orchestra sinfonica del friuli venezia giulia

CONTRABBASSI
Paolo Mazzoleni *
Mauro Zavagno
Laura Soranzio
Luca Zuliani
VIOLINI II
Giorgio Baldan*
Alessandra Fusaro
Marco Toso
Chiara Antonutti
Leopoldo Pesce
Clementina Carluccio
Nicola Mansutti
Mila Barutti
Lucia Zazzaro
Anna Moro
CLARINETTI
Davide Argentiero*
Maddalena D’Ambrosio
VIOLE
Margherita Cossio
Elena Allegretto
Rosanna Romagnoli
Enriketa Cefa
Giovanni Boscarato
Francesca Levorato
Maurizio Malaridotti
Andrea Moro
VIOLONCELLI
Alfredo Mola*
Andrea Musto
Massimo Favento
Paolo Carraro
Jana Kulichova
Lisa Pizzamiglio
FLAUTI
Fabrizio Mazzacua*
Tiziano Cantoni
OBOI
Cossio Enrico*
Signorato Emanuela
FAGOTTI
Dario Braidotti*
Anna Flumiani
CORNI
Andrea Liani*
Mauro Verona
Giuseppe Crott
Andrea Comoretto
TROMBE
Alberto Frugoni*
Luca Bastiancig
TIMPANI
Barbara Tomasin*
** Violino di spalla
* Prima parte
Stagione 2008/2009
Sovrintendente e Direttore Artistico Prosa Michele Mirabella
Direttore Artistico Musica e Danza Daniele Spini
28
febbraio
sabato
ore 20.45
OPERETTA
2
marzo
lunedì
ore 20.45
DANZA
con Umberto Scida, Elena D’Angelo, Armando Carini
direttore d’orchestra Orlando Pulin
regia e coreografie Serge Manguette
Nuevo Ballet Español Rojas y Rodríguez
coreografia e direzione artistica di Rojas & Rodríguez
musica di Gaspar Rodríguez, Antonio Rey, Daniel Jurado
costumi di Modesto Lomba, Carlos Rodríguez,
Raquel + Roberto
11
CAMERATA SALZBURG
Leonidas Kavakos direttore e violino solista
JOHANN SEBASTIAN BACH Concerto in re minore per
violino e orchestra (ricostruito da BWV 1052)
FRANZ SCHUBERT, GUSTAV MAHLER
La morte e la fanciulla
LEÓŠ JANÁČEK Suite per archi
14
marzo
sabato
ore 20.45
Marangoni Spettacolo
L’ULTIMA ASTRONAVE
testo e voce recitante Stefano Benni
al pianoforte Umberto Petrin
domenica
ore 16.00
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
Concerto in mi bemolle maggiore, KV 271 “Jeunehomme”
per pianoforte e orchestra
Allegro
Andantino
Rondeau: Presto - Menuetto (Cantabile)
SANGRE FLAMENCA
marzo
mercoledì
ore 20.45
18-21
22
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (1809 – 1847)
Ouverture Le Ebridi (La grotta di Fingal), op. 26
Compagnia Italiana di Operette 2003
4-7
marzo
ore 20.45
Fabien Gabel direttore
Alexander Romanovsky pianoforte
BALLO AL SAVOY
marzo
ore 20.45
CROSS OVER
ORCHESTRA SINFONICA
DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
27 febbraio 2009 - ore 20.45
Compagnia delle Indie Occidentali - Polis Cultura
VESTIRE GLI IGNUDI
di Luigi Pirandello
con Vanessa Gravina, Luigi Diberti, Bruno Armando
regia di Walter Manfrè
Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace
Servizio attività culturali
Provincia
di Udine
Orchestra Sinfonica
del Friuli
Venezia Giulia
Fabien Gabel
direttore
Alexander Romanovsky
pianoforte
Compagnia della Rancia
Disney
HIGH SCHOOL MUSICAL
lo spettacolo
testo di David Simpatico
tratto dal Disney Channel Original Movie
regia e adattamento Saverio Marconi
Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Udine, via Trento, 4
tel. 0432 248411 - fax 0432 248452
www.teatroudine.it - [email protected]
***
Comune
di Udine
Grafica S. Conti - Stampa La Tipografica srl
VIOLINI
Grazia Raimondi**
Paola Beziza
Hanny Killaars
Giulia Tavano
Lucia Premerl
Paola Gorza
David Mazzacan
Luigi Calzavara
Ingrid Shllaku
Anna Apollonio
Davide Albanese
Caterina Picotti
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY
Sinfonia n. 3 in la minore, op. 56 “Scozzese”
Andante con moto - Allegro un poco agitato
Vivace non troppo
Adagio
Allegro vivacissimo - Allegro maestoso
