICOLA RIGNANESE durata informazione non disponibile alla data di stampa orari ore 22 domenica ore 18 Ci siamo allontanati dalle strade assolute dove i personaggi erano nati, quelle strade della pagina scritta che ha immortalato la folgorante tragedia del Riccardo III, e sfuggiti alle parole di Shakespeare abbiamo incontrato altre e nuove figure che smascherano la fragilità del potere e le sue contraddizioni. Sono come puri spiriti incorporei, vagano nella notti a fianco dell’umanità che li ha generati e che non li riconosce più. Personaggisimbolo che raccontano quegli aspetti meno espliciti della tragedia scespiriana, liberi di quella libertà disperata e tragicomica di personaggi arresi al loro destino di essere misconosciuti anche dal loro stesso autore. Si esalteranno, piangeranno questo loro destino infame e ridicolo, avranno ancora sogni che resteranno tali, mostreranno il tragico e il comico di ogni essere umano. Faranno profezie che risulteranno un groviglio di pazzia e magia. Assomiglieranno all’umano di cui cercano il calore e il contatto, perché in quanto figure impalpabili e fantasmatiche sono lì a ricordarci - a noi spettatori - la nostra stessa possibilità di pazzia e di magia. Da questa dissociazione di una vita oltre la vita, irrappresentabile, il gioco della rappresentazione. DA WILLIAM SHAKESPEARE ADATTAMENTO E REGIA MARIA GRAZIA CIPRIANI con Oscar De Summa, Angelo Romagnoli, Armando Iovino, Roberto Rustioni durata informazione non disponibile alla data di stampa orari ore 21, domenica 21 marzo ore 18 domenica 28 marzo ore 21 lunedì riposo Riscrittura di un sanguinoso melò sulla vendetta, della tragedia della vendetta l’Amleto conserva l’apparenza. Sollevato il velo dell’apparenza, quello che viene alla luce è il dramma dell’uomo che, non potendo più ridurre l’universo a semplici formule, lotta per trovare una ragione d’essere. Sembra infatti che Amleto faccia della vendetta solo o soprattutto l’argomento della sua rappresentazione. Ed è illuminante che uno spettacolino di una scalcagnata compagnia di guitti, La trappola per topi, possa permettere di svelare la verità. Il teatro sembra farsi il luogo dove si può liberamente “essere”. E Amleto, nella sua nostalgia dell’ “essere”, par davvero “sia” soltanto quando indossa la maschera della finzione, come l’attore che la recita nel corso del dramma. Questo Amleto è un fool: che a tratti dispiega un cinismo irrefrenabile, a tratti, con una grazia quasi femminile che porta con sé la nostalgia dell’infanzia, sembra l’incarnazione di un sogno romantico: crudele sempre, nel gioco dei diversi ruoli, e lucidamente fedele al metodo della sua follia. DI LEONARDO PETRILLO, GIANCARLO BRANCALE, ANGELA DI NOTO REGIA LEONARDO PETRILLO SCENE ROBERTO BANCI COSTUMI SANDRA CARDINI con Paola Pitagora e Massimo Wertmuller e con Nadia Kibout, Emmanuel Dabone Djibril Kebe, Gaston Biwole durata 70’ senza intervallo orari ore 21 La più feroce e subdola delle guerre è quella combattuta da un invisible armata: le mine anti uomo. Nascoste sotto terra, come semi d’acciaio, ancora oggi, nonostante il trattato di Ottawa, feriscono o uccidono tra 15.000 e 20.000 persone all’anno, perlopiù innocenti e civili, soprattutto bambini. In un non precisato Paese dilaniato dalla guerra civile, Francesco, medico della Croce Rossa, si trova ad allestire un ospedale in una scuola ormai abbandonata. Qui incontra Claire, giornalista televisiva del posto, che, insieme al suo operatore, Mohammad, gli porta a curare un ribelle catturato e ferito da un ufficiale dell’esercito governativo. Accanto a loro una suora, che insegnava in quella scuola, convinta di avere ancora vicino a se tutti i suoi piccoli allievi, ed un robot sminatore ormai fuori uso. Dedicato ai bambini, nella speranza di riuscire, con l’aiuto del teatro, a raccontare come un mondo senza di loro è un mondo senza futuro. QUADERNI INDIANI Con il nuovo anno, il Teatro di Roma promuove una iniziativa editoriale che intende raccogliere l’esperienza polifunzionale del Teatro India: Quaderni Indiani. Una