numero 7 - Memoteca

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Numero 7/aprile 2006
COMEDONCHISCIOTTE
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il proprio pensiero per accordarlo
alla verità. Disonesto è colui
che cambia la verità per accordarla
al proprio pensiero”
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“Non condivido le cose che dici
ma difenderò sino alla morte
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Sommario
II piani per l’Iran
di Seymour M. Hersh
V per vendetta
di Wayne Madsen
WTO, OGM
e la supremazia totale
di F. William Engdahl
II piani per l’Iran
di Seymour M. Hersh
Il Presidente Bush scenderebbe in
guerra per impedire a Tehran di ottenere la bomba?
L'amministrazione Bush, mentre sostiene pubblicamente la diplomazia per
impedire all'Iran di sviluppare un'arma
nucleare, ha aumentato le attività clandestine all'interno dell'Iran e intensificato i piani per un possibile ed importante attacco aereo. Funzionari odierni e
passati dell'esercito statunitense e dell'intelligence hanno detto che gruppi di
progettisti dell'Aviazione stanno preparando delle liste di bersagli, mentre
squadre di truppe da combattimento
statunitensi sono state dislocate in
Iran, sotto copertura, per raccogliere
informazioni sugli obbiettivi e per stabilire contatti con i gruppi di minoranze
etniche anti-governative. I funzionari dicono che il Presidente Bush è determinato a negare al regime iraniano la
possibilità di iniziare un programma di
sperimentazione, previsto per questa
primavera, di arricchimento dell'uranio.
Le agenzie di intelligence americane ed
europee, e l'Agenzia Internazionale per
l'Energia Atomica (AIEA), sono d'accordo che l'Iran sia intento a sviluppare la
capacità di produrre armi nucleari. Ma
ci sono stime molto differenti su quanto
impiegherà, e se la diplomazia, le sanzioni, o l'intervento militare siano il modo migliore per impedirlo. L'Iran insiste
che la sua ricerca è solo per usi pacifici, in accordo con il Trattato di NonProliferazione Nucleare, e che non si
farà ritardare o dissuadere.
C'è una convinzione crescente, tra i
membri dell'esercito degli Stati Uniti, e
nella comunità internazionale, che l'obbiettivo finale del Presidente Bush nel
confronto nucleare con l'Iran sia il cambio di regime. Il Presidente iraniano,
1
Mahmoud Ahmadinejad, ha messo in
dubbio la realtà dell'Olocausto e detto
che Israele doverebbe essere "eliminata dalla mappa". Bush ed altri nella Casa Bianca lo vedono come un potenziale Adolf Hitler, ha detto un ex alto
funzionario dell'intelligence. "Quello è il
nome che stanno usando. Dicono, 'L'Iran otterrà forse un'arma strategica e
minaccerà un'altra guerra mondiale?' ".
Un consulente del governo con stretti
legami nella leadership civile nel Pentagono ha detto che Bush era "assolutamente convinto che l'Iran sta per
ottenere la bomba" se non fermato.
Ha detto che il Presidente crede di
dover fare "quello che nessun Democratico o Repubblicano, se eletto nel
futuro, avrebbe il coraggio di fare", e
"che salvare l'Iran sta per diventare il
suo lascito".
Un ex funzionario della difesa, che si
occupa ancora di temi sensibili per
l'Amministrazione Bush, mi ha detto
che i piani militari sono stati basati sulla
convinzione che "una sostenuta campagna di bombardamenti in Iran umilierà la leadership religiosa e condurrà la
popolazione a sollevarsi e abbattere il
governo". Ha aggiunto, "Sono rimasto
shockato quando l'ho sentito, e mi sono chiesto, 'Cosa stanno fumando?' ".
La logica per il cambio di regime è stata articolata ai primi di marzo da Patrick Clawson, un esperto dell'Iran che
è il vice-direttore per la ricerca al Washington Institute per la Politica del Vicino Oriente, un sostenitore del Presidente Bush. "Fino a quando l'Iran avrà
una repubblica islamica, avrà un programma di armamenti nucleari, almeno
in clandestinità", ha detto Clawson al
Comitato del Senato per le Relazioni
Estere il 2 marzo. "Il punto chiave, dunque, è: Quanto durerà l'attuale regime
iraniano?".
Quando ho parlato a Clawson, ha enfatizzato che "questa Amministrazione
sta impiegando molte energie nella diplomazia". Comunque, ha aggiunto, l'Iran non ha altra scelta che cedere alle
richieste degli Stati uniti o affrontare un
attacco militare. Clawson ha detto di
temere che Ahmadinejad "veda l'Occidente come un fifone e pensa che alla
fine cederemo". Dobbiamo essere
pronti a trattare con l'Iran se la crisi
peggiora". Clawson ha detto che preferirebbe contare sul sabotaggio ed al-
tre attività clandestine, come gli "incidenti industriali". Ma, ha sostenuto, sarebbe prudente prepararsi per una
guerra più ampia, "dato il modo in cui
stanno agendo gli Iraniani. Non è come
progettare di invadere il Quebec".
Un progettista militare mi ha detto che
le critiche della Casa Bianca all'Iran e il
tempo sostenuto di pianificazione e attività clandestine si inseriscono in una
campagna di "coercizione" diretta all'Iran. "Bisogna essere pronti ad andare,
e vedremo come risponderanno", ha
detto il funzionario. "Devi mostrare
davvero una minaccia per far indietreggiare Ahmadinejad". Ha aggiunto, "la
gente pensa che Bush si sia concentrato su Suddam Hussein a partire
dall'11 settembre", ma, "dal mio punto
di vista, se dovevi nominare una nazione che fosse il suo tarlo in tutti i modi,
era l'Iran". (In risposta a richieste dettagliate di commento, la Casa Bianca ha
detto che non avrebbe commentato il
piano militare, ma ha aggiunto: "Come
ha indicato il Presidente, stiamo perseguendo una soluzione diplomatica", il
Dipartimento della Difesa ha anche
detto che l'Iran era stato trattato con
"canali diplomatici", ma non avrebbe
lavorato su quelli; la CIA ha detto che
c'erano delle "incuranze"in questo resoconto ma senza specificare quali).
"Questo è molto più che una questione
nucleare", mi ha detto un diplomatico
di alto rango a Vienna. "Quello è solo
un punto di contesa, e c'è ancora tempo per risolverlo. Ma l'Amministrazione
crede che non possa essere risolto finché non controlleranno i cuori e le
menti dell'Iran. Il vero problema è chi
controllerà il Medio Oriente e il suo petrolio nei prossimi dieci anni".
Un ex consigliere del Pentagono sulla
guerra al terrore ha espresso un'opinione simile. "Questa Casa Bianca crede
che l'unico modo di risolvere il problema sia cambiare la struttura di potere
in Iran, che significa guerra". Il pericolo,
ha sostenuto, era che "rinforzi anche
l'opinione in Iran che l'unico modo di
difendere il paese sia avere un potenziale nucleare". Un conflitto militare che
destabilizzi la regione potrebbe anche
aumentare il rischio del terrore: "Hezbollah entra in gioco", ha detto il consigliere, riferendosi al gruppo terrorista
che è considerato uno dei più riusciti al
mondo, attualmente partito politico libanese con forti legami in Iran. "E qui
subentra Al Qaeda".
Nelle ultime settimane, il Presidente ha
iniziato silenziosamente una serie di incontri sui piani per l'Iran con pochi senatori chiave e membri del Congresso,
tra cui almeno un Democratico. Un alto membro della Commissione per gli
Stanziamenti della Casa Bianca, che
non ha preso parte agli incontri ma ha
discusso i loro contenuti con i suoi
colleghi, mi ha detto che non c'erano
stati "verbali formali", perché "sono riluttanti a "dare indicazioni alla minoranza. Si stanno lavorando il Senato,
selettivamente".
Il membro della Casa ha detto che
nessuno ai meeting "sta davvero obbiettando" che si parli di guerra. "Le
persone che stanno informando sono
le stesso che hanno condotto al cambiamento in Iraq. Per la maggior parte,
le domande sono sollevate: Come
colpirete tutti i siti in una volta sola?
Come andrete abbastanza in profondità?" (l'Iran sta costruendo delle
strutture edili sotterranee). "Non c'è
pressione dal Congresso", non per intraprendere un'azione militare, ha aggiunto il funzionario della Casa Bianca. "L'unica pressione politica è dai tipi che vogliono farlo". Parlando del
Presidente Bush, ha detto, "La cosa
più preoccupante è che questo tipo
ha una visione messianica".
Alcune operazioni, apparentemente
indirizzate in parte ad intimidire l'Iran,
sono già in corso. Gli aerei tattici della
Marina Statunitense, che operano da
porta-aerei nel Mar Arabico, hanno
condotto delle missioni simulate per lo
sgancio di armi nucleari – rapide manovre di ascesa note come bombardamento "sopra la spalla" – a partire
dalla scorsa estate, ha detto l'ex funzionario, entro la portata dei radar costali iraniani.
Lo scorso mese, in una lezione tenuta
durante una conferenza sulla sicurezza
del Medio Oriente a Berlino, il colonnello Sam Gardiner, un analista militare
che insegnava al National War College
prima di ritirarsi dall'Aviazione, nel
1987, ha fornito una stima di quel che
sarebbe necessario per distruggere il
programma nucleare dell'Iran. Lavorando sulle fotografie satellitari degli impianti noti, Gardiner ha stimato che almeno 400 bersagli avrebbero dovuto
essere colpiti. Ha aggiunto:
Non penso che un progettista militare
degli Stati Uniti si fermerebbe lì. Probabilmente l'Iran ha due impianti di produzione chimica. Li colpiremmo. Vorremmo colpire i missili balistici di medio raggio che sono stati trasferiti proprio di recente più vicino all'Iraq. Ci sono quattordici campi aerei con aerei
corazzati... Vorremmo sbarazzarci di
quella minaccia. Vorremmo colpire le risorse che potrebbero essere usato per
minacciare la navigazione sul Golfo.
Questo significa prendere di mira i siti
dei missili cruise e i sottomarini a gasolio iraniani... Alcuni degli impianti potrebbero essere troppo difficili da prendere di mira anche con armi di penetrazione. Gli Stati Uniti dovranno usare le
unità per le Operazioni Speciali.
