XV edizione
7-15 maggio 2010
Allonsanfàn: il jazz di là dalle Alpi
VENERDì 7 MAGGIO
Teatro Olimpico, ore 21
- CHUCK ISRAELS EUROPEAN GROUP
Quando si nomina Chuck Israels si pensa subito al trio di Bill Evans, quello
della meravigliosa e feconda stagione 1961-66. Era la formazione evansiana
del dopo Scott LaFaro, al posto del quale era appunto subentrato Israels. I frutti
discografici di quegli anni sono ancora oggi una bibbia del piano trio jazzistico:
The Town Hall Concert, The Second Trio, Trio ’65, Time Remembered, Live at
Shelly's Manne-Hole.
Nato nel 1936 a New York, Israels emerge nella scena jazzistica cittadina alla
fine degli anni Cinquanta. Nel 1958 entra per la prima volta in sala d’incisione,
partecipando all’album Stereo Drive, l’unica storica collaborazione tra Cecil
Taylor e John Coltrane, inizialmente pubblicata a nome di Taylor e poi
ristampata ripetutamente a nome di Coltrane (col titolo Coltrane Time). Il
contrabbasso di Israels è immediatamente richiesto dai più influenti jazzisti
dell’epoca: da George Russell (1959-1961) a Eric Dolphy. Durante gli anni
evansiani Israels partecipa anche ai gruppi di J.J. Johnson, Herbie Hancock,
Gary Burton e Stan Getz, registrando con ognuno di loro dischi spesso
fondamentali, come My Point of View (di Hancock, su etichetta Blue Note) e
Getz au Go-Go (di Getz, su Verve).
- RICHARD GALLIANO & STRINGS
con l’Orchestra del Teatro Olimpico
dir. Giancarlo De Lorenzo
La carriera e la musica di Richard Galliano (Cannes, 1950) sono state
profondamente segnate dall’incontro con Astor Piazzolla, avvenuto nel 1983 e
sfociato in una profonda amicizia tra i due. Da allora Galliano ha suonato
assieme a celeberrimi artisti (Chet Baker, Ron Carter, Joe Zawinul, Toots
Thielemans, Biréli Lagrène, Stefano Bollani, Enrico Rava, Paolo Fresu, Bobby
McFerrin, Jan Garbarek, Michel Petrucciani, Gilberto Gil…), rendendo sempre
pienamente riconoscibile il proprio stile, spiccatamente cantabile, introspettivo e
dal contagioso lirismo. Galliano è riuscito anche a uscire dal cono d’ombra
proiettato dalla figura del grande Piazzolla, dimostrandosi musicista completo,
autore di brani dal fascino irresistibile oltre che esecutore piazzolliano
d’eccellenza.
Galliano, oltre ad avere creato numerosi gruppi stabili di enorme successo (il
Tangaria Quartet, il New York Trio…), si è sempre dedicato con entusiasmo a
progetti e collaborazioni estemporanee non meno fortunate. E il concerto
vicentino, con tanto di orchestra d’archi, né è un significativo esempio.
SABATO 8 MAGGIO
Piazza dei Signori, ore 21
INCOGNITO
Gli Incognito non suonano acid jazz. Sono l’acid jazz. Formati nel 1979 da
Jean-Paul Maunick (detto Bluey) e Paul "Tubbs" Williams sulle ceneri del loro
precedente gruppo, la band funky-discotecara Light of the World, gli Incognito
catalizzano i fermenti musicali più ribollenti di quel periodo: jazz, funky, fusion e
i primi segnali di world music. Nel 1981, con il loro album d’esordio, Jazz Funk,
gli Incognito hanno già perfettamente messo a fuoco quello che nei decenni
seguenti, sino a oggi, sarà noto come acid jazz: groove funky, iniezioni di
elettronica e una spolverata di prezioso jazz nella timbrica e gli incisi solistici.
Per tutti i restanti anni Ottanta gli Incognito rimangono pressoché inattivi, per
riemergere prepotentemente, ora col solo Maunick alla guida, nel 1991, quando
scalano la top ten inglese con un singolo tratto dal secondo album del gruppo.
Da allora il successo, ampliatosi su scala internazionale, non è mai venuto
meno.
