IL FASCISMO AL POTERE PAG. 223-245 L’Italia si presenta alla fine della guerra in una situazione di grande difficoltà politica, sociale ed economica, infatti la sua struttura politica risulta essere debole essendo guidata da governi di coalizione mentre l’economia è fortemente compromessa. Nel 1919 si promuovono due nuove leggi elettorali che sono il suffragio universale maschile e la rappresentanza proporzionale con scrutinio di lista, cioè la rappresentanza numerica degli esponenti di partito che sono stati eletti nelle liste presentate: queste due leggi mettono in grave crisi i liberali, che non hanno un vero proprio partito mentre favoriscono l’ascesa del partito popolare italiano e del partito socialista italiano. Il partito popolare italiano ( Ppi) nasce nel 1919 per opera del sacerdote don Luigi Sturzo ed è di impronta cattolica e si pone come fine quello di attuare un rinnovamento culturale e sociale di matrice cattolica mentre il partito socialista italiano (Psi) è un partito di antica formazione che tuttavia risulta molto rinnovato in quanto aderisce alla Rivoluzione sovietica che diventa suo modello da imitare e da riproporre nella società italiana. La sua adesione alla Rivoluzione sovietica porta il partito socialista a perdere molti consensi favorendo l’ascesa del partito popolare che si pone come partito di appoggio esterno alla coalizione di governo di stampo liberale guidata da Giolitti nel 1920, che tuttavia si mostra molto fragile. L’instabilità politica favorisce il malcontento sociale che ha rivendicazioni sia nazionaliste che economiche. A livello nazionalistico si diffonde il concetto di vittoria mutilata in quanto nella pace di Versailles l’Italia non ottiene quanto promesso dal patto di Londra poiché la Dalmazia entra a far parte del regno di Jugoslavia suscitando un forte malcontento nell’opinione pubblica contro il governo liberale, reo di non aver difeso gli interessi della patria. Questo malcontento si tramuta nell’azione di D’Annunzio che nel 1919 occupa con un gruppo di volontari armati la città di Fiume, a maggioranza italiana, dichiarata città libera. D’Annunzio con questo colpo di stato proclama unilateralmente l’annessione della città di Fiume al regno d’Italia generando un pericoloso scontro diplomatica con gli altri stati vincitori. La situazione si sblocca solo nel 1920 con la firma del trattato di Rapallo dove all’Italia viene concessa la città di Zara mentre Fiume viene riconosciuta città libera e la Dalmazia è riconosciuta ufficialmente parte del Regno di Jugoslavia. Di fronte all’insistenza di D’Annunzio di rimanere a Fiume con i suoi volontari, il governo italiano ordina all’esercito di liberare Fiume per cui D’Annunzio è costretto a ritirarsi, rafforzando però l’idea di vittoria mutilata nell’opinione pubblica. Dal punto di vista economico l’Italia si presenta molto debole, infatti ci sono numerosi scioperi nelle industrie e nelle campagne al fine di veder migliorate le proprie condizioni di vita. Nelle campagne gli scioperi si concentrano nella Valle Padana e nell’Italia Centrale dove gli agricoltori ottengono l’imponibile di manodopera a danno dei proprietari terrieri, i quali sono costretti ad assumere braccianti secondo gli accordi presi con il sindacato e non in base alle esigenze della loro azienda. Nelle industrie si sviluppa un duro scontro nel 1920 fra gli operai e gli industriali della Liguria, Lombardia e Piemonte dove i primi ottengono degli aumenti di salario e che la produzione sia sottoposta al controllo dei consigli degli operai. La fine dello scontro genera però un forte malcontento sia da parte degli imprenditori, costretti a scendere a patti con il sindacato, sia da parte degli operai che speravano di attuare una rivoluzione su modello di quella sovietica. Tale malcontento si ripercuote all’interno dello stesso partito socialista che nel 1921 subisce una spaccatura per opera di Gramsci, Togliatti e Bordiga che si distaccano da esso fondando il partito comunista italiano al fine di percorrere la strada rivoluzionaria indicata dal modello sovietico: questa spaccatura rende il partito socialista molto debole. I successi ottenuti dai sindacati e dal partito socialista, grazie alla posizione neutrale assunta