Capitolo 17 Intervento pubblico Intervento pubblico

Capitolo 17
Intervento pubblico
Robert H. Frank Microeconomia - 4a Edizione
Copyright © 2007 - The McGraw-Hill Companies, srl
LE VOLTE SCORSE
LE TRE CIRCOSTANZE IN CUI L’ECONOMIA
CONCORRENZIALE NON RAGGIUNGE
L’EFFICIENZA PARETIANA:
- deviazioni dalla concorrenza perfetta
- asimmetrie informative
- esternalità e beni pubblici
In questi casi c’è un
FALLIMENTO DEL MERCATO
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Le esternalità sono inefficienti perché - a causa
della loro mancata incorporazione nei prezzi relativi
– provocano sovra/sotto produzione rispetto alla
quantità ottimale.
Ciò è dovuto al fatto che l’effetto esterno (costo o
beneficio) non viene internalizzato da chi produce
l’esternalità.
Questo porta a produrne troppa (in caso di
esternalità negativa) o troppo poca (esternalità
positiva).
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Abbiamo visto due possibili soluzioni al problema
delle esternalità:
1) La contrattazione tra i soggetti interessati, una
volta definiti i diritti di proprietà (Teorema di
Coase)
2) L’intervento pubblico, tramite una tassa che
costringa il produttore di esternalità negativa ad
internalizzare il costo esterno (=costo sociale) che
infligge alla società.
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OGGI
Oggi guardiamo alla forma più “estrema” di
esternalità positiva:
I BENI PUBBLICI
I beni pubblici sono beni o servizi caratterizzati
da due proprietà:
- non rivalità (=se lo consumo io non vuol dire che
ne stai consumando meno tu)
- non escludibilità (=è impossibile escludere
qualcuno dal suo consumo)
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Esempi di beni pubblici
Beni pubblici puri:
a) la difesa nazionale
b) la giustizia
c) le trasmissioni TV (attenzione!)
d) NUOVI: la tutela della concorrenza, la stabilità
macroeconomica/politica/sociale
Beni collettivi: (solo una delle due proprietà)
- ci sbizzarriamo? (parco pubblico, autostrada,ecc).
Problemi di congestione.
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Per i beni pubblici non esiste alcun mercato e sono
(quasi) sempre offerti dal governo.
Perché?
Qual è il privato disposto ad offrire un bene per cui non
è possibile escludere dal suo consumo chi non paga?
(proprietà di non-escludibilità).
O in cui in qualsiasi momento qualcuno ne può
usufruire indipendentemente da quanti già ne stanno
usufruendo?
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Se l’autorità pubblica (il governo) non fornisce tali beni
nessun privato avrà convenienza a farlo
Questa è una delle cause che determina un fallimento
del mercato
L’autorità pubblica interviene attraverso l’imposizione
fiscale per finanziare l’offerta dei beni pubblici
Aspetta un attimo…..quale imposizione fiscale?!
Se essa distorce in qualche modo i prezzi relativi, è di
per sé causa di inefficienza paretiana (le imposte sono
distorsive!)
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Allora (altro trucco…) si dice che il governo è in grado di
rimediare al fallimento del mercato (=fornire beni pubblici)
se è in grado di finanziarli tramite imposte in somma fissa
(lump-sum tax), cioè che non siano distorsive delle scelte
marginali dei consumatori/imprese.
Nelle realtà, è estremamente difficile trovare esempi di
imposte che non distorcano i comportamenti:
- se tassi il salario, la domanda e offerta di lavoro sono
modificate
- se tassi le rendite finanziarie, la domanda e offerta di
capitale sono modificate
- se tassi il consumo, le scelte di …consumo sono
modificate!
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Capire come finanziare i beni pubblici (o più in
generale, l’intervento pubblico) nel modo meno
distorsivo possibile è uno dei compiti fondamentali
dell’economia pubblica (=scienze delle finanze).
Quella parte della grande famiglia della
“microeconomia” che, in particolare, prende le
mosse da questa terza parte del nostro corso.