DOMENICA 9 MAGGIO
Abbazia di S. Agostino, ore 11
MESSA JAZZ
con Coro e Orchestra di Vicenza
dir. Giuliano Fracasso
Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, ore 17
RENAUD GARCIA-FONS
Renaud Garcia-Fons (1962, francese ma con origini catalane) suona uno
speciale contrabbasso con aggiunta una quinta corda, che ne allarga la
tessitura e ne rende più agevole l’impiego come strumento solista. Così GarciaFons riesce a far brillare il proprio virtuosismo, sorretto da un’originalità di
tecnica e di pensiero musicale che gli sono valse la definizione di “Paganini del
contrabbasso”. Nel suo linguaggio la formazione classica e la passione per il
jazz lasciano spazio anche ad altre suggestioni, dalla musica iberica alla
musette francese, che spesso prendono l’aspetto di un folklore di pura fantasia.
Oltre ad aver collaborato con i più noti esponenti della musica creativa francese
(Nguyên Lê, Dhafer Youssef, Michel Godard), dal 1987 al ’93 Garcia-Fons è
stato membro di una delle più originali formazioni transalpine: l’Orchestre de
Contrebasses.
Teatro Comunale, ore 21
JOSHUA REDMAN & BRAD MEHLDAU
Ci sono dei connubi musicali che assumono da subito il carattere dell’evento
imperdibile, e il duo che affianca Brad Mehldau e Joshua Redman è uno dei
più significativi esempi in tal senso: due musicisti che hanno saputo portare al
più alto livello estetico l’esperienza jazzistica, coniugando tecnica strumentale,
creazione di un repertorio e uno stile personali e, soprattutto, un contatto
empatico col pubblico.
Joshua Redman (nato nel 1969 a Berkley), inizia a farsi notare nel mondo del
jazz nei primi anni Novanta. All’epoca lo aiuta l’essere il figlio del celeberrimo
sassofonista Dewey Redman. Ma prima che questo vantaggio si trasformi in
un’ombra onnipresente, Joshua sviluppa uno stile tutto suo, con un senso
infallibile per la costruzione melodica, e inizia un’inarrestabile ascesa artistica.
Dopo numerosi dischi pubblicati per le etichette del gruppo Warner e
collaborazioni con Ray Brown, Dave Brubeck, Chick Corea, Jack DeJohnette,
Bill Frisell, Charlie Haden, Herbie Hancock, Milt Jackson, Elvin Jones, Quincy
Jones, Pat Metheny e innumerevoli altri artisti (anche classici e rock: i Rolling
Stones), oggi Redman è tra i tenorsassofonisti più ammirati del panorama
internazionale.
Pochi pianisti riescono a mettersi sulle orme di Bill Evans riuscendo poi a
trovare una propria strada, del tutto personale e non meno entusiasmante di
quella percorsa da Evans. Brad Mehldau, ha saputo trapiantare l’eleganza
armonica, lo scavo introspettivo e il tocco melodico evansiani in un contesto
contemporaneo, anche nelle scelte di repertorio. Nato a Jacksonville nel 1970,
Mehldau si fa notare inizialmente con Jimmy Cobb e poi proprio nel quartetto di
Joshua Redman, nella prima metà degli anni Novanta. Nel 1995 esordisce
come leader su disco e nel giro di pochi anni, assieme al suo trio, conquista le
platee di tutto il mondo grazie alla sua sensibilità di interprete.
LUNEDì 10 MAGGIO
Teatro Comunale, ore 21
McCOY TYNER QUARTET
Dopo 50 anni di carriera, si fa presto a riassumere il ruolo di McCoy Tyner
nella storia della musica afro-americana: è semplicemente il pianista più
influente che il jazz moderno abbia mai avuto, assieme al solo Bill Evans.
McCoy Tyner è nato nel 1938 a Philadelphia, città che gli ha fornito
innumerevoli stimoli musicali, finendo per metterlo sulla strada del jazz
nonostante la sua formazione di pianista classico. Tanto per iniziare Bud
Powell andava a esercitarsi al pianoforte di casa Tyner, quando McCoy era
ancora adolescente. Ma in zona c’erano anche Richie Powell (fratello di Bud),
Philly Joe Jones, Red Garland e, soprattutto, alcuni vicini di casa suoi coetanei,
coi quali McCoy si trovava per suonare: Lee Morgan, Bobby Timmons, Reggie
Workman… Philadelphia fu anche il luogo del suo primo incontro con John
Coltrane.
Ma fu a New York che sbocciò definitivamente l’enorme talento di Tyner. La
sua partecipazione al quartetto di Coltrane (tra il 1960 e il ’65) ha avuto un tale
impatto sulla storia del jazz da aver quasi oscurato le sue altre collaborazioni,
tutt’altro che secondarie: fu ad esempio il primo pianista del Jazztet di Benny
Golson e Art Farmer. Parallelamente all’impegno con Coltrane, Tyner avviò il
proprio trio, rimasto sino a oggi il mezzo preferito per dare suono al suo vasto
catalogo di composizioni, nonché il punto di partenza per lo sviluppo delle altre
formazioni del pianista, dal quartetto alla big band. Tutto ciò è documentato su
dischi imprescindibili, apparsi dapprima su etichetta Blue Note, poi su Milestone
e, negli ultimi anni, per la Telarc.
