Interrogazione a risposta in commissione Roma 1 Aprile 2016 Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Al Ministro della Salute Per sapere, premesso che: il Lago di "Pietra del Pertusillo" è un invaso artificiale situato nel territorio dei comuni di Grumento Nova, Montemurro e Spinoso (PZ) in Basilicata. La diga è stata costruita tra il 1957 e il 1962, a sbarramento del fiume Agri e si trova a 532 metri di altitudine sul livello del mare ed ha una capacità massima di 155 milioni di metri cubi d'acqua, destinati ad uso irriguo, idroelettrico e potabile per una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti di Basilicata e Puglia; la realizzazione dell'invaso del Pertusillo è stata necessaria per rispondere ad un uso plurimo delle risorse idriche, quali lo sfruttamento dell'energia idroelettrica, l'irrigazione di oltre trentacinquemila ettari di terreno tra Basilicata e Puglia e la produzione di acqua potabile per diversi milioni di cittadini lucani e pugliesi; il lago del Pertusillo è anche un «Sito di interesse comunitario» (S.I.C. IT9210143) della Rete Natura 2000 nata in seguito alla emanazione da parte dell'Unione della «Direttiva 92/43/CEE detta “Habitat” e della direttiva 2009/147/CE detta “Uccelli” (recepite in Italia rispettivamente dal decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, modificato successivamente dal decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 12 marzo 2003, e dalla legge 157 del 1992; sono circa 650 le sorgenti sotterranee che alimentano l'Agri, un fiume le cui acque attraversano il Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese, che a sua volta alimenta l'invaso del Pertusillo; l'invaso del Pertusillo è circondato dai pozzi attivi di estrazione di idrocarburi in Alta Val d'Agri ed è a pochi chilometri in linea d'aria dalla Centrale di raccolta e trattamento denominata «Centro oli di Viggiano», un impianto di desolforizzazione di 18 ettari facente parte della Concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi conferita nel 2005 a Eni/Shell denominata «Val d'Agri», di un estensione di 660 chilometriquadrati e vede la presenza di 26 pozzi in produzione e 11 pozzi produttivi non eroganti; una relazione-denuncia presentata lo scorso anno all’Unione Europea e servizi giornalistici, in questi giorni, hanno fatto riesplodere il dibattito sullo stato di salute del cosiddetto «lago di pietra» e sulla qualità dell’acqua che dal bacino del Pertusillo giunge fino all’Acquedotto Pugliese, sgorgando dai rubinetti delle abitazioni; tutti hanno assecondato imprudentemente attività di estrazione di idrocarburi a ridosso di dighe, centri abitati, sorgenti, aree a rischio frana e a rischio sismico, in zone protette a ridosso di parchi e a giudizio dell’interrogante è necessario una tempestiva verifica dello stato di salute dell'acqua erogata ai cittadini lucani e pugliesi; l’acqua dell’invaso lucano rappresenta la principale fonte di approvvigionamento idrico della Puglia e buona parte della Campania, oltre che servire una vasta area della Basilicata e da tempo le associazioni ambientaliste denunciano la crescente eutrofizzazione e la preoccupante concentrazione di idrocarburi nelle sue acque. Gli abitanti lamentano cattivi odori, seri danni ai frutteti e da circa sei anni si verifica una forte moria dei pesci del lago artificiale: - se i Ministri siano a conoscenza dei fatti espressi in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, in tempi brevi , per accertare lo stato qualitativo dell'acqua dell'invaso del Pertusillo e il suo presunto inquinamento derivante dalle attività di estrazione e lavorazione degli idrocarburi; se non ritengano opportuno avviare approfondite indagini e adottare provvedimenti per la tutela della salute pubblica. On. Cosimo Latronico Interrogazione a risposta orale. Roma 6 Aprile 2016 Al Presidente del Consiglio , Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Per sapere, premesso che: in Italia nel 2015 la produzione di petrolio è stata di 5,5 milioni di tonnellate, di queste il 69% arriva dai giacimenti a terra