Numero 7/aprile 2006 COMEDONCHISCIOTTE www.comedonchisciotte.org BENVENUTI AMICI DELLA VERITA' “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero” anonimo arabo. “Non condivido le cose che dici ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirle”. Voltaire Se ti riconosci in queste frasi, sei invitato a collaborare: inviaci articoli, traduzioni, opinioni, commenti, idee e segnala link interessanti. STIAMO CERCANDO TRADUTTORI DALL'INGLESE, DAL FRANCESE E DALLO SPAGNOLO PER CONTATTI E' SEMPRE VALIDO L'INDIRIZZO E-MAIL [email protected] Ricordiamo ai lettori che le sezioni "LETTURE SEGNALATE" e "FORUM" sono aggiornate frequentemente. SE NON FOSSE POSSIBILE ACCEDERE AL SITO... E' sempre disponibile il nostro sito precedente http://it.geocities.com/ comedonchisciotte/index.html (conservate questo indirizzo) Sommario II piani per l’Iran di Seymour M. Hersh V per vendetta di Wayne Madsen WTO, OGM e la supremazia totale di F. William Engdahl II piani per l’Iran di Seymour M. Hersh Il Presidente Bush scenderebbe in guerra per impedire a Tehran di ottenere la bomba? L'amministrazione Bush, mentre sostiene pubblicamente la diplomazia per impedire all'Iran di sviluppare un'arma nucleare, ha aumentato le attività clandestine all'interno dell'Iran e intensificato i piani per un possibile ed importante attacco aereo. Funzionari odierni e passati dell'esercito statunitense e dell'intelligence hanno detto che gruppi di progettisti dell'Aviazione stanno preparando delle liste di bersagli, mentre squadre di truppe da combattimento statunitensi sono state dislocate in Iran, sotto copertura, per raccogliere informazioni sugli obbiettivi e per stabilire contatti con i gruppi di minoranze etniche anti-governative. I funzionari dicono che il Presidente Bush è determinato a negare al regime iraniano la possibilità di iniziare un programma di sperimentazione, previsto per questa primavera, di arricchimento dell'uranio. Le agenzie di intelligence americane ed europee, e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), sono d'accordo che l'Iran sia intento a sviluppare la capacità di produrre armi nucleari. Ma ci sono stime molto differenti su quanto impiegherà, e se la diplomazia, le sanzioni, o l'intervento militare siano il modo migliore per impedirlo. L'Iran insiste che la sua ricerca è solo per usi pacifici, in accordo con il Trattato di NonProliferazione Nucleare, e che non si farà ritardare o dissuadere. C'è una convinzione crescente, tra i membri dell'esercito degli Stati Uniti, e nella comunità internazionale, che l'obbiettivo finale del Presidente Bush nel confronto nucleare con l'Iran sia il cambio di regime. Il Presidente iraniano, 1 Mahmoud Ahmadinejad, ha messo in dubbio la realtà dell'Olocausto e detto che Israele doverebbe essere "eliminata dalla mappa". Bush ed altri nella Casa Bianca lo vedono come un potenziale Adolf Hitler, ha detto un ex alto funzionario dell'intelligence. "Quello è il nome che stanno usando. Dicono, 'L'Iran otterrà forse un'arma strategica e minaccerà un'altra guerra mondiale?' ". Un consulente del governo con stretti legami nella leadership civile nel Pentagono ha detto che Bush era "assolutamente convinto che l'Iran sta per ottenere la bomba" se non fermato. Ha detto che il Presidente crede di dover fare "quello che nessun Democratico o Repubblicano, se eletto nel futuro, avrebbe il coraggio di fare", e "che salvare l'Iran sta per diventare il suo lascito". Un ex funzionario della difesa, che si occupa ancora di temi sensibili per l'Amministrazione Bush, mi ha detto che i piani militari sono stati basati sulla convinzione che "una sostenuta campagna di bombardamenti in Iran umilierà la leadership religiosa e condurrà la popolazione a sollevarsi e abbattere il governo". Ha aggiunto, "Sono rimasto shockato quando l'ho sentito, e mi sono chiesto, 'Cosa stanno fumando?' ". La logica per il cambio di regime è stata articolata ai primi di marzo da Patrick Clawson, un esperto dell'Iran che è il vice-direttore per la ricerca al Washington Institute per la Politica del Vicino Oriente, un sostenitore del Presidente Bush. "Fino a quando l'Iran avrà una repubblica islamica, avrà un programma di armamenti nucleari, almeno in clandestinità", ha detto Clawson al Comitato del Senato per le Relazioni Estere il 2 marzo. "Il punto chiave, dunque, è: Quanto durerà l'attuale regime iraniano?". Quando ho parlato a Clawson, ha enfatizzato che "questa Amministrazione sta impiegando molte energie nella diplomazia". Comunque, ha aggiunto, l'Iran non ha altra scelta che cedere alle richieste degli Stati uniti o affrontare un attacco militare. Clawson ha detto di temere che Ahmadinejad "veda l'Occidente come un fifone e pensa che alla fine cederemo". Dobbiamo essere pronti a trattare con l'Iran se la crisi peggiora". Clawson ha detto che preferirebbe contare sul sabotaggio ed al- tre attività clandestine, come gli "incidenti industriali". Ma, ha sostenuto, sarebbe prudente prepararsi per una guerra più ampia, "dato il modo in cui stanno agendo gli Iraniani. Non è come progettare di invadere il Quebec". Un progettista militare mi ha detto che le critiche della Casa Bianca all'Iran e il tempo sostenuto di pianificazione e attività clandestine si inseriscono in una campagna di "coercizione" diretta all'Iran. "Bisogna essere pronti ad andare, e vedremo come risponderanno", ha detto il funzionario. "Devi mostrare davvero una minaccia per far indietreggiare Ahmadinejad". Ha aggiunto, "la gente pensa che Bush si sia concentrato su Suddam Hussein a partire dall'11 settembre", ma, "dal mio punto di vista, se dovevi nominare una nazione che fosse il suo tarlo in tutti i modi, era l'Iran". (In risposta a richieste dettagliate di commento, la Casa Bianca ha detto che non avrebbe commentato il piano militare, ma ha aggiunto: "Come ha indicato il Presidente, stiamo perseguendo una soluzione diplomatica", il Dipartimento della Difesa ha anche detto che l'Iran era stato trattato con "canali diplomatici", ma non avrebbe lavorato su quelli; la CIA ha detto che c'erano delle "incuranze"in questo resoconto ma senza specificare quali). "Questo è molto più che una questione nucleare", mi ha detto un diplomatico di alto rango a Vienna. "Quello è solo un punto di contesa, e c'è ancora tempo per risolverlo. Ma l'Amministrazione crede che non possa essere risolto finché non controlleranno i cuori e le menti dell'Iran. Il vero problema è chi controllerà il Medio Oriente e il suo petrolio nei prossimi dieci anni". Un ex consigliere del Pentagono sulla guerra al terrore ha espresso un'opinione simile. "Questa Casa Bianca crede che l'unico modo di risolvere il problema sia cambiare la struttura di potere in Iran, che significa guerra". Il pericolo, ha sostenuto, era che "rinforzi anche l'opinione in Iran che l'unico modo di difendere il paese sia avere un potenziale nucleare". Un conflitto militare che destabilizzi la regione potrebbe anche aumentare il rischio del terrore: "Hezbollah entra in gioco", ha detto il consigliere, riferendosi al gruppo terrorista che è considerato uno dei più riusciti al mondo, attualmente partito politico libanese con forti legami in Iran. "E qui subentra Al Qaeda". Nelle ultime settimane, il Presidente ha iniziato silenziosamente una serie di incontri sui piani per l'Iran con pochi senatori chiave e membri del Congresso, tra cui almeno un Democratico. Un alto membro della Commissione per gli Stanziamenti della Casa Bianca, che non ha preso parte agli incontri ma ha discusso i loro contenuti con i suoi colleghi, mi ha detto che non c'erano stati "verbali formali", perché "sono riluttanti a "dare indicazioni alla minoranza. Si stanno lavorando il Senato, selettivamente". Il membro della Casa ha detto che nessuno ai meeting "sta davvero obbiettando" che si parli di guerra. "Le persone che stanno informando sono le stesso che hanno condotto al cambiamento in Iraq. Per la maggior parte, le domande sono sollevate: Come colpirete tutti i siti in una volta sola? Come andrete abbastanza in profondità?" (l'Iran sta costruendo delle strutture edili sotterranee). "Non c'è pressione dal Congresso", non per intraprendere un'azione militare, ha aggiunto il funzionario della Casa Bianca. "L'unica pressione politica è dai tipi che vogliono farlo". Parlando del Presidente Bush, ha detto, "La cosa più preoccupante è che questo tipo ha una visione messianica". Alcune operazioni, apparentemente indirizzate in parte ad intimidire l'Iran, sono già in corso. Gli aerei tattici della Marina Statunitense, che operano da porta-aerei nel Mar Arabico, hanno condotto delle missioni simulate per lo sgancio di armi nucleari – rapide manovre di ascesa note come bombardamento "sopra la spalla" – a partire dalla scorsa estate, ha detto l'ex funzionario, entro la portata dei radar costali iraniani. Lo scorso mese, in una lezione tenuta durante una conferenza sulla sicurezza del Medio Oriente a Berlino, il colonnello Sam Gardiner, un analista militare che insegnava al National War College prima di ritirarsi dall'Aviazione, nel 1987, ha fornito una stima di quel che sarebbe necessario per distruggere il programma nucleare dell'Iran. Lavorando sulle fotografie satellitari degli impianti noti, Gardiner ha stimato che almeno 400 bersagli avrebbero dovuto essere colpiti. Ha aggiunto: Non penso che un progettista militare degli Stati Uniti si fermerebbe lì. Probabilmente l'Iran ha due impianti di produzione chimica. Li colpiremmo. Vorremmo colpire i missili balistici di medio raggio che sono stati trasferiti proprio di recente più vicino all'Iraq. Ci sono quattordici campi aerei con aerei corazzati... Vorremmo sbarazzarci di quella