il testo integrale dell`editoriale di Pino Turi

Allarmante la posizione di Confindustria al meeting di Rimini: ‘austerità e imprese’
Turi: nella legge di stabilità le risorse necessarie
per il rinnovo dei contratti
I sacrifici per il risanamento dei conti pubblici hanno nomi e cognomi: i pensionati e i dipendenti pubblici.
Per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego e della scuola servono 7 miliardi ed è solo una parte di ciò che è stato
preso e spostato sull’offerta.
Dopo il check-up alla nostra economia effettuato dall’ISTAT alla vigilia di Ferragosto, che
certifica lo stop del PIL (risultato a “zero” nel secondo trimestre), siamo alla vigilia della Legge
Stabilità 2017 che dovrà occuparsi di reperire i fondi per effettuare quella manovra espansiva a
cui ha fatto ripetutamente riferimento il Premier per rilanciare il ciclo economico.
Le misure macro economiche di giugno sono esemplificative: produzione -1%, esportazioni 0,4%, consumi -1,3%, preannunciano il peggio.
La ripresa del confronto tra Governo e parti sociali ha evidenziato come siano necessarie
politiche di investimento ( rinnovo dei contratti del pubblico impiego) per supportare la crescita
economica e ridare fiato allo stato sociale (interventi sulle pensioni), pesantemente
compromesso da oltre un ventennio ininterrotto di misure ultraliberiste, per ridare fiato ad una
ripresa dei consumi.
In assoluta controtendenza giungono le prescrizioni di Confindustria che, ancora una volta,
chiede interventi sull’offerta: una ricetta che ha già fallito.
La storia ce lo insegna, se si vuole uscire dalla stagnazione, bisogna agire sulla domanda
aggregata.
Gli investimenti privati sono stati pressoché inesistenti e gli ultimi nove anni lo dimostrano: è
dalla domanda aggregata che bisogna ripartire, rilanciando i consumi.
Occorre dare garanzie e tranquillità al sistema agendo sulle aspettative positive.
Gli unici che, ad oggi, hanno avuto giovamento dalle misure introdotte dall’Esecutivo sono i
produttori, che invece di contribuire al rilancio dell’economia, hanno solo aumentato i dividendi
per i loro azionisti.
La flessibilità del mondo del lavoro è stata perseguita e realizzata nella maniera più rigorosa
rispetto alle richieste, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. L’ultima frontiera della
flessibilità è quella del lavoro gratis!
Stucchevole la ricetta economica del leader degli industriali: poco mercato, più protezionismo,
più assistenza alle imprese con l’aspettativa, mai realizzata, dell’aumento dell’occupazione.
Nulla di nuovo: stessi metodi politici e la pretesa di dettare le regole e i modelli di sviluppo
che ci stanno condannando all’austerità che a parole si vuole superare.
In questi giorni abbiamo sentito e condiviso l’elogio di uomini come Bernabei che sono stati
portati ad esempio di una intera classe dirigente che ha operato una preziosa opera di rilancio
e di crescita di un Paese distrutto dalla guerra.
Ebbene attualmente, il Paese versa in condizioni simili, certo diversa da quella classica, ma
con gli stessi effetti sulle persone e sull’economia.
E’ dalle persone che bisogna ripartire azionando comportamenti economici positivi per
l’economia del Paese che lascino intravvedere un futuro positivo per loro e le loro famiglie,
farle sentire parte attiva di una comunità.
E’ quanto ci dice continuamente il Presidente della Repubblica che rilancia l’Unità del Paese,
contro la sua inaccettabile divisione e frammentazione.
Confindustria, con queste prese di posizione, lo vuole continuare a dividere.
Certo, la risposta la deve dare la politica, al di là dei ricatti più o meno velati, che provengono
dal solito mondo che guarda e pontifica, gli unici che ritengono che il cambiamento e in
sacrifici riguardano solo gli altri.
I sacrifici per il risanamento dei conti pubblici hanno nomi e cognomi: i pensionati e i
dipendenti pubblici. Nessuno pensi che il senso di responsabilità dei lavoratori sia infinito, anzi,
diciamolo chiaramente: è proprio finito!
Come è finito lo stesso senso di responsabilità dei sindacati e, se non si realizza il consenso
sulle politiche economiche e sociali, sarà inevitabile lo scontro.
Questo, probabilmente, preoccupa poco Confindustria defilata com’è dietro i Governi di turno.
Per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego servono 7 miliardi ed è solo una parte di ciò che
è stato preso e spostato sull’offerta. Di questi circa la metà vanno al personale della scuola,
formazione che è stato di recente accorpato. Un nuovo comparto che rappresenta
l’investimento per il futuro.
Attenzione a non commettere sempre gli stessi errori, proprio la scuola lo testimonia.
Anche lì (la 107) si è adottato uno schema “mercatista” mutuato da modelli di tipo
confindustriale, che scimmiottano esperienze di altri paesi molto diversi dal nostro, molto al di
fuori della nostra tradizione: i risultati (negativi) sono sotto gli occhi di tutti.
Una legge divisiva che sta erodendo un patrimonio che recenti ricerche hanno confermato:la
scuola è al terzo posto per la fiducia degli italiani dietro la magistratura e le forze dell’ordine e i
docenti ricevono il gradimento del 70% delle famiglie e ha innescato un conflitto assolutamente
evitabile.
Attenzione, il richiamo all’assalto alla diligenza, non sia l’alibi per aprire un nuovo conflitto
sociale a cui neanche lo “sceriffo Renzi” potrebbe porre rimedio.