Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina CAPITOLO 5 CORRENTE ELETTRICA Ingegneria Aerospaziale 40 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina 5.1 CONDUZIONE ELETTRICA All’interno di un metallo si muovono elettroni liberi che sono gli unici portatori mobili di carica. Il moto di quest’ultimi, in un conduttore in equilibrio elettrostatico, è completamente disordinato. In un qualsiasi volume, piccolo su scala macroscopica, ma contenete un numero N di elettroni abbastanza elevato, la velocità media è nulla. r 1 N r v m = ∑ vi = 0 N i =1 Se si mettono a contatto due conduttori C1 e C 2 isolati, a potenziali V1 e V2 diversi, si raggiunge un equilibrio con lo stesso potenziale V. Nel processo un certo numero di elettroni passa dal conduttore a potenziale minore a quello a potenziale maggiore, r sotto l’azione del campo elettrostatico E dovuto alla d.d.p. ∆V . Questo moto ordinato di elettroni in una certa direzione costituisce una corrente elettrica e il fenomeno è un esempio di conduzione elettrica. In questo caso la corrente elettrica dura soltanto un tempo molto breve e tale durata impedisce l’esecuzione di studi sistematici del fenomeno. A tale scopo è necessario disporre di un dispositivo capace di mantenere una differenza di potenziale, ovvero un generatore di forza elettromotrice, f.e.m.. Il simbolo che si usa per tali generatori è mostrato a lato in figura. 5.2 CORRENTE ELETTRICA Si supponga di avere, in un regione di un conduttore, n portatori di carica + e , e in essa agisce un campo r elettrostatico E . I portatori si muovono sono l’azione della r r forza elettrica F = eE dando origine a una corrente r elettrica. Essi si muovono ad una velocità di deriva v d r lungo la direzione del campo elettrostatico E . Se si considera una superficie S all’interno del conduttore e si chiama ∆q la carica che passa attraverso S nel tempo ∆t , si definisce intensità di corrente la grandezza: dq ∆q I= I = lim ⇒ ∆t →0 ∆t dt Tale definizione è del tutto generale e vale anche per fenomeni variabili nel tempo. Per trovare una relazione tra la corrente elettrica e il moto delle cariche, si considera una superficie infinitesima dS di r r normale u n che formi un angolo ϑ con E . Nel tempo ∆t le r cariche percorrono una distanza pari a v d ∆t . 41 Ingegneria Aerospaziale Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina La carica complessiva che passa attraverso dS nel tempo ∆t è quella contenuta nel volume r dτ = v d dt dS cos ϑ , ovvero: dq = n e dτ r dq = n e v d dt dS cos ϑ ⇒ Quindi l’intensità di corrente attraverso dS è pari a: r dI = n e v d dS cos ϑ r Se si definisce il vettore densità di corrente J come: r r J = n e vd la relazione precedente diventa: r dI = J dS cos ϑ Se si estende tale relazione ad una superficie finita s, si ottiene: r r I = ∫ J ⋅ u n dS S Tale relazione dice che il flusso del vettore densità di corrente attraverso una superficie S è pari alla corrente elettrica I. La sua unità di misura è l’Ampere [A ] che è un’unità fondamentale del sistema internazionale. Si ha l’intensità di corrente di 1A quando, attraverso una data superficie, passa la carica di 1C in 1sec : A= C sec r A Di conseguenza il vettore densità di corrente J si misura in 2 . m 5.3 LEGGE DI OHM DELLA CONDUZIONE ELETTRICA Quando un elettrone urta un atomo perde tuta la sua energia cinetica la quale si converte in calore. A questo punto l’elettrone riparte ad una velocità più bassa che gli è data dall’agitazione termica. Tali urti e ripartenze avvengono in tempi piccoli. Quindi considerando una velocità media su n urti si ottiene: eE t v i +1 = v i − m estendendo tale concetto ad N portatori, si ottiene: 1 N 1 N eE v = vi − t ∑ ∑ i +1 N i =1 N i =1 m dove al primo membro compare il modulo della velocità di deriva, ed il primo termine del secondo membro è nullo. Ingegneria