«La prudenza non è contraria all`ottimismo»

annuncio pubblicitario
Corriere di Novara
SABATO 30 GENNAIO 2016
ECONOMIA
29
IL PERSONAGGIO INTERVISTA AD ALBERTO BABAN, PRESIDENTE DELLA PICCOLA INDUSTRIA DI CONFINDUSTRIA
«La prudenza non è contraria all’ottimismo»
«Nella nuova industria “4.0” internazionalizzazione e innovazione si fondono»
n “In effetti il 2016 è iniziato in modo un po’ anomalo...”. Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria, a Novara per la riunione del Comitato di Presidenza, non
nasconde che a gennaio l'andamento di Borsa e prezzo
del petrolio abbia spiazzato
anche chi aveva previsto una
correzione dei corsi; ma nella sua analisi mette l'accento
sulle componenti strutturali che stanno alla base dell’incertezza di queste settimane.
Che ci fosse un rallentamento
del commercio internazionale lo avevamo già registrato a
metà del 2015. L'aspetto più
anomalo, e che sembra al momento un po' fuori controllo,
è quello relativo al prezzo del
petrolio, che sta modificando
l'assetto di economie che
hanno sempre vissuto sul
commercio di questo prodotto: le più colpite sono Arabia
Saudita e Russia, sulla tenuta
delle quali gli interrogativi
stanno diventando forti. La
stessa Cina, inoltre, è entrata
in una fase di ripensamento
della sua capacità produttiva
e si comincia a sentir parlare
di “sovraproduzione”.
L'Italia come si pone in questo contesto?
Un'economia come quella
italiana, che non possiede risorse naturali e che ha ancora
un commercio limitato verso
i Paesi asiatici, ha l'obbligo di
essere molto obbiettiva nell'analisi, cercando di comprendere e anticipare le tendenze, perché l'interconnessione globale è sempre più
marcata. Il nostro Centro
Studi ricordava poche settimane fa che per ogni due
punti percentuali di Pil persi
in Cina l'Italia ne perde mezzo: è uno degli effetti della
globalizzazione.
Percepisce preoccupazione
nel suo frequentare imprenditori di ogni parte d'Italia?
Si, e in parte è fondata; ma il
sentiment più diffuso è comunque che si sia all'interno
di una fase di riequilibrio,
perché l'economia degli Stati
Uniti è ancora in crescita e
questo ha avuto e può avere
ancora effetti positivi. È probabile che l'Italia, che vista la
crisi strutturale del suo mercato interno ha necessità di
sviluppare ulteriormente l'export, possa essere in grado
di perdere quasi totalmente il
mercato russo, per esempio,
che negli ultimi anni aveva
dato buoni risultati, e proseguire nel trend positivo su
quello statunitense, e non solo su quello.
È quindi possibile trovare
un nuovo equilibrio a livello
globale?
Penso proprio di sì, anche se
onestamente dare oggi per
scontate le previsioni che parlavano di una crescita del nostro Pil dell'1,4% nel 2016,
dovuta esclusivamente a fattori esogeni, non credo sia
possibile. Dobbiamo avere
CHI È ALBERTO BABAN
sempre più, attraverso l'elettronica, con gli altri prodotti.
Da questo inedito crogiuolo
nasceranno nuove tipologie e
spazi di consumi. Bisogna
quindi essere molto attenti a
capire come si caratterizzerà
questa evoluzione, perché
potrebbe aprire spazi importanti e positivi per le economie di trasformazione come
la nostra. L'Italia è una grande
economia manifatturiera e di
trasformazione. In questo
momento siamo avvantaggiati dall’essere riusciti, nonostante la crisi e i grandi
cambiamenti in atto, a mantenere questa caratteristica.
I nostri talenti hanno una
scarsa competitività a livello globale. Come si può farla
crescere?
