Titolo rubrica. Parliamone... Farmaci biologici contro i tumori E’ una nuova frontiera scientifica Il biologico è ormai entrato di diritto nell’alimentazione e nella vita di molte persone. Non è più una moda, ma è diventato un bene generalizzato. Tanto che oggi il cibo biologico in Italia fa addirittura parte del cosiddetto “paniere Istat”, cioè è uno dei mezzi di consumo più impiegati tenuti sotto osservazione statisticamente. Ma non finisce qui. Il campo d’applicazione del biologico è sempre più vasto e sconfina addirittura nelle applicazioni mediche. Lo ha reso pubblico un ricercatore italiano che (tanto per cambiare...) lavora negli Stati Uniti, Stea Baldassarre, che si sta occupando dello sviluppo di nuove sostanze, dette radiosensibilizzanti, per combattere i tumori, in particolari quelli al seno e quelli al cervello. In sostanza Baldassarre ha rivelato che la diffusissima radioterapia, largamente impiegata per combattere queste gravi malattie, permette oggi di ottenere risultati straordinari, ma con questa metodica la fisica è giunta al top. Oltre sarà difficile andare. Nuovi sviluppi, invece, potrebbero venire dalla biologia molecolare. Baldassarre fa capire che in un futuro non lontanissimo i malati di tumore useranno molti farmaci, come si fa oggi in chemioterapia, ma saranno farmaci biologici, poco tossici, capaci di potenziare il valore del trattamento, rendendo la cellula più sensibile alla stessa dose di radioterapia. Di questi farmaci, alcuni esistono già, altri sono in via di sviluppo. Alcuni di quelli già esistenti vengono impiegati con successo per aumentare localmente l’effetto della radioterapia. Il principio lo spiega lo stesso Baldassarre, ed è semplice: “Usiamo le molecole come un cavallo di Troia che va nei globuli rossi e si lega all’emoglobina deformandola un poco. L’emoglobina in condizioni normali rilascia solo uno dei suoi quattro atomi di ossigeno, ma grazie ai farmaci biologici si apre completamente, diffondendo tutti e quattro gli atomi e arricchendo le cellule tumorali di ossigeno. La cellula tumorale, avida di ossigeno, ha così una risposta molto migliore all’azione radioterapica, al contrario di quella ipossica (cioè privata di ossigeno) che risulta radioresistente”. In poche parole, siamo entrati in una nuova dimensione scientifica. Una dimensione della quale finora si intravedono solo le potenzialità. Che sono enormi. E danno una speranza in più. Alessandro Boso