Prigionieri di un`infida paura che provoca ansia e tanto stress

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tra
parentesi
Le conseguenze
Prigionieri di un’infida paura
che provoca ansia e tanto stress
I
Da sapere
Sindrome
ossessivocompulsiva
5%
dei casi
Sindrome
ansiosa
e altre
patologie
la perdita di una persona cara o
comunque l’esperienza di aver
vissuto da vicino l’infermità di
qualcuno.
Le conseguenze del disturbo
non si riflettono solo sul benessere psicologico e sul rapporto
con i familiari e gli amici, che
possono diventare intolleranti
nei confronti di questa mania,
un modo, in apparenza, per riportare sempre l’attenzione su di
sé. Tutto questo talvolta può
compromettere anche il rapporto tra medico e paziente, se il
professionista non è preparato a
comprendere che quello che ha
davanti non è un semplice rompiscatole, ma una persona che
ha bisogno di aiuto. Forse non
per le malattie che crede di avere
e che non ha, ma per l’unica che
non si accorge di avere.
Curarsi, comunque, è meno
difficile di quanto si creda. Se gli
antidepressivi spesso non risultano efficaci, uno studio pubblicato su The Lancet da ricercatori
inglesi ha dimostrato che per liberarsene bastano 5-10 sedute
di una terapia detta cognitivo
comportamentale. L’effetto è
stato verificato su oltre 400 ipocondriaci selezionati attraverso
un apposito questionario negli
ambulatori di cliniche e ospedali ed è durato per oltre due anni.
Con costi tutto sommato contenuti, visto che a guidare il trattamento era personale non particolarmente esperto, formato nel
corso di due soli workshop. Un
investimento per la sanità che
comporta sicuramente una spesa inferiore a quella indotta da
tutte le visite e gli esami cui i pazienti avrebbero continuato a
sottoporsi se non si fossero curati.
1
LA CONCENTRAZIONE
Non concentratevi
troppo
su un lieve
malessere, altrimenti
si amplificherà,
creando un perverso
circolo vizioso.
l brutto dell’ipocondria è
che si autoalimenta. L’eterna paura di ammalarsi infatti induce inevitabilmente
ansia e stress, fenomeni che di
per sé possono provocare una
lunga serie di disturbi: mal di
testa, palpitazioni, mal di stomaco, solo per
citare i più frequenti.
La paura di
ammalarsi può
provocare
crampi addominali, dolori
al petto, sintomi riconducibili alla cervicale. Non sono
simulazioni,
ma dolori reali,
per quanto indotti da un disagio psichico.
L’organismo infatti reagisce
alla minaccia
che il cervello
segnala come
se fosse reale. E
il medico accorto lo dovrebbe sapere.
La loro causa
va quindi indagata e trattata,
senza liquidare
il paziente con
una semplice
rassicurazione, che nella maggior parte dei casi risulta inefficace. Bisogna avere la pazienza di accompagnare il malato verso una maggiore consapevolezza, cercando eventualmente aiuto da uno specialista. Anche perché, se questi sono fenomeni di per sé innocui, se non si vuole tenere
conto del loro impatto sulla
qualità di vita e talvolta anche
sull’efficienza lavorativa del
paziente, l’ansia e lo stress con
Mal di testa,
palpitazioni, mal
di stomaco... quando
i disturbi fisici si
autoalimentano
Per alcuni avere a
disposizione un
computer è come per
un alcolista lavorare
in una cantina
il passare del tempo possono
provocare danni molto più
gravi, per esempio a livello del
sistema cardiocircolatorio.
Inoltre la paura ossessiva
di avere una malattia può
spingere a sottoporsi a esami
inutili, che innescano a loro
volta catene di ulteriori accertamenti non esenti da rischi,
per esempio, tanto per citarne
qualcuno, l’uso di raggi X. Oppure, al contrario, la paura del
verdetto di un’indagine di rou-
tine è tale da allontanare il paziente dai test di screening o
da fargli rifiutare quelli prescritti dal medico, per il timore
di scoprire “qualcosa di brutto”. O spingere il medico a sottovalutare segnali di allarme
che in altre persone prenderebbe sul serio.
L’idea di essere ammalati
porta inoltre a prendere più
medicine, anche quando non
servono, con il risultato di subirne gli inevitabili effetti col-
La curiosità/1
2
3
4
5
LA SENSIBILITÀ
Alcuni individui sono
più sensibili di altri
nel sentire ogni
minimo sintomo
fisico. Può dipendere
da alcune esperienze
infantili.
LO STRESS
Lo stress, fisico o
psichico, influenza il
sistema ormonale.
La conseguenza è
una psiche più
attenta a ogni
minimo malessere.
La curiosità/2
Troppa informazione “Supercondriaco”...
alimenta le angosce così sdrammatizzi
N
A
L’EMULAZIONE
Alcune persone
adottano uno stile di
vita simile a quello di
un malato cronico o
di un invalido ed
evitano attività che
richiedono sforzi.