MARTEDì 11 MAGGIO
Teatro Olimpico, ore 21
- GONZALO RUBALCABA
Gonzalo Rubalcaba (L’Avana, 1963), dopo un lungo apprendistato
nell’ambiente della musica cubana, viene ‘scoperto’ da Dizzy Gillespie nel
1985. L’anno seguente Charlie Haden lo introduce nel reame del jazz,
lanciandone la carriera internazionale. Si impone immediatamente come
pianista capace di coniugare l’universo latin e quello afro interpretandone al
calor bianco sia gli aspetti più ritmici e viscerali che le atmosfere più liriche, con
una tecnica il cui abbagliante virtuosismo non risulta mai invasivo e una
raffinatezza di tocco e di sonorità da fare invidia ai più celebrati pianisti classici.
-
ROY HAYNES FOUNTAIN OF YOUTH BAND
Dall’alto dei suoi 85 anni, Roy Haynes (nato nel 1925 a Roxbury,
Massachusetts) sembra non aver perso né smalto né energia, e a vederlo
suonare la batteria si direbbe abbia scoperto davvero quella “fontana della
giovinezza” alla quale ha intitolato il suo attuale gruppo.
Dagli anni Quaranta, Haynes ha accompagnato con la sua maestria ritmica
pressoché tutti i protagonisti dell’intera storia del jazz moderno, sedendo alle
spalle di Lester Young (1947-1949), Charlie Parker (1949-1952), Bud Powell,
Stan Getz, Sarah Vaughan (1953-1958), Thelonious Monk, Lennie Tristano,
Eric Dolphy, Miles Davis, Art Pepper, Dizzy Gillespie, John Coltrane e, in anni
più recenti, Chick Corea e Pat Metheny. Un elenco soltanto assai parziale, che
però non lascia spazio a dubbi sulla caratura di questo batterista.
Già dagli anni Cinquanta Haynes si cimenta anche alla guida di propri gruppi.
Dopo alcuni dischi a proprio nome, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta,
la carriera da leader di Haynes ha ripreso slancio a partire dagli anni Novanta.
Oggi, con il gruppo Fountain of Youth continua a proporre un hard swing di
diabolica bellezza e varietà di toni, dimostrando di essere uno dei narratori
musicali più coinvolgenti in circolazione.
A testimonianza del suo enorme contributo alla storia del jazz, nel 2004
Haynes è stato il centounesimo musicista a venire inserito nella Down Beat Hall
of Fame.
MERCOLEDì 12 MAGGIO
Teatro Comunale, ore 21
ROBERTO GATTO carte blanche
- Tribute to Shelly Manne
- Duo con Danilo Rea
- I-Jazz Ensemble 2010
Roberto Gatto, ormai stabilmente collocato sul podio dei migliori batteristi
italiani, è da decenni il motore ritmico delle più affermate formazioni del nostro
jazz: dal Trio di Roma ai gruppi di Rava, D’Andrea, Pieranunzi. Le sue
bacchette sono state anche al servizio di blasonati jazzisti statunitensi: Bob
Berg, Johnny Griffin, George Coleman, Phil Woods, James Moody, Curtis
Fuller, Cedar Walton, Joe Zawinul, Pat Metheny… Da qualche anno Gatto ha
particolarmente intensificato la sua attività da leader, guidando un quartetto, un
quintetto e ora anche formazioni di più grossa taglia.
In occasione delle New Conversations vicentine, Gatto avrà la possibilità di
mettere in mostra il suo talento di strumentista e leader con tre formazioni
musicali assai differenziate una dall’altra. Il duo con Danilo Rea, uno dei suoi
partner musicali di più lunga data, è la situazione ideale per mettere in luce il
virtuosismo solistico. Poi, con un quintetto dall’organico tradizionale, Gatto
celebrerà la figura di uno dei più grandi batteristi-leader della storia del jazz:
Shelly Manne.
