19 tra parentesi Le conseguenze Prigionieri di un’infida paura che provoca ansia e tanto stress I Da sapere Sindrome ossessivocompulsiva 5% dei casi Sindrome ansiosa e altre patologie la perdita di una persona cara o comunque l’esperienza di aver vissuto da vicino l’infermità di qualcuno. Le conseguenze del disturbo non si riflettono solo sul benessere psicologico e sul rapporto con i familiari e gli amici, che possono diventare intolleranti nei confronti di questa mania, un modo, in apparenza, per riportare sempre l’attenzione su di sé. Tutto questo talvolta può compromettere anche il rapporto tra medico e paziente, se il professionista non è preparato a comprendere che quello che ha davanti non è un semplice rompiscatole, ma una persona che ha bisogno di aiuto. Forse non per le malattie che crede di avere e che non ha, ma per l’unica che non si accorge di avere. Curarsi, comunque, è meno difficile di quanto si creda. Se gli antidepressivi spesso non risultano efficaci, uno studio pubblicato su The Lancet da ricercatori inglesi ha dimostrato che per liberarsene bastano 5-10 sedute di una terapia detta cognitivo comportamentale. L’effetto è stato verificato su oltre 400 ipocondriaci selezionati attraverso un apposito questionario negli ambulatori di cliniche e ospedali ed è durato per oltre due anni. Con costi tutto sommato contenuti, visto che a guidare il trattamento era personale non particolarmente esperto, formato nel corso di due soli workshop. Un investimento per la sanità che comporta sicuramente una spesa inferiore a quella indotta da tutte le visite e gli esami cui i pazienti avrebbero continuato a sottoporsi se non si fossero curati. 1 LA CONCENTRAZIONE Non concentratevi troppo su un lieve malessere, altrimenti si amplificherà, creando un perverso circolo vizioso. l brutto dell’ipocondria è che si autoalimenta. L’eterna paura di ammalarsi infatti induce inevitabilmente ansia e stress, fenomeni che di per sé possono provocare una lunga serie di disturbi: mal di testa, palpitazioni, mal di stomaco, solo per citare i più frequenti. La paura di ammalarsi può provocare crampi addominali, dolori al petto, sintomi riconducibili alla cervicale. Non sono simulazioni, ma dolori reali, per quanto indotti da un disagio psichico. L’organismo infatti reagisce alla minaccia che il cervello segnala come se fosse reale. E il medico accorto lo dovrebbe sapere. La loro causa va quindi indagata e trattata, senza liquidare il paziente con una semplice rassicurazione, che nella maggior parte dei casi risulta inefficace. Bisogna avere la pazienza di accompagnare il malato verso una maggiore consapevolezza, cercando eventualmente aiuto da uno specialista. Anche perché, se questi sono fenomeni di per sé innocui, se non si vuole tenere conto del loro impatto sulla qualità di vita e talvolta anche sull’efficienza lavorativa del paziente, l’ansia e lo stress con Mal di testa, palpitazioni, mal di stomaco... quando i disturbi fisici si autoalimentano Per alcuni avere a disposizione un computer è come per un alcolista lavorare in una cantina il passare del tempo possono provocare danni molto più gravi, per esempio a livello del sistema cardiocircolatorio. Inoltre la paura ossessiva di avere una malattia può spingere a sottoporsi a esami inutili, che innescano a loro volta catene di ulteriori accertamenti non esenti da rischi, per esempio, tanto per citarne qualcuno, l’uso di raggi X. Oppure, al contrario, la paura del verdetto di un’indagine di rou- tine è tale da allontanare il paziente dai test di screening o da fargli rifiutare quelli prescritti dal medico, per il timore di scoprire “qualcosa di brutto”. O spingere il medico a sottovalutare segnali di allarme che in altre persone prenderebbe sul serio. L’idea di essere ammalati porta inoltre a prendere più medicine, anche quando non servono, con il risultato di subirne gli inevitabili effetti col- La curiosità/1 2 3 4 5 LA SENSIBILITÀ Alcuni individui sono più sensibili di altri nel sentire ogni minimo sintomo fisico. Può dipendere da alcune esperienze infantili. LO STRESS Lo stress, fisico o psichico, influenza il sistema ormonale. La conseguenza è una psiche più attenta a ogni minimo malessere. La curiosità/2 Troppa informazione “Supercondriaco”... alimenta le angosce così sdrammatizzi N A L’EMULAZIONE Alcune persone adottano uno stile di vita simile a quello di un malato cronico o di un invalido ed evitano attività che richiedono sforzi. LA GENETICA Studi su gemelli indicano che la componente genetica gioca un ruolo modesto nell’origine dell’ipocondria. laterali, che vengono interpretati, di nuovo, come