Pdf dedicato alla Memoria di mio Padre, Gabriele Bonvicini. Da "Alcyone" Scelgo questa poesia, "I pastori" perchè mio padre ne sapeva qualche verso a memoria, e la citava spesso. "I pastori" (1903) 1 Settembre, andiamo. è tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi (1) e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio (2) che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente (3) ai fonti alpestri, che (4), sapor d'acqua natia rimanga ne' cuori esuli (5) a conforto, che lungo(6) illuda la lor sete in via. (7) Rinnovato hanno verga d'avellano. (8) E vanno pel tratturo (9) antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, (10) 2 su le vestigia (11) degli antichi padri. O voce di colui che primamente (12) conosce il tremolar della marina! (13) Ora lungh'esso (14) il litoral cammina la greggia (15). Senza mutamento (16) è l'aria. Il sole imbionda sì la viva (17) lana che quasi dalla sabbia non divaria (18). Isciacquio, calpestìo, dolci romori. Ah perchè non son io co' miei pastori? *** 1) I recinti all'aperto sui monti, dove i pastori radunano il 3 gregge per la notte. 2) "Selvaggio" perchè l'Adriatico è un mare che diventa spesso tempestoso; inoltre "selvaggio" è un epiteto consueto in d'Annunzio e in Carducci perchè le spiagge dell'Adriatico appaiono inospitali o solitarie. 3) Con lunga voluttà. 4) Affinché 5) Perchè i pastori lasciano l'Abruzzo per andare in Puglia. 6) "A lungo" 7) "Non faccia sentir loro la sete, né quella materiale, né quella del cuore in esilio". 8) Il bastone di nocciolo con cui i pastori guidano il gregge. 9) I tratturi sono vie larghe e verdeggianti, che discendono le alture conducendo ai piani le migrazioni delle greggi. Il tratturo è definito "antico" perchè esiste fin dai tempi delle 4 più remote migrazioni. 10) "Erbal" è un aggettivo che compare anche in altre Poesie di d'Annunzio. Qui sta a significare: "lungo un silenzioso fiume di erbe". 11) Orme. 12) Per primo. 13) Scorge il mare. è una reminiscenza di Dante: "di lontano/conobbe il tremolar de la marina". 14) Lungo. 15) è citato anche nel "Il fuoco". 16) Calma e dolce, senza niente che la turbi. è una reminiscenza di Dante: "Un'aura dolce, senza mutamento". L'espressione ricorre anche in altre Poesie di d'Annunzio. 17) Perchè non è ancora stata tosata e riveste animali vivi. 18) Non differisce. 5 "Vas spirituale" (Dimora dello Spirito Santo) (1886) Questa Poesia ricalca una Poesia di Jean Lorrain. Un'enigmatica figura femminile siede su un alto seggio regale, con un'arpa in mano. è riccamente vestita e porta un diadema con i segni dello Zodiaco. Intorno a lei, che se ne sta in silenzio, pensierosa, simboli misteriosi creano un'atmosfera da cerimonia iniziatica. Davanti a lei, un vescovo agita il turibolo. Siede una donna bianca (1) e taciturna 6 tenendo l'arpa da le molte chiavi (2) su'l solio (3) ne la sacra ora notturna. Angeli immensi reggon li architravi; e fra simboli oscuri, (4) in su gli incisi cuoi, regine con mitra (5) èsili (6) e gravi (7) stanno cogliendo rossi fiordalisi. Raggian (8) come pianeti i bronzei dischi (9) su le porte di cedro (10) ; e ne li adorni velari (11) i liofanti (12) e i liocorni (13) mesconsi (14) a le giraffe e ai basilischi.(15) Ella, rigida e pura entro la stola, (16) pensa una verità teologale. 