Alberta Rebaglia GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL`ESAME DI

Politecnico di Torino
III Facoltà di Ingegneria
Alberta Rebaglia
GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI
STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
Per gli allievi del Corso Universitario a Distanza in Ingegneria
Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni
Anno Accademico 2008-2009
Corso: 03CLM Storia della Filosofia Contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Avvertenze e chiarimenti per la preparazione dell’esame
A integrazione delle informazioni sul corso (reperibili all’indirizzo http://corsiadistanza.polito.it ) si precisa che

il materiale didattico indispensabile per la preparazione dell’esame è il Corso in
CD-ROM Storia della filosofia contemporanea, Parte I e Parte II, disponibile in
Mediateca, nonché scaricabile dalla pagina web:
http://corsiadistanza.polito.it/diplomi/mediateca/cdrom.php.

lo studente deve scegliere dieci lezioni, tra le quindici che compongono il Corso,
individuando un minimo di tre lezioni per ciascuna delle tre unità in cui il
Corso è suddiviso. Per ciascuna delle lezioni prescelte è richiesto:
lo studio della lezione inclusa nel CD
lo studio dell’integrazione presente nel CD e accessibile tramite il pulsante
la lettura critica dei testi indicati in questa dispensa

ai fini dell’esame, per ciascuna delle dieci lezioni scelte occorre svolgere gli
esercizi inclusi in questa dispensa nella sezione “Esercizi per l’esame” e inviare
l’elaborato almeno una settimana prima della data di appello prescelta
all’indirizzo e-mail: [email protected]. Il punteggio acquisito nello scritto
contribuirà alla valutazione complessiva, unitamente al colloquio orale.

Dubbi e curiosità emersi durante la preparazione delle lezioni potranno essere
sottoposti all’attenzione degli altri iscritti al corso (e del docente) collegandosi al
Forum
aperto
nella
pagina
web
accessibile
dal
portale
della
didattica
(www.didattica.polito.it) inserendo le proprie password e username.
Le
spiegazioni necessarie verranno inserite periodicamente nella medesima sede ed
eventualmente approfondite durante le lezioni di tutorato.

Nella Sezione “Materiali”, all’interno della medesima pagina web, sono presenti gli
estratti in versione stampabile dei capitoli del libro Ragione scientifica e
progresso tecnologico di cui è richiesto lo studio.

Nella Sezione “Avvisi”, all’interno della medesima pagina web, è possibile
controllare l’elenco degli studenti regolarmente iscritti a ciascun appello.
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Avvertenze e chiarimenti per la consultazione della dispensa
Per ciascuna delle quindici lezioni del Corso in CD-ROM, la dispensa contiene le seguenti sezioni:
1. Contenuti della videolezione
include l’indice degli argomenti trattati nella lezione presente nel CD
2. Letture di brani
include brevi brani di autori trattati nella lezione e/o il riferimento a una opportuna
scheda antologica inserita nel volume A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso
tecnologico. Temi di filosofia contemporanea, contenuto nei CD in formato
ipertestuale
3. Nell’ipertesto
include il riferimento ai paragrafi del volume citato, nei quali sono svolti gli
argomenti trattati nella lezione
4. Nel glossario
include l’indicazione
− dei termini filosofici rilevanti per la comprensione degli argomenti principali
trattati nella lezione, da approfondire mediante la consultazione del Glossario
contenuto nel volume citato
− degli autori centrali della lezione, per i quali la lettura delle pagine a loro
dedicate nel medesimo volume (reperibili consultandone l’Indice Analitico)
fornisce un idoneo inquadramento delle tematiche di interesse
5. Integrazioni
include una selezione di brevi brani tratti da testi (eventualmente consultabili
presso la Biblioteca Centrale).
La lettura di questi passi è facoltativa, e si
propone di fornire allo studente, ove lo ritenga opportuno, ulteriori strumenti per
una migliore padronanza dei temi sviluppati nella lezione
6. Esercizi per l’esame
include gli esercizi da svolgere ai fini dell’esame, per il corrente anno accademico.
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Corso: 03CLM Storia della Filosofia Contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Indice

Unità 1
CD-ROM
Dispensa
Ragione scientifica
Lezione 1
Origini della scienza moderna
Parte I
pag. 5
Lezione 2
Il tribunale della ragione
Parte I
pag. 9
Lezione 3
Geometrie non euclidee
Parte I
pag. 13
Lezione 4
Il positivismo
Parte I
pag. 16
Lezione 5
Critica della metodologia scientifica
Parte I
pag. 19

Unità 2
Progresso e industrializzazione
Lezione 6
L’età di Darwin
Parte I
pag. 22
Lezione 7
Industria e capitale
Parte I
pag. 27
Lezione 8
Razionalizzazione e progresso
Parte I
pag. 30
Lezione 9
Nietzsche. Razionalismo e nichilismo
Parte II
pag. 34
Lezione 10
L’età di Freud
Parte II
pag. 37

Unità 3
Addio a Ragione e Progresso?
Lezione 11
Il neopositivismo
Parte II
pag. 40
Lezione 12
Popper e il fallibilismo
Parte II
pag. 47
Lezione 13
Esperimenti e convenzioni
Parte II
pag. 52
Lezione 14
Ragione dialogica
Parte II
pag. 56
Lezione 15
Progresso e innovazione
Parte II
pag. 61
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Unità 1
Ragione scien tifica
Lezione 1
ORIGINI DELLA SCIENZA MODERNA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
La scienza antica
−
Deduzione
−
Induzione
−
Salvare i fenomeni
La spiegazione scientifica
−
Osservazione sperimentale
−
Controllo sperimentale
−
Costruzione sperimentale
LETTURE DI BRANI
1. Potenza e atto
“L‟atto esiste nelle cose in modo diverso dalla potenza. Noi diciamo che per esempio
la statua di Ermes esiste potenzialmente in un blocco di legno perché può essere
derivata da esso o che la mezza linea esiste potenzialmente nella linea intera perché
questa può essere divisa; e che una persona può conoscere o contemplare anche se
non conosce o contempla attualmente. [..] come il costruire attuale sta al poter
costruire, come la veglia sta al sonno, come il vedere sta all‟aver gli occhi chiusi;
come ciò che è costruito con un certo materiale sta al materiale stesso e ciò che è
formato sta a ciò che è informe: così l‟atto sta, in tutti questi casi, alla rispettiva
potenza. [..]
La sostanza sensibile è soggetta al mutamento. Il mutamento avviene tra opposti o
tra cose che stanno in mezzo agli opposti: non però fra tutti gli opposti (non tra il non
bianco e la voce); ma tra gli opposti che sono tra loro contrari. Il mutamento procede
da un contrario all‟altro contrario: i contrari tuttavia non mutano. Vi deve essere
allora qualcosa che soggiace al mutamento, se il contrario non vi soggiace; e vi è,
oltre ai contrari, un terzo termine: la materia.
Vi sono quattro mutamenti: quello sostanziale, quello qualitativo, quello quantitativo e
quello locale. Il mutamento sostanziale è la nascita e il perire; il mutamento
quantitativo è la trasformazione; il mutamento locale è il movimento.
Le
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trasformazioni avverranno tra i rispettivi contrari. La materia dovrà essere
necessariamente la potenza di trasformarsi in entrambi i contrari.”
(da Aristotele, Metafisica, ca. 50 a. C.)
2. La nuova filosofia della natura
Scheda 1, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Francesco Bacone (Francis Bacon), da Novum Organum, seconda parte
dell’Instauratio Magna, 1620
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo
La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo
1.1 Tassonomie e osservazione “attiva”
1.2 Il controllo sperimentale
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Assioma
Deduzione
Dimostrazione
Empirismo
Induzione
Autori
Aristotele
Bacone, Francesco
Integrazioni
“Anche lo scetticismo, la cui corrosiva critica al sapere ha accompagnato ogni
momento significativo nello sviluppo culturale dell‟Occidente (dalle scuole di
Pirrone e dell‟Accademia nell‟epoca in cui il pensiero greco elaborava le sue prime
potenti costruzioni razionali, allo scetticismo riproposto da Montaigne in epoca
rinascimentale, quando hanno inizio le trasformazioni concettuali che condurranno
alla nascita della scienza moderna), non pone in discussione quel carattere della
conoscenza che individua nella „corrispondenza ai fatti‟ l‟unico, autentico criterio di
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
verità, ovvero la sola unità di misura che consenta di stabilire se un enunciato „dica
effettivamente qualcosa sul mondo‟.
E‟ certamente „falso‟ asserire che il remo immerso nell‟acqua sia realmente spezzato, e
ciò è del tutto evidente e fuori di qualsiasi dubbio anche per il filosofo scettico. Egli
sottolinea però come non risulti sufficiente che un‟affermazione sia oggettivamente
vera in quanto „rispecchia fedelmente il mondo reale‟ per poter essere correttamente
definita una effettiva conoscenza fisica, un tassello sicuramente affidabile con il quale
costruire l‟orizzonte del sapere. Il pensatore scettico nega, infatti, la possibilità di
giustificare una credenza fornendo ragioni conclusive, che ne documentino la verità
oppure la falsità. Secondo quanto suggerisce il senso comune, tale „giustificazione‟
sarebbe ottenibile garantendo la correttezza del metodo che consente di attuare il
confronto fra struttura teorica e fatti empirici, rivelandone la effettiva oppure la
mancata „corrispondenza‟.
E tuttavia lo scetticismo ricorda come nemmeno l‟evidenza empirica, che pure
parrebbe la guida più sicura e immediata per compiere il confronto richiesto, è
affidabile totalmente: poiché i sensi ingannano, quantomeno in alcune occasioni, non
sarà possibile affidarsi a essi per giudicare della verità o della falsità delle nostre
convinzioni, valutando se esse si possano considerare autentiche conoscenze sul
mondo.
Ogni concreta possibilità di sapere, ogni effettiva conoscenza scientifica viene dunque a
essere indissolubilmente legata all‟esistenza di una verità a cui l‟indagine razionale
possa accedere e di un criterio metodologico sicuro in base al quale giudicare quali
siano le „conoscenze‟ „vere‟. E lo spirito scientifico nasce e si organizza –nel lungo
periodo della scienza moderna, che dal XVII secolo si spinge sino alle soglie del XX–
con l‟intento di sconfiggere il dubbio scettico proprio individuando un metodo di
assoluto rigore e certezza (meno immediatamente familiare al senso comune) al
quale affidare il processo gnoseologico.”
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia,
Torino 1997)
“I problemi metodologici hanno rivestito un ruolo centrale nella rivoluzione
scientifica operata nel Rinascimento [..]
Nella prospettiva introdotta dalla scienza rinascimentale i fenomeni non sono più da
«salvare», bensì da descrivere: il collegamento tra formulazione teorica e mondo fisico
è diretto, immediato, imprescindibile. [..]
Un‟analogia che evidenzia chiaramente la solidità della connessione tra sistema
concettuale e dati empirici può essere l‟immagine dell‟ «arco della conoscenza.»
Rappresentare con un‟arcata la metodologia scientifica significa sottolineare come
essa richieda una fase ascensionale di tipo induttivo, che definisce i principi teorici
esclusivamente a partire dal mondo dei fenomeni empirici, e un successivo
andamento discensionale deduttivo, che dai principi giunge a predire nuovi fatti
empiricamente controllabili.
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Nessuno fra quanti si sono occupati di filosofia naturale nel periodo della prima
rivoluzione scientifica ha utilizzato esplicitamente tale modello, ma esso consente
certamente di rappresentare lo spirito del nuovo impegno scientifico, in rapporto sia
alle regole metodologiche, sia alle convinzioni ontologiche.
La certezza nella totale riducibilità del mondo naturale entro i confini di un costrutto
matematico -che equivale alla pretesa, introdotta dalla fisica classica, di ritenere
l‟intera realtà fisica, almeno in linea di principio, scientificamente descrivibile-, unita
alla convinzione che questo costrutto possa „rispecchiare‟ adeguatamente il reale, fa
sì che all‟arco metodologico, il quale dall‟esperienza sensibile diretta giunge,
attraverso la struttura matematica, a conferme sperimentali specifiche di predizioni
teoriche, corrisponda implicitamente un analogo arco ontologico, che dal mondo
sensibile conduce, attraverso la simbolizzazione matematica dell‟evento fisico, al mondo
reale.
Discorso sull‟essere fisico e programma metodologico si correlano quindi
strettamente all‟interno della prospettiva scientifica classica, tanto che proprio la
strutturabilità di una conoscenza in linguaggio matematico diviene il criterio
ontologico attraverso cui discriminare tra caratteri autenticamente reali e proprietà
puramente contingenti dei fenomeni naturali, ovvero, seguendo la terminologia
allora usuale, fra „qualità primarie oggettive‟ e „qualità secondarie soggettive‟ ”.
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Il mutamento procede da un contrario all‟altro contrario: i contrari tuttavia non
mutano. Vi deve essere allora qualcosa che soggiace al mutamento, se il contrario
non vi soggiace.” Aristotele
“Alla percezione immediata e propria del senso non attribuiamo grande valore e
giungiamo ad affermare che il senso dovrà giudicare solo dell‟esperimento e
l‟esperimento delle cose reali.” Bacone
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 2
IL TRIBUNALE DELLA RAGIONE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Galileo. Il metodo sperimentale
−
“Certe dimostrazioni”
−
“Sensate esperienze”
−
Qualità primarie
Kant. La sintesi a priori
−
Il ruolo di spazio e tempo
−
Fenomeno e noumeno
−
I concetti e le leggi fisiche
LETTURE DI BRANI
1. Il Libro della Natura
“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto
innanzi a gli occhi (io dico l‟universo), ma non si può intendere se prima non
s‟impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne‟ quali è scritto. Egli è scritto
in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche,
senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un
aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una
materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch‟ella è terminata e figurata di
questa o quella figura, ch‟ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch‟ella è in
questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch‟ella si muove o sta ferma, ch‟ella
tocca o non tocca un altro corpo, ch‟ella è una, poche o molte, né per veruna
immaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch‟ella debba essere bianca
o rossa, amara o dolce, sonora o muta, di grato o ingrato odore, non sento farmi forza
alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessariamente
accompagnata: anzi, se i sensi non ci fussero scorta, forse il discorso o
l‟immaginazione per se stessa non v‟arriverebbe già mai. [..] che ne‟ corpi esterni,
per eccitare in noi i sapori, gli odori e i suoni, si richieggia altro che grandezze,
figure, moltitudini e movimenti tardi o veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti via
gli orecchi, le lingue e i nasi, restino bene le figure, i numeri e i moti, ma non già gli
odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell‟animal vivente non credo che sieno altro
che nomi.
(da G. Galilei, Il Saggiatore, 1623)
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
2. La sintesi a priori
Scheda 2, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Immanuel Kant, da Critica della ragion pura, 1781, 2ª ed. 1787
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo
La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo
1.2 Il controllo sperimentale
1.3 Lo spazio. Intuizione e percezione empirica
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
A priori
Illuminismo
Intuizione
Ragione
Autori
Galilei, Galileo
Kant, Immanuel
Integrazioni
“Nella concezione tradizionale, l‟essenza „in sé‟ del fenomeno -per principio
inconoscibile- è indirettamente sondabile attraverso la struttura formale della legge
-che consente di dedurre informazioni precise su tutte le proprietà fisicamente
rilevanti dell‟oggetto di analisi- e attraverso il processo di misurazione organizzato,
secondo la celebre esposizione che ne dà Kant, in base al filtro categoriale a priori (il
quale si manifesta nelle leggi e nei principi universali e necessari che guidano
l‟impresa scientifica). La misura sperimentale si distingue quindi dalla pura
osservazione, il cui ruolo è irrilevante entro il processo conoscitivo dettato dalla
fisica classica.”
(da A. Rebaglia, Leggi quantistiche e leggi della complessità, in “Atti Accademia
Peloritana”, 1996)
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
“… nello spirito dell‟analogia kantiana [tra la “ragione” e il “giudice”] possiamo
affermare che le variabili libere interne alle equazioni differenziali (che costituiscono
la strutturazione formale dei principi scientifici) rappresentano il taglio, la modalità
con cui la ragione umana pone alla natura interrogativi specifici, costringendola a
dare a essi una risposta precisa; mentre i parametri prefissati e adeguatamente
definiti (che costituiscono le condizioni iniziali e al contorno) rappresentano, per così
dire, il prezzo di questo taglio dato dal soggetto alla propria domanda.