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LA QUANTITA’ OTTIMALE DI BENI
PUBBLICI
Per costruire la curva di domanda di mercato
per un bene privato si sommano
orizzontalmente le curve di domanda di
ciascun individuo
Per ottenere la curva di domanda di mercato
per i beni pubblici si sommano verticalmente
le curve di domanda di ciascun individuo
Concettualmente ciò significa sommare la
disponibilità a pagare i tutti gli individui
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Figura 17-1: Curva della disponibilità aggregata a pagare per un bene
pubblico
€/Q
Curva della disponibilità aggregata a pagare
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Come per i beni privati, la curva di
offerta di un bene pubblico è data dal
costo marginale di produzione del bene
La quantità ottima del bene pubblico
si ottiene nel punto in cui la
disponibilità aggregata a pagare
eguaglia il costo marginale di
produzione del bene pubblico
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Figura 17-3: Livello ottimale di offerta di un bene pubblico
€/Q
Curva della disponibilità aggregata a pagare
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Dove casca l’asino….?
Un tipico problema legato alla fornitura dei
beni pubblici è il comportamento da free rider
degli agenti economici
Per free riding si intende il comportamento di
chi usufruisce dei beni pubblici senza
pagarne il corrispettivo
“Tanto paga qualcun altro”….
“L’Italia è una Repubblica Democratica fondata
sul lavoro”
DEGLI ALTRI.
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La presenza del problema di potenziali free riders
rende estremamente difficile rivelare le disponibilità
a pagare individuali.
Quanto siete disposti a pagare per un parco
pubblico?
Sarete sempre disposti a rivelare meno della vostra
reale disponibilità. Perché? Perché tanto pagherà
qualcun altro!
Chi sale sull’autobus senza pagare un biglietto è un
free-rider.
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Come avvengono le scelte pubbliche (accenni)
Le decisioni riguardanti la quantità e la qualità dei
beni pubblici da offrire devono essere prese
collettivamente
L’aspetto più complesso riguarda la traduzione e
l’aggregazione delle preferenze individuali in
preferenze collettive
Alcuni argomenti che tratterete nel corso di Scienza
delle finanze:
- teorema dell’impossibilità di Arrow
- teorema dell’elettore mediano
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IL RUOLO DEL PUBBLICO
Finora abbiamo visto che le ragioni dell’intervento diretto
del governo nell’economia sono:
- (monopolio naturale)
- correzione di esternalità
- fornitura di beni pubblici
- distribuzione del reddito
A me piace ricordare (l’avrete capito) le molteplici ragioni di
interventi indiretti:
- tutela della concorrenza
- garanzia dei diritti di proprietà (Coase!)
- tutela della trasparenza dei mercati (informazioni)
- garanzia delle condizioni di mobilità/flessibilità dei fattori
produttivi
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LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO
Nelle economie di mercato, il canale primario
attraverso cui gli individui ottengono il proprio
reddito è la vendita dei fattori di produzione:
- ricavano il salario vendendo il proprio lavoro
- ricavano le rendite finanziare “affittando” i propri
risparmi (sul mercato dei capitali).
La teoria dei mercati concorrenziali è molto precisa
su quanto si ricavi da queste due azioni:
w=P*MPL
r=P*MPK
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Ogni fattore produttivo è remunerato il valore del suo
prodotto marginale.
Non è sempre stato così. L’economia classica (Smith,
Ricardo, Marx), nel XIX secolo, sosteneva che le variabili
distributive (=salario e tasso di interesse) non potessero
essere trattati indipendentemente. Il valore della produzione
deve essere diviso tra w e r; quello che non va a w, è
residualmente destinato ad r.
In particolare, Marx sosteneva che la remunerazione del
capitale è impropria, perché i frutti della produzione devono
andare esclusivamente a remunerare il lavoro.
Il resto è un surplus non dovuto, un “furto” da parte dei
capitalisti.
