Nota dell’Associazione Italiana Editori su: Art. 11 (Disciplina del prezzo dei libri) della legge recante «Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416», approvata in via definitiva dal Senato della Repubblica il 20 febbraio 2001 1. Le principali novità introdotte dalla legge La disciplina sul prezzo fisso dei libri recentemente approvata dal Parlamento si caratterizza – se confrontata con analoghe normative vigenti in altri paesi europei – per un elevato livello di flessibilità, misurabile in relazione a tre variabili: • la percentuale di sconto ammessa, pari al 10% (comma 2), quando in Francia, Spagna e Austria è del 5% e in Germania, Danimarca e Norvegia è pari a zero; • l’ampiezza delle deroghe ammesse, per tipologie di libri, di clientela, di canali commerciali e di situazioni speciali (commi 3-5); in particolare vanno segnalate la totale esenzione del commercio elettronico e la possibilità di promuovere “vendite speciali” in periodi limitati di tempo, quest’ultima consentita dall’espresso richiamo dell’art. 15 del D.Lgs. 114 del 1998 (Legge sul commercio). • la presenza di un sistema di monitoraggio e valutazione degli effetti (comma 9), che potrà consentire in tempi brevi, a partire dal marzo 2002, l’adeguamento della normativa per correggere eventuali effetti distorsivi che dovessero verificarsi sul mercato. 2. Gli effetti del prezzo fisso Le motivazioni teoriche delle leggi sul prezzo fisso sono ormai consolidate nella letteratura economica, tanto che il commercio librario è citato spesso come caso esemplare di “fallimento di mercato” cui è possibile porre rimedio con una politica di regolamentazione (cfr. ad esempio A. Hirschman, I limiti sociali dello sviluppo, Bompiani, 1981). Il fenomeno è descritto come “tirannia delle piccole decisioni”: al consumatore il mercato non chiede se sia disposto a pagare un po’ di più i (relativamente pochi) libri che trova al supermercato per preservare l’esistenza delle librerie indipendenti, ma soltanto se preferisca pagare di più o di meno un singolo libro. Ciascuno sceglie secondo il proprio tornaconto immediato, ma le conseguenze sono complessivamente negative: • le librerie indipendenti, specie di piccole e medie dimensioni, sono in difficoltà e talvolta sono costrette a chiudere; • sul mercato c’è meno spazio per un’offerta differenziata in quanto gli assortimenti della Grande distribuzione sono molto più ridotti rispetto a quelli generalmente presenti in libreria; • si riduce il livello di concorrenza nel settore editoriale, in quanto i piccoli e medi editori hanno maggiori difficoltà di accesso al mercato; • nel medio termine i prezzi dei libri sono destinati ad aumentare e nell’immediato si riduce il pluralismo dell’offerta. In questo quadro, una legge sul prezzo fisso funge da correttivo, limitando la concorrenza della grande distribuzione sulle librerie indipendenti, con un livello minimo di intervento pubblico. Una strategia alternativa sarebbe quella di finanziare massicciamente con contributi pubblici le librerie indipendenti, ma ciò ha due rilevanti controindicazioni: sarebbe una politica onerosa per lo Stato e l’allocazione delle risorse non sarebbe più governata da leggi di mercato e sarebbe quindi meno efficiente. Le motivazioni descritte sono le stesse evidenziate dal Ministère de la Culture et de la Francophonie francese (cfr. Prix du livre. Mode d’emploi, 1995) e trovano anche sul mercato italiano numerose evidenze empiriche. La mancanza di una regolamentazione dei prezzi ha infatti provocato in Italia una forte riduzione del numero di librerie nella seconda metà degli anni Novanta. È per lo meno strano che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato interpreti i dati della stessa Associazione Italiana Editori in senso contrario: nel Parere dell’8 febbraio 2001 l’Autorità afferma che “in Italia i punti vendita, con l’attuale sistema dei prezzi, sono aumentati in un decennio di oltre il 30%, a riprova di una buona tenuta del canale distributivo nazionale” (dati tratti da G. Peresson, Le cifre dell’editoria 2000, Milano, 2000, p. 256). Si confonde tuttavia l’aumento dei “punti vendita trattanti il libro” con l’aumento delle librerie, differenza che nel testo originale è ampiamente spiegata. È sufficiente sfogliare qualche pagina la stessa fonte per scoprire (p. 265) che nello stesso periodo