LA GENETICA
Studi su gemelli
indicano che la
componente
genetica gioca un
ruolo modesto
nell’origine
dell’ipocondria.
laterali, che vengono interpretati, di nuovo, come segnali allarmanti di qualcosa che non
va. Insomma, un cane che si
morde la coda, in una girandola infinita di disturbi e malesseri.
Le nuove tecnologie, infine, non aiutano gli ipocondriaci. La facilità con cui oggi
si accede via internet a una
sconfinata massa di informazioni spinge il paziente a cercare subito online conferma
dei propri sospetti. È stato coniato anche un apposito termine per i casi in cui questa
modalità di esprimere l’ansia
diventa predominante: si parla in questi casi di “cibercondria”. Ormai non è un’eccezione, ma la norma. I temi legati
alla salute, infatti, sono secondi solo a quelli pornografici
come termini di ricerca su
Google. Per un ipocondriaco,
avere a disposizione un computer è come per un alcolista
lavorare in una cantina.
Purtroppo le risposte che
arrivano dal web non sono
sempre attendibili, e tanto
meno rassicuranti per chi soffre di questo disturbo. Se non
si fa attenzione a selezionare
tra i pochi e affidabili siti istituzionali, come quello dell’Ufficio federale per la sanità, è
facile restare invischiati nella
rete di pagine che possono
trarre in inganno. Ma il secondo effetto deleterio di internet
in questi pazienti è di minare
ulteriormente il loro rapporto,
spesso già difficile, con il loro
medico: invece di accettare la
sua rassicurazione, l’ipocondriaco tende a rispondere con
i risultati delle sue ricerche:
“Lei dice di no, ma su internet
ho letto che i miei disturbi
possono essere sintomi di un
cancro”. E si ricomincia.
r.v.
LA RETE
Soprattutto
in internet
le nostre
paure trovano
di che
alimentarsi
on mi sento bene. Provo a inserire i miei
sintomi su internet. Inizia così il calvario di
un ipocondriaco che oggi, contrariamente
al passato, ha a disposizione un’infinità di modi
per alimentare ansie e timori sulla propria salute.
Giornali, riviste specializzate, libri, studi, tv, ricerche e, naturalmente, la rete, luogo principe dove il
malato immaginario trova pane per i suoi denti.
Qui si scatena, e inizia una gara con amici e familiari a chi ha più malattie rare e mortali.
L’eccesso di informazioni
spesso nuoce. Avere a disposizione mille mezzi per trovare
risposte, e conferme, ad ansie
e paure, paradossalmente, è
più dannoso che utile. Una
strada senza uscita, un’eterna
rincorsa a verifiche, consulti e
diagnosi. Non solo in seguito
a piccoli sintomi reali, ma anche, e a volte soprattutto, in
loro assenza. E quando davvero non c’è scusa per quella
patologia temuta, l’ipocondriaco sposta i suoi fantasmi
su un altro disturbo. Ovviamente terribile: tumore, ictus,
infarto e via elencando.
Insomma, con la divulgazione televisiva e la
possibilità di ricerca su Internet, un malato immaginario ci va a nozze. Conosce i nomi di un’infinità di malattie, tanto da fissarsi pure su quelle più
rare, un tempo sconosciute, convinto che quel
suo sintomo coincida perfettamente con quel
quadro patologico. Agitato e in preda al panico
riesce a calmarsi solo con le rassicurazioni di un
medico di sua fiducia. Salvo, poco dopo, ricominciare.
p.g.
IL FILM
“Super
condriaco”,
film spassoso
che affronta
il tema
dell’ipocondria
nche il cinema ha più volte trattato il tema
dell’ipocondria. Chi non si è divertito con i
film di Carlo Verdone, in cui l’attore spesso
interpreta il ruolo di un malato immaginario con
tutto un corollario di spassosissime gag. Da “Maledetto il giorno in cui ti ho incontrata” al film “Sotto
una buona stella”, in cui un po’ tutti i personaggi
fanno ampio uso di pasticche. L’ultima pellicola in
tema, in ordine di tempo, è quella di Dany Boon, regista e attore di “Supercondriaco, ridere fa bene alla
salute”: protagonista, Romain
Faubert, quarantenne single e
senza figli. Fotografo per un dizionario medico online, soffre
da tempo di un’ipocondria che
segna la sua vita, facendo di lui
un nevrotico che vede germi e
microbi ovunque e che dà
spintoni e cazzotti a tutti quelli
che cercano di baciarlo. Il suo
unico, vero amico è il dottor
Dimitri Zvenka, la cui sola colpa è stata di prendere a cuore il
caso di Romain, per poi pentirsene amaramente.
Il malato immaginario, infatti, è un soggetto estremamente difficile da gestire, tant’è che Dimitri farebbe
qualsiasi cosa per sbarazzarsene definitivamente.
Ad un certo punto, però, pensa di aver trovato il rimedio che lo libererà per sempre, ma senza traumi,
da Romain Faubert: gli troverà la donna della sua
vita. A volte è proprio l’aiuto della persona amata, o
anche un altro pensiero che prende il posto di
quell’ossessione per la propria salute, che può ribaltare la situazione e togliere quel chiodo fisso
dalla testa dell’ipocondriaco.
p.g.
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