Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Corso di Laurea in Ingegneria Informatica Elaborato finale in Misure per l’automazione e la produzione Industriale Caratterizzazione di ADC in condizioni non stazionarie Anno Accademico 2015/2016 Candidato: Alessandro Schiano matr. N46001657 “ Il timore del Signore è il principio della scienza ...Affida al Signore le tue opere ,e i tuoi progetti avranno successo... il Signore infatti dà la saggezza; dalla sua bocca provengono la scienza e l'intelligenza. ” Indice Caratterizzazione di ADC in condizioni non stazionarie ......................................................................I Indice .............................................................................................................................................. III Introduzione ..................................................................................................................................... 4 Capitolo 1: Convertitore A/D ........................................................................................................... 5 1.1 Conversione ........................................................................................................................... 5 1.1.1 Campionamento ............................................................................................................... 6 1.1.2 Quantizzazione ................................................................................................................. 7 Capitolo 2: Caratterizzazione ADC ............................................................................................... 10 2.1 Caratterizzazione statica ...................................................................................................... 10 2.2 Caratterizzazione dinamica .................................................................................................. 12 2.2.1 Valutazione degli errori ................................................................................................. 15 Capitolo 3: Caratterizzazione ADC in condizioni non stazionarie ................................................ 19 3.1 Test con segnale modulato in frequenza .............................................................................. 21 Conclusioni .................................................................................................................................... 23 Bibliografia .................................................................................................................................... 24 Introduzione La rapida evoluzione tecnologica dei computer e dei microprocessori, accompagnata parallelamente da alcuni significativi progressi teorici nel campo della teoria dei segnali (si pensi, ad esempio, agli algoritmi Fast Fourier Transform, FFT), ha determinato già da numerosi anni la transizione dalle tecniche analogiche di elaborazione dei segnali verso quelle digitali o numeriche. I sistemi di misura numerici basano il proprio funzionamento su dispositivi elettronici che effettuano la conversione analogico-digitale del segnale di interesse, operazione che implica una discretizzazione del segnale sia nel tempo che nell’ampiezza. I dispositivi preposti alla conversione analogico-digitale (A/D) sono i convertitori A/D. Al fine di valutare le prestazioni della strumentazione numerica, risulta pertanto interessante caratterizzare il comportamento dei convertitori A/D dal punto di vista metrologico. La Norma attualmente vigente e preposta alla definizione delle procedure di caratterizzazione dei convertitori A/D è la Norma IEEE 1241-2000 . In questo lavoro di tesi si cerca di definire ed analizzare analiticamente le procedure di caratterizzazione proposte dalla suddetta norma, caratterizzando il convertitore A/D anche in condizioni non stazionarie. 