Tra tappi, abbigliamento e “re-start up”
n Nato a Venezia nel 1966, Alberto Baban è presidente di Tapì Spa, che produce tappi e
chiusure per il settore Wine & Spirits, di Gta Moda Spa, attiva nell’abbigliamento maschile, e di VeNetWork Spa, rete di imprenditori che si occupano di “re-start up” di aziende
in difficoltà ma con validi modelli di business. È anche componente dell’Innovation
Board dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e del Comitato Scientifico Trieste Next.
Dopo avere ricoperto vari incarichi all'interno del sistema confindustriale, veneto e
nazionale, dal 28 novembre 2013 è presidente della Piccola Industria e vicepresidente di
Confindustria.
più prudenza, che non è contraria all'ottimismo ma consente di riflettere per capire
quali siano gli strumenti adeguati per dare una prospettiva di sviluppo corretta al nostro sistema economico.
Ha parlato di “crisi strutturale” del nostro mercato interno. Significa che non si
vedono ancora possibilità di
un'inversione di tendenza?
I consumi interni hanno due
capisaldi: la fiducia e la disponibilità di reddito. Nell'ultimo periodo abbiamo assistito
a una stabilità governativa
che ha comportato un innalzamento della fiducia. Alcuni
settori hanno performato bene, come il turismo, ma questo non è bastato per riequilibrare la grande perdita degli
ultimi anni nel settore dell'edilizia. Ci si deve porre il problema se questa sia figlia dell'evoluzione demografica del
nostro Paese, dato che più
dell'80% degli italiani è proprietario di case, e se, di conseguenza, vada consolidata
Confindustria: «Per
il dopo-Squinzi è
congiunturalmente
il momento
adeguato per
un presidente
che rappresenti
le piccole industrie»
l'idea che possiamo solo pensare di ristrutturare l'esistente
piuttosto che continuare ancora a costruire nuove abitazioni.
Nei suoi interventi lei indica
spesso quattro aspetti prioritari per tornare alla crescita in Italia: internazionalizzazione, innovazione, finanza e spazio ai giovani talenti. Come si possono declinare al futuro?
Sono temi ormai quasi scontati, ma è interessante capire
come si articolano. L'aspetto
dell'internazionalizzazione e
quello dell'innovazione si
trovano ormai a un punto di
fusione, perché stiamo assistendo a un’evoluzione dell'industria, che abbiamo definito “4.0”, che comporta il
fatto che la diffusione di Internet delle cose impatta direttamente, attraverso un
processo di innovazione diffusa, anche sulle forme di
produzione e di consumo, e
di conseguenza di approccio
e di accesso ai mercati.
In che senso?
In futuro le modalità di consumo e di utilizzo dei beni saranno diverse, e lo saranno
anche i processi produttivi.
Questo apre delle prospettive
nuove, che significa non solo
accesso a più mercati, perché
la diffusione dei sistemi di interconnessione consente di
contattare un numero di
utenti sempre maggiore, ma
anche evoluzione degli stessi
prodotti manifatturieri, la cui
crescente “intelligenza” consentirà loro di “dialogare”
La competitività non è data
soltanto dalla componente
strutturale del sistema economico ma anche dalle condizioni di contesto. L'Italia è un
paese poco competitivo perché è molto in ritardo sulle riforme, anche se sta tentando
di risalire la china più velocemente possibile, ma deve riuscire a far comprendere la
competitività delle sue aziende e dell'essenza del Made in
Italy costruendo uno “storytelling” condiviso che è
fondamentale per sostenere i
nostri giovani talenti. Dobbiamo realizzare un grande
patto generazionale all'interno del quale investire sui giovani, sul loro talento e sulla
loro formazione. È un discorso che include sia i sistemi
scolastici sia il mondo del lavoro e dell’impresa. L'Italia
deve dimostrare di saper sostenere la grande velocità di
cambiamento dell'economia
globale e solo uno Stato efficiente è in grado di investire
in questa direzione. Non si
tratta di una sfida semplice da
sostenere, ma oggi, forse come non mai, registro una fortissima attenzione al pensiero
di che cosa lasceremo alle generazioni future e di perché
valga la pena, sicuramente
per noi della Piccola Industria di Confindustria, investire sui giovani e sul loro futuro.