7 Chiari i segni de'l ciel zodiacale a lei giran la chioma di viola. (17) Li smeraldi e le piume de li uccelli (18) brillano su'l suo largo vestimento onde (19) le mani cariche di anelli (20) si riposano lungo l'istrumento. (21) E a piè (22) de'l solio (23) il vescovo latino move in ritmo un turibolo (24) d'argento ov'arde con la miraa il belzuino. (25) 1) Pallida. 2) Gli arnesi con cui si accorda l'arpa. 8 3) Sul trono. 4) Misteriosi. 5) Regine adorne di mitra. La mitra è il copricapo dei vescovi. 6) Fragili d'aspetto. 7) Dal portamento severo. 8) Brillano. 9) Piatti ornamentali di bronzo. 10) Legno duro e resistente, ricavata dal cedro del Libano. 11) Sui tendaggi ricamati. 12) Elefanti. 13) Unicorni. 14) Si mescolano. 15) Serpenti che uccidevano con lo sguardo. 16) La lunga veste matronale che arriva fino ai piedi; rende 9 la donna una misteriosa sacerdotessa. 17) Un diadema con i segni dello Zodiaco le gira intorno ai capelli neri dai riflessi violacei. Il diadema è un riferimento a Flaubert e al suo "La tentazione di Sant'Antonio". 18) Un rimando a Flaubert. 19) Uscendo dal quale. 20) Un rimando a Flaubert. 21) Lo strumento. 22) Citazione di Lorrain. 23) Nella prima stampa, si trova "de'l letto". 24) Incensiere. 25) Incenso. 10 "Canto dell'Ospite" (1882) O falce di luna calante che brilli su l'acque deserte, o falce d'argento, qual messe di sogni ondeggia al tuo mite chiarore qua giù! Aneliti brevi di foglie sospiri di fiori dal bosco esalano al mare: non canto, non grido, non suono pe'l vasto silenzio va, oppresso d'amore, di piacere, il popol de' vivi s'addorme... O falce calante, qual messe di sogni ondeggia al tuo mite chiaror qua giù! 11 "Hortus Conclus" (Giardino chiuso) Apparso sul "Mattino" di Napoli nel 1893; la donna amata (Maria Gravina, che diede al Poeta una figlia, Renata) è per il poeta un mistero inaccessibile e inviolabile, è, secondo una citazione teologica, un "hortus conclusus" ovvero un giardino chiuso. Giardini chiusi, appena intraveduti, o contemplati a lungo pe' cancelli che mai nessuna mano al viandante smarrito aprì come in un sogno! Muti 12 giardini, cimiteri senza avelli, (1) ove erra forse qualche spirto amante (2) dietro l'ombre de' suoi beni perduti! Splendon ne la memoria i paradisi inaccessi (3) a cui l'anima inquieta aspirò con un'ansia che fu viva oltre l'ora, oltre l'ira fuggitiva, oltre la luce de la sera estiva dove i fiori effondean qualche segreta virtù (4) da' lor feminei sorrisi (5), e i bei penduli pomi tra la fronda puri come la carne verginale parean serbare ne la polpa bionda 13 sapori non terrestri a non mortale bocca, e più bianche nel silenzio intente le statue guardavan la profonda pace e sognavano indicibilmente. Quel mistero dal gesto d'una grande statua solitaria in un giardino silenzioso al vespero si spande! Su i culmini (6) dei rigidi cipressi, a cui le rose cingono ghirlande (7) inargentasi (8) il cielo vespertino; i fonti occulti (9) parlan sommessi; Biancheggiano ne l'ombra i curvi cori di marmo, (10) ora deserti, ove s'aduna 14 il concilio degli ultimi poeti; tenue su la messe alta dei fiori (11) passa la falce de la nova Luna; ne l'ombra i fonti parlan segreti; (12) rare sgorgan (13) le stelle, ad una ad una; un cigno con remeggio lento (14) fende il lago pura immagine del cielo (15) (desìo d'amori umani ancor l'accende? 