Nell‟esortazione kantiana a non subire passivamente gli insegnamenti della natura,
non permettendole quindi di guidare la nostra indagine conoscitiva “con le redini”, è
ravvisabile l‟equivalente epistemologico della prescrizione metodologica galileiana a
“diffalcare gli impedimenti della materia” nell‟organizzare le proprie osservazioni
sperimentali. La funzione parzialmente attiva del soggetto nel conoscere il mondo
fisico -in tal modo implicitamente ammessa- viene esplicata mediante la scelta
compiuta tra gli argomenti da considerare centrali e quelli dai quali è possibile
astrarre, lasciandoli sullo sfondo e tematizzandoli solamente (appunto) in qualità di
condizioni iniziali e al contorno. Si delinea così lo specifico taglio prospettico della
domanda posta alla natura (le si chiede, per esempio, quale legge universale
sovrintenda al meccanismo di oscillazione di un pendolo, stabilendo
preliminarmente di considerare inessenziali i fenomeni di attrito che ne ostacolano il
movimento nel tempo).
Affinché il processo conoscitivo possa aver luogo, è necessario che la ragione, la
quale conosce -kantianamente- il mondo in modo oggettivo allorquando istituisce
correttamente il proprio “tribunale”, e pone consapevolmente domande alla Natura,
registrandone obiettivamente le risposte, organizzi tali risposte in base all‟idea
dell‟esistenza di una realtà in sé, autonoma e non condizionata dai quesiti della
razionalità.”
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
“L‟esclusione di ogni riflessione teleologica o assiologia dall‟ambito dell‟indagine
fisica risulta indissolubilmente subordinata al convincimento costitutivo del nascente
spirito di investigazione della natura: è l‟impossibilità di conoscere l‟essenza
intrinseca delle sostanze empiriche -quella „x‟ che Kant denominerà „noumeno‟ o
„cosa in sé‟- a impedire di assegnare un ruolo costruttivo alla metafisica e alle sue
considerazioni finaliste. L‟oggetto fenomenico può, infatti, essere ritenuto pienamente
conoscibile proprio ed esclusivamente in quanto non coincide affatto con una „essenza
reale‟ „in sé‟, la quale imporrebbe al soggetto che compie l‟investigazione scientifica
le modalità di conoscenza; all‟opposto, come spiega il filosofo di Königsberg, «le
condizioni della possibilità dell’esperienza in generale sono a un tempo condizioni della
possibilità degli oggetti dell’esperienza»; si tratta della „rivoluzione‟ concettuale che
permette al soggetto di assegnare egli stesso alla natura una struttura che la renda
conoscibile: «La natura è l‟esistenza delle cose in quanto determinata da leggi
universali. Se natura significasse l‟esistenza delle cose in sé, non potremmo
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
conoscerla mai né a priori né a posteriori. [..] Natura quindi, considerata materialiter, è
l‟insieme di tutti gli oggetti dell’esperienza» [Kant].
[..] La scienza può rispondere alle domande che essa stessa pone solamente
rinunciando a conoscere direttamente i singoli eventi empirici, e isolando -in base a
operazioni di astrazione e idealizzazione- quello che, ancora in termini kantiani, si
può definire un „oggetto in generale‟, simbolo descrivente innumerevoli „oggetti
empirici‟ specifici e particolari, contenente tutte e soltanto le informazioni (tra quelle
costitutive dell‟oggetto empirico) che la ragione scientifica può manipolare. Tramite
l‟ „intelletto‟, teorizza Kant, il soggetto dispone di una funzione unificatrice che,
agendo attivamente, consente di prospettare i tratti più generali caratterizzanti un
dato insieme di eventi fisici, rendendone in tal modo possibile una conoscenza
scientifica.”
(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà
delle Macchine”, 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Stimo che, tolti via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino bene le figure, i numeri e i
moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell‟animal vivente non
credo che sieno altro che nomi.” Galilei
“Con principi de‟ suoi giudizi secondo leggi immutabili, deve la ragione entrare
innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue domande.” Kant
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 3
GEOMETRIE NON EUCLIDEE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Fisica assiomatica
−
Assiomi e postulati
−
La matematizzazione della fisica
−
I Principia di Newton
Coerenza logica dei sistemi geometrici
−
Il quinto postulato
−
Da Saccheri a Gauss
−
Geometrie non euclidee
LETTURE DI BRANI
1. Verità sintetiche e verità a priori
“Dopo la morte di Kant, avvenuta nel 1804, la scienza ha attraversato un periodo di
sviluppo, dapprima graduale e quindi sempre più rapido, durante il quale ha
abbandonato ogni verità assoluta e ogni idea preconcetta. I principi che Kant aveva
ritenuto indispensabili per la ricerca scientifica e cui aveva attribuito natura non
analitica sono apparsi validi solo entro certi limiti. Si è scoperto che importanti leggi
della fisica classica valgono per i fenomeni che hanno luogo nel nostro ambiente
ordinario, ma nelle dimensioni astronomiche e sub-microscopiche vanno sostituite
dalle leggi della nuova fisica, fatto che basta a provare che tali leggi sono empiriche e
non imposte dalla ragione. Questa disgregazione del sintetico a priori può venir
illustrata considerando lo sviluppo della geometria. [..] La geometria euclidea è la
geometria del nostro ambiente fisico, non deve quindi stupire che le nostre
concezioni visive adattandosi a esso seguano regole euclidee. Se vivessimo in un
mondo la cui struttura geometrica fosse notevolmente diversa dalla geometria
euclidea, ci adatteremmo al nuovo ambiente e impareremmo a vedere triangoli e
leggi non euclidei come ora vediamo strutture euclidee. Troveremmo naturale che
gli angoli di un triangolo misurino più di 180° e impareremmo a valutare le distanze
in termini di congruenza definita dai corpi solidi di quel mondo. Visualizzare le
relazioni geometriche significa immaginare le esperienze che avremmo vivendo in
un ambiente in cui sussistessero tali relazioni. [..] Il filosofo [Kant] aveva commesso
l‟errore di considerare visione della mente o legge di ragione quello che in realtà è
soltanto prodotto dell‟abitudine. Sono occorsi più di duemila anni per scoprire ciò;
senza l‟opera e le tecniche del matematico non saremmo mai stati in grado di
spezzare abiti inveterati e liberare le nostre menti da pseudo principi razionali.
La storia della geometria costituisce un‟ottima illustrazione delle potenzialità
filosofiche insite nello sviluppo della scienza. Col pretendere di aver scoperto le
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
leggi della ragione il filosofo [Kant] rese un cattivo servizio alla teoria della
conoscenza: quelli che egli considerò principi razionali sono in effetti solo un
condizionamento dell‟immaginazione umana da parte dell‟ambiente fisico in cui
vive l‟uomo. La potenza della ragione va cercata non nelle regole che essa impone
all‟immaginazione, ma nella capacità di svincolarla da qualsiasi tipo di regola attinta
attraverso l‟esperienza e la tradizione. Con la sola riflessione filosofica non sarebbe
stato mai possibile demolire abiti radicati, né la ricchezza della mente umana
avrebbe mai potuto palesarsi per intero prima che lo scienziato avesse messo in luce
strutture differenti da quelle impresse nell‟immaginazione degli uomini a opera di
una lunga tradizione. “
(da H. Reichenbach, La nascita della filosofia scientifica, 1951; tratto da A. Rebaglia,
Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
NELL’IPERTESTO
Capitolo primo
La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo
1.4 Assiomatizzare la natura
Capitolo secondo
Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.1 “Paradigma” newtoniano e geometrie non euclidee
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Assioma
Convenzionalismo
Deduzione
Dimostrazione
Autori
Gauss, Carl Friedrich
Keplero, Johannes
Newton, Isaac
Saccheri, Giovanni Girolamo
Integrazioni
“Scoprire come una teoria scientifica quale la relatività generale (peraltro
particolarmente ben confermata a livello sperimentale) richieda allo spazio fisico di
possedere caratteri differenti da quelli prescritti dalla geometria euclidea significa,
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
afferma Reichenbach, dover rinunciare alla convinzione kantiana nell‟esistenza di
giudizi sintetici a priori: tutti i giudizi concernenti l‟esperienza (e dunque sintetici)
sono esprimibili soltanto a posteriori, a partire dall‟esperienza stessa, giacché soltanto
essa può guidarci nella scelta tra costruzioni razionali alternative. “
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia,
Torino 1997)
“Come è ben noto, i prodromi dell‟ineludibile crisi del sistema di pensiero „classico‟
sono, in effetti, presenti già all‟epoca stessa in cui Kant lavora ai suoi studi critici:
nelle riflessioni di padre Saccheri e nel suo tentativo di emendare il sistema
deduttivo della geometria di Euclide da ogni incertezza metodologica, derivando la
necessità logica del quinto postulato dagli altri primi quattro, indubitabilmente
evidenti.
La nascita delle geometrie non euclidee costringe a rifiutare la soluzione kantiana che
vede nello „spazio‟ e nel „tempo‟ „intuizioni pure‟, „forme a priori‟ attraverso le quali,
soltanto, il fenomeno può costituirsi come tale, fornendo al soggetto la molteplicità
delle rappresentazioni empiriche su cui basare la conoscenza razionale. Svanita la
possibilità di credere nella formulabilità di giudizi sintetici a priori, „soggetto‟ e
„oggetto‟ si trovano nuovamente a costituire polarità opposte; i giudizi analitici
–pura espressione della razionalità– sono a priori, ma esprimono solamente
tautologie, mentre i giudizi sintetici –che intendono valutare i molteplici dati
derivanti dall‟esperienza sensibile– sono irrimediabilmente a posteriori.”
(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà
delle Macchine”, 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Quelli che Kant considerò principi razionali sono solo un condizionamento
dell‟immaginazione umana da parte dell‟ambiente fisico in cui vive l‟uomo. La potenza della ragione va cercata non nelle regole che essa impone all‟immaginazione,
ma nella capacità di svincolarla da qualsiasi tipo di regola attinta attraverso
l‟esperienza e la tradizione.” Reichenbach
“Una volta realizzato che le geometrie non-euclidee possono essere logicamente
consistenti, non siamo più autorizzati a decidere quale geometria valga in natura
senza fare dei controlli empirici.” Carnap
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 4
IL POSITIVISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Comte. Le origini del positivismo
−
La legge dei tre stadi
−
Conoscenze relative
−
Leggi come cataloghi
Leggi empiriche e scienza industriale
−
Termodinamica
−
La sintesi a posteriori
−
Probabilità e statistica
LETTURE DI BRANI
1. Le spiegazioni scientifiche
“… il carattere fondamentale della filosofia positiva consiste nel considerare tutti i
fenomeni come sottoposti a leggi naturali invariabili, la cui precisa scoperta e
riduzione al minor numero possibile costituiscono il fine dei nostri sforzi, dal
momento che è affatto impossibile, e, secondo noi, priva di senso, la ricerca delle così
dette cause, sia prime che finali. E‟ inutile insistere troppo su di un principio che è
familiare a chi si occupi un po‟ profondamente delle scienze d‟osservazione.
Ognuno sa infatti come le nostre soluzioni positive, anche le più perfette, non
avanzino affatto la pretesa di esporre le cause generatrici dei fenomeni –perché in tal
caso non faremmo che sospingere indietro le difficoltà– ma si propongono soltanto
di esaminare con esattezza le circostanze della loro produzione, e di collegarle le une
alle altre mediante relazioni normali di successione e di somiglianza.
Così, per citare l‟esempio più lampante, affermiamo che i fenomeni generali
dell‟universo sono generalmente spiegati, per quanto è possibile, dalla legge di
gravitazione perché, da un lato, questa bella teoria ci mostra tutta l‟immensa varietà
dei fenomeni astronomici come un unico e solo fatto colto nei suoi differenti aspetti
–la costante e reciproca attrazione di tutte le molecole in ragione diretta alla loro
massa e in ragione inversa al quadrato delle distanze; mentre, dall‟altro lato, questo
fatto generale ci è presentato come la semplice estensione di un fenomeno che ci è
familiare, e che, solo perciò, consideriamo perfettamente conosciuto –il peso dei
corpi sulla superficie terrestre. Quanto poi a stabilire che cosa sono questo peso e
quest‟attrazione, quali ne siano le cause, queste sono questioni che consideriamo
insolubili, che esorbitano dal dominio della filosofia positiva, e che abbandoniamo
senza rimpianti alla fantasia dei teologi e alle sottigliezze dei metafisici”.
(da A. Comte, Corso di filosofia positiva, 1830-1847)
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2. Filosofia della natura
Scheda 3, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Auguste Comte, da Corso di filosofia positiva, 1830-1847
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo
Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.2 Catalogare e prevedere. Origini della scienza industriale
Capitolo terzo
Sapere empirico e produzione industriale
3.1 Progresso e leggi empiriche
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Causalità
Positivismo
Pragmatismo
Utilitarismo
Autori
Comte, Auguste
Laplace, Pierre-Simon de
Poisson, Simon Denis
Integrazioni
“.. fu Pierre Simon de Laplace –il più noto rappresentante della concezione
deterministica della fisica classica– a sviluppare per primo i calcoli di probabilità
statistica [..]
Le leggi statistiche secondo Laplace rivestono un ruolo indispensabile
nell‟esperienza quotidiana, in cui il determinismo gnoseologico non è pienamente
realizzabile: la possibilità di un determinismo rigido e totale è una condizione di
principio, inapplicabile dal punto di vista concreto. Soltanto un‟«Intelligenza
extraumana» se, «per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la
natura e la collocazione relativa degli esseri che la compongono, se inoltre fosse tanto
capace da sottoporre ad analisi questi dati, abbraccerebbe nella stessa formula i
movimenti dei più grandi corpi dell‟universo e dell‟atomo più leggero: nulla sarebbe
incerto per essa e l‟avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi»
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(Laplace, 1814). L‟uomo, invece, può tendere solo asintoticamente a questo
determinismo totale: «tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad
avvicinarlo continuamente all‟Intelligenza che abbiamo appena concepito, ma dalla
quale resterà sempre infinitamente lontano» (ivi). Per tale motivo la capacità umana
di elaborare concetti probabilistici e statistici si rivela la sola guida concretamente
valida per conoscere il reale.
Strumento metodologico statistico e concezione ontologica deterministica non
risultano, perciò, affatto incompatibili; al contrario, entro la meccanica classica essi
sono strettamente correlati. La realtà si può supporre regolata da rigidi processi
causali, in linea di principio conoscibili e prevedibili con la massima esattezza, pur
accettando rilevanti limitazioni sugli effettivi strumenti conoscitivi a nostra
disposizione.
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
ESERCITAZIONE
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“I fenomeni generali dell‟universo sono generalmente spiegati, per quanto è possibile,
dalla legge di gravitazione … Quanto poi a stabilire che cosa sono questo peso e
quest‟attrazione, quali ne siano le cause, queste sono questioni che consideriamo
insolubili, che esorbitano dal dominio della filosofia positiva.” Comte
“Misurazione e positivismo sono parenti stretti. … Scienza positiva voleva dire
scienza numerica. Non vi era nulla meglio della statistica che potesse rappresentare
una scienza positiva.” Hacking
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Lezione 5
CRITICA DELLA METODOLOGIA SCIENTIFICA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Mach e il positivismo
−
Il “sensismo”
−
Il “principio di economia”
−
La scienza fisica
Mach e il sistema newtoniano
−
Lo spazio assoluto
−
La definizione di massa
−
Esperimento di Newton
LETTURE DI BRANI
1. Assiomi ed esperienza
Scheda 4, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Ernst Mach, da La meccanica nel suo sviluppo storico-critico, 1883
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo
Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.3 Positivismo e metodologia scientifica
2.4 Esperimenti mentali
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Empirismo
Induzione
Percezione
Positivismo
Autori
Galilei, Galileo
Laplace, Pierre-Simon de
Mach, Ernst
Newton, Isaac
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Integrazioni
“Prendendo in esame il paradigma scientifico della fisica moderna, ovvero la
dinamica classica, è possibile sottolineare come esso non coincida interamente con il
modo in cui Newton lo ha strutturato. E il riferimento, qui, non è alle cosiddette
«teorie di minimo» e all‟impostazione della dinamica, su basi ampiamente
innovative, elaborata da Lagrange. [..] L‟attenzione è invece rivolta a quella che si
configura indubbiamente come una rilettura del paradigma scientifico della
dinamica classica, alternativa rispetto alla costruzione newtoniana. Si tratta
dell‟interpretazione fornita da Ernst Mach nel notissimo lavoro su La meccanica nel
suo sviluppo storico critico.
