ECONOMIA DEI SISTEMI INDUSTRIALI Ing. Marco Greco [email protected] 0776/2994353 XIX LEZIONE 19/11/2012 Costi di entrata, struttura del mercato e benessere 2 La struttura del mercato • Immaginiamo un mercato con n imprese identiche • C4 vale 4/n • Funzione di costo di ognuna C=F+cqi • Curva di domanda Q=(a-P)S – Con S misura della dimensione del mercato • In equilibrio si avrà ππ = π π−π 2 π+1 −πΉ 3 La struttura del mercato • Il numero di imprese n’ in equilibrio deve essere tale che ππ π′ ≥ 0 e che ππ π′ + 1 ≤ 0 • Ponendo ππ =0 si ha che il numero di imprese in equilibrio è il più alto intero inferiore a π = π − π π πΉ −1 • Il numero delle imprese n è una funzione crescente della dimensione del mercato S e decrescente del costo fisso F e del costo variabile c • N cresce in modo meno che proporzionale rispetto ad S! • Quando il numero delle imprese aumenta, il mercato diventa più competitivo e il margine unitario diminuisce 4 Scala minima efficiente • Un’impresa il cui costo medio diminuirebbe al crescere della produzione si trova ad operare in condizioni di rendimenti di scala crescenti • Scala minima efficiente: scala minima per cui il costo medio è vicino al suo livello minimo (es. c’=ACmin(1±0.1)) • C=F+cq ο AC=F/q+c, • Costo medio minimo =c ο se costi fissi nulli π∗ πΉ π−π′ • Ponendo AC=c’ ο πππΈ = = • Se SME raddoppia, F raddoppia, n diminuisce di un π fattore quadratico π = π − π ∗ ′ −1 π (π−π ) 5 Economie di scala π΄πΆ Coefficiente di economie di scala π = ππΆ Se ρ>1 ο economie di scala; Altrimenti ο diseconomie di scala AC>MC se e solo se AC decrescenteο economie di scala = rendimenti di scala crescenti πΉ π΄πΆ π + π πΉ π= = =1+ ππΆ π ππ La concentrazione è tanto maggiore (n basso) quanto maggiori sono le economie di scala: π = π−π π −1 π − 1 ππ La SME e le economie di scala sono esempi di barriere all’entrata ο tanto maggiori le barriere all’entrata quanto alta la concentrazione 6 Economie di scala e concentrazione nella realtà • Settori industriali con economie di scala simili ma concentrazioni differenti • Dimensioni dei player differenti e quote di mercato differenti • Protezioni da brevetti, economie di apprendimento (il vantaggio della prima mossa diventa un vantaggio competitivo durevole) • Tecnologie differenti (Es. grandi centrali vs mini-centrali), potrebbero esserci diverse combinazioni di n, a meno che una tecnologia domini le altre 7 Economie di scala e concentrazione nella realtà • Informazione imperfetta: impossibile prevedere shock della domanda che causerebbero un n sovrabbondante • Ingresso simultaneo di troppe imprese al di sopra del n di equilibrio, con danni per tutte, oppure ingresso di una sola impresa «di troppo» a causa di errori di stima, o ancora mancato ingresso di imprese aggiuntive 8 Costi di entrata endogeni • Entrare in un mercato presidiato da incumbent comporta costi di pubblicità – Tanto più è grande il mercato tanto maggiori saranno tali costi (Es. mercato USA vs San Marino) • I costi di entrata sono endogeni quando dipendono dalla dimensione del mercato • Un mercato più grande spinge a fare investimenti maggiori, quindi i profitti crescono meno che proporzionalmente rispetto alla dimensione del mercato, quindi anche il numero delle imprese! 