4 Capitolo 1: Convertitore A/D In molti casi i segnali da elaborare sono per loro natura analogici (si pensi, ad esempio, alla voce umana, al suono generato da uno strumento musicale, ad un’immagine in bianco e nero oppure a colori). In questi casi, per poter sfruttare a pieno i vantaggi offerti dalle tecniche di elaborazione numerica, i segnali analogici debbono essere preventivamente convertiti in segnali digitali. Dopo aver effettuato in digitale l’elaborazione desiderata, il segnale digitale ottenuto è riconvertito nuovamente in un segnale analogico. Il circuito di conversione analogico digitale o ADC (Analog to Digital Converter) ha quindi il compito di eseguire questa conversione trasformando un segnale analogico in un segnale numerico. 1.1 Conversione Figura 1.1 Da un punto di vista concettuale, la conversione A/D si compone di due operazioni distinte (rappresentate schematicamente in fig. 1.1): campionamento ; quantizzazione; 5 1.1.1 Campionamento La fase di campionamento consiste nel convertire un segnale analogico xa(t), che si intende elaborare, in un segnale TD x(n)=xa(nTc), ottenuto prelevando da xa(t) i suoi campioni equispaziati nel tempo di una prefissata quantità Tc ,dove Tc è detto periodo o passo di campionamento, e il suo reciproco fc = 1/Tc è la frequenza di campionamento. Figura 1.2 Nella realtà i convertitori oltre a campionare il segnale (fase Sample) necessitano che il valore del campione si mantenga costante per un certo periodo di tempo (fase Hold) in quanto essi hanno bisogno di un certo tempo per effettuare la conversione (tempo di conversione). Senza imporre alcun vincolo la sequenza x(n) non consente di determinare univocamente il segnale analogico xa(t). Per convincersi di ciò, è sufficiente far riferimento alla fig. 1.3, dove sono rappresentati due diversi segnali analogici xa,1(t) e xa,2(t), che assumono gli stessi valori in tutti gli istanti di tempo che sono multipli interi di Tc, ossia x(n) = xa,1(nTc) = xa,2(nTc), ∀n ∈ Z. Più in generale, assegnata una sequenza x(n), in assenza di ulteriori vincoli, esistono infiniti segnali analogici che, campionati con passo Tc, generano la sequenza x(n). La perfetta ricostruzione di xa(t) a partire dalla sequenza x(n) può avvenire pertanto solo se sono soddisfatte alcune condizioni aggiuntive. 6 Figura 1.3 Secondo il teorema di Shannon un segnale a banda rigorosamente limitata con banda monolatera B =W è ricostruibile univocamente a partire dai suoi campioni solo se la frequenza di campionamento fc = 1/Tc soddisfa la condizione di Nyquist: fc ≥ 2W ; Campionare in frequenza equivale a replicare nel tempo e viceversa campionare nel tempo equivale a replicare in frequenza. Il segnale di partenza si ottiene quindi effettuando un’ operazione di filtraggio (mediante filtro passa-basso). Nel caso in cui non sono soddisfatte le condizioni del teorema di Shannon si ottiene una sovrapposizione degli spettri e quindi andando a filtrare al fine di ricostruire il segnale analogico si va ad isolare un contenuto in frequenza che non e più appartenente al segnale originale, ottenendo nel dominio del tempo un segnale diverso. Si verifica , cioè , il cosiddetto fenomeno dell’ Aliasing. 1.1.2 Quantizzazione Poichè xa(t) è un segnale ad ampiezza continua, il codominio del segnale TD x(n) ottenuto a valle del campionamento è generalmente un sottoinsieme continuo di R, per cui x(n) non è ancora un segnale digitale. A partire da x(n), l’operazione di quantizzazione consente di ottenere un segnale TD xq(n) che può assumere solo un numero finito di possibili valori (quindi un vero e proprio segnale digitale). Il processo di trasformazione dei campioni in forma digitale implica necessariamente delle approssimazioni legate al fatto che il numero di uscite possibili è di numero finito ed è legato al numero di bit associati ad