Mach discute la priorità concettuale assegnata da Newton al principio di inerzia
all‟interno dell‟edificio teorico che Newton stesso ha costruito, e che, nelle sue linee
generali, viene a strutturare l‟intero orizzonte paradigmatico classico. Questa
priorità concettuale sollecita ad attribuire alla categoria di spazio assoluto una
necessità logica (che Newton trasformerà in una realtà oggettiva). L‟attacco portato
da Mach a tale priorità del principio di inerzia consiste, nel suo aspetto logico, nel
ritenere quest‟ultimo la formulazione di un caso limite: il caso ideale in cui sia nulla
l‟inclinazione del piano, oggetto degli studi galileiani sul moto (che hanno condotto
alla prima legge di Newton).
Chiave di volta del sistema della meccanica classica appare quindi a Mach, semmai,
la seconda legge di Newton, che pone in relazione i concetti di «forza» , «massa» e
«accelerazione»; e, ancor più, la legge gravitazionale, che descrive l‟azione
mutuamente esercitata dalle masse presenti nell‟universo. Anche il concetto di forza
è inteso da Newton in modo che Mach ritiene scorretto, poiché -considerando la
forza come l‟agente che fa deviare il moto dalla traiettoria rettilinea- presuppone
esistano regioni spaziali non sottoposte alla gravitazione, nelle quali viga il principio
di inerzia: astrazione che Mach sottolinea essere priva di concretezza fisica. Né,
nell‟impostazione machiana, la definizione data da Newton della massa come
quantità di materia può essere soddisfacente, in quanto -oltre a essere tautologicanon prende in considerazione le relazioni dinamiche tra i corpi, compito invece
primario per una struttura che, reggendosi sulle leggi di Newton, intende descrivere
il movimento degli enti fisici.
Nello spirito della rilettura machiana, la nozione di «massa» è riformulata come il
rapporto tra le accelerazioni che i corpi si imprimono reciprocamente, e quella di
«inerzia» come la resistenza che un corpo oppone alle accelerazioni prodotte dalle
masse di tutti i corpi costituenti l‟universo. E‟ ben evidente che gli elementi del
paradigma costitutivo della dinamica classica (e in particolare la struttura formale
delle tre leggi di Newton) restano invariati. Non è dunque possibile pensare la
reimpostazione machiana come una “rivoluzione scientifica”, un radicale
mutamento di paradigma. Tuttavia, lettura newtoniana dei principi potanti della
dinamica e lettura machiana differiscono tanto profondamente da poter essere
ritenute [..] articolazioni di possibilità divergenti, “progetti” differenti e alternativi .”
(da A. Rebaglia, Ontologia ermeneutica e indagine scientifica, in “Interpretazione ed
emancipazione”, Raffaello Cortina, Milano 1996)
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“Il principio di semplicità ha rappresentato nel corso dei secoli, e tuttora rappresenta,
un riferimento indispensabile, una guida insopprimibile nell‟elaborazione di modelli
teorici. Espresso esplicitamente da Guglielmo di Ockham nella forma del noto
“rasoio” [Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora è la famosa espressione usata
da Ockham nel suo Commentario alle Sentenze, scritto tra il 1317 e il 1324],
successivamente alla base del sistema galileiano -in cui si raccomanda di „diffalcare
gli impedimenti della materia‟-, e -ancora- tematicamente esposto da Mach,
divenendo così un momento essenziale nel pensiero scientifico ed epistemologico del
XX secolo, tale principio costituisce uno strumento metodologico di fondamentale
valore, tanto strettamente intessuto nella struttura conoscitiva da risultare un
elemento attivo nel condurre alla elaborazioni e ai risultati dell‟impresa scientifica.
[..] Esso non deriva dagli assiomi formali e dalle ipotesi fisiche assunte a fondamento
di uno specifico scenario scientifico, e tuttavia si impone quale strumento
condizionante per la formulazione di tali assiomi. Soltanto in base al criterio
extrascientifico della semplicità Galileo può ritenere metodologicamente corretto
«diffalcare gli impedimenti della materia», pervenendo in tal modo alla conoscenza
delle „qualità primarie‟, oggettive ed essenziali, della natura; natura che si manifesta
essa stessa come un Gran Libro strutturato in base alla „semplice‟ efficacia delle
formule matematiche e delle figure geometriche. In modo analogo, Mach fa del suo
principio di economia (espressione del principio di semplicità) un criterio al quale
l‟indagine scientifica deve conformarsi nell‟organizzare i molteplici dati empirici,
favorendo così l‟efficacia predittiva dell‟investigazione: «La mia idea fondamentale
-egli scrive- [è] che la scienza sia essenzialmente un‟economia di pensiero. [..] Tutta
la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di economizzare esperienze mediante la
riproduzione e l‟anticipazione di fatti nel pensiero» (Mach, 1883).”
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Gli autori moderni che si lasciano convincere dall‟argomento newtoniano del vaso
d‟acqua a distinguere fra moto assoluto e moto relativo, non si rendono conto che il
sistema del mondo ci è dato una sola volta, e che la teoria tolemaica e quella
copernicana sono soltanto interpretazioni, ed entrambe ugualmente valide.” Mach
“La cosa è un simbolo mentale per un complesso relativamente stabile di
sensazioni.” Mach
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Unità 2
Progresso e industrializzazione
Lezione 6
L’ETA’ DI DARWIN
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Empirismo e selezione
−
Regolarità nel mondo biologico
−
La legge di Malthus
−
Selezione come legge di natura
Selezione e progresso
−
Perfettibilità
−
Processo evolutivo
−
Spencer. Sviluppo e progresso
LETTURE DI BRANI
1. Selezione naturale
“Allo stato domestico osserviamo molta variabilità, causata, o per lo meno esaltata,
da mutate condizioni di vita; ma spesso in modo così oscuro, che siamo tentati di
considerare le variazioni come spontanee. [..]
La variabilità non è in effetti causata dall‟uomo; egli, senza intenzione, espone
soltanto esseri viventi a nuove condizioni di vita, e quindi la natura agisce sulla loro
organizzazione e fa sì che essa vari. Ma l‟uomo può scegliere, e sceglie, le variazioni
che la natura gli fornisce, e così le accumula nella maniera voluta. Egli così adatta
animali e piante secondo il suo utile o piacere. Egli può farlo metodicamente o può
farlo inconsciamente, conservando gli individui più utili o che più gli piacciono,
senza alcuna intenzione di modificare la razza. E‟ certo che egli può largamente
influenzare il carattere di una razza selezionando, in ogni successiva generazione,
differenze individuali così leggere da non essere avvertite se non da un occhio
esercitato. Questo inconsapevole processo di selezione è stato il grande agente della
formazione delle più distinte e utili razze domestiche. [..]
Non vi è alcuna ragione perché i principi che hanno così efficacemente agito allo
stato domestico non debbano aver agito allo stato di natura. Nella sopravvivenza di
individui e razze favorite, durante la lotta, costantemente ricorrente, per l‟esistenza,
vediamo una potente e perpetua forma di selezione. La lotta per l‟esistenza
inevitabilmente consegue dall‟elevata progressione geometrica di aumento che è
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Docente: Alberta Rebaglia
comune a tutti gli esseri viventi. [..] Nascono più individui di quanti possano
sopravvivere. Un grano sulla bilancia può determinare quali individui vivranno e
quali morranno; quali varietà o specie aumenteranno numericamente e quali
diminuiranno o alfine si estingueranno. [..] Il più piccolo vantaggio in alcuni
individui –a una qualunque età o in una qualunque stagione– su quelli con cui
entrano in concorrenza, o un migliore adattamento, per quanto in lieve misura, alle
condizioni ambientali, faranno, nel corso del tempo, tracollare la bilancia. [..]
Poiché ciascuna specie, per la progressione geometrica della sua riproduzione, tende
ad aumentare di numero; e poiché i discendenti modificati di ciascuna specie
saranno tanto più posti in grado di moltiplicarsi quanto più divengono diversificati
nelle abitudini e nella struttura, così da poter occupare posti numerosi e molto
diversi nell‟economia della natura, vi sarà nella selezione naturale una costante
tendenza a conservare la prole più divergente di una qualsiasi specie. Perciò,
durante un lungo e continuato corso delle modificazioni, le leggere differenze
caratteristiche delle varietà della stessa specie tendono ad accrescersi fino a diventare
le maggiori differenze caratteristiche delle specie dello stesso genere. Nuove e
migliorate varietà inevitabilmente soppianteranno e stermineranno le varietà più
antiche, meno migliorate e intermedie; così le specie sono rese in larga misura oggetti
definiti e distinti.”
(da C. Darwin, L’origine delle specie, 1859)
2. Organismo naturale e organismo sociale
“Quando diciamo che lo sviluppo è comune agli aggregati sociali e agli aggregati
organici, non escludiamo però interamente ogni comunanza con gli aggregati
inorganici: alcuni di questi, per esempio i cristalli, crescono in modo visibile; e tutti,
nell‟ipotesi dell‟evoluzione, sono ritenuti sorti in un certo tempo, per via di
integrazione. Tuttavia, in confronto alle cose che chiamiamo inanimate, i corpi
viventi e le società presentano in modo così evidente l‟aumento della massa, che si
può considerarlo come caratteristico degli uni e delle altre. Molti organismi crescono
durante tutta la vita; altri crescono durante una parte considerevole della loro vita.
Lo sviluppo sociale suole continuare o fino al tempo in cui le società si dividono, o
fino al tempo in cui sono schiacciate.
E questo è il primo carattere, per il quale le società si connettono al mondo organico,
e si distinguono sostanzialmente dal mondo inorganico.
E‟ pure un carattere dei corpi sociali, come pure dei corpi viventi, che, mentre
crescono in dimensione, crescono anche in struttura. [..] La moltiplicazione delle
parti di natura diversa è così grande nei corpi politici e nei corpi viventi, che
costituisce un altro carattere comune sostanziale, che li distingue dai corpi
inorganici.
La comunanza sarà più completamente intesa, se si osserva che la progressiva
differenziazione delle strutture è accompagnata dalla progressiva differenziazione
delle funzioni. [..]
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Docente: Alberta Rebaglia
Passando all‟ultimo e più spiccato carattere del corpo politico e del corpo vivente,
vedremo perché in essi le azioni dissimili di parti diverse sono da considerare come
funzioni, mentre non altrettanto possiamo dire delle azioni dissimili di parti dissimili
in un corpo inorganico.
L‟evoluzione determina negli uni e negli altri non solo semplici differenze, ma
differenze che stanno in rapporti definiti, differenze di cui ognuna rende possibili le
altre. Le parti di un aggregato inorganico sono in tale relazione, che l‟una può subire
un gran cambiamento senza modificare il resto in modo apprezzabile. Ma avviene
altrimenti nelle parti di un aggregato organico, o di un aggregato sociale. In
ambedue le trasformazioni delle parti si determinano vicendevolmente, e le azioni
mutue delle parti dipendono l‟una dall‟altra. In ambedue questa vicendevole
dipendenza cresce col progredire dell‟evoluzione.”
(da H. Spencer, Principi di sociologia, 1870-72)
NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo
Sapere empirico e produzione industriale
3.1 Progresso e leggi empiriche
Capitolo decimo
Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”
10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Adattamento
Epistemologia
Positivismo
Progresso
Autori
Darwin, Charles Robert
Lamarck, Jean-Baptiste de Monet de
Malthus, Thomas Robert
Spencer, Herbert
Integrazioni
“Origine ed evoluzione delle specie naturali, secondo la teoria darwiniana, sono
scientificamente descrivibili facendo appello a un ben determinato meccanismo
causale, la selezione naturale, e alla presenza di particolari condizioni al contorno,
quali l‟uso e il disuso di alcuni organi. Si possono definire, in tal modo, le leggi della
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Docente: Alberta Rebaglia
variazione delle specie che sono da noi conosciute solo in minima parte («La nostra
ignoranza sulle leggi della variazione è profonda» scrive Darwin, 1859), ma
testimoniano la loro universalità e necessità («pare che le medesime leggi governino
la produzione delle differenze esistenti fra le varietà di una specie e delle differenze
più grandi esistenti fra le specie di un medesimo genere», ivi). [..]
L‟enfasi teleologica non è del tutto estranea alla storia del pensiero scientifico [..] in
particolare, all‟interno degli studi biologici ottocenteschi e nelle ricerche di biofisica
condotte nei primi decenni di questo secolo è manifestamente possibile rintracciare
alcune interessanti analisi che, per taluni aspetti, esprimono tesi teleologicamente
connotate. Secondo i numerosi seguaci di Lamarck, per esempio, è una forza
interiore presente in ciascun organismo a farne progredire il perfezionamento verso
forme più elevate e perfette. [..]
La teoria darwiniana dell‟evoluzione delle specie naturali [..] è, nella sua essenza,
rigorosamente deterministica; e possiede quindi il medesimo nucleo metodologico
sul quale è basata la fisica classica a essa contemporanea. Le specie vengono
classificate in riferimento a una loro costitutiva invarianza, mentre la casualità che si
trova alla base delle mutazioni (da cui derivano adattamento e selezione negli
organismi viventi) è intesa –in modo perfettamente compatibile con l‟ideale
laplaciano– come inadeguatezza conoscitiva, anziché come effettiva assenza di
cause”.
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
“… si constata l‟operare nell‟impresa scientifica di una „ragione „astuta‟ [Il termine da
noi utilizzato fa riferimento all‟analogo termine utilizzato dal matematico e storico
della scienza Yehuda Elkana. Tale «ragione astuta» (metis), che «caratterizza il
processo della scoperta anche nelle scienze naturali», «implica un insieme complesso,
ma molto coerente, di atteggiamenti mentali e comportamenti intellettuali che
uniscono insieme: acume, saggezza, previdenza, decisione, ingegnosità, vigilanza,
opportunismo, abilità ed esperienza acquistate negli anni» (Elkana)], la quale di volta
in volta suggerisce un nuovo principio di invarianza, che consente di ampliare il
dominio delle conoscenze sul mondo fisico; e lo fa appellandosi costantemente al
sapere già acquisito, ai metodi ormai consolidati, pur introducendovi il potere
radicalmente innovatore -e come tale discontinuo- della propria capacità di
invenzione. [..] Le verità cui giunge questo processo razionale di scoperta non sono,
quindi, „cumulative‟ nel senso tradizionale del termine, poiché non conducono a
migliorare la conoscenza di oggetti già descritti dalle teorie precedenti: ogni nuova
verità acquisita corrisponde alla scoperta di una realtà nuova.
In queste
considerazioni sembra, tuttavia, presente il principio di un progresso scientifico
inteso come un continuo e irreversibile accrescersi di ciò che è „noto‟ e „vero‟.”