9 Costi di entrata endogeni ed esogeni Esempio: • Licenza che permette di ottenere ricavi «S» • Requisito costi fissi «F» (costo esogeno) • M#1: scelgo a caso l’unico vincitore, che avrà probabilità di venire scelto 1/n ο Profitto atteso (S/n)-F ο n’=S/F • M#2: ogni impresa deve presentare un’offerta all’asta per la licenza «B» (costo endogeno) oltre a sostenere un costo fisso «F» Tutte le imprese faranno un’offerta pari ad S, se ci fosse una sola concorrente offrirebbe 0 n’=1 perché anche se S aumenta all’aumentare della dimensione del mercato, l’offerta all’asta aumenta di pari 10 passo Costi di entrata endogeni ed esogeni Quando i costi di entrata sono endogeni, variazioni della dimensione del mercato avranno un impatto meno marcato sul numero delle imprese in equilibrio Costi endogeni: Pubblicità R&D (competizione per arrivare prima ad un prodotto da brevettareο valore del brevetto dissipato nella competizione ο bassa variazione degli entranti al variare della struttura) 11 Libertà di entrata e benessere sociale P n imprese attive, ognuna produce qn Entra la n+1 ACDG – ABEG = delta benessere sociale lordo CDFH profitto lordo ottenuto dal nuovo entrante A B Pn Pn+1 G H I C MC F E D nqn+1nqn (n+1)qn+1 12 Q Libertà di entrata e benessere sociale • Dal disegno sembra emergere che il profitto incrementale conseguito dall’n+1-esimo produttore è maggiore dell’incremento di benessere sociale • Se k è il costo d’entrata, tale che BCI+CDEI<k<CDFH ο allora per il privato l’entrata è profittevole, ma dal punto di vista sociale è indesiderabile poiché il costo supererebbe il benessere sociale creato • La libertà di entrata può condurre ad un numero di imprese troppo grande • L’area IEFH misura la sottrazione degli affari dalle n imprese alla nuova, senza che rappresenti un miglioramento sociale 13 Differenziazione del prodotto, libertà di entrata ed efficienza Se il prodotto è differenziato, l’entrata di nuove imprese, oltre a ridurre il prezzo, implica una variazione nel prodotto Il cliente sarebbe disposto a pagare più del prezzo, quindi il produttore non riesce a catturare tutto il valore addizionale generato dal nuovo prodotto, generando un’esternalità positiva per i consumatori (e un disincentivo per l’entrante) Se la differenziazione è importante o la concorrenza è intensa, la libertà di entrata implica che il numero delle imprese in equilibrio sia troppo basso dal punto di vista sociale Se la differenziazione è poco importante o la concorrenza poco intensa, l’effetto di sottrazione degli affari domina, e quindi la libertà di entrata implica un numero di imprese troppo alto. 14 Entrata uscita e comportamento strategico 15 Esempio: Marinzulich vs Tirrenia • 1989 Marinzulich opera sulla tratta LivornoCagliari, precedentemente coperta solo da Tirrenia • Tra il 1990 e il 1991 Tirrenia: – Intensifica frequenza da 2 a 3 volte alla settimana – Sposta le partenze sovrapponendole a quelle di Marinzulich (fissate precedentemente nei giorni alterni) – Forti sconti condizionati all’uso esclusivo di Tirrenia • Intervento antitrust 16 Deterrenza all’entrata • L’incumbent ostacola l’ingresso di altri concorrenti con pratiche strategiche: – Espansione capacità produttiva (Es. più tratte) – Proliferazione dei prodotti (Es. yamaha) – Contratti di lungo periodo 17 Deterrenza all’entrata π1, π2 π1M(qM) π1M π2(q1) π2(qM)>0 π1S(qM)<π1M(qM) π1M(qD) π1 S(q S) π1M(qD)>π1S(qS) π1S qS qM Se qD<q’ conviene deterrenza qD q’ q1 18 Accomodamento ed entrata bloccata • Se il costo di entrata è sufficientemente basso, è ottimale per l’impresa 1 lasciare che la 2 entri, a meno di una produzione talmente alta da non permettere alla 2 di compensare tali costi • Se il costo di entrata è molto grande, potrà accadere che per l’incumbent sia sufficiente mantenere la quantità di monopolio per bloccare l’entrata del competitor 19 Il monopolista lascia spazio all’entrante π1, π2 π1M(qM) π1M π2(q1) π1S(qS) π1S π1M(qD) qS qM qD q1 20 Entrata bloccata π1, π2 π1M(qM) π1M π2(q1) qM qD q1 21 Impegni vincolanti • Se costo per capacità produttiva nullo, l’incumbent può alzare la produzione a proprio piacimento • Basterebbe quindi