minaccia. Vorremmo colpire le risorse che potrebbero essere usato per minacciare la navigazione sul Golfo. Questo significa prendere di mira i siti dei missili cruise e i sottomarini a gasolio iraniani... Alcuni degli impianti potrebbero essere troppo difficili da prendere di mira anche con armi di penetrazione. Gli Stati Uniti dovranno usare le unità per le Operazioni Speciali. Uno dei possibili piani iniziali dell'eser- 2 cito, come presentato dal Pentagono alla Casa Bianca questo inverno, si appella all'uso di armi nucleari tattiche anti-bunker, come la B6-11, contro i siti nucleari sotterranei. Un bersaglio è il principale impianto con centrifughe dell'Iran, a Natanz, circa duecento miglia a sud di Tehran. Natanz, che non è più sotto le tutele dell'AIEA, a quanto pare ha uno spazio sotterrano in grado di contenere centinaia di centrifughe, e laboratori e spazi di lavoro sepolti approssimativamente 75 piedi sotto la superficie. Quel numero di centrifughe potrebbe fornire abbastanza uranio arricchito per circa 20 testate nucleari all'anno. (L'Iran ha riconosciuto di aver inizialmente tenuto nascosto il suo programma di arricchimento dell'uranio agli ispettori dell'AIEA, ma afferma che nessuna delle sue attività attuali è proibita dal Trattato di Non Proliferazione). L'eliminazione di Natanz sarebbe una grave battuta d'arresto per le ambizioni nucleari dell'Iran, ma le armi convenzionali nell'arsenale statunitense non potrebbero assicurare la distruzione a 75 piedi sotto terra e roccia, specialmente se rinforzati con calcestruzzo. C'è un precedete nella Guerra Freda per prendere di mira bunker molto sottoterra con armi nucleari. Nei primi anni '80-'90, la comunità dell'intelligence statunitense stava a guardare mentre il governo sovietico iniziava a scavare un enorme complesso sotterraneo fuori da Mosca. Gli analisti conclusero che l'impianto sotterraneo era ideato per la "continuità del governo" – in modo che la leadership politica e militare sopravvivesse ad una guerra nucleare. (Ci sono strutture simili, in Virginia e in Pennsylvania, per la leadership statunitense). L'impianto sovietico esiste ancora, e molto di quello che gli Stati Uniti sanno al riguardo resta classificato. "La 'rivelazione' – la prova – "era costituita dai condotti di ventilazione, alcuni dei quali erano camuffati", mi ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence. A quel tempo, ha sostenuto, fu determinato che "solo testate nucleari" avrebbero potuto distruggere i bunker. Ha aggiunto che alcuni analisti dell'intelligence Usa credono che i Russi aiutarono gli Iraniani a progettare il loro impianto sotterraneo. "Vediamo una somiglianza di design", specialmente nei condotti di ventilazione, ha detto. Un ex funzionario di alto livello nel Dipartimento della Difesa mi ha detto che, dal suo punto di vista, persino un bombardamento limitato permetterebbe agli Stati Uniti di "entrare e fare abbastanza danno da rallentare l'infrastruttura nucleare – è fattibile". L'ex funzionario della difesa ha detto: "Gli Iraniani non hanno amici e possiamo dire loro che, se necessario, continueremo a buttare giù le loro infrastrutture. Gli Stati Uniti dovrebbero agire come se fossimo pronti a partire". Ha aggiunto, "Non dobbiamo abbattere tutte le loro difese aere. I nostri bombardieri invisibili e i missili lanciabili fuori tiro nemico funzionano davvero, e possiamo far saltare in aria cose aggiustate. Possiamo anche fare cose sul terreno, ma è difficile e molto pericoloso – o buttare roba cattiva nei condotti di ventilazione e metterli a dormire". Ma quelli che non sono famigliari con il bunker sovietico, secondo un ex alto funzionario dell'intelligence, "dicono 'Non se ne parla'. Devi conoscere quello che sta sotto – per sapere quali ventilatori raggiungono le persone, o i generatori diesel, o quali sono falsi. E c'è molto che non sappiamo". La mancanza di informazioni sicure lascia i progettisti militari, dato l'obbiettivo di distruggere completamenti i siti, con poca scelta se non considerare l'uso di armi nucleari tattiche. "Ogni altra opzione, secondo i sostenitori delle armi nucleari, lascerebbe un vuoto", ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence". " 'Decisivo' è la parola chiave dei piani dell'Aviazione. E' una decisione dura. Ma in Giappone la prendemmo". Ha continuato, "I progettisti nucleari affrontano un lungo addestramento e imparano i dettagli tecnici dei danni e della ricaduta radioattiva – stiamo parlando di nuvole a fungo, radiazioni, vittime di massa, e contaminazioni per anni. Questo non è un test nucleare sotterraneo, dove tutto quello che vedi è la terra un po' alzata. Questi politici non hanno un indizio, e quando qualcuno cerca di uscirne – rimuovendo l'opzione nucleare "viene messo a tacere". L'attenzione prestata all'opzione nucleare ha creato dei gravi sospetti negli uffici dello Stato Maggiore della Difesa, ha aggiunto, e alcuni funzionari hanno parlato di dimissioni. Verso la fine di questo inferno, lo Stato Maggiore della Difesa ha cercato di rimuovere l'opzione nucleare dai piani di guerra in sviluppo per l'Iran – senza successo, ha detto l'ex funzionario dell'intelligence. "La Casa Bianca ha chiesto: 'Perché lo state mettendo in discussione? L'opzione è venuta da voi' ". Il consigliere del Pentagono per la guerra al terrore ha confermato che alcuni nell'Amministrazione stavano guardando seriamente a questa opzione, che ha collegato ad un riemergere di interessi nelle armi nucleari tattiche tra i civili del Pentagono e nei circolo politici. Lo ha chiamato "un treno che deve essere fermato". Ha anche confermato che alcuni agenti ed alti funzionari stavano considerando di dimettersi per via della questione. "Ci sono sentimenti molto forti nell'esercito contro l'impiego di armi nucleari su altri paesi", mi ha detto il consigliere. "Questo arriva ai livelli alti". Presto la questione potrebbe raggiungere un punto di svolta, ha detto, perché lo Stato Maggiore della Difesa era d'accordo nell'inviare al Presidente una raccomandazione ufficiale dichiarando che sono fortemente contrari a considerare l'opzione nucleare per l'Iran. "Il dibattito interno su questo tema si è inasprito nelle ultime settimane", ha detto il consigliere. "E, se gli alti funzionari del Pentagono esprimono la loro opposizione all'uso di armi nucleari di offesa, allora non accadrà mai". Il consigliere ha aggiunto, comunque, che l'idea di usare armi nucleari tattiche in tale situazione ha ottenuto il sostegno dal Comitato Scientifico della Difesa, un gruppo di consultazione i cui membri sono scelti dal Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. "Stanno dicendo al Pentagono che possiamo costruire una B61 con un maggior impatto e meno radiazioni", ha detto. Il presidente del Comitato Scientifico della Difesa è William Schneider Junior, un sotto-segretario di stato nell'Amministrazione Reagan. Nel gennaio del 2001, mentre il Presidente Bush si preparava a prendere ufficio, Schneider ha prestato servizio in un gruppo ad-hoc per le forze nucleari sostenuto dal National Institute for Public Policy, un think tank conservatore. Il rapporto del gruppo raccomandava di trattare le armi nucleari tattiche come una parte essenziale dell'armamentario Usa e faceva notare la loro sostenibilità "per quelle occasioni in cui la distruzione certa e veloce di bersagli ad alta priorità è essenziale e va oltre la prospettiva delle armi convenzionali". Molti firmatari del rapporto sono ora membri eminenti dell'Amministrazione Bush, tra cui Stephen Hadley, il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Cambone, il sotto-segretario alla difesa per l'intelligence; e Robert Joseph, il sotto-segretario di stato per il controllo delle armi e la sicurezza internazionale. Il consigliere del Pentagono ha messo in dubbio il valore degli attacchi aerei. "Gli Iraniani hanno distribuito la loro attività nucleare molto bene, e non abbiamo dubbi su dove si trovi parte del loro equipaggiamento. Potrebbe persino essere fuori dal paese", ha detto, per poi avvertire, come hanno fatto molti altri, che bombardare l'Iran potrebbe provocare "una catena di reazioni" di attacchi sulle strutture statunitensi e i cittadini nel mondo: "Cosa penseranno 1.2 miliardi di Musulmani il giorno in cui attaccheremo l'Iran?". Con o senza l'opzione nucleare, la lista di bersagli potrebbe inevitabilmente estendersi. Un funzionario dell'Amministrazione Bush andato in pensione di recente, che è anche un esperto in pianificazione di guerra, mi ha detto che avrebbe sostenuto vigorosamente un 3 attacco aereo sull'Iran perché "l'Iran è un bersaglio molto più tosto" dell'Iraq. Ma, ha aggiunto, "Se stai per fare un qualunque bombardamento per fermare le testate nucleari, dovresti allo stesso modo migliorare la tua posizione sul campo. Forse colpire alcuni campi di addestramento, e risolvere un sacco di altri problemi". Il consigliere del Pentagono ha detto che, nell'eventualità di un attacco in Iran, l'Aviazione intende colpire molte centinaia di bersagli ma che "il 99 % di loro non ha nulla a che fare con la proliferazione. Ci sono persone che credono sia il modo di agire" – che l'Amministrazione possa raggiungere i suoi obbiettivi politici in Iran con una campagna di bombardamenti, un'idea che è stata sostenta dai neo-conservatori. Se fosse dato l'ordine di un attacco, le truppe da combattimento statunitensi che ora operano in Iran sarebbero in una posizione tale da segnalare i bersagli critici con dei raggi laser, per assicurare l'accuratezza dei bombardamenti e per minimizzare le vittime civili. All'inizio dell'inverno mi fu detto dal consulente governativo con