Notiziario del Teatro di Roma
gennaio.marzo
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www.teatrodiroma.net
ARGENTINA
LETTERATURA E TEATRO:
MELVILLE E IWASKIEWICZ
n un recente studio
compiuto dalla ECCOM
in collaborazione con la
LUISS Business School e
curata dal Proferssor Michele
Trimarchi, è stato analizzato
l’influsso del Teatro di Roma
sull’economia e sul benessere. Lo
studio in questione parte dalla
considerazione di come il teatro
possieda una peculiarità
insostituibile per la sua capacità di
attivare, appunto, un importante
impatto sull’economia locale e sul
benessere della comunità in cui
risiede. Tale peculiarità va
ricercata, secondo gli estensori
della ricerca, in almeno diversi
elementi che le altre attività
economiche non possiedono. Un
primo sta senz’altro nella specifica
qualità delle risorse umane che il
teatro impiega, un personale al
quale è chiesta una forte
combinazione tra capacità
tecniche e idee creative, al quale è
indispensabile un continuo
adeguamento delle proprie
competenze specializzate. Ciò
perché la produzione teatrale si
basa su una sorta di ingegnosità di
fondo che costruisce un prodotto
la cui qualità è data dall’incisività
del processo di creazione in senso
lato, piuttosto che dal valore
economico e finanziario dei
materiali. Per questo l’impresa
teatrale attira talenti creativi e si
configura come polo di
metabolizzazione di forti capacità
innovative, rendendosi anche
fertile snodo di scambio verso altri
settori dell’economia locale. Inoltre
il teatro è in grado di produrre, sul
proprio territorio, una serie di
particolari benefici economicosociali, benefici che superano il
mero orizzonte monetario e che,
come abbiamo più volte detto su
queste pagine, caratterizzano in
I
INDIA
LETTERATURA E TEATRO:
FRATELLI DI STORIA
TABUCCHI E SILONE
degli adolescenti (attraverso
l’integrazione dei nuovi spettatori
con il pubblico serale tradizionale).
È un’attenzione che non si esprime
solo con la ricerca della qualità,
ma con le opportunità di visita dei
siti teatrali, con attività
laboratoriali, attraverso il contatto
continuo con il mondo scolastico e
universitario, con il lavoro
ultradecennale del laboratorio
Gabrielli e con una serie di prodotti
e servizi rivolti a sistematizzare il
rapporto individuale tra teatro e
singolo spettatore o appassionato.
È una strategia rivolta dunque alla
sistematica da parte del pubblico. costruzione e allo sviluppo del
senso di appartenenza e di
Il TdR è stato il primo teatro in
identità dei cittadini, alla
Italia a duplicare le sue sedi per
socializzazione, allo scambio
diversificare l’offerta basata
culturale, all’inclusione di
proprio sulle differenze
specifiche categorie svantaggiate
linguistiche e culturali
e, in definitiva, al miglioramento
complementari. Anche questa
della qualità della vita dell’intera
scelta, secondo l’analisi, ha
comunità alla quale il Teatro di
contribuito a costruire un’identità
riconoscibile, “ponendo al servizio Roma appartiene, a una qualità
che non può essere soltanto il
della propria strategia culturale
risultato di un benessere
strumenti e servizi che riescono a
innervarsi nel tessuto sociale della strettamente economico.
Ci conforta, dunque, che la
città di Roma attivando un vero e
proprio dialogo con la comunità dei conclusione dello studio sul nostro
lavoro sottolinei come “…gli
residenti e dei visitatori.” Gli
specifici benefici di un teatro
aspetti fin qui delineati come
risultano irraggiungibili In da parte
elementi di una precisa strategia
di qualsiasi altra attività
hanno anche permesso di
economica. In questo senso il
sviluppare e accrescere il valore
Teatro di Roma, schivando le
del capitale umano,
ricorrenti
prassi volte a creare
rappresentando dunque un
effetti speciali e ad attrarre
efficace sbocco per operatori di
consumatori
occasionali in cerca
elevata professionalità, come
di eventi straordinari, mantiene
banco di formazione per carriere
l’allure artigianale di un’attività
artistiche, tecniche e
antica come l’umanità e la ibrida
amministrative. Come ultimo
efficacemente con continue
punto viene sottolineata la
innovazioni linguistiche,
particolare attenzione del nostro
tecnologiche, organizzative e
rapporto con il pubblico e, in
relazionali, apparendo con tutta
particolare, verso le generazioni
dei più giovani (specialmente con il evidenza tra i poli identitari più
forti e incisivi di Roma.”
completamento in senso
polifunzionale del Teatro India), e
TEATRO E QUALITÀ
DELLA VITA
modo decisivo la qualità della vita
di ogni singolo spettatore e della
comunità nel suo insieme. Si tratta
dunque di qualcosa che va oltre la
sinteticità di un bilancio o, in un
quadro più generale, della misura
di un PIL, e che spazia dalla
riqualificazione degli spazi urbani
all’accrescimento della
socializzazione e del
multiculturalismo, dal
rafforzamento del senso di
appartenenza e di identità della
comunità locale all’aumento del
capitale sociale, dall’allocazione di
risorse professionali a elevata
specializzazione alla riduzione
dell’esclusione sociale. Alla luce di
queste considerazioni l’analisi
compiuta dalla ECCOM assume un
particolare interesse sia per il
teatro in sé, che necessita di
elementi freschi di valutazione
delle proprie risorse, del loro valore
e delle risultanze della propria
attività, sia per il territorio sul
quale il teatro insiste. Infatti, le
pubbliche amministrazioni, le
imprese, il settore no profit, i
gruppi informali e gli stessi singoli
cittadini possono trarre dalle
analisi sull’impatto del teatro
indicazioni specifiche sui flussi di
scambio, sui valori in gioco, sul
ruolo culturale e sociale. In una
parola: sul benessere culturale
della comunità. In termini di
risultati, l’analisi sull’attività del
TdR mostra un quadro “ben
definito, e senz’altro positivo”, nel
quale, al di là dell’aspetto
economico giocato spesso tra
l’investimento pubblico e la
ricaduta generale delle attività
culturali sul territorio, esso va
invece “declinato con accuratezza
sugli aspetti qualitativi dell’offerta
culturale, che si mostra capace di
generare una serie di benefici
infungibili sul benessere della
comunità territoriale”. Lo studio
individua dei precisi punti di forza
della strategia e della nostra
attività. Viene per prima cosa
evidenziata la scelta di affiancare
a produzioni di grande repertorio
quelle attente alla drammaturgia
contemporanea e alle giovani
generazioni, con un impegno verso
lo sviluppo e la sperimentazione
dei nuovi linguaggi, anche a livello
internazionale. È un aspetto che
promuove e allo stesso tempo
consolida la varietà e il pluralismo
dell’offerta teatrale, consentendo
in questo modo, sia un confronto
critico approfondito ed esteso sia
una reazione cognitiva acuta e
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ARGENTINA
T E AT R O
12 gennaio
ore 15,30
ingresso libero
30 DICEMBRE .09_
17 GENNAIO .10
TEATRO STABILE
DEL FRIULI VENEZIA GIIULIA
TO BE OR NOT TO BE
DI MARIA LETIZIA COMPATANGELO
DAL SOGGETTO DI
MELCHIOR LENGYEL
PER IL FILM VOGLIAMO VIVERE
DI ERNST LUBITSCH
REGIA ANTONIO CALENDA
SCENE PIER PAOLO BISLERI
COSTUMI STEFANO NICOLAO
MUSICHE PASQUALE FILASTÒ
LUCI NINO NAPOLETANO
CANZONI NICOLA PIOVANI
con
Giuseppe Pambieri e
Daniela Mazzucato
e con Umberto Bortolani
Fulvio Falzarano
5_7 FEBBRAIO .10
THÉÂTRE DE LA PÉPINIÈRE
LES PRODUCTIONS DE L’EXPLORATEUR
proiezione di
Vogliamo vivere
Ernst Lubitsch, USA 1942
BARTLEBY LO SCRIVANO
UNO STORIA DI WALL STREET
A seguire, lo studioso e critico
cinematografico Vieri Razzini,
Luigi Avantaggiato,
dottorando presso il
dipartimento di Arti e Scienze
dello spettacolo, Antonio
Calenda e Maria Letiza
Compatangelo, coordinati da
Antonella Ottai, docente
presso il Dipartimento di Arti e
Scienze dello spettacolo,
“Sapienza”discuteranno
insieme dello spettacolo
teatrale e del film di Lubitsch.
nella tavola rotonda
DI HERMAN MELVILLE
TESTO FRANCESE PIERRE LEYRIS
(ED. GALLIMARD)
ADATTAMENTO DANIEL PENNAC
REGIA FRANÇOIS DUVAL
SCENOGRAFIA CHARLOTTE MAUREL
LUCI EMMANUELLE PHELIPPEAU-VIALLARD
lettura spettacolo con
Daniel Pennac
durata 70’ senza intervallo
orari 5 e 6 ore 21, domenica ore 17
Dal soggetto allo schermo, dal
soggetto alla scena.
durata 2 ore e 30’ con intervallo
orari ore 21
giovedì e domenica ore 17
31 dicembre ore 20, 1 e 5 gennaio ore 17
7 gennaio riposo, lunedì riposo
Il lavoro di Maria Letizia
Compatangelo mantiene la stessa
forza e l’ironia del testo originale di
Melchior Lengyel dal quale Lubitsch
realizzò nel 1942 il noto Vogliamo
vivere. Con sagacia e intelligenza, il
regime nazista veniva messo alla
berlina, utilizzando con abilità e
leggerezza il gioco del teatro nel
teatro: nella Polonia occupata dai
tedeschi, infatti, una compagnia
teatrale, grazie alla sua capacità di
imitare i gerarchi nazisti, aiuta la
resistenza e lavorerà per la difesa
della libertà.
Scrive Rita Sala (Il Messaggero)
“Leggerezza, grazia ironica, battute
a raffica e lampi d’ingegno
consentono alla rappresentazione,
ben diretta e ben recitata, di far
vivere al pubblico due dimensioni
costanti: il divertimento, a tratti
surreale, e la condanna del nazismo.
Calenda affianca alla passione per i
classici (…) una particolare
attitudine allo spettacolo con
musiche”.
Ci sono luoghi dove le efferatezze
peggiori possono assumere contorni
delicati e lievi: sono il teatro e il
cinema, macchine immaginarie
capaci di ribaltare la realtà con gli
strumenti del sogno (…) Calenda
suggerisce che si può
sdrammatizzare senza intaccare la
memoria (…) con una compagnia di
18 attori che ogni sera riceve i
complimenti del pubblico per
l’insostenibile leggerezza del
tragico di cui si fanno carico.”
Roberto Canziani (Il Piccolo)
19_31 GENNAIO .10
TEATRO STABILE DELL’UMBRIA
LE NUVOLE
DI ARISTOFANE
TRADUZIONE LETIZIA RUSSO
REGIA ANTONIO LATELLA
SCENE E COSTUMI ANNELISA ZACCHERIA
SUONO E MUSICHE FRANCO VISIOLI
IDEAZIONI LUCI GIORGIO CERVESI RIPA
con
Marco Cacciola, Annibale Pavone
Maurizio Rippa, Massimiliano Speziani
durata 2 ore e 20’ con intervallo
orari ore 21, domenica ore 17
lunedì riposo
“Le nuvole sono tutto e non sono
niente,sono i nostri desideri e le
nostre paure, le nostre gioie e i
nostri orrori, e diventano tutto ciò
che vogliamo ma non potranno mai
essere, mai esistere, eppure sono
indistruttibili, come i pensieri, le
idee …”
Antonio Latella
nell'ambito del progetto
Face à face
Parole di Francia per scene d'Italia
“…Commedia della tarda Atene che
irride all’educazione, alla famiglia,
alla religione, il testo è una sorta di
bomba a orologeria sotto ogni
morale costituita. Un padre
disperato per l’inadeguatezza del
figlio e la insostenibilità della
moglie, si rivolge a un Olimpo
dissipato, o a quel che resta
dell’antica fede, per sanare la sua
situazione. Il responso sarà quello
di rivolgersi alle Nuvole del titolo,
con le conseguenze che facilmente
si possono immaginare. Latella da
una parte asciuga il testo (sono solo
quattro gli attori, egregi, in scena),
dall’altro amplia visioni e
suggestioni trasformando quella
pessimistica invenzione di
Aristofane in una sorta di asciutto
cabaret. Tutti in nero esistenzialista
i personaggi e sfavillante in tutù e
ventaglione di struzzo la divinità
nuvolare, grazie a una performance
strepitosa di Maurizio Rippa…”
Gianfranco Capitta – Il Manifesto
New York, intorno al 1840. Un
avvocato di Wall Street mette un
annuncio su un giornale per
procurarsi un nuovo scrivano.