pubblicazione con la quale, saranno offerte riflessioni, documenti, testi, notizie e quanto altro relativi alle attività di un sito che, con l’apertura dei nuovi spazi e servizi, ha definitivamente configurato India come luogo per la rappresentazione e la ricerca teatrale, per lo studio, l’incontro, per la conoscenza. Il primo numero di QI, in uscita a febbraio, sarà dedicato proprio alla storia e alla trasformazione di questa area, da sito industriale a polo culturale, ai rapporti con il quartiere e i suoi abitanti, alle testimonianze di registi e attori che vi hanno lavorato contribuendo a realizzare il progetto originario di Mario Martone: “trasmettere agli spettatori l’idea di teatro come laboratorio, come officina.” Quaderni Indiani è una pubblicazione a cura delle edizioni Ponte Sisto. 5-01-2010 17:48 Pagina 8 www.teatrodiroma.net Stampato su carta ecologica Fedrigoni “Freelife Cento E.W.” lastminute vai sul sito www.teatrodiroma.net e troverai biglietti con tariffe scontate INFO n7 10 Notiziario del Teatro di Roma giornale 7:Progetto 06 6840001 i programmi di sala degli spettacoli prodotti dal teatro di roma Porcile Ploutos o della ricchezza Editoria & Spettacolo € 5,00 Voland € 8,00 Mirko Feliziani Melò Editoria & Spettacolo € 5,00 Massimo Popolizio Cyrano de Bergerac Autobiografia della vergogna (Magick) in di Edmond Rostand Lucia Calamaro scritto uno spettacolo di e diretto da regia di Autobigrafia della vergogna (Magick) Voland € 13,00 Voland Teatro Daniele Abbado Cyrano de Bergerac Voland Voland € 8,00 Teatro Omaggio a Koltès Editoria & Spettacolo € 5,00 festa di famiglia uno progeto di Mitipretese Storia di Ermengarda Festa di famiglia Voland € 13,00 Editoria & Spettacolo € 5,00 gennaio _10 febbario _10 I programmi sono in vendita presso la libreria del Teatro India, oppure possono essere ordinati su www.indiateca.it marzo _10 CALENDARIO - poltrona - palchi platea, I e II ordine - palchi III, IV e V centrale - loggione orario Argentina India sala A India sala B orario Argentina India sala A India sala B orario Argentina India sala A ven 1 17 To be or not to be lun 1 21 Otello lun 1 sab 2 21 To be or not to be mar 2 21 Otello mar 2 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara dom 3 17 To be or not to be mer 3 21 Otello mer 3 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara gio 4 21 Otello gio 4 17 Le signorine di Wilko 21 I fatti di Fontamara mar 5 17 To be or not to be ven 5 21 Bartleby Otello ven 5 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara mer 6 21 To be or not to be sab 6 21 Bartleby Otello sab 6 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara dom 7 17 Bartleby dom 7 17 Le signorine di Wilko 18 I fatti di Fontamara lun 4 gio 7 21 ven 8 21 To be or not to be lun 8 sab 9 21 To be or not to be dom 10 17 To be or not to be Piazza dʼItalia lun 8 mar 9 21 Lʼimpresario delle Smirne Piazza dʼItalia mar 9 20,30 21 Le signorine di Wilko mer 10 21 Lʼimpresario delle Smirne mer 10 20,30 21 Le signorine di Wilko Buffoni armati gio 11 17 Lʼimpresario delle Smirne Piazza dʼItalia gio 11 17 Le signorine di Wilko 20,30 21 Lʼimpresario delle Smirne Piazza dʼItalia ven 12 20,30 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara mer 13 21 To be or not to be sab 13 21 Lʼimpresario delle Smirne Piazza dʼItalia sab 13 20,30 21 Le signorine di Wilko I fatti di Fontamara gio 14 17 To be or not to be dom 14 17 Lʼimpresario delle Smirne 18 dom 14 17 Le signorine di Wilko 18 21 I fatti di Fontamara ven 15 21 To be or not to be lun 15 sab 16 21 To be or not to be mar 16 21 Shylok Amleto dom 17 17 To be or not to be mer 17 21 Shylok Amleto mar 16 mer 17 20,30 21 Lʼimpresario delle Smirne 22 Piazza dʼItalia Kohlhaas Kohlhaas gio 18 17 Lʼimpresario delle Smirne 20,30 22 Piazza dʼItalia mar 19 21 Le nuvole ven 19 20,30 21 Lʼimpresario delle Smirne 22 Piazza dʼItalia mer 20 21 Le nuvole sab 20 19 21 Lʼimpresario delle Smirne 23 Piazza dʼItalia gio 21 17 Le nuvole dom 21 17 Lʼimpresario delle Smirne 18 21 Piazza dʼItalia ven 22 21 Le nuvole lun 22 sab 