Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici

Università degli Studi della Tuscia di Viterbo
Servizio di Prevenzione e Protezione
Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici
A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini
Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici
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20 Gennaio 2001
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Indice
Introduzione al Rischio Biologico
pag. 4
Agenti Biologici
Definizioni seconda la Normativa Vigente
pag. 5
Generalità sui Batteri, Virus, Funghi e Parassiti
pag. 5
Caratteristiche di Pericolosità
pag. 9
Vie di Contaminazione
pag. 9
Operazioni Analitiche che possono favorirne la trasmissione agli operatori
pag. 10
Classificazione secondo la Normativa Vigente
pag. 11
Gruppi di rischio dei
Batteri
pag. 12
Virus
pag. 15
Funghi
pag. 18
Parassiti
pag. 19
Manipolazione e detenzione
Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro
pag. 21
Regole Pratiche di Sicurezza da Osservare in un Laboratorio Biologico
pag. 22
Tecniche di Protezione Individuale
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI): Norme Generali per la Scelta e l’Uso
pag. 23
Dispositivi di Laboratorio: Norme Generali per una Corretta Utilizzazione
pag. 24
Lavaggio delle Mani
pag. 26
Sorveglianza Sanitaria e Registro degli Esposti
pag. 26
Tecniche di Protezione Collettiva
Cappe di Sicurezza Biologica
pag. 27
Norme Generali per il loro Uso
pag. 27
Segnale di Rischio Biologico
pag. 27
Disinfezione, Sterilizzazione e Decontaminazione
pag. 28
Caratteristiche Tecniche di Base di un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici pag. 29
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in
cui si Manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 2
pag. 30
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in
cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 3
pag. 31
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio in
cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 4
pag. 32
Attrezzature di Laboratorio
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pag. 32
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Microrganismi Geneticamente Modificati (MOGM)
Definizioni secondo la Normativa Vigente
pag. 33
Classificazione secondo la Normativa Vigente
pag. 33
Tecniche di Modificazione Genetica secondo la Normativa Vigente
pag. 34
Manipolazione e detenzione
Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro
pag. 35
Tecniche di Protezione Collettiva
Misure di Contenimento previste dalla Normativa Vigente
pag. 36
Prima Categoria
pag. 36
Seconda Categoria
pag. 37
Terza Categoria
pag. 38
Stabulari
pag. 39
Adempimenti Amministrativi
pag. 39
Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente
pag. 40
Norme Comportamentali da Osservare
pag. 41
Situazioni di emergenza
Procedure Generali
pag. 41
Materiale da tenere nei Laboratori
pag. 42
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Introduzione al Rischio Biologico
Lo scopo di queste Linee Guida è informare i Lavoratori dell’Ateneo sulle Norme di Sicurezza da
adottare e sui Livelli di Contenimento da applicare nei Laboratori Didattici e/o di Ricerca in cui si
manipolano e/o si detengono gli Agenti Biologici al fine di eliminare i rischi e, ove non possibile,
ridurli al minimo.
Si ricorda che nell’Ateneo “oltre al personale docente, ricercatore tecnico e amministrativo, si
intende per Lavoratore anche quello non organicamente strutturato e quello degli enti
convenzionali, sia pubblici che privati, che svolge l’attività presso le strutture dell’Università, salva
diversa determinazione convenzionalmente concordata, nonché gli studenti dei corsi universitari, i
dottorandi, gli specializzandi, i tirocinanti, i borsisti ed i soggetti ad essi equiparati, quando
frequentino laboratori didattici, di ricerca o di servizio ……”
Per i Lavoratori dell’Ateneo che esplicano direttamente attività di ricerca e/o di didattica con i
microrganismi, il Rischio Biologico è associato
al loro uso deliberato, se vengono utilizzati come materia prima, substrato o catalizzatore,
reagente o prodotto
al loro uso non deliberato, se si ha un contatto indiretto mediante liquidi e sostanze biologiche
e/o soggetti infetti o accidentalmente
Inoltre, pur non esplicando attività sperimentale in laboratorio, i Lavoratori dell’Ateneo possono
essere esposti ad emissioni involontarie di Agenti Biologici. Ad esempio, gli impianti di
condizionamento o di ventilazione, se non sottoposti a manutenzione periodica, possono diventare
un fertile terreno di coltura per i microrganismi.
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Agenti Biologici
Definizioni secondo la Normativa Vigente
Un Agente Biologico è qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura
cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni
Un Microrganismo è qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o
trasferire materiale genetico
Una Coltura cellulare è il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismo
pluricellulari
I Batteri: generalità
Sono organismi formati da una singola cellula, hanno pareti semirigide e un nucleo contenente DNA
che non è isolato da una membrana. Hanno dimensioni estremamente piccole (diametri da 0.2 a 2
micron). Dal punto di vista morfologico si differenziano in cocchi, bacilli e spirilli. I cocchi sono
rotondi, sferoidali o ovoidali e si trovano come cellule singole o doppie nei diplococchi, a grappolo
negli stafilococchi e a catenella negli streptococchi. Gli spirilli hanno una forma a spirale o a virgola, i
bacilli a bastoncello. Possiedono strutture e meccanismi che assicurano loro una notevole capacità di
adattamento e la possibilità di sfruttare un gran numero di habitat; in condizioni favorevoli possono
riprodursi in 10-20 minuti.
I Batteri possono ulteriormente essere distinti in:
aerobi obbligati, se necessitano di ossigeno per le loro reazioni metaboliche e non svolgono
attività fermentativa
anaerobi obbligati, se si moltiplicano solo in mancanza di ossigeno
anaerobi facoltativi, se si moltiplicano sia assenza che in presenza di ossigeno
Particolarmente pericolosi sono i Batteri Patogeni quando riescono a penetrare nell’ospite idoneo.
Infatti, in tal caso ne invadono e ne colonizzano i tessuti, vi producono enzimi e nutrienti per
accrescersi e riprodursi e se riescono a sopraffare i meccanismi di difesa dell’ospite, sia naturali
che immunitari, provocano vari disturbi e gravi patologie. In Tabella 1 sono riportati alcuni dei
principali Batteri patogeni e gli effetti che producono sull’uomo. Molti di essi sintetizzano sostanze
dotate di proprietà tossiche per l’uomo e per gli animali (tossine), spesso di natura proteica e con
elevato peso molecolare.
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Tabella 1
Batterio
Disturbi
Effetti
Salmonella Typhi
Febbre,
addominali
Vibrio Cholerae
Nausea, vomito, diarrea, dolori Disidratazione, acidosi, shock
addominali
Clostridium Botilinum
Disturbi visivi, incapacità di Decesso
deglutire, difficoltà a parlare
respiratoria
cardiaco
Streptococcus Faecalis
Febbre,
urinarie
irritazione
Leptospira Icterohaemorragiae
Febbre,
interne
vomito,
Pseudomonas Aeruginosa
Infezione
di
ferite
produzione di pus di
verde-azzurro
Escherichia Coli
Diarrea, infezione delle ferite
Shigella Dysenteria
Dolori
diarrea
diarrea,
addominali.
dolori Necrosi del tessuto linfatici ed
epatico
delle
per
o per
paralisi
arresto
vie Distruzione dei globuli rossi,
endocardite, nefrite
emorragie Setticemia, necrosi del tessuto
renale ed epatico
con Otite
esterna,
polmonite
colre necrotizzante, setticemia
Meningite, necrosi delle
urinarie e biliari, polmonite
Febbre, Dissenteria,
necrosi
mucosa intestinale
vie
della
Fonte “Il Rischio Biologico”, Edizione Masson, 1997
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I Virus: generalità
Sono gli agenti eziologici più piccoli delle malattie umane (misurano 20-300 nm). Sono responsabili di
gran parte delle infezioni anche se possono infettare solo le cellule dove sono presenti appropriati
recettori di cui utilizzano l’apparato metabolico per replicarsi. Possono essere trasmessi da un
individuo ad un altro tramite modalità diverse, la più semplice delle quali è il contatto attraverso
goccioline o bioaerosol o gli alimenti e le bevande contaminate. Un’altra modalità di trasmissione è il
morso di cani o di animali selvatici (vedi Virus della rabbia). La Tabella 2 riporta alcune vie di
trasmissione nell’uomo.