L’incontro tra i due personaggi dà
luogo ad un confronto inquietante,
nel quale l’ordine delle cose è
sconvolto dal reiterarsi del
“Preferirei di no” con cui lo scrivano
respinge ogni richiesta del
capufficio. Il mondo del lavoro,
dell’assuefazione quotidiana, del
discorso, della ragione stessa entra
in crisi davanti all’inerme Bartleby,
un po’ Buster Keaton e un po’
scarafaggio kafkiano ante litteram,
angelo sterminatore che annuncia
una verità altra. Melville dimostra di
saper scherzare genialmente su
temi alti e ossessionanti come la
pazzia, la predestinazione, la
impossibilità congenita di
comunicare fra l’uomo felicemente
integrato e l’uomo segnato per
sempre da un trauma indicibile.
venerdì 22 gennaio .10
Teatro Argentina
incontro
in collaborazione con
il Centre culturel Saint-Louis de
France
L’incontro, aperto al pubblico ma
indirizzato principalmente alle
scuole medie superiori è dedicato al
“Bartleby, lo scrivano” di Melville
nell’adattamento di Pennac.
Alle ore 15.00 si terrà in lingua
francese e alle ore 16 circa in
lingua italiana.
Apparso nel 1853 è considerato uno
dei più bei racconti dell’epoca
moderna, imitato, mediato e
tradotto da alcuni dei massimi
scrittori contemporanei come
Borges, Beckett, Michel Leiris,
Perec, Calvino
9_21 FEBBRAIO .10
TEATRO STABILE DEL VENETO
TEATRO STABILE DI CATANIA
FONDAZIONE ANTONVENETA
CON IL SOSTEGNO DE LA BIENNALE DI VENEZIA
L’IMPRESARIO DELLE
SMIRNE
DI CARLO GOLDONI
REGIA LUCA DE FUSCO
ADATTAMENTO LUCA DE FUSCO
E ANTONIO DI POFI
MUSICHE NINO ROTA
SCENE ANTONIO FIORENTINO
COSTUMI MAURIZIO MILLENOTTI
ELABORAZIONE MUSICALE ANTONIO DI POFI
COREOGRAFIA ALESSANDRA PANZAVOLTA
LUCI EMIDIO BENEZZI
con
Eros Pagni,
Gaia Aprea, Max Malatesta
Anita Bartolucci, Alvia Reale, Paolo Serra
Enzo Turrin
durata 2 ore e 40’ con intervallo
orari ore 21, domenica ore 17
lunedì riposo
Lo spettacolo racconta di una
scalcinata e scombinata compagnia
degli anni ‘50 che vuole portare a
Smirne un avanspettacolo
ambientato nel ‘700, in parallelo con
la vicenda immaginata da Goldoni
che mette in scena le vicende di una
compagnia lirica di terza categoria.
"Mi hanno colpito le analogie tra i
personaggi dell'Impresario e quelli
che popolano il mondo dei primi film
di Fellini - sottolinea De Fusco - ed
è sorprendente la precisione con cui
Goldoni disegna i suoi bozzetti
sociali, molto simile a quella dei
caratteri del cinema felliniano.
Penso, ad esempio, a La strada o a
Le notti di Cabiria. Scrive Magda
Poli su Il Corriere della Sera: “Il
mondo non appare così cambiato
dal 1760 ad oggi e la regia ce lo
mostra in una atmosfera di raffinata
vacuità per un’epoca, la nostra, in
cui essere è apparire e tutto viene
fatto per apparire. Ottimi gli
interpreti, Eros Pagni, è un
irresistibile turco goffo e confuso
più interessato al corpo delle
‘artiste’ che alle loro doti canore,
ben assortito il trio delle ‘cantatrici’
che ballano, recitano, con
divertente e divertita verve…”
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giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4
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ASPETTANDO BARTLEBY
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LA POTENZA DI NON – 2 febbraio .10 ore 21 ingresso libero
Piccola storia di grandi rifiuti a cura di Claudio Longhi
In molti ricordano – forse anche soltanto per avere incappato in queste riflessioni ai tempi del liceo – che un certo Aristotele individuava due
passaggi nel “divenire” della realtà: la «potenza» e la sua realizzazione, l’«atto». Scrivere, ad esempio, è un’attitudine dell’uomo. L’uomo è libero
di scrivere, può scrivere, anche quando materialmente non lo fa. Bartleby, il celebre scrivano del racconto di Melville, rivendica per se stesso e per
l’uomo un altro tipo di potenza, un’altra forma di libertà: la potenza di non scrivere, anzi, in assoluto, la “potenza di non”. A partire da questo anti-mito moderno, la
mise en espace propone un viaggio attraverso la storia dei grandi “negatori”, ossia di coloro che, dicendo di no, hanno affermato la propria e l’altrui libertà.
WAKEFIELD, L’UOMO CHE FUGGÌ DA SE STESSO
- 3 febbraio .10 ore 19 ingresso libero
a cura di Giuseppe Manfridi
Non ricordo nemmeno più quando ho
letto Bartleby di Melville per la
prima volta. I miei più vecchi
amici affermano che gliene parlo
da sempre. Bartleby e il suo
datore di lavoro mi appassionano.
Il primo per il suo rifiuto di
giocare il gioco degli uomini, il
secondo per l’inutile accanimento
a voler comprendere questo
rifiuto, l’uno e l’altro
attraverso lo sconcertante e
bizzarro confronto di due
solitudini. Se domandassimo a
Bartleby il perché di questa
lettura pubblica, risponderebbe
impavido: “Ma non ne vedete voi
stessi la ragione?” Ed è
esattamente ciò che si riproponeva
Melville: vedere attraverso sé
stesso, e cioè attraverso il
nostro io più profondo, dove giace
questa risata che accompagna,
qualsiasi cosa noi facciamo, i
nostri sforzi più lodevoli. E poi
tutta la mia vita ho letto ad alta
voce. (A voce altra). E questo
doveva prima o poi finire sulla
scena di un teatro. Tanto più che
oggi ho la stessa età del
narratore di questa storia. È
sciocco, ma comunque ci unisce.
“Wakefield” è una novella di Hawthorne che, nel volgere di poche pagine, racconta di un uomo determinato a guardare la propria vita dal di fuori. Per farlo, il protagonista abbandona la famiglia prendendo alloggio nella stanza di una pensione che fronteggia la casa da cui è venuto via, e qui rimane per una ventina d’anni sino al
giorno in cui decide di riattraversare la strada e ritornare dalla moglie, ormai spenta da una vedovanza data per certa, per ridare avvio al ménage di un tempo come se
nulla fosse accaduto. Tal quale il Bartleby di Melville, Wakefield, per ragioni che non è dato sapere, vive al fondo di sé una devianza che lo sospinge ai limiti di un inconcepibile altrove sottraendolo alle logiche comuni e quotidiane del consorzio sociale.
Per il primo, per Bartleby, la devianza si dà nell’ossessiva replica del suo “Preferirei di no” pronunciato in risposta a qualsiasi cosa chi si chieda di fare; per l’altro, per
Wakefield invece, essa consiste nel suo tradursi in uno statico punto di vista sul guscio di un’esistenza disertata dal proprio cuore pulsante. In entrambi i casi gli autori
non ci dicono cosa sia accaduto nell’intimo dei loro personaggi e perché mai costoro abbiano deciso di agire così. Sta a noi sondarli nel tentativo di comprenderne le
dinamiche da cui sono manovrati. In consonanza con l’assolo dedicato da Daniel Pennac al testardo omino celebrato da Melville, ci proponiamo, da parte nostra, di far
rivivere in una sorta di commento evocativo quello non meno paradossale e futilmente eroico di Hawthorne. Un’occasione, sia in un caso che nell’altro, per addentrarsi
nel tema del rifiuto individuale repentinamente opposto dal singolo alla moltitudine; ovvero, dell’eretico e inopinato gesto anarchico con cui un uomo della folla suppone,
forse, di sottrarsi alla vessante condizione di ingranaggio sociale. In più, con questo nostro viaggio all’interno di Wakefield (racconto a più riprese celebrato da Borges)
vogliamo offrire un personale contributo a quell’idea di letteratura espressa con incantevole leggerezza dallo stesso Pennac attraverso le pagine di “Come un romanzo”,
aureo e succinto trattato che ci insegna come leggere e come insegnare a leggere.
SERATA PENNAC – 4 febbraio .10 ore 21 ingresso libero
Stefano Benni dialoga con Daniel Pennac tra letteratura e amicizia.
In occasione della performance di Daniel Pennac al Teatro Argentina (dal 5 al 7 febbraio), Stefano Benni condurrà una serata nella quale protagonista sarà la parola, come
naturale per due narratori del loro calibro. La parola, dunque, nel suo sviluppo che, seppur con stili differenti, li accumuna: il gusto dell’affabulazione, l’abilità del narrare,
la capacità di tessere e stravolgere trame, ma anche la passione per la lettura. La lettura che, da personale può diventare evento pubblico, narrazione, spettacolo e
profondo piacere. Stefano Benni,oltre ad essere uno degli autori più amati del nostro paese specialmente tra i giovani, è un ottimo lettore. Proprio come lettore, tra l’altro,
suggerì alla Feltrinelli Pennac : <<In Francia avevo letto La fata carabina, e telefonai alla Feltrinelli: c´è uno scrittore straordinario, se ve lo fate scappare siete dei fessi.>>
Non lo sono stati. La prima volta che Pennac venne in Italia, per accompagnare l´uscita del suo primo romanzo, Il paradiso degli orchi, lo presentò Benni, "e ci siamo divertiti
moltissimo". Sono i libri, dunque, il tramite non solo per un legame letterario, ma per la nascita di un’amicizia che si rinnoverà sul palco dell’Argentina, toccando le
preferenze, “classiche” e “non”, dell’autore transalpino il quale, in diverse occasioni, ha anche confessato l’amore, in quanto lettore, per alcuni nostri scrittori: da Gadda
a Buzzati, da Svevo a Calvino.
23_28 FEBBRAIO .10
2_14 MARZO .10
TEATRO DI ROMA
EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
UNIONE EUROPEA NELL’AMBITO DEL PROGETTO
PROSPERO
MERCADANTE TEATRO STABILE DI NAPOLI
NUOVA SCENA - ARENA DEL SOLE
PIPPI CALZELUNGHE
DI ASTRID LINDGREN
ADATTAMENTO TEATRALE STAFFAN GOTESTAM
REGIA E COREOGRAFIA FABRIZIO ANGELINI
MUSICHE GEORG RIEDEL E ANDERS BERGLUND
VERSIONE ITALIANA SAGITTA ALTER
E CARLOTTA PROIETTI
RIELABORAZIONE SCENICA E COSTUMI
SUSANNA PROIETTI
DIREZIONE MUSICALE GIOVANNI MONTI
AIUTO REGIA GIANFRANCO VERGONI
SUPERVISIONE GIGI PROIETTI
con Eleonora Tata, Andrea
Perrozzi,Alessandro Salvatori, Alessio
Conforti, Alice Lussiana Parente, Paola
Lavini, Maurizio Palladino, Enrico
D'Amore, Alex Mastromarino, Chiara
Costanzi, Francesco Trasatti
pippicard
60,00 €
4 biglietti
durata 90’ senza intervallo
orari martedì 23, mercoledì 24 e giovedì
25, ore 10.30
venerdì 26, ore 10.30 e ore 19
sabato 27, ore 16 e ore 21
domenica 28, ore 17
lunedì riposo
“La Pippi creata dalla Lindgren è un
tipo di bambina che, specialmente
per il periodo in cui le storie sono
state scritte, alla fine degli anni ‘40,
era fuori dalle regole: trasgressiva,
ma diversa da Gianburrasca che è
solo dispettoso. Il suo è un
anarchismo allegro ma deciso,
determinato, e tende
all’indipendenza. È un personaggio
fantastico che ha avuto un successo
impressionante. (…) Questa nostra è
una delle versioni in cui ci sono i
racconti più significativi per
presentare il personaggio, che non
ha la madre e ha un padre che di
mestiere fa il pirata. Tutti pensano
che non sia vero perché lei dice
sempre bugie, invece è vero, e
quando il padre torna lei decide di
restare coi suoi amici.”