(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura
della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)
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ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“La lotta per l‟esistenza inevitabilmente consegue dall‟elevata progressione
geometrica di aumento che è comune a tutti gli esseri viventi.” Darwin
“Quando diciamo che lo sviluppo è comune agli aggregati sociali e agli aggregati
organici, non escludiamo però interamente ogni comunanza con gli aggregati
inorganici.” Spencer
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
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Lezione 7
INDUSTRIA E CAPITALE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Materialismo dialettico
−
Hegel. Il metodo dialettico
−
Modo capitalistico di produzione
−
Progresso e discontinuità
Il marxismo e i suoi classici : Marx e Engels
−
Concetti chiave del marxismo: ideologia
−
Materialismo storico e materialismo dialettico
−
Capitalismo, proletariato, lotta di classe
LETTURE DI BRANI
1. Il “rovesciamento” della dialettica hegeliana
“Dopo una citazione dalla mia prefazione alla Critica dell’economia politica, Berlino,
1859, pp.IV-VII, dove ho esposto la base materialistica del mio metodo, l‟egregio
autore [che nel numero del maggio 1872 del Messaggero europeo di Pietroburgo tratta
il metodo del Capitale] continua: «Per Marx una cosa sola importa: trovare la legge
dei fenomeni che sta indagando. E per lui non è importante soltanto la legge che li
governa in quanto hanno forma finita e fanno parte di un nesso osservabile in un
periodo di tempo dato. Per lui è importante soprattutto la legge del loro mutamento,
del loro sviluppo, ossia del trapasso dei fenomeni da una forma nell‟altra, da un
ordinamento di quel nesso a uno nuovo. [..] Ma, si dirà, le leggi generali della vita
economica sono uniche e sempre le stesse; ed è del tutto indifferente se si applicano
al presente o al passato. Marx nega proprio questo. Per lui tali leggi astratte non
esistono… Per lui ogni periodo storico ha le sue leggi proprie… [..] I vecchi
economisti, confrontando le leggi economiche con le leggi della fisica e della chimica,
mostravano di non averne capito la natura… [..] Per esempio Marx nega che la
legge della popolazione sia la stessa in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Afferma anzi
che ogni grado di sviluppo ha una sua propria legge della popolazione… Alla
differenza di sviluppo della forza produttiva corrispondono cambiamenti dei
rapporti [di produzione] e delle leggi che li regolano. [..]» Nel rappresentare quel
che egli chiama il mio metodo effettivo, in maniera così esatta e così benevola per
quanto concerne la mia applicazione personale di esso, che cos‟altro ha rappresentato
l‟egregio autore se non il metodo dialettico?
[..] Per il suo fondamento, il mio metodo dialettico, non solo è differente da quello
hegeliano, ma ne è anche direttamente l‟opposto. Per Hegel il processo del pensiero,
che egli trasforma addirittura in soggetto indipendente col nome di Idea, è il
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demiurgo del reale, che costituisce a sua volta solo il fenomeno esterno dell‟idea o
processo del pensiero. Per me, viceversa, l‟elemento ideale non è altro che l‟elemento
materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini.
[..] La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie
in nessun modo che egli sia stato il primo a esporre ampiamente e consapevolmente
le forme generali del movimento della dialettica stessa. Bisogna rovesciarla per
scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.
Nella sua forma mistificata, la dialettica divenne una moda tedesca, perché sembrava
trasfigurare lo stato di cose esistente. Nella sua forma razionale, la dialettica è
scandalo e orrore per la borghesia e pei suoi corifei dottrinari, perché nella
comprensione positiva dello stato di cose esistente include simultaneamente anche la
comprensione della negazione di esso, la comprensione del suo necessario tramonto,
perché concepisce ogni forma divenuta nel fluire del movimento, quindi anche dal
suo lato transeunte, perché nulla la può intimidire ed essa è critica e rivoluzionaria
per essenza.”
(da K. Marx, Il Capitale, libro I, Poscritto alla seconda edizione, 1875)
2. Forza lavoro e plusvalore
Scheda 5, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Karl Marx, da Salario, prezzo e profitto, 1865
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
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NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo
Sapere empirico e produzione industriale
3.2 Le nuove vie dell’economia industriale
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
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NEL GLOSSARIO
Termini
Metafisica
Progresso
Ragione
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Autori
Hegel, Wilhelm
Marx, Karl
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Integrazioni
“Nel contesto culturale dell‟idealismo tedesco, estremamente dissimile da quello
platonico, la categoria di Idea sembra includere anche il tema della „temporalità‟ [..]
dell‟essere fisico.
Il movimento dialettico, che nella filosofia di Hegel riunisce e colloca entro il
medesimo costrutto razionale (quello dell‟Idea, naturalmente) soggetti ed enti,
introduce però solo apparentemente „divenire‟ e „temporalità‟ nella costruzione
ontologica: l‟Idea –che accoglie in sé il soggetto e la propria antitesi, il mondo
esterno– non si può affermare metta effettivamente in gioco il proprio essere. Tale
movimento ha un andamento rigidamente preordinato, che impedisce l‟accadere di
qualsiasi novità; mentre quest‟ultima costituisce il segno di un autentico divenire
temporale.”
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie in
nessun modo che egli sia stato il primo a esporre ampiamente e consapevolmente le
forme generali del movimento della dialettica stessa. Bisogna rovesciarla per
scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.” Marx
“Benché solo una parte del lavoro giornaliero dell‟operaio sia pagata, benché proprio
questa parte non pagata rappresenti il fondo dal quale sorge il plusvalore o profitto,
ciononostante sembra che tutto il lavoro sia lavoro pagato.” Marx
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Lezione 8
RAZIONALIZZAZIONE E PROGRESSO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Civiltà industriale
−
Emancipazione
−
Organizzazione scientifica del lavoro
−
Amministrazione
Da Weber alla Scuola di Francoforte
−
Max Weber. Razionalità formale
−
Capitalismo moderno. Disincanto del mondo
−
Horkheimer e Adorno. La dialettica dell‟illuminismo
LETTURE DI BRANI
1. Capitalismo e predestinazione
“L‟ascesi laica protestante [..] operò con grande violenza contro il godimento
spregiudicato della proprietà, e restrinse il consumo, in ispecie il consumo di lusso.
D‟altra parte essa liberò, nei suoi effetti psicologici, l‟acquisto di beni dagli ostacoli
dell‟etica tradizionalistica, in quanto non solo lo legalizzò, ma addirittura [..] lo
riguardò come voluto da Dio. La lotta contro i piaceri della carne e l‟attaccamento ai
beni esteriori non era [..] una lotta contro il guadagno razionale, ma sibbene contro
l‟impiego irrazionale della proprietà. E questo consisteva nell‟altro apprezzamento,
da condannarsi come idolatria, delle forme ostensibili del lusso, che erano così vicine
al modo di sentire feudale, in luogo dell‟impiego voluto da Dio, razionale e utilitario,
per i fini della vita del singolo e della collettività. Non si voleva imporre al
possidente la macerazione, ma l‟uso della sua ricchezza per cose necessarie e di
pratica utilità [..]
Il pensiero che il lavoro professionale moderno abbia un carattere ascetico non è in
realtà nuovo. Anche Goethe, al culmine della sua saggezza ed esperienza della vita,
nei Wanderjahre e nella conclusione che dette alla vita di Faust, ci ha voluto insegnare
questo motivo ascetico fondamentale dello stile della vita borghese, se questa
appunto voglia avere uno stile: che cioè il limitarsi al lavoro professionale colla
rinuncia alla universalità faustiana, che questa limitazione comporta, sia nel mondo
moderno il presupposto di ogni azione degna di stima, che azione dunque e rinuncia
si condizionano inevitabilmente a vicenda. Per lui questo riconoscimento significava
rinuncia e un addio a un tempo di piena e bella umanità, che non si rinnoverà più,
nel corso della nostra civiltà, come nell‟antichità non si rinnovò il fiorire di Atene. Il
Puritano volle essere un professionista, noi dobbiamo esserlo. Poiché in quanto
l‟ascesi fu portata dalle celle dei monaci nella vita professionale e cominciò a
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dominare la moralità laica, essa cooperò per la sua parte alla costruzione di quel
potente ordinamento economico moderno, legato ai presupposti tecnici ed economici
della produzione meccanica, che oggi determina con strapotente costrizione, e forse
continuerà a determinare finché non sia stato consumato l‟ultimo quintale di carbon
fossile, lo stile della vita di ogni individuo, che nasce in questo ingranaggio, e non
soltanto di chi prende parte all‟attività puramente economica. Solo come un
mantello sottile, che ognuno potrebbe buttar via, [..] la preoccupazione per i beni
esteriori doveva avvolgere le spalle degli “eletti”. Ma il destino fece del mantello
una gabbia di acciaio. Mentre l‟ascesi imprendeva a trasformare il mondo e a
operare nel mondo, i beni esteriori di questo mondo acquistarono una forza sempre
più grande nella storia. Oggi lo spirito dell‟ascesi è sparito, chissà se per sempre, da
questa gabbia. Il capitalismo vittorioso in ogni caso, da che posa su di un
fondamento meccanico, non ha più bisogno del suo aiuto. Sembra impallidire per
sempre anche il roseo stato d‟animo del suo sorridente erede, l‟Illuminismo, e come
un fantasma di concetti religiosi che furono, si aggira nella nostra vita il pensiero del
dovere professionale.”
(da M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, a cura di P. Burresi, Sansoni,
Firenze, 1965
2. Critica della ragione strumentale
Scheda 6, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Max Horkheimer, da Eclisse della ragione. Critica della ragione
strumentale, 1947
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo terzo
Sapere empirico e produzione industriale
3.3 “One best way”. Mito della modernità
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
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NEL GLOSSARIO
Termini
Epistemologia
Illuminismo
Progresso
Utilitarismo
Autori
Horkheimer, Max
Taylor, Fredrik Wilson
Weber, Max
Integrazioni
“Il dibattito sugli aspetti appartenenti all‟impresa scientifica estranei al puro intento
conoscitivo è venuto assumendo, nel corso degli ultimi cinquant‟anni, sempre
maggior rilevanza e più ampi significati. [..]
Schematizzando, possiamo collocare le relazioni esistenti tra l‟impresa scientifica e
gli elementi a essa esterni in un duplice rapporto: tra strutture economico-sociali e
attività di ricerca, da un lato, e tra scienza e orizzonte dei valori etici e morali,
dall‟altro. Le influenze esercitate in entrambe queste direzioni si possono chiarire
considerandone la progressiva sovrapposizione sintetizzabile in tre distinte fasi
concettuali. [..]
L‟ordigno atomico fu un primo esempio, tragicamente palese, di come gli interessi
economici e politici interni alla struttura sociale esercitino, di fatto, la propria
influenza sulle possibili utilizzazioni pratiche dei risultati dell‟indagine scientifica
(favorendone la realizzazione dell‟una piuttosto che dell‟altra fra le diverse
applicazioni tecnologiche rese possibili dalla ricerca teorica). Acquisita questa
consapevolezza, risulta ovvio e immediato dubitare che sia eticamente lecito
produrre tutto quello che la scienza teorica renderebbe possibile attuare.
Il peso di tali interrogativi, interni alla prima delle tre fasi concettuali che intendiamo
chiarire, è ormai universalmente riconosciuto. Ma, a questi, altri se ne sono aggiunti,
ancora ampliando l‟entità del problema complessivo.
Esigenze economiche e fattori sociali influiscono profondamente, in molte e
differenti maniere, non soltanto sulla realizzazione dei risultati teorici, ma anche
sulla determinazione stessa degli obiettivi iniziali che l‟indagine scientifica si
prefigge. In quella che possiamo definire una seconda fase concettuale è infatti
evidente come i rilevanti investimenti di capitale richiesti per dare luogo a gran parte
delle possibili indagini scientifiche rendano necessario l‟intervento di strutture
esterne al mondo scientifico (imprese, organi statali e sovrannazionali) delle quali si
privilegiano alcuni sviluppi teorici, in base a strategie e motivazioni estranee
all‟ambito della pura conoscenza. [..] risulta legittimo aprire nuovi quesiti, che non
facciano semplicemente appello alla nostra responsabilità nell‟agire (come accade
allorché si denunciano le interconnessioni tra attività tecnologica e mondo sociale),
ma chiedano di applicare una medesima responsabilità nel decidere cosa è
prioritario conoscere, rendendoci consapevoli che anche tale scelta può richiedere un
prezzo etico e morale più o meno elevato.
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
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A questo già complesso intreccio di interrogativi si è poi aggiunto, negli ultimi anni,
un ulteriore nucleo di problemi, che possiamo raggruppare in una terza fase di
approfondimento concettuale. Molte tra le applicazioni dell‟informatica rendono
particolarmente tangibile un effetto che è conseguenza essenziale dell‟intero
svolgersi del percorso di scienza e tecnologia occidentali. L‟indagine scientifica e la
ricerca tecnologica non sono semplicemente strumenti che ci è possibile utilizzare nel
nostro muoverci nel mondo: abitiamo, piuttosto, un mondo già preliminarmente
strutturato in base a elaboratissimi progetti e sofisticati esiti scientifici e tecnologici, il
quale non ha più i caratteri della natura primigenia e incontaminata, ma è
necessariamente un universo almeno in parte artificiale. E sempre più sottilmente
complesse divengono, conseguentemente, le preoccupazioni etiche sollevate
dall‟impresa scientifica: in che misura, e attraverso quali correttivi, un‟etica e una
morale che sono espressione di una società condizionata nei suoi più intimi
fondamenti dalla struttura scientifico-tecnologica possono rappresentare una guida
affidabile per stabilire quei limiti che abbiamo scoperto essere plausibile dover
imporre agli obiettivi e ai metodi dell‟indagine scientifica?”
(da A. Rebaglia, Conoscere: un’impresa ad alto rischio, in “Scienza e vita” 1993)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Solo come un mantello sottile, che ognuno potrebbe buttar via, [..] la
preoccupazione per i beni esteriori doveva avvolgere le spalle degli “eletti”. Ma il
destino fece del mantello una gabbia di acciaio.” Weber
“Ogni soggetto non solo deve cooperare con gli altri per soggiogare la natura
esterna, umana e non umana, ma per far questo deve soggiogare la natura dentro di
sé.” Horkheimer
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Lezione 9
NIETZSCHE. RAZIONALISMO E NICHILISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Contro il positivismo
−
La “malattia storica”
−
Nichilismo attivo
−
Un “pensiero abissale”
Friedrich Nietzsche. La critica della cultura
−
Il razionalismo da Socrate a Hegel
−
Rinascita del tragico? Wagner
−
Nichilismo e oltreuomo
LETTURE DI BRANI
1. La verità e il mondo come interpretazione
Scheda 8, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1885-1887, e da
Crepuscolo degli idoli, 1889
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
2. La liberazione della conoscenza
Scheda 9, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1882-1884, da La
gaia scienza, 1882 e da Così parlò Zarathustra, 1884
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo quarto
La ragione oltre i confini della razionalizzazione
4.2 Crisi come convalescenza
4.3 Termodinamica e filosofia dell’eterno ritorno
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
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NEL GLOSSARIO
Termini
Complessità
Nichilismo
Progresso
Relativismo
Autori
Nietzsche, Friedrich Wilhelm
Schopenhauer, Arthur
Integrazioni
“Già i racconti mitologici, con i quali le prime civiltà occidentali tentavano di
tracciare una descrizione che spiegasse l‟origine dell‟universo, contenevano l‟idea di
caos; ma questo era un principio inteso costantemente in senso negativo, come
elemento informe di disarmonia del quale era impossibile ogni conoscenza effettiva.
Al suo opposto, il cosmo, regno di ordine e regolare semplicità, cui veniva invece
attribuita una valenza totalmente positiva.
La negazione di valore e il totale disinteresse per quanto vi è di caotico nei fenomeni
naturali restano punti fermi attorno ai quali si svolge l‟intera storia della cultura
occidentale; e soprattutto risultano essere gli elementi basilari nel consentire, in
epoca moderna, il formarsi e il consolidarsi dello spirito scientifico. Infatti, solo
considerando „distrubi accidentali e trascurabili‟ quelle manifestazioni di turbolenza
e caoticità sempre presenti, in varia misura, negli eventi naturali, la scienza classica
ha potuto formulare, in termini di equazioni matematiche, le leggi fisiche che
regolano e descrivono tali eventi. [..] Il caos, tuttavia, incombe costantemente
sull‟astrazione scientifica, tanto da essere avvertito come una sorta di ombra infausta
all‟interno dello splendente edificio della fisica classica. E proprio la sua esistenza
impedisce alle teorie matematiche di tipo analitico (ossia espresse mediante l‟uso di
equazioni differenziali e integrali) di descrivere il movimento dei sistemi fisici in
modo totalmente esatto, e per un periodo illimitato di tempo.
Un esempio usato frequentemente per specificare la situazione tipica descritta dalla
meccanica classica fa riferimento a una partita di biliardo ideale, nella quale gli urti
non producano attriti e il giocatore possieda un controllo assoluto dei propri colpi.