ogni campione. Dovendo codificare ciascun campione 7 con un numero limitato di bit, anche le possibili combinazioni binarie per la codifica sono limitate. Questo significa in pratica, che con n bit le possibili combinazioni sono 2 che definiscono i livelli di quantizzazione =2 . Per quanto riguarda la dinamica di ingresso per un convertitore, indicata con la tensione di fondo scala, essa determina la dinamica di ingresso per il segnale, cioè la massima ampiezza ammessa per il segnale da convertire. I 2 livelli di quantizzazione suddividono l’intera dinamica di ingresso in altrettanti 2 intervalli più piccoli che hanno un’ampiezza pari a Q che chiamiamo quanto. Idealmente V l’ampiezza del quanto sarà: Q FSN . A questo punto è possibile associare a ciascun 2 livello di quantizzazione una tensione espressa in volt. Al livello N-1 associo la tensione ( −1) Volt con N livelli ed in particolare avrò che = . La caratteristica più importante di un circuito di quantizzazione è la sua transcaratteristica, che ne determina le prestazioni e le eventuali inefficienze. Essa è definita come quella funzione che associa ad ogni livello di tensione assunto dalla tensione analogica, in ingresso all’ADC, in un certo intervallo di tenuta , un’opportuna tensione v0 appartenente ad un insieme finito di valori. La transcaratteristica di un quantizzatore si presenta come una curva costante a tratti (Figura 1.4). Figura 1.4 Figura 1.5 8 La caratteristica di trasferimento non può essere invertita in modo da riottenere i valori di tensione di ingresso per ogni valore digitale in uscita in quanto non esprime una corrispondenza biunivoca tra ingresso e uscita. Per ottenerne tuttavia una stima approssimata, bisogna considerare un’incertezza introdotta dal convertitore durante questa fase. L’errore di quantizzazione è l’errore che il convertitore introduce nel processo di digitalizzazione di un segnale di tensione in ingresso. Esso quindi è un contributo d’errore intrinseco al processo di quantizzazione che non dipende dalla non idealità del dispositivo. In presenza di un segnale d’ingresso costante Vin , l’errore di quantizzazione viene definito come : Errore di quantizzazione codice Q Vin L’andamento dell’errore di quantizzazione al variare della tensione assume la forma detta a “Dente di sega” come in figura 1.5. 9 Capitolo 2: Caratterizzazione ADC Caratterizzare un convertitore significa individuare la sua caratteristica di trasferimento (caratteristica ingresso uscita). Esistono 2 modalità di caratterizzazione : statica: viene eseguita ponendo in ingresso tensioni continue e costanti; dinamica: viene eseguita con forme d’onda variabili ma periodiche. 2.1 Caratterizzazione statica Essendo noto che l’andamento della caratteristica di un ADC è costituito da una gradinata in cui l’altezza del gradino è per definizione unitaria (passaggio da un codice al successivo), l’individuazione della caratteristica di trasferimento si riduce ad individuare i valori della tensione di ingresso in corrispondenza dei quali si verificano le transizioni tra i vari codici. Tali tensioni sono dette soglie di transizione. In particolare, con il simbolo Tk si intende la tensione di ingresso che produce la transizione tra il codice k-1 e il codice k. Per trovare sperimentalmente le soglie di transizione, la Norma suggerisce di ricorrere alla teoria della probabilità e in tal senso definisce la soglia di transizione Tk come quel valore di tensione per il quale il convertitore produce con la stessa probabilità il codice k e il codice k-1. Per valutare tale probabilità si genera la tensione di prova continua, stabile e calibrata, si fissa un valore iniziale della tensione di prova, si esegue un numero cospicuo di conversioni, si conta il numero di occorrenza dei codici ottenuti, si ripete l’esperimento variando la tensione di prova