Tabella 2
Gruppo
Virus o malattia
Via di trasmissione
Pxviridae
Vaiolo
Contatto cutaneo
Paramyxoviridae
Malattia di Newcastle
Contatto congiuntivale
Orthomyxoviridae
Influenza di Tipo A
Aerea
Arenaviridae
Meningite
Aerea
Togoviridae
Encefalite
Puntura di zanzara
Febbre Gialla
Rhabdoviridae
Rabbia
Morso
Fonte “Il Rischio Biologico”, Edizione Masson, 1997
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I Funghi o Miceti: generalità
I Funghi sono organismi Eucarioti essendo provvisti di membrana nucleare e possiedono le
caratteristiche sia del mondo vegetale che animale. Producono spore in grado di germinare che
vengono trasportate a distanza con l’aria e che possono indurre infezioni o per contatto diretto su
superfici contaminate o per inalazione. Altra via di contaminazione da funghi è il consumo di generi
alimentari contenenti funghi tossigeni che producono sostanze nocive quali le micotossine. La
capacità di sintetizzare queste sostanze dipende da molti fattori, tra cui l’età del micelio, le
condizioni ambientali (pH, temperatura, umidità relativa), la presenza di microrganismi.
Le principali Micotissine sono:
le Aflatossine, cancerogene per gli animali
le Ocratossine, dannose a livello epatico e renale
le Zearalenone, potentissimi agenti teratogeni
i Tricoteceni, forti inibitori della sintesi proteica
la Sterigmatocistinama, la Patulina, l’Acido Penicillino, cancerogeni
I Parassiti: generalità
Possono essere classificati in obbligati o facoltativi. I primi non possono vivere senza il contatto con
l’ospite; i secondi, invece, possono condurre un’esistenza autonoma e simbiotica. I parassiti obbligati
si distinguono in temporanei, periodici e permanenti. Sono temporanei quelli che si servono
dell’ospite solo durante il pasto, periodici quelli che solo in un determinato periodo del loro ciclo
vitale convivono con l’ospite, permanenti quelli che non conducono mai vita libera. Vi sono, poi, i
parassiti che conducono il loro ciclo vitale a spese di ospiti diversi. Un’altra classificazione prende in
considerazione la sede in cui il parassita si stabilisce. Si definiscono ectoparassiti quelli che vivono
sulla superficie esterna dell’ospite ed endoparassiti quelli che vivono all’interno degli organi, tessuti
o nel sangue. La presenza di un parassita nell’ospite può provocare in esso danni di vario tipo. Infatti,
si ha un’azione di tipo tossico se il parassita produce cataboliti che avvelenano l’ospite, di tipo
meccanico se il parassita ostruisce il passaggio di liquidi o materiali all’interno degli organi
dell’ospite, dannosa contro il sistema immunitario dell’ospite, facilitando l’invasione di agenti
patogeni e riducendo la resistenza alle infezioni.
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Caratteristiche di Pericolosità degli Agenti Biologici
Un Agente Biologico è pericoloso quando provoca una malattia a seguito di un processo infettivo
che dipende da molti fattori, quali la virulenza dell’agente infettante, la resistenza o la
suscettibilità dell’ospite, la via di esposizione.
Importanti nel determinare la pericolosità di un microrganismo sono le seguenti caratteristiche:
Infettività: è la capacità di lasciarsi trasportare da un ospite ad un altro, di insediarsi in esso,
di riprodursi e di penetrare nei suoi tessuti. Nell’uomo la misura dell’infettività si basa sulla
relativa facilità con cui si verifica, in condizioni naturali, la trasmissione dell’infezione, cioè la
contagiosità
Patogenicità: è la capacità di provocare malattie a seguito di infezioni. Da qualche tempo, per
valutarla, so ricorre, come per le sostanze tossiche, alla Dose Letale (DL50), che indica il
numero di microrganismi che uccide il 50% degli animali inoculati entro un tempo prefissato
Trasmissibilità: è la capacità di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto
portatore ad uno non infetto.
Neutralizzabilità: è la possibilità di prevenire o curare malattie con efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
Vie di Contaminazione
Nei laboratori didattici e/o di ricerca, la contaminazione può avvenire durante
Il contatto diretto o indiretto con un ospite umano o un animale di un microrganismo patogeno
che può essere trasmesso ad altri soggetti recettivi
Il contatto diretto o indiretto con una specie animale o vegetale in cui un microrganismo
patogeno ha il suo habitat naturale e da cui può essere trasmesso ad altri ospiti recettivi
La raccolta, la manipolazione e il trasporto di materiale biologico infetto
Gli esperimenti di ingegneria genetica quando si utilizzano microrganismi
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Operazioni Analitiche che possono favorire la Trasmissione degli Agenti Biologici agli Operatori
Ingestione accidentale
(trasmissione per via
orale)
Pipettamento con la bocca di un liquido contenenti agenti infettanti
Trasporto di microrganismi alla bocca con le mani
Consumo di alimenti e bevande contaminati in laboratorio
Fumo di sigaretta
Spruzzi e schizzi in bocca verificatasi in seguito ad incidenti
Inalazione
(trasmissione per via
aerea)
Formazione di aerosols biologici, prodotti da diverse operazioni di
laboratorio
Uso di anse da batteriologia, di pipette e microsiringhe
Apertura di provette e di flaconi contenenti liquidi
Centrifugazione
Inoculazione
Punture accidentali e ferite con oggetti taglienti
Morsi e graffi di animali da laboratorio
Contatto cutaneo
delle mucose
e
Spruzzi o spargimenti sugli occhi o in faccia o sulla cute
Contatto con superfici, strumenti, oggetti contaminati
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Classificazione degli Agenti Biologici secondo la Normativa Vigente
A seconda della pericolosità nei confronti della salute dei lavoratori e della popolazione in generale,
gli Agenti Biologici sono stati ripartiti in quattro gruppi.
Agente Biologico di Gruppo 1: presenta poche probabilità di causare malattie in soggetti umani
Agente Biologico di Gruppo 2: può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per
i lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella comunità; sono disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
Agente Biologico di Gruppo 3: può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un
rischio per i lavoratori; può propagarsi nella comunità; di norma sono disponibili efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
Agente Biologico di Gruppo 4: può causare malattie gravi in soggetti umani e costituire un
rischio per i lavoratori; può presentare un rischio serio per i lavoratori; può presentare un
elevato rischio di propagazione nella comunità e non sono disponibili, di norma, efficaci misure
profilattiche o terapeutiche
Nel caso in cui l’Agente Biologico oggetto di classificazione non possa essere attribuito in modo
inequivocabile ad uno fra i gruppi sopraindicati, deve essere posto nel gruppo di rischio più elevato
tra le due possibilità
Nelle pagine che seguono sono riportati gli elenchi degli Agenti Biologici classificati.
Sono inclusi nella classificazione unicamente gli Agenti di cui è noto che possono provocare
malattie infettive in soggetti umani ma non sono stati presi in considerazione gli agenti patogeni
di animali o piante di cui non sono noti effetti sull’uomo
La classificazione degli Agenti Biologici si basa sull’effetto esercitato dagli stessi su lavoratori
sani ma non tiene conto dei particolari effetti sui lavoratoti la cui sensibilità potrebbe essere
modificata da altre cause quali una malattia preesistente, l’uso di medicinali, l’immunità
compromessa, lo stato di gravidanza o di allattamento…..