Usualmente si afferma che una teoria matematica analitica è in grado di descrivere la
situazione fisica spiegando i rapporti tra cause (gli urti) ed effetti (il movimento delle
palle da biliardo). Ma la teoria, in realtà, perde la propria capacità di prevedere la
situazione di gioco già dopo circa un minuto da quando la prima palla è stata messa
in movimento dalla stecca. Infatti, dato il relativamente piccolo raggio di curvatura
delle sfere, la traiettoria successiva a un urto risulta molto sensibile alle regioni
superficiali effettivamente interessate dall‟impatto: piccole imprecisioni nella
valutazione dei punti di contatto provocano, con l‟aumentare del numero di
collisioni, errori più che evidenti. Entrambi questi aspetti (la sensibilità alle
condizioni iniziali, ovvero instabilità, e l‟amplificazione esponenziale degli errori,
ovvero non linearità) sono i caratteri costitutivi che consentono una definizione
scientifica di caos.
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Newton –onde evitare che fosse il caos a prendere il sopravvento sul meccanismo del
cosmo, che egli avrebbe voluto poter ritenere perfettamente organizzato e
prevedibile– giunse ad avanzare la supposizione che Dio, di tanto in tanto,
intervenisse per impedire tale degenerazione, aggiustando e regolando la struttura
ordinata dell‟universo. I termini del problema sembrarono definitivamente chiariti
verso la fine del Settecento, quando Laplace sostenne che la caoticità presente nei
fenomeni naturali sarebbe esclusivamente dovuta all‟intreccio, estremamente
complicato, di un numero elevato di cause precise le quali, agendo
complessivamente, determinerebbero in ogni suo aspetto l‟evento che appare
caotico. Tuttavia, nemmeno un secolo più tardi, Poincaré doveva constatare il
fallimento della tesi di Laplace: il caos non è presente soltanto nei sistemi composti
da molti elementi, dove numerose sono le condizioni da considerare (come
nell‟esempio delle palle da biliardo). Esso appartiene anche ai più semplici sistemi
descritti dalla fisica classica, dei quali si sarebbe supposto più che possibile avere una
conoscenza perfetta (sono sufficienti le influenze reciproche esercitate fra tre soli
corpi a originare instabilità e caos). [..]
Fu il fondamentale teorema elaborato nel 1892 dal grande matematico, astronomo ed
epistemologo francese Henrì Poincaré a incrinare irreversibilmente il sogno
deterministico della fisica classica. Analizzando problemi di meccanica celeste,
Poincaré stabilì che, mentre le orbite percorse da due corpi (ad esempio il Sole e un
suo pianeta) sono regolari e prevedibili, l‟interazione anche soltanto con un terzo
corpo (un satellite del pianeta) provoca perturbazioni tali che il comportamento del
sistema globale risulta intrinsecamente instabile; ovvero [..] le equazioni differenziali
che lo descrivono non sono integrabili.”
(da A. Rebaglia, Caos, in “Scienza e vita” 1993)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“In effetti, noi filosofi e „spiriti liberi‟ ci sentiamo, alla notizia che il „vecchio Dio è
morto‟, come sfiorati da una nuova aurora.” Nietzsche
“‟Tutte le cose diritte mentono‟, borbottò sprezzante il nano. „Ogni verità è ricurva, il
tempo stesso è un circolo‟.” Nietzsche
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Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 10
L’ETA’ DI FREUD
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
La scoperta dell’inconscio
−
Positivismo e scienza della psiche
−
Verità storiche
−
Ricordare e costruire
Sigmund Freud
−
Verità nascosta o gioco di interpretazioni?
−
Alla scoperta dell‟inconscio
−
Dalla ricostruzione alla costruzione
LETTURE DI BRANI
1. Attività inconscia
“Una rappresentazione, o qualsivoglia elemento psichico, può attualmente esser
presente nella mia coscienza, e scomparire il momento appresso; essa può dopo un
intervallo riapparire immutata, provenendo ora , come diciamo, dalla memoria, e
non basandosi su una nuova percezione sensoriale. Per rendere conto di un tale fatto
siamo costretti ad ammettere che la rappresentazione era presente nel nostro spirito
anche durante l‟intervallo, pur essendo rimasta latente nella coscienza. Circa la
forma nella quale ha potuto esistere, mentre era presente nella nostra psiche e latente
nella coscienza, non possiamo tuttavia fare ipotesi alcuna. [..]
Chiameremo „cosciente‟, riservando questo solo significato a un tale termine, soltanto
la rappresentazione che è presente nella nostra coscienza e che viviamo intuibilmente; invece le rappresentazioni latenti, quando abbiamo motivo di ritenere che
continuino a esserci nella vita psichica –come era il caso della memoria– dovranno
essere indicate col termine „inconscio‟.
Una rappresentazione inconscia è perciò una rappresentazione che non avvertiamo,
ma alla quale siamo disposti ad attribuire un‟esistenza in base a indizi e prove di
altro genere. [..]
Tuttavia la distinzione tra attività cosciente e inconscia e la determinazione del
diaframma che le separa non costituisce né l‟ultimo né il più importante dei risultati
dell‟esplorazione psicoanalitica della vita interiore. Vi sono produzioni psichiche,
che si possono trovare nelle persone più normali benché presentino una
straordinaria analogia con i più truci prodotti della follia, e che al pari della follia
sono sempre state incomprensibili per i filosofi. Intendo parlare dei sogni. La
psicoanalisi si fonda sull‟analisi dei sogni [..]
I pensieri latenti del sogno non si distinguono per nulla dai dati della nostra abituale
vita cosciente.
Essi vanno considerati quali pensieri preconsci e possono
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
effettivamente essere stati coscienti in dati momenti della vita vigile. Ma, attraverso
il collegamento che hanno stabilito durante la notte con i pensieri inconsci, essi sono
stati assimilati a questi ultimi, sono cioè stati retrocessi alla condizione di pensieri
inconsci e sottoposti alle leggi che regolano l‟attività inconscia. Così vi è modo di
apprendere ciò che sulla base di mere considerazioni teoriche, o di qualche altra
fonte del sapere empirico, non avremmo potuto supporre, che cioè le leggi
dell‟attività psichica inconscia si differenziano in larga misura da quelle dell‟attività
cosciente.
(da S. Freud, Un’osservazione sul concetto di inconscio nella psicoanalisi, 1913)
2. Costruzione psicoanalitica e verità storiche
Scheda 7, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Sigmund Freud, da Costruzioni nell’analisi, 1937
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NELL’IPERTESTO
Capitolo quarto
La ragione oltre i confini della razionalizzazione
4.1 Freud. Ragione e inconscio
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Costruttivismo
Empirismo
Percezione
Ragione
Autori
Edelman, Gerald
Freud, Sigmund
Integrazioni
“Sul finire del Seicento, John Locke –il grande filosofo empirista britannico–
paragonava la mente umana a un „foglio bianco‟, privo di contenuti sino a che non
interviene l‟esperienza a lasciarvi le proprie tracce. E‟ una concezione che ha
esercitato un forte influsso sul pensiero moderno, e reso del tutto familiare l‟ipotesi
secondo cui colori, forme, movimenti e tutte le caratteristiche che ci appaiono
inseparabilmente connesse agli oggetti intorno a noi sono percepite passivamente dal
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
cervello, il quale si limiterebbe a registrare sul proprio „foglio‟ interiore quanto le
sensazioni, provenienti dall‟esterno, vi incidono.
Questo scenario lineare e rassicurante del modo in cui la nostra mente si rapporta al
mondo circostante non ha, tuttavia, retto il confronto con gli studi più recenti
condotti nel campo della neurobiologia e della psicologia della percezione.
[..] numerosi esperimenti su vari aspetti della percezione visiva oggi ci dimostrano
come la mente svolga un ruolo attivo [..] nel consentire quell‟attività sensoriale che si
è soliti ritenere del tutto „neutra‟ e „oggettiva‟. E‟ il cervello che costruisce, e in taluni
casi crea, le immagini che noi percepiamo del mondo esterno; con i loro movimenti
complessi e la loro ricchezza cromatica. Le immagini retiniche e i segnali sensoriali
sono ampiamente inadeguati e –da soli– non possono in alcun modo rendere ragione
delle percezioni di cui siamo coscienti; le quali sono, invece, autentiche ipotesi, frutto
dell‟attività interpretativa del cervello.
Tra le scoperte più recenti e significative ottenute indagando la fisiologia della
corteccia cerebrale –la regione dove si svolgono i più complessi processi percettivi–
vi è l‟individuazione, in essa, di „moduli specializzati‟, i quali sono addetti al
riconoscimento di particolari caratteri e si attivano soltanto in presenza di questi
ultimi; alcuni di tali „moduli‟ sono idonei, per esempio, a cogliere il movimento delle
mani, altri i tratti del viso. [..]
La teoria della „modularità‟ cerebrale pare, in effetti, aprire prospettive concettuali
piuttosto inquietanti, poiché può indurre a ipotizzare che anche i più elusivi e
complessi prodotti della nostra facoltà intellettiva siano il risultato, semplice e
diretto, dell‟attività di cellule cerebrali, di fibre nervose e delle loro connessioni. [..]
Studi di frontiera nell‟ambito dell‟intelligenza artificiale e delle scienze cognitive
stanno oggi approfondendo le indagini sulla funzione di questi „moduli‟, e delle
diverse aree cerebrali, ricorrendo a particolari dispositivi elettronici noti come „reti
neurali artificiali‟, attraverso cui modellizzare l‟attività delle sinapsi.”
(da A. Rebaglia, Informatica e neuroscienze, in Tuttoscienze 1998)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Le rappresentazioni latenti, quando abbiamo motivo di ritenere che continuino a
esserci nella vita psichica –come era il caso della memoria– dovranno essere indicate
col termine „inconscio‟.” Freud
“La nostra costruzione solo in tanto è efficace in quanto restituisce un brano
dell‟esistenza andato perduto.” Freud
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Addio a Ragione e Progresso?
Lezione 11
IL NEOPOSITIVISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Empirismo logico
−
Concezione scientifica del mondo
−
Wittgenstein. “Dire” e “mostrare”
−
La legge causale
Neopositivismo e analisi del linguaggio
−
Le proposizioni protocollari
−
La verità: dalla corrispondenza alla coerenza
−
I limiti del linguaggio. Le regole dell‟uso
LETTURE DI BRANI
1. Teoria raffigurativa del linguaggio
“6.124 Le proposizioni della logica descrivono l‟armatura del mondo, o, piuttosto, la
rappresentano. Esse „trattano‟ di nulla. Esse presuppongono che i nomi
abbiano significato e le proposizioni elementari senso. E questo è il loro nesso
con il mondo. E‟ chiaro che deve indicare qualcosa sul mondo il fatto che certi
nessi di simboli –che per essenza hanno un determinato carattere– siano
tautologie. In questo è il fatto decisivo. Dicemmo che nei simboli che usiamo
qualcosa è arbitrario, altro no. Nella logica solo quest‟altro esprime. Ma ciò
vuol dire: nella logica non siamo noi ad esprimere, con l‟aiuto dei segni, ciò che
vogliamo; nella logica è la natura stessa dei segni naturalmente necessari ad
esprimere. [..]
6.32
La legge di causalità non è una legge, ma la forma d‟una legge.
6.321
„Legge di causalità‟: un nome di genere. E come nella meccanica, diciamo, vi
sono leggi di minimo –come quella della minima azione– così nella fisica vi
sono leggi di causalità, leggi della forma di causalità [I principi di minimo sono
ben noti nello sviluppo della scienza fisica. Famoso il principio di Fermat (16011665), o principio del „tempo minimo‟, secondo il quale per passare da un punto
iniziale a uno finale una radiazione luminosa sceglie il tragitto che corrisponde
al tempo di percorrenza minimo (usualmente una linea retta, ma la cosa si
modifica se si interpone uno specchio –fenomeni di riflessione– oppure varia la
40
Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
6.341
6.342
Docente: Alberta Rebaglia
denisità del mezzo di propagazione –fenomeni di rifrazione– e così via).
Traducendo il principio in formule appropriate è possibile dar conto di tutte le
leggi „locali‟ dell‟ottica geometrica, così come dei fenomeni della diffusione,
diffrazione e interferenza dei raggi luminosi. Altrettanto noto è il principio di
„minima azione‟ –introdotto per la prima volta da Maupertuis (1698-1799)–
secondo il cui un corpo si muove da un punto a un altro in modo tale da
rendere minima in ogni istante l‟azione (ovvero la differenza tra l‟energia
cinetica e l‟energia potenziale del corpo, il quale adeguerà conseguentemente il
proprio moto accelerando, decelerando o mantenendo la velocità costante).
Anche in questo caso, traducendo in formule opportune il principio si può dar
conto di tutte le leggi „locali‟ della meccanica classica o newtoniana. Analoghe
considerazioni consentono di applicare questi medesimi principi variazionali
alla meccanica relativistica e alla meccanica quantistica. Nei principi di minimo
Wittgenstein individua pertanto non già una usuale legge della fisica (che, pur
nella consueta generalizzazione, si applica „localmente‟ a una ben circoscritta
classe di fenomeni) bensì una sorta di regola comportamentale della natura (uno
statuto analogo hanno i cosiddetti „principi di conservazione‟, validi nel
descrivere il comportamento di materia, carica elettrica, quantità di moto, ecc.).
Scoprire e tener conto di queste regole affatto generali è di grande importanza
nel definire le leggi locali e specifiche che descrivono la classe di fenomeni di
volta in volta considerati. Il principio di causalità rappresenta, secondo
Wittgenstein, una analoga regola comportamentale della natura A.R.]. [..]
La meccanica newtoniana, per esempio, riduce la descrizione del mondo in
forma unitaria. Pensiamo una superficie bianca, con sopra macchie nere
irregolari. Noi diciamo ora: qualunque immagine ne nasca, sempre posso
avvicinarmi quanto io voglia alla descrizione dell‟immagine, coprendo la
superficie con un reticolato di quadrati rispondentemente fine e dicendo di ogni
quadrato che è bianco, o nero. A questo modo avrò ridotto la descrizione della
superficie in forma unitaria. Questa forma è arbitraria, poiché avrei potuto
impiegare con eguale successo una rete di maglie triangolari o esagonali. Può
essere che l‟uso d‟una rete di triangoli rendesse la descrizione più semplice, cioè
che noi potessimo descrivere la superficie più esattamente con una rete di
triangoli più grossa che con una più fine di quadrati (o viceversa), e così via.
Alle diverse reti corrispondono diversi sistemi di descrizione del mondo. La
meccanica determina una forma di descrizione del mondo dicendo: tutte le
proposizioni della descrizione del mondo devono ottenersi da un certo numero
di proposizioni date –gli assiomi della meccanica– in un modo dato. Così essa
fornisce le pietre per la costruzione dell‟edificio della scienza e dice: qualunque
edificio voglia tu innalzare, lo devi comunque costruire con queste pietre e con
queste soltanto. [..]
E ora vediamo la posizione reciproca di logica e meccanica. (Si potrebbe far
consistere la rete anche di figure eterogenee, per esempio anche di triangoli ed
esagoni). Che un‟immagine, come quella menzionata or ora, possa descriversi
mediante una rete di forma data, non enuncia nulla intorno all‟immagine.
(Infatti questo vale per ogni immagine di questa specie). Ma ciò che caratterizza
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
l‟immagine è che essa possa descriversi completamente mediante una
determinata rete di finezza determinata.
Così pure nulla enuncia intorno al mondo la possibilità di descriverlo mediante
la meccanica newtoniana; ma enuncia invece qualcosa la possibilità di
descriverlo mediante essa proprio così come appunto lo si può descrivere. E
dice qualcosa intorno al mondo anche la possibilità di descriverlo più
semplicemente l‟una meccanica che mediante l‟altra.”
(da L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1922; tratto da A. Rebaglia, Scienza e
verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
2. Il criterio metodologico di verificazione
“Vi è solo un modo di dar significato a un enunciato, di renderlo una proposizione
[Con il termine “enunciati” Schlick fa riferimento all‟aspetto esclusivamente
sintattico di un asserto, mentre considerare anche il significato associato
all‟enunciato, egli sostiene, equivale a valutarlo in quanto “proposizione”, ovvero in
quanto espressione alla quale è possibile attribuire un valore di verità A.R.]:
dobbiamo indicare le regole per il suo uso, in altre parole dobbiamo descrivere i fatti
che renderanno „vera‟ la proposizione, ed essere in grado di distinguerli dai fatti che
la renderanno „falsa‟. In parole ancora diverse: il Significato di una Proposizione è il
Metodo della sua Verificazione. La domanda: „Che significa questo enunciato?‟ è
identica alla domanda (e comporta la medesima risposta): „Come è verificata questa
proposizione?‟
E‟ uno dei più seri errori filosofici quello di pensare che una proposizione possieda
un significato indipendentemente dai possibili modi della sua verificazione. Si è
caduti in una confusione senza speranza perché si è creduto di conoscere il
significato di una frase e tuttavia ci si è dichiarati incapaci, in linea di principio, di
definire le circostanze nelle quali essa sarebbe stata vera. Finché mi è logicamente
impossibile indicare un metodo per accertare la verità o la falsità di una
proposizione, debbo confessare di non conoscere che cosa effettivamente asserisca la
proposizione. [..]