Aerospaziale 42 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina Quindi: r r eE t vd = − ⇒ m r Ricordando la definizione del vettore densità di corrente J (il segno negativo è dovuto al fatto che la carica è negativa): r r r r r r eE J = σE J = −n e v d ⇒ t ⇒ J =ne m r 2 ne E dove σ = t è la conduttività elettrica. m eE t vd = − m Tale relazione è nota come Legge di Ohm della conduttività elettrica o Legge di Ohm locale. Se tale legge si riscrive come: r r r 1r E = ρJ ⇒ E= J σ 1 il termine ρ = prende il nome di resistività del conduttore. σ Si applichi ora la Legge di Ohm ad un conduttore metallico cilindrico di lunghezza h e sezione S. Ai capi del conduttore è applicata una d.d.p. VA − VB . In regime stazionario, l’intensità di corrente è pari a: r r I = ∫ J ⋅ u n dS ⇒ I = JS ⇒ I= S E S ρ da cui si ricava il modulo del campo elettrostatico: E= ρ I S Tra campo elettrostatico e d.d.p. sussiste la relazione: B r r VA − VB = ∫ E ⋅ d s A che applicata tale situazione diventa: ρ I ds S 0 h VA − VB = ∫ VA − VB = ⇒ Chiamando resistenza del conduttore la grandezza: R =ρ h S si ottiene: VA − VB = R I nota come Legge di Ohm per i conduttori metallici. 43 Ingegneria Aerospaziale ρh I S Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina Se si considera un conduttore di forma non regolare, per un tratto di lunghezza dh e superficie S = S(h ) : r r VA − VB = ∫ E ⋅ d s B ρ dh S(h ) A B ⇒ A VA − VB = I ∫ Quindi si ottiene di nuovo VA − VB = RI se a R si da il valore di: B R = ∫ρ A L’unità di misura della resistenza è Ω = 5.4 dh S(h ) V A EFFETTI TERMICI La resistività ρ nella maggior parte dei conduttori è funzione della temperatura. Intorno alla temperatura di 20°C la relazione è praticamente lineare: ρ = ρ 20 (1 + α∆T ) dove ∆T = T − 20°C con T misurata chiaramente in gradi Celsius, ρ 20 è la resistività misurata a 20°C ed α chiamato coefficiente termico è definito come: α= 1 ∆ρ ρ 20 ∆T Nei conduttori comuni la resistività tende ad un valore finito ρ0 al tendere della temperatura allo zero assoluto (figura in alto). Tali conduttori sono i metalli. Esiste inoltre un’altra classe di conduttori i quali, al di sotto di una certa temperatura detta temperatura critica Tc , il valore della resistività è nullo. Tali conduttori sono detti superconduttori. La loro proprietà fondamentale è che in essi è possibile mantenere una corrente, anche elevata, senza l’applicazione di una d.d.p.. Per citarne qualcuno, si può nominare il piombo, lo stagno, l’alluminio, lo zinco. 5.5 POTENZA. EFFETTO JOULE Il lavoro che viene compiuto per spostare una carica dq da un punto ad un altro attraversando una d.d.p. V = VA − VB è pari a: dW = Vdq ⇒ dW = VI dt Ingegneria Aerospaziale 44 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina La potenza spesa sarà: dW dt ⇒ P = VI P = RI 2 ⇒ P= P= Utilizzando la Legge di Ohm si ricava: V2 R Il passaggio di corrente attraverso un conduttore metallico per un tempo t comporta un lavoro: t W = ∫ RI 2 dt ⇒ W = RI 2 t 0 Come si è detto precedentemente, gli elettroni urtando contro gli atomi cedono energia che viene convertita in calore, quindi nel conduttore percorso da una corrente si ha un innalzamento della temperatura. Tale fenomeno è noto come Effetto Joule. 5.6 RESISTORI Conduttori ohmici caratterizzati da un determinato valore della resistenza sono molto utilizzati nei circuiti elettrici. Essi prendono il nome di resistori ed il simbolo che li identifica è quello mostrato in figura. I collegamenti di base sono due, in serie e in parallelo. 