Uno dei possibili piani iniziali dell'eser-
2
cito, come presentato dal Pentagono
alla Casa Bianca questo inverno, si appella all'uso di armi nucleari tattiche
anti-bunker, come la B6-11, contro i siti
nucleari sotterranei. Un bersaglio è il
principale impianto con centrifughe
dell'Iran, a Natanz, circa duecento miglia a sud di Tehran. Natanz, che non è
più sotto le tutele dell'AIEA, a quanto
pare ha uno spazio sotterrano in grado
di contenere centinaia di centrifughe, e
laboratori e spazi di lavoro sepolti approssimativamente 75 piedi sotto la superficie. Quel numero di centrifughe
potrebbe fornire abbastanza uranio arricchito per circa 20 testate nucleari all'anno. (L'Iran ha riconosciuto di aver
inizialmente tenuto nascosto il suo programma di arricchimento dell'uranio
agli ispettori dell'AIEA, ma afferma che
nessuna delle sue attività attuali è proibita dal Trattato di Non Proliferazione).
L'eliminazione di Natanz sarebbe una
grave battuta d'arresto per le ambizioni
nucleari dell'Iran, ma le armi convenzionali nell'arsenale statunitense non
potrebbero assicurare la distruzione a
75 piedi sotto terra e roccia, specialmente se rinforzati con calcestruzzo.
C'è un precedete nella Guerra Freda
per prendere di mira bunker molto sottoterra con armi nucleari. Nei primi anni
'80-'90, la comunità dell'intelligence
statunitense stava a guardare mentre il
governo sovietico iniziava a scavare un
enorme complesso sotterraneo fuori
da Mosca. Gli analisti conclusero che
l'impianto sotterraneo era ideato per la
"continuità del governo" – in modo che
la leadership politica e militare sopravvivesse ad una guerra nucleare. (Ci sono strutture simili, in Virginia e in
Pennsylvania, per la leadership statunitense). L'impianto sovietico esiste ancora, e molto di quello che gli Stati Uniti sanno al riguardo resta classificato.
"La 'rivelazione' – la prova – "era costituita dai condotti di ventilazione, alcuni
dei quali erano camuffati", mi ha detto
l'ex alto funzionario dell'intelligence. A
quel tempo, ha sostenuto, fu determinato che "solo testate nucleari" avrebbero potuto distruggere i bunker. Ha
aggiunto che alcuni analisti dell'intelligence Usa credono che i Russi aiutarono gli Iraniani a progettare il loro impianto sotterraneo. "Vediamo una somiglianza di design", specialmente nei
condotti di ventilazione, ha detto.
Un ex funzionario di alto livello nel Dipartimento della Difesa mi ha detto
che, dal suo punto di vista, persino un
bombardamento limitato permetterebbe agli Stati Uniti di "entrare e fare abbastanza danno da rallentare l'infrastruttura nucleare – è fattibile". L'ex
funzionario della difesa ha detto: "Gli
Iraniani non hanno amici e possiamo
dire loro che, se necessario, continueremo a buttare giù le loro infrastrutture.
Gli Stati Uniti dovrebbero agire come
se fossimo pronti a partire". Ha aggiunto, "Non dobbiamo abbattere tutte le
loro difese aere. I nostri bombardieri invisibili e i missili lanciabili fuori tiro nemico funzionano davvero, e possiamo
far saltare in aria cose aggiustate. Possiamo anche fare cose sul terreno, ma
è difficile e molto pericoloso – o buttare
roba cattiva nei condotti di ventilazione
e metterli a dormire".
Ma quelli che non sono famigliari con il
bunker sovietico, secondo un ex alto
funzionario dell'intelligence, "dicono
'Non se ne parla'. Devi conoscere quello che sta sotto – per sapere quali ventilatori raggiungono le persone, o i generatori diesel, o quali sono falsi. E c'è
molto che non sappiamo". La mancanza di informazioni sicure lascia i progettisti militari, dato l'obbiettivo di distruggere completamenti i siti, con poca
scelta se non considerare l'uso di armi
nucleari tattiche. "Ogni altra opzione,
secondo i sostenitori delle armi nucleari, lascerebbe un vuoto", ha detto l'ex
alto funzionario dell'intelligence". " 'Decisivo' è la parola chiave dei piani dell'Aviazione. E' una decisione dura. Ma
in Giappone la prendemmo".
Ha continuato, "I progettisti nucleari affrontano un lungo addestramento e imparano i dettagli tecnici dei danni e della ricaduta radioattiva – stiamo parlando di nuvole a fungo, radiazioni, vittime
di massa, e contaminazioni per anni.
Questo non è un test nucleare sotterraneo, dove tutto quello che vedi è la terra un po' alzata. Questi politici non
hanno un indizio, e quando qualcuno
cerca di uscirne – rimuovendo l'opzione nucleare "viene messo a tacere".
L'attenzione prestata all'opzione nucleare ha creato dei gravi sospetti negli
uffici dello Stato Maggiore della Difesa,
ha aggiunto, e alcuni funzionari hanno
parlato di dimissioni. Verso la fine di
questo inferno, lo Stato Maggiore della
Difesa ha cercato di rimuovere l'opzione nucleare dai piani di guerra in sviluppo per l'Iran – senza successo, ha
detto l'ex funzionario dell'intelligence.
"La Casa Bianca ha chiesto: 'Perché lo
state mettendo in discussione? L'opzione è venuta da voi' ".
Il consigliere del Pentagono per la
guerra al terrore ha confermato che alcuni nell'Amministrazione stavano
guardando seriamente a questa opzione, che ha collegato ad un riemergere
di interessi nelle armi nucleari tattiche
tra i civili del Pentagono e nei circolo
politici. Lo ha chiamato "un treno che
deve essere fermato". Ha anche confermato che alcuni agenti ed alti funzionari stavano considerando di dimettersi
per via della questione. "Ci sono sentimenti molto forti nell'esercito contro
l'impiego di armi nucleari su altri paesi", mi ha detto il consigliere. "Questo
arriva ai livelli alti". Presto la questione
potrebbe raggiungere un punto di svolta, ha detto, perché lo Stato Maggiore
della Difesa era d'accordo nell'inviare
al Presidente una raccomandazione ufficiale dichiarando che sono fortemente
contrari a considerare l'opzione nucleare per l'Iran. "Il dibattito interno su
questo tema si è inasprito nelle ultime
settimane", ha detto il consigliere. "E,
se gli alti funzionari del Pentagono
esprimono la loro opposizione all'uso
di armi nucleari di offesa, allora non accadrà mai".
Il consigliere ha aggiunto, comunque,
che l'idea di usare armi nucleari tattiche in tale situazione ha ottenuto il sostegno dal Comitato Scientifico della
Difesa, un gruppo di consultazione i cui
membri sono scelti dal Segretario alla
Difesa Donald Rumsfeld. "Stanno dicendo al Pentagono che possiamo costruire una B61 con un maggior impatto e meno radiazioni", ha detto.
Il presidente del Comitato Scientifico
della Difesa è William Schneider Junior,
un sotto-segretario di stato nell'Amministrazione Reagan. Nel gennaio del
2001, mentre il Presidente Bush si preparava a prendere ufficio, Schneider ha
prestato servizio in un gruppo ad-hoc
per le forze nucleari sostenuto dal National Institute for Public Policy, un
think tank conservatore. Il rapporto del
gruppo raccomandava di trattare le armi nucleari tattiche come una parte essenziale dell'armamentario Usa e faceva notare la loro sostenibilità "per quelle occasioni in cui la distruzione certa e
veloce di bersagli ad alta priorità è essenziale e va oltre la prospettiva delle
armi convenzionali". Molti firmatari del
rapporto sono ora membri eminenti
dell'Amministrazione Bush, tra cui Stephen Hadley, il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Cambone, il
sotto-segretario alla difesa per l'intelligence; e Robert Joseph, il sotto-segretario di stato per il controllo delle armi e
la sicurezza internazionale.
Il consigliere del Pentagono ha messo
in dubbio il valore degli attacchi aerei.
"Gli Iraniani hanno distribuito la loro attività nucleare molto bene, e non abbiamo dubbi su dove si trovi parte del
loro equipaggiamento. Potrebbe persino essere fuori dal paese", ha detto,
per poi avvertire, come hanno fatto
molti altri, che bombardare l'Iran potrebbe provocare "una catena di reazioni" di attacchi sulle strutture statunitensi e i cittadini nel mondo: "Cosa
penseranno 1.2 miliardi di Musulmani il
giorno in cui attaccheremo l'Iran?".
Con o senza l'opzione nucleare, la lista
di bersagli potrebbe inevitabilmente
estendersi. Un funzionario dell'Amministrazione Bush andato in pensione di
recente, che è anche un esperto in pianificazione di guerra, mi ha detto che
avrebbe sostenuto vigorosamente un
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attacco aereo sull'Iran perché "l'Iran è
un bersaglio molto più tosto" dell'Iraq.
Ma, ha aggiunto, "Se stai per fare un
qualunque bombardamento per fermare le testate nucleari, dovresti allo stesso modo migliorare la tua posizione sul
campo. Forse colpire alcuni campi di
addestramento, e risolvere un sacco di
altri problemi".
Il consigliere del Pentagono ha detto
che, nell'eventualità di un attacco in
Iran, l'Aviazione intende colpire molte
centinaia di bersagli ma che "il 99 % di
loro non ha nulla a che fare con la proliferazione. Ci sono persone che credono sia il modo di agire" – che l'Amministrazione possa raggiungere i suoi obbiettivi politici in Iran con una campagna di bombardamenti, un'idea che è
stata sostenta dai neo-conservatori.
Se fosse dato l'ordine di un attacco, le
truppe da combattimento statunitensi
che ora operano in Iran sarebbero in
una posizione tale da segnalare i bersagli critici con dei raggi laser, per assicurare l'accuratezza dei bombardamenti e per minimizzare le vittime civili.
All'inizio dell'inverno mi fu detto dal
consulente governativo con stretti legami civili nel Pentagono che le unità
stavano anche lavorando con i gruppi
delle minoranze in Iran come gli Azeri a
nord, i Baluchi, a sud-est, e i Curdi a
nord-est. Le truppe "stanno studiando
il terreno, ed elargendo denaro alle tribù etniche, e reclutando guide e pastori dalle tribù locali", ha detto il consulente. Un obbiettivo è mettere "gli occhi
sul terreno". Citando un verso dal
"Otello", ha detto: "Dammi la prova
oculare". L'obbiettivo più ampio, ha
detto il consulente, è "incoraggiare le
tensioni etniche", e minare il regime.