segnali allarmanti di qualcosa che non va. Insomma, un cane che si morde la coda, in una girandola infinita di disturbi e malesseri. Le nuove tecnologie, infine, non aiutano gli ipocondriaci. La facilità con cui oggi si accede via internet a una sconfinata massa di informazioni spinge il paziente a cercare subito online conferma dei propri sospetti. È stato coniato anche un apposito termine per i casi in cui questa modalità di esprimere l’ansia diventa predominante: si parla in questi casi di “cibercondria”. Ormai non è un’eccezione, ma la norma. I temi legati alla salute, infatti, sono secondi solo a quelli pornografici come termini di ricerca su Google. Per un ipocondriaco, avere a disposizione un computer è come per un alcolista lavorare in una cantina. Purtroppo le risposte che arrivano dal web non sono sempre attendibili, e tanto meno rassicuranti per chi soffre di questo disturbo. Se non si fa attenzione a selezionare tra i pochi e affidabili siti istituzionali, come quello dell’Ufficio federale per la sanità, è facile restare invischiati nella rete di pagine che possono trarre in inganno. Ma il secondo effetto deleterio di internet in questi pazienti è di minare ulteriormente il loro rapporto, spesso già difficile, con il loro medico: invece di accettare la sua rassicurazione, l’ipocondriaco tende a rispondere con i risultati delle sue ricerche: “Lei dice di no, ma su internet ho letto che i miei disturbi possono essere sintomi di un cancro”. E si ricomincia. r.v. LA RETE Soprattutto in internet le nostre paure trovano di che alimentarsi on mi sento bene. Provo a inserire i miei sintomi su internet. Inizia così il calvario di un ipocondriaco che oggi, contrariamente al passato, ha a disposizione un’infinità di modi per alimentare ansie e timori sulla propria salute. Giornali, riviste specializzate, libri, studi, tv, ricerche e, naturalmente, la rete, luogo principe dove il malato immaginario trova pane per i suoi denti. Qui si scatena, e inizia una gara con amici e familiari a chi ha più malattie rare e mortali. L’eccesso di informazioni spesso nuoce. Avere a disposizione mille mezzi per trovare risposte, e conferme, ad ansie e paure, paradossalmente, è più dannoso che utile. Una strada senza uscita, un’eterna rincorsa a verifiche, consulti e diagnosi. Non solo in seguito a piccoli sintomi reali, ma anche, e a volte soprattutto, in loro assenza. E quando davvero non c’è scusa per quella patologia temuta, l’ipocondriaco sposta i suoi fantasmi su un altro disturbo. Ovviamente terribile: tumore, ictus, infarto e via elencando. Insomma, con la divulgazione televisiva e la possibilità di ricerca su Internet, un malato immaginario ci va a nozze. Conosce i nomi di un’infinità di malattie, tanto da fissarsi pure su quelle più rare, un tempo sconosciute, convinto che quel suo sintomo coincida perfettamente con quel quadro patologico. Agitato e in preda al panico riesce a calmarsi solo con le rassicurazioni di un medico di sua fiducia. Salvo, poco dopo, ricominciare. p.g. IL FILM “Super condriaco”, film spassoso che affronta il tema dell’ipocondria nche il cinema ha più volte trattato il tema dell’ipocondria. Chi non si è divertito con i film di Carlo Verdone, in cui l’attore spesso interpreta il ruolo di un malato immaginario con tutto un corollario di spassosissime gag. Da “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrata” al film “Sotto una buona stella”, in cui un po’ tutti i personaggi fanno ampio uso di pasticche. L’ultima pellicola in tema, in ordine di tempo, è quella di Dany Boon, regista e attore di “Supercondriaco, ridere fa bene alla salute”: protagonista, Romain Faubert, quarantenne single e senza figli. Fotografo per un dizionario medico online, soffre da tempo di un’ipocondria che segna la sua vita, facendo di lui un nevrotico che vede germi e microbi ovunque e che dà spintoni e cazzotti a tutti quelli che cercano di baciarlo. Il suo unico, vero amico è il dottor Dimitri Zvenka, la cui sola colpa è stata di prendere a cuore il caso di Romain, per poi pentirsene amaramente. Il malato immaginario, infatti, è un soggetto estremamente difficile da gestire, tant’è che Dimitri farebbe qualsiasi cosa per sbarazzarsene definitivamente. Ad un certo punto, però, pensa di aver trovato il rimedio che lo libererà per sempre, ma senza traumi, da Romain Faubert: gli troverà la donna della sua vita. A volte è proprio l’aiuto della persona amata, o anche un altro pensiero che prende il posto di quell’ossessione per la propria salute, che può ribaltare la situazione e togliere quel chiodo fisso dalla testa dell’ipocondriaco. p.g.