La parola agli studenti! - Istituto Comprensivo Parco della Vittoria

Musica Università
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Recensioni e commenti sulle conferenze-concerto “Musica pourparler”
La parola agli studenti!
Dopo aver partecipato al ciclo di conferenze Musica pourparler, svolto in Aula Magna nei mesi di novembre e dicembre 2012, numerosi
studenti si sono cimentati, con molta personalità, nella realizzazione di una recensione, commento o tema sul concerto seguito. Tra i
moltissimi elaborati ricevuti ne pubblichiamo alcuni, ricordando che i migliori saranno premiati nel corso del concerto del Maestro
Campanella il 20 aprile.
Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i ragazzi e gli insegnanti che ci hanno seguito, collaborando attivamente alla realizzazione di
questa iniziativa.
Le recensioni si riferiscono alle conferenze-concerto della Ials Jazz Big Band diretta da Gianni Oddi (6 novembre 2012), di Angela Hewitt
(20 novembre 2012) e dei percussionisti del conservatorio “Refice” di Frosinone, Antonio Caggiano e Silvia Schiavoni (5 dicembre
2012).
Partiamo, il tema della nostra giornata sembra essere
tanto lontano dalla nostra età, dai brani che eseguiamo in
concorsi e in concerti. Ci hanno spiegato che è jazz, un
genere che si ama o si odia, non esistono sfumature. Le
luci si accendono: sono là, lontani da me, la Ials Jazz Big
Band, tutti lentamente si sistemano, tante mani, tanti fiati,
tanti volti, un tutt’uno quando iniziano a suonare. Livelli
altissimi, dita agili per esprimere la tecnica, volti ed
espressioni tali da generare spontaneità e bellezza. Brani
noti e non orecchiabili o troppo tecnici, la varietà è la
costante che ogni pezzo rappresenta. Per me intensa
emozione. E’ terminato, non si allontanano, sembrano
divertiti. Noi andiamo via, diversi ed arricchiti.
Un giorno io ci sarò con la mia tromba, lì in scena a
suonare ciò che sembrava tanto lontano da me…
Sara Cerioni e Elisa Tagliaferri
(Scuola Secondaria di I Grado “Dante Alighieri” di Alatri, II D)
[…] Mi ha colpito molto il primo brano ascoltato, dopo l’
illustrazione. E’ un celebre pezzo di Johann Sebastian
Bach diviso in due parti: la
prima lenta e malinconica
ma anche molto dolce:
sembrava quasi di sentire
nella musica il lamento, il
dolore e la passione del
compositore; la seconda
parte, invece molto più
veloce, allegra, quasi
spensierata, come se si
volesse esprimere il
ritrovare la gioia di vivere,
la fine di un periodo e
l‘inizio di un altro più
sereno. Abbiamo ascoltato
anche un altro famoso
artista: Beethoven con la
sua Sonata in la maggiore.
Questa, pur essendo lenta, non mi ha trasmesso
malinconia ma dolcezza e calma fino all’arrivo di un
pezzo allegro che ha interrotto il clima sereno e sembrava
staccarsi dal resto del brano. Infine abbiamo sentito un
Notturno di Chopin che, a differenza degli altri brani, dà
veramente l’idea di trovarsi in una buia e cupa serata.
Infatti c’erano molte variazioni di suoni che ‘coloravano’ il
brano sempre però rimanendo in un’atmosfera
drammatica. Poi si è passati a un brano intitolato Clair de
lune e infine a un altro intitolato Golliwogg’s Cakewalk che
secondo me è stato il migliore tra tutti i brani ascoltati.
Infatti per la prima volta l’andamento era allegro e
spensierato. Questa particolarità ha reso il brano molto
bello e orecchiabile. Di certo però questa musica non
mette al secondo posto la drammaticità e la malinconia
della musica che portò al successo artisti come Mozart,
Beethoven e Bach, che influenzano ancora oggi lo stile di
molti musicisti.
Valerio Gagliano
(Scuola Secondaria Statale di I Grado “Cesare Piva”, III D)
[...] Abbiamo ascoltato un concerto di musica orientale
realizzato con strumenti tipici dell’oriente. [...] I musicisti
cercavano di riprodurre un fenomeno naturale che veniva
narrato da una voce recitante. Gli strumenti erano tutti
artigianali tranne gli xilofoni e i tamburi che erano,
secondo me, i protagonisti del concerto. Quando sentivo il
trillo dello xilofono mi sembrava veramente di sentire il
cinguettio di un uccellino, il Gong mi ricordava la Cina, i
tamburi sembrava che borbottassero realmente. Uno
strumento che però mi
ha colpito
particolarmente è stato
l’organo portatile. Non
l’avevo mai visto prima,
il musicista che lo
suonava era molto bravo
perché sapeva dare i
colori alla musica e,
accompagnato
dall’orchestra di
percussioni, sembrava
volesse esprimere un
messaggio: quello della
condivisione. Infatti
l’attrice ci ha spiegato
che nella musica
orientale non c’è mai un
musicista che prevale sugli altri, ma è espressione di tutti
dove ciascuno dà il proprio contributo per suonare pezzi
complessi e articolati.