La nuova missione per le truppe da
combattimento è un prodotto dell'interesse di lunga data del segretario alla
difesa Donald Rumsfeld nell'estendere
il ruolo dell'esercito nelle operazioni segrete, che è stato trasformato in politica ufficiale nel Rapporto Quadriennale
sulla Difesa del Pentagono, pubblicato
a febbraio. Tali attività, se condotte da
agenti della CIA, avrebbero bisogno di
approvazione presidenziale e dovrebbero essere riportate ai membri chiave
del Congresso.
"La 'protezione delle forze' è la nuova
parola alla moda", mi ha detto l'ex alto
funzionario dell'intelligence. Si stava riferendo alla posizione del Pentagono
per cui le attività clandestine che possono essere ampiamente classificate
come una preparazione del campo di
battaglia o come protezione delle truppe siano operazioni militari, non di intelligence, e dunque non sono soggette alla supervisione del Congresso. "I
tipi nello Stato Maggiore della Difesa
dicono che ci sono molte incertezze in
Iran", ha affermato. "Abbiamo bisogno
di avere più di quanto avevamo in Iraq.
Ora abbiamo segnale verde per fare
tutto quello che vogliamo".
La profonda sfiducia del Presidente nei
confronti di Ahmadinejad ha rafforzato
la sua determinazione ad affrontare l'Iran. La prospettiva è stata corroborata
da accuse per cui Ahmadinejad, che
entrò nelle forze speciali di brigata delle
Guardie Rivoluzionarie nel 1986, avrebbe potuto essere coinvolto in attività
terroristiche sul finire degli anni '80. (Ci
sono dei buchi nella biografia ufficiale
di Ahmadinejad in quel periodo). E' stato riferito che Ahmadinejad era collegato a Imad Mughniyeh, un terrorista che
è stato implicato nei mortali attentati all'ambasciata Usa e ai marine Usa nelle
caserme di Beirut il 1983. Mughniyeh
era allora il responsabile sicurezza di
Hezbollah; rimane nella lista dei terroristi più ricercati dall'FBI.
Robert Baer, che è stato un agente della CIA in Medio Oriente e altrove per
due decenni, mi ha detto che Ahmadinejad e i suoi colleghi della Guardia Rivoluzionaria nel governo iraniano "sono
in grado di costruire una bomba, nasconderla, e lanciarla su Israele. Sono
Sciiti apocalittici. Se sei seduto a Tel
Aviv e credi che abbiano testate nucleari e missili – devi sbarazzarti di loro.
Questi tipi sono svitati, e non c'è ragione per indietreggiare".
Sotto Ahmadinejad, le Guardie Rivoluzionarie hanno esteso la loro base di
potere mediante la burocrazia iraniana;
entro la fine di gennaio, avevano rimpiazzato migliaia di funzionari civili con
i loro membri. Un ex alto funzionario
delle Nazioni Unite, che ha molta esperienza dell'Iran, ha raffigurato il cambiamento come "un colpo di stato bianco", con minacciose implicazioni per
l'Occidente. "Professionisti del Ministero degli Esteri sono fuori; altri stanno
aspettando di essere buttati fuori", ha
detto. "Potremmo essere in ritardo. Ora
questi individui credono di essere più
forti che mai, da quando c'è stata la rivoluzione". Ha affermato che, considerando in particolare l'emergere della Cina come superpotenza, l'attitudine dell'Iran era "Al diavolo l'Occidente. Puoi
fare come vuoi".
Il supremo leader religioso dell'Iran,
Ayatollah Khamenei, è considerato da
molti esperti come in una posizione più
forte rispetto ad Ahmadinejad. "Ahmadinejad non ha controllo", mi ha detto
un diplomatico europeo. "Il potere è
diffuso in Iran. Le Guardie Rivoluzionarie sono tra i sostenitori chiave del programma nucleare, ma, in ultima analisi,
non penso che ne siano responsabili. Il
Leader Supremo ha il voto decisivo sul
programma nucleare, e le Guardie non
prenderanno iniziative senza la sua approvazione.
Il consigliere del Pentagono per la
guerra al terrore ha detto che "permettere all'Iran di avere la bomba non è in
discussione. Non possiamo avere delle
testate cedute ad una rete del terrore.
E' semplicemente troppo pericoloso".
Ha aggiunto: "tutto il dibattito interno è
in che modo procedere per fermare il
programma iraniano. E' possibile, ha
detto il consigliere, che l'Iran rinuncerà
unilateralmente ai suoi piani nucleari –
e prevenga un intervento degli Stati
Uniti. "Dio potrebbe sorriderci, ma non
lo penso. La sostanza è che l'Iran non
può diventare un stato con armi nucleari. Il problema è che solo diventando uno stato nucleare l'Iran capirà che
non può difendersi dagli Stati Uniti.
Succederà qualcosa di brutto".
Mentre quasi nessuno mette in dubbio
le ambizioni nucleari dell'Iran, c'è un intenso dibattito su quanto presto otterrà
la bomba, e cosa fare al riguardo. Robert Gallucci, un ex esperto del governo in non-proliferazione, che è ora il
preside della School of Foreign Service
a Georgetown, mi ha detto, "In base a
quanto ne so, all'Iran potrebbero mancare dagli 8 ai 10 anni" per sviluppare
un'arma nucleare lanciabile. Gallucci
ha aggiunto, "Se avessero un programma nucleare segreto e potessimo provarlo, non potremmo fermarlo con la
negoziazione, la diplomazia, la minaccia di sanzioni. Sarei a favore della sua
eliminazione. Ma se lo fai" – se bombardi l'Iran – "senza essere in grado di
dimostrare che ci sia un programma
segreto, sei nei guai".
Lo scorso dicembre, Mei Dagan, il direttore de Mossad, l'agenzia di intelligence israeliana, ha detto al Knesset
che l'Iran è distante due anni, al massimo, dall'avere l'uranio arricchito. Da allora, il completamento della loro arma
nucleare è solo una questione tecnica".
In una conversazione con il sottoscritto, un alto funzionario dell'intelligence
israeliana ha parlato di quella che aveva definito la duplicità dell'Iran: "Ci sono due programmi nucleari paralleli" in
Iran – il programma dichiarato all'AIEA
e un'operazione separata, condotta
dall'esercito e dalle Guardie Rivoluzionarie. I funzionari israeliani hanno ripetutamente sostenuto questa tesi, ma
Israele non ha prodotta una prova pubblica a sostegno di ciò. Richard Armitage, il vice-segretario di stato durante il
primo mandato di Bush, mi ha detto,
"Penso che l'Iran abbia un programma
segreto di armi nucleari – lo credo, ma
non lo conosco".
Negli ultimi mesi, il governo pakistano
ha dato agli Stati Uniti un nuovo accesso ad A. Q. Khan, il cosiddetto padre
della bomba atomica pakistana. Khan,
che sta ora vivendo agli arresti domiciliari ad Islamabad, è accusato di aver
creato un mercato nero di materiale
nucleare; ha fatto almeno una visita
clandestina a Tehran verso la fine degli
4
anni '80. Durante gli interrogatori più
recenti, Khan ha fornito delle informazioni sulla progettazione delle armi iraniane e sulla loro tabella di marcia per
costruire una bomba. "Il quadro è di
'indubbio pericolo' ", ha detto l'ex alto
funzionario dell'intelligence. (Il consigliere del Pentagono ha anche confermato che Khan ha "cantato come un
canarino"). La preoccupazione, ha detto l'ex alto funzionario dell'intelligence,
è che "Khan ha dei problemi di credibilità. E' suggestible, e sta dicendo ai
neo-conservatori quello che vogliono
sentire" – o quel che potrebbe essere
utile al Presidente del Pakistan, Pervez
Musharraf, che è sotto pressione per
assistere Washington nella guerra al
terrore.
"Penso che Khan ci stia ingannando",
ha detto l'ex agente dell'intelligence.
"Non conosco nessuno che dice, "Ecco la pistola fumante'. Ma le luci stanno iniziando ad accendersi. Ci sta fornendo informazioni sulla tabella di marcia, mentre delle informazioni mirate
stanno venendo dalle nostre fonti –
sensori e squadre segrete. La CIA, che
è stata così danneggiata dalla storie
sulle armi di distruzione di massa irachene, sta per andare al Pentagono e
nell'ufficio per Vice Presidente per dire,
'E' tutta roba nuova'. Le persone nell'Amministrazione stanno dicendo, 'Ne
abbiamo avuto abbastanza'.
Il caso dell'amministrazione contro l'Iran è compromesso dalla sua storia nel
promuovere false informazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq. In un
recente saggio sul sito web di Foreign
Policy, intitolato "Fregami due volte",
Joseph Cirincione, il responsabile per
la non-proliferazione al Carnegie Endowment for International Peace, ha
scritto, "La strategia dell'Amministrazione che si sta rivelando sembra essere un tentativo di ripetere la sua vittoriosa campagna per la guerra in Iraq".
Ha notato molti paralleli:
Il vice presidente degli Stati Uniti ha tenuto un importante discorso incentrato
sulla minaccia di una nazione ricca di
petrolio in Medio Oriente. Il Segretario
di Stato Usa dice al Congresso che la
stessa nazione è la nostra più grave sfida globale. Il Segretario della Difesa
chiama quella nazione la prima sostenitrice del terrorismo globale.
Cirincione ha definito alcune delle affermazioni dell'Amministrazione sull'Iran "discutibili" o mancanti di prove.
Quando gli ho parlato, ha chiesto,
"Cosa sappiamo? Qual'è la minaccia?
La domanda è: quanto è urgente tutto
ciò?". La risposta, ha detto, "è nella
comunità dell'intelligence e nell'AIEA".
(Ad agosto, il Washington Post ha riportato che la più recente stima complessiva dell'Intelligence nazionale
prevedeva che all'Iran mancassero
dieci anni per diventare una potenza
nucleare).
Lo scorso anno, l'Amministrazione
Bush ha informato i funzionari dell'AIEA su quelle che diceva essere
nuove ed allarmanti informazioni sul
programma di armi dell'Iran, che è
stato recuperato da un laptop iraniano. Le nuove informazioni includevano
più di mille pagine con disegni tecnici
di sistemi armati. Il Washington Post
ha riportato che c'erano anche dei
progetti per un piccolo impianto che
potrebbe essere usato nel processo di
arricchimento dell'uranio. Le fughe di
notizie sul laptop sono diventate il
punto focale degli articoli sul Times e
altrove. I pezzi sono stati prodotti attentamente per far notare che il materiale in questione avrebbe potuto essere inventato a tavolino, ma anche
degli alti funzionari Usa sono stati citati dire che sembrava essere vero. Il
titolo nel resoconto del Times faceva,
"SECONDO UN COMPUTER, GLI
STATI UNITI CERCANO DI PROVARE
GLI INTENTI NUCLEARI DELL'IRAN".