della Basilicata, il più grande non solo del Paese ma di tutta l’Europa occidentale; a tutt’oggi in Basilicata sono presenti 10 permessi di ricerca per un totale di 26 Comuni interessati e le istanze di permesso sono 17. Solo a gennaio 2016, l’attività petrolifera ha prodotto quasi 300 mila tonnellate di greggio, estratte dalle due concessioni di Serra Pizzuta Pisticci (MT) e l’altra in Val d’Agri; l’inchiesta della Procura di Potenza legata allo scandalo del petrolio lucano ha travolto nei giorni scorsi il Governo Nazionale, con le dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico Dott.ssa Federica Guidi anche in merito ad un presunto traffico di rifiuti prodotti da Eni nel Centro Oli di Viggiano molto pericoloso per la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente; le aree interessate dall’estrazione di greggio occupano una superficie di circa mille chilometri quadrati, altri 1.454 kmq dedicati ad attività di ricerca e sono in corso richieste di nuovi permessi al Ministero dello sviluppo economico che riguardano 3872,35 chilometri quadrati. Un’espansione agevolata anche dalla Strategia Energetica Nazionale, che da un lato dichiara di voler raggiungere e superare gli obiettivi dettati dal Pacchetto UE Clima-Energia 2020 e nel percorso verso la decarbonizzazione, dall’altro dedica uno dei pilastri proprio allo “Sviluppo sostenibile degli idrocarburi”, prevedendo un progressivo aumento delle produzioni nazionali fino a raggiungere nel 2020 i livelli degli anni '90; in Basilicata associazioni, giornalisti e singoli cittadini, da tempo hanno denunciato i fatti che oggi anche la Magistratura rileva nell’indagine sulle vicende connesse alle estrazioni petrolifere. Le notizie dell’inchiesta che sono all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale, dimostrano una volta di più che i modelli organizzativi e le strategie di sviluppo messe in campo dalle classi dirigenti sia nazionali che regionali, a fronte di esiti del tutto incerti per lo sviluppo locale, possono produrre devastazione ambientale e mettere a serio rischio la salute dei cittadini; per l’associazione contro la corruzione Transparency, il settore delle estrazioni di petrolio e gas è in assoluto tra i più a rischio corruzione, con un tasso del 25% di corruzione percepita. L’Italia ha visto consumarsi sul suo territorio diverse inchieste nel settore dell’estrazione di idrocarburi e quella sul Centro Oli di Viggiano, di proprietà dell’Eni, era venuta alla luce già a febbraio 2014 con un primo “blitz” dell’Antimafia. Da allora l'ipotesi di reato indicata resta quella del “traffico di rifiuti”, ma i filoni d'indagine si sono moltiplicati; la vicenda giudiziaria che ha portato all’arresto di amministratori, tecnici e imprenditori per attività di traffico e smaltimento illecito di rifiuti in Val d’Agri è l’ennesimo scandalo per la Regione Basilicata. Sono tre i filoni di indagine dell'inchiesta Eni: il primo, affidato ai carabinieri del nucleo operativo ecologico, riguarda l'impianto Eni di Viggiano per presunti illeciti nella gestione dei rifiuti. Il secondo filone di indagine, seguito dagli agenti della squadra mobile della Polizia di Stato, ha al centro l’iter che ha portato all'autorizzazione del giacimento Tempa Rossa della Total. E il terzo che riguarda l'indagine sul porto di Augusta; i carabinieri del NOE hanno messo sotto sequestro alcuni impianti del megapolo di Viggiano (vasche utilizzate per lo stoccaggio dei rifiuti liquidi) e il pozzo di reiniezione di Costa Molina 2 a Montemurro. Secondo l’indagine in corso gli illeciti avrebbero riguardato lo smaltimento delle acque reflue: la reiniezione prevedeva il trasporto tramite una condotta che dal Cova conduceva al pozzo Costa Molina 2, dove i liquidi venivano pompati a bassissima profondità con una procedura non ammessa (vista la presenza di sostanze pericolose) ed episodi di alterazione dei campioni delle acque. L'alterazione dei codici riferiti alle sostanze smaltite aveva una ricaduta economica con un notevole risparmio e conseguente "illecito profitto" per Eni. Secondo