Da qui parte l’economia marxista (Kalecki, Anni 30), che
ancora oggi vede qualche sostenitore.
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Dalla fine del XIX secolo invece, con l’avvento
dell’approccio marginalista, si è fatto
conseguentemente strada questo nuovo
meccanismo distributivo: lavoro e capitale sono
pagati il valore del loro MP.
Lati positivi:
- è un criterio chiaro, stabile e definito
- stimola l’iniziativa e la produttività individuale:
più sono produttivo, più guadagno.
Lati negativi:
- può generare un eccessivo livello di
disuguaglianza
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Infatti, coloro i quali sono caratterizzati da una
produttività minore ricevono un reddito minore.
Se le produttività (e quindi le abilità) individuali
fossero esclusivamente il risultato dell’impegno
individuale, la disuguaglianza potrebbe essere più
facilmente accettabile.
Invece spesso esse sono il risultato di fattori
indipendenti dalla volontà dell’individuo (la
famiglia di provenienza, l’educazione ricevuta, la
fortuna).
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“A Theory of Justice”, John Rawls, 1970.
John Rawls ha elaborato una critica al meccanismo
distributivo basato sulla produttività marginale
Rawls propone che gli individui decidano sulla
distribuzione delle risorse dietro un velo di ignoranza
Ignoranza rispetto a cosa?!
Rispetto alle proprie caratteristiche (=produttività)
individuali: essi non sanno – a priori – se sono più o
meno dotati, e quindi ricchi o poveri.
In questo modo le regole scelte sarebbero imparziali
Anche l’approccio di Rawls non è, tuttavia, immune da
difficoltà e da critiche
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Equità Vs efficienza
Quando si affrontano le problematiche legate alla
distribuzione del reddito entrano in gioco sia
l’equità sia l’efficienza
I meccanismi di redistribuzione del reddito attuati
nella realtà appaino spesso, agli occhi degli
economisti, come poco efficienti o persino
controproducenti
Infatti, se nel tentativo di perseguire l’equità si
scelgono soluzioni inefficienti, si riduce
l’ammontare di ricchezza da distribuire e quindi, si
riduce la “torta” sia per i ricchi che per i poveri!
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CONCLUSIONI PARTE TERZA
Un’economia concorrenziale – sia nella
produzione, che nel consumo che per
l’economia nel suo complesso – porta
all’efficienza paretiana (e un diverso
equilibrio pareto-efficiente può essere
raggiunto modificando la distribuzione
iniziale ma non i prezzi relativi).
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Questo non accade in tre occasioni:
- deviazioni dalla concorrenza perfetta
- asimmetrie informative
- esternalità e beni pubblici
Questi casi sono detti fallimenti del mercato.
In tal caso è giustificato l’intervento del pubblico. Tuttavia,
come abbiamo visto nel caso del Teorema di Coase, non
necessariamente il pubblico deve ricorrere all’intervento
diretto: può semplicemente definire con certezza i diritti di
proprietà e lasciar gli individui contrattare tra loro.
In generale, l’esternalità viene risolta facendo in modo che
gli individui internalizzino il beneficio/costo esterno che
provocano.
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I beni pubblici sono esternalità positive non-rivali e nonescludibili.
Spesso (non sempre) sono offerti dal governo, che uguaglia
il costo marginale dell’offerta del bene pubblico alla
disponibilità aggregata a pagare per quel bene pubblico.
Quest’ultima può essere difficilmente riscontrabile a causa
del free-riding.
Il modo in cui vengono prese le scelte pubbliche (votazioni a
maggioranza, teorema dell’impossibilità di Arrow, teorema
dell’elettore mediano) è l’argomento di una branca
particolare dell’economia, chiamata political economy.
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Il governo interviene direttamente nell’economia
anche per favorire una più equa distribuzione del
reddito.
Tale scopo è tanto più desiderabile quanto meno
interferisce con l’efficienza (come finanziare i beni
pubblici con le imposte meno distorsive possibili?)
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