stretti legami civili nel Pentagono che le unità stavano anche lavorando con i gruppi delle minoranze in Iran come gli Azeri a nord, i Baluchi, a sud-est, e i Curdi a nord-est. Le truppe "stanno studiando il terreno, ed elargendo denaro alle tribù etniche, e reclutando guide e pastori dalle tribù locali", ha detto il consulente. Un obbiettivo è mettere "gli occhi sul terreno". Citando un verso dal "Otello", ha detto: "Dammi la prova oculare". L'obbiettivo più ampio, ha detto il consulente, è "incoraggiare le tensioni etniche", e minare il regime. La nuova missione per le truppe da combattimento è un prodotto dell'interesse di lunga data del segretario alla difesa Donald Rumsfeld nell'estendere il ruolo dell'esercito nelle operazioni segrete, che è stato trasformato in politica ufficiale nel Rapporto Quadriennale sulla Difesa del Pentagono, pubblicato a febbraio. Tali attività, se condotte da agenti della CIA, avrebbero bisogno di approvazione presidenziale e dovrebbero essere riportate ai membri chiave del Congresso. "La 'protezione delle forze' è la nuova parola alla moda", mi ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence. Si stava riferendo alla posizione del Pentagono per cui le attività clandestine che possono essere ampiamente classificate come una preparazione del campo di battaglia o come protezione delle truppe siano operazioni militari, non di intelligence, e dunque non sono soggette alla supervisione del Congresso. "I tipi nello Stato Maggiore della Difesa dicono che ci sono molte incertezze in Iran", ha affermato. "Abbiamo bisogno di avere più di quanto avevamo in Iraq. Ora abbiamo segnale verde per fare tutto quello che vogliamo". La profonda sfiducia del Presidente nei confronti di Ahmadinejad ha rafforzato la sua determinazione ad affrontare l'Iran. La prospettiva è stata corroborata da accuse per cui Ahmadinejad, che entrò nelle forze speciali di brigata delle Guardie Rivoluzionarie nel 1986, avrebbe potuto essere coinvolto in attività terroristiche sul finire degli anni '80. (Ci sono dei buchi nella biografia ufficiale di Ahmadinejad in quel periodo). E' stato riferito che Ahmadinejad era collegato a Imad Mughniyeh, un terrorista che è stato implicato nei mortali attentati all'ambasciata Usa e ai marine Usa nelle caserme di Beirut il 1983. Mughniyeh era allora il responsabile sicurezza di Hezbollah; rimane nella lista dei terroristi più ricercati dall'FBI. Robert Baer, che è stato un agente della CIA in Medio Oriente e altrove per due decenni, mi ha detto che Ahmadinejad e i suoi colleghi della Guardia Rivoluzionaria nel governo iraniano "sono in grado di costruire una bomba, nasconderla, e lanciarla su Israele. Sono Sciiti apocalittici. Se sei seduto a Tel Aviv e credi che abbiano testate nucleari e missili – devi sbarazzarti di loro. Questi tipi sono svitati, e non c'è ragione per indietreggiare". Sotto Ahmadinejad, le Guardie Rivoluzionarie hanno esteso la loro base di potere mediante la burocrazia iraniana; entro la fine di gennaio, avevano rimpiazzato migliaia di funzionari civili con i loro membri. Un ex alto funzionario delle Nazioni Unite, che ha molta esperienza dell'Iran, ha raffigurato il cambiamento come "un colpo di stato bianco", con minacciose implicazioni per l'Occidente. "Professionisti del Ministero degli Esteri sono fuori; altri stanno aspettando di essere buttati fuori", ha detto. "Potremmo essere in ritardo. Ora questi individui credono di essere più forti che mai, da quando c'è stata la rivoluzione". Ha affermato che, considerando in particolare l'emergere della Cina come superpotenza, l'attitudine dell'Iran era "Al diavolo l'Occidente. Puoi fare come vuoi". Il supremo leader religioso dell'Iran, Ayatollah Khamenei, è considerato da molti esperti come in una posizione più forte rispetto ad Ahmadinejad. "Ahmadinejad non ha controllo", mi ha detto un diplomatico europeo. "Il potere è diffuso in Iran. Le Guardie Rivoluzionarie sono tra i sostenitori chiave del programma nucleare, ma, in ultima analisi, non penso che ne siano responsabili. Il Leader Supremo ha il voto decisivo sul programma nucleare, e le Guardie non prenderanno iniziative senza la sua approvazione. Il consigliere del Pentagono per la guerra al terrore ha detto che "permettere all'Iran di avere la bomba non è in discussione. Non possiamo avere delle testate cedute ad una rete del terrore. E' semplicemente troppo pericoloso". Ha aggiunto: "tutto il dibattito interno è in che modo procedere per fermare il programma iraniano. E' possibile, ha detto il consigliere, che l'Iran rinuncerà unilateralmente ai suoi piani nucleari – e prevenga un intervento degli Stati Uniti. "Dio potrebbe sorriderci, ma non lo penso. La sostanza è che l'Iran non può diventare un stato con armi nucleari. Il problema è che solo diventando uno stato nucleare l'Iran capirà che non può difendersi dagli Stati Uniti. Succederà qualcosa di brutto". Mentre quasi nessuno mette in dubbio le ambizioni nucleari dell'Iran, c'è un intenso dibattito su quanto presto otterrà la bomba, e cosa fare al riguardo. Robert Gallucci, un ex esperto del governo in non-proliferazione, che è ora il preside della School of Foreign Service a Georgetown, mi ha detto, "In base a quanto ne so, all'Iran potrebbero mancare dagli 8 ai 10 anni" per sviluppare un'arma nucleare lanciabile. Gallucci ha aggiunto, "Se avessero un programma nucleare segreto e potessimo provarlo, non potremmo fermarlo con la negoziazione, la diplomazia, la minaccia di sanzioni. Sarei a favore della sua eliminazione. Ma se lo fai" – se bombardi l'Iran – "senza essere in grado di dimostrare che ci sia un programma segreto, sei nei guai". Lo scorso dicembre, Mei Dagan, il direttore de Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, ha detto al Knesset che l'Iran è distante due anni, al massimo, dall'avere l'uranio arricchito. Da allora, il completamento della loro arma nucleare è solo una questione tecnica". In una conversazione con il sottoscritto, un alto funzionario dell'intelligence israeliana ha parlato di quella che aveva definito la duplicità dell'Iran: "Ci sono due programmi nucleari paralleli" in Iran – il programma dichiarato all'AIEA e un'operazione separata, condotta dall'esercito e dalle Guardie Rivoluzionarie. I funzionari israeliani hanno ripetutamente sostenuto questa tesi, ma Israele non ha prodotta una prova pubblica a sostegno di ciò. Richard Armitage, il vice-segretario di stato durante il primo mandato di Bush, mi ha detto, "Penso che l'Iran abbia un programma segreto di armi nucleari – lo credo, ma non lo conosco". Negli ultimi mesi, il governo pakistano ha dato agli Stati Uniti un nuovo accesso ad A. Q. Khan, il cosiddetto padre della bomba atomica pakistana. Khan, che sta ora vivendo agli arresti domiciliari ad Islamabad, è accusato di aver creato un mercato nero di materiale nucleare; ha fatto almeno una visita clandestina a Tehran verso la fine degli 4 anni '80. Durante gli interrogatori più recenti, Khan ha fornito delle informazioni sulla progettazione delle armi iraniane e sulla loro tabella di marcia per costruire una bomba. "Il quadro è di 'indubbio pericolo' ", ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence. (Il consigliere del Pentagono ha anche confermato che Khan ha "cantato come un canarino"). La preoccupazione, ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence, è che "Khan ha dei problemi di credibilità. E' suggestible, e sta dicendo ai neo-conservatori quello che vogliono sentire" – o quel che potrebbe essere utile al Presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, che è sotto pressione per assistere Washington nella guerra al terrore. "Penso che Khan ci stia ingannando", ha detto l'ex agente dell'intelligence. "Non conosco nessuno che dice, "Ecco la pistola fumante'. Ma le luci stanno iniziando ad accendersi. Ci sta fornendo informazioni sulla tabella di marcia, mentre delle informazioni mirate stanno venendo dalle nostre fonti – sensori e squadre segrete. La CIA, che è stata così danneggiata dalla storie sulle armi di distruzione di massa irachene, sta per andare al Pentagono e nell'ufficio per Vice Presidente per dire, 'E' tutta roba nuova'. Le persone nell'Amministrazione stanno dicendo, 'Ne abbiamo avuto abbastanza'. Il caso dell'amministrazione contro l'Iran è compromesso dalla sua storia nel promuovere false informazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq. In un recente saggio sul sito web di Foreign Policy, intitolato "Fregami due volte", Joseph Cirincione, il responsabile per la non-proliferazione al Carnegie Endowment for International Peace, ha scritto, "La strategia dell'Amministrazione che si sta rivelando sembra essere un tentativo di ripetere la sua vittoriosa campagna per la guerra in Iraq". Ha notato molti paralleli: Il vice presidente degli Stati Uniti ha tenuto un importante discorso incentrato sulla minaccia di una nazione ricca di petrolio in Medio Oriente. Il Segretario di Stato Usa dice al Congresso che la stessa nazione è la nostra più grave sfida globale. Il Segretario della Difesa chiama quella nazione la prima sostenitrice del terrorismo globale. Cirincione ha definito alcune delle affermazioni dell'Amministrazione sull'Iran "discutibili" o mancanti di prove. Quando gli ho parlato, ha chiesto, "Cosa sappiamo? Qual'è la minaccia? La domanda è: quanto è urgente tutto ciò?". La risposta, ha detto, "è nella comunità dell'intelligence e nell'AIEA". (Ad agosto, il Washington Post ha riportato che la più recente stima complessiva dell'Intelligence nazionale prevedeva che all'Iran mancassero dieci anni per diventare una potenza nucleare). Lo scorso anno, l'Amministrazione