Gli Agenti Biologici che non sono stati inclusi nei gruppi 2,3 e 4 dell’elenco non sono
implicitamente inseriti nel gruppo 1
Quando un ceppo è attenuato o ha perso geni notoriamente virulenti, il contenimento richiesto
dalla classificazione del ceppo parentale non è necessariamente applicato a meno che la
valutazione del rischio da esso rappresentato sul luogo di lavoro non lo richieda
Tutti i virus che sono già stati isolati nell’uomo e che ancora non figurano negli elenchi devono
essere considerai come appartenenti almeno al gruppo 2, a meno che sia provato che non possono
provocare malattie nell’uomo
Alcuni agenti classificati nel gruppo 3 ed indicati con l’asterisco (*) o con il doppio asterisco (**)
possono comportare un rischio di infezione limitato perché normalmente non sono veicolati
dall’aria
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Batteri: Classificazione secondo la Normativa Vigente
Actinobacillus actinomycetemcomitans
Actinomadura madurae
Actinomadura pelletieri
Actinomyces gereneseriae
Actinomyces israelli
Actinomyces pyogenes
Actinomyces spp
Arcanobacterium haemolyticum (Corynebacterium haemolyticum)
Bacillus anthracis
Bacteroides fragilis
Bartonella bacilliformis
Bartonella (Rochalimea) spp
Bartonella quintana (Rochalimea quintana)
Bordetella bronchiseptica
Bordetella parapertussis
Bordetella pertussis
Borrella burgdorferi
Borrella duttonii
Borrella recurrentis
Borrella spp
Brucella abortus
Brucella canis
Brucella melitensis
Brucella suis
Burkholderia mallei (pseudomonas mallei)
Burkholderia pseudomallei (pseudomonas pseudomallei)
Campylobacter fetus
Campylobacter jejuni
Campylobacter spp
Cardiobacterium hominis
Chlamydia pneumoniae
Chlamydia trachomatis
Chlamydia psittaci (ceppi aviari)
Chlamydia psittaci (ceppi non aviari)
Clostridium botulinum
Clostridium perfringens
Clostridium tetani
Clostridium spp
Corynebacterium diphtheriae
Corynebacterium minutissimum
Corynebacterium pseudotuberculosis
Corynebacterium spp
Coxiella burnetii
Edwardsiella tarda
Ehrlichia sennetsu (Rickettsia sennetsu)
Ehrlichia spp
Eikenella corrodens
Enterobacter aerogenes/cloacae
Enterobacter spp
Enterococcus spp
Erysipelothrix rhusiopathiae
Escherichia coli (ad eccezione dei ceppi non patogeni)
Escherichia coli, ceppi verocitotossigenici
Flavobacterium meningosepticum
Fluoribacter bozemanii (Legionella)
Francisella tularensia (Tipo A)
Francisella tularensis (Tipo B)
Fusobacterium necrophorum
Gruppo di rischio
2 (*)
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Gardnerella vaginalis
Haemophilus ducreyl
Haemophilus influenzae
Haemophilus spp
Helicobacter pylori
Klebsiella oxytoca
Klebsiella pneumoniae
Klebsiella spp
Legionella pneumophila
Legionella spp
Leptospira interrogans (tutti i serotipi)
Listeria monocytogenes
Listeria ivanovil
Morganella morganii
Mycobacterium africanum
Mycobacterium avium/intracellulare
Mycobacterium bovis (ad eccezione del ceppo BCG)
Mycobacterium chelonae
Mycobacterium fortuitum
Mycobacterium kansasii
Mycobacterium leprae
Mycobacterium malmoense
Mycobacterium marinum
Mycobacterium microti
Mycobacterium paratuberculosis
Mycobacterium scrofulaceum
Mycobacterium simiae
Mycobacterium szulgai
Mycobacterium tuberculosis
Mycobacterium ulcerans
Mycobacterium xenopi
Mycoplasma caviae
Mycoplasma hominis
Mycoplasma pneumoniae
Neisseria gonorrhoeae
Neisseria meningitidis
Nocardia asteroides
Nocardia brasiliensis
Nocardia farcinica
Nocardia nova
Nocardia otitidiscaviarum
Pasteurella multocida
Pasteurella spp
Peptostreptococcus anaerobius
Plesiomonas shigelloides
Porphyromonas spp
Prevotella spp
Proteus mirabilis
Proteus penneri
Proteus vulgaris
Providencia alcalifaciens
Providencia rettgeri
Providencia spp
Pseudomonas aeruginosa
Rhodococcus equi
Rickettsia akari
Rickettsia canada
Rickettsia conorii
Rickettsia montana
Rickettsia typhi (Rickettsia mooseri)
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Rickettsia prowazekii
Rickettsia rickettsii
Rickettsia tsutsugamushi
Rickettsia spp
Salmonella arizonae
Salmonella enteritidis
Salmonella typhimurium
Salmonella paratyphi A, B, C
Salmonella typhi
Salmonella (altre varietà serologiche
Serpulina spp
Shigella boydii
Shigella dysenteriae (Tipo 1)
Shigella dysenteriae, diverso dal Tipo 1
Shigella flexneri
Shigella sonnei
Staphylococcus aureus
Streptobacillus moniliformis
Streptococcus pneumoniae
Streptocoocus pyogenes
Streptococcus spp
Streptococcus suis
Treponema carateum
Treponema pallidum
Treponema pertenue
Treponema spp
Vibrio cholerae (incluso El Tor)
Vibrio parahaemolyticus
Vibrio spp
Yersinia enterocolitica
Yersinia pestis
Yersinia psoudotuberculosis
Yersinia spp
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Virus: Classificazione secondo la Normativa Vigente
Adenoviridae
Arenaviridae:
LCM-Lassa Virus complex (Arenavirus del Vecchio Mondo):
Virus Lassa
Virus della coriomeningite linfocitaria (ceppi neurotropi)
Virus della coriomeningite linfocitaria (altri ceppi)
Virus Mopeia
Altri LCM-Lassa Virus complex
Virus complex Tacaribe (Arenavirus del Nuovo Mondo):
Virus Guanarito
Virus Junin
Virus Sabia
Virus Machupo
Virus Flexal
Altri Virus del Complesso Tacaribe
Astroviridae
Bunyaviridae:
Bhanja
Virus Bunyamwera
Germiston
Virus Oropouche
Virus dell'encefalite Californiana
Hantavirus:
Hantaan (febbre emorragica coreana)
Belgrado (noto anche come Dobrava)
Seoul-Virus
Sin Nombre (ex Muerto Canyon)
Puumala-Virus
Prospect Hill-Virus
Altri Hantavirus
Nairovirus:
Virus della febbre emorragica di Crimea/Congo
Virus Hazara
Phlebovirus:
Febbre della Valle del Rift
Febbre da Flebotomi
Virus Toscana
Altri bunyavirus noti come patogeni
Caliciviridae:
Virus dell'epatite E
Norwalk-Virus
Altri Caliciviridae
Coronaviridae
Filoviridae:
Virus Ebola
Virus di Marburg
Flaviviridae:
Encefalite d'Australia (Encefalite della Valle Murray)
Virus dell'encefalite da zecca dell'Europa Centrale
Absettarov
Hanzalova
Hypr
Kumlinge
Virus della dengue tipi 1-4
Virus dell'epatite C
Virus dell'epatite G
Encefalite B giapponese
Foresta di Kyasanur
Louping ill
Gruppo di rischio
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Università degli Studi della Tuscia di Viterbo
Servizio di Prevenzione e Protezione
Omsk
Powassan
Rocio
Encefalite verno-estiva russa
Encefalite di St. Louis
Virus Wesselsbron
Virus della Valle del Nilo
Febbre gialla
Altri flavivirus noti per essere patogeni
Hepadnaviridae:
Virus dell'epatite B
Virus dell'epatite D (Delta)
Herpesviridae:
Cytomegalovirus
Virus d'Epstein-Barr
Herpesvirus simiae (B virus)
Herpes simplex virus tipi 1 e 2
Herpesvirus varicella-zoster
Virus Herpes dell'uomo tipo 7
Virus Herpos dell'uomo tipo 8