dai governi di stampo liberale, favorisce la nascita di partiti paramilitari contrari a questa politica di confronto fra cui spicca il movimento dei Fasci di combattimento fondato da Mussolini. Benito Mussolini inizialmente è stato un socialista, tuttavia avendo appoggiato apertamente la decisione dell’Italia di entrare in guerra, è stato espulso dal partito e per questo ha fondato un suo movimento che inizialmente implica sia contenuti di matrice socialista che di matrice nazionalista. Tale confusione di programma non permette al movimento di vincere le elezioni del 1919 a Milano per cui Mussolini rifonda il proprio movimento abbandonando le idee socialiste per focalizzare maggiormente la propria attenzione sull’ideologia nazionalista , ottenendo l’appoggio e il finanziamento dei grandi industriali italiani. Grazie al loro appoggio il movimento di Mussolini si dota di squadre d’azione fasciste, formate da ex combattenti armati, che hanno il compito di punire e limitare le azioni dei sindacati e delle amministrazioni di sinistra, venendo tollerati dal governo liberale. Il movimento di Benito Mussolini si presenta così come l’unico movimento capace di ridare unità e stabilità al paese in quanto rappresenta il vero volere del popolo italiano, ottenendo il consenso del ceto medio e alto borghese Nel maggio del 1921 il movimento di Mussolini è eletto e può accedere alla Camera con 38 deputati, inoltre per volere di Mussolini cambia il proprio nome in partito nazionale fascista dove Mussolini assume l’appellativo di duce cioè di condottiero. All’interno del partito fascista vengono incorporate le squadre d’azione presentandosi così come un partito armato, che lo pone in una condizione di illegalità e di ambiguità in quanto la lotta contro i socialisti ormai sta volgendo al termine essendo il partito socialista ormai troppo debole, avendo subito ben due spaccature interne di cui la prima ha visto la nascita del partito comunista mentre la seconda ha visto la nascita del partito socialista unitario per volere di Turatti e Matteotti. Di fronte al venir meno della lotta contro la sinistra, il partito fascista deve uscire da questa situazione ambigua per cui Mussolini progetta di attuare un vero colpo di stato a danno del governo in carica, organizzando la marcia su Roma di tutte le squadre d’azione che si concretizza nel 27-28 ottobre del 1922. Il governo liberale guidato da Facta, prendendo atto di questa azione da parte di Mussolini, chiede al re Vittorio Emanuele Terzo di mobilitare l’esercito in modo da fermare la marcia, ma il re non dà questo ordine e incontratosi con Mussolini lo autorizza a formare un nuovo governo, nominandolo presidente del nuovo Consiglio. Nel 1922 nasce così con il voto favorevole della Camera e del Senato il primo governo Mussolini, che si adopera per porre fine a un sistema liberal-democratico. Divenuto presidente del Consiglio, Mussolini attua una serie di riforme per rafforzare il proprio potere e il proprio partito, quali: 1. La nascita del Gran consiglio del fascismo che si pone come organo di collegamento fra il partito fascista e lo stato; 2. L’istituzionalizzazione nel 1923 delle squadre d’azione in milizia volontaria per la sicurezza nazionale, che diventano un nuovo corpo armato a fianco dei carabinieri e dell’esercito agli ordini del partito fascista, che continua la sua azione di oppressione di fronte ai partiti di sinistra; 3. La nuova legge elettorale del 1923 in cui il partito che ottiene il 25% dei voti ha diritto al premio di maggioranza, cioè ai due terzi dei rappresentanti della camera. Il partito fascista vince tale premio nelle elezioni del 1924 attraverso un’opera di minaccia e di costrizione sull’elettorato, che lo vota per paura di ritorsioni mentre i partiti di sinistra, essendosi presentati separatamente, crollano; 4. La politica economica di stampo liberista, che mira ad incentivare le esportazioni, ma anche a ridare potere agli industriali e ai proprietari terrieri, che così vengono ripagati per aver appoggiato il partito fascista nella sua ascesa al potere. Le lezioni del 1924 vedono la vittoria del partito fascista su tutti gli altri partiti, tuttavia il 30 maggio 1924 il segretario del Psu Giacomo Matteotti denuncia