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Prefazione
La recente approvazione, a livello nazionale, di un profilo professionale per l’operatore socio-sanitario ha fatto sì che l’idea di approfondire temi d’aggiornamento professionale – nata dopo la pubblicazione de L’operatore socio-sanitario. Manuale di formazione per OTAA/OSA –
diventasse rapidamente una vera e propria necessità formativa. La
preesistente situazione, infatti, lasciava a ogni regione un ampio margine discrezionale per definire il profilo dell’OSS e ogni regione, in
base alle proprie esigenze (o emergenze) provvedeva alla formazione
degli operatori di cui aveva necessità. In questo modo, a seconda
della provenienza geografica, si avevano gli OTAA, gli OSA, gli OAS
e così via e, sempre a seconda della provenienza, queste figure possedevano un bagaglio di competenze alquanto disomogeneo.
L’approvazione nazionale di un profilo per l’OSS cambia tale
situazione e obbliga tutti all’uniformità sia della denominazione sia
della mansione. Sarà sempre più necessario formare operatori che
siano in linea con ciò che ci si aspetta da loro e diventa urgente adeguare la preparazione di coloro che, già in servizio, dovranno essere
in grado di svolgere compiti che una volta non venivano loro richiesti, al fine di garantire un migliore supporto al personale sanitario e
sociale.
I Quaderni dell’operatore socio-sanitario sono un tentativo di far fronte a questa forte richiesta formativa e rappresentano uno strumento
che, pur non sostituendo un corso, permetterà di rispondere a molte
domande e sciogliere molti dubbi.
Il progetto di questa collana è stato a lungo meditato. Ciò che è
emerso alla fine è una serie di volumi monotematici che affrontano
specifici argomenti, a volte legati alla pratica, come le procedure di
sanificazione o sterilizzazione, a volte ad aspetti teorici quali i contenuti del contratto di lavoro o le tecniche di comunicazione. Ciò che
rimane invariata è la tipologia dell’approccio utilizzato. Ogni
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Quaderno, indipendentemente dal tema, prevede flow chart riepilogativi all’inizio di ogni capitolo mentre i contenuti trattati vengono
suddivisi in parti relative alle conoscenze e in altre relative all’applicazione delle conoscenze. Laddove richiesto, un’ulteriore sezione …per
saperne di più chiarisce e approfondisce alcuni aspetti dei temi esposti.
L’obiettivo di questa collana è quindi quello di “semplificare per
facilitare” e lo sforzo di chiarire concetti a volte piuttosto ostici è stato
faticoso ma, spero, soddisfacente.
Un’ultima parola per gli autori dei singoli Quaderni: ciascuno di
loro è stato individuato sulla base dei titoli acquisiti e delle competenze dimostrate, e ha raccolto con entusiasmo la sfida di scrivere per
un pubblico nuovo ed emergente. A tutti loro va il mio ringraziamento. Un grazie va anche alla Casa Editrice e in particolare a Teresa
Massara, che mi ha aiutato a elaborare il progetto originale e a svilupparlo in una collana strutturata.
Marina Vanzetta
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Presentazione
Generalmente gli operatori socio-sanitari, gli infermieri e i medici
sono coinvolti in relazioni terapeutiche “informali” nel senso che,
all’interno dei servizi sanitari, essi combinano l’assistenza fisica con la
relazione di aiuto. Con obiettivi diversificati, ogni operatore si trova
dunque a fornire le cure mediche e l’assistenza a persone con problemi di salute. L’operatore socio sanitario fa cose che hanno molto
in comune con i gesti della vita quotidiana: fare il bagno al paziente
allettato, distribuire il cibo, aiutare il paziente ad alimentarsi e/o
mobilizzarsi, somministrare la terapia, accompagnare il paziente ai
servizi ecc.
Il testo sottolinea l’importanza dello stretto e inscindibile legame
tra l’agire tecnico-strumentale e l’agire comunicativo, espressivo della
pratica assistenziale. Queste azioni concrete dell’operatore si collocano all’interno di una relazione di aiuto che ha per centralità il paziente, i suoi bisogni, le sue aspettative. L’attenzione perciò è rivolta agli
aspetti pragmatici della comunicazione: ovvero alla sua riverberazione sul comportamento degli altri, ai risvolti psicologici conseguenti,
ritenendo questi ultimi cruciali per il successo del risultato dell’intervento assistenziale di cura.
Gli operatori comunicano in continuazione con gli assistiti per
informare, ascoltare, educare, addestrare, convincere, far fare e supportare.
Come sostiene Nanetti (1996), per comunicare in modo efficace
non basta il “buon senso”. Occorre possedere anche conoscenze tecniche, nella consapevolezza – tuttavia – che queste di per sé non bastano. Perché una tecnica funzioni bisogna che essa venga interiorizzata,
fatta propria, incarnata nel nostro abituale agire comunicativo, ossia
diventi “tecnicità”. Paradossalmente significa usare le tecniche dimenticandole. Occorre pertanto evitare l’improvvisazione senza cadere
nel tecnicismo.
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Percorrendo, quindi, le teorie e i modelli per definire la comunicazione umana, la salute, la malattia, le reazioni psicologiche alla
malattia e la relazione di aiuto, nel testo vengono presentate alcune
situazioni problematiche di comunicazione e relazione (la persona
con disturbi del linguaggio, la persona non vedente, la persona non
udente, la persona morente, la persona aggressiva e violenta).
L’intento è quello di fornire conoscenze strumentali (tecniche di
approccio relazionale) utili a gestire la situazione in particolare e la
comunicazione più in generale.
Il testo fornisce anche una serie di esempi “artificiali” ed esercizi
per acquisire familiarità con modelli di risposta efficace e non efficace, stili comunicativi ecc., motivandone la valenza terapeutica.
Va precisato che apprendere a comunicare efficacemente è, per
qualsiasi operatore, condizione indispensabile per essere di aiuto ai
pazienti. Ciò nonostante, se le nostre conoscenze strumentali non si
integrano al nostro modo più autentico e genuino di relazionarci,
esse diventano semplici espedienti o, ancor peggio, mezzi che possono rendere più confuso il nostro agire comunicativo e relazionale.
Laura Cunico
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