Virus linfotropo B dell'uomo (HBLV-HHV6)
Orthomyxoviridae:
Virus Influenzale tipi A, B e C
Orthomyxoviridae trasmesse delle zecche: Virus Dhori e Thogoto
Papovaviridae:
Virus BK e JC
Papillomavirus dell'uomo
Paramyxoviridae:
Virus del morbillo
Virus della parotite
Virus della malattia di Newcastle
Virus parainfluenzali tipi 1-4
Virus respiratorio sinciziale
Parvoviridae:
Parvovirus dell'uomo (B 19)
Picornaviridae:
Virus della congiuntivite emorragica (AHC)
Virus Coxackie
Virus Echo
Virus dell'epatite A (enterovirus dell'uomo 72)
Virus della poliomelite
Rhinovirus
Poxviridae:
Buffalopox virus
Cowpox virus
Elephantpox virus
Virus del nodulo dei mungitori
Molluscum contagiosum virus
Monkeypox virus
Orf virus
Rabbitpox virus
Vaccinia virus
Variola (mayor & minor) virus
Whitepox virus (variola virus)
Yatapox virus (Tana & Yaba)
Reoviridae:
Coltivirus
Rotavirus umano
Orbivirus
Reovirus
Retroviridae:
Virus della sindrome di immunodeficienza umana (AIDS)
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Virus di leucemie umane a cellule T (HTLV) tipi 1 e 2
SIV
Rhabdoviridae:
Virus della rabbia
Virus della stomatite vescicolosa
Togaviridae:
Alfavirus:
Encefalomielite equina dell'America dell'est
Virus Bederau
Virus Chikungunya
Virus Everglades
Virus Mayaro
Virus Mucambo
Virus Ndumu
Virus O'nyong-nyong
Virus del fiume Ross
Virus della foresta di Semliki
Virus Sindbis
Virus Tonate
Encefalomielite equina del Venezuela
Encefalomielite equina dell'America dell'Ovest
Altri alfavirus noti
Rubivirus (rubella)
Toroviridae
Virus non classificati:
Virus dell'epatite non ancora identificati
Morbillivirus equino
Agenti non classici associati con le encefaliti spongiformi trasmissibili (TSE):
Morbo di Creutzfeldt-Jakob
Variante del morbo di Creutzfeldt-Jacob
Encefalite spongiforme bovina (BSE) ed altre TSE degli animali a queste associato
Sindrome di Gerstmann-Stráussler-Scheinker
Kuru
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Funghi: Classificazione secondo la Normativa Vigente
Aspergillus fumigatus
Blastomyces dermatitidis (Ajellomyces dermatitidis)
Candida albicans
Candida tropicalis
Cladophialophora bantiana (es. Xylohypha bantiana, Cladosporium bantianum o richoides)
Coccidioides immitis
Cryptococcus neoformans var. neoformans (Filobasidiella neoformans var. neoformans)
Cryptococcus neoformans var. gattili (Filobasidiella bacillispora)
Emmonsia parva var. parva
Emmonsia parva ver. crescens
Epidermophyton floccosum
Fonsecaea compacta
Fonsecaea pedrosoi
Histoplasma capsulatum var. capsulatum (Ajellomyces capsulatum)
Histoplasma capsulatum duboisii
Madurella grisea
Madurella mycetomatis
Microsporum spp
Neotestudina rosatil
Paracoccidioides brasiliensis
Penicillium marneffei
Scedosporium apiospermum, Pseudallescheria boydii
Scedosporium prolificans (inflantum)
Sporothrix schenckii
Trichophyton rubrum
Trichophyton spp
Gruppo di rischio
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Parassiti: Classificazione secondo la Normativa Vigente
Acanthamoeba castellanii
Ancylostoma duodenale
Angiostrongylus cantonensis
Angiostrongylus costaricensis
Ascaris lumbricoides
Ascaris suum
Badesia divergens
Babesia microti
Balantidium coli
Brugia malayi
Brugia pahangi
Capillaria philippinensis
Capillaria spp
Clonorchis sinensis
Clonorchis viverrini
Cryptosporidium parvum
Cryptosporidium spp
Cyclospora cayetanensis
Dipetalonema streptocerca
Diphyllobothrium latum
Dracunculus medinensis
Echinococcus granulosus
Echinococcus multilocularis
Echinococcus vogeli
Entamoeba histolytica
Fascicola gigantica
Fascicola hepatica
Fascicolopsis buski
Giardia lamblia (Giardia intestinalis)
Hymenolepis diminuta
Hymenolepis nana
Leishmania braziliensis
Leishmania donovani
Leishmania aethiopica
Leishmania mexicana
Leishmania peruviana
Leishmania tropica
Leishmania major
Leishmania spp
Loa Loa
Mansonella ozzardi
Mansonella perstans
Naegleria fowleri
Necator americanus
Onchocerca volvulus
Opisthorchis felineus
Opisthorchis spp
Paragonimus westermani
Plasmodium falciparum
Plasmodium spp (uomo & scimmia)
Sarcocystis suihominis
Schistosoma haematobium
Schistosoma intercalatum
Schistosoma japonicum
Schistosoma mansoni
Shistosoma mekongi
Strongyloides stercoralis
Gruppo di rischio
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Strongyloides spp
Taenia saginata
Taenia solium
Toxocara canis
Toxoplasma gondii
Trichinella spiralis
Trichuris trichiura
Trypanosoma brucei brucei
Trypanosoma brucei gambiense
Trypanosoma brucei rhodesiense
Trypanosoma cruzi
Wuchereria bancrofti
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Manipolazione e Detenzione
Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro
Almeno 30 giorni prima dell’inizio delle attività è obbligatorio fare:
Per Agenti Biologici dei Gruppi 2 e 3
Una comunicazione all’Organo di Vigilanza territorialmente
competente
Per Agenti Biologici di Gruppo 4
Una comunicazione all’Organo di Vigilanza territorialmente
competente
Un’autorizzazione da parte del ministero della sanità di
durata quinquennale e che alla scadenza può essere
rinnovata o revocata
In entrambi i casi la comunicazione deve essere inviata ogni volta che si verificano cambiamenti
dell’attività lavorativa e se si introduce un nuovo Agente Biologico che può comportare un rischio
per la salute sul posto di lavoro
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Regole Pratiche di Sicurezza da Osservare in un Laboratorio Biologico
Informare il personale che lavora in laboratorio sui rischi connessi alle attività
Limitarne l’accesso solo alle persone autorizzate
Tenere il laboratorio pulito, in ordine e sgombro da qualsiasi oggetto non pertinente al lavoro
Non mangiare, non bere, non fumare in laboratorio
Non conservarvi cibo
Utilizzare i Dispositivi di Protezione Individuale appropriati al tipo di attività che si svolge
Condurre tutte le procedure tecniche in modo da ridurre al minimo la formazione di aerosol e
goccioline
Utilizzare, per le operazioni pericolose, le cappe di sicurezza biologica
Non pipettare soluzioni o liquidi a bocca
Conservare i campioni biologici in contenitori a tenuta stagna
Etichettare il recipiente in modo che sia possibile riconoscerne il contenuto
Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con appositi disinfettanti
Decontaminare le superfici di lavoro almeno una volta al giorno e, in ogni caso, dopo uno
sversamento di materiale potenzialmente pericoloso
Disinfettare gli apparecchi di laboratorio prima di qualsiasi intervento di manutenzione o
riparazione
Considerare sempre i rischi collaterali dovuti alla presenza di sostanze chimiche, gas
compressi, UV, sostanze radioattive ……..