Mi è stato detto in delle interviste con
agenti dell'intelligence Usa ed europea,
comunque, che il laptop era più sospetto e meno rivelatore di quanto si
pensasse. L'Iraniano che possedeva il
laptop era stato inizialmente reclutato
da agenti dell'intelligence tedesca e
statunitense, che lavoravano insieme.
Gli Statunitensi, alla fine, hanno perso
interesse in lui. I Tedeschi hanno continuato, ma l'Iraniano era braccato dalle
forze di contro-spionaggio iraniane.
Non è noto dove sia oggi. Alcuni membri della famiglia sono riusciti a lasciare
l'Iran con il suo laptop e lo hanno ceduto ad un'ambasciata Usa, a quanto
pare in Europa. Era un classico "vieni,
sei il benvenuto!".
Un agente dell'intelligence europea ha
detto, "C'erano alcune esitazioni da
parte nostra", su cosa provassero davvero i materiali, "e ancora non siamo
convinti". I disegni non erano meticolosi, come suggerivano i resoconti del
giornali, "ma aveva il carattere di schizzi", ha detto l'agente europeo. "Non
era una prova schiacciante".
La minaccia dell'intervento militare
Usa ha creato sgomento al quartier
generale dell'AIEA, a Vienna. I funzionari dell'agenzia credono che l'Iran voglia essere in grado di costruire un'arma nucleare, ma "nessuno ha presentato uno straccio di prova di un programma parallelo di armi nucleari in
Iran", mi ha detto il diplomatico di alto
rango. La stima più precisa dell'AIEA è
che l'Iran sia a cinque anni di distanza
dal costruire una bomba nucleare.
"Ma, se gli Stati Uniti non agiscono militarmente, renderanno lo sviluppo di
una bomba una questione di orgoglio
nazionale iraniano", ha detto il diplomatico. "L'intera questione è la valuta-
zione di rischio da parte degli Stati
Uniti sulle future intenzioni dell'Iran, e
loro non si fidano del regime. L'Iran è
una minaccia per la politica Usa".
A Vienna, mi è stato detto di un incontro eccessivamente prematuro di quest'anno tra Mohamed ElBaradei, il direttore generale dell'AIEA, che lo scorso anno ha vinto il Premio Nobel per la
Pace, e Robert Joseph, il Sotto-Segretario di Stato per il Controllo delle Armi.
Il messaggio di Joespeh è stato categorico, ha ricordato un diplomatico:
"Non possiamo avere una singola centrifuga in funzione in Iran. L'Iran è una
minaccia diretta alla sicurezza nazione
degli Stati Uniti e dei nostri alleati, e
non lo tollereremo. Vogliamo che Lei ci
dia un'assicurazione che non dirà pubblicamente nulla che ci comprometta".
La forte mancanza di disponibilità di
Joseph non era necessaria, ha detto il
diplomatico, poiché l'AIEA era già stata indirizzata a prendere una forte posizione contro l'Iran. "Tutti gli ispettori
sono rabbiosi per essere stati ingannati dagli Iraniani, e alcuni pensano che
la leadership iraniana sia folle – 100 %
folle certificata", ha detto il diplomatico. Ha aggiunto che la preoccupazione prioritaria di ElBaradei è che i leader iraniani "vogliono il confronto, proprio come i neo-con dall'altra parte" –
a Washington. "Alla fine, funzionerà
solo se gli Stati Uniti accettano di parlare con gli Iraniani".
La domanda centrale – se l'Iran sia in
grado di procedere con i suoi piani per
arricchire l'uranio – è ora al vaglio delle
Nazioni Unite, con i Russi ed i Cinesi
riluttanti ad imporre sanzioni su Tehran. Uno scoraggiato ex funzionario
dell'AIEA mi ha detto verso la fine di
marzo che, a questo punto, "non c'è
nulla che gli Iraniani possano fare per
ottenere un risultato positivo. La diplomazia Usa non lo permette. Anche se
annunciassero la fine dell'arricchimento, nessuno crederebbe loro. E' un
punto morto".
Un altro diplomatico di Vienna mi ha
chiesto, "Perché l'Occidente rischierebbe di andare in guerra contro quel
tipo di bersaglio senza lasciare all'AIEA
di verificare? Siamo economici, e possiamo creare un programma che costringa l'Iran a mettere le proprie carte
in tavolo". Un ambasciatore occidentale a Vienna ha espresso una simile angoscia per l'accantonamento dell'AIEA
da parte della Casa Bianca. Ha detto,
"Se non credi che l'AIEA possa istituire
un sistema di ispezioni – se non tu fidi
di loro – puoi solo bombardare":
C’è poca simpatia per l'AIEA da parte
dell’amministrazione Bush e dei suoi
alleati europei. “Siamo abbastanza irritati con la direzione generale”, mi ha
detto il diplomatico ruropeo. “Il suo approccio base è stato descriverla come
5
una disputa tra partecipanti con ugual
peso. Ma non lo è. Noi siamo i buoni!
El Baradei sta da tempo insistendo sull’idea di lasciare che l’ Iran abbia un
piccolo programma di arricchimento
nucleare, che è una cosa ridicola. Il suo
lavoro non è far pressioni su argomentazioni false che sostengono un serio
rischio di proliferazione.”
Gli Europei sono comunque preoccupati dalla loro sempre più realistica
sensazione che il Presidente Bush e il
Vice-Presidente Dick Cheney ritengano
necessaria una campagna di bombardamenti, e che il loro vero obiettivo sia
un cambio di regime. “Tutti hanno la
stessa preoccupazione, ma nonostante
ciò gli Stati Uniti vogliono che il regime
cambi”, come mi ha riferito un consigliere diplomatico europeo. Ed ha aggiunto, “Gli Europei posso giocare un
ruolo se non sono costretti a scegliere
tra lo stare dalla parte dei Russi e dei
Cinesi o dalla parte di Washington per
qualcosa che non vogliono. La loro politica è tenere gli Statunitensi occupati
con qualcosa con cui gli Europei possono convivere. Questo potrebbe essere insostenibile”.
“I Britannici pensano che sia proprio
una cattiva idea,” ha detto Flynt Leverett, ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale e adesso membro anziano del Brookings Institution al Saban
Center“, e sono davvero preoccupati
che [gli Europei] agiranno in quel modo”. Il consigliere diplomatico europeo
ha ammesso che l’Ufficio degli Esteri
Britannico era a conoscenza del piano
di guerra di Washington ma che, “senza una ‘pistola fumante', sarà difficile
coinvolgere militarmente gli Europei in
Iran”. Egli ha detto che i Britannici “sono nervosi per il fatto che gli Statunitensi agiranno contro gli Iraniani, senza
venire a compromessi”.
Il diplomatico Usa ha detto di essere
stato scettico che l’Iran, dato il suo
profilo, potesse aver ammesso tutto
quello che stava facendo, ma “per
quello che ne sappiamo, gli Iraniani
non sono al punto in cui potevano già
far funzionare centrifughe“ per arricchire uranio in quantità elevata. Una ragione per perseguire la via diplomatica
era, ha detto, l’essenziale pragmatismo
iraniano. “Il regime agisce nel perseguimento dei proprio interessi”, ha sostenuto. I leader iraniani “mantengono una
linea d’approccio dura sulla questione
nucleare e chiamano gli Statunitensi ingannatori“, credendo che più decisi sono, più è probabile che l’Occidente si
piegherà”. Ma, ha aggiunto, “da quello
che abbiamo visto con l’Iran, rimarranno super-fiduciosi fino al momento della loro ritirata”.
Il diplomatico ha continuato, “Un cattivo comportamento non merita di essere premiato, e questa volta non è il
momento di fare concessioni. Abbiamo bisogno di trovare dei modi per imporre dei costi sufficienti da rendere il
regime sano. Sarà qualcosa che non
lascerà molto margine, ma penso che
se c’è unità nell’opposizione [Stati Uniti ed Europa] e il prezzo imposto – nelle sanzioni – è sufficiente, essi potrebbero accettare la sconfitta. E' ancora
troppo presto per arrendersi ai metodi
dell’ONU”. Ed ha aggiunto, “se il processo diplomatico non funziona, non
c'è alcuna soluzione militare. Ci potrebbe essere un’opzione militare, ma
l’ impatto rischia di essere catastrofico”. Tony Blair, il Primo Ministro Britannico, è stato negli anni il più affidabile
alleato di George Bush anni fino all’invasione dell'Iraq nel 2003. Ma egli ed il
suo partito sono stati tormentati da
una serie di scandali finanziari, e la sua
popolarità è molto diminuita. Jack
Straw, il Segretario degli Esteri, ha dichiarato lo scorso anno che l’azione
militare contro l’Iran era inconcepibile”.
Blair è stato più cauto, affermando
pubblicamente che non bisognerebbe
mai escludere alcuna opzione.
Anche altri funzionari europei hanno
espresso simile scetticismo riguardo
alla convenienza di una campagna di
bombardamenti Usa. “L’ economia
iraniana naviga in cattive acque, e Ahmadinejad non è un buon politico“, mi
ha detto l'agente dell’intelligence europea. “Egli beneficerà politicamente
del bombardamento Usa. Puoi anche
bombardare, ma i risultati saranno
peggiori”. Un attacco statunitense, ha
detto, separerebbe gli Iraniani comuni,
tra cui quelli che potrebbero simpatizzare per gli Stati Uniti. “L’ Iran non vive
più nell’Età della Pietra, ed i più giovani hanno accesso ai film a libri statunitensi, e li adorano". “Se ci fosse una
aggressione nei confronti dell’ Iran, i
mullah avrebbero gravi problemi a lungo termine”.
Un altro funzionario europeo mi ha
detto che era consapevole di come in
molti, a Washington, volevano che gli
Stati Uniti intervenissero. “Sono sempre i soliti individui”, ha detto, con un
linguaggio di rassegnazione. “C’è la
convinzione che la diplomazia sia destinata a fallire. I tempi si restringono”.