mentre “i punti vendita” aumentano del 30% (per effetto del progressivo processo di liberalizzazione del commercio al dettaglio), i negozi definibili come “librerie” passano da 1.846 a 1.116 (meno 39,5%) e le librerie di taglio medio-piccolo (dai 100 ai 200 mq) sono più che dimezzate, passando da 1.562 a 730 (meno 53%). In altri termini, in Italia, per effetto di un regime libero di sconti al dettaglio, si è andata modificando la struttura commerciale a favore dei punti di vendita de-specializzati, in particolare nella Grande distribuzione, caratterizzati da una minore pluralità di offerta. Una ricerca del 1996 del Prof. Sinatra (Indagine sulle prevedibili conseguenze di assetti deregolamentati di fissazione dei prezzi di vendita del libro sulla struttura del settore editoriale librario italiano) evidenziava come: • nella grande distribuzione i primi cento titoli movimentati rappresentano circa i due terzi del valore delle vendite, mentre nella libreria questo stesso valore non raggiunge il 40%; • nella grande distribuzione i titoli oltre i «primi 500» rappresentano una quota trascurabile delle vendite (meno del 10%), mentre in libreria sono superiori al 30% delle vendite complessive; • la libreria ha un numero medio di titoli movimentati quattro volte superiore a quello della grande distribuzione, con evidenti implicazioni sulla possibilità del lettore di trovare un’offerta più ricca e articolata in termini di pluralità informativa e culturale. Infine, la valutazione sul livello dei prezzi del regime appena introdotto non può limitarsi – come invece esplicitamente fa l’Autorità garante – al fatto che “nell’immediato” possa esserci un aumento dei prezzi al consumatore finale. Sul punto la letteratura è unanime nel considerare che una concentrazione nei canali di vendita a favore della Grande distribuzione riduce gli spazi competitivi per le imprese minori, producendo nel medio periodo un aumento della concentrazione nel settore editoriale. È verosimile che ciò si riverberi in un aumento dei prezzi finali al consumatore, anche considerando il ruolo di stimolo che negli ultimi decenni hanno giocato i piccoli editori: si pensi soltanto del lancio dei Millelire da parte di Stampa Alternativa prima e di Newton Compton poi e a come ciò abbia influenzato il lancio dei Supereconomici delle imprese maggiori. 3. Il quadro europeo Il positivo effetto sul pluralismo dell’offerta associato è uno degli elementi che ha spinto il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione Europea a pronunciarsi favorevolmente nei confronti dei sistemi del prezzo fisso per i libri. La posizione del Parlamento europeo La Relazione sulle nuove frontiere nella produzione libraria approvata il 1 febbraio 2001 dal Parlamento europeo (cosiddetto rapporto O’Toole, dal nome della relatrice) recita: “I prezzi fissi dei libri costituiscono una sovvenzione incrociata a favore dei libri meno accessibili economicamente da parte di quelli che lo sono di più. Ne risulta che una grande varietà di libri è disponibile e anche gli interessi minoritari sono salvaguardati. I prezzi fissi dei libri sono perciò un meccanismo per la salvaguardia del pluralismo nella produzione libraria ed espletano un compito di ‘interesse pubblico’” (Raccomandazione alla Commissione n. 23). Sulla base di queste motivazioni il Parlamento ha incluso tra le azioni auspicate a favore dell’industria del libro il sistema del prezzo fisso, raccomandandone l’adozione anche in relazione ai prodotti multimediali. La posizione del Consiglio dell'Unione Europea Ancora più di recente, il 12 febbraio 2001 (GUCE 6 marzo 2001) il Consiglio dell'Unione Europea ha emanato una Risoluzione relativa all’applicazione dei sistemi nazionali di fissazione del prezzo dei libri nella quale invita la Commissione europea “a tener conto, nell’applicazione delle norme in materia di concorrenza e di libera circolazione delle merci, del valore culturale peculiare del libro e della sua importanza nella promozione della diversità culturale”, ricordando tra l’altro la “libertà di ciascuno Stato membro, nella propria politica a favore del libro e della lettura, di scegliere o meno un sistema nazionale di prezzi dei libri sotto forma legislativa o contrattuale”. Ne risulta rafforzata la legittimità della scelta del Parlamento italiano proprio sotto il profilo della