Conservare i materiali contaminati da autoclavare o incenerire in contenitori robusti e a tenuta
prima di essere rimossi dal laboratorio
Avvisare immediatamente il Responsabile dell’attività di ricerca e/o di didattica in caso di
contaminazione ed esposizione presunta o evidente
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Individuale
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI): Norme Generali per la Scelta e l’Uso
E’ obbligatorio utilizzare i DPI per qualsiasi procedura che comporti il rischio accidentale di
contatto con materiale biologico
Indumenti da lavoro
Non usare camici in fibra sintetica perché non sopportano le alte temperature e sono quindi
difficilmente sterilizzabili
Utilizzare quelli monouso se si manipolano agentio biologici dei gruppi 3 e 4 e decontaminarli
prima della loro eliminazione
Guanti
Indossarli in modo tale da aderire strettamente ai polsi per evitare la contaminazione delle
mani o del polsino degli indumenti
Utilizzare solo quelli di materiale resistente
Nei casi di sensibilizzazione cutanea indossare i guanti di cotone sotto a quelli di lattice
Non utilizzare gli stessi guanti per molto tempo
Evitare di toccare con i guanti contaminati oggetti d’uso personale
Sfilare i guanti ogni volta che si finisce il lavoro, in modo opportuno e cioè evitando il contatto
della cute con la parte esterna e riporli negli appositi contenitori destinati allo smaltimento di
rifiuti biologici
Non dimenticare che l’impiego dei guanti non esclude il lavaggio delle mani
Occhiali e maschere facciali
Utilizzare occhiali con protezioni laterali o maschera facciale di sicurezza in tutte le
operazioni che possono comportare schizzi verso gli operatori
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Individuale
Dispositivi di Laboratorio: Norme Generali per una Corretta Utilizzazione
Le micropipette devono essere
dotare le pipette di eiettore del puntale in modo da evitare il contatto diretto dell’operatore
con il materiale infetto
mantenute in posizione verticale e non posate sul banco di lavoro
disinfettare al termine di ogni operazione
Le propipette devono essere
facilmente sterilizzabili, per non creare rischi di infezioni
integre; non vanno utilizzate con le pipette che presentano danni all’estremità superiore per
evitare di danneggiare le guarnizioni
Le anse
dopo l’uso vanno immerse nel disinfettante, prima di essere eliminate
vanno utilizzate quelle monouso che hanno il vantaggio di non dover essere flambate, evitando
l’utilizzazione della fiamma viva
Per le siringhe
è preferibile usare quelle ad ago bloccabile per impedirne il distacco dell’ago o, in alternativa,
quelle monouso
è obbligatorio eliminarle, insieme agli aghi, solo dopo la loro decontaminazione
In particolare, nei prelievi di sangue o di fluidi infetti, è necessario
adibire al prelievo solo il personale esperto
usare guanti monouso in lattice, in modo tale da eliminarli subito dopo il prelievo
non rimuovere l’ago dalla siringa senza indossare i guanti
riporre le siringhe e gli oggetti taglienti in contenitori rigidi, non perforabili
trasportare i campioni di sangue e di materiale biologico
opportunamente etichettati atti ad evitare rovesciamenti e perdite
in contenitori ermetici
Le fiale contenenti materiali infetti
non devono essere immerse in azoto liquido perché se rovinate o sigillate male possono
esplodere quando vengono rimosse
se sono necessarie basse temperature, vanno conservate solo nella fase gassosa al di sopra
dell’azoto liquido oppure in adeguati congelatori o in ghiaccio secco
devono essere disinfettate quando sono rimosse dal luogo di conservazione
Durante la loro apertura
vanno utilizzate le cappe biologiche di sicurezza
si devono adottare le seguenti precauzioni:
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Servizio di Prevenzione e Protezione
- indossare i guanti
- disinfettare la superficie esterna delle fiale
- tenerle con un batuffolo di cotone per proteggere le mani
- rimuovere delicatamente la parte superiore
- prelevare opportunamente il contenuto
- eliminare la fiala solo dopo averla decontaminata
- prestare attenzione a non disperdere parte del materiale nell’ambiente di lavoro (con
conseguente formazione di aerosol)
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Individuale
Lavaggio delle Mani
Il lavaggio frequente delle mani è una precauzione di sicurezza molto importante che dovrebbe
essere praticata sempre dopo il contatto con campioni biologici. Si può utilizzare acqua e sapone,
oppure qualsiasi prodotto detergente, evitando però quelli che possono causare discontinuità
dell’epidermide, a causa della loro forza detergente troppo efficace. Si ricorda che una buona
crema per le mani può ridurre notevolmente l’irritazione dovuta ai frequenti lavaggi.
Il lavaggio delle mani è raccomandata nei seguenti casi:
quando si ha un contatto accidentale con materiale biologico di qualunque natura e/o
provenienza
dopo aver tolto i guanti o se si è verificata una loro rottura
prima di mangiare, bere, fumare, applicarsi dei prodotti cosmetici, cambiare le lenti a contatto
prima di tutte quelle attività che prevedono il contatto con le mani, con le mucose, gli occhi
dopo aver terminato il lavoro e prima di lasciare il laboratorio
Tecniche di Protezione Individuale
Sorveglianza Sanitaria e Registro degli Esposti
I lavoratori che risultano esposti ad un rischio devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria,
sentito il Medico Competente, il quale programma le visite mediche periodiche e gli esami clinici e
biologici ritenuti necessari e stabilisce le specifiche misure di prevenzione da adottare come la
messa a disposizione e la somministrazione di vaccini efficaci per chi non sia già immune all’agente.
I lavoratori addetti ad attività comportanti l’uso di agenti di agenti dei gruppi 3 e 4 devono essere
iscritti in un Registro, detto degli esposti, la cui tenuta va affidata al Medico Competente, in cui
sono riportati per ciascuno di essi, l’attività svolta, l’agente utilizzato e gli eventuali casi di
esposizione individuale.
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Cappe di Sicurezza Biologica
Le Cappe Biologiche devono essere utilizzate quando si lavora con elevate concentrazioni o con
grandi volumi di agenti infettanti e quando vengono condotte procedure con lato rischio di
generare aerosol infetti. Possono essere classificate in tre classi a seconda del livello di protezione
per gli operatori e l’ambiente. In comune hanno i filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air) in
grado di garantire un’efficacia del 99.97% sul filtraggio di particelle del diametro di 0.3 micron ma
inefficaci con i gas.
Le Cappe di Classe I non garantiscono da contaminazioni esterne. L’aria esterna viene aspirata
all’interno della cappa senza prefiltro e dopo aver attraversato la superficie di lavoro viene espulsa
passando in un filtro HEPA.
Le Cappe di Classe II costituiscono una barriera tra l’operatore e l’interno della cappa. Sono a
flusso laminare verticale; l’aria che entra, filtrata, è diretta dall’alto verso il basso e quella che
esce viene filtrata attraverso un filtro HEPA.
Le Cappe di Classe III, definite comunemente “glave box”, sono indicate per le lavorazioni ad alto
rischio (utilizzazione di Agenti Biologici di gruppo 4) in quanto garantiscono una protezione
pressoché totale sia per l’operatore che per l’esperimento stesso. Sono chiuse ermeticamente e
mantengono sotto una pressione negativa l’ambiente interno. Sia l’aria che entra che quella che
esce passano attraverso un filtro HEPA:
Norme Generali per l’Uso delle Cappe Biologiche
In una lavorazione che comporta il Rischio Biologico, è necessario lavorare sotto una cappa.
Pertanto occorre:
Accenderla prima dell’inizio dell’esperimento
Introdurvi il materiale strettamente necessario
Posizionarvi i contenitori per i rifiuti biologici, che potranno esser tirati fuori solo se
ermeticamente chiusi
Lavorare possibilmente al centro della cappa
Non utilizzare né Bunsen, né lampade UV ad azione germicida
Tenere pronta una soluzione di disinfettante da utilizzare nei casi di emergenza
Pulire sempre accuratamente il ripiano di lavoro alla fine dell’esperimento
Tecniche di Protezione Collettiva
Segnale di Rischio Biologico
In tutti i laboratori in cui si utilizzano gli Agenti Biologici deve essere affisso il segnale di Rischio
Biologico, come previsto dalla Normativa Vigente.