5.6.1 Resistori in serie Due resistori sono collegati in serie quando hanno un estremo in comune: in un regime stazionario l’intensità di corrente che li attraversa è la stessa. Applicando la legge di Ohm a ciascun resistore, si ottiene: VA − VB = R 1I VB − VC = R 2 I e La d.d.p. totale è pari : VA − VC = (VA − VB ) + (VB − VC ) ⇒ VA − VC = R 1I + R 2 I ⇒ da cui si ricava la resistenza equivalente: R eq = R 1 + R 2 5.6.2 Resistori in parallelo Due resistori si dicono in parallelo quando sono collegati tra loro in entrambi gli estremi. In questo caso l’elemento in comune ai due resistori è la d.d.p. V = VA − VB , quindi sono attraversati da due correnti diverse, se sono diverse le resistenze. In condizioni di stazionarietà: I = I1 + I 2 45 Ingegneria Aerospaziale VA − VC = (R 1 + R 2 )I Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina Applicando la Legge di Ohm a ciascun resistore si ha: VA − VB = R 1 I1 da cui I1 = VA − VB = R 2 I 2 e VA − VB R1 e I2 = VA − VB R2 sostituendo nella relazione precedente si ottiene: I= VA − VB VA − VB + R1 R2 ⇒ ⎛ 1 1 ⎞ ⎟⎟(VA − VB ) I = ⎜⎜ + ⎝ R1 R 2 ⎠ ⇒ VA − VB = I ⎛ 1 1 ⎞ ⎜⎜ ⎟⎟ + ⎝ R1 R 2 ⎠ da cui si ricava la resistenza equivalente: 1 1 1 = + R eq R 1 R 2 5.7 FORZA ELETTROMOTRICE Si è visto in precedenza che per la Legge di Ohm vale la relazione: B r r ∫ E ⋅ d s = RI A r che lega l’intensità di corrente I del conduttore al campo elettrostatico E . Esprimendo tale relazione per un circuito chiuso, si ottiene: r r ∫ E ⋅ ds = R T I dove R T indica la resistenza totale del circuito stesso. Per definizione, il primo membro di tale relazione è la forza elettromotrice ovvero il lavoro per spostare una carica lungo un percorso chiuso e quindi occorre la presenza di r un campo E la cui circuitazione non sia nulla. La conseguenza è che non potrà essere un campo r elettrostatico E el a far circolare le cariche in quanto esso è conservativo e la corrispondente f.e.m. è sempre nulla. Quindi la sorgente di f.e.m. deve avere al suo interno forze di natura non elettrostatica, non conservative, che possono determinare il moto continuo delle r cariche. A tale scopo all’interno del generatore ci deve essere un campo E * di natura non elettrostatica, che si chiama campo elettromotore. Esaminando il circuito in figura, si dimostra che (con f .e.m. = F ): A r r r r f .e.m. = ∫ E* ⋅ d s ⇒ F = ∫ E* ⋅ d s B Ingegneria Aerospaziale 46 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina Tramite semplici passaggi si ricava la relazione: r r F = ∫ E* ⋅ d s A B r r VA − VB = − ∫ E * ⋅ d s B r r r r * ∫ E el ⋅ ds = − ∫ E ⋅ ds B ⇒ B ⇒ A da cui A A r r E * = − E el r quindi il campo elettromotore E * è capace di far muovere le cariche all’interno del generatore r contro il campo elettrostatico E el . Una definizione operativa della f.e.m. di un generatore è ottenibile considerando il circuito in figura. Applicando ai capi A e B la Legge di Ohm considerando la resistenza R si ottiene: VA − VB = RI Se ora si considera la resistenza r e il generatore F, si ha: VB − VC = −F quindi VC − VA = rI e VB − VA = (VB − VC ) + (VC − VA ) ⇒ VB − VA = −F + rI VA − VB = F − rI Quindi risulta VA − VB = RI = F − rI ovvero che la f.e.m. di un generatore è uguale alla d.d.p. misurata ai capi del generatore a circuito aperto ( I = 0 ). 5.8 CARICA E SCARICA DI UN CONDENSATORE ATTRAVERSO UN RESISTORE Fino ad ora la corrente elettrica era continua, ovvero costante nel tempo. In questi casi la corrente varia nel tempo con una legge definita. 5.8.1 Carica di un condensatore Si consideri il circuito costituito da un generatore F, un resistore R e un condensatore C. Inizialmente l’interruttore T è aperto e non circola corrente ed il condensatore è scarico. All’istante t = 0 viene chiuso l’interruttore, inizia a circolare corrente e il condensatore si carica. Il processo di carica continua fino a quando la carica del condensatore raggiunge il valore massimo q 0 = FC , cui corrisponde la d.d.p. VA − VB tra le armature, pari alla F del generatore. In un istante generico t valgono le relazioni: F = VR + VC = RI(t ) + 47 q (t ) C e Ingegneria Aerospaziale I (t ) = dq(t ) dt Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina Quindi, unificando le due relazioni si ottiene: F = RI(t ) + FC = RC q (t ) C dq +q dt ⇒ ⇒ F=R − RC dq q + dt C dq = q − FC dt dq dt =− q − FC RC Considerando che per t = 0 , q = 0 e all’istante generico t si ha una carica q, si può integrare ottenendo: q t dq dt = − ∫0 q − FC ∫0 RC quindi t ⎛ q − FC ⎞ ln⎜ ⎟=− RC ⎝ − FC ⎠ − q − FC = e RC − FC t ⇒ In definitiva si ottiene: − q − FC = e RC − FC t ⇒ q − FC = − FCe − t RC ⇒ q = FC − FCe VC (t ) = q(t ) C − t RC t − ⎛ ⎞ VC (t ) = F⎜⎜1 − e RC ⎟⎟ ⎝ ⎠ ⇒ dq(t ) I (t ) = dt VR (t ) = RI(t ) ⇒ t − ⎛ ⎞ RC ⎟ ⎜ q(t ) = FC⎜1 − e ⎟ ⎝ ⎠ t F − I(t ) = e RC R ⇒ ⇒ VR (t ) = Fe − t RC Il lavoro che il generatore compie nel processo di carica è pari a: ∞ ∞ 2 t F − RC ⇒ W = ∫ F I(t ) dt W=∫ e dt R 0 0 W = F2 C Ingegneria Aerospaziale 48 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina 5.8.2 Scarica di un condensatore Si consideri ora un condensatore C con carica iniziale q 0 e un resistore R. Inizialmente l’interruttore T è aperto e non circola corrente ed il condensatore è scarico. All’istante t = 0 viene chiuso l’interruttore, inizia a circolare corrente e il condensatore si carica. In un istante generico la d.d.p. ai capi del condensatore è uguale a quella ai capi del resistore e valgono le seguenti relazioni: - istante iniziale 1 q2 Ue = 2 C q V0 = 0 C - istante t generico VC (t ) = q (t ) C VR (t ) = RI(t ) VC (t ) = VR (t ) q (t ) = RI(t ) C ⇒ I (t ) = − dq(t ) dt dove il segno negativo nell’intensità di corrente è dovuto al fatto che la carica diminuisce nel tempo. Sostituendo, si trovano le espressioni esplicite: q (t ) = RI(t ) C q t dq dt ∫q q = −∫0 RC 0 ⇒ ⇒ q dq = −R C dt ⇒ dq dt =− q RC t − q = e RC q0 q t ⇒ ln = − q0 RC VC (t ) = q (t ) C I (t ) = − dq(t ) ⇒ dt ⇒ q (t ) = q 0 e ⇒ VC (t ) = I (t ) = − t RC t q 0 − RC e C t q 0 − RC e RC In figura τ = RC . La potenza istantanea dissipata su R vale: 2t 2t PR = RI 2 q2 − PR = R 2 0 2 e RC R C ⇒ ⇒ V2 − PR = 0 e RC R nell’intero processo viene dissipata l’energia: ∞ W = ∫ PR dt 0 W= 49 1 2 V0 C 2 Ingegneria Aerospaziale ∞ ⇒ 2t V02 − RC W=∫ e dt R 0 W= 1 q 02 2 C Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina 5.9 LEGGI DI KIRCHHOFF PER LE RETI ELETTRICHE Gli elementi geometrici distintivi di una rete sono i nodi e i rami. All’interno di una rete è possibile individuare determinati cammini chiusi, detti maglie, costituiti da più rami. 5.9.1 Nodi Un nodo è un punto nel quale convergono almeno tre conduttori. I nodi sono collegati da rami, in cui possono esserci componenti attivi (generatori) e componenti passivi (resistori). La prima Legge di Kirchhoff, o legge dei nodi, dice che la somma algebrica delle correnti che confluiscono in un nodo è nulla. Quindi guardando la figura e generalizzando a n correnti: n ∑I k =1 5.9.2 k =0 Rami Un ramo è formato da una successione di elementi attraversati tutti dalla stessa intensità di corrente. Per il ramo indicato in figura si ha: VA − VB = R 1I − F1 + R 2 I + F2 + R 3 I VA − VB + F1 − F2 = (R 1 + R 2 + R 3 )I Se si generalizza a n generatori di f.e.m. e m resistori, si ha in generale: n m k =1 k =1 VA − VB + ∑ Fk = I∑ R k nota come Legge di Ohm generalizzata. 5.9.3 Maglie Come già si è accennato, una maglia è costituita da più rami. Applicando la Legge di Ohm generalizzata alla maglia in figura si ottiene: VA − VB + F1 = R 1 I1 VC − VD + F3 = R 3 I 3 VB − VC + F2 = R 2 I 2 VD − VA + F4 = R 4 I 4 sommando membro a membro e generalizzando a n generatori di f.e.m. e m resistori si ottiene: n m k =1 k =1 ∑ Fk = ∑ R k I k che rappresenta la seconda Legge di Kirchhoff, o legge delle maglie, la quale dice che la somma algebrica delle f.e.m. presenti nei rami della maglia è uguale alla somma algebrica dei prodotti R k Ik . Ingegneria Aerospaziale 50 Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Sede di Latina 51 Ingegneria Aerospaziale