Gigi Proietti
LE SIGNORINE DI WILKO
DALL’OMONIMO ROMANZO DI
JAROSLAW IWASKIEWICZ
ADATTAMENTO E REGIA ALVIS HERMANIS
COREOGRAFIA ALLA SIGALOVA
SCENE ANDRIS FREIBERGS
COSTUMI GIANLUCA SBICCA
con
Sergio Romano, Laura Marinoni, Patrizia
Punzo, Elena Arvigo, Irene Petris,
Fabrizia Sacchi, Alice Torriani
durata informazione non disponibile alla
data di stampa
orari ore 21, lunedì e domenica ore 17
lunedì riposo
Con “Le signorine di Wilko”, per la prima
volta Alvis Hermanis si confronta con
attori italiani. Il testo, adattato dallo
stesso Hermanis, è tratto dall’omonimo
racconto del grande scrittore polacco
Jaroslaw Iwaszkiewicz. Il regista lettone,
da parte sua, nella selezione dei suoi
lavori da mettere in scena è solito
ricorrere a un ampio ventaglio di scelte
letterarie che vanno dal classico al
contemporaneo, così come dalla forma
romanzo a quella del racconto. In questa
occasione si cimenta con un romanzo
breve, confermando così l’assoluta
libertà e il coraggio che segna le
intenzioni e le ragioni dei suoi progetti.
"Le signorine di Wilko" riserva
un'attenzione particolare ai temi del
ricordo e della memoria, temi cari ad
Hermanis, che, nella sua lettura scenica,
ne ambienta gli accadimenti negli anni
immediatamente successivi alla
Seconda Guerra Mondiale. Il testo è una
magistrale riflessione sul tempo che,
inesorabile, scorre. Ne è protagonista
Wiktor Ruben, uomo di mezza età che,
colpito da un grave lutto viene consigliato
dal medico di prendersi un periodo di
riposo e decide di recarsi nel villaggio di
Wilko dove, in gioventù, era solito
trascorrere il periodo estivo. Qui, come in
un viaggio a ritroso nel tempo dal vago
sapore proustiano, Wiktor reincontrer
à cinque sorelle conosciute in gioventù,
le signorine di Wilko appunto, cui lo
legano numerosi ricordi: era stato
fidanzato con una di loro, ora scomparsa,
ed era stato l'istitutore della maggiore. Il
loro inatteso ritrovarsi sconvolgerà il già
delicato equilibrio emotivo delle sorelle,
ormai adulte, nel lento scorrere delle
lunghe e calde giornate estive.
dall'intervista a Hermanis:
Nel suo metodo di lavoro, nella
preparazione e nel montaggio dei
suoi lavori, si rintraccia una sorta
di antropologia del quotidiano, un
progetto di recitazione in cui
lʼapporto degli attori ha un grande
rilievo. Sarà così anche per questo
allestimento?
La situazione qui è diversa, è molto
artificiale, perché il lavoro parte da un
materiale letterario e la letteratura è
un linguaggio estremamente
simbolico che ha poco a che fare con
la realtà… Non ho un metodo di
lavoro unico che ogni volta applico:
ogni performance richiede un
approccio differente, così come ad
ogni porta corrisponde una chiave
diversa.
Io ho la responsabilità dellʼinsieme
della composizione, mentre gli attori
lʼhanno dei personaggi. Ci tengo
sempre a rispettare questi confini
perché io stesso sono un attore e
non sopporto quando i registi mi
danno le indicazioni su come d
evo dire ogni battuta. La trovo una
cosa estremamente sgarbata,
unʼingerenza in un territorio che mi
appartiene in quanto attore. Non so
come sia in Italia, ma in alcuni Paesi
vigono ancora delle forti gerarchie in
teatro… È stato molto buffo per me
essere presentato come “il Maestro”
quando sono arrivato qua, perché s
ono abituato ad un teatro in cui ci si
relaziona in maniera completamente
differente, dove il sistema non è così
totalitaristico. Sono convinto che sia
molto più produttiva una situazione in
cui le persone che lavorano insieme
si considerino alla pari, e questo in
ogni campo, da quello scientifico a
quello degli affari. Traguardi
importanti possono essere raggiunti
solo grazie ad uno sforzo collettivo.
E perché il teatro dovrebbe fare
eccezione? Dieci teste sono
sicuramente più utili di una sola.
giornale 7 pag.1-4:Pag. 1-4
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ARGENTINA
T E AT R O
vendita on-line
Le attività di formazione del pubblico: Molto di più di un teatro
A fianco e a supporto degli spettacoli proposti, il Teatro di Roma ha spesso proposto attività culturali sia rivolte agli studenti (scuole medie superiori ed università), e quindi con un profilo più formativo e di studio, sia rivolte genericamente al pubblico per facilitare quel contatto che va
al di là dellʼesperienza della visione e, nel contempo, dare la possibilità agli artisti di confrontarsi con il loro pubblico.
Per la Scuola
I blitz
I blitz, incursioni del linguaggio
teatrale nel tessuto formativo e
didattico scolastico, hanno avuto
per tema Cyrano, Omaggio a
Koltés, Filumena Marturano, To be
or not to be. Hanno interessato
circa 25 scuole romane e coinvolto
più di 1.000 studenti. Sono stati
curati da Giuseppe Manfridi e Lino
Guanciale.
Role Playing
In occasione dello spettacolo
Festa di famiglia si sono tenuti
alcuni interventi, destinati alle
scuole medie superiori del XV
Municipio, curati dagli psicologi
Salvatore Gibilisco e Federica
Mazzeo, finalizzati alla
stimolazione ed alla
rappresentazione di fantasie
intorno al tema della violenza
domestica.
Visite-spettacolo
Alle ormai consolidate visite al
Teatro Argentina, Ve lo faccio
vedere io ora il teatro!, da questo
anno si è dato il via alle visite al
Teatro India, Bolle di sapone.
Durante i mesi di ottobre e
dicembre le visite al Teatro
Argentina sono state 22 per più di
600 ragazzi e quelle del Teatro
India, a novembre, 9 per 300
spettatori.
Per le Università
I Università
Intorno allo spettacolo To be or not
to be per la regia di Antonio
Calenda si stanno organizzando
due incontri nel foyer del Teatro
Argentina, curati da Antonella
Ottai, docente del DASS della
Sapienza, sul cinema di Lubitsch,
regista del film Vogliamo vivere!
(To be or not to be) del 1942.
quale è sottolineato lʼintento di
promuovere ogni tipo di attività
volta ad avvicinare gli allievi attori
al palcoscenico sono stati
II Università
organizzati alcuni seminari e
A cura di Edo Bellingeri e
Donatella Orecchia, del DAMS di laboratori curati da artisti ospiti del
nostro Teatro.
Tor Vergata,ha preso il via
Incroci, paralleli, rimandi, letture,
unʼiniziativa che vede, per la
confronti
prima volta, una collaborazione
Laboratorio teatrale a cura di
fra studenti dellʼUniversità e
Pippo Di Marca sulle esperienze
studenti delle Scuole Medie
artistiche di Carmelo Bene, Leo de
Superiori.
Sotto la supervisione dei docenti, Berardinis e Pippo Di Marca.
gli studenti universitari guideranno Riservato agli allievi delle
Accademie dʼArte, dei DAMS e del
gli studenti medi nella rilettura
dellʼAmleto individuando lʼuso che DASS.
Il viaggiatore incantato
Shakespeare fa dei sensi (vista,
Laboratorio teatrale sulla
udito, tatto, gusto e olfatto), a
narrazione a cura di Marco Baliani
partire dalla visione delle diverse
Riservato agli allievi del II anno
edizioni dellʼAmleto in scena al
dellʼAccademia Silvio dʼAmico
Teatro India.
III Università
Sono iniziati, presso lʼaula magna del
DAMS della III Università, gli incontri di
autori e registi, ospitati al Teatro India.
Lʼiniziativa, Osservatorio sul presente,
è nata dalla comune volontà, del
Teatro di Roma e dellʼUniversità, di
sottolineare lo stretto legame tra gli
studi teatrali e il presente della scena
come luogo di domande rivolte al
teatro.
Gli incontri svolti nel 2009 sono stati: “Il
Teatro dopo il Novecento” a cura di
Paolo Ruffini,
“Il cammino con lo spettatore” a cura di
Roberto Bacci. Gli incontri sono stati
inseriti nella didattica universitaria e vi
hanno preso parte circa 300 studenti
ad incontro.
Per gli allievi attori
Nel quadro della convenzione che
il nostro Teatro ha stipulato con
lʼAccademia Nazionale dʼArte
Drammatica Silvio dʼAmico, nella
Per il pubblico
Cyrano de Bergerac
A coupe de nez,Teatro Argentina,
15 e 29 ottobre 2009, 800
spettatori
Duello tra due Cyrano, tra la
pagina e il fioretto
a cura di Claudio Longhi
con Lino Guanciale, Luca
Micheletti e gli allievi
dellʼAccademia Nazionale dʼArte
Drammatica Silvio dʼAmico diretti
dal M° dʼarmi Francesco Manetti
Libera nos a rima, Teatro
Argentina, 22 ottobre 2009, 150
spettatori
Viaggio attraverso la poesia sul
palcoscenico, a cura di Valerio
Magrelli, con la partecipazione di
Alberto Bertoni
regia di Claudio Longhi
con Lino Guanciale e Luca
Micheletti
In treno in tre no!, Teatro
www.
teatrodiroma.net
Argentina, 14 ottobre 2009, 150
spettatori
di e con Giuseppe Manfridi
Festa di Famiglia
Rassegna di film, 16, 22 e 26
ottobre 2009, Teatro India, Sala In
Il ladro di bambini di Gianni Amelio
Once were warriors di Lee
Tamahori
Lezioni di piano di Jane Campion
a cura di Cinemavvenire
Tra teatro e letteratura
Rassegna a cura di Giovanni
Greco
Incontri con autori che fanno della
propria scrittura il punto di incontro
tra parola scritta e parola detta fra
letteratura e teatro.
Gli incontri del 2009 sono stati con
Andrea Camilleri, 13 ottobre,
Teatro India, Sala A per 150
spettatori e Dacia Maraini, 20
novembre, Sala India In per 70
spettatori.
Per informazioni sulle
attività previste da
gennaio .10
consultate il sito
www.teatrodiroma.net
o chiamare il n.
06.684000346
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il regalo fa spettacolo.
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4 biglietti 60,00 €
CARTAREGALO India
4 biglietti 40,00 €
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Argentina e del Teatro India o a 6 spettacoli di entrambi.
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giornale 7 pag.5-8
12-01-2010
14:07
Pagina 1
Caffè
Indiateca.
Libreria
Incontri
intersezioni
scambi e confronti
uno spazio dedicato ad incontri, seminari, approfondimenti, presentazioni di libri
rassegna di confine con autori di confine che si sperimentano in più generi e in
giovedì 23 gennaio ore 18,30. ingresso libero
più modalità.
MANUALE PRATICO PER NON IMPAZZIRE
INTERVENGONO MARCO BALIANI E GIOVANNI GRECO
Presentazione del libro di Riccardo GORETTI, (ed. Cult Editore)
Un romanzo di formazione surreale e spiazzante, assolutamente divertente, di un autore
che si pronuncia con la parola scritta avendo però la cattiva abitudine, invece, di
pronunciarsi abitualmente con il teatro. Un teatro che si arricchisce di storie e narrazioni
di luoghi con i quali lui, e la sua compagnia Gli Omini, entrano in collisione affettiva.