finché non si verifica che il 50% dei codici acquisiti è uguale a k e il rimanente 50% è uguale a k-1. Avendo eseguito un numero cospicuo di conversioni è possibile ritenere che la frequenza statistica di occorrenza dei codici approssima abbastanza bene la loro probabilità di occorrenza. In realtà non si arriverà mai al 50% 10 essendo il quanto non ideale. Ad esempio se consideriamo la situazione descritta in fig 2.1 vediamo che la risoluzione è tale da non farmi prendere il giusto valore. Figura 2.1 Figura 2.2 Per determinare la tensione di soglia si procede interpolando il punto 1 e 2 e piochè tra 2 punti passa 1 sola retta (figura 2.2) e indicato con p1 la probabilità di v1 e con p2 la probabilità di v2 possiamo considerare : p50 p1 Tk v1 50% 43% Tk v1 v 2 v1 64% 43% v 2 v1 p 2 p1 Tk (v 2 v1) * 50 43 v1 64 43 Vantaggio: metodo semplice che permette di stimare quanto valgono i quanti reali attraverso la relazione: w[k]=T[k+1]-T[k]; Svantaggio: all’ aumentare del numero di bit il procedimento diventa lento ed è richiesta una maggiore risoluzione al generatore di tensione; inoltre se ci sono problemi di natura dinamica essi non vengono rilevati. 11 2.2 Caratterizzazione dinamica Per la caratterizzazione dinamica, differentemente da quella statica, non è più possibile utilizzare una tensione di prova continua e stabile per ottenere, come proposto dalla Norma 1243-2010, la tensione di soglia per vari livelli di quantizzazione attraverso un’analisi statistica. Almeno in linea di principio, una rampa lineare variabile dal fondo scala negativo a quello positivo del convertitore in prova (rampa a fondo scala) rappresenta una buona scelta come segnale di prova per la caratterizzazione dinamica. Si va a campionare con una certa frequenza fc tale rampa e per ogni valore del segnale di ingresso si annota il codice che si ottiene. Idealmente ci si aspetta di ottenere un numero di occorrenze costante per ogni codice. Supponendo poi M campioni, allora ogni codice avrà N occorrenze dove: N M 2n Tuttavia, dato che i quanti non sono ideali, otterremo un distinto numero di occorrenze per ogni codice. In particolare essi diminuiranno in relazione all’aumento della pendenza della rampa per ogni quanto, ottenendo meno campioni per un codice. Per ovviare a questo problema dovrei considerare un segnale “a dente di sega” in modo da rendere periodico il segnale rampa e poter quindi prelevare un adeguato numero di campioni. Esso però è difficile da generare a causa dell’alto contenuto spettrale. Inoltre la rampa ideale non esiste. Adesso il problema è la scelta di un segnale di prova che riusciamo a gestire nel miglior modo possibile. La Norma IEEE 1241-2000 propone l’uso di una sinusoide a fondo scala, dove eventuali problemi di deformazione saranno corretti con un opportuno filtro a spillo. In questo caso l’istogramma delle occorrenze non sarà uniforme, ma avrà una forma a U poiché ci saranno più occorrenze dove la pendenza è minore (Figura 2.3) 12 Figura 2.3 Consideriamo mezzo periodo di sinusoide: Figura 2.4 Analiticamente si ha : 2t Vi FS cos con T [0,T/2] T Supponendo di prendere N campioni distanziati tra loro di soglia all’altra impiego un tempo τ: = dove è il numero di occorrenze del codice 13 . , allora per passare da una Il k è dato dal valore che assume la funzione nel punto , ma esso è dato dalla somma di tutti i τ che lo precedono e quindi : = 0 + 1 +⋯+ −1 Ovvero è uguale alla somma delle occorrenze di tutti i codici per Tc (Istogramma cumulativo di tutti i codici). T T ho preso N campioni distanziati di allora è uguale a 2 2 dove N è il numero totale di campioni acquisiti nell’arco [0;π] e quindi: Sapendo inoltre che in d1 NTc H [k 1] Tk FS cos N Questa formula quindi permette di trovare le varie soglie. Devo assicurare un tale da avere almeno un campione per ogni codice, quindi se