compatibilità del sistema dei prezzi fissi con le regole della concorrenza. In altri termini, la scelta – a parere del Consiglio dell'Unione Europea – deve essere operata anche in rapporto agli obiettivi di politica culturale e di necessità di tutelare il pluralismo dell’offerta. La situazione nei diversi paesi europei In materia di prezzo dei libri abbiamo in Europa tre diversi modelli di comportamento (il quadro di dettaglio è riassunto nella tabella 1 allegata): • paesi con un sistema di prezzi fissi regolamentati tramite legge dello Stato: Austria, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna, cui si è aggiunta ora l’Italia. • paesi con mercati regolamentati tramite accordi tra le associazioni, e sottoposti periodicamente al parere delle autorità antitrust nazionali: Danimarca, Germania, Norvegia, e Paesi Bassi. • paesi con mercati liberalizzati: Belgio (dove tuttavia è in discussione una ipotesi di legge sul prezzo fisso), Finlandia (dal 1971), Regno Unito (dal 1995), Irlanda (dal 1995), Lussemburgo e Svezia (dal 1970). La posizione delle altre Autorità antitrust nazionali ed europea In tutti i paesi europei nei quali le autorità antitrust sono state chiamate a giudicare la compatibilità del sistema del prezzo fisso con le regole della concorrenza le risposte sono state unanimemente positive, sia nei casi in cui il sistema è adottato per legge sia laddove è introdotto da semplici accordi tra le parti. Per citare solo le pronunzie più recenti: lo scorso anno l’antitrust dei Paesi Bassi ha riconfermato la legittimità dell’accordo sul prezzo fisso tra editori e librai olandesi autorizzandolo per altri 5 anni; alle stesse conclusioni è giunta l’autorità danese, che ha prorogato per altri tre anni la validità dell’accordo in deroga alla legge sulla concorrenza, a far data dal 1 gennaio 2001, confermando per altro il precedente, costante orientamento. Il caso danese, sotto questo profilo, è il più significativo, considerato che la legge impone una revisione periodica del giudizio dell’antitrust e che ciò nonostante gli accordi sul prezzo fisso sono in vigore dal 1830. La stessa autorità europea è stata di recente chiamata a pronunciarsi sul tema, a causa delle implicazioni sul commercio intracomunitario dei sistemi di prezzo fisso presenti in Germania e Austria. Anche in questo caso, nel luglio del 2000 il Commissario europeo per la concorrenza ha giudicato compatibile i sistemi in vigore nei due paesi con i principi dell’Unione europea. Di fronte a questo unanime orientamento della giurisprudenza antitrust europea stupisce non tanto la singolarità della posizione dell’Autorità italiana, quanto il fatto che nel citato parere dell’8 febbraio 2001 essa richiami una presunta incompatibilità della norma con le disposizioni comunitarie a favore della concorrenza. 4. Gli effetti sulla lettura Tra le argomentazioni meno condivisibili della posizione dell’Autorità italiana c’è quella che ricollega presunti effetti negativi sugli indici di lettura di un sistema di prezzi fissi. Si sostiene che limitare lo sconto al pubblico al 10% avrà come effetto quello di allontanare dal libro e dalla lettura fasce significative di popolazione composte da deboli e occasionali lettori. Nel parere espresso il 28 novembre al Ministero per i Beni Culturali in occasione della prima presentazione delle norme in parola, si arriva a considerare come evidenza empirica di un presunto legame tra regime dei prezzi e indici di lettura il fatto che in alcuni paesi (tutti del Nord Europea: Regno Unito, Svezia, Irlanda) che hanno prezzi flessibili la lettura sia più diffusa che in alcuni paesi (tutti del Sud Europa: Spagna, Portogallo, Grecia) che hanno adottato un regime di prezzo fisso. Ovviamente non ci citano i tassi di lettura della Germania o della Danimarca, i più alti d’Europa, dove esistono prezzi fissi. D’altro canto, il fatto che gli indici di lettura dipendano da circostanze storiche e dallo sviluppo socioculturale di ciascun paese invece che dal sistema dei prezzi è cosa talmente ovvia che l’Autorità ha preferito omettere tale argomentazione nel più recente parere inviato alla Presidenza del Senato. Ancora una volta, le evidenze empiriche disponibili dimostrano piuttosto il contrario. Tutte le indagini che sono state condotte sulla “non lettura” di libri nel nostro Paese collocano il «prezzo