Alleato chiave con un importante voce
in capito è Israele, la cui leadership ha
messo in guardia per anni sul fatto che
ogni tentativo dell’Iran di iniziare l’ arricchimento dell’uranio era considerato
come punto di non ritorno. Diversi funzionari mi hanno detto che l’ interesse
della Casa Bianca nel prevenire un attacco di Israele su territori musulmani,
che provocherebbe ripercussioni in
tutta la regione, è stato uno dei motivi
che ha spinto alla decisione di iniziare
l’attuale programma operativo. Durante un discorso a Cleveland il 20 marzo,
il Presidente Bush ha descritto l’ostilità
di Ahmadinejad verso Israele come
una “seria minaccia. E' una minaccia
alla parola pace”. Ed ha aggiunto, “Sono stato chiaro, e sarò chiaro di nuovo,
che useremo la forza militare per proteggere il nostro alleato Israele”.
Qualunque bombardamento Usa, mi
ha detto Richard Armitage, dovrebbe
tenere presenti le seguenti domande:
“Cosa accadrà negli altri paesi Islamici? Che probabilità ha l’ Iran di raggiungerci e colpirci a livello globale –
cioè, terrorismo? La Siria e il Libano
faranno pressioni su Israele? Quali
consequenze comporta un attacco alle nostre già ridotta reputazione internazionale? Ed inoltre, cosa significherebbe questo per Russia, Cina e il
Consiglio di Sicurezza dell’ONU?
L’Iran, che adesso produce quasi
quattro milioni di barili di petrolio al
giorno, non avrebbe bisogno di interrromperne la produzione per danneggiare il mercato mondiale del petrolio.
Potrebbe barricare o minare lo Stretto
di Hormuz, il passaggio di 34 miglia
attraverso il quale il petrolio del Medio
Oriente raggiunge l’Oceano Indiano,
anche se il funzionario della Difesa andato in pensione di recente abbia respinto le consequenze strategiche di
tali azioni. Mi ha detto che la Marina
Usa potrebbe comunque mantenere i
trasporti attivi conducendo missioni di
salvataggio ed impiegando navi dragamine. “E' impossibile bloccare il
passaggio”, ha aggiunto. Il consigliere
del governo con legami al Pentagono
ha anche detto di credere che il problema del petrolio potrebbe essere
gestito rivelando che gli Usa possiedono abbastanza riserve strategiche
da tenere gli Stati Uniti in funzione per
60 giorni. Comunque, coloro che fanno parte del business del petrolio con
cui ha parlato erano meno ottimisti; un
esperto dell’industria ha stimato che il
prezzo per barile si alzerebbe immediatamente, in ogni luogo, dai 90 ai
100 dollari a barile, e anche più in alto,
a seconda della durata e dell’estensione del conflitto.
Michel Samaha, un veterano Libanese, politico cristiano, ed ex membro
del consiglio del ministri a Beirut, mi
ha detto che la ritorsione iraniana potrebbe essere indirizzata sui giacimenti di gas e petrolio allo scoperto in
Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e negli
Emirati Arabi Uniti. “Sarebbero a rischio,” ha detto, “e questo potrebbe
portare alla vera jihad dell’Iran contro
l’Occidente. Avremmo un disordine
mondiale”.
L’ Iran potrebbe anche dare inizio ad
un’ondata di attacchi terroristi in Iraq e
in altri paesi, con l’aiuto degli Hezbollah. Il 2 Aprile, il Washington Post ha
riportato che i preparativi per contare
tutti i potenziali attacchi “stanno por-
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tando via tutto il tempo” alle agenzie di
Intelligence Usa. “La migliore rete di
terrore nel mondo è rimasta neutrale
durante la guerra al terrore degli scorsi
anni”, ha affermato un consigliere del
Pentagono sulla guerra al terrore riferendosi agli Hezbollah. “Questo li farebbe reagire e ci metterebbe contro il
gruppo che cacciò Israele fuori dal sud
del Libano. Se andiamo contro l’Iran,
gli Hezbollah non siederanno a nostro
fianco. A meno che Israele non se ne
sbarazzi, essi si mobiliteranno contro
di noi”. ( Quando ho chiesto al consulente del governo circa tale eventualità,
egli ha risposto che, se gli Hezbollah
lanciassero missili contro il nord di
Israele, “Israele ed il nuovo governo Libanese li spazzerebbero via).
Il consigliere ha continuato, "Se procediamo, la metà meridionale dell'Iraq
sarebbe accesa come una candela".
Gli Statunitensi, i Britannici e le altre
forze di coalizione in Iraq sarebbero a
rischio molto maggiore di attaco dalle
truppe iraniane o dalle milizie sciite
che operano su ustruzione dell'Iran
(l'Iran, che è prevalentemente sciita,
ha stretti legami con i partiti sciiti in
Iraq). Un generale in pensione a quattro stelle mi ha detto che, nonostante
le ottomila truppe Britanniche nella regione, “gli Iraniani potrebbero prendere Bassora con dieci mullah ed un furgone equipaggiato di altoparlanti.
“Se tu attacchi, “ mi ha detto a Vienna
il diplomatico di alto rango, “Ahmadinejad sarà il nuovo Saddam Hussein
del mondo Arabo, ma con più credibilità e più potere. Dovremo accettarne
le consequenze e stare dalla parte degli Iraniani”.
Il diplomatico ha continuato, “Ci sono
persone a Washington che sarebbero
scontente se riuscissimo a trovare una
soluzione. Stanno ancora lavorando
sull’isolamento ed il cambio di regime.
Questo è ciò che si vuole.” Ed ha aggiunto, “ L’opportunità di agire è adesso”. Seymour Hersh
Copyright © CondéNet 2006
Fonte: http://www.newyorker.com
Link: http://www.newyorker.com/
fact/content/articles/060417fa_fact
Traduzione dall'inglese
di Carlo Martini e Manrico Toschi
per www.comedonchisciotte.org
V per vendetta
di Wayne Madsen
Non capita spesso che un film condizioni la classe politica di una nazione;
ebbene questo è il caso di "V per Vendetta", uscito nelle sale cinematografiche il giorno di San Patrizio [1]. La pellicola è ambientata in un futuro abbastanza vicino, in un’Inghilterra governata dal partito conservatore che ha
instaurato un governo fascista, ed in
questa situazione si muove il protagonista chiamato "V", un prigioniero politico orribilmente sfigurato fuggito da
una sorta di lager governativo, che indossa una maschera da Guy Fawkes,
un mantello nero ed un capello, ed ha
un arsenale di armi fantastiche; (insomma, una specie di clone di Zorro,
Batman e del Fantasma dell’Opera). V
fa saltare per aria l’Old Bailey (il Tribunale Penale di Londra) e la House of
Parliament per vendicarsi dei genocidi
e della politica repressiva perpetrati
dal governo fascista.
Una piccola precisazione storica: Guy
Fawkes tentò di fare esplodere il Parlamento con della polvere da sparo
nel 1605 in un complotto ordito dalla
Spagna e dai Cattolici, fu catturato ed
impiccato ma ben presto divenne un
eroe popolare per la classe operaia inglese e da allora il 5 novembre viene
celebrato il Guy Fawkes Day con
spettacoli pirotecnici. [Nota per i filomonarchici anglofili: certo, so che diversi britannici il 5 novembre bruciano
l’effigie di Guy Fawkes, ma molti altri
ne celebrano le gesta eroiche sparando fuochi d’artificio. Sono stato molte
volte in Gran Bretagna durante questa
festa e so benissimo cosa Fawkes
rappresenti per tutte le persone che
disprezzano i pederasti e gli imbecilli
che compongono la Famiglia Reale, la
House of Lords e la House of Commons. E’ davvero un peccato che
Fawkes non sia riuscito a spedire all’inferno monarchia e parlamento nel
lontano 1605… Il Nord-America non
sarebbe mai stato invaso da Padri
Pellegrini e Puritani con le conseguenti paranoie e idiozie religiose che pos-
siamo notare oggigiorno. Il che vorrebbe dire che George W. Bush sarebbe probabilmente un pastore depravato in qualche fattoria dello Shropshire].
Ciò che ha fatto letteralmente infuriare i nostri mass-media di destra e fascisti sono i continui riferimenti al regime di Bush e alle sue guerre. Nel
film, ad esempio, un dissidente politico conserva in una stanza segreta
opere d’arte e manifesti censurati, e
tra questi spicca un poster presente a
Londra nelle manifestazioni di protesta contro la guerra in Iraq, in cui la
bandiera statunitense e la Union Jack
sono unite da una svastica con la
scritta “Coalizione dei Volenterosi”. Si
accenna anche ad un crollo degli Stati Uniti, che vengono definiti una “exnazione” devastata dalla guerra civile
e da un virus mortale dopo le invasioni di Iraq (la guerra attuale), Siria e
Kurdistan; i cappucci neri sulle teste
dei detenuti politici sono all’ordine del
giorno così come gli allarmi terroristici. Non solo la TV è sotto il completo
controllo del governo fascista ma, anche la Royal Mail è stata privatizzata
e rinominata “British Freight & Co.”.
Si fa inoltre riferimento ad un genocidio perpetrato dai fascisti inglesi in Irlanda, e non deve essere stata una
scelta completamente casuale far
uscire proprio il giorno di San Patrizio
un film che tratta della repressione
della libertà da parte di un governo
fascista in Inghilterra [2].
Il Partito Conservatore ottiene il controllo definitivo del potere diffondendo
in Gran Bretagna un virus mortale che
causa la morte di migliaia di persone.
Si scopre poi che i membri leader del
Partito possiedono azioni delle case
farmaceutiche ideatrici dei vaccini, e
in questo modo si arricchiscono ver-
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gognosamente. Diversi alti funzionari
del regime guidato da Bush hanno
realmente interessi in case farmaceutiche coinvolte nell’ideazione di vaccini contro antrace, vaiolo e influenza
aviaria, tra cui Donald Rumsfeld, l’ex
amministratore delegato di G.D. Searle (poi venduta a Monsanto). E i riferimenti presenti in "V per Vendetta” all’influenza aviaria creata dal governo
con lo scopo di ingannare i media e
confondere i cittadini è un altro chiaro
legame tra il messaggio anti-fascista
del film e gli attuali governi guidati da
Bush e Tony Blair.