23 21 Le nuvole mar 23 10,30 Pippi Calzelunghe 20,30 22 Piazza dʼItalia dom 24 17 Le nuvole mer 24 10,30 Pippi Calzelunghe 21 22 Piazza dʼItalia lun 18 lun 25 I fatti di Fontamara Buffoni armati Buffoni armati Kohlhaas Kohlhaas Kohlhaas Spiritati racconti Frollo Buffoni armati Tracce gio 25 10,30 Pippi Calzelunghe 20,30 22 Piazza dʼItalia ven 26 10,30 Pippi Calzelunghe 20,30 22 Piazza dʼItalia sab 27 16 Pippi Calzelunghe 19 21 Piazza dʼItalia dom 28 17 Pippi Calzelunghe 18 21 Tracce 17 Shylok 21 Amleto 21 Shylok Amleto sab 20 21 Shylok Amleto dom 21 17 Shylok 18 Amleto mar 23 21 Shylok Amleto mer 24 21 Shylok Amleto gio 25 17 Shylok 21 Amleto ven 26 21 Shylok Amleto sab 27 21 Shylok Amleto dom 28 17 Shylok 18 21 Amleto 21 Le nuvole mer 27 21 Le nuvole gio 28 17 Le nuvole ven 29 21 Le nuvole lun 29 10 21 0 sab 30 21 Le nuvole mar 30 10 21 dom 31 17 Le nuvole mer 31 Tracce - h. 23: Spiritati racconti Tracce Piazza dʼItalia 2,00 € 1,00 € no la prevendita è applicata fino ad un’ora prima dello spettacolo *giovani fino a 25 anni, adulti oltre 65 anni, abbonati Teatro di Roma, abbonati Accademia Filarmonica Romana, possessori di Bibliocard, gruppi organizzati di almeno 15 persone Cartateatro carta argentina 6 ingressi gio 18 ven 19 mar 26 Tracce prevendita - posto unico 15,00 € - ridotto 12,00 € - doppio spettacolo 10,00 + 10,00 € Abbonamento libero utilizzabile anche da più persone per lo stesso spettacolo. La scelta del giorno e del posto può essere fatta telefonando al numero 06 684000345 (lunedì-venerdì ore 10.00-17.00) o direttamente presso le biglietterie dei teatri 120 € poltrona e palchi fino al II ordine carta india 8 ingressi 80 € posto unico carta teatro di roma** 6 ingressi 60 € palchi III e IV ordine Teatro Argentina posto unico Teatro India W15 ingressi (acquistabile solo on line) lun 22 Tracce prevendita 3,00 € 3,00 € 2,00 € Buffoni armati lun 15 Piazza dʼItalia intero 22,00 € 17,00 € 13,00 € 12,00 € intero I fatti di Fontamara ven 12 Piazza dʼItalia 3,00 € 3,00 € 2,00 € cambi I cambi sono consentiti, secondo la disponibilità dei giorni e dei posti, ai soli abbonati a posto fisso, telefonando al numero 06 684000314, e riconsegnando il tagliando al botteghino al momento dello spettacolo, costo 5,00 €. Buffoni armati 21 To be or not to be 20,30 21 Lʼimpresario delle Smirne 22 prevendita 27,00 € 22,00 € 16,00 € 12,00 € biglietti ridotti* e pomeridiane infrasettimanali giovedì h. 17 e mercoledì h. 19 - poltrona - palchi platea, I e II ordine - palchi III, IV e V centrale - loggione I fatti di Fontamara mar 12 lun 11 India sala B intero Teatro India 21 Piazza dʼItalia BIGLIETTI Teatro Argentina ** la Cartateatro Teatro di Roma è valida per le produzioni del Teatro di Roma Cyrano de Bergerac, Filumena Marturano, Molto rumore per nulla, Danza di morte, Festa di famiglia Piazza d’Italia, Finale di partita Associazione Teatro di Roma Consiglio di amministrazione Oberdan Forlenza, Presidente Semi dʼacciaio Semi dʼacciaio Semi dʼacciaio Semi dʼacciaio Semi dʼacciaio Renato Giordano Silvana Novelli Massimo Pedroni Debora Pietrobono Revisore dei Conti Mario Perrone, Presidente Vincenzo Gagliani Caputo Giuseppe Ferrazza Direttore Giovanna Marinelli Dirigente amministrativo e organizzativo Filippo Vacca Redazione Sandro Piccioni Ugo Riccarelli Paolo Ruffini Paola Folchitto Progetto grafico BaldassarreCarpiVitelli impaginazione Paola Folchitto con il contributo di Pietro Zoli Stampa CTS grafica - Città di Castello (Pg) FRATELLI DI STORIA 7 www.teatrodiroma.net PIAZZA D’ITALIA DAL ROMANZO OMONIMO DI ANTONIO TABUCCHI REGIA MARCO BALIANI LA REPUBBLICA DI UN SOLO GIORNO © Aldo Valenti DI MARCO BALIANI E UGO RICCARELLI REGIA MARCO BALIANI Ogni età, biologica o storica o sociale, necessita ad un certo punto del suo percorso, di un Tempo speciale, per superare una soglia e addentrarsi in un’altra dimensione dell’esistenza, lasciandosi alle spalle il passato, e muovendosi verso l’ignoto, verso un tempo futuro che ancora non si può manifestare. Queste soglie, questi ponti o passaggi permettono il