FAVOLA DI NATALE E fu soltanto luce nella notte tagliata in mille pezzi di stupore … Un angelo consumò le ali e mille anni nel gelo di viaggio. Un usignolo si staccò dai rami del tempo e si fece canto d’amore. I pastori divennero pastori d’improvviso storditi di cielo. Da ogni piega dell’aurora rotolarono misteri e tutti i silenzi e tutti i segreti si svelarono alla pallida luce di una stella che incendiava le stoppie. Un sorriso non sorriso da secoli attendeva nell’immenso di un istante e una scheggia di sole scampata alla notte accarezzò le montagne di neve dove il vento si fece brezza per le valli dell’anima. Poi, nel silenzio immane, qualcuno chiese ad occhi che foravano il buio (erano occhi di stelle e lacrime di luce) cosa fosse quel canto nell’aria e quella selva di spine che gli cresceva dentro senza ferire il cuore. Gli rispose l’incanto di una voce: “Non sai? Null’altro che il sogno nutriva questo tempo di saccheggi, paradisi remoti e nuova manna e paesi con fiumi a latte e miele inquinati dal sangue della guerra. Oggi che il cosmo scuote i suoi silenzi, nella grotta sepolta dalla neve, tra un bue e un asinello, una vergine soffia nel creato sapienza ed innocenza. E dal suo seno di luna una sola goccia di splendore disseta l’universo!”. Adolfo Silveto Boscotrecase (NA)