Alexander Romanovsky La vittoria a soli diciassette
anni al concorso “Ferruccio Busoni” di Bolzano ha reso Alexander Romanovsky uno dei pianisti più affermati della sua generazione. Da quel
momento è stato ospite delle più importanti sale italiane ed europee e
nei maggiori festival internazionali. Il suo straordinario talento si è rivelato
sin dalla più tenera età: a undici anni già suonava con Vladimir Spivakov
e i Virtuosi di Mosca. Due anni dopo si è trasferito in Italia per studiare
con Leonid Margarius all’Accademia Pianistica di Imola. Nel 1999 è stato nominato Accademico della Regia Accademia Filarmonica di Bologna,
“Honoris causa”, per la sua interpretazione delle Variazioni Goldberg di
Bach. Nel luglio del 2008 ha ottenuto l’Artist Diploma presso il prestigioso
“Royal College of Music” di Londra. Recentemente ha firmato un contratto in esclusiva con Decca ed il primo CD, con musiche di Schumann
e Brahms, ha ricevuto vasti consensi sia dalla critica che dal pubblico.
Robert Cohen, Roberto Fabbriciani e l’Altenberg Trio. Presidente dell’Orchestra
è Mario Gabriele Massarutto, mentre il Direttore Artistico è Alberto Martini.
Fabien Gabel Nato nel 1975, Fabien
Gabel ha studiato tromba alla Musik Hochschule di Karlsruhe e al
Conservatoire National Supérieur de Musique di Parigi. Ha iniziato ad
ottenere riconoscimenti internazionali nel 2004 con la vittoria al prestigioso Concorso di Direzione Donatella Flick di Londra. Nello stesso
periodo ha diretto la London Symphony Orchestra al Barbican Centre
e ne è divenuto il Direttore Aggiunto per due anni. È stato invitato a
dirigere molte orchestre francesi (Orchestre National d’Ile de France,
Orchestre Philharmonique de Radio France e Orchestre de Bretagne),
ed europee, tra cui l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra da Camera di Praga.
Felix Mendelssohn: 200 anni dalla nascita Nel corso della sua breve
esistenza Felix Mendelssohn-Bartholdy visitò l’Europa e le sue principali
capitali musicali. I numerosi viaggi gli permisero di apprezzare le ineguagliabili bellezze artistiche di molti paesi e di entrare in contatto con scenari naturali affascinanti. Leggendo il suo epistolario, in quegli anni particolarmente
ricco, si possono così cogliere, da un lato, le impressioni tipiche del Wanderer ottocentesco, dall’altro interessantissime riflessioni sulla vita musicale
europea agli inizi dell’Ottocento. Nella primavera del 1829 Mendelssohn
aveva lasciato Berlino per recarsi a Londra, su invito di Carl Klingemann e
Ignaz Moscheles che lo introdussero nella vita sociale e nei salotti londinesi,
offrendogli la possibilità di presentarsi al pubblico in quattro importanti concerti. Le straordinarie esperienze che la metropoli gli offriva lo entusiasmò a
tal punto che, in una lettera alla sorella, scrisse: “Sono confuso! Londra è il
mostro più grandioso e complicato che ci sia al mondo!”. La ricchezza della
vita culturale della città e la bellezza dei luoghi circostanti che conservavano
memorie storiche d’incomparabile valore suscitarono il suo entusiasmo e
la sua fantasia creatrice, analogamente a quanto era accaduto a Georg Friedrich Händel e Carl Maria von Weber. Terminata la stagione dei concerti, si
recò a Edimburgo e abbozzò le prime idee per la sua Sinfonia scozzese (le
prime sedici battute dell’introduzione lenta risalgono a quei giorni), mentre
la tempestosa traversata in piroscafo per l’isola di Staffa, dove poté ammirare la grotta di Fingal, gli fornì l’ispirazione per l’Ouverture Die Hebriden,
originariamente intitolata Die einsame Insel (L’isola solitaria).
Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia Fondata nel 2000 dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalle Province di Gorizia, Pordenone, Trieste e
di Udine e dal Comune di Udine e sostenuta dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, l’Orchestra svolge un’intensa attività volta a valorizzare
il patrimonio artistico e musicale della Regione. Costantemente presente
nelle stagioni del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, l’Orchestra ha suonato
al Musikverein di Vienna, nella Stagione Sinfonica del Teatro Verdi di Trieste, alla Biennale di Venezia e al Mittelfest di Cividale del Friuli. Ha collaborato con importanti direttori tra i quali Donato Renzetti, György Györiványi
Ráth, George Pehlivanian, Lü Jia, Pascal Rophé, Umberto Benedetti Michelangeli, Daniel Kawka, Jakub Hrusa e famosi solisti tra i quali Alexander
Lonquich, Louis Lortie, François-Joël Thiollier, Michele Campanella, Sergej
Krilov, Massimo Quarta, Francesco Manara, Enrico Dindo, Enrico Bronzi,
Le Ebridi Imbarcatosi assieme all’amico Carl Klingemann su un battello a vapore il 7 agosto 1829 per visitare le
isole Ebridi, già il giorno seguente Mendelssohn inviò una lettera a casa con
la trascrizione di un’idea musicale da cui poi derivò il tema dell’Ouverture,
“per farvi comprendere come mi sia sentito strano alle Ebridi”. La musica
di questa celebre pagina nacque, pertanto, in seguito ad alcune “impressioni di viaggio”, seguendo un preciso topos culturale sette-ottocentesco
che si ritrova nelle opere di Goethe, Heine e Stendhal. La Grotta di Fingal
era una delle mete preferite del pellegrinaggio romantico grazie alla sua
disarmante bellezza selvaggia e alle leggende gaeliche a essa connesse
e rievocate nella poesia di Ossian. Mendelssohn “reagì” prontamente alla
sua bellezza evitando gli stereotipi della musica a programma per orientarsi
verso i valori della classicità. La sua fantasia, analogamente a quanto era
successo con il Sogno di una notte di mezza estate, era stata ispirata anche da un poema pubblicato nel 1761, Fingall, immerso in un’ambientazione fantastica, fatta di boschi incantati, paesaggi marini e grotte misteriose.
Definita da Richard Wagner, notoriamente piuttosto restio ad apprezzare la
musica di Mendelssohn, “una delle più belle opere musicali che possediamo”, l’Ouverture si presenta ricca di effetti d’eco e di risonanze, presaga di
pagine tardo-romantiche. Basti pensare alla descrizione del movimento del
mare che proprio Wagner farà nell’Olandese volante, oppure a La Mer di
Claude Debussy. La composizione ruota attorno a un tema che si presenta in apertura con una linea melodica discendente, alternando anche altri
spunti melodici più cantabili o di maggior enfasi ritmica, come il terzo, che
arricchiscono le suggestioni pittoriche della pagina.