Il futuro prossimo della Gran Bretagna
è caratterizzato da un canale televisivo propagandistico chiamato “British
Television Network” simile alle odierne Fox o Sky News, il cui principale
giornalista-contaballe è un razzista di
destra che si diletta a fare casino in
una speciale doccia costruita all’interno del suo ufficio (mmm, mi chiedo
chi possa mai essere in realtà questo
tipo!). C’è anche il braccio destro del
Cancelliere Superiore, un personaggio pelato, grasso e assolutamente rivoltante, che si occupa di organizzare
i piani più sporchi e crudeli (e questo
tipo? chi sarà mai?). Non può mancare il Vescovo d’Inghilterra a cui piacciono molto le bambine piccole, e che
potrebbe benissimo essere un leader
qualunque della nostra cosiddetta
“maggioranza moralista” (al limite sostituendo in alcuni casi “bambine piccole” con “bambini piccoli”).
Alla fine tutti questi personaggi maligni vengono eliminati uno ad uno dal
nostro eroe “V”. E probabilmente è
questo ciò che, più di qualsiasi altra
cosa, ha fatto davvero spaventare i
leader della destra; sanno che un giorno sarà presentato loro un conto da
pagare per tutti i danni che
hanno fatto a Stati Uniti, Iraq,
alle Nezioni Unite e al diritto
internazionale, ai popoli e alle
nazioni di tutto il mondo; quel
conto sarà ben più salato di
una bacchettata sulle mani e
la destra sta cominciando a
rendersene conto: alcuni di loro hanno capito di essersi
spinti troppo in là e stanno
cercando di ammorbidire le
proprie posizioni. La sinistra è
sempre stata tollerante solo fino a un certo punto. Ma con
le spalle al muro i progressisti
di tutto il mondo hanno sempre capito come trattare i propri nemici sconfitti: basta pensare a cosa è successo a
Hans Frank, Wilhelm Frick, Julius Streicher, Ernst Kaltenbrunner, Pierre Kaval, Vidkun
Quisling e altri leader fascisti
del Ventesimo Secolo.
“V” espone una massima che
si sta gia diffondendo su internet: “Le
persone non dovrebbero avere paura
dei propri governi, sono i governi a
dover aver paura delle persone.”
Pare che anche nel mondo reale ci
sarà la corsa per accaparrarsi una
maschera di Guy Fawkes, e qualche
“V” rossa dipinta con lo spray su manifesti e muri sta già cominciando ad
apparire. Perché no? Facciamo capire
ai governi neo-con, ai loro sottoposti
e leccapiedi, per mezzo di un fiorire di
“V” rosse ovunque, che loro ed i loro
sostenitori dovrebbero avere molta
paura del popolo.
Alcuni media di destra (ad esempio
Town Hall, Men’s News Daily e WorldNetDaily) stanno già attaccando il film
definendolo, tra le altre cose, filo-terrorista, filo-omosessuale, filo-marxista, anti-cristiano e filo-islamofascista-disinistra (senza contare che la
co-protagonista Natalie Portman è
israeliana di nascita). Un tipo di nome
Ted Baehr, che scrive per WorldNetDaily, ha definito il Parlamento inglese
fatto esplodere da V nel film “uno dei
più antichi simboli che rappresenta
democrazia e repubblica nella civiltà
occidentale”. Che cosa buffa, l’ultima
volta che sono andato in Gran Bretagna mi sembra di ricordare abbastanza bene che fosse una monarchia! Ma
si sa, la storia non è il punto forte dei
conservatori; il loro idolo, George W.
Bush, non è neppure in grado di leggere un libro di storia, anche se probabilmente ha ascoltato la versione
del Mein Kampf su cassetta.
I conservatori hanno molte ragioni per
cui preoccuparsi del film “V per Vendetta”: prima di tutto assisteranno ad
un massiccia ritirata alle elezioni di
novembre (e guai a loro se dovessero
riprovare un’altra volta con i brogli
elettorali); poi, con la vittoria elettorale, seguiranno inevitabilmente le accuse, i processi, gli impeachment, le
incarcerazioni, e, se sarà necessario,
le deportazioni, o meglio, come venivano chiamate ai tempi di Guy Fawkes, gli esilii. Wayne Madsen
Note del traduttore:
[1] San Patrizio cade il 17 marzo
[2] Saint Patrick (San Patrizio)
era anche il nome di un battaglione
irlandese che disertò dall'esercito
statunitense durante la la guerra
contro il Messico.
V per Vendetta è la trasposizione
cinematografica di un'opera
a fumetti di Alan Moore e David Lloyd.
Fonte: http://www.waynemadsenreport.com/
Link: http://www.waynemadsenreport.com/mar18-2706.htm
Traduzione dall'inglese
a cura di Andrea Gusmeroli
per www.comedonchisciotte.org
WTO, OGM
e la supremazia
totale
Le norme del WTO
antepongono il libero
scambio del mercato
agricolo alle preoccupazioni
nazionali sulla salute
pubblica di F. William Engdahl
traddicendo il reclamo di Bruxelles
che affermava l’inesistenza di tale
moratoria. I giudici hanno sancito che
l'UE era “colpevole” di non applicare
le sue stesse regole e di un “immotivato ritardo” nel seguire le prescrizioni del WTO.
Secondo quanto trapelato del documento, il tribunale ha affermato che,
riguardo al prodotto in questione, il
completamento formale dell’approvazione a seminare determinate piante
OGM era stato ritardato eccessivamente, in particolare nel caso di 24
prodotti, su una lista di 27, che la
Commissione Europea a Bruxelles
aveva precedentemente ammesso.
Il tribunale ha inoltre raccomandato
che il Dispute Settlement Body (DSB)
(Organo per la risoluzione delle dispute), il poliziotto del commercio
mondiale, richiamasse l'UE a conformare le sue norme “in ottemperanza
agli obblighi assunti con l’Accordo
SPS”. La mancata adesione alle richieste della WTO puo’ comportare
centinaia di milioni di dollari all’anno
in penali.
In Febbraio, un'organizzazione privata con poteri unici sull’industria, il
commercio e l'agricoltura mondiali,
ha emesso una Bozza Preliminare
d’Ordinanza su un caso vecchio di
tre anni.
Il caso fu sollevato dall’Amministrazione Bush nel maggio del 2003 contro le normative dell’ Unione Europea
che ostacolano la diffusione delle sementi e degli alimenti alterati geneticamente. La decisione del WTO, che
deve essere confermata in Dicembre,
influira’ sulla vita e la morte di questo
pianeta piu’ di quanto si possa immaginare.
L’ordinanza e’ stata emessa da un
tribunale speciale composto da tre
membri della World Trade Organization (WTO) (Organizzazione Mondiale
del Commercio, OMC) di Ginevra, in
Svizzera. La decisione del WTO aprirà i cancelli all'introduzione forzata di
colture e prodotti alimentari manipolati geneticamente, OGM, o organismi geneticamente modificati, come
sono conosciuti tecnicamente, nella
regione di produzione agricola più
importante al mondo: l’Unione Europea.
La sentenza del WTO nasce da una
protesta ufficiale presentata dai governi di Stati Uniti, Canada e Argentina, tre delle nazioni a più vasta contaminazione di OGM al mondo.
Il tribunale, presieduto da Christian
Haberli, un burocrate di medio livello
dell'Ufficio dell’Agricoltura svizzero,
ha stabilito che l'UE aveva applicato
una moratoria “de facto” sulle importazioni di prodotti OGM, fra il Giugno
del 1999 e l’Agosto del 2003, con-
Commercio Über Alles
SPS significa Sanitary and Phytosanitary Measures (Misure Sanitarie e
Fitosanitarie). Potrebbe sembrare che
le deliberazioni del WTO abbiano a
cuore la salute pubblica, in realtà è
vero l'opposto; secondo le regole del
libero scambio, sara’ consentito il minimo controllo sanitario ed ogni nazione che tenti qualcosa di più rigoroso, come l’UE e il suo divieto di importare carne agli ormoni dagli Stati
Uniti, potra’ essere giudicata colpevole dal WTO di “limitazione scorretta
della concorrenza economica.”
Oggi l'UE deve pagare annualmente
un'indennità di 150 milioni di dollari
per mantenere il divieto di importare
dagli Stati Uniti la carne di bovini
trattati con ormoni. Le regole del
WTO hanno di fatto anteposto gli interessi del libero scambio nel settore
agricolo alle politiche sanitarie nazionali; quando la sentenza diverra’ definitiva alla fine di quest'anno, la Commissione UE dovra’ completare l’approvazione per le 24 richieste di semina di colture OGM in sospeso.
Questo significherà un’invasione di
nuovi prodotti OGM nell'agricoltura
europea. Monsanto, Syngenta ed altre multinazionali hanno gia’ approfittato delle falle legislative dei nuovi
membri dell’Unione, come la Polonia,
per ottenere l’introduzione di OGM.
D’ora in avanti sarà molto più facile. I
governi pro-OGM come quello di Angela Merkel in Germania potranno
sostenere di eseguire semplicemente
gli “ordini” del WTO
Qual’e’ l'importanza di questa decisione del WTO, sempre che non
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cambi prima di Dicembre? Essa rappresenta una breccia importante e
pericolosa nel sistema agricolo europeo, per la maggior parte non-OGM,
che consentira’ a potenti multinazionali quali la Monsanto, la Dow Chemicals o la DuPont di calpestare gli
sforzi nazionali o regionali nel contrastare l’avanzata degli OGM. Per questo motivo, è potenzialmente la decisione più devastante nella storia dei
trattati del mercato mondiale.
Una questione strategica
per Washington
Il caso giunse per la prima volta davanti all'Organizzazione Mondiale del
Commercio in una serie di documenti
consegnati dal governo Bush nel
Maggio del 2003, proprio mentre
l'occupazione militare dell’Irak entrava in una nuova fase. Il Presidente
americano tenne una breve conferenza stampa per dire al mondo che gli
Stati Uniti querelavano formalmente
l'UE, accusando la sua moratoria sull’approvazione dei prodotti OGM di
essere una causa di morte per fame
in Africa. Secondo questa logica contorta, il fatto che l’Europa, una delle
piu’ importanti regioni industrializzate, ponesse un veto alle sementi
OGM, avrebbe indotto i governi africani piu’ scettici a diffidare degli aiuti
OGM americani. Questo, secondo
Bush, causava un’immotivata “malnutrizione” in Africa poiche’ alcune
nazioni rifiutavano gli aiuti alimentari
dell’USDA in forma di eccedenze di
raccolti OGM.