Stabilendo l‟identità tra significato e modo di verificazione non scopriamo proprio
niente di straordinario, ma rileviamo un mero truismo. Stiamo semplicemente
sostenendo che una proposizione, per noi, ha un significato solo se per noi fa qualche
differenza che essa sia vera o falsa, e che il suo significato sta tutto in questa
differenza. Nessuno ha mai spiegato il significato di un enunciato in altro modo se
non spiegando che cosa sarebbe differente, nel mondo, se la proposizione fosse falsa
anziché vera (o viceversa).
Sono certo che ciò non può essere negato. Ma la grande obiezione sollevata di solito
contro il punto di vista da me difeso consiste nel sostenere che la „differenza nel
mondo‟ espressa dalla proposizione può non essere osservabile né scopribile in alcun
modo. In altre parole: perché un enunciato abbia per noi un significato dobbiamo
conoscere, ovviamente, quale fatto esso esprime, ma può essere per noi del tutto
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
impossibile scoprire se il fatto sussiste realmente. In questo caso la proposizione
non potrebbe esser mai verificata, ma non sarebbe priva di significato. Di
conseguenza, concludono i nostri avversari, il significato è distinto dalla
verificabilità, e non è da essa dipendente.
Si tratta di un‟argomentazione difettosa per un‟ambiguità presente nella parola
„verificabilità‟. In primo luogo, uno potrebbe chiamare verificabile una proposizione
se i fatti reali sono tali da permetterci di scoprirne la verità o la falsità ogniqualvolta
siamo disposti a farlo.
In questo senso, mi sarebbe impossibile verificare
l‟asserzione: “Sotto terra, a trecento metri di profondità sotto la mia casa deve esserci
dell‟oro”, perché esistono varie circostanze empiriche che assolutamente mi
impediscono di scoprirne la verità; e tuttavia l‟asserto non era certamente insensato.
[..] Di fatto, noi diciamo verificabile una proposizione quando siamo in grado di
descrivere un modo di verificarla, indipendentemente dal fatto che la verificazione
possa essere effettivamente eseguita o no. E‟ sufficiente essere in grado di dire che
cosa si deve fare, anche se nessuno mai si troverà nella condizione di farlo.”
(da M. Schlick, Forma e contenuto: una introduzione al pensiero filosofico, 1932;
tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento,
Paravia, Torino 1997)
NELL’IPERTESTO
Capitolo secondo
Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale
2.4 Esperimenti mentali
Capitolo sesto
Come descrivere i fatti
6.1 La percezione tra osservazione e costruzione
6.2 Descrizioni e raffigurazioni
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Asserto base
Demarcazione
Epistemologia
Verificazione
Autori
Carnap, Rudolf
Schlick, Moritz
Wittgenstein, Ludwig
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Integrazioni
“Nell‟orizzonte di pensiero neopositivistico [..] il tema centrale della filosofia
kantiana, l‟esistenza di giudizi sintetici a priori, perde la propria cogenza concettuale e
ne vengono progressivamente abbandonati i presupposti: «lo sviluppo della scienza
dopo Kant [..] significa in verità la disgregazione dell‟a priori -sostiene Reichenbachla scienza dei nostri giorni non crede più alla capacità legislativa d‟una ragione pura.
Tutto ciò che sappiamo del mondo è tratto dall‟esperienza e le trasformazioni dei
dati empirici sono puramente tautologiche, analitiche» (1936).
In questo contesto si assiste a una forte accentuazione dell‟interesse verso la ricerca
empirica; orientamento che induce a ritenere superflua l‟ipotesi ontologica
dell‟esistenza di una realtà noumenica. Ricordando il suo primo incontro con il
testo kantiano della Critica della ragion pura, Ernst Mach (la cui posizione di rilievo
all‟interno del positivismo ottocentesco si trasforma in una eredità irrinunciabile per
l‟empirismo logico, testimoniata dalla scelta di Schlick di intitolare a lui quello che
diverrà noto come il Circolo di Vienna, e in un‟influenza sul pensiero di Einstein che
in più occasioni Einstein stesso ha riconosciuto) così si esprime: «circa due o tre anni
dopo mi resi conto improvvisamente della superfluità della „cosa in sé‟. In un sereno
giorno d‟estate all‟aperto il mondo insieme al mio io mi apparve come una quantità
di sensazioni compatta» (1906, 5ª ed. accresciuta).
Sostenere l‟inutilità del postulato noumenico comporta, evidentemente, anche una
rielaborazione della problematica della verità di una teoria scientifica, non più
misurabile nei termini del corretto „rispecchiamento‟ di una realtà in sé. [..]
Il progetto di „costruzione logica del mondo‟ -facendo riferimento al titolo del celebre
volume di Carnap (1928)- rappresenta l‟ideale prioritario dell‟empirismo logico,
seguendo il quale l‟opera di chiarificazione sui fondamenti concettuali della scienza
condotta in sede filosofica intende indicare in modo inequivocabile i nessi
-caratterizzati da assoluto rigore logico- che correlano il mondo immediato dei dati
sensibili con la struttura formalizzata -organizzata in base a criteri deduttiviattraverso la quale è possibile una spiegazione scientifica di tali dati empirici. La
completa realizzazione del programma neopositivistico di organizzazione della
conoscenza scientifica su basi logico-deduttive comporterebbe, di fatto, un
rafforzamento della linea di demarcazione tra scienza e metafisica tale da rendere
questo confine assolutamente non permeabile, pur senza dover ricorrere al piano
ontologico, al concetto di „cosa in sé‟.”
(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)
“[L‟immagine del reticolato], che paragona la struttura delle ipotesi e delle leggi
costituenti una teoria scientifica a un reticolato adagiato su una superficie -la quale
rappresenta ovviamente il mondo fisico-, è utilizzata per esprimere l‟indipendenza
formale delle teorie scientifiche rispetto al loro contenuto empirico, un‟esigenza
molto sentita nella fisica del Novecento, e causa principale della crisi nella quale
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Docente: Alberta Rebaglia
sono venute a trovarsi la prospettiva „classica‟ e la modellizzazione dell‟ „arco‟
conoscitivo da essa proposta.
La rete è autoconsistente ed è costruita in assenza di ogni riferimento a una realtà
esterna, che pure dovrà cercare di catturare. [..]
Le maglie di cui è composta una rete, per esempio, hanno forma geometrica e
dimensioni determinate esclusivamente in base a una scelta soggettiva arbitraria, e
tuttavia sono disposte in modo perfettamente regolare. Proprio questi due caratteri
[..] sottolineano, secondo quanto è stato specificato in particolare da Ludwig
Wittgenstein, oltre alla totale assenza di vincoli empirici della costruzione logica,
libera da ogni preliminare condizionamento sperimentale, sia la possibile unitarietà
della descrizione dell‟universo (svolta applicando costantemente il medesimo
criterio, ottenuto sovrapponendo sempre lo stesso „reticolato‟), sia la rilevanza del
principio della „semplicità‟ per valutare il successo gnoseologico di tale teoria. [..]
Sottolineando chiaramente come reti a maglie diverse possano venire sovrapposte a
una medesima regione della superficie, dando luogo a sistemi diversi di descrizione
del mondo, Wittgenstein compendia la principale conseguenza del carattere
convenzionale assunto dalle costruzioni scientifiche nel momento in cui la loro
natura razionale non è stata più intesa come „chiave di volta‟ di una struttura
architettonica dalle fondamenta esclusivamente empiriche: conseguenza [..]
concernente la possibilità che più teorie, tutte ugualmente attendibili, abbiano
domini di validità almeno parzialmente sovrapponentisi.”
(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)
“Nella convinzione che aspetto dominante del metodo scientifico sia il rapporto
percettivo con i dati di fatto, Schlick propone, quale criterio di verità, il principio di
verificazione (divenuto un punto nodale della posizione neoempirista), secondo il
quale stabilire in che modo una proposizione può essere verificata equivale a
determinare regole univoche che correlino l‟atto linguistico con l‟esperienza
osservativa.
Il rapporto tra linguaggio e mondo risulta, in effetti, il tema portante della filosofia di
Schlick; argomento da lui elaborato a partire da numerose suggestioni derivate dal
confronto con il pensiero di Russell e soprattutto di Wittgenstein. „Comprendere una
proposizione vuol dire saper che accada se essa è vera‟, scrive Wittgenstein
(proposizione 4.024 del Tractatus [..]).
E Schlick individua nella posizione
wittgensteiniana gli elementi concettuali mediante i quali reinterpretare il criterio di
conformità, ammettendo l‟impossibilità di conoscere se nel mondo reale esista
effettivamente qualcosa che „corrisponda‟ alle sensazioni e alle rappresentazioni
soggettive (le quali solamente sono alla base di quanto il senso della proposizione
esprime), e soffermandosi invece a indagare quale correlazione sussista tra gli
enunciati e quanto –presente in essi– permette di considerarli aventi significato.
Scrive Schlick: „Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo
cui la frase deve essere usata, il che equivale a stabilire il modo in cui essa può venir
verificata‟ (Significato e verificazione, 1936, sottolineatura nostra, in A. Pasquinelli, a
cura di, Il neoempirismo, UTET, Torino 1969, p.326).
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Il principio di verificazione si rivela quindi un criterio di significanza: soltanto quelle
proposizioni che sono empiricamente verificabili possiedono un significato.
Mostrandosi criterio di significanza empirica, oltre che criterio di verità, il principio di
verificazione conduce a sviluppare una problematica caratterizzante l‟intero pensiero
neopositivista: la diffidenza verso ogni forma di „metafisica‟. Se infatti possiedono
significato –e possono essere giudicati veri o falsi– soltanto quegli asserti di cui è
possibile proporre una verifica sperimentale, gli enunciati che non concernono dati
sensibili –ovvero gli enunciati metafisici– sono del tutto „privi di significato‟.
L‟impostazione neoempirista rende possibile, perciò, indagare i fondamenti
metodologici dell‟impresa scientifica eliminando quelle che essa ritiene superflue
oscurità metafisiche.”
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia,
Torino 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“Che un‟immagine possa descriversi mediante una rete di forma data, non enuncia
nulla intorno all‟immagine. Ma ciò che caratterizza l‟immagine è che essa possa
descriversi completamente mediante una determinata rete di finezza determinata.”
Wittgenstein
“La domanda: „Che significa questo enunciato?‟ è identica alla domanda (e comporta
la medesima risposta): „Come è verificata questa proposizione?‟” Schlick
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Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 12
POPPER E IL FALLIBILISMO
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Scienza “su palafitte”
− Il criterio di falsificabilità
− Demarcazione e significato
− Gli asserti base
Società aperta
− Approssimazione alla verità
− Epistemologia evoluzionistica
− Ingegneria sociale gradualistica
LETTURE DI BRANI
1. Convenzionalità delle asserzioni-base
“Tutti i controlli di una teoria, sia che mettano capo alla corroborazione, sia che
abbiano come risultato la falsificazione della teoria stessa, devono arrestarsi a
qualche asserzione-base o ad altre asserzioni che decidiamo di accettare. Se non
perveniamo a nessuna decisione, e non accettiamo l‟una o l‟altra delle asserzionibase, il controllo non ci avrà condotto da nessuna parte. Ma, considerata da un
punto di vista logico, la situazione non è mai tale da costringerci ad arrestarci a
questa particolare asserzione-base piuttosto che a quell‟altra, o addirittura da
costringerci a rinunciare al controllo. Infatti qualsiasi asserzione-base può a sua
volta essere controllata usando quale pietra di paragone qualunque asserzione-base
che possa essere dedotta da essa, con l‟aiuto di qualche teoria: sia di quella che si
deve controllare sia di un‟altra teoria. Questa procedura non ha alcun termine
naturale. Così, se il controllo non ci porta in nessun luogo, non ci rimane che
arrestarci a un punto o all‟altro, e dire, almeno per il momento, che siamo soddisfatti.
E‟ abbastanza facile vedere che in questo modo arriviamo a un procedimento
secondo il quale ci fermiamo soltanto a un genere di asserzione particolarmente
facile da controllare. Ciò infatti significa che ci arrestiamo ad asserzioni sulla cui
accettazione o sul cui rifiuto i vari ricercatori possono mettersi facilmente
d‟accordo. [..]
Le asserzioni-base a cui ci arrestiamo, che decidiamo di accettare come soddisfacenti
e come sufficientemente controllate, hanno sicuramente il carattere di dogmi, ma solo
in quanto possiamo desistere dal giustificarle mediante ulteriori argomentazioni (o
ulteriori controlli). Tuttavia questo genere di dogmatismo è innocuo perché, se ce ne
fosse bisogno, sarebbe facile sottoporre queste asserzioni a ulteriori controlli.
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Ammetto che anche questo rende, in linea di principio, infinita la catena delle
deduzioni. Ma questo genere di „regresso all‟infinito‟ è anche innocuo, perché nella
nostra teoria non si fa questione di tentar di provare, per suo mezzo, una qualsiasi
asserzione. E, in fine, per quanto riguarda lo psicologismo, ammetto di nuovo che la
decisione di accettare un‟asserzione-base e di dichiararsene soddisfatti è casualmente
connessa con le nostre esperienze –specialmente con le nostre esperienze percettive–
ma è altresì vero che non tentiamo di giustificare le asserzioni-base per mezzo di
queste esperienze.
Le esperienze possono motivare una decisione, e quindi
l‟accettazione o il rifiuto di un‟asserzione, ma un‟asserzione-base non può essere
giustificata da esse, più di quanto non possa essere giustificata battendo il pugno sul
tavolo. [..]
Le asserzioni-base si accettano come risultato di una decisione o di un accordo; ed
entro questi limiti sono convenzioni. [..]
Dunque la base-empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di „assoluto‟. La
scienza non posa su un solido strato di roccia. L‟ardita struttura delle sue teorie si
eleva, per così dire, sopra una palude. E‟ come un edificio costruito su palafitte. Le
palafitte vengono conficcate dall‟alto, giù nella palude: ma non in una base naturale
o „data‟; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le
palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci
fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i
sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.”
(da K.R. Popper, Logica della scoperta scientifica. Il carattere autocorrettivo della scienza,
1934; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento,
Paravia, Torino 1997)
2. Corroborazioni e confutazioni
Scheda 12, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Karl Raimund Popper, (da Congetture e confutazioni, 1963)
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
3. Esperimenti solo retrospettivamente „cruciali‟
“A mio modo di vedere nella scienza non si apprende semplicemente attraverso
congetture e confutazioni. La scienza matura non è un procedimento per tentativi ed
errori, non consiste di ipotesi isolate seguite da conferme o confutazioni. I grandi risultati, le
grandi „teorie‟, non sono ipotesi isolate o scoperte di fatti, ma programmi di ricerca. La storia
della grande scienza è una storia di programmi di ricerca e non di tentativi ed errori, né di
„congetture ingenue‟. Nessun esperimento isolato può giocare un ruolo decisivo,
tantomeno „cruciale‟, nel far pendere la bilancia a favore di uno fra due programmi
di ricerca rivali. Naturalmente non nego che di tanto in tanto gli scienziati
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
conferiscano, di solito col senno di poi, il titolo onorifico di „esperimento cruciale‟ ad
alcuni esperimenti che sono stati spiegati con successo in un programma e con meno
successo (ossia solo per mezzo di manovre ad hoc) in un altro. Né voglio negare che
alcuni esperimenti abbiano un effetto psicologico decisivo nella guerra di
logoramento fra due programmi e che essi possano causare il crollo di uno e la
vittoria dell‟altro. Un‟anomalia può anche avere un effetto paralizzante sull‟immaginazione e sulla determinazione degli scienziati che lavorano a un programma di
ricerca che è affetto da essa; ma ho sostenuto che nessuna di queste anomalie, non
importa se vengano chiamate o meno „esperimenti cruciali‟, è obiettivamente
cruciale. Dove il falsificazionista vede un esperimento cruciale negativo, io „predico‟
che non ve n‟era alcuno. Predico che dietro ogni presunto duello fatale fra teoria ed
esperimento si scoprirà, come fatto storico, una complessa guerra di logoramento fra
due programmi di ricerca rivali, nel corso della quale è possibile stabilire, in ogni
dato momento, quali fossero le forze relative (ossia le risorse immaginative e la
fortuna empirica) dei due eserciti. Ho anche proposto (e avviato) un programma di
ricerca storiografico per controllare questa tesi.