INTERVENGONO RICCARDO GORETTI E LA COMPAGNIA GLI OMINI
giovedì 28 gennaio ore 18,30. ingresso libero
UNA DRAMMATURGIA MULTIMEDIALE.
TESTI TEATRALI E IMMAGINI PER UNA NUOVA SCENA
Presentazione del libro di Andrea BALZOLA, (ed. Editoria & Spettacolo)
Testi teatrali di uno dei drammaturghi italiani che più precocemente e coerentemente
hanno lavorato sulla frontiera fra teatro e new media dagli anni Novanta a oggi. Ai testi
seguono le immagini progettuali o discena degli artisti con i quali Balzola ha allestito
spettacoli: Tullio Brunone, Onofrio Catacchio, Theo Eshetu, Elisa Nicolaci, Johannes
Pfeiffer, Paolo Rosa di Studio Azzurro. Note introduttive di Nico Garrone, Anna Maria
Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino.
INTERVENGONO ANDREA BALZOLA, DARIO EVOLA E ANNA MARIA MONTEVERDI
mercoledì 10 febbraio ore 18.30, ingresso libero
ESPERIA
Graziano Graziani (ed. Gaffi)
Composto da una serie di racconti e narrazioni che si ricollegano all’interno di
una storia più grande, quella della città di Esperia, città leggendaria che non
ha luoghi né confini, ma si materializza – spesso inavvertitamente – lungo il
cammino di viaggiatori ignari. Con il pretesto di una valigia di appunti
“dimenticata” sul treno, una serie di storie, appunti, considerazioni vengono
accostate e creano una geografia spezzettata e multiforme, proprio come
Esperia.
INTERVENGONO: IL TEATRO DELLE APPARIZIONI NELL'AMBITO DEL PROGETTO POP-UP IDEAZIONE
FABRIZIO PALLARA.
giovedì 11 febbraio ore 18,30. ingresso libero
FELLINI, DI SEGNI DI SOGNI
venerdì 29 gennaio ore18,30. ingresso libero
HYSTRIO. TRIMESTRALE DI TEATRO, NUMERO 1 DEL 2010
Presentazione della rivista diretta da Claudia CANNELLA
Nuovo restyling grafico realizzato da Paola Lenarduzzi e Vito Roma, dossier sul tema della regia lirica (a
cura di Giuseppe Montemagno), speciali regionali dedicati al Veneto, al Trentino-Alto Adige e al FriuliVenezia Giulia. E poi ancora i ritratti di Arpad Schilling (a cura di Roberto Canziani) e di Emma Dante (a
cura di Andrea Porcheddu), della quale si pubblica il testo Le pulle.
INTERVENGONO RICCI/FORTE, PINO TIERNO E KATIA IPPASO
giovedì 4 febbraio ore 18,30. ingresso libero
CANTINE ROMANE
Presentazione collana, (ed. Unmondoaparte editore)
La collana attraverso una serie di volumi monografici si propone di recuperare la memoria
poetica dei protagonisti del “nuovo teatro italiano”. Presentazione dei primi tre volumi
della collana: Un capitano coraggioso. Ugo Margio e il suo teatro curato da Enzo Di Mauro,
Alchimie e carezze. Sul teatro di Alessandro Berdini di Giancarlo Mancini e La luce solida.
Il teatro di Mario Ricci a cura di Luca Franco e Edoardo Zaccagnini. Al termine della
presentazione dei tre volumi ci sarà la proiezione dell’intervista ad Ugo Margio realizzata
da Alessandro Berdini.
INTERVENGONO LUCA ARCHIBUGI, GIOVANNI ANTONUCCI, ALESSANDRO BERDINI, ENZO DI MAURO
LUCA FRANCO, GIANCARLO MANCINI, MARIO RICCI, EDOARDO ZACCAGNINI
martedì 9 febbraio ore 18,30. ingresso libero
INCONTRO CON MARCO BALIANI
a cura di Giovanni Greco
In occasione della presenza al Teatro India in veste di autore, attore, regista, Marco Baliani
sarà ospite della rassegna Tra teatro e letteratura.
Tra i maggiori esponenti del teatro di narrazione in Italia, figura multipla che ha
attraversato il teatro, il cinema, la narrativa, Marco Baliani è l'interlocutore ideale di una
presentazione del libro a cura della Fondazione Fellini (ed. Tricromia)
Un tassello inedito sull’opera grafica del grande regista: disegni e schizzi che
abbracciano un arco temporale di circa cinquant’anni, ma anche pensieri
veloci sulla sessualità collegata ad una femminilità esuberante.
INTERVENGONO VITTORIO BOARINI E ENNIO BISPURI
lunedì 22 febbraio ore 18,30. ingresso libero
HO CAVALCATO IN GROPPA AD UNA SEDIA
presentazione del libro di Marco Baliani (ed. Titivillus)
Un testo con cui Marco Baliani traccia un bilancio dell’esperienza teatrale con
la quale egli ha posto le basi del teatro di narrazione. Un bilancio e, allo stesso
tempo, una riflessione sugli sviluppi del percorso artistico di una delle più
interessanti voci del teatro italiano
INTERVENGONO MARCO BALIANI, STEFANO GERACI E GERARDO GUCCINI
mercoledì 24 febbraio ore 20,00 - Sala A. ingresso libero
TERRE D’AVVENTURA
Presentazione del libro di Folco Quilici (ed. Mondadori)
Animato da un profondo amore per la natura e da un’insaziabile curiosità per
ogni aspetto della civiltà umana, dalle sue forme più edificanti come l’arte o
l’impegno nella difesa dell’ambiente, fino a quelle più ripugnanti, come la
tratta delle donne e dei bambini, l’autore ci accompagna negli angoli remoti
del pianeta: Amazzonia, Sahara, Kalahar, Lapponia, Congo, Melanesia. Volume
arricchito di foto a colori e DVD.
INTERVENGONO DANIELA CAVALLINI, ATTRICE E DOPPIATRICE, LEGGERÀ UN PAIO DI BRANI DEL
LIBRO E FOLCO QUILICI, IL QUALE PRESENTERÀ IL VOLUME SUL PALCOSCENICO UN QUARTO D’ORA
PRIMA DELLO SPETTACOLO TEATRALE DI MARCO BALIANI.
Libreria.
aperta dalle 17.00 in poi, lunedì chiuso
I SEGRETI DEL TEATRO
Come noto, giocare è unʼattività estremamente seria, dalle molte qualità, non ultima la possibilità di essere un ottimo strumento didattico e di conoscenza, un buon metodo
per mettersi alla prova rispettando le regole, una possibilità di apprendere anche attraverso lʼerrore. Il Teatro di Roma, con “I segreti del teatro” ha promosso un modo
appassionante per mettere alla prova le vostre conoscenze sul teatro e intraprendere un percorso pieno di domande, trabocchetti, enigmi attorno allʼaffascinante mondo
del palcoscenico. È sufficiente registrarsi, gratuitamente, per poter allenarsi con le prove libere: una serie di domande divertenti con le quali prepararsi al Torneo vero e
proprio. A partire dal 15 febbraio 2010, infatti, si potrà partecipare in prima persona a “I segreti del teatro”, un appassionante mix tra un gioco di ruolo e una caccia al
tesoro: il concorrente dovrà superare una serie di prove per costruirsi il proprio teatro personale, per ingaggiare attori, registi e tecnici, per procurarsi luci, scenografie e
musiche e persino dar dimostrazione di conoscere curiosità e “gossip” su personaggi e storia teatrale. Più sarà alto il punteggio conseguito nelle prove, più grande e
prestigioso sarà il teatro e lo spettacolo che si potrà realizzare e, insieme, migliori le possibilità di vincere i premi in palio.
1
Al gioco si può accedere da www.teatrodiroma.net
2
3
4
5
7
6
Le definizioni di questo CRUCIVERBA corrispondono ad
altrettanti cognomi di artisti che hanno lavorato al Teatro
di Roma
8
9
11
10
orizzantali
1. Significar per verba nel 1993 - 4. Edmund per Ronconi;
Lucignolo per Benigni - 7. Lʼanno scorso era lʼanima buona del
Sezuan - 8. Per Lavia è stata la signorina Giuli - 9. Con Tiezzi
nei Magazzini Criminali - 11. Miserabile con Margaret Thatcher
verticali
2. Lʼultima Filumena - 3. Corpo di stato - 4. Ha diretto lʼOrlando
furioso - 5. In questa stagione è Cyrano - 6. Fu il cardinale
Lambertini per Squarzina - 10. Hommelette For Hamlet
pag. 5
5-01-2010
14:37
Pagina 2
INDIA
mappa tematica
degli spettacoli
scritture
riletture
T E AT R O
1_6 FEBBRAIO .10
16_28 FEBBRAIO .10
TEATRO LITTA
CASA DEGLI ALFIERI
OTELLO
DI WILLIAM SHAKESPEARE
TRADUZIONE SALVATORE QUASIMODO
ADATTAMENTO E REGIA CLAUDIO AUTELLI
con Matilde Facheris, Lino Musella
Woody Neri, Irene Serini, Francesco
Villano
IL VIAGGIATORE INCANTATO
MARCO BALIANI RACCONTA:
16_19 FEBBRAIO ORE 22.00,
20 FEBBRAIO ORE 21.00
KOHLHAAS
21 ORE 21.00 E 28 FEBBRAIO ORE 18.00
FROLLO
durata 110’ senza intervallo
orari ore 21 da lunedì al sabato
23_27 FEBBRAIO ORE 21.00
TRACCE
“(…) Claudio Autelli trasforma
l’Otello di Shakespeare in uno
stralunato banchetto di nozze, dove
attorno a una lunga tavola imbandita
si rincorrono in un girotondo invitati
e sposi, con un Moro fatto pallido in
volto da uno spesso cerone e una
Desdemona in abito bianco tra
discorso al microfono, brindisi,
cartoline di innamorati alla Peynet e
schitarrate rock. Atmosfera
intrigante che riempie la scena e
progressivamente imploderà fino a
fare dell’angusto spazio sotto al
tavolo, il palcoscenico per gli intrighi
fatali del malvagio Jago, mentre
l’innocente Desdemona finirà
impiccata ai palloncini del party e il
suo Otello avrà pari fine, ma appeso
alla bolla bianca,metafora della di
lei virtù. Immagini ad effetto
sorprendenti (…) che sono il pregio e
il limite di uno spettacolo dal bel
ritmo, condotto da mano sicura, fitto
di citazioni usate con un pizzico di
furbizia (…)”
Simona Spaventa – La Repubblica
Ventun’ anni fa ho raccontato per
la prima volta Kohlhaas. Seduto su
una sedia per un’ora e mezza
sperimentavo un teatro di pura
narrazione. Da allora si chiamò così,
teatro di narrazione, per tutti quelli,
e furono e sono tanti, che seguirono
il mio esempio, provando ciascuno in
forme e contenuti diversi a ridurre lo
spazio scenico ad un corpo narrante.
Ho detto “ pura” narrazione, ma sono
le impurità a rendere vivo un
racconto. Più di una buona metà del
“testo” di Kohlaahs è composto da
ciò che fa il mio corpo, dai piedi che
battono il ritmo, dalle mani , dagli
sguardi, dalla biologicità vivente del
mio essere . Per questo è
impossibile trasferirlo su una pagina
scritta. Ci ho provato, il testo
canonico è pubblicato ma manca il
corpo, con le sue impurità. Ciò che
sulla pagina si è decantato è il
fantasma di ciò che avviene in
scena. Con Kohlhaas ho viaggiato in
molti luoghi, ho imparato ad essere
nomade, con poco bagaglio in spalla,
una sedia e la mia memoria. Nel
tempo il racconto si è modificato,
come accade alla memoria e all’atto
del rammemorare, che è sempre una
8_28 FEBBRAIO .10
TEATRO DI ROMA
PIAZZA D’ITALIA
DALL’OMONIMO ROMANZO DI
ANTONIO TABUCCHI
REGIA MARCO BALIANI
PROGETTO
SPECIALE
progetti
forma dell’immaginazione. Ogni
volta che racconto, Kohlhaas rivive
con me, e con gli ascoltatori che mi
permettono il piacere di questa
resurrezione. Quando io non ci sarò
più anche Kohlhaas smetterà di
esistere. Per questo il teatro si
chiama spettacolo dal vivo, ogni
racconto ha come sua misurazione
vitale il limite naturale del morire.