Infine Gatto si presenterà alla testa del suo più recente gruppo, l’I-Jazz
Ensemble 2010: la prima grande produzione firmata dall’associazione
nazionale i-jazz, che raggruppa quattordici tra le più importanti organizzazioni
musicali italiane attive in campo jazzistico, tra le quali spicca anche Vicenza
Jazz. Si tratta di un ottetto il cui organico ricorda quello di un recente e
fortunato progetto di Gatto, la super band con la quale ha reso omaggio alle
gesta del progressive rock. Nell’I-Jazz Ensemble 2010 confluiscono musicisti
appartenenti a diverse generazioni, capaci di fornire uno spaccato del migliore
jazz nostrano: alcuni sono da lungo tempo compagni di musica di Gatto, altri
invece entrano per la prima volta nell’orbita del batterista, come il giovanissimo
pianista Alessandro Lanzoni. L’ensemble vive dell’equilibrio tra l’anima più
creativa e avanguardistica rappresentata da Lena, Partipilo, Falzone e il
carattere più nel solco della tradizione di Ionata, Rossi e Lanzoni. La musica
del gruppo, in ampia parte firmata dal leader e per il resto integrata da
contributi di Lena, Falzone, Deidda e Partipilo, oltre a materiale di repertorio, si
sposta dal funk al ripensamento di celebri temi cinematografici.
GIOVEDì 13 MAGGIO
Teatro Olimpico, ore 21
“Una serata col jazz francese”
- BOSSO-LAURENT-TEXIER-ROMANO “Complete Communion”
Il trombettista americano Don Cherry (1936-1995) è stato uno dei protagonisti
significativi della storia del jazz, conquistandosi uno spazio personale tra i
grandi innovatori di questa musica. Originario di Oklahoma City ma cresciuto a
Los Angeles, ha poi vissuto a lungo anche in Europa. Il suo percorso artistico è
stato un ‘vagabondaggio culturale’ tra gli stili più disparati: dagli albori del free
jazz con Ornette Coleman al post-punk dei Rip Rig & Panic, passando per John
Coltrane, Sonny Rollins, Albert Ayler, George Russell…
“Complete Communion” è un concerto in tributo al Don Cherry compositore, al
suo ‘spirito’ musicale, attraverso la realizzazione di nuovi arrangiamenti delle
sue musiche e la composizione di brani originali ispirati al grande artista. A
dare vita a questo omaggio saranno quattro musicisti francesi e italiani di
primissimo piano, riuniti attorno alla figura di Aldo Romano, batterista che
deve il primo passo fondamentale della sua brillante e lunga carriera proprio a
Don Cherry, col quale iniziò a collaborare nel 1963. Al fianco di Romano,
troviamo Henri Texier, anche lui sodale di Cherry negli anni Sessanta, e due
solisti che rappresentano il meglio dell’odierno virtuosismo jazzistico italiano
(Fabrizio Bosso) e francese (Géraldine Laurent).
-
BARBARA CASINI “Formidable!” Homage a Charles Trenet
Barbara Casini ci ha deliziati innumerevoli volte con il suo sconfinato amore
per la musica popolare brasiliana, della quale ha esplorato il repertorio dei più
importanti compositori, con una predilezione, negli ultimi anni, per Chico
Buarque. Ora la cantante toscana (è nata a Firenze nel 1954) cambia
continente, ma non la forma musicale prediletta: la canzone d’autore. Il più
recente progetto della Casini ci porta infatti dall’America Latina alle rive della
Senna, per un omaggio a quei capolavori di ironia e tenerezza che sono le
canzoni di Charles Trenet. Nuove le musiche, ma nuova anche la formazione
che accompagna la Casini: un gruppo composto affermatissimi jazzisti italiani,
tra i quali spicca il ruolo solistico di Fabrizio Bosso.
Senza rinunciare al suo tocco latino negli arrangiamenti, la Casini ripercorre
tutti i periodi creativi dell’indimenticabile cantautore transalpino, le cui ottocento
e più composizioni hanno accompagnato lo svolgersi del secolo scorso dagli
anni Trenta ai Novanta: a canzoni evergreen come Que reste-t-il de nos
amours e Bonsoir jolie madame, si affiancano i più recenti, ma sempre
egualmente poetici e arguti, motivi dell’ultimo disco inciso da Trenet.
VENERDì 14 MAGGIO
Teatro Comunale, ore 21
- DANILO REA & PAOLO DAMIANI plus PIETRO TONOLO
Il duo tra Danilo Rea e Paolo Damiani accosta, oltre che due dei più stimati
jazzisti italiani, due artisti dall’ormai lunghissima storia in comune. Sono infatti
ormai più di venticinque anni che Rea e Damiani suonano assieme, in contesti
dei più vari. Rea è, per esempio, il pianista del recente, fortunatissimo e
pluripremiato progetto discografico di Damiani Al tempo che farà. La formula
del duo con pianoforte e violoncello porta alla massima concentrazione la loro
sintonia artistica, focalizzandosi su un repertorio variegato e capace di destare
un interesse trasversale: si va infatti dalle composizioni originali di entrambi i
musicisti a riletture di Fabrizio De André, Beatles, Chico Buarque, le colonne
sonore di John Williams, sempre, comunque, con un occhio di riguardo per
l’aspetto melodico e l’eleganza timbrica.