Bush ha informato i funzionari dell'AIEA su quelle che diceva essere nuove ed allarmanti informazioni sul programma di armi dell'Iran, che è stato recuperato da un laptop iraniano. Le nuove informazioni includevano più di mille pagine con disegni tecnici di sistemi armati. Il Washington Post ha riportato che c'erano anche dei progetti per un piccolo impianto che potrebbe essere usato nel processo di arricchimento dell'uranio. Le fughe di notizie sul laptop sono diventate il punto focale degli articoli sul Times e altrove. I pezzi sono stati prodotti attentamente per far notare che il materiale in questione avrebbe potuto essere inventato a tavolino, ma anche degli alti funzionari Usa sono stati citati dire che sembrava essere vero. Il titolo nel resoconto del Times faceva, "SECONDO UN COMPUTER, GLI STATI UNITI CERCANO DI PROVARE GLI INTENTI NUCLEARI DELL'IRAN". Mi è stato detto in delle interviste con agenti dell'intelligence Usa ed europea, comunque, che il laptop era più sospetto e meno rivelatore di quanto si pensasse. L'Iraniano che possedeva il laptop era stato inizialmente reclutato da agenti dell'intelligence tedesca e statunitense, che lavoravano insieme. Gli Statunitensi, alla fine, hanno perso interesse in lui. I Tedeschi hanno continuato, ma l'Iraniano era braccato dalle forze di contro-spionaggio iraniane. Non è noto dove sia oggi. Alcuni membri della famiglia sono riusciti a lasciare l'Iran con il suo laptop e lo hanno ceduto ad un'ambasciata Usa, a quanto pare in Europa. Era un classico "vieni, sei il benvenuto!". Un agente dell'intelligence europea ha detto, "C'erano alcune esitazioni da parte nostra", su cosa provassero davvero i materiali, "e ancora non siamo convinti". I disegni non erano meticolosi, come suggerivano i resoconti del giornali, "ma aveva il carattere di schizzi", ha detto l'agente europeo. "Non era una prova schiacciante". La minaccia dell'intervento militare Usa ha creato sgomento al quartier generale dell'AIEA, a Vienna. I funzionari dell'agenzia credono che l'Iran voglia essere in grado di costruire un'arma nucleare, ma "nessuno ha presentato uno straccio di prova di un programma parallelo di armi nucleari in Iran", mi ha detto il diplomatico di alto rango. La stima più precisa dell'AIEA è che l'Iran sia a cinque anni di distanza dal costruire una bomba nucleare. "Ma, se gli Stati Uniti non agiscono militarmente, renderanno lo sviluppo di una bomba una questione di orgoglio nazionale iraniano", ha detto il diplomatico. "L'intera questione è la valuta- zione di rischio da parte degli Stati Uniti sulle future intenzioni dell'Iran, e loro non si fidano del regime. L'Iran è una minaccia per la politica Usa". A Vienna, mi è stato detto di un incontro eccessivamente prematuro di quest'anno tra Mohamed ElBaradei, il direttore generale dell'AIEA, che lo scorso anno ha vinto il Premio Nobel per la Pace, e Robert Joseph, il Sotto-Segretario di Stato per il Controllo delle Armi. Il messaggio di Joespeh è stato categorico, ha ricordato un diplomatico: "Non possiamo avere una singola centrifuga in funzione in Iran. L'Iran è una minaccia diretta alla sicurezza nazione degli Stati Uniti e dei nostri alleati, e non lo tollereremo. Vogliamo che Lei ci dia un'assicurazione che non dirà pubblicamente nulla che ci comprometta". La forte mancanza di disponibilità di Joseph non era necessaria, ha detto il diplomatico, poiché l'AIEA era già stata indirizzata a prendere una forte posizione contro l'Iran. "Tutti gli ispettori sono rabbiosi per essere stati ingannati dagli Iraniani, e alcuni pensano che la leadership iraniana sia folle – 100 % folle certificata", ha detto il diplomatico. Ha aggiunto che la preoccupazione prioritaria di ElBaradei è che i leader iraniani "vogliono il confronto, proprio come i neo-con dall'altra parte" – a Washington. "Alla fine, funzionerà solo se gli Stati Uniti accettano di parlare con gli Iraniani". La domanda centrale – se l'Iran sia in grado di procedere con i suoi piani per arricchire l'uranio – è ora al vaglio delle Nazioni Unite, con i Russi ed i Cinesi riluttanti ad imporre sanzioni su Tehran. Uno scoraggiato ex funzionario dell'AIEA mi ha detto verso la fine di marzo che, a questo punto, "non c'è nulla che gli Iraniani possano fare per ottenere un risultato positivo. La diplomazia Usa non lo permette. Anche se annunciassero la fine dell'arricchimento, nessuno crederebbe loro. E' un punto morto". Un altro diplomatico di Vienna mi ha chiesto, "Perché l'Occidente rischierebbe di andare in guerra contro quel tipo di bersaglio senza lasciare all'AIEA di verificare? Siamo economici, e possiamo creare un programma che costringa l'Iran a mettere le proprie carte in tavolo". Un ambasciatore occidentale a Vienna ha espresso una simile angoscia per l'accantonamento dell'AIEA da parte della Casa Bianca. Ha detto, "Se non credi che l'AIEA possa istituire un sistema di ispezioni – se non tu fidi di loro – puoi solo bombardare": C’è poca simpatia per l'AIEA da parte dell’amministrazione Bush e dei suoi alleati europei. “Siamo abbastanza irritati con la direzione generale”, mi ha detto il diplomatico ruropeo. “Il suo approccio base è stato descriverla come 5 una disputa tra partecipanti con ugual peso. Ma non lo è. Noi siamo i buoni! El Baradei sta da tempo insistendo sull’idea di lasciare che l’ Iran abbia un piccolo programma di arricchimento nucleare, che è una cosa ridicola. Il suo lavoro non è far pressioni su argomentazioni false che sostengono un serio rischio di proliferazione.” Gli Europei sono comunque preoccupati dalla loro sempre più realistica sensazione che il Presidente Bush e il Vice-Presidente Dick Cheney ritengano necessaria una campagna di bombardamenti, e che il loro vero obiettivo sia un cambio di regime. “Tutti hanno la stessa preoccupazione, ma nonostante ciò gli Stati Uniti vogliono che il regime cambi”, come mi ha riferito un consigliere diplomatico europeo. Ed ha aggiunto, “Gli Europei posso giocare un ruolo se non sono costretti a scegliere tra lo stare dalla parte dei Russi e dei Cinesi o dalla parte di Washington per qualcosa che non vogliono. La loro politica è tenere gli Statunitensi occupati con qualcosa con cui gli Europei possono convivere. Questo potrebbe essere insostenibile”. “I Britannici pensano che sia proprio una cattiva idea,” ha detto Flynt Leverett, ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale e adesso membro anziano del Brookings Institution al Saban Center“, e sono davvero preoccupati che [gli Europei] agiranno in quel modo”. Il consigliere diplomatico europeo ha ammesso che l’Ufficio degli Esteri Britannico era a conoscenza del piano di guerra di Washington ma che, “senza una ‘pistola fumante', sarà difficile coinvolgere militarmente gli Europei in Iran”. Egli ha detto che i Britannici “sono nervosi per il fatto che gli Statunitensi agiranno contro gli Iraniani, senza venire a compromessi”. Il diplomatico Usa ha detto di essere stato scettico che l’Iran, dato il suo profilo, potesse aver ammesso tutto quello che stava facendo, ma “per quello che ne sappiamo, gli Iraniani non sono al punto in cui potevano già far funzionare centrifughe“ per arricchire uranio in quantità elevata. Una ragione per perseguire la via diplomatica era, ha detto, l’essenziale pragmatismo iraniano. “Il regime agisce nel perseguimento dei proprio interessi”, ha sostenuto. I leader iraniani “mantengono una linea d’approccio dura sulla questione nucleare e chiamano gli Statunitensi ingannatori“, credendo che più decisi sono, più è probabile che l’Occidente si piegherà”. Ma, ha aggiunto, “da quello che abbiamo visto con l’Iran, rimarranno super-fiduciosi fino al momento della loro ritirata”. Il diplomatico ha continuato, “Un cattivo comportamento non merita di essere premiato, e questa volta non è il momento di fare concessioni. Abbiamo bisogno di trovare dei modi per imporre dei costi sufficienti da rendere il regime sano. Sarà qualcosa che non lascerà molto margine, ma penso che se c’è unità nell’opposizione [Stati Uniti ed Europa] e il prezzo imposto – nelle sanzioni – è sufficiente, essi potrebbero accettare la sconfitta. E' ancora troppo presto per arrendersi ai metodi dell’ONU”. Ed ha aggiunto, “se il processo diplomatico non funziona, non c'è alcuna soluzione militare. Ci potrebbe essere un’opzione militare, ma l’ impatto rischia di essere catastrofico”. Tony Blair, il Primo Ministro Britannico, è stato negli anni il più affidabile alleato di George Bush anni fino all’invasione dell'Iraq nel 2003. Ma egli ed il suo partito sono stati tormentati da una serie di scandali finanziari, e la sua popolarità è molto diminuita. Jack Straw, il Segretario degli Esteri, ha dichiarato lo scorso anno che l’azione militare contro l’Iran era inconcepibile”. Blair è stato più cauto, affermando pubblicamente che non bisognerebbe mai escludere alcuna opzione. Anche altri funzionari europei hanno espresso simile scetticismo riguardo alla convenienza di una campagna di bombardamenti Usa. “L’ economia iraniana naviga in cattive acque, e Ahmadinejad non è un buon politico“, mi ha detto l'agente dell’intelligence europea. “Egli beneficerà politicamente del bombardamento Usa. Puoi anche bombardare, ma i risultati saranno peggiori”. Un attacco statunitense, ha detto, separerebbe gli Iraniani comuni, tra cui quelli che potrebbero simpatizzare per gli Stati Uniti. “L’ Iran non vive più nell’Età della Pietra, ed i più giovani hanno accesso ai film a libri statunitensi, e li adorano". “Se ci fosse una aggressione nei confronti dell’ Iran, i mullah avrebbero gravi problemi a lungo termine”. Un altro funzionario europeo mi ha detto che era consapevole