Scherazade lo sapeva bene. Dopo
vent’anni, oltre a riproporre il
racconto, voglio provare a narrare la
genesi delle immagini di cui
Kohlhaas è composto, non una
lezione, ma un altro racconto che
parla dell’arte del narrare.
Le esperienze e riflessioni
accumulate in questi anni saranno
raccolte in un libro che sarà
presentato in uno dei giorni di
permanenza al teatro India.
L’incanto è il secondo termine del
titolo del progetto.Quando nasceva
Kohlhaas avevo già raccontato
molte altre storie. Dalla metà degli
anni ottanta avevo cominciato a
narrare fiabe a bambini e ragazzi.
È con loro che ho allenato il mio
talento di narratore. Per questo , in
queste due settimane al teatro
India,voglio raccontare anche una
fiaba, Frollo.
Le fiabe ci permettono di
immaginare mondi diversi da quello
in cui viviamo. Ognuno di noi sotto la
scorza del ranocchio con cui
conduce l’esistenza , nasconde un
principe potenziale, in attesa di un
bacio o di un tocco che lo riveli e lo
trasformi. Le fiabe ci insegnano
questo, tanto che può accadere
talvolta che qualcuno non resti in
attesa ma che quel bacio lo vada a
cercare, lottando.
Un vero narratore di fiabe sa come
vivere l’incanto per poterlo poi
restituire a chi lo ascolta, rendendo
visibile l’invisibile.
In-canto, serve una voce di sirena
per accedere all’incantamento,
quella voce è capace di sucitare
effimere immagini, sempre
sfuggenti, mai raggiungibili
pienamente, ma al tempo stesso
dense di verità, vibranti, palpabili.
Cose, parole, gesti divengono
memorabili, penetrano in
profondità, e nutrono. Anche per
questo racconto, per permettere a
certe parole, a certi gesti, ad alcune
immagini di non sperdersi in mezzo
agli scaffali delle merci, dove tutto è
ordinato da un prezzo, e dove solo si
possono consumare. Narrando le
sottraggo alla scorrere opaco dei
giorni, divengono esperienze da
usare, luccicano , come i sassolini di
Pollicino per ritrovare la strada.
Alla fiaba sarà dedicata anche una
notte da maratoneti del racconto,
con gli allievi attori dell’Accademia
d’arte drammatica di Roma, con cui
costruirò una mappa fiabesca di
incontri.
Ho pensato poi di raccontare con
Tracce, in una collana di narrazioni
che ruotano intorno alla parola
“stupore”, il mio percorso di
narratore incantato. È uno
spettacolo che nasce intorno alle
riflessioni di Ernst Bloch, per vedere
, come lui dice, se sia possibile
“pensare anche affabulando”.
Racconto , per frammenti e brevi
racconti, che la realtà non sempre è
certa, che le verità sono nascoste là
dove meno ce le aspettiamo e che il
mondo è abitato da multiforme
presenze.
In Africa ho imparato che gli spiriti
abitano ovunque, negli esseri viventi
e nelle cose, e appartengono allo
stesso incantamento.
Di sicuro uno spirito ha abitato un
pezzo di legno fino a farlo
sgambettare in fuga verso la difficile
trasformazione da burattino ad
essere umano. In mezzo agli slums
di Nairobi ho sperimentato
notte bianca dei racconti
20 e 27 febbraio dalle ore 23
una notte intera
per raccontare
in collaborazione con gli
studenti dellʼAccademia dʼArte
Drammatica Silvio dʼAmico
che hanno partecipato al
laboratorio di Marco Baliani.
Ingresso libero
il laboratorio teatrale con i giovani allievi
del secondo anno dell'Accademia Silvio
D'Amico di Roma è durato 12 giorni, in
dicembre 2009 presso il teatro India.
Il 20 febbraio, nello stesso teatro, in una
notte di narrazioni, attraverso quattro
momenti spettacolari, verrà presentato
ciò che in quei giorni è stato
sperimentato ed esplorato.
Il tema del lavoro era la fiaba e i suoi
territori. Sono state scelte quattro storie
e attraverso allenamenti, esercizi,
narrazioni, ci si è esercitati a trovare
quattro modi diversi di immaginare la
scena.
Ogni fiaba è rappresentata da un gruppo
di attori in una forma densa e al
contempo leggera, rispettando quella
che Italo Calvino chiamava la concisione
del racconto fiabesco, quel precipitare di
avvenimenti e situazioni in figurazioni
essenziali, in archetipi dell'immaginario.
Poichè la dimensione di ogni narrazione
fiabesca è il viaggio e l'errare, in territori
tanto lontani da essere assai prossimi
alale nostre anime, agli spettatori viene
chiesta un'itineranza continua. Ogni
fiaba occuperà uno spazio all'interno del
teatro India, e quattro guide
condurranno gli spettatori a deambulare
di appuntamento in appuntamento.
La notte, il buio, il principiare del sonno,
sono elementi propizi all'incantamento
fiabesco.
La cercata povertà della scena chiede
allo spettatore un soprassalto di
immaginazione, per costruire
interiormente ciò che la fiaba solo
suggerisce e accenna. I misteri e i
consigli nascosti in un racconto fiabesco
sono i tesori che solo un'attenta
percezione può cogliere e far propri.
Come di cono i narratori in Africa:
"Se questa storia non è niente
appartiene solo a chi l'ha raccontata, se
invece è qualcosa, appartiene a noi tutti"
l’universalità dell’atto del narrare.
Basta creare una speciale
attenzione, un passionale ascolto ed
ecco che un ragazzo di strada
scopre di avere dentro un sacco di
storie da raccontare.
So che le storie, come l’arte, non
cambiano il mondo, al massimo
possono riuscire a renderlo meno
terribile, a immaginarlo diverso, a
immaginarlo altrimenti possibile.
Ma già questa possibilità
immaginativa non è cosa da poco.
Marco Baliani
3_14 MARZO .10
TEATRO DI ROMA
ASSOCIAZIONE CULTURALE THE COMPANY
I FATTI DI FONTAMARA
DA FONTAMARA DI IGNAZIO SILONE
UN PROGETTO DI MICHELE PLACIDO
A CURA DI ANDREA RICCIARDI
E MARICA GUNGUI
con Michele Placido (2_7 marzo)
e Giancarlo De Cataldo (9_14 marzo)
e con Lino Guanciale, Marica Gungui,
Ivan Olivieri, Roberto Pappalardo, Andrea
Ricciardi, Riccardo Ricci, Eugenia Rofi
Roberta Santucci, Valentina Taddei
durata 90’ senza intervallo
orari 3_6 marzo ore 21, domenica 7
marzo ore 18,
9_13 marzo ore 20.30, domenica 14 ore 18
Fontamara è un villaggio di
contadini, situato nella Marsica,
simile a tanti altri, dove da secoli i
“cafoni” subiscono soprusi e si
trascinano nella miseria. Si
aggiunge alla catena di disgrazie
l'avvento del fascismo che
inasprisce la già penosa condizione
dei “cafoni”.
“La vita degli uomini sembrava
racchiusa in un cerchio immobile:
prima veniva la semina, poi
l'insolfatura, poi la mietitura, poi la
vendemmia. E poi? Poi da capo. La
semina, la sarchiatura, la potatura,
l'insolfatura, la mietitura, la
vendemmia. E poi ancora? di nuovo
da capo. Ogni anno come l'anno
precedente, ogni stagione come la
precedente. Ogni generazione come
la precedente”.
Ma, ci avverte Silone, sono i “cafoni”
stessi a fomentare la loro
condizione, con continue liti, con
una rassegnazione assoluta agli
eventi, con l'egoismo e l'invidia
ancestrale di chi storicamente non
ha mai avuto nulla se non la propria
fatica.
A tentare di rompere questo muro di
ingiustizie è Berardo Viola,
personaggio tormentato e amaro,
che sacrificherà la propria vita pur
di lanciare un grido di rivolta e al
tempo stesso di speranza ai suoi
“cafoni”.
pag. 5
5-01-2010
14:40
Pagina 3
9_14 MARZO .10
17_28 MARZO .10
29_31 MARZO .10
BENVENUTI S.R.L.
TEATRO DEL CARRETTO
NERAONDA
AMLETO
SEMI D’ACCIAIO
BUFFONI ARMATI
Perchè Fontamara?
In seguito al terremoto che il 6 Aprile
scorso ha colpito l'Abruzzo, Michele
Placido ha ideato il progetto
“I fatti di Fontamara”.
Il progetto ha dato vita a un percorso di
esplorazione e rielaborazione del
romanzo “Fontamara” di Ignazio Silone,
al quale hanno preso parte 10 giovani
attori, diplomati presso l'Accademia
Nazionale D'arte Drammatica “Silvio
D'amico”. Tale percorso ha prodotto uno
spettacolo al confine tra narrazione e
rappresentazione scenica, in cui un
alter ego di Silone , interpretato
alternativamente da Michele Placido o
da Giancarlo De Cataldo, guida il
pubblico attraverso le vicende dei
Fontamaresi, impersonati dai 10 attori.
Riaccendere i riflettori sull'opera del
grande intellettuale abruzzese significa
oggi, porre sotto una lente
d'ingrandimento una storia che si
ripete nei secoli (basti pensare alle
parole scritte da Silone sul terremoto
del 1915).
Una storia che Berardo Viola non
accetta di subire passivamente,
provocando, al termine delle vicende,
nei suoi compaesani, la necessità di
unirsi attivamente nella la creazione di
un giornale dal titolo:“che fare?”.
Una piccola, semplice domanda che
suona però come un boato, che
squarcia l'inerzia della realtà
circostante.
Che contiene in sé la speranza, la
volontà e la possibilità di cambiamento.
Come direbbe qualcuno...
Io conosco la forza delle parole.
Parrebbe un'inezia.
Un petalo caduto
sotto i tacchi d'una danza.
Ma l'uomo con l'anima,
con le labbra, con lo scheletro...
(CLOWNS)
DI E CON LEONARDO CAPUANO E NICOLA
RIGNANESE
durata informazione non disponibile alla
data di stampa
orari ore 22 domenica ore 18
Ci siamo allontanati dalle strade
assolute dove i personaggi erano nati,
quelle strade della pagina scritta che
ha immortalato la folgorante tragedia
del Riccardo III, e sfuggiti alle parole
di Shakespeare abbiamo incontrato
altre e nuove figure che smascherano
la fragilità del potere e le sue
contraddizioni. Sono come puri spiriti
incorporei, vagano nella notti a fianco
dell’umanità che li ha generati e che
non li riconosce più. Personaggisimbolo che raccontano quegli
aspetti meno espliciti della tragedia
scespiriana, liberi di quella libertà
disperata e tragicomica di personaggi
arresi al loro destino di essere
misconosciuti anche dal loro stesso
autore. Si esalteranno, piangeranno
questo loro destino infame e ridicolo,
avranno ancora sogni che resteranno
tali, mostreranno il tragico e il comico
di ogni essere umano. Faranno
profezie che risulteranno un groviglio
di pazzia e magia. Assomiglieranno
all’umano di cui cercano il calore e il
contatto, perché in quanto figure
impalpabili e fantasmatiche sono lì a
ricordarci - a noi spettatori - la nostra
stessa possibilità di pazzia e di
magia. Da questa dissociazione di
una vita oltre la vita,
irrappresentabile, il gioco della
rappresentazione.