i calcoli degli investigatori, il risparmio ipotizzabile per questo “sistema” sarebbe tra il 22% e il 272% (in base a diversi preventivi acquisiti), e si tradurrebbe in una cifra che oscilla tra i 44 e i 110 milioni di euro ogni anno; continua a esserci una informazione poco chiara e trasparente sull'attività estrattiva e sulla sicurezza in Val d'Agri e anche sulle cosiddette “anomalie” che causerebbero le “fiammate” , da alcuni anni, del centro olio con la chiusura dei pozzi che con molta probabilità emetterebbero quantitativi di gas eccessivi ed incontrollabili per poter essere gestiti dalle strumentazioni e dagli impianti; da organi di stampa si apprende dei rilievi da parte degli inquirenti, per quanto riguarda la parte relativa alle attività del Centro Oli di Viggiano, che stanno proseguendo in tutta la regione con indagini epidemiologiche anche sui “bioindicatori”, ovvero su indicatori utili a dimostrare i possibili livelli di inquinamento sulle produzioni agricole locali e sugli allevamenti. I carabinieri del Noe hanno fatto richiesta agli ospedali lucani di acquisire le cartelle cliniche per verificare le patologie presenti nella regione del petrolio, tra cui anche quelle relative ai tumori; le cronache lucane sono piene di studi, rilevazioni e dossier che attestano da anni il riemergere degli inquinanti e degli scarti di estrazione/lavorazione degli idrocarburi. L’attività di trivellazione produce sostanze tossiche e cancerogene, fortemente inquinanti e pericolose per la popolazione e l'ambiente, quali idrocarburi pesanti, diossina, acidicanti vari, bario, berillio e anche isotopi radioattivi come l'americio 249. Le estrazioni sono anche motivo dell'inquinamento irreversibile delle falde acquifere e delle sorgenti del bacino idrico del fiume Agri, un insieme di circa 600 sorgenti che si trovano proprio nell'area della Concessione Val d'Agri; il quadro che emerge dalle notizie di stampa in merito alle indagini, complesse e delicate, iniziate da parte della Procura Antimafia nel 2013 e tutt’ora in corso, sull’inquinamento ambientale provocato dalle attività legate all’estrazione petrolifera del Cova, è abbastanza inquietante, e se le accuse fossero confermate è indubbio che il territorio lucano e la popolazione avrebbero subito un grave ed irreparabile danno:- di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa; quali iniziative di competenza intendano adottare per avviare un accertamento sulle responsabilità degli enti coinvolti e sugli eventuali danni ambientali a tutela della sicurezza e della salute dei cittadini; quali iniziative si intendano intraprendere, anche sul piano normativo, per obbligare le società operanti in aree come quelle descritte in premessa, ai dovuti investimenti in sicurezza ambientale per la salvaguardia dei lavoratori e della salubrità delle popolazioni. On. Cosimo Latronico, On. Rocco Palese, On. Gianfranco Chiarelli, On. Antonio Di Staso, On.Roberto Marti, On. Trifone Altieri, On. Nicola Ciracì, On. Benedetto Francesco Fucci, On. Massimo Corsaro, On. Maurizio Bianconi Interrogazione a risposta in Commissione Roma 8 aprile 2016 Al Ministro della Salute Per sapere, premesso che: - i Carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) hanno acquisito, nei giorni scorsi, nell'ambito del filone d'inchiesta della Procura di Potenza sulle attività di smaltimento dei rifiuti prodotti dal Centro Oli di Viggiano (PZ) dell'Eni, migliaia di cartelle cliniche negli ospedali della Basilicata per verificare il possibile collegamento tra le patologie presenti in regione, tra cui anche quelle relative ai tumori e i livelli di inquinamento ambientale; i magistrati della Procura di Potenza hanno deciso di supplire alle mancanze degli organi preposti in materia di epidemiologia per conoscere le incidenze delle malattie che potrebbero derivare dalle attività estrattive di idrocarburi in Val D'Agri. Quello che per ora emerge dall’inchiesta sul centro Oli di Viggiano è lo smaltimento illecito di circa 850 mila tonnellate di rifiuti, che farebbero parte del ciclo di desolfurizzazione