di come in molti, a Washington, volevano che gli Stati Uniti intervenissero. “Sono sempre i soliti individui”, ha detto, con un linguaggio di rassegnazione. “C’è la convinzione che la diplomazia sia destinata a fallire. I tempi si restringono”. Alleato chiave con un importante voce in capito è Israele, la cui leadership ha messo in guardia per anni sul fatto che ogni tentativo dell’Iran di iniziare l’ arricchimento dell’uranio era considerato come punto di non ritorno. Diversi funzionari mi hanno detto che l’ interesse della Casa Bianca nel prevenire un attacco di Israele su territori musulmani, che provocherebbe ripercussioni in tutta la regione, è stato uno dei motivi che ha spinto alla decisione di iniziare l’attuale programma operativo. Durante un discorso a Cleveland il 20 marzo, il Presidente Bush ha descritto l’ostilità di Ahmadinejad verso Israele come una “seria minaccia. E' una minaccia alla parola pace”. Ed ha aggiunto, “Sono stato chiaro, e sarò chiaro di nuovo, che useremo la forza militare per proteggere il nostro alleato Israele”. Qualunque bombardamento Usa, mi ha detto Richard Armitage, dovrebbe tenere presenti le seguenti domande: “Cosa accadrà negli altri paesi Islamici? Che probabilità ha l’ Iran di raggiungerci e colpirci a livello globale – cioè, terrorismo? La Siria e il Libano faranno pressioni su Israele? Quali consequenze comporta un attacco alle nostre già ridotta reputazione internazionale? Ed inoltre, cosa significherebbe questo per Russia, Cina e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU? L’Iran, che adesso produce quasi quattro milioni di barili di petrolio al giorno, non avrebbe bisogno di interrromperne la produzione per danneggiare il mercato mondiale del petrolio. Potrebbe barricare o minare lo Stretto di Hormuz, il passaggio di 34 miglia attraverso il quale il petrolio del Medio Oriente raggiunge l’Oceano Indiano, anche se il funzionario della Difesa andato in pensione di recente abbia respinto le consequenze strategiche di tali azioni. Mi ha detto che la Marina Usa potrebbe comunque mantenere i trasporti attivi conducendo missioni di salvataggio ed impiegando navi dragamine. “E' impossibile bloccare il passaggio”, ha aggiunto. Il consigliere del governo con legami al Pentagono ha anche detto di credere che il problema del petrolio potrebbe essere gestito rivelando che gli Usa possiedono abbastanza riserve strategiche da tenere gli Stati Uniti in funzione per 60 giorni. Comunque, coloro che fanno parte del business del petrolio con cui ha parlato erano meno ottimisti; un esperto dell’industria ha stimato che il prezzo per barile si alzerebbe immediatamente, in ogni luogo, dai 90 ai 100 dollari a barile, e anche più in alto, a seconda della durata e dell’estensione del conflitto. Michel Samaha, un veterano Libanese, politico cristiano, ed ex membro del consiglio del ministri a Beirut, mi ha detto che la ritorsione iraniana potrebbe essere indirizzata sui giacimenti di gas e petrolio allo scoperto in Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e negli Emirati Arabi Uniti. “Sarebbero a rischio,” ha detto, “e questo potrebbe portare alla vera jihad dell’Iran contro l’Occidente. Avremmo un disordine mondiale”. L’ Iran potrebbe anche dare inizio ad un’ondata di attacchi terroristi in Iraq e in altri paesi, con l’aiuto degli Hezbollah. Il 2 Aprile, il Washington Post ha riportato che i preparativi per contare tutti i potenziali attacchi “stanno por- 6 tando via tutto il tempo” alle agenzie di Intelligence Usa. “La migliore rete di terrore nel mondo è rimasta neutrale durante la guerra al terrore degli scorsi anni”, ha affermato un consigliere del Pentagono sulla guerra al terrore riferendosi agli Hezbollah. “Questo li farebbe reagire e ci metterebbe contro il gruppo che cacciò Israele fuori dal sud del Libano. Se andiamo contro l’Iran, gli Hezbollah non siederanno a nostro fianco. A meno che Israele non se ne sbarazzi, essi si mobiliteranno contro di noi”. ( Quando ho chiesto al consulente del governo circa tale eventualità, egli ha risposto che, se gli Hezbollah lanciassero missili contro il nord di Israele, “Israele ed il nuovo governo Libanese li spazzerebbero via). Il consigliere ha continuato, "Se procediamo, la metà meridionale dell'Iraq sarebbe accesa come una candela". Gli Statunitensi, i Britannici e le altre forze di coalizione in Iraq sarebbero a rischio molto maggiore di attaco dalle truppe iraniane o dalle milizie sciite che operano su ustruzione dell'Iran (l'Iran, che è prevalentemente sciita, ha stretti legami con i partiti sciiti in Iraq). Un generale in pensione a quattro stelle mi ha detto che, nonostante le ottomila truppe Britanniche nella regione, “gli Iraniani potrebbero prendere Bassora con dieci mullah ed un furgone equipaggiato di altoparlanti. “Se tu attacchi, “ mi ha detto a Vienna il diplomatico di alto rango, “Ahmadinejad sarà il nuovo Saddam Hussein del mondo Arabo, ma con più credibilità e più potere. Dovremo accettarne le consequenze e stare dalla parte degli Iraniani”. Il diplomatico ha continuato, “Ci sono persone a Washington che sarebbero scontente se riuscissimo a trovare una soluzione. Stanno ancora lavorando sull’isolamento ed il cambio di regime. Questo è ciò che si vuole.” Ed ha aggiunto, “ L’opportunità di agire è adesso”. Seymour Hersh Copyright © CondéNet 2006 Fonte: http://www.newyorker.com Link: http://www.newyorker.com/ fact/content/articles/060417fa_fact Traduzione dall'inglese di Carlo Martini e Manrico Toschi per www.comedonchisciotte.org V per vendetta di Wayne Madsen Non capita spesso che un film condizioni la classe politica di una nazione; ebbene questo è il caso di "V per Vendetta", uscito nelle sale cinematografiche il giorno di San Patrizio [1]. La pellicola è ambientata in un futuro abbastanza vicino, in un’Inghilterra governata dal partito conservatore che ha instaurato un governo fascista, ed in questa situazione si muove il protagonista chiamato "V", un prigioniero politico orribilmente sfigurato fuggito da una sorta di lager governativo, che indossa una maschera da Guy Fawkes, un mantello nero ed un capello, ed ha un arsenale di armi fantastiche; (insomma, una specie di clone di Zorro, Batman e del Fantasma dell’Opera). V fa saltare per aria l’Old Bailey (il Tribunale Penale di Londra) e la House of Parliament per vendicarsi dei genocidi e della politica repressiva perpetrati dal governo fascista. Una piccola precisazione storica: Guy Fawkes tentò di fare esplodere il Parlamento con della polvere da sparo nel 1605 in un complotto ordito dalla Spagna e dai Cattolici, fu catturato ed impiccato ma ben presto divenne un eroe popolare per la classe operaia inglese e da allora il 5 novembre viene celebrato il Guy Fawkes Day con spettacoli pirotecnici. [Nota per i filomonarchici anglofili: certo, so che diversi britannici il 5 novembre bruciano l’effigie di Guy Fawkes, ma molti altri ne celebrano le gesta eroiche sparando fuochi d’artificio. Sono stato molte volte in Gran Bretagna durante questa festa e so benissimo cosa Fawkes rappresenti per tutte le persone che disprezzano i pederasti e gli imbecilli che compongono la Famiglia Reale, la House of Lords e la House of Commons. E’ davvero un peccato che Fawkes non sia riuscito a spedire all’inferno monarchia e parlamento nel lontano 1605… Il Nord-America non sarebbe mai stato invaso da Padri Pellegrini e Puritani con le conseguenti paranoie e idiozie religiose che pos- siamo notare oggigiorno. Il che vorrebbe dire che George W. Bush sarebbe probabilmente un pastore depravato in qualche fattoria dello Shropshire]. Ciò che ha fatto letteralmente infuriare i nostri mass-media di destra e fascisti sono i continui riferimenti al regime di Bush e alle sue guerre. Nel film, ad esempio, un dissidente politico conserva in una stanza segreta opere d’arte e manifesti censurati, e tra questi spicca un poster presente a Londra nelle manifestazioni di protesta contro la guerra in Iraq, in cui la bandiera statunitense e la Union Jack sono unite da una svastica con la scritta “Coalizione dei Volenterosi”. Si accenna anche ad un crollo degli Stati Uniti, che vengono definiti una “exnazione” devastata dalla guerra civile e da un virus mortale dopo le invasioni di Iraq (la guerra attuale), Siria e Kurdistan; i cappucci neri sulle teste dei detenuti politici sono all’ordine del giorno così come gli allarmi terroristici. Non solo la TV è sotto il completo controllo del governo fascista ma, anche la Royal Mail è stata privatizzata e rinominata “British Freight & Co.”