Carlo Lombardi
(I.C. “Giuseppe Montezemolo”, II E)
[…] Io ero lì: un alunno appartenente a quella classe, con
un’incorreggibile passione per la musica (in particolare
per il blues e per il rock melodico) e, tra l’altro, futuro
musicista poiché ancora giovane “strimpellatore” di
chitarra elettrica.
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Anche lo scorso anno l’Università aveva organizzato
concerti simili, ad alcuni dei quali la nostra scuola aveva
aderito felicemente... ma mai avrei pensato di divertirmi
tanto questa volta ascoltando un genere musicale a me
quasi del tutto sconosciuto: il mitico jazz!!! […] A mio
parere, basandomi sui brani eseguiti al concerto, lo
strumento principale di questo genere musicale è la
tromba (o anche un suo “simile”): se non c’è quella allora
la musica che si sta ascoltando non è jazz.
Ho apprezzato molto la giusta scelta dei brani al concerto,
perché mi hanno fatto sentire subito la differenza tra blues
e jazz. Inoltre è stato notevole che tutti gli artisti citati nel
concerto usavano lo stesso stile: Jelly Roll Morton, il
grande Louis Armstrong, Glenn Miller, Duke Ellington ed
infine Charlie Parker. Questi sono artisti che ho sempre
sentito nominare, ma le cui opere non avevo mai
approfondito perché pensavo che il jazz non mi sarebbe
piaciuto. In realtà, poi, è accaduto tutto il contrario, perché
quest’esperienza mi ha fatto inoltrare in un genere
musicale molto particolare e mi ha fatto anche
appassionare a quest’ultimo.
Gianmarco Poggi
(I.C. “Piazza Winckelmann”, III A)
[…] La parola jazz non faceva parte del mio vocabolario,
non mi apparteneva. […] Al concerto abbiamo sentito vari
brani di artisti famosi. I primi in particolare mi sono piaciuti
moltissimo perché erano i più conosciuti, sono entrati
nella mia mente lasciandomi il dolce ricordo della melodia.
[…] Verso la fine, però, non essendo un genere che
ascolto di frequente, ho fatto molta fatica a prestare
attenzione come se la melodia e i diversi ritmi incalzanti
andassero più veloci della mia mente. Alcuni brani mi
hanno trasmesso un forte senso di malinconia mai
provata, riuscivo a percepire la tristezza dell’autore. È
stata per me un’esperienza molto formativa da tutti i punti
di vista, mi ha fatto piacere avvicinarmi alla musica in
modo diverso facendomi scoprire un mondo nuovo.
Bianca Stati
(I.C. “Parco della Vittoria”, III H)
[…] Il viaggio è durato meno del previsto, così abbiamo
aspettato circa un’ora prima di poter entrare nell’Aula
Magna dove si sarebbe svolto il concerto. Per passare un
po’ di tempo, oltre a fare delle foto ricordo, abbiamo letto
e commentato la storia della vita di Angela Hewitt che era
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scritta accanto al programma di sala. […] Appena è
entrata, ho intuito dal suo sorriso e dai suoi modi di fare,
che era una signora molto simpatica. Quando poi ha
iniziato a suonare la sua personalità è emersa, in modo
che tutti potessero vedere che donna forte, intelligente e
passionale è, la sua espressione è cambiata ed Angela è
diventata più seria in modo da poter eseguire i brani alla
perfezione. […] Alla fine dell’esecuzione Angela si è
presentata per bene e il suo accento inglese si è notato
subito, ma bisogna riconoscerle che parla l’italiano molto
bene. […] È proprio durante una lunga pausa fra l’uno e
l’altro che noi abbiamo applaudito pensando che il brano
fosse finito; ricordo che le signore e i signori presenti nella
sala, più esperti di noi, ci hanno guardato un po’ male ed
in quel momento io, così come penso tutti gli altri, mi sono
vergognata molto. Queste due fughe sono sicuramente
quelle che mi sono piaciute di più per le loro strutture
complicate e ricche di colpi di scena. Quando Angela ha
finito il pezzo tutti eravamo a bocca aperta e ricordo che
lei ha stretto il pugno, come se si fosse sentita sollevata
all’idea di essere riuscita a non sbagliare in nessun punto
e di aver ottenuto tanti applausi. In questo momento è
stata confermata la sua passione per la musica… si vede
proprio che suonare le dà gioia. […] Emozioni
indescrivibili: un misto di sbalordimento, incanto,
tranquillità, vuoto e insieme la grande gioia che imprimeva
un enorme sorriso sulla mia faccia. […] Quando sono
tornata a casa, mia madre mi ha chiesto: «Come è
andata? Ti sei divertita?» ed io ho risposto: «Sì mamma
mi sono divertita molto». È stata un’esperienza bellissima,
interessante, simpatica ed educativa insieme, e, se
potessi, la ripeterei più volte.