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Disinfezione, Sterilizzazione e Decontaminazione dei Laboratori
La Disinfezione è un’operazione che permette la riduzione del numero di microrganismi mediante
l’uccisione di parti di essi. Si attua con mezzi chimici o fisici. Tra i prodotti in uso, il disinfettante
più utilizzato è il cloro, disponibile in soluzione acquosa sottoforma di ipoclorito di sodio o di biossido
di cloro. Alternativamente, vi sono la formaldeide, sostanza dotata di elevata azione germicida e i
fenoli. La disinfezione può essere realizzata anche con mezzi fisici, quali quelli che prevedono
l’utilizzazione di luce con lunghezze d’onda comprese tra 254 e 280 nm. Nella Tabella 3 sono indicate
le attività biocide di alcuni disinfettanti.
La Sterilizzazione è invece un’operazione che permette la completa eliminazione di tutti i
microrganismi patogeni e non, incluse le spore batteriche più resistenti presenti sulle superfici
inanimate. Il metodo più utilizzato per sterilizzare è quello del vapore acqueo sotto pressione che si
realizza in autoclave a 121°C per 30 minuti, sebbene siano in commercio apparecchiature che
permettono una sterilizzazione rapida, in 3 minuti a 132°C. Alternativamente, per i materiali
termolabili, si possono utilizzare l’ossido di etilene, un gas incolore o i raggi γ, dotati di una elevata
efficacia perché penetrano in profondità per breve tempo.
La Decontaminazione è un’operazione routinaria prevista negli ambienti in cui vi è normalmente la
presenza di germi patogeni. Serve ad eliminare o ridurre la contaminazione microbica ad un livello di
sicurezza per quanto riguarda la trasmissione delle infezioni. L’obiettivo della decontaminazione è
quello di rendere un materiale contaminato sicuro o per un ulteriore impiego o per essere destinato
allo smaltimento. Per realizzarla si utilizzano i disinfettanti ad elevate concentrazioni, con tempi di
contatto più lunghi con gli oggetti, gli indumenti, la strumentazione e l’intera area dei locali da
decontaminare.
Attenzione: l’uso dei disinfettanti chimici deve avvenire nel rispetto delle norme di sicurezza
indicate nelle “Linee guida per un corretto uso dei prodotti chimici, Servizio di Prevenzione e
Protezione, Università della Tuscia, Ottobre 2000
Tabella 3
Prodotti chimici
Funghi
Batteri
Virus
Spore
Alcol etilico
---
+++
+
---
Fenoli
+++
+++
---
+
Formaldeide
+++
+++
+
+++
per T> 40°C
Glutaraldeide
+++
+++
+
+++
per T> 20°C
Ipoclorito di sodio
+
+++
+
++
Attività: +++ buona; ++ discreta; + scarsa; --- nulla
Fonte: ISS, 1995
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Caratteristiche Tecniche di Base di un Laboratorio in cui si manipolano gli Agenti Biologici
Il laboratorio deve essere dotato di spazi sufficientemente ampi in modo da lavorare senza
possibilità di scontri accidentali contro le apparecchiature e tra le persone
I muri, le soffitte e i pavimenti devono essere lisci, di facile pulizia, impermeabili ai liquidi ,
resistenti agli agenti chimici e ai disinfettanti normalmente usati in laboratorio
L’arredo deve essere saldamente ancorato e facilmente accessibile alle operazioni di pulizia sia
all’esterno che tra i ripiani interni
In particolare, le superfici dei banconi da lavoro devono essere impermeabili, resistenti ai
disinfettanti, agli acidi, ai solventi organici, agli alcali e al fuoco
All’interno deve essere disponibile almeno un lavabo azionabile tramite il piede o il gomito in
preferenza vicino all’uscita
Deve essere presente e facilmente accessibile un dispositivo lavaocchi
E’ indispensabile organizzare spogliatoi per il personale con compartimenti per conservare
separatamente gli indumenti da lavoro da quelli personali
Nello stesso edificio in cui è collocato il laboratorio deve essere disponibile un’autoclave per la
decontaminazione dei materiali infetti
E’ necessario che il laboratorio abbia un sistema di ventilazione forzata che garantisca ricambi
di aria. In mancanza di tale sistema meccanico, le finestre devono essere facilmente apribili
Deve esserci una cappa a sicurezza biologica
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Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio
in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 2
E’ raccomandato che:
L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate
Sia predisposto un programma di controllo efficace dei vettori (roditori e insetti)
Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi,
agli alcali, ai solventi, ai disinfettanti
Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli
occupanti
Siano disponibili inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali
Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici
E’ obbligatorio che:
I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri
adeguati contenitori
Siano definite specifiche procedure di disinfezione
Siano definiti mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti
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Linee Guida per un Corretto Uso degli Agenti Biologici
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio
in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 3
E’ raccomandato che:
La zona di lavoro sia separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio
La zona di lavoro possa essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione
La zona di lavoro sia mantenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica
Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli
occupanti
I laboratori abbiamo l’attrezzatura a loro necessaria
E’ obbligatorio che:
L’aria estratta sia filtrata attraverso un ultrafiltro HEPA o un filtro simile
L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate
Siano definite specifiche procedure di disinfezione
Ci sia un controllo efficace dei vettori (roditori e insetti)
Siano disponibili inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali
Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi, agli
alcali, ai solventi, ai disinfettanti
Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici
I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri
adeguati contenitori
Siano definite specifiche procedure di disinfezione
E’ facoltativo che:
Sia predisposto un sistema per il trattamento delle acque reflue
A cura della Dott.ssa Roberta Bernini con il coordinamento del Dott. Franco Agostini
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Servizio di Prevenzione e Protezione
Tecniche di Protezione Collettiva
Misure e Livelli di Contenimento previsti dalla Normativa Vigente da adottare in un Laboratorio
in cui si manipolano gli Agenti Biologici di Gruppo 4
E’ obbligatorio che:
La zona di lavoro sia separata da qualsiasi altra attività nello stesso edificio
L’aria estratta e quella immessa siano filtrate attraverso un ultrafiltro HEPA o un filtro simile
L’accesso sia limitato solo alle persone autorizzate attraverso una camera di compensazione
La zona di lavoro possa essere chiusa a tenuta per consentire la disinfezione
Siano definite specifiche procedure di disinfezione
La zona di lavoro sia mantenuta ad una pressione negativa rispetto a quella atmosferica
Ci sia un controllo efficace dei vettori (roditori e insetti)
Le superfici dei banchi di lavoro siano idrorepellenti, di facile pulitura, resistente agli acidi, agli
alcali, ai solventi, ai disinfettanti
Sia predisposto un deposito sicuro per gli agenti biologici
Sia disponibile una finestra d’ispezione o un altro dispositivo che permetta di vederne gli
occupanti
I laboratori abbiamo l’attrezzatura a loro necessaria
I materiali infetti, compresi gli animali, siano manipolati in cabine di sicurezza, isolatori o altri
adeguati contenitori
Siano disponibili sul posto inceneritori per l’eliminazione delle carcasse di animali
Siano definite mezzi e procedure per il trattamento dei rifiuti con sterilizzazione
Sia predisposto un sistema per il trattamento delle acque reflue
Attrezzature di Laboratorio
La loro progettazione deve essere tale da limitare o prevenire il contatto tra l’operatore e
l’agente infettivo
I materiali devono essere impermeabili ai liquidi e resistenti alla corrosione
Devono essere ideate, costruite ed installate in maniera tale da garantire la semplicità d’uso, la
facilità di accesso per la pulizia, la decontaminazione e i controlli di idoneità nella struttura
I fornitori devono rilasciare il libretto di istruzioni dello strumento e la certificazione CE, con la
quale garantiscono la relativa sicurezza