DA WILLIAM SHAKESPEARE
ADATTAMENTO E REGIA
MARIA GRAZIA CIPRIANI
con Oscar De Summa, Angelo Romagnoli,
Armando Iovino, Roberto Rustioni
durata informazione non disponibile alla
data di stampa
orari ore 21, domenica 21 marzo ore 18
domenica 28 marzo ore 21
lunedì riposo
Riscrittura di un sanguinoso melò
sulla vendetta, della tragedia della
vendetta l’Amleto conserva
l’apparenza. Sollevato il velo
dell’apparenza, quello che viene alla
luce è il dramma dell’uomo che, non
potendo più ridurre l’universo a
semplici formule, lotta per trovare
una ragione d’essere. Sembra infatti
che Amleto faccia della vendetta
solo o soprattutto l’argomento della
sua rappresentazione. Ed è
illuminante che uno spettacolino di
una scalcagnata compagnia di guitti,
La trappola per topi, possa
permettere di svelare la verità. Il
teatro sembra farsi il luogo dove si
può liberamente “essere”. E Amleto,
nella sua nostalgia dell’ “essere”, par
davvero “sia” soltanto quando
indossa la maschera della finzione,
come l’attore che la recita nel corso
del dramma. Questo Amleto è un
fool: che a tratti dispiega un cinismo
irrefrenabile, a tratti, con una grazia
quasi femminile che porta con sé la
nostalgia dell’infanzia, sembra
l’incarnazione di un sogno
romantico: crudele sempre, nel
gioco dei diversi ruoli, e lucidamente
fedele al metodo della sua follia.
DI LEONARDO PETRILLO, GIANCARLO
BRANCALE, ANGELA DI NOTO
REGIA LEONARDO PETRILLO
SCENE ROBERTO BANCI
COSTUMI SANDRA CARDINI
con Paola Pitagora e Massimo
Wertmuller
e con Nadia Kibout, Emmanuel Dabone
Djibril Kebe, Gaston Biwole
durata 70’ senza intervallo
orari ore 21
La più feroce e subdola delle
guerre è quella combattuta da un
invisible armata: le mine anti uomo.
Nascoste sotto terra, come semi
d’acciaio, ancora oggi, nonostante il
trattato di Ottawa, feriscono o
uccidono tra 15.000 e 20.000
persone all’anno, perlopiù innocenti
e civili, soprattutto bambini. In un
non precisato Paese dilaniato dalla
guerra civile, Francesco, medico
della Croce Rossa, si trova ad
allestire un ospedale in una scuola
ormai abbandonata. Qui incontra
Claire, giornalista televisiva del
posto, che, insieme al suo operatore,
Mohammad, gli porta a curare un
ribelle catturato e ferito da un
ufficiale dell’esercito governativo.
Accanto a loro una suora, che
insegnava in quella scuola, convinta
di avere ancora vicino a se tutti i suoi
piccoli allievi, ed un robot sminatore
ormai fuori uso. Dedicato ai bambini,
nella speranza di riuscire, con l’aiuto
del teatro, a raccontare come un
mondo senza di loro è un mondo
senza futuro.
QUADERNI INDIANI
Con il nuovo anno, il Teatro
di Roma promuove una
iniziativa editoriale che
intende raccogliere
l’esperienza polifunzionale
del Teatro India: Quaderni
Indiani. Una pubblicazione
con la quale, saranno
offerte riflessioni,
documenti, testi, notizie e
quanto altro relativi alle
attività di un sito che, con
l’apertura dei nuovi spazi e
servizi, ha definitivamente
configurato India come
luogo per la
rappresentazione e la
ricerca teatrale, per lo
studio, l’incontro, per la
conoscenza. Il primo
numero di QI, in uscita a
febbraio, sarà dedicato
proprio alla storia e alla
trasformazione di questa
area, da sito industriale a
polo culturale, ai rapporti
con il quartiere e i suoi
abitanti, alle testimonianze
di registi e attori che vi
hanno lavorato
contribuendo a realizzare il
progetto originario di Mario
Martone: “trasmettere agli
spettatori l’idea di teatro
come laboratorio, come
officina.” Quaderni Indiani è
una pubblicazione a cura
delle edizioni Ponte Sisto.
5-01-2010
17:48
Pagina 8
www.teatrodiroma.net
Stampato su carta ecologica
Fedrigoni “Freelife Cento E.W.”
lastminute
vai sul sito
www.teatrodiroma.net
e troverai biglietti con
tariffe scontate
INFO
n7
10
Notiziario del Teatro di Roma
giornale 7:Progetto
06 6840001
i programmi di sala degli spettacoli prodotti dal teatro di roma
Porcile
Ploutos o della ricchezza
Editoria & Spettacolo
€ 5,00
Voland
€ 8,00
Mirko Feliziani
Melò
Editoria & Spettacolo
€ 5,00
Massimo
Popolizio
Cyrano
de Bergerac
Autobiografia
della
vergogna
(Magick)
in
di
Edmond
Rostand
Lucia
Calamaro
scritto
uno spettacolo di
e diretto da
regia di
Autobigrafia della vergogna (Magick)
Voland
€ 13,00
Voland
Teatro
Daniele
Abbado
Cyrano de Bergerac
Voland
Voland
€ 8,00
Teatro
Omaggio a Koltès
Editoria & Spettacolo
€ 5,00
festa di
famiglia
uno progeto di
Mitipretese
Storia di Ermengarda
Festa di famiglia
Voland
€ 13,00
Editoria & Spettacolo
€ 5,00
gennaio
_10
febbario
_10
I programmi sono in vendita presso la libreria del
Teatro India, oppure possono essere ordinati su
www.indiateca.it
marzo
_10
CALENDARIO
- poltrona
- palchi platea, I e II ordine
- palchi III, IV e V centrale
- loggione
orario
Argentina
India sala A
India sala B
orario
Argentina
India sala A
India sala B
orario
Argentina
India sala A
ven
1
17 To be or not to be
lun
1
21
Otello
lun
1
sab
2
21 To be or not to be
mar
2
21
Otello
mar
2
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
dom
3
17 To be or not to be
mer
3
21
Otello
mer
3
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
gio
4
21
Otello
gio
4
17 Le signorine di Wilko
21
I fatti di Fontamara
mar
5
17 To be or not to be
ven
5
21 Bartleby
Otello
ven
5
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
mer
6
21 To be or not to be
sab
6
21 Bartleby
Otello
sab
6
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
dom
7
17 Bartleby
dom
7
17 Le signorine di Wilko
18
I fatti di Fontamara
lun
4
gio
7
21
ven
8
21 To be or not to be
lun
8
sab
9
21 To be or not to be
dom
10
17 To be or not to be
Piazza dʼItalia
lun
8
mar
9
21 Lʼimpresario delle Smirne
Piazza dʼItalia
mar
9
20,30
21 Le signorine di Wilko
mer
10
21 Lʼimpresario delle Smirne
mer
10
20,30
21 Le signorine di Wilko
Buffoni armati
gio
11
17 Lʼimpresario delle Smirne
Piazza dʼItalia
gio
11
17 Le signorine di Wilko
20,30
21 Lʼimpresario delle Smirne
Piazza dʼItalia
ven
12
20,30
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
mer
13
21 To be or not to be
sab
13
21 Lʼimpresario delle Smirne
Piazza dʼItalia
sab
13
20,30
21 Le signorine di Wilko
I fatti di Fontamara
gio
14
17 To be or not to be
dom
14
17 Lʼimpresario delle Smirne
18
dom
14
17 Le signorine di Wilko
18
21
I fatti di Fontamara
ven
15
21 To be or not to be
lun
15
sab
16
21 To be or not to be
mar
16
21 Shylok
Amleto
dom
17
17 To be or not to be
mer
17
21 Shylok
Amleto
mar
16
mer
17
20,30
21 Lʼimpresario delle Smirne
22
Piazza dʼItalia
Kohlhaas
Kohlhaas
gio
18
17 Lʼimpresario delle Smirne
20,30
22
Piazza dʼItalia
mar
19
21 Le nuvole
ven
19
20,30
21 Lʼimpresario delle Smirne
22
Piazza dʼItalia
mer
20
21 Le nuvole
sab
20
19
21 Lʼimpresario delle Smirne
23
Piazza dʼItalia
gio
21
17 Le nuvole
dom
21
17 Lʼimpresario delle Smirne
18
21
Piazza dʼItalia
ven
22
21 Le nuvole
lun
22
sab
23
21 Le nuvole
mar
23
10,30 Pippi Calzelunghe
20,30
22
Piazza dʼItalia
dom
24
17 Le nuvole
mer
24
10,30 Pippi Calzelunghe
21
22
Piazza dʼItalia
lun
18
lun
25
I fatti di Fontamara
Buffoni armati
Buffoni armati
Kohlhaas
Kohlhaas
Kohlhaas
Spiritati racconti
Frollo
Buffoni armati
Tracce
gio
25
10,30 Pippi Calzelunghe
20,30
22
Piazza dʼItalia
ven
26
10,30 Pippi Calzelunghe
20,30
22
Piazza dʼItalia
sab
27
16 Pippi Calzelunghe
19
21
Piazza dʼItalia
dom
28
17 Pippi Calzelunghe
18
21
Tracce
17 Shylok
21
Amleto
21 Shylok
Amleto
sab
20
21 Shylok
Amleto
dom
21
17 Shylok
18
Amleto
mar
23
21 Shylok
Amleto
mer
24
21 Shylok
Amleto
gio
25
17 Shylok
21
Amleto
ven
26
21 Shylok
Amleto
sab
27
21 Shylok
Amleto
dom
28
17 Shylok
18
21
Amleto
21 Le nuvole
mer
27
21 Le nuvole
gio
28
17 Le nuvole
ven
29
21 Le nuvole
lun
29
10
21
0
sab
30
21 Le nuvole
mar
30
10
21
dom
31
17 Le nuvole
mer
31
Tracce - h. 23: Spiritati racconti
Tracce
Piazza dʼItalia
2,00 €
1,00 €
no
la prevendita è applicata fino ad un’ora prima dello spettacolo
*giovani fino a 25 anni, adulti oltre 65 anni, abbonati Teatro di Roma,
abbonati Accademia Filarmonica Romana, possessori di Bibliocard,
gruppi organizzati di almeno 15 persone
Cartateatro
carta argentina 6 ingressi
gio
18
ven
19
mar
26
Tracce
prevendita
- posto unico
15,00 €
- ridotto
12,00 €
- doppio spettacolo 10,00 + 10,00 €
Abbonamento libero utilizzabile anche da più persone per lo
stesso spettacolo. La scelta del giorno e del posto può essere
fatta telefonando al numero 06 684000345 (lunedì-venerdì ore
10.00-17.00) o direttamente presso le biglietterie dei teatri
120 € poltrona e palchi fino al II ordine
carta india 8 ingressi
80 € posto unico
carta teatro di roma**
6 ingressi
60 €
palchi III e IV ordine Teatro Argentina
posto unico Teatro India
W15 ingressi (acquistabile solo on line)
lun
22
Tracce
prevendita
3,00 €
3,00 €
2,00 €
Buffoni armati
lun
15
Piazza dʼItalia
intero
22,00 €
17,00 €
13,00 €
12,00 €
intero
I fatti di Fontamara
ven
12
Piazza dʼItalia
3,00 €
3,00 €
2,00 €
cambi
I cambi sono consentiti, secondo la disponibilità dei giorni e
dei posti, ai soli abbonati a posto fisso, telefonando al
numero 06 684000314, e riconsegnando il tagliando al
botteghino al momento dello spettacolo, costo 5,00 €.