Il problema di come rompere la resistenza dell’Unione Europea alla proliferazione delle colture OGM è una
delle più importanti priorità strategiche per i controllori della politica di
Washington dal 1992, quando l’allora
Presidente George H.W. Bush, padre
dell’attuale, emano’ un’Ordinanza
Esecutiva nella quale si affermava
che le colture OGM quali la soia o il
mais sono “sostanzialmente equivalenti” a quelle ordinarie e, pertanto,
non necessitano di particolari studi o
verifiche di sicurezza sanitaria.
Quella “equivalenza sostanziale” decretata da Bush nel 1992 ha spalancato le porte alla diffusione incontrollata di OGM nell’agricoltura america-
na. Di fatto, alla base della denuncia
del 2003 alla WTO, e a tutto vantaggio degli interessi del mercato agricolo ed in particolare della Monsanto,
Dow, DuPont ed altre societa’, c’e’
l’accusa di Washington all'UE di aver
violato la dottrina della “equivalenza
sostanziale” americana!
Finche’ l'UE, il secondo mercato agricolo mondiale, si opporra’ strenuamente all'introduzione di colture geneticamente modificate e non testate, la diffusione globale della rivoluzione OGM rimarra’ strategicamente
paralizzata. Da decenni, la spaccatura del sistema protezionistico dell’agricoltura europea, che ruota intorno
al Programma Comune sull’Agricoltura, è stato uno specifico obiettivo
strategico, politico e commerciale del
governo degli Stati Uniti e dell’industria agricola americana. La nascita
del WTO nel 1995, come risultato dei
negoziati del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo
Generale sulle Tariffe e sul Commercio) durante gli incontri dell’Uruguay
Round negli anni ‘80, offri’ per la prima volta la possibilità di costringere
l'UE a cedere alle minacce di sanzioni degli Stati Uniti.
Il piano segreto della WTO
Quando a Dicembre sara’ pubblicato
e diverra’ ufficiale il giudizio definitivo
del tribunale di Ginevra, salvo non
vengano apportati cambiamenti alle
1.050 pagine della sentenza preliminare, cadra’ la principale barriera alla
propagazione globale di prodotti alimentari GM altamente instabili e per
la maggior parte non testati. Si diffonderanno senza controllo, come e’
accaduto negli USA, a meno che la
pressione politica della piu’ scettica
popolazione europea non costringa la
Commissione UE a pagare una multa
al WTO piuttosto che cedere alle sue
richieste.
È importante capire cosa sia questo
WTO che tanto potere esercita sulle
leggi dei singoli stati. Quale e’ il suo
mandato e chi ne controlla le politiche?
Dalla fine della seconda guerra mondiale e dopo l’entrata in vigore del sistema monetario deciso a Bretton
Woods, le trattative del commercio
mondiale si svolgevano secondo
l’Accordo Generale sulle Tariffe e sul
Commercio (GATT) (NdT col termine
GATT ci si puo’ riferire sia all’accordo
in se’, sia all’organizzazione che lo
gestisce e lo sviluppa) , una serie di
negoziati commerciali su questioni
specifiche, fra Stati membri specifici.
Nel settembre del 1986, su pressione
degli Stati Uniti, si diede inizio alla
sessione del GATT nota come Uruguay Round, a Punta del Este, in
Uruguai. Il risultato fu la creazione di
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una nuova, potentissima agenzia privata internazionale: il WTO.
A fine 1994 il Congresso degli Stati
Uniti voto’ a favore dell’associazione
al WTO; non vi fu quasi dibattito. A
Washington era chiaro a tutti chi
avrebbe dominato il nuovo ente. A
differenza del GATT, che non aveva
potere esecutivo, e che richiedeva il
voto unanime dei paesi membri per
stabilire le multe, il WTO raggruppava
in se’ la possibilita’ di imporre pesanti sanzioni economiche e l’autorita’
per farle rispettare. Ancora più importante, il suo meccanismo decisionale
e’ coperto da segreto e manca di una
supervisione democratica; le questioni fondamentali della vita economica
planetaria sono discusse a porte
chiuse nella sede del WTO a Ginevra,
a Washington o a Bruxelles. Puo’
scegliere gli “esperti” come piu’ ritiene ed ignorare le prove che meglio ritiene. Nella disputa sugli OGM, tre
dei quattro esperti scientifici provenivano da istituti del Regno Unito e degli Stati Uniti, due paesi prevalentemente pro-OGM. (1)
Due anni prima, nel 1992, al Congresso sulla Bio-Diversita’ di Rio
(CBD, Convention on Biological Diversity), 175 governi delle Nazioni
Unite hanno firmato una convenzione
sulla sicurezza e il trattamento degli
OGM, nella quale, tra l’altro, la Comunità mondiale decise che si doveva analizzare l’impatto sanitario ed
economico dell'agricoltura OGM, prima di permetterla in un paese. Il governo americano di Bush padre, si
oppose strenuamente al CBD, sostenendo che un protocollo sulla Bio-Sicurezza era inutile. Secondo l'accordo della CBD, si poteva proibire le
importazioni di OGM.
L'industria OGM, con in testa Monsanto, DuPont e la Dow americana,
ha sabotato questo accordo. Un
gruppo di sei nazioni che controllano
la Biotecnologia o il mercato OGM
mondiale (Canada, Argentina, Uruguai, Australia Cile e USA) ha forzato
una clausola nel testo del CBD che
subordinerebbe il Protocollo sulla
Bio-sicurezza al WTO. Hanno sostenuto che limitare il commercio basandosi su “indimostrate” preoccupazioni sulla sicurezza biologica e’ da considerarsi un “ostacolo al libero scambio” secondo le regole del WTO!
La legge sulla responsabilità sostiene, tradizionalmente, che un nuovo
prodotto deve essere dimostrato sicuro prima di essere immesso sul
mercato. La decisione del WTO assegna l’onere della prova non al produttore OGM, ma alle vittime potenziali,
accollandogli la responsabilita’ ed i
problemi legati alla sicurezza sanitaria. Infine, gli Stati Uniti hanno distrutto il protocollo sulla Bio-sicurez-
za rifiutando di includervi la soia ed il
mais, il 99% di tutti i prodotti OGM,
rendendolo di fatto inutile riguardo le
tematiche di sicurezza sanitaria.
Il WTO e’ un’arma in mano alla potente coalizione tra Washington e i giganti dell’industria OGM guidati dalla
Monsanto. All'inizio del 1992, Bush,
su consiglio della Monsanto e dei colossi emergenti del mercato americano OGM, decreto’ che le sementi GM
erano “sostanzialmente equivalenti”
ai semi ordinari. Essendo “sostanzialmente equivalenti”, le sementi GM
non necessitavano di particolari analisi o controlli sanitari prima dell'immissione sul mercato; una questione
cruciale per il futuro della Monsanto e
della lobby OGM.
Con un Ordine Esecutivo del Presidente, gli Stati Uniti decretavano innoque le sementi OGM e quindi superflui i controlli sulla salute e la sicurezza. Ci si assicuro’ che questo principio passasse anche al neonato
WTO sotto forma dell'Accordo Sanitario e Fitosanitario (SPS), che dichiara: “i criteri e le norme alimentari
intesi a proteggere le popolazioni o
gli animali da infezioni e parassiti
possono potenzialmente essere usati
come ostacolo al libero scambio intenzionale.” L’accusa americana all’Europa nella denuncia in questione
e’ proprio di aver violato l’Accordo
SPS del WTO.
Altre regole del WTO, contenute nell'Accordo sulle Barriere Tecniche al
Commercio (TBT, Technical Barriers
to Trade) pribiscono agli Stati membri
di usare criteri o analisi nazionali, leggi sulla sicurezza alimentare e sulla
qualita’ del prodotto, definendoli
“scorrette barriere commerciali.”
L'effetto di queste due decisioni (made in USA) del WTO comporta la
possibilita’ per Washington di poter
sempre affermare che qualsiasi governo che limiti l'importazione di
OGM per una loro potenziale minaccia alla salute o alla sicurezza nazionali, cade in violazione delle regole
del libero scambio.
Al riparo dell’Accordo sulle Barriere
Tecniche al Commercio, gli Stati Uniti
sostengono che non e’ necessaria l’identificazione delle sementi OGM,
dal momento che non hanno subito
una “sostanziale trasformazione” rispetto a quelle normali o comunque
non GM. Convenientemente, si ignora il fatto che Washington sostenga
allo stesso tempo che gli OGM, a
causa del processo di ingegneria genetica, sono sufficientemente “trasformati”, cioè non equivalenti all’originale, da essere brevettati come
“nuovi” prodotti ed essere quindi
protetti dagli accordi del TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual
Property Rights, Aspetti Commerciali
dei Diritti di Proprieta’ Intellettuale)
del WTO.
L'Accordo sull’Agricoltura
Il cuore del meccanismo del WTO è
l'Accordo sull'Agricoltura (AoA,
Agreement on Agriculture), che sotto
la “pelle di pecora” del libero scambio, nasconde il “lupo” del potere
monopolistico, e privato, dell’industria agricola OGM. Secondo l’AoA,
dal 1995 i paesi in via di sviluppo sono stati costretti ad eliminare le quote
di importazione e ridurre drasticamente le tariffe protettive; contemporaneamente, l’Amministrazione Bush
approvava l’aumento a 80 milioni di
dollari delle sovvenzioni per gli agricoltori del mercato americano.
L'effetto principale e’ stato di consentire al potente monopolio dei cinque maggiori gruppi industriali del
grano -- Cargill, ADM, Bunge, Andre
(precedentemente) e Louis Dreyfus –
l’aumento vertiginoso dell’esportazione sottocosto della materia prima, incrementando al massimo i loro profitti corporativi e rovinando milioni di
famiglie di coltivatori in tutto il mondo.
L’Accordo sull’Agricoltura ignora la
realtà del mercato agricolo, che e’
qualitativamente differente, per
esempio, da quello delle automobili o
dei CD. L’agricoltura, la salute pubblica e la sicurezza alimentare sono il
cuore della sovranità nazionale di
ogni Stato e del suo obbligo di fornire
ai cittadini i mezzi basilari di sussistenza. L'agricoltura è fondamentale
a tale riguardo, insieme con il diritto
all'acqua. L’AoA è stato scritto dai
colossi americani dell’indutria agricola come Cargill, ADM, Monsanto e
DuPont, per agevolare il proprio progetto, il cui unico scopo è la massimizzazione dei profitti ed il monopolio sul mercato, senza riguardo alle
conseguenze sull’umanita’. Il loro
obiettivo è il controllo di un mercato
agricolo mondiale che vale mille miliardi di dollari. Il vero autore dell’AoA
fu Daniel Amstutz, un ex vice presidente della Cargill Grain, che a quel
tempo lavorava per l'Ufficio dei Rappresentanti del Commercio a Washington, prima di ritornare al mercato
del grano.(3).