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Microrganismi Geneticamente Modificati (MOGM)
Definizioni
Ai sensi della normativa vigente, si definisce:
Microrganismo
Ogni entità microbica cellulare o non cellulare capace di
replicarsi e di trasferire materiale genetico
Microrganismo Geneticamente
Modificato (MOGM)
Un microrganismo il cui materiale genetico è stato
modificato in un modo che non avviene in natura
mediante incrocio e/o ricombinazione naturale
Impiego confinato
Ogni operazione nella quale i microrganismi sono
modificati geneticamente o nella quale sono messi in
coltura, stoccati, utilizzati, trasportati, distrutti o
smaltiti e per la quale vengono usate barriere chimiche
e/o biologiche, al fine di limitare il contatto degli stessi
con la popolazione e con l’ambiente
Classificazione secondo la Normativa Vigente
I Microrganismi Geneticamente Modificati sono divisi in due gruppi. Appartengono al Gruppo I se:
Il microrganismo parentale non è in grado di causare patologie a persone, animali o piante
La natura del vettore e l’inserto è tale da non conferire al microrganismo geneticamente
modificato un fenotipo in grado di causare patologie alle persone, agli animali o alle piante o di
causare effetti negativi all’ambiente
Il microrganismo geneticamente modificato non è in grado di causare patologie alle persone,
animali o piante e non è in grado di causare effetti negativi all’ambiente
Se non sono soddisfatti i requisiti indicati, i Microrganismi appartengono al Gruppo II
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Tecniche di Modificazione Genetica secondo la Normativa Vigente
Sono considerate di Modificazione Genetica:
Le Tecniche di DNA ricombinante che utilizzano sistemi vettore raccomandate dalla Direttiva
82/472/CEE
Le Tecniche che ricorrono all’introduzione diretta in un microrganismo di materiale ereditabile
preparato al di fuori dello stesso, comprese la microinoculazione, la macroinoculazione e la
microincapsulazione
Le Tecniche di fusione cellulare o di ibridazione che producono cellule vive con nuove
combinazioni di materiale genetico ereditabile mediante la fusione di due o più cellule con
metodi non presenti in natura
Non sono considerate Tecniche di Modificazione Genetica se non comportano il ricorso a molecole
di DNA ricombinate o a Organismi Geneticamente Modificati:
La Fecondazione in vitro
La Coniugazione, la Traduzione, la Trasformazione o qualsiasi altro processo naturale
L’Induzione della poliplodia
Sono escluse le seguenti Tecniche:
La Mutagenesi
La Costruzione e l’impiego di ibridami somatici di animali (per esempio, per la produzione di
anticorpi monoclinali)
La Fusione cellulare (compresa la fusione dei cloroplasti) di cellule di piante che possono essere
ottenute mediante metodi tradizionali di coltura
L’Autoclonazione di microrganismi non patogeni presenti in natura che soddisfano ai criteri del
Gruppo I per i microrganismi riceventi
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Adempimenti Amministrativi del Datore di Lavoro
L’utilizzatore che intende procedere per la prima volta all’impiego in un impianto specifico
(laboratorio) di MOGM, sia di gruppo I che di gruppo II, è tenuto a trasmettere la relativa notifica
di impianto ai vari Organi Competenti. Analogamente per l’emissione deliberata di un OGM o di una
combinazione di OGM. Nel caso di utilizzo di MOGM di gruppo I si può procedere all’impiego di
questi microrganismi soltanto dopo aver ottenuto approvazione dell’impianto; i verbali sulle attività
in corso, forniti dai rispettivi uffici di notifica, devono essere messi a disposizione del Ministero
della Sanità. Nel caso di utilizzo di MOGM di Gruppo II per ottenere l’approvazione dell’impianto,
si devono notificare al Ministero della Sanità i locali dove si intendono eseguire le operazioni,
indicando il relativo livello di contenimento. Per individuarlo, si deve far riferimento al grado di
pericolosità del microrganismo di origine, tenendo, però presente che l’inserto e l’organismo
ricevente possono far variare la classificazione stessa. Una volta ottenuta l’approvazione
dell’impianto per l’utilizzo di MOGM di gruppo II, si può procedere ad inoltrare la domanda di
notifica per le operazioni di ricerca con questi microrganismi.
Quindi non si può iniziare l’attività di ricerca fino a quando non si sia ottenuta l’approvazione da
parte del Ministero.
Nella notifica per i MOGM di gruppo III, si devono definire dettagliatamente i dati relativi
all’organismo ricevente, al vettore e all’inserto. Ogni volta che si modifica anche uno solo di questi
tre fattori, il Responsabile dell’attività di ricerca o di didattica è tenuto ad inoltrare un’ulteriore
domanda di notifica inerente la nuova operazione
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Tecniche di Protezione Collettiva
Misure di Contenimento previste dalla Normativa Vigente
Analogamente a quanto visto per gli Agenti Biologici, gli utilizzatori di MOGM del gruppo I sono
tenuti ad applicare i principi di buona prassi microbiologica e ad osservare le regole di sicurezza e
di igiene del lavoro. Gli utilizzatori di MOGM del gruppo II devono, invece, applicare le Categorie di
Contenimento indicate di seguito, in funzione del tipo di microrganismo e delle operazioni da
effettuare ai fini di garantire la protezione della salute della popolazione e dell’ambiente
Prima Categoria di Contenimento
E’ obbligatorio che:
I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente
(sistema chiuso)
I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni
Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di
microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le
emissioni
La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati
con mezzi collaudati
I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni
Il personale indossi gli indumenti di protezione
Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale
Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale
E’ facoltativo che:
I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata
Sia posto il segnale di rischio biologico
Sia ammesso l’accesso nella zona di lavoro solo al personale addetto
Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la
contaminazione atmosferica
La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso
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Seconda Categoria di Contenimento
E’ obbligatorio che:
I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente
(sistema chiuso)
I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni
Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di
microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le
emissioni
La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati
con mezzi collaudati
I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni
Sia posto il segnale di rischio biologico
Sia ammesso solo il personale addetto
Il personale indossi gli indumenti da lavoro
Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale
La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso
Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale
E’ facoltativo che:
I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata
Il personale faccia una doccia prima di uscire dalla zona controllata
Gli effluenti dei lavandini e delle docce devono essere raccolti e inattivati prima dell’emissione
Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la
contaminazione atmosferica
La pressione ambiente nella zona controllata sia mantenuta al di sotto di quella atmosferica
L’aria in entrata e in uscita deve essere filtrata con HEPA
La zona controllata sia chiudibile in modo da rendere possibile le fumigazioni
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Terza Categoria di Contenimento
E’ obbligatorio che:
I microrganismi vivi si trovino in un sistema che separi fisicamente il processo dall’ambiente
(sistema chiuso)
I gas di scarico del sistema chiuso siano trattati in modo da ridurre al minimo le emissioni
Il prelievo di campioni, l’aggiunta di materiali in un sistema chiuso e il trasferimento di
microrganismi vivi in un altro sistema chiuso siano effettuati in modo da ridurre al minimo le
emissioni
La coltura sia rimossa dal sistema chiuso solo dopo che i microrganismi vivi sono stati inattivati
con mezzi collaudati
I sigilli siano previsti in modo da ridurre al minimo le emissioni
I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata
Sia posto il segnale di rischio biologico