A proposito di piccola industria, quali sono i pregi e i
difetti delle Pmi italiane?
Un grande pregio è nella loro
capacità di reazione al cambiamento e alla sua velocità.
SAMBONET PADERNO INDUSTRIE A HOMI MILANO
n (l.c.) Tra mood vintage anni ‘60 e il 100° anniversario dalla nascita di Philipp Rosenthal, il Gruppo
Sambonet conferma la propria presenza alla manifestazione fieristica “Homi 2016” di Milano per rappresentare il design, l’innovazione e l’eccellenza tutta piemontese della propria produzione. Alla tavola
high-level firmata Sambonet e Rosenthal, rinnovata
nei contenuti e nella forma, “from Sambonet to Kitchen” introduce affascinanti rievocazioni anni ’60
con 1965 Vintage, una linea di pentole e posate che
nel design e nel gusto reinventano la tradizione. Un
progetto che unisce alla funzionalità propria del
marchio il know how, la qualità dei materiali e il
design dell’azienda piemontese.
Dal 29 gennaio, e fino al 1 febbraio, Sambonet e
Rosenthal sono protagonisti di Homi, il Salone degli
Stili di Vita in svolgimento presso Fieramilano a
Rho: circa 200 mq di novità esposte al Padiglione 2,
stand K12 L19.
Tante nostre piccole aziende
dimostrano una grande abilità nel creare e coordinare delle filiere, così come nel reggere a trasformazioni e cambiamenti repentini. Un aspetto
negativo è nel fatto che spesso
la dimensione ridotta non
consente di raggiungere tutti i
mercati e di avere un adeguato accesso al credito. Senza
questi handicap le nostre Pmi
potrebbero essere ancora più
veloci e aggressive, oltre a poter fare maggiori investimenti, tanto in macchinari quanto
in capitale umano. Per certi
tipi di problematiche, peraltro, le dimensioni contano fino a un certo punto: non dimentichiamo il contesto in
cui lavoriamo, perché la stessa impresa sarebbe molto più
competitiva se avesse sede in
altri stati europei…
Renzi dice che in Italia ci
vorrebbero più grandi imprese, per aiutare le piccole a
crescere.
In Italia in effetti non mancano le piccole, ma le grandi imprese. Sicuramente dobbiamo cercare di strutturare più
medie imprese di quante ne
esistano oggi, dando il via a
processi aggregativi che consentano di dare maggior solidità alle aziende che, pur con
modelli imprenditoriali validi, hanno difficoltà di accesso
al mercato a causa della loro
dimensione. Abbiamo aperto
con il Governo un dialogo
molto franco in questa direzione, perché dobbiamo trovare più solidità strutturale
per ampliare i nostri mercati.
Concludiamo con la finanza: il credito è un altro tema
“caldo” in questo periodo.
È un argomento che sta prendendo dei risvolti inediti,
perché mentre prima era abbastanza scontato che il problema principale fosse quello
del merito di credito delle
aziende, da qualche tempo
sono entrate in primo piano
alcune problematiche strutturali del sistema bancario
che hanno creato interrogativi sulla sua tenuta complessiva. Tutti consideriamo il credito un elemento forte, istituzionalmente riconoscibile,
del sistema economico. La
speranza è che i provvedimenti in via di definizione in
questi giorni possano essere
risolutivi e che questa fase di
incertezza si risolva senza impatti negativi sulle prospettive di crescita.
La settimana prossima la
Piccola Industria presenterà un suo candidato alla presidenza di Confindustria.
Come mai questa decisione?
Quando si è iniziato a parlare
della successione a Squinzi
siamo stati i primi a sostenere
che fosse congiunturalmente
il momento adeguato per
eleggere un presidente che
possa incarnare chi rappresenta oltre il 90% delle imprese italiane. Abbiamo dei candidati validi, e siamo molto
determinati.
Marco Fontana
Scarica