riesco a campionare il segnale passante per lo zero avrò sicuramente almeno un campione anche per i successivi, e per farlo devo campionare per un tempo tale che il salto di tensione sia inferiore a un quanto: V Q FS cos2f x Tc 2 2 Poiché siamo per ipotesi nell’intorno dello zero, il coseno ha andamento lineare, quindi: T FS cos2f x Tc FS c 2 Tx Successivamente: T Q FS Q n Fs c 2 Tx 2 14 dove Tc 1 Tx N pp e quindi dobbiamo campionare in modo da avere N pp 2 n . Tuttavia non è detto che questi campioni debbano essere presi in un unico periodo, perché se così fosse non farei lavorare bene il convertitore, quindi bisogna prendere questi campioni in più periodi rispettando la seguente relazione: = Dove N ed M devono essere coprimi (senza fattori comuni) tra loro, altrimenti prenderei N campioni che si ripetono a blocchi di N . M 2.2.1 Valutazione degli errori A questo punto l’ analisi sperimentale per la caratterizzazione del dispositivo è terminata e non resta altro che valutare i vari errori . Per fare ciò si riporta su di un piano cartesiano l’andamento delle Tk reali in funzione delle Tki ideali. Interpolando linearmente questi punti si ottengono i parametri m ed n della retta di equazione: Y mX n In cui m rappresenta l’errore di guadagno ed n l’errore di offset. Per trovare gli errori di non linearità integrale e differenziale bisognerà innanzitutto calcolare i valori delle soglie di transizione compensate Tkc (ossia depurate dagli errori di offset e guadagno) usando la seguente espressione: Tkc Tk n m L’ errore di non linearità integrale stima la differenza verticale tra la caratteristica reale e quella ideale. Esso è dato da : INL (k ) (Tkc Tki )100 VFS 15 L’errore di non linearità differenziale, ci dice se una certa pedata è maggiore o minore di Q. Quindi ci dà delle informazioni locali, in un certo punto della caratteristica. Quindi ci dice la larghezza di una pedata di quanto si scosta da Q.: DNL (k ) (Tk 1 Tk ) Q Q dove: Q il valore nominale del quanto (errore di quantizzazione del convertitore ideale) Tk+1 la soglia di transizione tra il codice k e il codice k+1; TK la soglia di transizione tra il codice k-1 e il codice k; Tkc la soglia di transizione compensata del convertitore in prova tra il codice k e il codice k+1; Tki la soglia di transizione del convertitore ideale tra il codice k e il codice k+1 Le relazioni sopra definite forniscono un’informazione di dettaglio che normalmente non viene riportata sui manuali dove, invece , vengono riportati solo i valori per il worst case: = ( ) DNL RMS [ DNL ( K )] Nei passaggi precedenti abbiamo ipotizzato 1 N N DNL 2 (k ) i 1 un andamento monotono della transcaratteristica , cioè a codici che aumentano corrispondono tensioni che aumentano evitando, in questo modo, il possibile problema derivante dal fatto che, data l’eventuale presenza di tratti non consecutivi della caratteristica, sarebbero potuti essere prodotti codici uguali. Ciò significa che quando si vanno a contare le occorrenze si troverà per un certo codice un numero di occorrenze molto più alto rispetto agli altri, quindi si deve andare ad usare un istogramma perché valutare le occorrenze non basta più. Quindi i ragionamenti fatti precedentemente non sono più validi dato che nella realtà il convertitore avrà errori di non monotonicità. Nasce, dunque, la necessità di identificare nuovi parametri di valutazione per caratterizzare il comportamento dell’ADC. 16 Uno dei parametri principali è l’ENOB, capace di valutare il numero di bit effettivi del convertitore permettendoci di avere informazioni riguardo il comportamento dell’ADC. La prima cosa che occorre fare è chiederci a valle di un processo di conversione quanti bit sono corretti. Nel caso di convertitore ideale di risoluzione Q, l’errore di quantizzazione introduce un rumore, detto rumore di quantizzazione che risulta essere una variabile aleatoria con valori Q Q tra ; . 