traghettamento di persone, strati sociali, interi Paesi verso una trasformazione, verso una metamorfosi ineludibile, necessaria come destino e come sviluppo. I ponti possono essere più di uno durante la vita di un essere umano, più di uno durante l’esistenza di una nazione o di un continente, più di uno durante la vita di una comunità, di un gruppo, di una famiglia. Anche se poi guardando indietro, al termine di una esistenza si può rintracciare tra tutti i passaggi compiuti quello che più ha segnato il tragitto, il ponte più arduo da attraversare, quello in cui con più accanimento si sono concentrate le prove di mutazione che la vita ci ha chiesto. Quello, fra tutti, è il ponte speciale, oltre il quale è accaduta la nostra epifania. Questo passaggio è sempre traumatico, non è suscettibile di mediazioni, ci si libera della pelle precedente e si è costretti a entrare in una pelle nuova. La durata del tragitto, la lunghezza del ponte, non sono mai misurabili secondo i Tempi della vita precedente e neppure confrontabili coi Tempi del Dopo, minuti, mesi o anni non sono mai definibili con un’unica data del calendario , il Tempo necessario ad attraversare il ponte è un Tempo del cuore e dell’anima, una temporalità che sospende il tempo della norma. Il passaggio è dunque sempre drammatico, nel senso che lì, sul ponte accadono drammi, azioni e gesti si scontrano tra passato prossimo e immediato presente, anzi a volte il dramma è tale che occorre, per passare oltre la soglia, inventare nuove parole e nuovi gesti, sentire in altro modo il mondo, o dal mondo farsi diversamente accogliere. Per questo le storie che parlano di questo attraversamento sono già percorsi densi di una dimensione teatrale perché il teatro è il luogo-spazio temporale dove si fanno precipitare in un tempo condensato conflitti e drammi, è il luogo dello scontro e della mutazione per eccellenza. In questo senso “Fratelli di Storia” unisce, in un tempo di realizzazione che sarà pluriennale, il racconto di queste mutazioni attraverso il tema della memoria, un avvicinarsi e addentrarsi in cosa costituisce la nostra identità di italiani, anche in previsione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Un modo, se vogliamo, per ripensare alla nostra Storia di paese e di nazione, attraverso lo sguardo di giovani adolescenti, attraverso personaggi che traghettano, nella grande Storia, le loro personali trasformazioni. Da un lato, con “Piazza d’Italia”, tratto dall’omonimo romanzo di Tabucchi, verranno toccati alcuni nodi della nostra memoria narrati mediante le vicende di un borgo dell'alta toscana e dei suoi abitanti, nell'arco storico che va dall'unità d'Italia ai primi anni sessanta; dall’altro, con “La Repubblica di un solo giorno” si vivrà la rivisitazione di una vicenda appassionante, eppure poco conosciuta nella memoria degli italiani: la nascita della Repubblica Romana del 1849 e la promulgazione della sua, modernissima, carta costituzionale. Il progetto, oltre a questo comune riferimento alla nostra memoria storica, ha volutamente ulteriori elementi di unità tra i due spettacoli i quali, proprio per questi legami, verranno presentati in contiguità, a serate alterne, “completati” dalla realizzazione di un video inchiesta per opera di un gruppo di giovani che “verificheranno” con i loro coetanei l’attualità dei valori che tengono “insieme” un Paese, che ne costituiscono, appunto, l’identità e la storia. Per mantenere l’omogeneità del progetto, gli spettacoli saranno il frutto del lavoro che il regista Marco Baliani effettuerà con lo stesso gruppo di attori (tra i quali molti giovani provenienti dall’Accademia d’Arte Drammatica di Roma) e, ancora, operando con un medesimo intento drammaturgico, utile a creare una presenza corporea forte, in una invenzione simbolica e al contempo materica, fatta di gesti , danza, canti e oggetti, manufatti appositamente realizzati. Proprio la qualità dello stesso impianto scenografico, della presenza scenica di un unico gruppo di attori, del loro linguaggio drammaturgico, permetterà