STRAGE delle API NEONICOTINOIDI e NON SOLO La sospensione dei neonicotinoidi ha rappresentato un passo importante per la battaglia a favore dell’apicultura e, in generale, per la difesa della biodiversità naturale, ma pensare che i neonicotinoidi siano gli unici responsabili della attuale moria delle api è riduttivo, perché tutti i composti utilizzati come insetticidi o fitofarmaci, hanno un impatto sulla biodiversità. Ci sono infatti molte altre sostanze chimiche usate in agricoltura o nelle disinfestazioni aeree (ad esempio quelle ormai così di moda per combattere le zanzare) che incidono, magari in maniera meno evidente, ma, inevitabilmente, sulla vita delle api e degli altri insetti Il problema è che la differenza rispetto ai neonicotinoidi, qualche volta può essere la distanza e la persistenza di tali composti, ma non c’è alcun tipo di insetticida che sia innocuo per gli insetti di qualunque specie, compresi quelli per noi utili, come le api, basti ricordare come, in passato, ne sia stata pesantemente danneggiata la coltura del baco da seta, ed anche allora per gli allevatori l’uso dei pesticidi fu un problema rilevante. Il raggio di azione dei composti chimici può essere più o meno elevato. A seconda della persistenza e della degradabilità, continueranno infatti ad agire, anche trasportati dall’aria, con la possibilità di espandere la loro attività e danneggiare qualcosa di utile. Ricordiamo che l’attuale tendenza è quella di privilegiare prodotti molto persistenti, dato che, con una sola “spruzzata”, si ottiene un effetto duraturo nel tempo, ma è proprio quello che crea i danni maggiori. Perché ci meravigliamo che muoiano le api? Quali e quanti tipi di pesticidi vengono usati nelle campagne e in altre situazioni ambientali? Ogni anno, ad esempio, per contrastare le zanzare, vengono immesse nell’ambiente migliaia di tonnellate di insetticidi di sintesi, senza considerarne la tossicità, la degradabilità e la sinergia, benché sulle relative schede tecniche venga esplicitamente dichiarato che uccidono le api. Viene permesso a chiunque di diffondere tali sostanze, ovunque, anche nelle aree protette in cui vige per legge l’obbligo di tutela della biodiversità. E, mentre in agricoltura le irrorazioni chimiche sono vietate durante il periodo di fioritura delle piante, per quanto riguarda la distruzione delle zanzare e di altre forme di vita ”molesta”, gli interventi di disinfestazione, ormai da anni, vengono acutizzati, in modo insostenibile, nella stagione che va dalla primavera all’autunno, quindi proprio nel periodo di massima attività delle api bottinatrici. Inoltre pare sia poco noto o non preso in considerazione, il fatto che tra le zanzare moriranno soltanto quelle colpite direttamente dall’insetticida e le superstiti riprodurranno immediatamente una popolazione più resistente, mentre gli insetticidi depositati sulle piante ed ogni altro tipo di superficie, accumulandosi nell’ambiente insieme ai prodotti della loro degradazione chimica, fotochimica e biologica, continueranno a seminare, a catena, la morte. Infatti, non stanno scomparendo solo le api, l’allarme riguarda anche molti altri utili organismi come le coccinelle, le lucciole, le farfalle, le libellule, gli anfibi, le rondini, i pipistrelli, ecc., i quali, anche se non danno un beneficio economico, debbono essere comunque attentamente considerati, perché importanti indicatori della salute ambientale. E la salute umana? Purtroppo, nella bibliografia scientifica, ci sono continue evidenze di eventi tossici legati all’uso di disinfestanti di differente natura anche per la salute umana: malattie neurodegenerative ( lzeimer, Parkinson, Sclerosi multipla), danni al sistema endocrino e riproduttivo (sterilità, malformazioni neonatali, asma, allergie), tutte patologie in grave aumento negli ultimi anni (specie nei più indifesi, i bambini e gli anziani) proprio a causa dell’inquinamento chimico senza contare l’importante concausa alla genesi di tumori. Perché non dovrebbero risentirne le api? Usare le bombe per distruggere l’avversario non risolve sempre i problemi, spesso aggrava solo la questione. Proficuo è, invece, creare la condizione perché vi sia un equilibrio in cui la parte che ci dà fastidio sia tenuta sotto controllo. Poiché il mantenimento della biodiversità è fondamentale, per evitare problemi occorre conservare il maggior numero possibile di specie presenti in ogni ambiente, evitando, tra l’altro, le nebulizzazione aeree, l’immissione degli insetticidi di sintesi nelle acque e diminuendo i prodotti chimici in agricoltura. E’ perciò indispensabile ed improcrastinabile riportare sia l’agricoltura che i trattamenti di difesa, ad un sistema basato non sulla totale distruzione degli insetti, ma sull’equilibrio naturale in modo che ogni organismo non sia più considerato soltanto nocivo, ma parte integrante di un contesto nel quale possa vivere in quantità contenute, senza creare danni. Un plauso, quindi, agli apicoltori che hanno ottenuto la sospensione dei neonicotinoidi, ma occorre ricordare che ciò rappresenta solo l’ inizio. Prof. Gianni Tamino Docente di Biologia presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Padova dal 1974 Membro del CSA Membro della Camera dei Deputati dal 1983 al 1992 Membro del Parlamento Europeo dal 1995 al 1999 Membro del Gruppo di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole e del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare Ha svolto ricerche sugli aspetti fisici e molecolari del flusso d’informazione genetica, sugli effetti mutageni e cancerogeni degli inquinanti ambientali e, più recentemente, sui rischi biologici dei processi e dei prodotti frutto delle moderne biotecnologie e dei campi elettromagnetici (CEM). Ha pubblicato numerosi articoli su riviste a carattere scientifico, culturale e divulgativo. Ha partecipato a numerosi Convegni e a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche. E’ autore, con Fabrizia Pratesi, del libro “Ladri di geni”, pubblicato a gennaio del 2001 dagli Editori Riuniti e del libro “Il bivio genetico” pubblicato nel 2001 dalle edizioni Ambiente.