Sia ammesso solo il personale addetto attraverso entrate a tenuta d’aria
Il personale indossi gli indumenti da lavoro
Sia prevista una zona di decontaminazione e degli apparati per il lavaggio del personale
Il personale faccia una doccia prima di uscire dalla zona controllata
Gli effluenti dei lavandini e delle docce devono essere raccolti e inattivati prima dell’emissione
Sia installato un sistema di ventilazione nella zona controllata per ridurre al minimo la
contaminazione atmosferica
La zona controllata sia progettata in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita dal sistema chiuso
La pressione ambiente nella zona controllata sia mantenuta al di sotto di quella atmosferica
Gli effluenti siano inattivati con mezzi collaudati prima dello smaltimento finale
I sistemi chiusi siano collocati in una zona controllata
La zona controllata sia chiudibile in modo da rendere possibile le fumigazioni
Gli effluenti siano inattivati con mezzi chimici o fisici collaudati prima dello smaltimento finale
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Stabulari
Sono locali destinati agli animali da laboratorio. In Tali ambienti, il Rischio Biologico associato alla
sperimentazione animale è correlato ai seguenti fattori:
Inoculo nell’animale di Agenti Biologici e/o di MOGM. A seconda del gruppo di rischio a cui essi
appartengono occorre adeguatamente scegliere il livello di contenimento da adottare nello
stabulario, analogamente a quanto previsto per i laboratori. Inoltre, in caso di inoculo di MOGM
di Gruppo I o II in animali, i locali dello stabulario devono avere l’approvazione dal Ministero
della Sanità
Possibilità di trasmissione all’uomo di malattie (zoonosi). Quelle più frequenti sono:
- Tinea corporis: l’infezione si realizza per contatto cutaneo. Gli animali (soprattutto coniglio e
ratto) presentano aree cutanee prive di pelo in diverse parti del corpo. Nell’uomo si verificano
lesioni cutanee localizzate nelle anni e nelle braccia, caratterizzate da prurito più o meno
intenso
- Scabbia/acariasi: si trasmette per lo più da movimenti dell’animale (scuotimento della testa,
prurito …..) affetto da otite parassitaria. Negli animali compaiono lesioni cutanee pruriginose
crostose; nell’uomo la malattia provoca la dermatite
- Pasteurellosi: è trasmessa da conigli ed altri roditori, interessa nell’animale l’apparato
respiratorio o genitale. Nell’uomo provoca ferite, ingrossamento dei linfonodi, nei casi peggiori
setticemia
- Leptospirosi: viene trasmessa dall’animale per contagio con urina infetta, provoca nell’uomo
setticemia o gravi forme di insufficienza epatica e renale
- Salmonellosi: a seguito dell’infezione, trasmessa per via orofecale, compare una sintomatologia
enterica sia nell’uomo che negli animali
- Febbre da morso nel ratto: in seguito al morso, causa nell’uomo gravi forme di linfoadenite
Adempimenti Amministrativi
Prima di iniziare la sperimentazione animale, è necessario:
Presentare un Progetto di Ricerca dettagliato al Comitato etico per la Sperimentazione
Animale (CESA) il quale valuta l’impatto etico-scientifico del protocollo proposto
Inviare con la collaborazione del personale dello Stabulario tale documentazione al Ministero
della Sanità e a tutti gli edifici competenti, in ottemperanza alla normativa vigente in materia
di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali a ad altri fini scientifici
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Livelli di Contenimento da adottare in uno Stabulario
Nei locali destinati agli animali da laboratorio deliberatamente contaminati con gli Agenti Biologici,
vanno adottai, come Tecniche di Protezione Collettive, i Livelli di Contenimento 1, 2 o 3
precedentemente descritti per i laboratori a seconda del gruppo di rischio degli Agenti Biologici
Norme Comportamentali da osservare in uno Stabulario
Permettere l’accesso solo alle persone autorizzate
Adibire alla cura e al trattamento degli animali solo il personale addetto
Utilizzare gli idonei DPI durante la stabulazione
Manipolare correttamente gli animali, con tecniche idonee, con sicurezza e senza indecisione
Impiegare animali sani, comperati da allevatori e fornitori che rilasciano certificazioni sanitarie
Sottoporre gli animali a controlli clinici e di laboratorio in modo da individuare i soggetti malati o
portatori di agenti patogeni trasmissibili
Utilizzare adeguatamente strumenti taglienti quali siringhe, aghi e sterilizzarli dopo l’uso
Far uso dei detergenti e dei disinfettanti in modo da garantire agli animali condizioni di
stabulazione ottimali e da prevenire le malattie infettive e diffusive. Nell’impiego di tali prodotti
attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate sulla scheda di sicurezza, effettuare le
corrette diluizioni, non miscelare prodotti diversi. Utilizzare gli idonei DPI
Segnalare al proprio Medico eventuali forme allergiche che compaiono e che sono attribuibili al
contatto e alla manipolazione degli animali
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Situazioni di Emergenza: Procedure Generali
In caso di esposizione accidentale ad aerosol potenzialmente pericoloso, occorre:
Trattenere il respiro ed abbandonare immediatamente l’area colpita, facendo allontanare le
altre persone presenti in laboratorio e chiudendo la porta
Togliersi gli indumenti protettivi
Lavarsi la mani con acqua e sapone disinfettante
Affiggere un apposito segnale di contaminazione biologica sulla porta del laboratorio ed
assicurarsi che il laboratorio sia evacuato per almeno un’ora per permettere agli aerosol di
essere portati via dall’aria e alle particelle più grosse di depositarsi. Solo il Responsabile di
laboratorio deve dare autorizzazione al rientro
Dopo un’ora, procedere alle operazioni di decontaminazione
Consultare un Medico se ci sono persone colpite
In caso di spargimento accidentale di Agenti Biologici
Far allontanare le persone presenti
Chiudere la porta, impedendo l’ingresso di persone
Togliersi gli indumenti eventualmente contaminati e porli in un sacco autoclavabile
Lavarsi la cute esposta con sapone disinfettante
Indossare un doppio paio di guanti e gli altri DPI per il corpo
Coprire l’area contaminata con materiale assorbente-neutralizzante e lasciare agire per almeno
30 minuti
Prelevare con l’apposita paletta monouso il materiale e maneggiare gli eventuali frammenti di
vetro con le pinze
Spruzzare la superficie contaminata con un disinfettante ( es. ipoclorito di sodio) e lasciare
agire
Sterilizzare il materiale riutilizzabile usato per la decontaminazione
Al termine delle operazioni, lavarsi nuovamente le mani con un disinfettante
Nel caso in cui si abbia dispersione di Agenti Biologici dei Gruppi 2,3,4, occorre informare l’Organo
di Vigilanza Territorialmente Competente
Nel caso in cui si verificano iniezioni, tagli e abrasioni, l’individuo colpito deve
Togliersi gli indumenti protettivi
Lavarsi le mani e la ferita
Applicare un disinfettante adatto per la pelle
Recarsi al Pronto Soccorso e informare il Medico di turno sulla causa della ferita (se è
possibile fornire informazioni riguardo all’agente microbiologico coinvolto)
Registrare l’incidente in modo appropriato, seguendo le istruzioni fornite dall’Ente di
appartenenza
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In caso di ingestione accidentale di materiale potenzialmente rischioso, occorre:
Togliere gli indumenti protettivi alla persona colpita
Portarla al Pronto Soccorso
Informare il Medico circa il materiale ingerito e seguirne le raccomandazioni
Registrare l’incidente
Se il viso è investito da schizzi di materiale potenzialmente infetto, occorre:
Uscire dal laboratorio
Lavare la parte colpita con acqua e sapone
Chiamare immediatamente un Medico
In caso di morsi o graffi causati da animali da laboratorio:
Pulirsi accuratamente e disinfettare la ferita
Chiamare un Medico o il Pronto Soccorso
Tenere l’animale che ha causato la ferita a disposizione del Servizio Veterinario che può
eseguire verifiche cliniche circa eventuali patologie trasmissibili all’uomo
Materiale da tenere nei Laboratori per le Emergenze
Soluzione di ipoclorito di sodio al 10%, da conservare in bottiglia spray
Pinze per prelevare il materiale tagliente
Paletta monouso
Materiale assorbente
Sacchi per la raccolta del materiale utilizzato per la decontaminazione
Guanti monouso
Dispositivi per la protezione del corpo e del viso
Copia e rilegatura a cura dell’Ufficio Stampa
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