a queste storie del nostro passato prossimo di farsi specchio della nostra contemporaneità, rifuggendo dalla trappola di una rivisitazione neorealista. Marco Baliani un progetto di Marco Baliani 8_28 FEBBRAIO .10 TEATRO INDIA 8_13 E DOMENICA 28 ORE 21 DOMENICA 14 E DOMENICA 21 ORE 18 16_19 E 23_26 ORE 20.30 DAL ROMANZO OMONIMO DI ANTONIO TABUCCHI SABATO 20 E SABATO 27 ORE 19 REGIA MARCO BALIANI TEATRO DI ROMA PIAZZA D’ITALIA PIAZZA D’ITALIA Nel 2011 il nostro paese compirà 150 anni. Non si sa ancora come questo anniversario sarà celebrato. Di certo sarà un momento importante per riflettere sulle nostre identità, sul percorso che ci ha portati fin qui, sulla memoria , sulle tappe, le date, le persone e i fatti che hanno permesso di essere quello che siamo. Ho pensato così di cominciare un percorso teatrale di avvicinamento a questa scadenza, che mi permettesse di toccare alcuni temi, e di narrarli in azioni sceniche. Piazza d’Italia, il romanzo di Antonio Tabucchi, è il racconto di un’ epopea famigliare. Attraverso le storie di tre generazioni di ribelli, che a loro volta si intrecciano con quelle degli altri abitanti del borgo toscano dove il tempo del romanzo si svolge, si percorre un arco storico di cento anni. Si passa così dallo sbarco dei mille, alla prima grande guerra, al fascismo, all’arrivo dei nazisti che bruciano il paese, fino alla lotta di liberazione e agli anni sessanta della ricostruzione e della contestazione. Ma la grande Storia fa da sfondo all’intreccio di piccole storie molto potenti, dense di accadimenti, di conflitti, di esperienze e umanità e che proprio per questo riescono con più forza a raffigurare lo scenario del tempo storico e del suo svolgersi. La sua ineluttabilità, nella vita minuta di Garibaldo, di Gavure o di Don Milvio, acquista la forma epica del Destino, insinua la possibilità che la Storia grande possa sempre scompaginarsi, per un gesto di rivolta, per un sogno, per un crocicchio inaspettato. Così sono proprio queste storie e i personaggi che le veicolano a illuminare, riverberare e in parte riuscire a far comprendere sotto una luce nuova il tragitto accidentato del nostro paese dall’unità d’Italia fino alla soglia del ‘68. Il linguaggio con cui le narrazioni si dipanano ha la semplicità del sogno, le vicende si muovono in una leggerezza onirica dove un’antica antropologia fatta di oroscopi, segni, superstizioni e credenze governa il vivente con assai più imperio che non la pretesa razionalità del potere. un progetto di Marco Baliani La scrittura di Tabucchi è visionaria, densa di immagini,di gesti e parole memorabili, di narrazioni e dialoghi improvvisi che aprono squarci commoventi e indimenticabili. Così il romanzo riesce a parlare di noi,quelli che restano oggi,dopo cento anni di storia, a fare i conti e tirare le fila di vicende che legano uno all’altro figli e padri, generazioni contadine a generazioni urbanizzate, attraverso la veloce e violenta trasformazione di un territorio, delle sue tradizioni , dei suoi valori. Ho voluto conservare nello spettacolo la coralità epica della scrittura di Tabucchi, secondo una ricerca di drammaturgia narrativa che caratterizza da anni il mio percorso. Per questo ho cercato di tessere l’arazzo di un albero genealogico, senza però mai cadere nell’illustrazione o nell’oleografia, lavorando ad una composizione multiforme, dove più scene avvengono sullo stesso piano spazio temporale. Da improvvise cadute nel dramma con dialoghi serrati, si passa in un lampo ad una narrazione epica e corale, oppure al racconto di un solo personaggio, mentre si muovono corpi che narrano senza parole. Nella concisione necessaria alla scena teatrale, quello che resta, decantandosi dalla scrittura ampia del romanzo, deve possedere un’aura ancor più luminosa, deve sintetizzare nelle economie dei gesti e delle parole immagini che si incidono nella memoria, anche se effimere e sempre imprendibili. Immagini che devono essere cercate e create nella rappresentazione e non per la rappresentazione, valorizzando in primo luogo il percorso