. Si fa inoltre riferimento ad un genocidio perpetrato dai fascisti inglesi in Irlanda, e non deve essere stata una scelta completamente casuale far uscire proprio il giorno di San Patrizio un film che tratta della repressione della libertà da parte di un governo fascista in Inghilterra [2]. Il Partito Conservatore ottiene il controllo definitivo del potere diffondendo in Gran Bretagna un virus mortale che causa la morte di migliaia di persone. Si scopre poi che i membri leader del Partito possiedono azioni delle case farmaceutiche ideatrici dei vaccini, e in questo modo si arricchiscono ver- 7 gognosamente. Diversi alti funzionari del regime guidato da Bush hanno realmente interessi in case farmaceutiche coinvolte nell’ideazione di vaccini contro antrace, vaiolo e influenza aviaria, tra cui Donald Rumsfeld, l’ex amministratore delegato di G.D. Searle (poi venduta a Monsanto). E i riferimenti presenti in "V per Vendetta” all’influenza aviaria creata dal governo con lo scopo di ingannare i media e confondere i cittadini è un altro chiaro legame tra il messaggio anti-fascista del film e gli attuali governi guidati da Bush e Tony Blair. Il futuro prossimo della Gran Bretagna è caratterizzato da un canale televisivo propagandistico chiamato “British Television Network” simile alle odierne Fox o Sky News, il cui principale giornalista-contaballe è un razzista di destra che si diletta a fare casino in una speciale doccia costruita all’interno del suo ufficio (mmm, mi chiedo chi possa mai essere in realtà questo tipo!). C’è anche il braccio destro del Cancelliere Superiore, un personaggio pelato, grasso e assolutamente rivoltante, che si occupa di organizzare i piani più sporchi e crudeli (e questo tipo? chi sarà mai?). Non può mancare il Vescovo d’Inghilterra a cui piacciono molto le bambine piccole, e che potrebbe benissimo essere un leader qualunque della nostra cosiddetta “maggioranza moralista” (al limite sostituendo in alcuni casi “bambine piccole” con “bambini piccoli”). Alla fine tutti questi personaggi maligni vengono eliminati uno ad uno dal nostro eroe “V”. E probabilmente è questo ciò che, più di qualsiasi altra cosa, ha fatto davvero spaventare i leader della destra; sanno che un giorno sarà presentato loro un conto da pagare per tutti i danni che hanno fatto a Stati Uniti, Iraq, alle Nezioni Unite e al diritto internazionale, ai popoli e alle nazioni di tutto il mondo; quel conto sarà ben più salato di una bacchettata sulle mani e la destra sta cominciando a rendersene conto: alcuni di loro hanno capito di essersi spinti troppo in là e stanno cercando di ammorbidire le proprie posizioni. La sinistra è sempre stata tollerante solo fino a un certo punto. Ma con le spalle al muro i progressisti di tutto il mondo hanno sempre capito come trattare i propri nemici sconfitti: basta pensare a cosa è successo a Hans Frank, Wilhelm Frick, Julius Streicher, Ernst Kaltenbrunner, Pierre Kaval, Vidkun Quisling e altri leader fascisti del Ventesimo Secolo. “V” espone una massima che si sta gia diffondendo su internet: “Le persone non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi a dover aver paura delle persone.” Pare che anche nel mondo reale ci sarà la corsa per accaparrarsi una maschera di Guy Fawkes, e qualche “V” rossa dipinta con lo spray su manifesti e muri sta già cominciando ad apparire. Perché no? Facciamo capire ai governi neo-con, ai loro sottoposti e leccapiedi, per mezzo di un fiorire di “V” rosse ovunque, che loro ed i loro sostenitori dovrebbero avere molta paura del popolo. Alcuni media di destra (ad esempio Town Hall, Men’s News Daily e WorldNetDaily) stanno già attaccando il film definendolo, tra le altre cose, filo-terrorista, filo-omosessuale, filo-marxista, anti-cristiano e filo-islamofascista-disinistra (senza contare che la co-protagonista Natalie Portman è israeliana di nascita). Un tipo di nome Ted Baehr, che scrive per WorldNetDaily, ha definito il Parlamento inglese fatto esplodere da V nel film “uno dei più antichi simboli che rappresenta democrazia e repubblica nella civiltà occidentale”. Che cosa buffa, l’ultima volta che sono andato in Gran Bretagna mi sembra di ricordare abbastanza bene che fosse una monarchia! Ma si sa, la storia non è il punto forte dei conservatori; il loro idolo, George W. Bush, non è neppure in grado di leggere un libro di storia, anche se probabilmente ha ascoltato la versione del Mein Kampf su cassetta. I conservatori hanno molte ragioni per cui preoccuparsi del film “V per Vendetta”: prima di tutto assisteranno ad un massiccia ritirata alle elezioni di novembre (e guai a loro se dovessero riprovare un’altra volta con i brogli elettorali); poi, con la vittoria elettorale, seguiranno inevitabilmente le accuse, i processi, gli impeachment, le incarcerazioni, e, se sarà necessario, le deportazioni, o meglio, come venivano chiamate ai tempi di Guy Fawkes, gli esilii. Wayne Madsen Note del traduttore: [1] San Patrizio cade il 17 marzo [2] Saint Patrick (San Patrizio) era anche il nome di un battaglione irlandese che disertò dall'esercito statunitense durante la la guerra contro il Messico. V per Vendetta è la trasposizione cinematografica di un'opera a fumetti di Alan Moore e David Lloyd. Fonte: http://www.waynemadsenreport.com/ Link: http://www.waynemadsenreport.com/mar18-2706.htm Traduzione dall'inglese a cura di Andrea Gusmeroli per www.comedonchisciotte.org WTO, OGM e la supremazia totale Le norme del WTO antepongono il libero scambio del mercato agricolo alle preoccupazioni nazionali sulla salute pubblica di F. William Engdahl traddicendo il reclamo di Bruxelles che affermava l’inesistenza di tale moratoria. I giudici hanno sancito che l'UE era “colpevole” di non applicare le sue stesse regole e di un “immotivato ritardo” nel seguire le prescrizioni del WTO. Secondo quanto trapelato del documento, il tribunale ha affermato che, riguardo al prodotto in questione, il completamento formale dell’approvazione a seminare determinate piante OGM era stato ritardato eccessivamente, in particolare nel caso di 24 prodotti, su una lista di 27, che la Commissione Europea a Bruxelles aveva precedentemente ammesso. Il tribunale ha inoltre raccomandato che il Dispute Settlement Body (DSB) (Organo per la risoluzione delle dispute), il poliziotto del commercio mondiale, richiamasse l'UE a conformare le sue norme “in ottemperanza agli obblighi assunti con l’Accordo SPS”. La mancata adesione alle richieste della WTO puo’ comportare centinaia di milioni di dollari all’anno in penali. In Febbraio, un'organizzazione privata con poteri unici sull’industria, il commercio e l'agricoltura mondiali, ha emesso una Bozza Preliminare d’Ordinanza su un caso vecchio di tre anni. Il caso fu sollevato dall’Amministrazione Bush nel maggio del 2003 contro le normative dell’ Unione Europea che ostacolano la diffusione delle sementi e degli alimenti alterati geneticamente. La decisione del WTO, che deve essere confermata in Dicembre, influira’ sulla vita e la morte di questo pianeta piu’ di quanto si possa immaginare. L’ordinanza e’ stata emessa da un tribunale speciale composto da tre membri della World Trade Organization (WTO) (Organizzazione Mondiale del Commercio, OMC) di Ginevra, in Svizzera. La decisione del WTO aprirà i cancelli all'introduzione forzata di colture e prodotti alimentari manipolati geneticamente, OGM, o organismi geneticamente modificati, come sono conosciuti tecnicamente, nella regione di produzione agricola più importante al mondo: l’Unione Europea. La sentenza del WTO nasce da una protesta ufficiale presentata dai governi di Stati Uniti, Canada e Argentina, tre delle nazioni a più vasta contaminazione di OGM al mondo. Il tribunale, presieduto da Christian Haberli, un burocrate di medio livello dell'Ufficio dell’Agricoltura svizzero, ha stabilito che l'UE aveva applicato una moratoria “de facto” sulle importazioni di prodotti OGM, fra il Giugno del 1999 e l’Agosto del 2003, con- Commercio Über Alles SPS significa Sanitary and Phytosanitary Measures (Misure Sanitarie e Fitosanitarie). Potrebbe sembrare che le deliberazioni del WTO abbiano a cuore la salute pubblica, in realtà è vero l'opposto; secondo le regole del libero scambio, sara’ consentito il minimo controllo sanitario ed ogni nazione che tenti qualcosa di più rigoroso, come l’UE e il suo divieto di importare carne agli ormoni dagli Stati Uniti, potra’ essere giudicata colpevole dal WTO di “limitazione scorretta della concorrenza economica.” Oggi l'UE deve pagare annualmente un'indennità di 150 milioni di dollari per mantenere il divieto di importare dagli Stati Uniti la carne di bovini trattati con ormoni. Le regole del WTO hanno di fatto anteposto gli interessi del libero scambio nel settore agricolo alle politiche sanitarie nazionali; quando la sentenza diverra’ definitiva alla fine di quest'anno, la Commissione UE dovra’ completare l’approvazione per le 24 richieste di semina di colture OGM in sospeso. Questo significherà un’invasione di nuovi prodotti OGM nell'agricoltura europea. Monsanto, Syngenta ed altre multinazionali hanno gia’ approfittato delle falle legislative dei nuovi membri dell’Unione, come la Polonia, per ottenere l’introduzione di OGM. D’ora in avanti sarà molto più facile. I governi pro-OGM come quello di Angela Merkel in Germania potranno sostenere di eseguire semplicemente gli “ordini” del WTO Qual’e’ l'importanza di questa decisione del WTO, sempre che non 8 cambi prima di Dicembre? Essa rappresenta una breccia importante e pericolosa nel sistema agricolo europeo, per la maggior parte non-OGM, che consentira’ a potenti multinazionali quali la Monsanto, la Dow Chemicals o la DuPont di calpestare gli sforzi nazionali o regionali nel contrastare l’avanzata degli OGM. Per questo motivo, è potenzialmente la decisione più devastante nella storia dei trattati del mercato mondiale. Una questione strategica per Washington Il caso giunse per la prima volta davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio in una serie di documenti consegnati dal governo Bush nel Maggio del 2003, proprio mentre l'occupazione militare dell’Irak entrava in una nuova fase. Il Presidente americano tenne una breve conferenza stampa per dire al mondo che gli Stati Uniti querelavano formalmente l'UE, accusando la sua moratoria sull’approvazione dei prodotti OGM di essere una causa di morte per fame in Africa. Secondo questa logica contorta, il fatto che l’Europa, una delle piu’ importanti regioni industrializzate, ponesse un veto alle sementi OGM, avrebbe indotto i governi africani piu’ scettici a diffidare degli aiuti OGM americani. Questo, secondo Bush, causava un’immotivata “malnutrizione” in Africa poiche’ alcune nazioni rifiutavano gli aiuti alimentari dell’USDA in forma di eccedenze