Il Sole 24Ore SCIENZA E FILOSOFIA Domenica 28 marzo 2004 – Pagina 35 Libero Arbitrio Di Mario Ricciardi Perché la libertà non è un’illusione C he gli esseri umani siano liberi è cosa di cui raramente si dubita. Per quanto le cose possano andar male, frustrando le aspettative che accompagnano il compimento di un'azione, ciò non sembra aver scalfito l'idea che le persone hanno di essere autrici di ciò che fanno. Pochi dubitano di essere la fonte delle proprie azioni. Del resto, buona parte di ciò che pensiamo e diciamo sull'azione umana e le istituzioni sociali riposa su queste intuizioni. Quale sarebbe altrimenti il punto del biasimo o del risentimento, del rimorso o del progetto, della pena o della promessa? Se potessimo essere convinti di non essere liberi, tutte queste cose si dissolverebbero lasciando il posto a qualcosa che non riusciamo a immaginare, tanto si allontana da ciò che ci è familiare. Che queste siano intuizioni categoriali, e non teorie che potrebbero essere abbandonate dì fronte all'evidenza contraria, è la conclusione di un saggio di di P.F. Strawson che cerca di mostrare come la libertà della volontà non sia qualcosa di cui abbia senso dubitare, almeno non nel senso in cui si può dubitare che l'Irak avesse armi di distruzione di massa. La - strategia argomentativa di Strawson lascia però insoddisfatti tutti quegli autori, e non sono pochi, che pensano che un ragionamento a priori non sia sufficiente per ribaltare il peso dell'evidenza contraria. Molte delle cose che sappiamo sul mondo, questo è l'argomento di tali filosofi, indicherebbero che la libertà sia un'illusione, che le nostre azioni non siano meno determinate degli altri eventi del mondo fisico. Di questo tema si occupa il nuovo libro di Mario De Caro che propone una soluzione ingegnosa e originale alla questione del libero arbitrio. Dopo aver presentato e discusso il dibattito contemporaneo con la limpidità che è tipica di chi è da tempo familiare con il tema di cui si occupa, De Caro propone quello che chiama “l’argomento dell’abduzione” che dovrebbe provare che siamo veramente liberi, contrariamente a quel che pensano i sostenitori del determinismo. L’argomento consiste in tre premesse. La prima è che il modo in cui parliamo dell’azione umana (usando nozioni come quelle di ragione, deliberazione, scelta, credenza) rimandi intrinsecamente all'idea di libertà. Descrivere qualcuno come un agente, implica che la persona di cui si parla sia libera. La seconda è che la maggior parte delle spiegazioni delle scienze umane e sociali «incorpori costitutivamente e inelibinabilmente» il modo in cui parliamo dell'azione umana e, quindi, rimandi di nuovo all'idea di libertà. La terza è che a partire dalle spiegazioni delle scienze umane si possa proporre un'abduzione, quella che in linguaggio tecnico si chiamerebbe un'inferenza alla migliore spiegazione, in favore della libertà. Per De Caro, è razionale accettare queste teorie perché esse offrono le migliori spiegazioni dell'ambito di esperienza su cui vertono, e ciò comporta l'impegno ad accettarne anche gli impegni ontologici, in questo caso che gli esseri umani siano liberi. De Caro difende il suo argomento da alcune delle possibili obiezioni fornendo quel che molti ritengono manchi nel saggio di Strawson, una spiegazione filosofica comprensiva (gli antichi avrebbero detto - un logos) dell'essenza della libertà e delle sue condizioni. Uno degli aspetti più interessanti del libro di De Caro è la connessione che suggerisce tra i risultati della sua indagine sulla libertà e l'idea, cui ha dato voce di recente Hilary Putnam, che la chiave per una comprensione adeguata della nozione di causa stia in quella di spiegazione. Per Putnam la pratica dell'indagine, nei suoi diversi aspetti, mostrerebbe che riconosciamo diversi modi in cui qualcosa può essere causa di qualcos'altro, tanti quanti sono i modi di spiegare un certo fenomeno. Chi ha una certa familiarità con la storia della filosofia riconoscerà in questa tesi l'eco di Aristotele, come hanno sottolineato diversi commentatori del pensiero del «maestro di coloro che sanno» (in particolare vale la pena di leggere i lavori di J.M. Moravcsik, G.E.R. Lloyd, M.F. Burnyeat e James M. Lennox). Insomma, se gli esseri umani sono liberi ciò dipende anche dal fatto che causa si dice in molti modi, di cui la causalità efficiente non è che uno. La riduzione in questo campo si può portare a termine solo se si accetta di eliminare l'oggetto stesso della spiegazione. Il pluralismo metafisico di De Caro è ambizioso, sottile e non mancherà di far discutere, andando incontro al destino della migliore filosofia, quello di provocare nuovi tentativi di confutazione. Mario De Caro «Il libero arbitrio. Una introduzione» Laterza, Roma Bari 2004 Pagg. 186, € 19,00.