16 memoria è in lui del nuzial suo lito? 17) e fluttua nel lene solco il velo (18) de l'antica Tindaride (19), risplende su l'acque il lume de l'antico mito. Di sovrumani amori visioni 15 sorgono su da' vasti orti (20) recinti che mai una divina a lo straniero aprirà coronata di giacinti per lui condurre in alti labirinti di fiori verso il triplice mistero (21) cantando inaudite sue canzoni. Ma quegli (22), folle (23) del profumo effuso dal cor degli invisibili rosai, chino a la soglia (24) come quando adora, pieni d'un sogno non sognato mai. Gli occhi mortali, giù per l'ombre esplora nel profondo crepuscolo in confuso il dominio silente (25) ch'egli ignora. 16 Così la prima volta io vi guardai con questi occhi mortali, Voi, Signora, (26) siete per me come un giardino chiuso. 1) Senza tombe. 2) Il fantasma di qualche innamorato. 3) Dove nessuno è mai entrato. 4) Misteriosa fragranza. 5) Dalle loro corolle simili a labbra di donne sorridenti. 6) Cime. 7) Che il tramonto sembra inghirlandare con i suoi rosei colori. 8) Si sbianca. 9) Nascosti nel folto delle piante. 10) I sedili di marmo disposti in circolo. 17 11) Le stelle, che sono i fiori del firmamento. 12) Si confidano i loro segreti. 13) Le stelle sono le lacrime del cielo e quindi sgorgano; il riferimento è anche pascoliano ("X Agosto"). 14) Muovendo lentamente le zampe. 15) Giove si trasformò in cigno. 16) Il cigno è ancora attratto da amori terrestri, come il cigno in cui si trasformò Giove per unirsi con Leda? 17) Delle sponde dell'Eurota, dove si consumarono le nozze tra il cigno e Leda. 18) La tenue striscia lasciata dal remeggio del cigno sull'acqua sembra un velo di donna fluttuante. 19) Elena, nata dall'amore del cigno e di Leda, qui chiamata Tindaride dal nome Tindaro, il legittimo sposo di Leda. 20) Giardini. 18 21) I tre gradi successivi dell'iniziazione misterica, necessari a introdurre lo straniero nell'inaccessibile "giardino" e nei suoi misteri. 22) Lo straniero. 23) Inebriato. 24) Sulla soglia che non può valicare. 25) Il regno silenzioso. 26) Maria Gravina. "L'espressione è il mio modo unico di vivere. Esprimersi, esprimere è vivere." (Gabriele d'Annunzio) "L'inconsapevole" (1883) (da "Intermezzo di rime") 19 Come da la putredine le vite nuove crescono in denso brulicame (1) e strane piante balzano nutrite da li umori corrotti d'un carname: (2) sgorgano i grandi fior' quali ferite fresche di sangue (3) con un giallo stame e crisalidi (4) enormi seppellite stanno tra le pelurie de'l fogliame (5): così dentro il mio cuore una maligna flora di versi gonfiasi (6); le foglie vanno esalando un triste odore umano.(7) 20 Attratta da'l fulgor de la sanguigna tinta la inconsapevole (8) ne coglie; e il tossico (9) le morde acre la mano. 1) Come un fitto brulicame di vermi o insetti cresce da un corpo in putrefazione. 2) E piante mostruose crescono rapide, alimentate dai liquidi corrotti di un carname putrefatto. (nel testo del 1894: "Truci piante" e "Liquidi fermenti") 3) Spuntano grandi fiori rosso vivo, che sembrano ferite colanti ancora sangue fresco. 4) Lo stadio tra il bruco e la farfalla. 5) Le foglie di questa pianta descritta dal Poeta sono coperte di una fitta peluria. (nel testo del 1894: "Ne le rughe 21 del carneo fogliame") 6) I versi ispirati dalla corruzione della sua vita proliferano rigogliosi come quella vegetazione malata che si alimenta della putredine. 7) è l'odore della decomposizione. 8) "La inconsapevole" è la fanciulla innocente, che legge versi di poesia, attratta dalla loro bellezza, senza sapere che le saranno velenosi, o ancora, una fanciulla che si avvicina a una pianta velenosa, ma di grande bellezza. Questa tematica si trova anche nel "Digitale Purpurea" di Pascoli. 9) Veleno. 22