L’economia più libera è ad Hong Kong, la più repressa nella Corea del Nord Anche per il 2006 la palma dell’economia più libera al mondo è andata ad Hong Kong, che ha superato Singapore, seconda classificata, migliorando la sua performance nei seguenti comparti: commercio, politica monetaria, investimenti esteri, finanza bancaria, diritto di proprietà e regolamentazione. Dopo Singapore si sono classificati tre Paesi europei, e precisamente Irlanda, Lussemburgo e Regno Unito, mentre l’Italia è ferma al quarantaduesimo posto. Bisogna però restare sempre in Asia per trovare anche l’economia più repressa. Se, infatti, Hong Kong guida l’Index of Economic Freedom, la Corea del Nord chiude la speciale classifica al 155° posto. Dal successo, al fallimento. L’ex colonia britannica appare come una stella luminosa, la Corea del Nord uno spazio completamente buio. Tornata sotto il controllo delle autorità di Pechino nel 1997, Hong Kong si laurea campione del libero mercato, nonostante la scia di negativa dell’epidemia della Sars, che nell’isola ha causato trecento vittime. La formula del successo ha un nome preciso: flessibilità. Grazie a questo fattore, infatti, Hong Kong ha saputo adeguarsi e trarre benefici dai repentini cambi di direzione che caratterizzano l’era della globalizzazione. Nel settore commerciale, l’isola d’oro del Sudest asiatico si segnala per il basso livello di misure protezionistiche. Di qui, la straordinaria capacità di attrarre investimenti dall’estero, amplificata dalla semplicità delle procedure e dall’efficienza del sistema bancario. Peraltro, nel maggio del 2002, l’Autorità Monetaria (Hkma) ha rimosso tutte le restrizioni sul numero di banche straniere autorizzate ad aprire filiali ad Hong Kong. Praticamente non ci sono ostacoli ai flussi di capitali stranieri, tranne che nel settore della comunicazione. D’altro canto, il diritto proprietario gode di un alto livello di protezione. Secondo il Dipartimento di Stato americano “le corti garantiscono una efficace tutela dei contratti, la rapida soluzione delle controversie e la protezione della proprietà intellettuale”. Resta comunque nel mondo delle imprese il timore per un possibile giro di vite da parte di Pechino, che andrebbe ad incidere negativamente sull’appetibilità della piazza di Hong Kong. Per adesso, tuttavia, stando alle dichiarazioni del ministro delle Finanze, Antony Leung, “il governo continuerà a supportare il mercato” senza intervenirvi direttamente. Se dunque, Hong Kong è il massimo delle libertà economiche, la pietrificata Corea del Nord rappresenta il fanalino di coda del libero mercato. Sembra appropriata in tal caso l’equazione Hong Kong sta alla flessibilità come la Corea comunista sta alla rigidità. Lo Stato, personificato dal dittatore Kim Jong, controlla ogni ambito della vita socioeconomica. I disastri prodotti da questo regime comunista, fermo a 50 anni fa, sono riassunti in una cifra agghiacciante: tre milioni di persone morte per fame negli ultimi 10 anni. E l’ecatombe sarebbe stata perfino di dimensioni maggiori se la comunità internazionale non avesse inviato ingenti aiuti alimentari per i 22 milioni di nordcoreani. Daniele Scuccato