troppo elevato» agli ultimi posti nella graduatoria delle motivazioni addotte dagli intervistati (e ciò nonostante che sia una motivazione psicologicamente più facile: si dà la colpa a terzi della propria scarsa attitudine alla lettura). Nell’indagine Istat del 1998 (la più recente disponibile) solo il 3% degli intervistati ha citato l’elevato livello dei prezzi tra le ragioni della non lettura. Un’analisi del fenomeno in relazione alle variabili socio-demografiche degli intervistati mostra che – come era legittimo attendersi – la non lettura è correlata principalmente ai livelli di istruzione. Tra le poche altre variabili che influenzano significativamente i tassi di lettura vi è la dimensione dei comuni di residenza: gli abitanti delle città maggiori leggono di più di quelli dei piccoli centri a parità di ogni altra variabile socioculturale. Ci sembra legittimo sostenere che ciò derivi principalmente dal fatto che nei piccoli centri si hanno meno occasioni di venire a contatto con una variegata offerta libraria, a causa della minore presenza di librerie sul territorio. Il sistema del prezzo fisso è volto a sostenere le librerie indipendenti, con particolare riferimento ai piccoli centri, di fatto abbassando l’ampiezza demografica del bacino di riferimento che garantisce la sopravvivenza di una libreria. Come conseguenza, una minore presenza di librerie nei piccoli centri avrebbe l’effetto di deprimere ancor più la lettura in quelle zone. In definitiva, è legittimo attendersi effetti positivi anche sul tasso di lettura da norme a favore del prezzo fisso. Tali considerazioni sono avvalorate ulteriormente dal fatto che i consigli dei librai o l’aver visto il libro “esposto sui banchi o sugli scaffali della libreria” sono tra le più significative motivazioni all’acquisto dei libri (16% nel complesso, percentuale riferita all’ultimo libro letto, fonte Doxa 1995). L’importanza dei librai sotto questo profilo è maggiore della televisione (9,7%) o dei giornali e periodici (11,6%) e conferma che dalla tutela delle librerie è legittimo attendersi risultati benefici sulla più complessiva promozione del libro e della lettura. 5. Prezzo fisso e altri prodotti editoriali Nell’analisi della nuova normativa sui prezzi fissi non si può dimenticare che essa è inserita in un più ampio contesto di interventi a favore dell’industria editoriale, definita dall’art. 1 della nuova legge come un unicum di cui fanno parte la produzione di quotidiani, periodici, libri e prodotti multimediali. Da questo punto di vista è importante il confronto con quanto previsto dal recente schema di Decreto legislativo (preparato dalla Presidenza del Consiglio) recante Riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica, in attuazione dell’articolo 3 della legge 13 aprile 1999, n. 108 che, all’art. 5 (Modalità di vendita), stabilisce non solo che «il prezzo di vendita della stampa quotidiana e periodica stabilito dal produttore non può subire variazioni in relazione ai punti vendita, esclusivi [edicole] e non esclusivi, che effettuano la vendita» (comma 1, lettera a), ma anche che «le condizioni economiche e le modalità commerciali di cessione delle pubblicazioni, comprensive di ogni forma di compenso riconosciuta ai rivenditori, devono essere identiche per le diverse tipologie di esercizi, esclusivi e non esclusivi, che effettuano la vendita» (lettera b). In questo caso la scelta di regolamentazione è certamente più rigida rispetto a quella sui prodotti librari, perché non prevede alcuno sconto né possibili deroghe. In omaggio alla nuova definizione di prodotto editoriale di cui all’art. 1 della legge, appare del tutto incongruo che la normativa sul prezzo fisso dei libri (più flessibile) sia messa in discussione perché contraria alle leggi di mercato e quella sul prezzo fisso degli altri prodotti editoriali sia considerata invece un progresso (come in effetti è) nella liberalizzazione dei mercati. Non vi è alcuna motivazione adottata per la difesa del prezzo fisso dei quotidiani e periodici che non possa essere applicata anche nel caso dei libri. Analizzando i mercati con sguardo scevro da pregiudizi è invece possibile considerare corrette le ragioni che spingono ad una maggiore flessibilità della regolamentazione del prezzo nel settore librario rispetto ad altri prodotti analoghi, così che la soluzione trovata dal Parlamento sembra essere complessivamente equilibrata. 