La mia posizione ha chiare implicazioni per una teoria dell‟apprendimento scientifico.
Il vecchio problema „come e che cosa apprendiamo scientificamente dall‟esperienza?‟
viene risolto in modo nuovo: „quello che nella scienza apprendiamo dall‟esperienza
non riguarda la verità (o la probabilità), né la falsità (o l‟improbabilità) delle „teorie‟
ma il relativo progresso e regresso empirico di programmi di ricerca [Un programma
di ricerca si rivela, nella terminologia di Lakatos, „teoricamente progressivo‟ quando
soddisfa la clausola di „accettabilità 1„ da lui stesso fornita, ovvero quando accresce
nel tempo il proprio contenuto empirico; „empiricamente progressivo‟ quando
soddisfa la clausola di „accettabilità 2„ e nuovi controlli sperimentali corroborano
parte del contenuto empirico addizionale; „teoricamente‟ ed „empiricamente‟
„regressivo‟ quando permette soltanto di spiegare le anomalie tramite l‟introduzione
di ipotesi ad hoc ma non conduce a nuove predizioni, e non accrece perciò il
contenuto empirico della teoria né rende approntabili nuove indagini di laboratorio
A.R.].”
(da I. Lakatos, Anomalie ed esperimenti cruciali, 1973; tratto da A. Rebaglia, Scienza e
verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
NELL’IPERTESTO
Capitolo settimo
Fare assegnamento sui fatti empirici
7.1 Convenzioni e scienza “su palafitte”
7.3 L‟euristica della scoperta scientifica
7.4 “Reti” teoriche, scoperta e innovazione
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
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Docente: Alberta Rebaglia
NEL GLOSSARIO
Termini
Anomalia
Asserto-base
Base empirica
Demarcazione
Epistemologia
Falsificabilità, principio di
Autori
Lakatos, Imre
Popper, Karl Raimund
Integrazioni
“Già nel secolo XVIII il metodo induttivo –fulcro dell‟empirismo e del suo esito più
mirabile, lo studio scientifico della natura– era stato sottoposto alla penetrante critica
avanzata dal filosofo scozzese David Hume, circa l‟impossibilità di pervenire a
esprimere enunciati autenticamente „universali‟ e „necessari‟ –i soli a poter essere
considerati adeguate leggi scientifiche– attraverso la semplice enumerazione di
singoli eventi fattuali. Come insegna lo scetticismo humeano, anche un numero
indefinitamente elevato di „conferme‟ lascia sempre aperta la possibilità logica che in
una futura occasione l‟evento possa venire „confutato‟ dall‟esperienza. Un solo
„pilastro‟ del tradizionale „arco della conoscenza‟ sembra quindi rivelare
un‟intrinseca solidità: quello deduttivo, il lato discendente che dall‟ipotesi teorica
conduce a indicarne le conseguenze empiriche, avanzando previsioni che il metodo
sperimentale potrà poi confermare. Trasformare l‟antica arcata in un unico pilastro
deduttivo [..] lascia però immediatamente emergere un notevole problema
concettuale: nel definire la base sulla quale formulare le ipotesi da sottoporre
successivamente ai controlli sperimentali occorre accettare che le teorie scientifiche
(le quali formano la sommità del „pilastro‟ deduttivo) siano libere invenzioni
dell‟intelletto, anziché il risultato di inferenze compiute a partire da una collezione di
osservazioni empiriche. Posizione che segna il definitivo abbandono del credo
epistemologico fondamentale della scienza moderna, riassumibile nel newtoniano
„hypotheses non fingo‟. Nella nuova accezione della scienza come „pilastro deduttivo‟
si tratta, in effetti, proprio di „fingere‟ ipotesi. Ovvero si tratta, da un lato, di avanzare
„creazioni razionali‟ rinunciando a eleggere l‟osservazione empirica a guida sicura
del sapere scientifico [..]. E, dall‟altro lato, si tratta di „conficcare‟ queste ipotesi
quanto più solidamente possibile nel terreno dell‟esperienza osservativa: come sarà
Karl Popper a spiegare ampiamente, la scienza si rivela costruita „su palafitte‟, le
congetture teoriche vengono infitte dall‟alto in una „base‟ costituita da fatti empirici,
seppure attraverso un processo di formulazione di inferenze „non induttive‟ bensì
deduttive (seguendo la logica del cosiddetto „modus tollens‟, secondo cui se dalla
congettura p possiamo dedurre l‟asserto q, allorché un controllo sperimentale
evidenzi non q –ovvero falsifichi q– si avrà non p –ovvero anche la congettura teorica
p sarà da ritenersi falsa).”
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia,
Torino 1997)
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
“Il falsificazionismo rappresenta, secondo Lakatos, il solo criterio metodologico
affidabile per comprendere il processo di „crescita‟ della conoscenza scientifica. Di
esso occorre tuttavia dare una lettura che non risulti semplificata e banalizzante:
frequentemente le teorie nascono „in un oceano di anomalie‟ (essendo contraddette
da fatti noti che vengono isolati come „eccezioni‟ al modello trattato) oppure sono
formulate basandosi su fondamenti concettuali „incoerenti‟ (in quanto sviluppano
concetti appartenenti a programmi teorici fra loro „incompatibili‟). Per tali motivi,
spesso teorie che già hanno subito confutazioni sperimentali non vengono
abbandonate dalla comunità scientifica, la quale ricorre invece a ipotesi ad hoc
(ovvero a „stratagemmi convenzionalistici‟) per consolidarne la struttura; inoltre, il
medesimo tipo di procedure euristiche è sovente utilizzato anche nell‟organizzare una
concezione teorica nuova e alternativa. Accanto all‟elemento „congetturale‟, dice
Lakatos, nel valutare l‟impresa conoscitiva occorre quindi considerare anche la
peculiare „tenacia‟ con cui spesso la comunità scientifica intende continuare a
lavorare a un programma di ricerca giudicato affidabile [..] Qualsiasi esperimento
giudicato potenzialmente „falsificante‟ –egli afferma, riprendendo una tesi
epistemologica decisiva avanzata da Duhem– può essere neutralizzato modificando
le „ipotesi ausiliari‟ che, insieme, costituiscono quella che egli definisce la „cintura
protettiva‟, mediante la quale è sempre possibile salvare il „nucleo‟ del „programa di
ricerca scientifico‟, formato da una pluralità di teorie interconnesse.”
(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia,
Torino 1997)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“La base-empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di „assoluto‟. La scienza
non posa su un solido strato di roccia.” Popper
“Nessun esperimento isolato può giocare un ruolo decisivo, tantomeno „cruciale‟, nel
far pendere la bilancia a favore di uno fra due programmi di ricerca rivali.” Lakatos
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Lezione 13
ESPERIMENTI E CONVENZIONI
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
“Immacolata percezione”
− Fatti “carichi di teoria”
− Esperimenti cruciali
− Mondi differenti
Incommensurabilità
− Neurath. Le enciclopedie
− Indeterminatezza della traduzione
− Postulati culturali
LETTURE DI BRANI
1. L‟emergere delle scoperte scientifiche
Scheda 14, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Thomas S. Kuhn, da La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
2. Conferma empirica e impostazione olistica
“… la scienza nella sua globalità è come un campo di forza i cui punti limite sono
l‟esperienza. Un disaccordo con l‟esperienza alla periferia provoca un riordinamento
all‟interno del campo; si devono riassegnare certi valori di verità ad alcune nostre
proposizioni. Una nuova valutazione di certe proposizioni implica una nuova
valutazione di altre a causa delle loro reciproche connessioni logiche. [..] Ma l‟intero
campo è determinato dai suoi punti limite, cioè l‟esperienza, in modo così vago che
rimane sempre una notevole libertà di scelta per decidere quali siano le proposizioni
di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una certa particolare
esperienza contraria. [..]
Se tutto ciò è giusto, non è affatto corretto parlare del contenuto empirico di una
certa proposizione particolare –specialmente se si tratta di una proposizione molto
lontana dalla periferia del campo. E inoltre diventa assurdo cercare una qualsiasi
linea di demarcazione fra proposizioni sintetiche, che si fondino sull‟esperienza
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
contingente, e proposizioni analitiche, che valgono quali che siano i dati
dell‟esperienza. Tutte le proposizioni si potrebbero far valere in tal modo se
facessimo delle rettifiche sufficientemente drastiche in qualche altra parte del
sistema. [..]
Come empirista io continuo a considerare lo schema concettuale della scienza come
un mezzo, in ultima analisi, per predire l‟esperienza futura alla luce dell‟esperienza
passata. Gli oggetti fisici vengono concettualmente introdotti nella situazione come
comodi intermediari –non definendoli in termini di esperienza, ma come semplici
postulati non riducibili, paragonabili, da un punto di vista epistemologico, agli dei di
Omero. Io, che di fisica ho nozioni più che comuni, credo per parte mia negli oggetti
fisici e non negli dei di Omero; e considero un errore scientifico credere altrimenti.
Ma in quanto a fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dei differiscono
solo per grado e non per la loro natura. Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità entrano
nella nostra concezione soltanto come postulati culturali. Da un punto di vista
epistemologico il mito degli oggetti fisici è superiore agli altri nel fatto che si è
dimostrato più efficace degli altri miti come mezzo per elevare una semplice
costruzione nel flusso dell‟esperienza.
(da W.V.O. Quine, Due dogmi dell‟empirismo, 1951; tratto da A. Rebaglia, Scienza e
verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)
NELL’IPERTESTO
Capitolo ottavo
La dimensione linguistica della conoscenza scientifica
8.1 Intrascendibilità del linguaggio
8.2 Operare “in mondi differenti”
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Epistemologia
Olismo
Relativismo
Struttura
Autori
Hanson, Norwood Russell
Kuhn, Thomas
Neurath, Otto
Quine, Willard van Orman
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Integrazioni
“Il salto gestaltico comporta spesso l‟inconciliabilità delle due visioni del mondo tra
le quali esso si attua: in ciascuna vengono assegnati significati totalmente inediti
anche a termini tradizionali, poiché categorie e concetti sono reimpostati in relazione
polemica con idee già ampiamente accreditate. Nel modo di concepire gli eventi
fisici dettato dalla teoria della relatività generale, per esempio, al termine
„gravitazione‟ corrispondono significati del tutto nuovi, incompatibili con l‟ipotesi
newtoniana di un‟attrazione universale esercitata istantaneamente, e a distanza, tra i
corpi. «Contrariamente a una impressione prevalente -scrive Kuhn- la maggior
parte delle nuove scoperte e teorie nelle scienze non sono semplici aggiunte alla
raccolta attuale delle conoscenze scientifiche. Per assimilarle lo scienziato deve in
generale risistemare l‟attrezzatura intellettuale e manipolativa sulla quale ha
precedentemente contato, scartando alcuni elementi delle precedenti credenze e
pratiche, trovando nuovi significati in altri elementi e nuove relazioni tra di loro» [La
tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza, 1977]. [..]
Pertanto, Kuhn nega la possibilità di ritrovare -in termini continuisti- le leggi di
Newton come un caso limite della teoria einsteiniana della relatività generale:
«i riferimenti fisici di questi concetti einsteiniani [di spazio, tempo e massa] non sono
affatto identici a quelli dei concetti newtoniani che hanno lo stesso nome. (La massa
newtoniana si conserva immutabile; quella einsteiniana è convertibile con l‟energia.
Soltanto a basse velocità relative le due masse possono essere misurate nello stesso
modo, e anche allora non devono essere concepite come se fossero la stessa cosa.) [..]
nel passaggio al limite non è soltanto la forma delle leggi che è mutata.
Simultaneamente abbiamo dovuto alterare anche gli elementi strutturali
fondamentali di cui si compone l‟universo a cui quelle leggi si applicano. [..]
Proprio perché non comportò l‟introduzione di concetti o di fatti addizionali, il
passaggio dalla meccanica newtoniana a quella einsteiniana illustra con particolare
chiarezza quell‟aspetto fondamentale delle rivoluzioni scientifiche che consiste nella
trasformazione della struttura concettuale attraverso la quale gli scienziati guardano
al mondo» [La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962].
Ogni nuovo „paradigma‟, secondo la radicalizzazione della posizione kuhniana
espressa nella filosofia di Paul Feyerabend, si occupa di «mondi (concettuali)
diversi» rispetto al „paradigma‟ precedente, tanto che «non supponiamo più un
mondo oggettivo che non risente delle nostre attività epistemiche» [La scienza in una
società libera, 1978]. [..] Il legame tra indispensabile esercizio di un potere intuitivo
nella scoperta scientifica e incommensurabilità fra il mondo così scoperto e il mondo
dischiuso dal precedente paradigma solleva questioni non solo di gnoseologia e
metodologia scientifica, ma anche di referenzialità e significato dei termini teorici e
delle entità fisiche.”
(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura
della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)
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Docente: Alberta Rebaglia
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“L‟anomalia è visibile soltanto sullo sfondo del paradigma” Kuhn
“In quanto a fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dei differiscono solo
per grado e non per la loro natura. Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità entrano nella
nostra concezione soltanto come postulati culturali.” Quine
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Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 14
RAGIONE DIALOGICA
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Heidegger. Essere e linguaggio
−
L‟uomo, “pastore dell‟essere”
−
“Imposizione” tecnologica
−
Cibernetica e metafisica
Martin Heidegger
−
L‟uomo, progetto gettato
−
L‟essere, il tempo
−
L‟essere, l‟evento
LETTURE DI BRANI
1. Cibernetica e apprendimento
“Molti ricorderanno one-hoss shay, la carrozza descritta nel poemetto [The Deacon’s
Masterpiece, or the Wonderful One.Hoss Shay (1858)] di Oliver Wendell Holmes. Dopo
cento anni di servizio questo venerabile veicolo si rivelò così perfettamente costruito
che né le ruote, né la cassetta, né le stanghe contenevano un elemento qualsiasi che
presentasse, rispetto agli altri, un‟eccedenza antieconomica di resistenza all‟usura.
Oggi il principio dell‟one-hoss shay è alla base della ingegneria e non costituisce più
una buffa fantasticheria. Se i cerchi delle ruote fossero durati più dei raggi, o i
parafanghi più degli assali, ciò avrebbe svalutato alcuni valori economici. Di
conseguenza o questi valori avrebbero potuto essere diminuiti senza menomare la
durabilità del veicolo nel suo complesso, oppure essi avrebbero dovuto essere
trasferiti alle altre parti più facilmente deteriorabili. In realtà qualsiasi struttura
diversa dall‟one-hoss shay è concepita in senso antieconomico.
Ciò vuol dire che ai fini della massima economia del servizio non è conveniente che
il processo del mio collegamento con il signor A, con il quale io comunico tre volte al
giorno, e con il signor B, che per me è soltanto un nome sconosciuto nell‟elenco
telefonico, sia dello stesso ordine. Se potessi servirmi di mezzi di comunicazione
appena più diretti per comunicare con il signor A, allora, pur dovendo aspettare il
doppio prima di poter entrare in comunicazione con il signor B, il consumo del mio
tempo sarebbe compensato. Se dunque è possibile costruire senza un costo eccessivo
un apparecchio che registri le mie conversazioni passate e mi ridistribuisca una
quota di servizio telefonico proporzionale alla frequenza del mio uso passato dei
diversi canali telefonici, io potrò fruire di un servizio più efficiente o meno costoso, o
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perfino tale che presenti ambedue questi vantaggi. Questo è ciò che la Philips è
riuscita a fare. La qualità del servizio è stata resa meno dipendente dal carico, e ciò è
stato possibile per mezzo di una retroazione che Bertrand Russell chiamerebbe un
«tipo logico superiore». Sarebbe insomma lo stesso tipo di perfezionamento nel
comportamento che otterremmo a un livello inferiore con una semplice retroazione
non implicante apprendimento.