In occasione delle New Conversations vicentine, a Rea e Damiani si unirà
Pietro Tonolo, uno dei più interessanti sassofonisti italiani, nonché uno dei più
affermati all’estero, in virtù delle molte collaborazioni con diversi importanti
musicisti statunitensi, tra i quali Gil Evans, Steve Lacy, Joe Lovano, Steve
Swallow, Paul Motian.
- RITA MARCOTULLI "La femme d’à côté” Homage à Truffaut
Concerto multimediale ispirato al film “La signora della porta accanto”
Rita Marcotulli è tra le figure più caratterizzanti del jazz italiano dagli anni
Ottanta a oggi. Formatasi musicalmente nella vivace scena jazzistica romana
dei primi anni Ottanta, la Marcotulli si è inizialmente distinta come eccellente
pianista mainstream, nella qual veste vanta collaborazioni dai risultati
significativi con Chet Baker, Steve Grossman, Joe Henderson, Joe Lovano, Sal
Nistico, Dewey Redman, Billy Cobham, Enrico Rava… Si è poi
progressivamente orientata verso una musica più personale e, per usare un
termine ormai entrato nella musicologia jazzistica, all’europea, ampliando il
novero delle sue collaborazioni (Palle Danielsson, Carlo Rizzo, Maria Pia De
Vito, Michel Benita, Andy Sheppard…) e ponendosi alla guida di gruppi
progettualmente assai caratterizzati, com’è appunto il caso dell’omaggio a
Truffaut, la cui pubblicazione su etichetta Label Bleu fu uno dei casi discografici
del 1998.
SABATO 15 MAGGIO
Teatro Olimpico, ore 21
- JEFF BALLARD Trio
La caratura di Jeff Ballard (nato in California nel 1963) risulta evidente anche
solo citando i musicisti che più assiduamente lo hanno cercato per i propri
gruppi: Pat Metheny, Brad Mehldau, Joshua Redman, Kurt Rosenwinkel e,
soprattutto, Chick Corea. Dopo i primi passi mossi sulla scena newyorkese (tra
l’altro con Lou Donaldson e Buddy Montgomery), fu proprio la chiamata da
parte di Corea, nel 1999, a dare una svolta alla carriera di Ballard, proiettandolo
nell’olimpo del batterismo internazionale. Da allora Ballard ha preso parte a
diverse formazioni di Corea, dal New Trio agli Origin, registrando anche diversi
dischi. In anni recenti Ballard ha poi sviluppato una sua attività da leader,
riscuotendo un particolare successo con il gruppo Fly, co-diretto con Mark
Turner e Larry Grenadier.
Lo stile di Ballard è tra i più rappresentativi del drumming moderno, quindi
capace di coniugare in maniera eclettica la pulsazione swing, quella del postbop e ritmi moderni extrajazzistici.
- ELIO in PIERINO E IL LUPO
con l’Orchestra Jazz dei Conservatori del Veneto
dir. e arr. Roberto Spadoni
Non è cosa nuova un Pierino e il lupo in forma jazzistica, ma di certo non è
comune avere Elio (senza le sue Storie Tese) nelle vesti di narratore di questa
celeberrima e spassosa fiaba in musica. Musica appunto, che non sarà quella
classica escogitata da Sergei Prokofiev, cui si deve l’idea del Pierino e il lupo in
forma musical-narrativa, ma un moderno e coinvolgente arrangiamento per
orchestra jazz preparato da Roberto Spadoni.
A rendere il tutto jazzisticamente esilarante ci penserà poi Elio, sul cui vero
nome qui preferiamo tacere, vista la caparbietà con la quale lo stesso Elio ha
depistato per anni questo dettaglio della sua biografia. Nato a Milano nel 1961,
nel 1979 fonda il gruppo musicale Elio e le Storie Tese, di cui è voce solista.
Dopo un decennio di gloria locale nell’area milanese, a partire dagli anni
Novanta la fama del gruppo cresce progressivamente e inarrestabilmente. Con
una lunga sequenza di dischi, concerti e apparizioni mediatiche, Elio e le Storie
Tese si impongono come una delle rock band più celebri della musica italiana,
conservando sino a oggi la propria carica trasgressiva.