6. Libri scolastici Proprio un’analisi dei meccanismi dei singoli segmenti di mercato ha portato alla definizione di un regime particolare per i libri scolastici, con uno sconto minore (5%). Le motivazioni di questa scelta, fortemente sostenuta anche dall’associazione dei librai, è riconducibile • alla particolare importanza che hanno i libri scolastici nell’economia delle librerie medio-piccole, specie dei piccoli centri: senza le vendite di testi adottati molte librerie vedrebbero compromesso il già difficile equilibrio economico ed andrebbero incontro a probabili chiusure; • al fatto che il controllo dei prezzi dei libri scolastici è già attuato – a garanzia del consumatore finale – alla fonte, sia dal D.Lgs. 297 del 1994, art. 153 (fissazione dei prezzi dei libri per le scuole elementari) sia dalla legge 448 del 1998, art. 27 c. 3 (introduzione dei tetti di spesa nelle scuole medie e superiori), opportunamente richiamati dal comma 6 dell’art. 11. 7. Meccanismi di monitoraggio della legge In conclusione, riteniamo che sia opportuno, invece che procedere ad un’immediata revisione della norma in esame – che per altro avrebbe ripercussioni negative sull’immagine internazionale dell’Italia, considerata l’importanza del tema nel dibattito europeo – attendere che essa dispieghi i suoi effetti per poterne verificare eventuali elementi di criticità che dovessero emergere. Sotto questo profilo, la norma approvata già contiene, al comma 9, un meccanismo di monitoraggio dei risultati che ci sembra efficace e che mette al riparo dal perdurarsi di eventuali effetti indesiderati della legge. Diciamo ciò nella convinzione che gli effetti positivi della legge potranno nel breve e ancor più nel medio e lungo periodo dimostrare la correttezza delle attuali nostre asserzioni e stemperare le polemiche sull’argomento, così come è avvenuto nella gran parte degli altri paesi europei. 20 marzo 2001 1 - Quadro riassuntivo della regolamentazione del prezzo dei libri nei Paesi europei (gennaio 2001) Olanda Austria Francia Danimarc Germania Norvegia a ♦MODELLO DI Accordo Accordo Accordo Accordo Legge Legge Grecia Portogallo Spagna Legge Legge Legge 1998 21.09.1996 30.03.1990 2.09.2000 2000 No No No Prodotti editoriali Libri Libri 10 % 5% REGOLAMENTAZIONE ♦ DATA ♦ VALIDITÀ DELLA LEGGE ♦ ULTIMO 1830 1880 1950 30.06.2000 10.08.1981 5 anni 1°.01.2001 1°.07.2000 29.06.1998 2000 Sì No Sì Sì Libri Libri, Prodotti Libri Libri AGGIORNAMENTO ♦ PARERE AUTORITÀ No No Libri Libri ANTITRUST ♦ PRODOTTI SU CUI SI editoriali su APPLICA (Esclusi i libri scolastici) (Compresi i cd rom che supporto digitale ♦ SCONTO MASSIMO riproducono i contenuti del libro) 0% 0% 0% 10% 5% 5% 10 % (Possibilità per il dettagliante anche di far AMMESSO fluttuare verso l’alto il ♦ ECCEZIONI PER ALCUNI prezzo di copertina) Nessuna Nessuna Nessuna I prodotti editoriali che PRODOTTI ♦ DURATA TEMPORALE DOPO DI CUI DECADE L’OBBLIGO DEL PREZZO FISSO ♦ ECCEZIONI PER TIPOLOGIA DI CLIENTI ♦APPLICAZIONE SCOLASTICO Libri in lingua straniera Libri scolastici, Libri Libri scolastici (da rientrano «negli interventi pubblicati all’estero da fuori catalogo, settembre 2000); Libri per il libro scolastico in editori stranieri Prenotazioni fuori catalogo conformità alla legge sulla effettuate prima della parità scolastica e il pubblicazione sostegno alle famiglie» Anno di 24 mesi dalla 24 mesi dalla 24 mesi dalla pubblicazione + Anno di Illimitata pubblicazione pubblicazione pubblicazione + 6 mesi pubblicazione + 6 12 mesi + 12 mesi dall’ultima fornitura mesi dall’ultima 24 mesi 18 mesi 24 mesi + 6 mesi dall’ultima fornitura fornitura Biblioteche; Book club Book club Book club (20%); Biblioteche (10%), Biblioteche, Studenti (10 %) (dopo 6 mesi) (25%), 40% per offerte Studenti universitari (fino Associazioni delle Biblioteche; promozionali ai al 20%) famiglie per libro e manifestazioni Università soci l’acquisto dei libri Organizzazioni non profit Biblioteche; Grandi utenti pubblici e Università; Book club privati (15%); Fiere del promozionali (10%) scolastici Sì Sì Sì Sì ALL’E-COMMERCE ♦ APPLICAZIONE AL LIBRO Nessuna Sì Sì Sì Sì Sì Sì No Sì (Escluso l’e-comm transnazionale) No Sì (Sconti limitati per gli ordini delle scuole) FONTE: Ufficio studi Aie (gennaio 2001) Sì Sì No No (da settembre 2000)