del gruppo di artisti che ne insegue l’impossibile compimento. Marco Baliani È attore, autore e regista. PER SAPERNE DI PIÙ Marco Baliani Dentro un gatto ci sono tante storie Filema - 2009 Marco Baliani L’amore buono Rizzoli - 2006 Marco Baliani La metà di Sophia Rizzoli - 2008 Marco Baliani Corpo di Stato. Il delitto Moro Rizzoli - 2003 Marco Baliani Nel regno di Acilia Rizzoli - 2004 Con lo spettacolo Kholhaas del 1989 attraverso un originale percorso di ricerca , da vita al teatro di narrazione, che segna la scena teatrale italiana. Marco Baliani nel corso degli anni prosegue la ricerca sulla narrazione, con gli spettacoli Tracce, Lo Straniero da Camus, Corpo di Stato, trasmesso in diretta televisiva su RAI 2 dai Fori Imperiali di Roma Francesco a testa in giù, in diretta su Rai 2 dal sagrato della basilica di Assisi. L’ esplorazione di una possibile drammaturgia narrativa ha avuto diversi esiti con spettacoli epico corali come Antigone delle città, evento teatrale con 100 attori,per la commemorazione della strage di Bologna o Come gocce di una fiumana, premio IDI alla regia, sulle memorie dei soldati della prima guerra mondiale. Per cinque anni , dal 1996 al 2000 dirige il progetto artistico I Porti del Mediterraneo(Ente teatrale italiano) producendo spettacoli corali con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea. Dall’agosto 2002 con Amref avvia un progetto di volontariato artistico con i ragazzi di strada di Nairobi, da cui nascono gli spettacoli Pinocchio Nero ( premio Ubu ) e L’amore Buono. È attore in cinema per la regia di Mario Martone , Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Davide Ballarini, Roberto Andò, Saverio Costanzo, Andrea Molaioli, Daniele Vicari. È autore del romanzo Nel Regno di Acilia e dei racconti La metà di Sophia pubblicati da Rizzoli. Gli antichi Greci, quando attribuirono divinità protettrici alle arti che gli Uomini hanno inventato per esprimere ciò che sentono e ciò che pensano, capirono che anche la Storia – che è l’arte di raccontare ciò che ci successe e ci succede – aveva bisogno di una musa, e la chiamarono Clio. sia perché ne ha ricevuto testimonianza documentale – vi inserisce qualcosa a suo piacimento o addirittura lo racconta all’incontrario. Per esempio, invece di raccontare che Erode ammazzava i bambini ci racconta che i bambini ammazzarono Erode. Raccontare è raccontarci Ma si resero anche conto che colui che si inoltra in quella difficile arte può essere abilissimo e ricco di retorica, ma il suo talento non produrrà buoni frutti se egli non possiede la memoria esatta di ciò che deve raccontare. O, peggio ancora, se pur conservandone memoria – sia perché ne fu testimone lui stesso, Gli Antichi giunsero così alla conclusione che Clio non poteva limitarsi a proteggere solo la scrittura della Storia, che in tanti modi si può fare, ma doveva proteggere anche la facoltà su cui l’essenza della Storia si basa, e attribuirono a Clio un duplice compito. Clio divenne dunque musa della Storia e della Memoria: prendendosi per segretaria Mnemosine, che di Memoria è ancella, divenne la “garante” della Storia. Garante nel senso che attesta che le vicende che qualcuno ci racconta sono veritiere: garantisce che si tratta di un racconto DOC, cioè di un prodotto di origine controllata. *** Faccio un esempio di un prodotto di origine non controllata. Il 12 dicembre 1969 nella Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano scoppiò una bomba che causò ventisette morti e decine di feriti. Il Ministero degli Interni della Repubblica italiana fece dichiarare con solerzia, attraverso la televisione pubblica e la stampa allora credibile come il “Corriere della Sera”, che la strage era opera del movimento anarchico e gli esecutori materiali si chiamavano Pietro Valpedra e Giuseppe Pinelli. Quest’ultimo, trattenuto illegalmente in questura, cadde dalla finestra per un “malore attivo” (sono le parole della sentenza sulla causa della sua morte). Come un atleta che in preda a una crisi cardiaca decide di fare un bel tuffo dal