2 2 Tuttavia nel caso dell’ADC reale si possono avere molti più errori, quindi è errato dire che = * , quindi per trovare i bit effettivi occorre definire un convertitore ideale equivalente a quello in esame (reale), cioè che abbiano rumore di quantizzazione uguale. Il rumore di quantizzazione è il valore efficace del segnale errore di quantizzazione: RMS noise 1 Q Q 2 Q Q2 Q 1 V 3 2 2 ( V ) dv errore Q Q 3 Q 12 12 2 2 Per il convertitore reale dobbiamo trovare un RMSnoise appropriato. Ipotizzando che esista un convertitore ideale che ha lo stesso RMSnoise di quello reale, allora il numero di bit del convertitore ideale sarà uguale al numero di bit effettivi del convertitore reale. Dunque, se fissiamo il fondo scala del convertitore ideale uguale al fondo scala del convertitore reale, possiamo porre la seguente uguaglianza per calcolare RMSnoise del convertitore reale con la condizione che: RMSnoise,reale > RMSnoise,ideale → > Avendo lo stesso FS, il numero di bit dell’ADC reale è minore di quello ideale. Vediamo: RMS noise,ideale Q 12 FS N log 2 RMS 12 noise 12 FS 2 n con N numero di bit del convertitore. Tuttavia il problema principale per trovare l’ENOB è proprio andare a trovare quanto vale RMSnoise,reale. Per eseguire quest’ultima operazione, occorre conoscere il segnale di ingresso. Noto il segnale lo si converte confrontando il segnale convertito con il segnale di 17 ingresso, ovvero si fa una differenza . Di questa differenza se ne fa il valore efficace ricavando RMSnoise. Come indicato nella Norma IEEE 1241-2000, si usa una sinusoide ed attraverso la conversione del convertitore A/D avremo che: RMS noise 1 M M (V k 1 k Vik ) 2 dove : M è il numero di campioni di acquisizione, Vk è l’insieme dei valori del segnale quantizzato in uscita dal convertitore reale A/D, Vik rappresenta l’insieme dei valori dell’ingresso sinusoidale al convertitore ideale. A questo punto si vuole sapere quanto vale , ovvero il quanto riferito al convertitore ideale corrispondente. Per farlo scriviamo come segue RMS noise FS ENOB log 2 RMS 12 noise 12 Qeq Il risultato ottenuto è di estrema importanza dato che, applicato ad un convertitore reale in cui non si conosce a priori il numero di bit, si può ottenere il valore dell’ENOB. 18 Capitolo 3: Caratterizzazione ADC in condizioni non stazionarie I metodi standard per il test dinamico dell’ADC sono il Single Tone Fit test e il Discrete Fourier Transform Test. I tipici parametri di caratterizzazione dell’ADC sono l’ENOB, il THD,il SNHR(Signal to Nonharmonic Ratio), SINAD (Single Noise And Distortion), SFDR(Spurious Free Dynamic Range) e il MTD (Multitone Harmonic Distorsion).Di seguito andiamo a identificare alcuni di questi parametri per il segnale onda sinusoidale,ovvero il segnale previsto dalla norma per la caratterizzazione dell’ADC. Il THD (Total Harmonic Distorsion) è la distorsione armonica totale, definita come il rapporto tra il valore quadratico medio della somma delle prime componenti armoniche del segnale di uscita e l’ampiezza del segnale ricostruito : n THD U i 1 2 i U1 Il SINAD è definito come il rapporto tra il valore efficace del segnale di ingresso ed il valore efficace totale del rumore di quantizzazione e di tutti i prodotti di distorsione dovuti alle non idealità del dispositivo. Normalmente il SINAD diminuisce all’aumentare della frequenza del segnale in rapporto alla frequenza di campionamento; ciò significa che, per una fissata frequenza di campionamento, le prestazioni dell’ADC peggiorano progressivamente all’aumentare della frequenza del segnale. La sua espressione è la seguente: 1 SINAD 1 THD 2 2 SNHR 19 L’interdipendenza tra il SINAD e l’ENOB è data dalla seguente equazione: SINAD=6,02ENOB+1,76(dB). Il range dinamico dell’ADC testato può essere caratterizzato