pubblicamente le costrizioni subite dall’elettorato per opera dei fascisti in un discorso alla Camera. Il 10 giugno 1924 Matteotti è rapito da un gruppo di fascisti per essere poi ritrovato morto nella campagna romana: questo assassinio suscita un forte dibattito nell’opinione pubblica italiana che mette in crisi il partito fascista, mentre i partiti d’opposizione si ritirano sull’Aventino separandosi dalla Camera. Questa situazione si risolve il 3 gennaio 1925 quando Mussolini parla alla Camera assumendosi la responsabilità morale di questo delitto, ponendo così fine allo stato liberale. A seguito di questo discorso il governo fascista si tramuta in un regime attraverso il varo delle seguenti leggi, chiamate leggi fascistissime: 1. La legge del dicembre 1924 in cui si stabilisce che il governo deve riferire solo al re e non al Parlamento e che il governo ha la possibilità di emanare le leggi; 2. La legge del novembre 1926 in cui si rintroduce la pena di morte per chi compie atti contro i regnanti e i capi di governo; 3. Il patto di Palazzo Vidoni fra Confindustria e il sindacato fascista, riconosciuto come l’unico sindacato esistente; 4. La legge del 1926 con cui si dichiarano decaduti tutti i deputati dell’opposizione, di cui molti sono arrestati, incarcerati o espulsi dall’ ‘Italia; 5. La legge del 1928 con cui si crea una lista unica nazionale che l’elettorato può votare o respingere, ponendo di fatto fine alle lezioni liberali. A livello economico Mussolini decide di rivalutare la moneta italiana, cioè la lira in riferimento alla sterlina inglese, provocando però un innalzamento nei costi di esportazione che subiscono un calo; inoltre egli potenzia le industrie siderurgiche e metallurgiche mentre promuove un rilancio dell’economia agricola al fine che l’Italia raggiunga un’autosufficienza alimentare attraverso la così detta battaglia del grano. Per ottenere questo risultato Mussolini favorisce il rinnovamento tecnologico dell’agricoltura e attua una grande azione di bonifica dei territori paludosi presenti nell’Italia centro meridionale al fine di renderli terreni coltivabili. Queste iniziative economiche producono un effetto positivo in quanto il Pil cresce e migliorano anche le condizioni di vita dei lavoratori, anche se l’autosufficienza alimentare non è raggiunta. L’azione del regime fascista non si limita alla sfera dell’economia e della politica interna, ma investe anche l’area dell’educazione e della politica di accordo con il mondo cattolico. Nell’area dell’educazione è promossa la riforma scolastica del ministro Gentile che introduce l’esame di stato conclusivo per ogni ordine di scuola, parificando le scuole private con quelle pubbliche e istituendo la religione cattolica come disciplina obbligatoria; per quanto riguarda gli accordi con la chiesa, Mussolini nel 1929 firma i Patti Lateranensi dove il Papa riconosce ufficialmente lo stato italiano e si limita ad esercitare il proprio potere temporale sulla città del Vaticano, mentre lo stato italiano pone un risarcimento al Papa per la perdita del suo potere temporale e nello stesso tempo riconosce la religione cattolica come religione di stato. In questo concordato la religione cattolica diventa materia di insegnamento e l’Associazione Cattolica è l’unica associazione tollerata dal regime in quanto estranea ad esso poiché coordina le varie società cattoliche. Grazie a questo concordato Mussolini ottiene l’appoggio del mondo cattolico e il non intervento di Papa Pio Undicesimo nei confronti delle azioni di ritorsione mosse contro il partito popolare di matrice cattolica, L’ascesa del fascismo è dovuta al fatto che la sua ideologia è accettata in grande maggioranza dal popolo italiano, che si riconosce in questo partito e vede nella figura di Mussolini il suo capo indiscusso: il fascismo è il primo partito che fa del suo capo una figura di culto esaltata dalla folla, sfruttando tutti i mezzi di comunicazione presenti come il cinema e la radio. L’ideologia fascista si basa su concetti nazionali e di carattere bellico, ma anche su un forte senso di appartenenza dove le persone si sentono parte di un tutto, attraverso la messa in atto di specifici riti come quello riguardante il culto dei morti in guerra.