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Chi controlla il WTO?
Il controllo sostanziale sulle decisioni
del WTO, decisioni che hanno pieno
potere sul diritto internazionale e
possono costringere i governi ad
abrogare le leggi nazionali sulla salute e la sicurezza pubbliche, è detenuto dagli interessi privati di un cartello
di societa’ dell’industria agricola
americana. Non esiste una forma di
controllo pubblico o democratico sul
potere del WTO.
Sulla carta, le norme del WTO sono
stabilite sul consenso unanime di tutti i 134 Stati membri. In realtà, quattro paesi, guidati dagli USA, decidono sulle questioni fondamentali dell'agricoltura e degli altri mercati. Come per il Fondo Monetario Internazionale (IMF, International Monetary
Fund) e la Banca Mondiale (WB,
World Bank), Washington esercita un
controllo decisivo dietro le scene,
sempre nell’interesse dell’industria
agroalimentare.
I quattro che controllano il WTO sono i cosiddetti paesi del QUAD: USA,
Canada, Giappone ed Unione Europea.
Il WTO è stato pensato per imporre i
bisogni delle grandi aziende private
sul diritto legittimo all’autodeterminazione di intere nazioni ed a governi
democraticamente eletti. Il WTO ha
una missione: applicare le regole del
“libero scambio”, un programma che
è tutto fuorche’ “libero”, ma che favorisce appieno gli interessi dei giganti dell’industria agricola.
Secondo le norme secretate del
WTO, una nazione puo’ impugnare le
leggi di un’altra che ne limitino il
commercio. Il caso riceve allora
udienza da un tribunale o una corte
di tre burocrati commerciali, generalmente influenti avvocati corporativi
con una propensione al libero mercato. Gli avvocati non sono vincolati da
leggi sul conflitto d’interessi, tanto
che un avvocato della Monsanto può
giudicare su un caso dove siano coinvolti gli interessi materiali della
stessa societa’.
Non esiste, inoltre, una norma per cui
i giudici del WTO debbano rispettare
le leggi di un qualsiasi paese; i tre
giudici si incontrano segretamente
senza rivelare il dove o il quando.
Tutti i documenti della corte sono
confidenziali e non sono pubblicati a
meno che non lo richieda una delle
parti. È una versione moderna dell’Inquisizione Spagnola, ma molto più
potente.
L'UE ha vietato l'importazione dagli
USA della carne di bovini trattati con
ormoni e gli Stati Uniti hanno presentato una querela formale al WTO. Esiste un approfondito studio indipendente che dimostra come gli ormoni
presenti nella carne americana siano
cancerogeni, tuttavia i tre giudici
hanno decretato che l’UE non ha presentato “validi” motivi scientifici che
convalidassero il divieto ed e’ stata
pertanto condannata a pagare annualmente 150 milioni di dollari agli
USA per i mancati introiti.(4)
I potenti interessi privati che controllano la politica agricola del WTO preferiscono rimanere nell’ombra sotto
forma di poco pubblicizzate ONG
(Organizzazioni Non Governative) come l’IPC (International Food and
Agricultural Trade Policy Council,
Consiglio Internazionale per le Politiche del Commercio Alimentare ed
Agricolo – abbreviata in International
Policy Council, Consiglio per la Politica Internazionale).
L’IPC fu creato nel 1987 per esercitare pressioni nella stesura delle norme
del GATT ai colloqui in Uruguai. L’IPC
chiese la rimozione delle “barriere di
alta tariffa” nei pæsi in via di sviluppo, tacendo, pero’, sugli ingenti sussidi governativi pagati negli USA all’industria agricola.
Uno sguardo alla lista dei membri
dell’ IPC rende evidente quali siano
gli interessi rappresentati. Il presidente dell’IPC è Robert Thompson, ex
Assistente al Segretario del Dipartimento dell’Agricoltura americano ed
ex consigliere economico del Presidente. Sono inoltre presenti: Bernard
Auxenfans, Presidente della Monsanto Global Agricultural Company ed ex
Presidente della Monsanto Europa;
Allen Andreas della ADM/Toepfer;
Andrew Burke della Bunge (Stati Uniti); Dale Hathaway, ex funzionario del
Dipartimento dell’Agricoltura USA e a
capo di IFPRI (Stati Uniti).
Tra gli altri soci dell’IPC ricordiamo:
Heinz Imhof, Presidente di Syngenta
(Svizzera); Rob Johnson della Cargill
e membro del Consiglio Consultivo
sulla Politica Agricola dell’USDA (United States Department of Agriculture);
Franz Fischler, ex Commissario per
l’Agricoltura alla Commissione Europea; Guy Legras (Francia), ex Direttore Generale dell’Agricoltura all’UE;
Donald Nelson della Kraft Foods (Stati Uniti); Joe O'Mara dell'USDA; Hiroshi Shiraiwa della Mitsui & Co
(Giappone); Jim Starkey, ex Assistente del Rappresentante Commerciale
degli Stati Uniti (USTR); Hans Joehr,
Responsabile per l’Agricoltura della
Nestle; Jerry Steiner della Monsanto
(Stati Uniti). Tra i membri emeriti troviamo Ann Veneman, membro della
Calgene californiana prima di diventare Segretaria all'Agricoltura per George W. Bush nel 2001.
L’IPC è controllato dai colossi americani dell’agricoltura, che beneficiano
delle normative del WTO che loro
stessi hanno scritto. A Washington,
ormai, l'USDA non rappresenta più
gli interessi dei piccoli coltivatori familiari; l’USDA e’ la lobby delle multinazionali del settore agroindustriale, il
loro strumento per definire politiche
vantaggiose. Quella sugli OGM è l'esempio più eclatante.
Anche Bruxelles
e’ dominata dalle lobby OGM
Il potere di queste grandi societa’
dell’industria agricola e OGM si
estende al controllo delle politiche
della Commissione Europea di Bruxelles, come suggerisce la presenza
di Franz Fischler in un’influente organizzazione pro-OGM come l’IPC.
Sono anni che gli esperti europei in
agricoltura sanno che le politiche del
grano non vengono gestite dai governi nazionali, ma dalle Cinque Grandi,
le potenti societa’ guidate dalla Cargill e da ADM, alle quali si sono ora
aggiunte la Monsanto, la DuPont, la
Syngenta e la lobby OGM. Ne è chiara testimonianza l'annuncio recente
di nuovo programma europeo, SAFEFOODS, successore del controverso
progetto pro-OGM ENTRANSFOOD.
ENTRANSFOOD venne pensato per
“facilitare la penetrazione del mercato OGM in Europa e portare l'industria europea in una posizione competitiva.”
ENTRANSFOOD, ora chiamato in
modo rassicurante SAFEFOODS (Alimenti sicuri), sostiene di voler mettere insieme i diversi punti di vista sugli
alimenti GM; in realtà, il principale
gruppo di lavoro (Working Group 1),
responsabile dei test di sicurezza sui
cibi transgenici (Safety Testing of
Transgenic Foods) e’ composto non
da organizzazioni indipendenti dei
consumatori, ma da Monsanto, Unilever, Bayer, Sygenta e BIRRA International, una societa’ di consulenza
vicina al settore agricolo e all’industria farmaceutica.
Allo stesso modo, il Dott. Harry Kuiper, uno scienziato olandese, e’ sia
membro del gruppo di studio sulla sicurezza degli alimenti GM di SAFEFOODS, sia il Coordinatore di SAFEFOODS stesso. Kuiper presiede l’organo giudicante dell’Autorita’ Europea per la Sicurezza degli Alimenti
OGM (European Food Safety Authority GMO) ed ha guidato un’infamante
e crudele campagna di discredito nei
confronti dello scienziato genetista
dott. Arpad Pusztai, che oso’ affermare pubblicamente che esistevano
prove allarmanti di danni organici nelle cavie alimentate con patate transgeniche, e che venne licenziato (dal
Rowett Research Institute, NdT) nel
1999 su intervento della Monsanto.(5)
Il WTO oggi non è altro che il poliziotto globale della potente lobby OGM e
delle Corporations ad essa legate.
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Con il nuovo governo tedesco di coalizione del Cancelliere Angela Merkel e del Ministro per l’Agricoltura
Horst Seehofer, che sostiene ufficialmente il ruolo della Germania come
futuro leader nelle Bio-tecnologie e
nel settore OGM, l’impatto delle ultime due sentenze del WTO sulla sicurezza alimentare in Europa e nel
mondo rischia di mettere il nostro
pianeta in una situazione di grande
pericolo.
F. William Engdahl*
*Editore Contribuente di Global
Research ed autore del libro “A Century
of War: Anglo-American Oil Politics and
the New World Order” (Un secolo di
Guerra: la politica petrolifera AngloAmericana e il Nuovo Ordine Mondiale)
Pluto Press Ltd. Ha appena completato
la stesura di un libro sugli OGM dal
titolo “‘Seeds of Destruction: The
Hidden Political Agenda Behind GMO”
(I semi della distruzione: il progetto
politico nascosto dietro gli OGM). Puo’
essere contattato tramite il suo sito:
www.engdahl.oilgeopolitics.net
Note:
1.Abreu, Marcelo de Paiva, “Brazil, the
GATT and the WTO: History and
Prospects – Brasile, il GATT e il WTO:
Storia e Prospettive”, settembre 1998,
Dipartimento di Economia, PUC, Rio de
Janeiro, No.392.
2. “Gli OGM e il WTO: Revocato il diritto
di dire di No”, del Movimento per lo
Sviluppo Mondiale, novembre 1999,
www.wdm.org.uk .
3. Murphy, Sophia, “Accordo del WTO
sull’Agricoltura: modello adeguato al
sistema alimentare globale?”, Politica
Estera in Focus, v.7, no.8, giugno 2002.
4. Montague, Peter, UAW Local
1981/AFL-CIO, Il WTO e il libero
mercato, Fondazione per la Ricerca
Ambientale, in www.garynull.com .
5. “PR Operation on GM Foods again
exposes EFSA industry-bias,” Press
release, 29.12.2004. www.gmwatch.org
Fonte: www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=20060329&articleId=2202
Traduzione a cura di Trimegisto
per www.comedonchisciotte.org
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