Giulia Ventura
(I.C. Via Val Maggia, III A)
[…] Suonava una banda di nome Big Band!, diretta dal
Maestro Gianni Oddi, che era davvero bravo a
coinvolgere noi ragazzi nella musica! […] Il pezzo che mi
ha affascinato di più è stato proprio il primo, Jelly Roll
Blues, suonato da un pianoforte solista. La musica era
dolce e lenta, ma era alternata da musica movimentata.
Durante l’ascolto ci si immedesimava in una dimensione
di tranquillità, volando con la fantasia. Mi è piaciuta molto
anche Sing, Sing, Sing: la musica era veloce e ritmata,
[…] mi sembrava quasi un ballo, ed infatti ha esaltato tutti!
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Trombonology era anch’esso un brano movimentato. Si
esibivano due sassofoni solisti. Mi sono molto divertita ad
ascoltarlo. Mi è piaciuto anche perché il suo titolo è
divertente e molto fantasioso. Anche Cottontail mi ha
entusiasmato: a differenza, però, di Trombonology e Sing,
Sing, Sing era grazioso e delicato.
Inoltre un brano che mi ha “commosso”, anzi che mi è
piaciuto per il suo significato profondo, è stato Moonlight
Serenade, perché è dedicato ad un grande sassofonista.
La musica era proprio simile a quella di una serenata, e
mi ha fatto sognare pensando all’amore e alla felicità. Ma
il maggior stupore e divertimento è sopraggiunto verso la
fine, quando ci hanno spiegato e mostrato che cos’è un
“arrangiamento”, proponendoci la canzone dello Zecchino
d’Oro Volevo un gatto nero! L’arrangiamento era stato
realizzato dal direttore Gianni Oddi, per la sua Big Band.
[…] È stata un’esperienza davvero fantastica. È il
secondo anno che assistiamo ad un concerto nell’Aula
Magna della Sapienza e sono sempre più entusiasta.
Chissà se sarà possibile ritornare anche con i professori
del liceo.
Irene Cardiello
(I.C. “Piazza Winckelmann”, III G)
[…] Durante il concerto mi sono sempre divertita perché
ogni canzone era diversa dall’altra e puntavo sempre a
sapere quale novità sarebbe avvenuta dopo. […] Una
cosa che mi ha trasmesso soprattutto questo concerto è
stata l’ottimismo e la felicità, infatti ogni brano mi ha reso
sempre più carica come se mi avesse donato altra
energia e mi avesse fatto svanire tutte le mie
preoccupazioni. Appena è cominciato il concerto ho
pensato che me lo sarei dovuta godere appieno perché
non sapevo quante volte ancora mi sarebbe ricapitato di
vivere un’esperienza del genere. […] Secondo me questo
concerto ci ha dato anche una grande lezione di vita,
ovvero che oltre alla musica che molti ragazzi e ragazze
sono soliti ascoltare non è detto che ci debba essere solo
lo stile rock, classico ecc. ma che anche lo stile jazz può
essere molto piacevole [...]. Una cosa che ho intuito su
questo stile è che può essere sia interpretato come
musica sofisticata che come musica molto allegra e
accessibile a tutti.
Elisa Lodola
(Scuola Secondaria Statale di I Grado “Cesare Piva”, III L)
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[…] È la prima volta che assisto ad un concerto di jazz,
genere non facile, ma che suscita forti emozioni. […] Il
ritmo di alcuni brani mi faceva venire quasi voglia di
ballare!
