16 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Sabato 26 Marzo 2016 Sovrapprezzo sulle uova: la trovata di un allevatore tedesco per salvare i Küken maschi Cinque cent per un pulcino Di gallo ne serve uno per pollaio. Gli altri? Vengono gasati da Berlino ROBERTO GIARDINA L a Süddeutsche Zeitung dedica la terza pagina a un tema: la strage dei pulcini, quelli maschi, si intende. Le pulcine vivono per produrre uova. Di futuri galli ne basta uno per pollaio, dunque inutile e costoso allevarli. L’anno scorso 48 milioni di Küken, pulcini in tedesco, sono finiti nelle camere a gas. E vi prego di risparmiarvi battute di estremo cattivo gusto. Sempre di più: nel 2013 furono 41 milioni, 45 milioni l’anno successivo. Prima era peggio: venivano gettati a migliaia in bidoni, e finivano soffocati e schiacciati. Ora vengono posti su un tapis roulant che li conduce alla morte, avvelenati in dieci secondi dal diossido di carbonio. Thomas Müller è stato obiettore di coscienza, e finì a lavorare in una fattoria modello sul Lago di Costanza. Qui, si vanta, vengono prodotte le migliori uova di Germania, una volta che le avete provate, desiderate solo le nostre. Ma ogni uovo ha un sovrapprezzo, costa 59 centesimi invece di 54, e i 5 centesimi non sono giustificati dalla qualità superiore: «Servono a salvare i pulcini maschi», spiega Thomas, 38 Thomas Müller con i galli salvati dalla camera a gas anni. Invece di venire eliminati appena nati, vengono allevati, vivono felici in un pollaio riservato ai galli, allo stato brado su un vasto prato, non in una gabbia angusta. «Non crederete mai quanto riescono a mangiare», spiega. Salvare la vita ai maschi ha un suo costo. Inoltre i galli non si allontanano troppo, non più di tre metri da quella che considerano la loro casa, quindi in estate vanno trasportati anche altrove su un terreno «fresco». fratello gallo. La loro carne è ottima e gustosa, meglio di quella molliccia dei polli di allevamento. Giustiziati ma dopo aver vissuto qualche mese in più. «Abbiamo messo fine al massacro senza senso», conclude Thomas Müller. Per la grande produzione non conviene tuttavia allevare i maschi perché sono magri, non più di un chilo e 800 di carne commestibile. Se ingrassano di più la struttura ossea non sopporta il peso eccessivo, e soffrirebbero comunque. Comunque, alla fine, finiscono al supermarket con l’etichetta «Bruderhahn», I pulcini gasati vengono venduti agli zoo e dati in pasto ai serpenti o ai rapaci. Li comprano anche i privati: dieci Küken costano 1,98 euro, e vengono dati per giocarci ai gatti di casa. Prima, si difendono gli allevatori, finivano semplicemente nella spazzatura. Nonostante le proteste degli amanti degli animali, i politici sono rimasti sordi per decenni. Ora le cose potrebbero cambiare. A Münster la procura ha denunciato una fattoria. Il ministro dell’agricoltura in Bassa Sassonia, il verde Christian Meyer, vuole vietare il massacro dei pulcini entro il 2017. I contadini e gli allevatori cominciano ad allarmarsi. Un allevatore, che ha voluto restare anonimo, è stato intervistato dalla Süddeutsche Zeitung: da quando è cominciata la campagna per salvare i pulcini, la vita è diventata impossibile, si lamenta, un giorno è dovuto correre a scuola e prendere il figlio minacciato dai compagni che avevano visto un servizio in tv. Si è sempre fatto così, protesta, i pulcini maschi non servono a nulla, e adesso deve cambiare tutto? Nella sua fattoria 400 mila uova sono destinate alla riproduzione, nulla in confronto con le fattorie in Olanda. Prima era diffi cile riconoscere il sesso, ora gli allevatori hanno proceduto a una selezione e i pulcini maschi vengono subito riconosciuti grazie al diverso colore delle piume sulla pancia. Le future galline vengono subito vaccinate e spedite ai clienti in speciali cartoni. I maschi spediti nelle camere a gas. Le femmine valgono 45 centesimi, i maschi da 2 a 3 centesimi. Una differenza di prezzo che giustifica la condanna a morte. Ieri una gallina produceva 30 uova all’anno, oggi 300. Con mangimi particolari si incrementa la percentuale di pulcini femmina, si stanno sperimentando sistemi per riconoscere l’embrione già nell’uovo, e il futuro gallo verrebbe eliminato prima di nascere. E, comunque, si lamenta l’allevatore, perché prendersela tanto? I polli potrebbero vivere in media fino a 15 anni, ma oggi dopo 33 giorni hanno raggiunto il loro sviluppo ideale, e vengono uccisi. Salvare i pulcini maschi aumenterebbe i costi della produzione, a tutto vantaggio dei concorrenti meno scrupolosi, come olandesi e polacchi. © Riproduzione riservata GRANDE RETROSPETTIVA (FINO AL 3 LUGLIO) AL VICTORIA AND ALBERT MUSEUM Londra rende omaggio a Botticelli, il grande pittore che cadde nell’oblio per tre secoli e fu riscoperto solo nell’Ottocento DI N ANDREA BRENTA on è una semplice retrospettiva, ma la riscoperta che il XIX secolo fece del grande pittore quattrocentesco, arrivando fino alle influenze attuali. Fino al prossimo 3 luglio, il Victoria and Albert Museum di Londra dedica a Sandro Botticelli (1445-1510) una interessante mostra («Botticelli Reimagined»). Non tutti sanno che il pittore fiorentino cadde quasi completamente in oblio per più di trecento anni. Ci vollero le guerre napoleoniche perché arrivassero sul mercato delle sue opere fino ad allora nascoste perché confinate in conventi e case religiose. Il percorso della mostra comincia dalla fine, ovvero dal presente, con le innumerevoli variazioni sulla Nascita di Venere e sulla Primavera, i due capolavori di Botticelli gelosamente conservati agli Uffizi: da Warhol a Yin Xin, dalle foto di David Lachapelle agli oggetti di design, passando per il cinema (Ursula Andress che, come Venere, emerge dalle acque nel film Agente 007 - Licenza di uccidere) e la moda (con Elsa Schiaparelli che si ispirò alle ghirlande fiorite dell’abito di Pallade nel capolavoro presente in mostra). Il percorso continua, a ritroso, con il XIX secolo. Intere pareti della mostra sono ricoperte dalle copie botticelliane eseguite da artisti come i francesi Ingres, Moreau, Degas o il tedesco Böcklin, passando per i britannici: Rossetti, Ruskin e Burne-Jones, prima ancora di reinterpretare Botticelli nel loro stile languido, lo hanno collezionato in maniera quasi maniacale. L’ultima sezione della mostra è un vero e proprio scrigno delle meraviglie: ben 24 opere, di cui nove tondi e dieci ritratti, attribuite a Botticelli e alla sua scuola e riunite tutte insieme forse per la prima volta. Un’occasione per riprendere le fila del vecchio e incessante dibattito sui contributi di assistenti, allievi o seguaci nell’opera del maestro fiorentino, del quale in effetti esiste soltanto un’opera datata e firmata: una Natività, presente anch’essa alla mostra londinese. © Riproduzione riservata Pallade e il Centauro, uno dei capolavori botticelliani presenti alla mostra londinese