dal parametro SFDR che è dato dalla seguente espressione: SFDR U1 UM Per analizzare questi parametri sono richiesti dei test con tempi di esecuzione molto lunghi. Per ridurre questi tempi è possibile utilizzare segnali AM, FM e QAM, che sono frequentemente utilizzati per le comunicazioni e le comunicazioni radio ,in ingresso all’ ADC . Le precedenti formule derivano dal caso in cui per il test viene utilizzato il segnale sinusoidale .Per altri tipi di segnali è necessario compensare l'influenza di diversi fattori di cresta(CF) e correggere l’ ENOB . Quindi, tramite questa correzione otteniamo la seguente formula per il calcolo dell’ENOB: ENOB SINAD 1.76 20 log CF 6.02 Quindi il SINAD diventa: SINAD=6.02ENOB+1.76-20logCF. Dove il fattore di cresta CF si definisce come: CF Con il valore di picco e Vp Veff il valore efficace del segnale. 20 3.1 Test con segnale modulato in frequenza Il principio della modulazione in frequenza consiste nella modulazione della frequenza della portante secondo l’espressione n (t ) n 0 cos( m t ) dove Δω è la deviazione di frequenza del segnale modulato e m FM è l’indice di modulazione . L’espressione del segnale modulato in frequenza è la seguente: u FM U n sin n t sin m t m Gli indici di modulazione adatti per il testing dell’ADC sono 0.25,0.5 e 1. Quindi le ampiezze di tutte le componenti spettrali sono minori rispetto a quella della portante. Valutiamo il segnale nel dominio della frequenza e determiniamo il SINADFM : U n2 SINAD FM m i km / 2 , k 1, 2.. U k 1, 2.. 2 km U 2fi U n2 U k 1, 2.. 2 km Gli altri parametri (THD, SFDR, SNHR) possono essere derivati similmente come il SINADFM . Di seguito si riporta una tabella contenente i risultati di test sperimentali effettuati mediante l’impiego del generatore SMIQ 03B - Rhode Schwarz con un segnale (sinusoidale) a frequenza 1MHz e un segnale FM con frequenza modulata 100kHz e indici di modulazione scelti 0.25,0.5 e 1. Gli spetti sono mostrati nelle figure da 3.1 a 3.4 Figura 3.1 Figura 3.2 21 Figura 3.3 Figura 3.4 Table results with Sine Wave and Fm signals In generale è confermato che i segnali multi-tone possono essere utilizzati per il testing dell’ ADC in un più ampio range di frequenze con costi minori. Poi si ha la risoluzione dei problemi riguardo al fatto che il segnale non copre completamente il fondo scala(FS) dell’ADC test e infine lo spettro di frequenza di un segnale FM può essere molto ampio . Uno dei principali svantaggi di questa procedura di test è la complicata elaborazione del segnale modulato nel dominio del tempo tramite l’uso di metodi di fitting poiché il segnale conterrà un range di frequenze invece di un singolo tono. 22 Conclusioni In questo lavoro di tesi è stata presentata la caratterizzazione statica e dinamica dei convertitori analogico-digitali seguendo, in primo luogo, quanto stabilito dalla norma IEEE 1241-2010 . Tale norma uniforma le procedure per il test dei convertitori A/D, nonché le figure di merito atte alla loro caratterizzazione metrologica mediante l’impiego di un segnale sinusoidale. E’ chiaro però che nella pratica occorre convertire segnali di ogni tipo e a tal scopo si passati all’analisi di metodi non tradizionali per la caratterizzazione dei convertitori facendo riferimento ai segnali modulati per i quali è necessaria una correzione tramite il fattore di cresta. 23 Bibliografia [1] Annalisa Liccardo, Dispense del corso Misure per l’Automazione e la Produzione Industriale, Università degli studi di Napoli Federico II [2] Giacinto Gelli e Francesco Verde, Segnali e sistemi, 2008, 488 pagine. [3] Josef Vedral, Pavel Fexa, Jakub Svatoš, FM and QAM Signals for ADC Testing , 2007, 4 pagine. [4] IEEE-SA Standards Board, American National Standards Institute, IEEE Standard for Terminology and Test Methods for Analog-to-Digital Converters, 127 pagine, 2011 24