La retroazione è inoltre il comando di un sistema attraverso la reinserzione nel
sistema stesso dei risultati del suo comportamento. Se tali risultati sono impiegati
semplicemente come dati numerici per la critica e la rettifica del sistema, avremo la
semplice retroazione degli addetti alla manovra. Ma se l‟informazione che procede
in senso inverso in funzione del comportamento è in grado di mutare il metodo
generale e il modello del comportamento stesso, avremo un processo che potrà
realmente essere definito di apprendimento.
Un altro esempio del processo di apprendimento è dato dai problemi relativi alla
costruzione di centrali automatiche di tiro a previsione. Agli inizi della seconda
guerra mondiale, la relativa inefficienza dell‟artiglieria antiaerea rese necessaria
l‟introduzione di un apparecchio che seguisse la posizione di un aereo, calcolasse la
sua distanza da terra, determinasse il tempo necessario ad un proiettile per
raggiungerlo e stabilisse dove esso sarebbe stato alla fine di quel tempo; tutto ciò
senza altro intervento che quello del puntatore. Se l‟aereo avesse potuto eseguire
un‟azione evasiva del tutto imprevista, nessuna abilità tecnica ci avrebbe permesso
di calcolare il movimento ancora sconosciuto dell‟aereo compreso fra il momento
dello sparo e l‟istante in cui il proiettile avrebbe dovuto arrivare approssimativamente al suo bersaglio. Tuttavia numerose circostanze impediscono al pilota di
compiere azioni evasive impreviste. Una limitazione nasce dal fatto che, se egli
compie una virata rapida, la forza centrifuga gli farà perdere i sensi; e inoltre dal
fatto che il meccanismo di manovra del suo aereo e il corso di istruzioni da lui
ricevuto gli impongono praticamente certe abitudini di manovra regolari che si
manifestano anche nelle sue azioni evasive. Queste regolarità non costituiscono un
elemento certo del suo comportamento, ma piuttosto delle preferenze statistiche che
egli rivela nella maggior parte delle sue azioni. [..]
[..] L‟adattamento del piano generale di puntamento e di sparo secondo il sistema
particolare dei movimenti eseguiti dal bersaglio è essenzialmente un atto di
apprendimento. E‟ una modificazione nel «nastro» dello strumento calcolatore del
pezzo, che altera non tanto i dati numerici quanto il processo con il quale essi
opereranno e che è basato sull‟esperienza passata. Esso è infatti uno dei tipi più
generali di retroazione, che incide sull‟intero metodo di comportamento dello
strumento.”
(da N. Wiener, Introduzione alla cibernetica, 1953)
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2. Le cose come utilizzabili
Scheda 19, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Martin Heidegger, da Essere e tempo, 1927 e da Filosofia e cibernetica,
1965
(estratto stampabile nella
www.didattica.polito.it)
pagina
web
del
corso,
portale
della
didattica:
portale
della
didattica:
NELL’IPERTESTO
Capitolo Quinto
Controllo e comunicazione
5.1 Linearità del tempo e circolarità causale retroattiva
Capitolo Decimo
Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”
10.3 Informazione come interpretazione
10.4 “Adoperare” il mondo
(estratto stampabile nella pagina web del corso,
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Ermeneutica
Metafisica
Operazionismo
Autori
Heidegger, Martin
Wiener, Norbert
Integrazioni
“CIBERNETICA
Disciplina che studia i processi di regolazione nei sistemi naturali e in quelli
artificiali. Secondo le sue linee generali, tracciate da N. Wiener negli anni Quaranta
del secolo scorso, i dispositivi automatizzati e gli organismi biologici tendono a
condurre la propria dinamica compiendo azioni volte a compensare tanto i disturbi
provenienti dall‟ambiente esterno quanto gli effetti sull‟ambiente causati dal loro
stesso agire: sensori rilevano variazioni significative dello stato del sistema rispetto
alle condizioni auspicate e trasmettono l‟informazione a un organo centrale di
governo, il quale la elabora e conseguentemente aziona uno o più dispositivi attuatori
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Docente: Alberta Rebaglia
che intervengono sul sistema per riportarlo nelle condizioni richieste (effetto di
feedback o retroazione). La ricerca cibernetica –sviluppatasi in stretto contatto con la
teoria dell‟informazione e con la teoria generale dei sistemi grazie ai lavori di W.
Ross Ashby, e all‟origine di numerose applicazioni nell‟ambito dell‟automazione
industriale, nelle scienze della natura e in quelle sociali– emerge come modello
epistemologico capace di coordinare in un unico schema discipline differenti e
categorie concettuali apparentemente lontane, quali controllo e comunicazione,
energia e informazione, trasmissione dei segnali e apprendimento. Di particolare
impatto è stato lo sviluppo di modelli logico-matematici e numerici dei processi
fisiologici e cognitivi caratterizzanti i sistemi viventi.
● Implicazioni filosofiche. Come sottolineato da M. Heidegger (Filosofia e cibernetica,
testo ampliato della conferenza su “La fine del pensiero”, tenuta nel 1965) i principi
portanti dell‟indagine cibernetica sollecitano una revisione del concetto di causalità,
e la sua impostazione interdisciplinare pone sotto nuova luce il tema
dell‟unificazione del sapere. Inoltre essa non è inscrivibile nella struttura verticale e
verticistica di „dominio‟ del soggetto sulla natura, suggerita dalla scienza
tradizionale: un continuo processo di feedback fa sì che il soggetto, il quale „governa‟
l‟oggetto, debba modificare il proprio agire in base alle resistenze che l‟oggetto
oppone. Questa possibilità alternativa di impostare il rapporto soggetto–oggetto
rappresenta, secondo Heidegger, il merito principale del metodo cibernetico; esso
non conduce all‟analisi di strutture statiche ma impegna a comprendere e
modellizzare processi dinamici, e tale nodo concettuale consente di pensare l‟essere
in termini più “alleggeriti” rispetto alla tradizione metafisica: il modello cibernetico
di un sistema non lo vincola a referenti esterni, che lo ancorino a sostanze oggettive,
perenni e indipendenti dal soggetto che cerca di conoscerle. La cibernetica ha
dunque, per Heidegger, una duplice valenza positiva: è l‟elemento che conclude
l‟epoca del pensiero metafisico (segnando il momento culminante dell‟intero
percorso scientifico e tecnologico dell‟Occidente volto a dominare la natura) e mostra
una via percorribile per pensare l‟ “oltrepassamento” della metafisica stessa.
Ulteriori implicazioni filosofiche concernono la cosiddetta “cibernetica del secondo
ordine”, o “cibernetica della cibernetica”. Si tratta di un approfondimento che, a
partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha applicato il modello retroattivo ai
“sistemi autonomi” (ovvero ai sistemi, naturali o artificiali, le cui dinamiche sono
autoreferenziali: guidate dai comportamenti precedenti del sistema stesso). La
complessità che caratterizza tali sistemi è spiegata solo parzialmente dal principio di
feedback negativo ed è spesso determinata da un differente principio di feedback
positivo, che rafforza –anziché ridurre– la deviazione rispetto allo stato di equilibrio e
innesca processi di auto-produzione (indagati da H. Maturana e F. Varela). Lo
stimolo percettivo –elaborato dal sistema per attuare la risposta– proviene da un
ambiente del quale null‟altro è noto, e in cui è già presente e agisce il sistema stesso;
l‟osservatore è sempre parte del sistema che intende osservare, puntualizza Heinz
von Foerster (iniziatore della cibernetica del secondo ordine e tra i principali
esponenti del costruttivismo, che da questa prospettiva trae elementi essenziali).”
(A. Rebaglia, Voce Cibernetica, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“se l‟informazione che procede in senso inverso in funzione del comportamento è in
grado di mutare il metodo generale e il modello del comportamento stesso, avremo
un processo che potrà realmente essere definito di apprendimento.” Wiener
“La cibernetica non si può più definire una scienza fondamentale. L‟unità delle sfere
tematiche del sapere non è più l‟unità del fondamento.” Heidegger
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Lezione 15
PROGRESSO E INNOVAZIONE
CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE
Pensiero complesso
−
Innovazione e “strategia”
−
Creatività e“doppio vincolo”
−
Progresso e “concretizzazione”
Fine della modernità?
−
La condizione postmoderna. Il pensiero debole
−
Una filosofia della narratività
−
Differenza, scrittura, decostruzione
LETTURE DI BRANI
1. La strategia d‟impresa
Scheda 21, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Edgar Morin, da Introduzione al pensiero complesso, 1990
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
2. Ragione dialogica e „progresso‟ tecnologico
Scheda 22, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia
contemporanea : Andrew Feenberg, da Tecnologia in discussione, 1999
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
NELL’IPERTESTO
Capitolo Decimo
Dalla ragione „strumentale‟ alla ragione „dialogica‟
10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva
Capitolo Undicesimo
Contestualizzazione di fatti e artefatti
11.1 Costruire la realtà
11.2 La nuova logica del processo produttivo
11.3 La „tecnoscienza‟ come impresa complessa
(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:
www.didattica.polito.it)
NEL GLOSSARIO
Termini
Complessità
Costruttivismo
Olismo
Operazionismo
Struttura
Autori
Bateson, Gregory
Feenberg, Andrew
Morin, Edgar
von Glasersfeld, Heinz
Integrazioni
“COSTRUTTIVISMO
Indirizzo di pensiero che emerge nella seconda metà del XX secolo (mutuando il
termine dal movimento artistico affermatosi in Russia negli anni successivi alla
rivoluzione del 1917) nell‟ambito di indagini “di frontiera” concernenti biologia,
psicologia della percezione, cibernetica, teoria dei sistemi, antropologia, linguistica,
sociologia della conoscenza, epistemologia e molteplici altri settori disciplinari. Il
costruttivismo si costituisce come tentativo di organizzare entro una modellizzazione
concettuale coerente le riflessioni gnoseologiche suscitate da tali studi e non
adeguatamente trattabili nella tradizionale concezione filosofica in cui la conoscenza
è intesa quale rappresentazione di una realtà esterna al soggetto. In base alla sua tesi
centrale, nessun sistema biologico può “uscire da se stesso” per acquisire
informazioni sul mondo “così come è”: ogni organismo reagisce a stimoli percettivi,
che costituiscono i momenti elementari dell‟esperienza e danno luogo alla sola
informazione in suo possesso; informazione che esso codifica ed elabora facendone il
nucleo del proprio comportamento.
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Corso: 03CLM Storia della filosofia contemporanea
Docente: Alberta Rebaglia
Il costruttivismo critico articola tali tematiche soprattutto nell‟ambito della pedagogia
e degli studi sociali, prendendo avvio dalle analisi di J. Piaget e proponendosi di
mantenerne le ripercussioni concettuali entro un orizzonte di tipo “realista”. La
conoscenza risulta costruita dall‟individuo attraverso le sue interazioni con
l‟ambiente, e l‟apprendimento non viene inteso come ricezione passiva di
informazioni circa fatti neutri. Nel processo di conoscenza, i significati sono
costantemente costruiti in modo attivo e, conseguentemente, anche il mondo reale
risulta una costruzione, esito di interpretazioni soggettive socialmente condivise.
Poiché vengono assimilati solamente i concetti strutturati mediante operazioni
mentali condotte in un contesto di cooperazione intersoggettiva, secondo il
costruttivismo critico anche la pratica educativa non deve prevedere un semplice
trasferimento di conoscenze, quanto un ampio progetto che consenta ai discenti di
costruire autonomamente le proprie conoscenze nel continuo sforzo di dare
significato al contesto in cui sono collocati.
Un ripensamento più ampio di tali presupposti filosofici è svolto dal cosiddetto
costruttivismo radicale unendo all‟interesse verso la psicologia cognitiva una
particolare attenzione agli sviluppi della cibernetica. A partire da un orizzonte di
tipo scettico e strumentalista, viene elaborata una teoria della conoscenza che si rifà
esplicitamente alla tesi di G. Vico secondo cui verum ipsum factum –il vero consiste nel
fare, nel costruire attivamente il proprio sapere– e ripercorre l‟idealismo trascendentale,
tema portante della filosofia di I. Kant –il processo gnoseologico non è un passivo
recepire dati sensibili, ma l‟attivo operare dell‟intelletto per organizzare una realtà
unitaria e durevole. Anche il costruttivismo radicale considera ogni organismo
biologico sempre soggetto alla necessità di gestire informazioni e di comunicare con
l‟ambiente esterno: “Non si può non comunicare” è il pregnante assioma di P.
Watzlawick, uno dei suoi principali esponenti insieme a studiosi come Ernst von
Glasersfeld, professore emerito presso l‟Università della Georgia e autore della
denominazione di “costruttivismo radicale”, Heinz von Foerster (1911-2002),
ingegnere e filosofo viennese padre della “cibernetica del secondo ordine”, G.
Bateson, M. Mead, H. Maturana, F. Varela. Poiché per questa vasta e influente
componente del costruttivismo l‟elaborazione di modelli cognitivi organizza
unicamente esperienze fenomeniche soggettive, e risulta epistemologicamente
ingiustificato ipotizzare che le informazioni percettive „rappresentino‟ cose reali, gli
asserti non possiedono un valore di verità né poggiano su referenti extralinguistici:
l‟informazione trasmessa durante un processo di comunicazione non veicola mai
contenuti ma istruzioni di scelta entro un repertorio di strutture concettuali, che
ciascuno dei comunicanti già possiede e viene costruendosi durante la sua
esperienza di interazioni sociali. Ne consegue la convinzione ontologica secondo cui
le leggi di natura non vengono scoperte bensì inventate, e la realtà stessa non è intesa
come struttura oggettiva e autonoma che possa venire scoperta attraverso
procedimenti gnoseologici, bensì è da ritenersi inventata attraverso l‟esperienza
percettiva e la comunicazione.
Nel costruttivismo radicale la consapevolezza che la conoscenza non è mai ricevuta
passivamente si unisce alla convinzione che il processo cognitivo è uno strumento
indispensabile affinché i sistemi biologici possano adattarsi proficuamente
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Docente: Alberta Rebaglia
all‟ambiente, come previsto dalla teoria dell‟evoluzione. La percezione di strutture
organizzate emerge da un‟interazione ricorsiva tra il sistema biologico e il suo
ambiente, e la relazione fra conoscenza e realtà viene interpretata ridelineando il
tema darwiniano della selezione negativa, ovvero dell‟adattamento come esito
dell‟eliminazione di quanto è inutile o non funzionale: l‟adattamento biologico -e
cognitivo- non è effetto dell‟azione dell‟ambiente, quale causa che determinerebbe le
strutture biologiche, né viene considerato quale progressiva ottimizzazione della
corrispondenza con l‟ambiente, ma è una risposta attiva dell‟organismo ai vincoli
posti dall‟ambiente stesso; è l‟espressione della capacità di un organismo di
sopravvivere e di far emergere all‟interno di questi vincoli, mediante il reperimento
di vie “agibili” (viable) per la sua sopravvivenza, quei complessi che usualmente
denominiamo „oggetti‟ e „significati‟, e ai quali attribuiamo i caratteri di entità
oggettive. La conoscenza è quindi ritenuta strumento di condotta pratica, capace di
generare una pluralità di vie adattive percorribili, individuate “costruendo” strutture
fenomeniche organizzate e durevoli che non entrino in collisione con i vincoli
percettivi che costituiscono i dati di partenza dello sviluppo evolutivo. E‟ quanto
von Foerster esprime come “postulato di omeostasi cognitiva”: il sistema nervoso è
organizzato (e organizza se stesso) in modo da elaborare una realtà stabile;
costruiamo noi stessi attraverso la costruzione del mondo in cui viviamo.
(A. Rebaglia, Voce Costruttivismo, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)
ESERCIZI PER L’ESAME
Con riferimento alle citazioni proposte:
1. spiegarne puntualmente il significato
2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta
[max. 15 righe per ciascuna citazione]
“In un‟ottica complessa diciamo: non solo la parte è nel tutto; il tutto è all‟interno
della parte che è all‟interno del tutto! Questa complessità è altra cosa rispetto alla
confusione del tutto è in tutto e viceversa.” Morin
“La nozione semplicistica di una razionalità purificata, astratta dalla vita sociale, non
riesce a cogliere la complessità del fenomeno tecnico.” Feenberg
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