manifestare l’intenzione di produrre qD • Minaccia credibile? • Lo è se, all’incumbent conviene produrre qD • Se l’incumbent sostenesse un investimento irrecuperabile per aumentare la capacità produttiva, potrebbe essere sconveniente «sottoprodurre», quindi la minaccia sarebbe credibile • L’espansione della cap. produttiva è credibile strategia di deterrenza se i costi sono elevati e irrecuperabili 22 Esempio 1.6: il nuovo entrante e l’incumbent A π Eq. Nash: (e, π) (π, π) π B 0 50 π -10 -10 π 10 20 23 Esempio 1.7: l’impegno vincolante B π π A A π π π π B B 0 50 π -10 -10 0 50 π 10 -20 π -10 -10 π 10 20 24 Il tempo • Anticipare o ritardare l’ingresso di un concorrente • E’ possibile che fattori esogeni rendano conveniente entrare in un mercato più tardi (Es. crescita domanda, deregolamentazione, progresso) • La scelta di q1 influenza il momento in cui è ottimale entrare per 2, «t2» fino a quel momento otterrà profitti di monopolio e poi di duopolio 25 La proliferazione dei prodotti • Mercato dei cereali: – Basse economie di scala – Bassa tecnologia – Alti profitti – Mercato altamente concentrato – Proliferazione di prodotti da 25 a 80 in venti anni • Perché nessuno entra? Perché i prodotti sono aumentati? 26 La proliferazione dei prodotti • Applicando un modello di Hotelling basato sulla «dolcezza» del cereale, e ipotizzando che non ci sia competizione di prezzo (p1=p2) • L’impresa 1 si colloca al centro (altrimenti la 2 potrebbe ottenere una quota maggiore) • Se il costo di produrre un nuovo cereale è F<1/2 p, l’impresa 2 entra nel mercato e si colloca al centro, ottenendo quota di mercato 50% e profitto 1/2p-F, come l’impresa 1 27 La proliferazione dei prodotti • Supponiamo che l’impresa 1 abbia invece presidiato il mercato con due prodotti, posizionati in ¼ e ¾ • L’impresa 2, al più, potrà ottenere una quota di ¼ collocandosi al centro, vendendo a tutti nell’intervallo 3/8 e 5/8 • Qualora F fosse maggiore di 1/4p, non converrebbe all’impresa 2 entrare • L’impresa 1 otterrebbe quindi un profitto pari a p-2F=2(1/2 p – F) contro (1/2 p – F) di prima • Il lancio di nuove varietà è ottimale solo nel momento in cui scongiura una potenziale entrata, altrimenti converrebbe p-F in monopolio • Il ragionamento può essere riportato alla vera e propria distanza, cioè una densità di filiali maggiore di quella efficiente costituisce una deterrenza. 28 I contratti come barriera all’entrata • Es. Aspartame e Monsanto: contratto di lungo periodo con CocaCola e Pepsi • Perché non aspettare che il brevetto finisca e godere di condizioni più vantaggiose? • «Tassa sull’entrata»: Coca Cola deve pagare una penale per rescindere il contratto, e la pagherà solo se il nuovo entrante è più efficiente di Monsanto in misura da rendere tale costo recuperabile con spese minori di fornitura 29 La predazione • Il monopolista cerca di recuperare la sua posizione di monopolio inducendo i concorrenti ad uscire dal mercato, per esempio con prezzi predatori • Come si può esser certi che i prezzi siano realmente predatori? • Abbiamo visto che in competizione alla Bertrand si passa da prezzo di monopolio a costo marginale «spontaneamente» 30 La predazione • Secondo la scuola di Chicago, un’azienda razionale non dovrebbe uscire in caso fosse vittima di prezzi predatori. • In t=1 – se il monopolista fissa prezzi bassi, entrambi subiranno perdite pari a L – Viceversa, entrambi ricevono profitti πd • In t=2 – Se l’entrante esce, il monopolista ottiene πm – Viceversa si ripete t=1 • In t=2, se l’entrante ha scelto di rimanere in t=1, conviene al monopolista rinunciare alla predazione, dovendo scegliere tra profitti e perdita • In t=1, l’entrante non dovrebbe uscire, perché la minaccia di proseguire la predazione non è credibile. Se anche non disponesse di risorse finanziarie sufficienti a sostenere L, potrebbe chiedere un prestito. 