Buffoni armati
21 To be or not to be
20,30
21 Lʼimpresario delle Smirne
22
prevendita
27,00 €
22,00 €
16,00 €
12,00 €
biglietti ridotti* e pomeridiane infrasettimanali
giovedì h. 17 e mercoledì h. 19
- poltrona
- palchi platea, I e II ordine
- palchi III, IV e V centrale
- loggione
I fatti di Fontamara
mar
12
lun
11
India sala B
intero
Teatro India
21
Piazza dʼItalia
BIGLIETTI
Teatro Argentina
** la Cartateatro Teatro di Roma è valida per le produzioni del Teatro
di Roma Cyrano de Bergerac, Filumena Marturano, Molto rumore
per nulla, Danza di morte, Festa di famiglia Piazza d’Italia, Finale
di partita
Associazione Teatro di Roma
Consiglio di amministrazione
Oberdan Forlenza, Presidente
Semi dʼacciaio
Semi dʼacciaio
Semi dʼacciaio
Semi dʼacciaio
Semi dʼacciaio
Renato Giordano
Silvana Novelli
Massimo Pedroni
Debora Pietrobono
Revisore dei Conti
Mario Perrone, Presidente
Vincenzo Gagliani Caputo
Giuseppe Ferrazza
Direttore
Giovanna Marinelli
Dirigente amministrativo e
organizzativo
Filippo Vacca
Redazione
Sandro Piccioni
Ugo Riccarelli
Paolo Ruffini
Paola Folchitto
Progetto grafico
BaldassarreCarpiVitelli
impaginazione
Paola Folchitto
con il contributo di
Pietro Zoli
Stampa
CTS grafica - Città di Castello (Pg)
FRATELLI DI STORIA
7
www.teatrodiroma.net
PIAZZA D’ITALIA
DAL ROMANZO OMONIMO DI ANTONIO TABUCCHI
REGIA MARCO BALIANI
LA REPUBBLICA DI UN SOLO GIORNO
© Aldo Valenti
DI MARCO BALIANI E UGO RICCARELLI
REGIA MARCO BALIANI
Ogni età, biologica o
storica o sociale, necessita
ad un certo punto del suo
percorso, di un Tempo
speciale, per superare una
soglia e addentrarsi in
un’altra dimensione
dell’esistenza, lasciandosi
alle spalle
il passato, e muovendosi
verso l’ignoto, verso un
tempo futuro che ancora non
si può manifestare. Queste
soglie, questi ponti o
passaggi permettono il
traghettamento di persone,
strati sociali, interi Paesi
verso una trasformazione,
verso una metamorfosi
ineludibile, necessaria come
destino e come sviluppo.
I ponti possono essere più di
uno durante la vita di un
essere umano, più di uno
durante l’esistenza di una
nazione o di un continente,
più di uno durante la vita di
una comunità, di un gruppo,
di una famiglia. Anche se poi
guardando indietro, al
termine di una esistenza si
può rintracciare tra tutti i
passaggi compiuti quello che
più ha segnato il tragitto,
il ponte più arduo da
attraversare, quello in cui
con più accanimento si sono
concentrate le prove di
mutazione che la vita ci ha
chiesto. Quello, fra tutti, è il
ponte speciale, oltre il quale
è accaduta la nostra
epifania. Questo passaggio
è sempre traumatico, non
è suscettibile di mediazioni,
ci si libera della pelle
precedente e si è costretti a
entrare in una pelle nuova.
La durata del tragitto, la
lunghezza del ponte, non
sono mai misurabili secondo
i Tempi della vita precedente
e neppure confrontabili coi
Tempi del Dopo, minuti, mesi
o anni non sono mai definibili
con un’unica data del
calendario , il Tempo
necessario ad attraversare
il ponte è un Tempo del cuore
e dell’anima, una temporalità
che sospende il tempo della
norma. Il passaggio è dunque
sempre drammatico, nel
senso che lì, sul ponte
accadono drammi, azioni e
gesti si scontrano tra
passato prossimo e
immediato presente, anzi a
volte il dramma è tale che
occorre, per passare oltre la
soglia, inventare nuove
parole e nuovi gesti, sentire
in altro modo il mondo, o dal
mondo farsi diversamente
accogliere. Per questo le
storie che parlano di questo
attraversamento sono già
percorsi densi di una
dimensione teatrale perché il
teatro è il luogo-spazio
temporale dove si fanno
precipitare in un tempo
condensato conflitti e
drammi, è il luogo dello
scontro e della mutazione
per eccellenza. In questo
senso “Fratelli di Storia”
unisce, in un tempo di
realizzazione che sarà
pluriennale, il racconto di
queste mutazioni attraverso
il tema della memoria, un
avvicinarsi e addentrarsi
in cosa costituisce la nostra
identità di italiani, anche
in previsione del 150°
anniversario dell’Unità
d’Italia. Un modo, se
vogliamo, per ripensare alla
nostra Storia di paese e di
nazione, attraverso lo
sguardo di giovani
adolescenti, attraverso
personaggi che traghettano,
nella grande Storia, le loro
personali trasformazioni.
Da un lato, con “Piazza
d’Italia”, tratto dall’omonimo
romanzo di Tabucchi,
verranno toccati alcuni nodi
della nostra memoria narrati
mediante le vicende di un
borgo dell'alta toscana e dei
suoi abitanti, nell'arco
storico che va dall'unità
d'Italia ai primi anni
sessanta; dall’altro, con
“La Repubblica di un solo
giorno” si vivrà la rivisitazione
di una vicenda
appassionante, eppure poco
conosciuta nella memoria
degli italiani: la nascita della
Repubblica Romana del
1849 e la promulgazione
della sua, modernissima,
carta costituzionale.
Il progetto, oltre a questo
comune riferimento alla
nostra memoria storica, ha
volutamente ulteriori
elementi di unità tra i due
spettacoli i quali, proprio per
questi legami, verranno
presentati in contiguità, a
serate alterne, “completati”
dalla realizzazione di un
video inchiesta per opera di
un gruppo di giovani che
“verificheranno” con i loro
coetanei l’attualità dei valori
che tengono “insieme” un
Paese, che ne costituiscono,
appunto, l’identità e la storia.
Per mantenere l’omogeneità
del progetto, gli spettacoli
saranno il frutto del lavoro
che il regista Marco Baliani
effettuerà con lo stesso
gruppo di attori (tra i quali
molti giovani provenienti
dall’Accademia d’Arte
Drammatica di Roma) e,
ancora, operando con un
medesimo intento
drammaturgico, utile a
creare una presenza
corporea forte, in una
invenzione simbolica e al
contempo materica, fatta di
gesti , danza, canti e oggetti,
manufatti appositamente
realizzati. Proprio la qualità
dello stesso impianto
scenografico, della presenza
scenica di un unico gruppo di
attori, del loro linguaggio
drammaturgico, permetterà a
queste storie del nostro
passato prossimo di farsi
specchio della nostra
contemporaneità, rifuggendo
dalla trappola di una
rivisitazione neorealista.
Marco Baliani
un progetto di
Marco Baliani
8_28 FEBBRAIO .10
TEATRO INDIA
8_13 E DOMENICA 28 ORE 21
DOMENICA 14 E DOMENICA 21 ORE 18
16_19 E 23_26 ORE 20.30
DAL ROMANZO OMONIMO DI ANTONIO TABUCCHI SABATO 20 E SABATO 27 ORE 19
REGIA MARCO BALIANI
TEATRO DI ROMA
PIAZZA D’ITALIA
PIAZZA D’ITALIA
Nel 2011 il nostro paese
compirà 150 anni.
Non si sa ancora come questo
anniversario sarà celebrato.
Di certo sarà un momento
importante per riflettere sulle
nostre identità, sul percorso che
ci ha portati fin qui,
sulla memoria , sulle tappe, le
date, le persone e i fatti che
hanno permesso di essere
quello che siamo.
Ho pensato così di cominciare
un percorso teatrale di
avvicinamento a questa
scadenza, che mi permettesse
di toccare alcuni temi,
e di narrarli in azioni sceniche.
Piazza d’Italia, il romanzo di
Antonio Tabucchi, è il racconto
di un’ epopea famigliare.
Attraverso le storie di tre
generazioni di ribelli, che a loro
volta si intrecciano con quelle
degli altri abitanti del borgo
toscano dove il tempo del
romanzo si svolge, si percorre
un arco storico di cento anni.
Si passa così dallo sbarco dei
mille, alla prima grande guerra,
al fascismo, all’arrivo dei nazisti
che bruciano il paese, fino alla
lotta di liberazione
e agli anni sessanta della
ricostruzione e della
contestazione.
Ma la grande Storia fa da
sfondo all’intreccio di piccole
storie molto potenti, dense di
accadimenti, di conflitti, di
esperienze e umanità e che
proprio per questo riescono con
più forza a raffigurare lo
scenario del tempo storico e del
suo svolgersi.
La sua ineluttabilità, nella vita
minuta di Garibaldo, di Gavure o
di Don Milvio, acquista la forma
epica del Destino, insinua la
possibilità che la Storia grande
possa sempre scompaginarsi,
per un gesto di rivolta, per un
sogno, per un crocicchio
inaspettato. Così sono proprio
queste storie e i personaggi che
le veicolano a illuminare,
riverberare e in parte riuscire a
far comprendere sotto una luce
nuova il tragitto accidentato del
nostro paese dall’unità d’Italia
fino alla soglia del ‘68.
Il linguaggio con cui le
narrazioni si dipanano ha la
semplicità del sogno, le vicende
si muovono in una leggerezza
onirica dove un’antica
antropologia fatta di oroscopi,
segni, superstizioni e credenze
governa il vivente con assai più
imperio che non la pretesa
razionalità del potere.
un progetto di
Marco Baliani
La scrittura di Tabucchi è
visionaria, densa di immagini,di
gesti e parole memorabili, di
narrazioni e dialoghi improvvisi
che aprono squarci commoventi
e indimenticabili.
Così il romanzo riesce a parlare
di noi,quelli che restano
oggi,dopo cento anni di storia, a
fare i conti e tirare le fila
di vicende che legano uno
all’altro figli e padri, generazioni
contadine a generazioni
urbanizzate, attraverso la
veloce e violenta
trasformazione di un territorio,
delle sue tradizioni , dei
suoi valori.
Ho voluto conservare nello
spettacolo la coralità epica
della scrittura di Tabucchi,
secondo una ricerca di
drammaturgia narrativa che
caratterizza da anni il mio
percorso. Per questo ho cercato
di tessere l’arazzo di un albero
genealogico, senza però mai
cadere nell’illustrazione o
nell’oleografia, lavorando ad
una composizione multiforme,
dove più scene avvengono sullo
stesso piano spazio temporale.
Da improvvise cadute nel
dramma con dialoghi serrati,
si passa in un lampo ad una
narrazione epica e corale,
oppure al racconto di un solo
personaggio, mentre si
muovono corpi che narrano
senza parole.
Nella concisione necessaria
alla scena teatrale, quello che
resta, decantandosi dalla
scrittura ampia del romanzo,
deve possedere un’aura ancor
più luminosa, deve sintetizzare
nelle economie dei gesti e delle
parole immagini che si incidono
nella memoria, anche se
effimere e sempre imprendibili.
Immagini che devono essere
cercate e create nella
rappresentazione e non per
la rappresentazione,
valorizzando in primo luogo il
percorso del gruppo di artisti
che ne insegue l’impossibile
compimento.
Marco Baliani
È attore, autore e regista.
PER SAPERNE
DI PIÙ
Marco Baliani
Dentro un gatto ci
sono tante storie
Filema - 2009
Marco Baliani
L’amore buono
Rizzoli - 2006
Marco Baliani
La metà di Sophia
Rizzoli - 2008
Marco Baliani
Corpo di Stato.
Il delitto Moro
Rizzoli - 2003
Marco Baliani
Nel regno di
Acilia
Rizzoli - 2004
Con lo spettacolo Kholhaas del 1989 attraverso un originale
percorso di ricerca , da vita al teatro di narrazione, che segna la
scena teatrale italiana. Marco Baliani nel corso degli anni prosegue
la ricerca sulla narrazione, con gli spettacoli Tracce, Lo Straniero da
Camus, Corpo di Stato, trasmesso in diretta televisiva su RAI 2 dai
Fori Imperiali di Roma Francesco a testa in giù, in diretta su Rai 2 dal
sagrato della basilica di Assisi.
L’ esplorazione di una possibile drammaturgia narrativa ha avuto
diversi esiti con spettacoli epico corali come Antigone delle città,
evento teatrale con 100 attori,per la commemorazione della strage
di Bologna o Come gocce di una fiumana, premio IDI alla regia, sulle
memorie dei soldati della prima guerra mondiale.
Per cinque anni , dal 1996 al 2000 dirige il progetto artistico I Porti
del Mediterraneo(Ente teatrale italiano) producendo spettacoli
corali con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea.