di raccolti OGM. Il problema di come rompere la resistenza dell’Unione Europea alla proliferazione delle colture OGM è una delle più importanti priorità strategiche per i controllori della politica di Washington dal 1992, quando l’allora Presidente George H.W. Bush, padre dell’attuale, emano’ un’Ordinanza Esecutiva nella quale si affermava che le colture OGM quali la soia o il mais sono “sostanzialmente equivalenti” a quelle ordinarie e, pertanto, non necessitano di particolari studi o verifiche di sicurezza sanitaria. Quella “equivalenza sostanziale” decretata da Bush nel 1992 ha spalancato le porte alla diffusione incontrollata di OGM nell’agricoltura america- na. Di fatto, alla base della denuncia del 2003 alla WTO, e a tutto vantaggio degli interessi del mercato agricolo ed in particolare della Monsanto, Dow, DuPont ed altre societa’, c’e’ l’accusa di Washington all'UE di aver violato la dottrina della “equivalenza sostanziale” americana! Finche’ l'UE, il secondo mercato agricolo mondiale, si opporra’ strenuamente all'introduzione di colture geneticamente modificate e non testate, la diffusione globale della rivoluzione OGM rimarra’ strategicamente paralizzata. Da decenni, la spaccatura del sistema protezionistico dell’agricoltura europea, che ruota intorno al Programma Comune sull’Agricoltura, è stato uno specifico obiettivo strategico, politico e commerciale del governo degli Stati Uniti e dell’industria agricola americana. La nascita del WTO nel 1995, come risultato dei negoziati del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio) durante gli incontri dell’Uruguay Round negli anni ‘80, offri’ per la prima volta la possibilità di costringere l'UE a cedere alle minacce di sanzioni degli Stati Uniti. Il piano segreto della WTO Quando a Dicembre sara’ pubblicato e diverra’ ufficiale il giudizio definitivo del tribunale di Ginevra, salvo non vengano apportati cambiamenti alle 1.050 pagine della sentenza preliminare, cadra’ la principale barriera alla propagazione globale di prodotti alimentari GM altamente instabili e per la maggior parte non testati. Si diffonderanno senza controllo, come e’ accaduto negli USA, a meno che la pressione politica della piu’ scettica popolazione europea non costringa la Commissione UE a pagare una multa al WTO piuttosto che cedere alle sue richieste. È importante capire cosa sia questo WTO che tanto potere esercita sulle leggi dei singoli stati. Quale e’ il suo mandato e chi ne controlla le politiche? Dalla fine della seconda guerra mondiale e dopo l’entrata in vigore del sistema monetario deciso a Bretton Woods, le trattative del commercio mondiale si svolgevano secondo l’Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio (GATT) (NdT col termine GATT ci si puo’ riferire sia all’accordo in se’, sia all’organizzazione che lo gestisce e lo sviluppa) , una serie di negoziati commerciali su questioni specifiche, fra Stati membri specifici. Nel settembre del 1986, su pressione degli Stati Uniti, si diede inizio alla sessione del GATT nota come Uruguay Round, a Punta del Este, in Uruguai. Il risultato fu la creazione di 9 una nuova, potentissima agenzia privata internazionale: il WTO. A fine 1994 il Congresso degli Stati Uniti voto’ a favore dell’associazione al WTO; non vi fu quasi dibattito. A Washington era chiaro a tutti chi avrebbe dominato il nuovo ente. A differenza del GATT, che non aveva potere esecutivo, e che richiedeva il voto unanime dei paesi membri per stabilire le multe, il WTO raggruppava in se’ la possibilita’ di imporre pesanti sanzioni economiche e l’autorita’ per farle rispettare. Ancora più importante, il suo meccanismo decisionale e’ coperto da segreto e manca di una supervisione democratica; le questioni fondamentali della vita economica planetaria sono discusse a porte chiuse nella sede del WTO a Ginevra, a Washington o a Bruxelles. Puo’ scegliere gli “esperti” come piu’ ritiene ed ignorare le prove che meglio ritiene. Nella disputa sugli OGM, tre dei quattro esperti scientifici provenivano da istituti del Regno Unito e degli Stati Uniti, due paesi prevalentemente pro-OGM. (1) Due anni prima, nel 1992, al Congresso sulla Bio-Diversita’ di Rio (CBD, Convention on Biological Diversity), 175 governi delle Nazioni Unite hanno firmato una convenzione sulla sicurezza e il trattamento degli OGM, nella quale, tra l’altro, la Comunità mondiale decise che si doveva analizzare l’impatto sanitario ed economico dell'agricoltura OGM, prima di permetterla in un paese. Il governo americano di Bush padre, si oppose strenuamente al CBD, sostenendo che un protocollo sulla Bio-Sicurezza era inutile. Secondo l'accordo della CBD, si poteva proibire le importazioni di OGM. L'industria OGM, con in testa Monsanto, DuPont e la Dow americana, ha sabotato questo accordo. Un gruppo di sei nazioni che controllano la Biotecnologia o il mercato OGM mondiale (Canada, Argentina, Uruguai, Australia Cile e USA) ha forzato una clausola nel testo del CBD che subordinerebbe il Protocollo sulla Bio-sicurezza al WTO. Hanno sostenuto che limitare il commercio basandosi su “indimostrate” preoccupazioni sulla sicurezza biologica e’ da considerarsi un “ostacolo al libero scambio” secondo le regole del WTO! La legge sulla responsabilità sostiene, tradizionalmente, che un nuovo prodotto deve essere dimostrato sicuro prima di essere immesso sul mercato. La decisione del WTO assegna l’onere della prova non al produttore OGM, ma alle vittime potenziali, accollandogli la responsabilita’ ed i problemi legati alla sicurezza sanitaria. Infine, gli Stati Uniti hanno distrutto il protocollo sulla Bio-sicurez- za rifiutando di includervi la soia ed il mais, il 99% di tutti i prodotti OGM, rendendolo di fatto inutile riguardo le tematiche di sicurezza sanitaria. Il WTO e’ un’arma in mano alla potente coalizione tra Washington e i giganti dell’industria OGM guidati dalla Monsanto. All'inizio del 1992, Bush, su consiglio della Monsanto e dei colossi emergenti del mercato americano OGM, decreto’ che le sementi GM erano “sostanzialmente equivalenti” ai semi ordinari. Essendo “sostanzialmente equivalenti”, le sementi GM non necessitavano di particolari analisi o controlli sanitari prima dell'immissione sul mercato; una questione cruciale per il futuro della Monsanto e della lobby OGM. Con un Ordine Esecutivo del Presidente, gli Stati Uniti decretavano innoque le sementi OGM e quindi superflui i controlli sulla salute e la sicurezza. Ci si assicuro’ che questo principio passasse anche al neonato WTO sotto forma dell'Accordo Sanitario e Fitosanitario (SPS), che dichiara: “i criteri e le norme alimentari intesi a proteggere le popolazioni o gli animali da infezioni e parassiti possono potenzialmente essere usati come ostacolo al libero scambio intenzionale.” L’accusa americana all’Europa nella denuncia in questione e’ proprio di aver violato l’Accordo SPS del WTO. Altre regole del WTO, contenute nell'Accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio (TBT, Technical Barriers to Trade) pribiscono agli Stati membri di usare criteri o analisi nazionali, leggi sulla sicurezza alimentare e sulla qualita’ del prodotto, definendoli “scorrette barriere commerciali.” L'effetto di queste due decisioni (made in USA) del WTO comporta la possibilita’ per Washington di poter sempre affermare che qualsiasi governo che limiti l'importazione di OGM per una loro potenziale minaccia alla salute o alla sicurezza nazionali, cade in violazione delle regole del libero scambio. Al riparo dell’Accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio, gli Stati Uniti sostengono che non e’ necessaria l’identificazione delle sementi OGM, dal momento che non hanno subito una “sostanziale trasformazione” rispetto a quelle normali o comunque non GM. Convenientemente, si ignora il fatto che Washington sostenga allo stesso tempo che gli OGM, a causa del processo di ingegneria genetica, sono sufficientemente “trasformati”, cioè non equivalenti all’originale, da essere brevettati come “nuovi” prodotti ed essere quindi protetti dagli accordi del TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights, Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprieta’ Intellettuale) del WTO. L'Accordo sull’Agricoltura Il cuore del meccanismo del WTO è l'Accordo sull'Agricoltura (AoA, Agreement on Agriculture), che sotto la “pelle di pecora” del libero scambio, nasconde il “lupo” del potere monopolistico, e privato, dell’industria agricola OGM. Secondo l’AoA, dal 1995 i paesi in via di sviluppo sono stati costretti ad eliminare le quote di importazione e ridurre drasticamente le tariffe protettive; contemporaneamente, l’Amministrazione Bush approvava l’aumento a 80 milioni di dollari delle sovvenzioni per gli agricoltori del mercato americano. L'effetto principale e’ stato di consentire al potente monopolio dei cinque maggiori gruppi industriali del grano -- Cargill, ADM, Bunge, Andre (precedentemente) e Louis Dreyfus – l’aumento vertiginoso dell’esportazione sottocosto della materia prima, incrementando al massimo i loro profitti corporativi e rovinando milioni di famiglie di coltivatori in tutto il mondo. L’Accordo sull’Agricoltura ignora la realtà del mercato agricolo, che e’ qualitativamente differente, per esempio, da quello delle automobili o dei CD. L’agricoltura, la salute pubblica e la sicurezza alimentare sono il cuore della sovranità nazionale di ogni Stato e del suo obbligo di fornire ai cittadini i mezzi basilari di sussistenza. L'agricoltura è fondamentale a tale riguardo, insieme con il diritto all'acqua. L’AoA è stato scritto dai colossi americani dell’indutria agricola come Cargill, ADM, Monsanto e DuPont, per agevolare il proprio progetto, il cui unico scopo è la massimizzazione dei profitti ed il monopolio sul mercato, senza riguardo alle conseguenze sull’umanita’. Il loro obiettivo è il controllo di un mercato agricolo mondiale che vale mille miliardi di dollari. Il vero autore dell’AoA fu Daniel Amstutz, un ex vice presidente della Cargill Grain, che a quel tempo lavorava per l'Ufficio dei Rappresentanti del Commercio a Washington, prima di ritornare al mercato del grano.