31 Teoria finanziaria dei prezzi predatori • Un monopolista razionale quindi non troverebbe conveniente attuare strategie aggressive, perché è consapevole che l’entrante non vorrà uscire dal mercato a causa di qualche perdita temporanea Nella realtà non è così • Per esempio, è difficile per una banca capire se le perdite L dipendono da inefficienza dell’entrante o da prezzi predatori, oppure semplicemente con probabilità ρ non concederà il finanziamento • L’entrante troverà conveniente rimanere nel mercato solo se (1-ρ)πd>L • A questo punto quindi per il monopolista potrebbe essere ottimale fare prezzi predatori se ρπm>L+(1ρ)πd 32 Teoria finanziaria dei prezzi predatori Quindi: • È possibile osservare nel mondo reale comportamento predatorio • Un comportamento predatorio è razionale per il monopolista, così come è razionale per la preda cercare di resistere • In un certa percentuale dei casi, il comportamento predatorio ha successo 33 Prezzi predatori: segnalazione • Pratico un prezzo basso per indicare all’entrante che i miei costi sono bassi e che quindi non c’è spazio per lui – Es. American Tobacco a inizio ‘900 acquisì 43 piccoli competitors praticando prezzi predatori, comprandoli a prezzi convenienti. Le ultime acquisizioni ancora più convenienti delle prime (Effetto di reputazione!) 34 Prezzi predatori: reputazione • Pratico un prezzo basso per indicare all’entrante e a quelli futuri che sono «duro» Mercato dell’aspartame vs Soggetto pricipale, la Monsanto, proprietaria del brevetto del noto dolcificante. Un volta scaduto in Europa il brevetto, ridusse il prezzo per contrastare la rivale HSC, riuscendoci ma il vero obiettivo era difendere il mercato negli States (10 volte più grande) 35 Prezzi predatori: mercati in crescita • Nei mercati in crescita, acquisire una posizione dominante nel lungo periodo richiede di avere una quota di mercato significativa dall’inizio (Es. sistemi operativi) • Grazie alle esternalità di rete si conseguono maggiori profitti nel tempo, che giustificano prezzi predatori all’inizio 36 Strategie predatorie non di prezzo • Imporre clausole contrattuali volte a sfruttare la posizione dominante • Vendite collegate (bundling) – In sostanza, l’impresa in posizione dominante su uno o più prodotti di una gamma può sfruttare tale vantaggio ricorrendo a politiche di prezzo che rendano conveniente acquistare l’intera gamma piuttosto che il singolo prodotto di punta (Mangini & Olivieri, 2005) – La pratica del bundling è accettabile purché non costituisca l’unica forma in cui il bene in cui il bene dominante sul mercato venga alienato 37 Analisi antitrust della predazione • Accettando l’idea che il comportamento predatorio esista, è difficile distinguerlo da uno semplicemente pro-competitivo • Criterio di Areeda e Turner: prezzi predatori al di sotto del costo marginale • Ammesso di riuscire a calcolarlo, l’impresa potrebbe produrre al di sotto del MC nel breve periodo per muoversi velocemente lungo la curva di apprendimento • Verificare se il prezzo risale dopo l’uscita 38 Effetti sul benessere • I prezzi predatori possono trasformare oligopoli in monopolio, con distruzione di benessere • L’aumento di prezzi futuri potrebbe essere compensato dalla riduzione degli stessi nel breve periodo • Le esternalità di rete possono creare benefici, impedire comportamenti predatori può ridurne l’entità, danneggiando la standardizzazione di pari passo con l’aumento di concorrenza • Regole USA: – Prezzo inferiore a costo – Capacità di recuperare perdite nel lungo periodo 39