trampolino per vedere se gli fa bene. Sono passati quarant’anni, ma dov’è Clio? In quale armadio lo Stato italiano ha rinchiuso Mnemosine? Recentemente il presidente della Repubblica ha chiamato a sé le vedove delle due vittime che seguirono alla strage della bomba: Pinelli, l’uomo che per “malore attivo” cadde dalla finestra della questura, e il commissario Calabresi, l’uomo che in questura lo aveva interrogato. E che cadde anche lui, ma per “malore passivo” se così si può dire, perché fu abbattuto per strada come un animale. Forse perché sapeva? Perché poteva raccontarci qualcosa di vero? Questo non si sa, Mnemosine è sotto terra. Chiamare le vedove e dire cose sagge è un gesto saggio. Purtroppo la saggezza non fa Storia. E poi nella questione c’è una differenza di fondo: non fu Giuseppe Pinelli che convocò a casa sua la polizia; fu lo Stato che convocò Giuseppe Pinelli in questura. Un grande scrittore argentino, Ernesto Sabato, ha scritto un romanzo che si chiama Sopra eroi e tombe. La Repubblica Italiana è autrice di una vicenda che però romanzo non è e che si potrebbe intitolare “Sopra vittime e tombe”. È Storia, ma noi non la conosciamo. *** Marco Baliani, Ascanio Celestini, Laura Curino, Marco Paolini, Gabriele Vacis La bottega dei narratori. Storie, laboratori e metodi Audino - 2005 Gli scrittori non scrivono la Storia, raccontano delle storie. A loro modo sono dei cantastorie, cioè tramandano con la scrittura la loro memoria o una memoria collettiva. Ma la Storia con la maiuscola è fatta anche delle loro storie. Di queste storie. Dalle nostre storie. Raccontare è raccontarci, scrivere è testimoniare, leggere è ricordare insieme. Antonio Tabucchi PER SAPERNE DI PIÙ Antonio Tabucchi Piazza d’Italia. Favola popolare in tre tempi, un epilogo e un appendice Feltrinelli 2001 Marco Alloni Antonio Tabucchi Una realtà parallela. Dialogo con Antonio Tabucchi ADV Advertising Company 2008 Antonio Tabucchi lettura di Marco Baliani Sogni di sogni. Con audiolibro. Cd Audio Full Color Sound 2008 Antonio Tabucchi lettura di Marco Baliani Donna di Porto Pim. Audiolibro. CD Audio Full Color Sound 2006 Antonio Tabucchi L’oca al passo. Notizie dal buio che stiamo attraversando Feltrinelli 2008 Antonio Tabucchi Il vento invecchia in fretta Feltrinelli 2009 LA REPUBBLICA DI UN SOLO GIORNO Una vicenda appassionante e “forte”, densa di significati e di qualità, dall’aspetto romantico eppure moderno, durante la quale, seppur per un breve spazio di tempo, si è data dimostrazione di come sia possibile “costruire” una repubblica, sostenerla con dei valori autentici, davvero democratici. Un episodio appassionante della Storia del nostro Paese. Appassionante e allo stesso tempo, per le sue modalità, per l’importanza delle sue caratteristiche, poco conosciuto alla grande massa degli italiani. E dire che, a leggerne anche soltanto la cronologia degli eventi, l’avventura della “Repubblica dei Briganti”, come venne definita dai sostenitori del Papa Pio IX, ha tutte le caratteristiche di plot e di “casting” per una narrazione da tenere incollate le persone, alle immagini e alle parole. Uno scenario come quello della città di Roma. Personaggi come Mazzini e Mameli, Garibaldi e Anita, il Papa e i Borboni, l’esercito francese comandato dal terribile Oudinot e un gruppo di giovani eroi romantici pronto a immolarsi per l’indipendenza e la libertà. E poi, il popolo minuto di Roma, quello che le ha viste tutte e a tutto è avvezzo, sottomesso al governo papale, attanagliato dalla miseria e dalla fame, preda di un disincanto che, una volta tanto, si sgretola piano piano in una forma di orgoglio, di prima resistenza verso la palese ingiustizia che un esercito straniero, a parole difensore della democrazia, va a compiere per motivi di prestigio politico, per una politica estera che, come sempre, giustifica ogni ragione di Stato. E in mezzo a tutto questo il valore profondo, vero, dei fatti, dello studio, della discussione che porterà a formulare una carta costituzionale di sorprendente modernità, base di molte altre che