(3). 10 Chi controlla il WTO? Il controllo sostanziale sulle decisioni del WTO, decisioni che hanno pieno potere sul diritto internazionale e possono costringere i governi ad abrogare le leggi nazionali sulla salute e la sicurezza pubbliche, è detenuto dagli interessi privati di un cartello di societa’ dell’industria agricola americana. Non esiste una forma di controllo pubblico o democratico sul potere del WTO. Sulla carta, le norme del WTO sono stabilite sul consenso unanime di tutti i 134 Stati membri. In realtà, quattro paesi, guidati dagli USA, decidono sulle questioni fondamentali dell'agricoltura e degli altri mercati. Come per il Fondo Monetario Internazionale (IMF, International Monetary Fund) e la Banca Mondiale (WB, World Bank), Washington esercita un controllo decisivo dietro le scene, sempre nell’interesse dell’industria agroalimentare. I quattro che controllano il WTO sono i cosiddetti paesi del QUAD: USA, Canada, Giappone ed Unione Europea. Il WTO è stato pensato per imporre i bisogni delle grandi aziende private sul diritto legittimo all’autodeterminazione di intere nazioni ed a governi democraticamente eletti. Il WTO ha una missione: applicare le regole del “libero scambio”, un programma che è tutto fuorche’ “libero”, ma che favorisce appieno gli interessi dei giganti dell’industria agricola. Secondo le norme secretate del WTO, una nazione puo’ impugnare le leggi di un’altra che ne limitino il commercio. Il caso riceve allora udienza da un tribunale o una corte di tre burocrati commerciali, generalmente influenti avvocati corporativi con una propensione al libero mercato. Gli avvocati non sono vincolati da leggi sul conflitto d’interessi, tanto che un avvocato della Monsanto può giudicare su un caso dove siano coinvolti gli interessi materiali della stessa societa’. Non esiste, inoltre, una norma per cui i giudici del WTO debbano rispettare le leggi di un qualsiasi paese; i tre giudici si incontrano segretamente senza rivelare il dove o il quando. Tutti i documenti della corte sono confidenziali e non sono pubblicati a meno che non lo richieda una delle parti. È una versione moderna dell’Inquisizione Spagnola, ma molto più potente. L'UE ha vietato l'importazione dagli USA della carne di bovini trattati con ormoni e gli Stati Uniti hanno presentato una querela formale al WTO. Esiste un approfondito studio indipendente che dimostra come gli ormoni presenti nella carne americana siano cancerogeni, tuttavia i tre giudici hanno decretato che l’UE non ha presentato “validi” motivi scientifici che convalidassero il divieto ed e’ stata pertanto condannata a pagare annualmente 150 milioni di dollari agli USA per i mancati introiti.(4) I potenti interessi privati che controllano la politica agricola del WTO preferiscono rimanere nell’ombra sotto forma di poco pubblicizzate ONG (Organizzazioni Non Governative) come l’IPC (International Food and Agricultural Trade Policy Council, Consiglio Internazionale per le Politiche del Commercio Alimentare ed Agricolo – abbreviata in International Policy Council, Consiglio per la Politica Internazionale). L’IPC fu creato nel 1987 per esercitare pressioni nella stesura delle norme del GATT ai colloqui in Uruguai. L’IPC chiese la rimozione delle “barriere di alta tariffa” nei pæsi in via di sviluppo, tacendo, pero’, sugli ingenti sussidi governativi pagati negli USA all’industria agricola. Uno sguardo alla lista dei membri dell’ IPC rende evidente quali siano gli interessi rappresentati. Il presidente dell’IPC è Robert Thompson, ex Assistente al Segretario del Dipartimento dell’Agricoltura americano ed ex consigliere economico del Presidente. Sono inoltre presenti: Bernard Auxenfans, Presidente della Monsanto Global Agricultural Company ed ex Presidente della Monsanto Europa; Allen Andreas della ADM/Toepfer; Andrew Burke della Bunge (Stati Uniti); Dale Hathaway, ex funzionario del Dipartimento dell’Agricoltura USA e a capo di IFPRI (Stati Uniti). Tra gli altri soci dell’IPC ricordiamo: Heinz Imhof, Presidente di Syngenta (Svizzera); Rob Johnson della Cargill e membro del Consiglio Consultivo sulla Politica Agricola dell’USDA (United States Department of Agriculture); Franz Fischler, ex Commissario per l’Agricoltura alla Commissione Europea; Guy Legras (Francia), ex Direttore Generale dell’Agricoltura all’UE; Donald Nelson della Kraft Foods (Stati Uniti); Joe O'Mara dell'USDA; Hiroshi Shiraiwa della Mitsui & Co (Giappone); Jim Starkey, ex Assistente del Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti (USTR); Hans Joehr, Responsabile per l’Agricoltura della Nestle; Jerry Steiner della Monsanto (Stati Uniti). Tra i membri emeriti troviamo Ann Veneman, membro della Calgene californiana prima di diventare Segretaria all'Agricoltura per George W. Bush nel 2001. L’IPC è controllato dai colossi americani dell’agricoltura, che beneficiano delle normative del WTO che loro stessi hanno scritto. A Washington, ormai, l'USDA non rappresenta più gli interessi dei piccoli coltivatori familiari; l’USDA e’ la lobby delle multinazionali del settore agroindustriale, il loro strumento per definire politiche vantaggiose. Quella sugli OGM è l'esempio più eclatante. Anche Bruxelles e’ dominata dalle lobby OGM Il potere di queste grandi societa’ dell’industria agricola e OGM si estende al controllo delle politiche della Commissione Europea di Bruxelles, come suggerisce la presenza di Franz Fischler in un’influente organizzazione pro-OGM come l’IPC. Sono anni che gli esperti europei in agricoltura sanno che le politiche del grano non vengono gestite dai governi nazionali, ma dalle Cinque Grandi, le potenti societa’ guidate dalla Cargill e da ADM, alle quali si sono ora aggiunte la Monsanto, la DuPont, la Syngenta e la lobby OGM. Ne è chiara testimonianza l'annuncio recente di nuovo programma europeo, SAFEFOODS, successore del controverso progetto pro-OGM ENTRANSFOOD. ENTRANSFOOD venne pensato per “facilitare la penetrazione del mercato OGM in Europa e portare l'industria europea in una posizione competitiva.” ENTRANSFOOD, ora chiamato in modo rassicurante SAFEFOODS (Alimenti sicuri), sostiene di voler mettere insieme i diversi punti di vista sugli alimenti GM; in realtà, il principale gruppo di lavoro (Working Group 1), responsabile dei test di sicurezza sui cibi transgenici (Safety Testing of Transgenic Foods) e’ composto non da organizzazioni indipendenti dei consumatori, ma da Monsanto, Unilever, Bayer, Sygenta e BIRRA International, una societa’ di consulenza vicina al settore agricolo e all’industria farmaceutica. Allo stesso modo, il Dott. Harry Kuiper, uno scienziato olandese, e’ sia membro del gruppo di studio sulla sicurezza degli alimenti GM di SAFEFOODS, sia il Coordinatore di SAFEFOODS stesso. Kuiper presiede l’organo giudicante dell’Autorita’ Europea per la Sicurezza degli Alimenti OGM (European Food Safety Authority GMO) ed ha guidato un’infamante e crudele campagna di discredito nei confronti dello scienziato genetista dott. Arpad Pusztai, che oso’ affermare pubblicamente che esistevano prove allarmanti di danni organici nelle cavie alimentate con patate transgeniche, e che venne licenziato (dal Rowett Research Institute, NdT) nel 1999 su intervento della Monsanto.(5) Il WTO oggi non è altro che il poliziotto globale della potente lobby OGM e delle Corporations ad essa legate. 11 Con il nuovo governo tedesco di coalizione del Cancelliere Angela Merkel e del Ministro per l’Agricoltura Horst Seehofer, che sostiene ufficialmente il ruolo della Germania come futuro leader nelle Bio-tecnologie e nel settore OGM, l’impatto delle ultime due sentenze del WTO sulla sicurezza alimentare in Europa e nel mondo rischia di mettere il nostro pianeta in una situazione di grande pericolo. F. William Engdahl* *Editore Contribuente di Global Research ed autore del libro “A Century of War: Anglo-American Oil Politics and the New World Order” (Un secolo di Guerra: la politica petrolifera AngloAmericana e il Nuovo Ordine Mondiale) Pluto Press Ltd. Ha appena completato la stesura di un libro sugli OGM dal titolo “‘Seeds of Destruction: The Hidden Political Agenda Behind GMO” (I semi della distruzione: il progetto politico nascosto dietro gli OGM). Puo’ essere contattato tramite il suo sito: www.engdahl.oilgeopolitics.net Note: 1.Abreu, Marcelo de Paiva, “Brazil, the GATT and the WTO: History and Prospects – Brasile, il GATT e il WTO: Storia e Prospettive”, settembre 1998, Dipartimento di Economia, PUC, Rio de Janeiro, No.392. 2. “Gli OGM e il WTO: Revocato il diritto di dire di No”, del Movimento per lo Sviluppo Mondiale, novembre 1999, www.wdm.org.uk . 3. Murphy, Sophia, “Accordo del WTO sull’Agricoltura: modello adeguato al sistema alimentare globale?”, Politica Estera in Focus, v.7, no.8, giugno 2002. 4. Montague, Peter, UAW Local 1981/AFL-CIO, Il WTO e il libero mercato, Fondazione per la Ricerca Ambientale, in www.garynull.com . 5. “PR Operation on GM Foods again exposes EFSA industry-bias,” Press release, 29.12.2004. www.gmwatch.org Fonte: www.globalresearch.ca Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20060329&articleId=2202 Traduzione a cura di Trimegisto per www.comedonchisciotte.org