del petrolio pesante (heavy), così definito per l’alta percentuale di zolfo. L'estrazione di petrolio è ad altissima concentrazione di zolfo e questo significa un'inevitabile immissione in atmosfera di idrogeno solforato. Le fiammate, che da alcuni anni interessano con frequenza il centro oli e spaventano la popolazione locale, creano diffuse patologie allergiche, cardio-respiratorie e irritazioni a mucose nasali e agli occhi; diversi studi negli anni hanno registrato un'anomala crescita di patologie riconducibili all'eccesso di esposizioni da inquinanti. Nella Relazione Sanitaria Basilicata 2000, condotta dalla Regione in collaborazione con l’Istituto Mario Negri Sud di Chieti, si parla del centro Oli di Viggiano e si fa riferimento al rapporto N°5, “Epidemiologia occupazionale ed ambientale”, dal quale emergono dati decisamente preoccupanti sull’incidenza delle patologie respiratorie nell’area della Val D’Agri ; secondo lo studio di allora, nell’area comprendente il Centro Oli di Viggiano, formata dall’aggregazione di 4 comuni, per un totale di 11.186 residenti, era stata effettuata un’analisi epidemiologica delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) del triennio 1996 1998 riferite a pazienti con ricovero in regime ordinario urgente, si erano osservati tassi di ospedalizzazione per eventi sentinella cardio-respiratori mediamente più elevati (dal 50% a 2,5 volte) per asma, altre condizioni respiratorie acute, ischemie cardiache e scompenso rispetto ai livelli medi regionali; nel 2009, in un altro studio, i ricercatori abruzzesi tornano a parlare della Basilicata e considerato il periodo trascorso dalla pubblicazione della Relazione Sanitaria del 2000 ritenevano opportuno che l’Osservatorio Epidemiologico Regionale della Basilicata effettuasse approfondimenti non soltanto sulle patologie sentinella ma anche sulle patologie croniche che si erano eventualmente manifestate nel frattempo; secondo una recente indagine dell'Ufficio statistica dell'Istituto Superiore di Sanità, trasmessa alla Regione Basilicata, ma non ancora pubblicata, il Presidente dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE), Roberto Romizi, segnala che le cifre sono più alte e che sul territorio regionale e in particolare in Val d'Agri, si è verificato un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco e per le leucemie; da notizie di stampa si apprende che l’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità non è uno studio epidemiologico in senso stretto ma statitistico che si propone di caratterizzare e valutare i rischi per la salute di origine ambientale sia identificando le sorgenti ed i fattori di rischio, sia attivando un sistema di sorveglianza sanitaria nell’area interessata; lo studio riguarda un territorio di 20 Comuni tra la Val d’Agri e la Valle del Sauro, in un periodo tra il 2003 e il 2010 e i dati ricavati dall’analisi sull’area estrattiva lucana hanno portato a evidenziare, secondo le indiscrezioni trapelate, un aumento delle patologie tumorali e cardiorespiratorie. In particolare, si tratta di tumori maligni allo stomaco, infarto, malattie del sistema respiratorio e malattie dell’apparato digerente; questi risultati , se verificati, a giudizio dell’interrogante sono preoccupanti se si considera che l'aumento significativo di alcune patologie cardio-respiratorie e neoplasie si è verificato dopo nemmeno tre anni dall'entrata in funzione del Centro olio Eni di Viggiano che fu inaugurato nel 1996: - quali iniziative intende assumere per intervenire, presso la Regione, per la pubblicazione degli studi svolti finora e attivare progetti specifici per la prevenzione delle patologie secondo modalità da concordare con l'Istituto Superiore di Sanità; se non si intenda avviare una indagine epidemiologica allo scopo di monitorare le relazioni tra causa ed effetto dell’'inquinamento ambientale e quali provvedimenti intende assumere per potenziare l’attività di monitoraggio, studio e ricerca e potenziare il ricorso alla prevenzione per la tutela della salute dei cittadini lucani. On. Cosimo Latronico