Dall’agosto 2002 con Amref avvia un progetto di volontariato
artistico con i ragazzi di strada di Nairobi, da cui nascono gli
spettacoli Pinocchio Nero ( premio Ubu ) e L’amore Buono.
È attore in cinema per la regia di Mario Martone , Francesca
Archibugi, Cristina Comencini, Davide Ballarini, Roberto Andò,
Saverio Costanzo, Andrea Molaioli, Daniele Vicari.
È autore del romanzo Nel Regno di Acilia e dei racconti La metà di
Sophia pubblicati da Rizzoli.
Gli antichi Greci, quando
attribuirono divinità protettrici
alle arti che gli Uomini hanno
inventato per esprimere ciò che
sentono e ciò che pensano,
capirono che anche la Storia –
che è l’arte di raccontare ciò che
ci successe e ci succede –
aveva bisogno di una musa,
e la chiamarono Clio.
sia perché ne ha ricevuto
testimonianza documentale
– vi inserisce qualcosa a suo
piacimento o addirittura lo
racconta all’incontrario.
Per esempio, invece di
raccontare che Erode
ammazzava i bambini ci racconta
che i bambini ammazzarono
Erode.
Raccontare
è raccontarci
Ma si resero anche conto che
colui che si inoltra in quella
difficile arte può essere
abilissimo e ricco di retorica,
ma il suo talento non produrrà
buoni frutti se egli non possiede
la memoria esatta di ciò che
deve raccontare.
O, peggio ancora, se pur
conservandone memoria – sia
perché ne fu testimone lui stesso,
Gli Antichi giunsero così alla
conclusione che Clio non poteva
limitarsi a proteggere solo la
scrittura della Storia, che in
tanti modi si può fare, ma
doveva proteggere anche la
facoltà su cui l’essenza della
Storia si basa, e attribuirono a
Clio un duplice compito.
Clio divenne dunque musa della
Storia e della Memoria:
prendendosi per segretaria
Mnemosine, che di Memoria è
ancella, divenne la “garante”
della Storia. Garante nel senso
che attesta che le vicende che
qualcuno ci racconta sono
veritiere: garantisce che si
tratta di un racconto DOC, cioè
di un prodotto di origine
controllata.
***
Faccio un esempio di un
prodotto di origine non
controllata.
Il 12 dicembre 1969 nella Banca
Nazionale dell’Agricoltura di
Milano scoppiò una bomba che
causò ventisette morti e decine
di feriti. Il Ministero degli Interni
della Repubblica italiana fece
dichiarare con solerzia,
attraverso la televisione
pubblica e la stampa allora
credibile come il “Corriere della
Sera”, che la strage era opera del
movimento anarchico e gli
esecutori materiali si
chiamavano Pietro Valpedra e
Giuseppe Pinelli. Quest’ultimo,
trattenuto illegalmente in
questura, cadde dalla finestra
per un “malore attivo” (sono le
parole della sentenza sulla
causa della sua morte). Come
un atleta che in preda a una crisi
cardiaca decide di fare un bel
tuffo dal trampolino per vedere
se gli fa bene.
Sono passati quarant’anni, ma
dov’è Clio? In quale armadio
lo Stato italiano ha rinchiuso
Mnemosine?
Recentemente il presidente
della Repubblica ha chiamato a
sé le vedove delle due vittime
che seguirono alla strage della
bomba: Pinelli, l’uomo che per
“malore attivo” cadde dalla
finestra della questura, e il
commissario Calabresi, l’uomo
che in questura lo aveva
interrogato. E che cadde anche
lui, ma per “malore passivo” se
così si può dire, perché fu
abbattuto per strada come un
animale. Forse perché sapeva?
Perché poteva raccontarci
qualcosa di vero? Questo non si
sa, Mnemosine è sotto terra.
Chiamare le vedove e dire cose
sagge è un gesto saggio.
Purtroppo la saggezza non fa
Storia. E poi nella questione c’è
una differenza di fondo: non fu
Giuseppe Pinelli che convocò
a casa sua la polizia; fu lo Stato
che convocò Giuseppe Pinelli
in questura.
Un grande scrittore argentino,
Ernesto Sabato, ha scritto un
romanzo che si chiama Sopra
eroi e tombe.
La Repubblica Italiana è autrice
di una vicenda che però
romanzo non è e che si potrebbe
intitolare “Sopra vittime e
tombe”. È Storia, ma noi non la
conosciamo.
***
Marco Baliani,
Ascanio
Celestini, Laura
Curino, Marco
Paolini,
Gabriele Vacis
La bottega dei
narratori. Storie,
laboratori e
metodi
Audino - 2005
Gli scrittori non scrivono la
Storia, raccontano delle storie.
A loro modo sono dei
cantastorie, cioè tramandano
con la scrittura la loro memoria
o una memoria collettiva.
Ma la Storia con la maiuscola è
fatta anche delle loro storie.
Di queste storie. Dalle nostre
storie.
Raccontare è raccontarci,
scrivere è testimoniare, leggere
è ricordare insieme.
Antonio Tabucchi
PER SAPERNE
DI PIÙ
Antonio
Tabucchi
Piazza d’Italia.
Favola popolare
in tre tempi,
un epilogo e
un appendice
Feltrinelli
2001
Marco Alloni
Antonio
Tabucchi
Una realtà
parallela. Dialogo
con Antonio
Tabucchi
ADV Advertising
Company
2008
Antonio
Tabucchi lettura di Marco
Baliani
Sogni di sogni.
Con audiolibro.
Cd Audio
Full Color Sound 2008
Antonio
Tabucchi lettura di Marco
Baliani
Donna di Porto
Pim. Audiolibro. CD
Audio
Full Color Sound
2006
Antonio
Tabucchi
L’oca al passo.
Notizie dal buio
che stiamo
attraversando
Feltrinelli
2008
Antonio
Tabucchi
Il vento invecchia
in fretta
Feltrinelli
2009
LA REPUBBLICA
DI UN SOLO GIORNO
Una vicenda
appassionante e
“forte”, densa di
significati e di
qualità, dall’aspetto
romantico eppure
moderno, durante la
quale, seppur per un
breve spazio di
tempo, si è data
dimostrazione di
come sia possibile
“costruire” una
repubblica,
sostenerla con dei
valori autentici,
davvero democratici.
Un episodio
appassionante della
Storia del nostro
Paese.
Appassionante e allo
stesso tempo, per le
sue modalità, per l’importanza
delle sue caratteristiche, poco
conosciuto alla grande massa
degli italiani. E dire che, a
leggerne anche soltanto la
cronologia degli eventi,
l’avventura della “Repubblica
dei Briganti”, come venne
definita dai sostenitori del Papa
Pio IX, ha tutte le caratteristiche
di plot e di “casting” per una
narrazione da tenere incollate
le persone, alle immagini e
alle parole.
Uno scenario come quello della
città di Roma. Personaggi come
Mazzini e Mameli, Garibaldi e
Anita, il Papa e i Borboni,
l’esercito francese comandato
dal terribile Oudinot e un gruppo
di giovani eroi romantici pronto
a immolarsi per l’indipendenza
e la libertà. E poi, il popolo
minuto di Roma, quello che le ha
viste tutte e a tutto è avvezzo,
sottomesso al governo papale,
attanagliato dalla miseria e
dalla fame, preda di un
disincanto che, una volta tanto,
si sgretola piano piano in una
forma di orgoglio, di prima
resistenza verso la palese
ingiustizia che un esercito
straniero, a parole difensore
della democrazia, va a compiere
per motivi di prestigio politico,
per una politica estera che,
come sempre, giustifica ogni
ragione di Stato. E in mezzo a
tutto questo il valore profondo,
vero, dei fatti, dello studio, della
discussione che porterà a
formulare una carta
costituzionale di sorprendente
modernità, base di molte altre
che verranno, compresa quella
della Repubblica Italiana
fondata sul lavoro e nata dalla
resistenza. Una Repubblica che
durerà lo spazio di un sogno: il
giorno stesso in cui la
Costituzione sarà presentata
sulla Piazza del Campidoglio
bardata a festa, dalle pendici
del Gianicolo i francesi
scenderanno a prendere
possesso della Città Eterna per
restituirla al Papa. La città, i
suoi muri, la sua materia, sarà,
come si dice, normalizzata, ma
come scrisse Mazzini, i briganti
avranno dimostrato che è
possibile autodeterminarsi,
lottare contro la tirannia,
discutere e democraticamente
fondare un sistema di vita che
riconosca dignità e cittadinanza
a ogni persona. Una lezione di
storia che la regia di Marco
Baliani racconterà con la forza
del teatro, a dimostrare come la
materia profonda degli uomini,
le loro alte aspirazioni, la civiltà
del diritto sono oggi più che mai
importanti e valide,
e che per la loro delicatezza, per
la loro vitalità, hanno sempre
bisogno di studio e di
attenzione, di memoria e di
cura. Di teatro. Di quella materia
che possa ricordare i valori
fondanti di un vivere civile,
affinché quello che siamo
riusciti a costruire, a far durare
nel tempo, non si sciolga come
una repubblica di un solo giorno.
PER SAPERNE
DI PIÙ
Stefano
Tomassini
Storia avventurosa
della rivoluzione
romana.
Repubblicani,
liberali e papalini
nella Roma del '48
Il Saggiatore - 2008
Roma, Repubblica:
venite! Percorsi
attraverso la
documentazione
della Repubblica
romana del 1849
Gangemi - 2000
La primavera della
nazione.
La Repubblica
romana del 1849
Affinità Elettive
Edizioni - 2006
Claudio Fracassi
La meravigliosa storia
della repubblica dei
briganti
Mursia - 2005
Irene Manzi
La costituzione della
Repubblica romana
del 1849
Affinità Elettive
Edizioni - 2003
Pietro Pistelli,
Marco Severini
L’alba della
democrazia.
Garibaldi, Bruti e la
Repubblica romana
Affinità Elettive
Edizioni - 2004
La forza della memoria
Così com’è proprio della
società in cui viviamo, di quella
società che noi stessi abbiamo
costruito, il vivere odierno
consuma, fagocita e digerisce
rapidamente ogni cosa e ogni
cosa trasforma altrettanto
rapidamente in passato. Ma,
spesso, poiché non abbiamo
cura nel costruirne le basi, nel
curarle e coltivarle, quel
passato diventa labile, ha una
consistenza friabile e ciò che è
stato cessa di essere un
momento di riflessione, di
confronto, di studio e, non
ultimo, di identità.
Il nostro vivere veloce ha uno
sguardo distratto, reso
superficiale proprio dalle
caratteristiche bulimiche che lo
fondano. E’ denso di oggetti e di
comportamenti standardizzati
che occupano ogni spazio, di
un parossismo il cui prodotto,
alla fine, è il contrario
dell’illusione di onnipotenza di
cui si nutre e che, in verità,
ci rende al contrario più deboli.
Noi crediamo, allora, che in
questo quadro sia necessario
recuperare il senso delle storie,
delle vicende che, partendo
dalla vita minuta di ognuno di
noi, una legata all’altra formano
la Storia di una comunità, di una
nazione.
Per questo riteniamo che la
memoria che ci restituisce il
teatro sia una memoria “forte”,
adatta a restituire quel senso
che, specialmente alle
generazioni più giovani, si sta
sfaldando sempre più. “Fratelli
di Storia” riprende i fili delle
storie degli italiani, le storie
delle loro miserie e dei loro
sogni, quelle delle speranze e
delle lotte, dei tradimenti, delle
idee. Le storie che hanno
animato le piazze d’Italia, che
hanno sostenuto la libertà e
la democrazia, quelle di
costituzioni repubblicane
durate lo spazio di un giorno
eppure, a discapito del loro
breve tempo, resistenti e forti.
Sono queste storie e le loro
parole che abbiamo voluto
girassero sul palcoscenico e
che, proprio come un filo di
pensiero, venissero raccolte dai
giovani che partecipano al
progetto per leggerle,
interpretarle, raccontarle e,
partendo dal teatro, ritornare
sulle strade e sulle piazze di due
nostre grandi città per
verificarne il senso, per
riflettervi e, finalmente, dalla
memoria, vivere e comprendere
meglio il presente.
G.M.
un progetto di
Marco Baliani