Per Mademoiselle Jeunehomme Il Concerto K. 271 di Wolfgang Amadeus Mozart, composto a Salisburgo tra il 1776 e i primi giorni
del 1777, è conosciuto sotto il nome di “Jeunehomme”, dal nome della
pianista per la quale fu scritto. Di Mademoiselle Jeunehomme, allora giunta “dal gran mondo a sconvolgere Salisburgo con una ventata di profumo
mondano”, come narra Bernhard Paumgartner, si sa molto poco, e c’è
anche qualche dubbio che si chiamasse veramente così. Definito da Einstein come “l’Eroica di Mozart”, il Concerto in mi bemolle presenta una
grande ricchezza di forme, un dialogo intenso fra solista e orchestra e un
marcato carattere sinfonico. Se la data di composizione sembra proporlo
come un’opera ancora giovanile, il “Jeunehomme” in realtà appare come
uno dei grandi capolavori di Mozart in questo campo. Non a caso Alfred
Brendel, uno dei più grandi interpreti ed esegeti della musica di Mozart,
riconoscendovi un notevole salto di qualità nella produzione di lui ha definito questo Concerto “una delle meraviglie del mondo”. Del resto anche
Hermann Abert parla dei “contrasti nuovissimi e psicologicamente vari”
che si manifestano in queste pagine, mentre Alfred Einstein ne mette in
risalto il carattere di novità che “conduce a un continuo succedersi di sorprese, tanto nella struttura quanto nei minimi dettagli”. L’originalità del
Concerto si manifesta subito nel primo movimento, con il pianoforte che
si pone in evidenza dalla seconda battuta, contrariamente alla tradizione di
premettere un’introduzione orchestrale all’entrata del solista. Lo sviluppo
dei materiali musicali presenta una complessità e una varietà di atteggiamenti altrettanto insolite, e la cadenza finale del pianoforte è ineditamente
ampia. Il rapporto tra il solista e l’orchestra nell’Andantino seguente giunge
a un grado di elaborazione e perfezione formale quale raramente si può
trovare nella storia del Concerto per pianoforte. L’atmosfera raccolta e le
movenze di recitativo della linea melodica rendono questo movimento,
com’ebbe a dire poeticamente un grande compositore del Novecento,
Olivier Messiaen, “una meditazione sulla morte. Fedele compagna delle
serate mozartiane, che il compositore ben presto accetterà come imitazione alla vera Vita”. Il Rondò finale è una pagina virtuosistica, con al
centro un Minuetto con quattro variazioni che introduce una melanconica
sospensione fra le luci brillanti e sfavillanti del movimento.
La Sinfonia scozzese Figlia delle emozioni e delle
suggestioni di un viaggio in “una terra che lascia straniati” la Sinfonia è
parimenti lontana dalle descrizioni programmatiche tipiche di tanta musica dell’Ottocento. La prima ispirazione risale sempre al 1829. In una
lettera del 30 luglio da Edimburgo, Mendelssohn parla della bellezza di
alcuni luoghi che aveva visitato, come il palazzo di Maria Stuarda a Holyrood, e della volontà di trasporre in musica le sue impressioni. Dopo
un interminabile lavoro di stesura durato circa tredici anni, la Sinfonia
fu eseguita per la prima volta a Lipsia nel 1842. Da un punto di vista
strutturale, la Scozzese differisce dalla produzione giovanile in quanto i
singoli movimenti si susseguono senza interruzioni, secondo l’aspirazione alla continuità caratteristica del Romanticismo, permettendo alla sua
prorompente ricchezza lirica di manifestarsi compiutamente. L’impianto
architettonico dei diversi movimenti è arricchito da paesaggi romantici,
inquieti e nebbiosi. Dopo un’introduzione dal carattere elegiaco, l’Allegro
un poco agitato si presenta con un tema liederistico che via via si anima
per giungere ai grandiosi crescendo dello sviluppo. I cromatismi e la simmetria delle frasi, cifre stilistiche degli anni giovanili, non indeboliscono
l’efficacia del movimento che la sapiente conduzione dei temi permette
di mantenere in costante tensione. Nel Vivace non troppo che segue, e
che svolge la funzione dello Scherzo pur non essendo indicato come tale
e precedendo il tempo lento, il clarinetto intona un tema popolaresco dal
carattere molto leggero su una semplice scala di cinque suoni, come le
canzoni gaeliche. Con grande pathos, quasi fosse un recitativo dal tema
cantabile su un ritmo di marcia, i violini attaccano poi il terzo movimento:
un grande Lied bipartito incorniciato da un ritornello, quasi una profetica
anticipazione di Brahms. Atmosfere gioiose si riaffacciano nell’Allegro vivacissimo: un tema puntato arricchito da accenti improvvisi dialoga con
un altro tema cantabile per approdare all’Allegro maestoso assai, in cui
una melodia dalle caratteristiche popolaresche suggella l’identità “scozzese” dell’opera.
Testi di Roberto Calabretto