verranno, compresa quella della Repubblica Italiana fondata sul lavoro e nata dalla resistenza. Una Repubblica che durerà lo spazio di un sogno: il giorno stesso in cui la Costituzione sarà presentata sulla Piazza del Campidoglio bardata a festa, dalle pendici del Gianicolo i francesi scenderanno a prendere possesso della Città Eterna per restituirla al Papa. La città, i suoi muri, la sua materia, sarà, come si dice, normalizzata, ma come scrisse Mazzini, i briganti avranno dimostrato che è possibile autodeterminarsi, lottare contro la tirannia, discutere e democraticamente fondare un sistema di vita che riconosca dignità e cittadinanza a ogni persona. Una lezione di storia che la regia di Marco Baliani racconterà con la forza del teatro, a dimostrare come la materia profonda degli uomini, le loro alte aspirazioni, la civiltà del diritto sono oggi più che mai importanti e valide, e che per la loro delicatezza, per la loro vitalità, hanno sempre bisogno di studio e di attenzione, di memoria e di cura. Di teatro. Di quella materia che possa ricordare i valori fondanti di un vivere civile, affinché quello che siamo riusciti a costruire, a far durare nel tempo, non si sciolga come una repubblica di un solo giorno. PER SAPERNE DI PIÙ Stefano Tomassini Storia avventurosa della rivoluzione romana. Repubblicani, liberali e papalini nella Roma del '48 Il Saggiatore - 2008 Roma, Repubblica: venite! Percorsi attraverso la documentazione della Repubblica romana del 1849 Gangemi - 2000 La primavera della nazione. La Repubblica romana del 1849 Affinità Elettive Edizioni - 2006 Claudio Fracassi La meravigliosa storia della repubblica dei briganti Mursia - 2005 Irene Manzi La costituzione della Repubblica romana del 1849 Affinità Elettive Edizioni - 2003 Pietro Pistelli, Marco Severini L’alba della democrazia. Garibaldi, Bruti e la Repubblica romana Affinità Elettive Edizioni - 2004 La forza della memoria Così com’è proprio della società in cui viviamo, di quella società che noi stessi abbiamo costruito, il vivere odierno consuma, fagocita e digerisce rapidamente ogni cosa e ogni cosa trasforma altrettanto rapidamente in passato. Ma, spesso, poiché non abbiamo cura nel costruirne le basi, nel curarle e coltivarle, quel passato diventa labile, ha una consistenza friabile e ciò che è stato cessa di essere un momento di riflessione, di confronto, di studio e, non ultimo, di identità. Il nostro vivere veloce ha uno sguardo distratto, reso superficiale proprio dalle caratteristiche bulimiche che lo fondano. E’ denso di oggetti e di comportamenti standardizzati che occupano ogni spazio, di un parossismo il cui prodotto, alla fine, è il contrario dell’illusione di onnipotenza di cui si nutre e che, in verità, ci rende al contrario più deboli. Noi crediamo, allora, che in questo quadro sia necessario recuperare il senso delle storie, delle vicende che, partendo dalla vita minuta di ognuno di noi, una legata all’altra formano la Storia di una comunità, di una nazione. Per questo riteniamo che la memoria che ci restituisce il teatro sia una memoria “forte”, adatta a restituire quel senso che, specialmente alle generazioni più giovani, si sta sfaldando sempre più. “Fratelli di Storia” riprende i fili delle storie degli italiani, le storie delle loro miserie e dei loro sogni, quelle delle speranze e delle lotte, dei tradimenti, delle idee. Le storie che hanno animato le piazze d’Italia, che hanno sostenuto la libertà e la democrazia, quelle di costituzioni repubblicane durate lo spazio di un giorno eppure, a discapito del loro breve tempo, resistenti e forti. Sono queste storie e le loro parole che abbiamo voluto girassero sul palcoscenico e che, proprio come un filo di pensiero, venissero raccolte dai giovani che partecipano al progetto per leggerle, interpretarle, raccontarle e, partendo dal teatro, ritornare sulle strade e sulle piazze di due nostre grandi città per verificarne il senso, per riflettervi e, finalmente, dalla memoria, vivere e comprendere meglio il presente. G.M. un progetto di Marco Baliani