Ilaria Di Lellis
(I.C. di Via Volsinio - ex Esopo, III E)
[…] Appena entrati in Aula Magna, Gianni Oddi ha
suonato per noi un pezzo chiamato Jelly Roll Blues, che
può anche essere definito abbastanza “soft”. Poi siamo
rimasti tutti sorpresi quando è iniziato il pezzo seguente,
intitolato When the Saints Go Marching In, perché mentre
l’altro era solo con il pianoforte, questo aveva mille
sassofoni, trombe, tromboni, pianoforte, contrabbasso,
basso elettrico e batteria; e infatti hanno fatto salire
alcune persone sul palco perché dicevano che sentire
l’aria che circolava lì insieme a tutti gli strumenti a fiato
era molto emozionante. Io sul palco non ci sono salita,
ma se mi è venuta la pelle d’oca stando seduta al posto,
che era per giunta abbastanza distante, immagino solo
come sarebbe stato salire... […]
Elisa Blasi
(I.C. “Piazza Winckelmann”, III G)
[…] I brani di Bach sono quelli che Angela Hewitt suona
più spesso proprio perché è un’appassionata di Bach.
Quando ha cominciato a suonare il primo brano muoveva
le mani cosi velocemente che i miei occhi quasi quasi non
facevano nemmeno in tempo a seguirla, una cosa da
rimanere a bocca aperta. […] Pensavo che dopo un po’ il
concerto sarebbe stato un po’ noioso invece non è stato
affatto cosi, infatti appena finito c’ero rimasta anche un
po’ male perché volevo che continuasse. […]
Alessia Iarussi
(Scuola Secondaria Statale di I Grado “Cesare Piva”, III D)
[…] Durante questo brano la narratrice Silvia Schiavoni ha
citato un Haiku, una forma poetica molto breve formata
da tre versetti dove spesso protagonista è la natura. Con
queste poesie l’autore usa metafore per paragonarsi
all’elemento preso in considerazione. […] Questa musica
mi ha trasmesso emozioni molto forti; questo modo di
recitare da un suono acuto ad uno grave crea un effetto a
mio parere molto bello e interessante, che stimola gli
ascoltatori a seguire il pezzo con un livello molto elevato
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di attenzione. Io penso che la gente orientale sia più
intelligente, perché essendo abbastanza gelosa delle
proprie tradizioni, le ha conservate nel tempo mentre noi
occidentali, con il continuo cambiamento, abbiamo
stravolto le antiche usanze.
Arianna Cannizzo
(I.C. Via Val Maggia, III G)
Questo concerto, secondo
me, si può definire un
concerto “colorato” perché
comprendeva diversi brani
(partendo da Charlie Parker
fino ad una versione jazz di
Volevo un gatto nero) che
hanno diverse tonalità e
diverso tempo.
A mio avviso il concerto è
stato molto educativo ed
interessante da un punto di
vista musicale perché un
concerto dal vivo è molto
diverso da un tema, da una
ricerca scritta o da un ascolto in classe, un concerto ti
avvicina molto di più alla musica jazz.
Dante Cometti
(I.C. “Parco della Vittoria”, III H)
[…] È là, entra, appare, la Ials Jazz Big Band, i musicisti
allegri, rilassati, scherzano con il pubblico, citano,
raccontano, ci invitano. Sono qui ai lati della scena,
iniziano a suonare, tutto vibra, il cuore batte, la testa
vaga, è il jazz. Lì sulla scena si capiscono, si conoscono,
suonano con un trasporto emotivo tale da far venire i
brividi. Tutto è spontaneo, tutto è bellezza, tutto è
armonia. […]
Toska Azelvit
(Scuola Secondaria di I Grado “Dante Alighieri” di Alatri, II D)
A me questa esperienza è particolarmente piaciuta perché
ho potuto capire che il jazz è la mia musica preferita
perciò spero tanto di riandarli a vedere.
Era la prima volta che ascoltavo musica jazz dal vivo, e
devo dire che mi ha molto coinvolto con i suoi ritmi che
cambiano da autore ad autore; sì perché infatti ciò che più
mi piace del jazz è questa “libertà” che può avere l’autore
nello scrivere una musica, il jazz ha pochissime regole, e
questo, secondo me, ne fa una delle musiche più
apprezzate in tutto il globo.
Non so spiegare effettivamente quello che mi è successo
ma è come se lì in quel momento la musica mi
trasportasse in un mondo quasi fatato, dove stai lontano
da tutti quei problemi che ti assillano durante tutta la
settimana […].
Tommaso Mazzotta
(I.C. “Parco della Vittoria”, III H)
[…] Prima dell’Arte della Fuga la Hewitt, cordiale ed umile
nonostante il successo mondiale, ha chiesto al pubblico di
restare in silenzio in quanto la musica nasce dal silenzio,
aggiungendo che la musica di Bach è ovunque; nelle
numerose e-mail che riceve legge di persone che hanno
superato drammi come le malattie e i lutti grazie alla
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musica del compositore. […] La signora Hewitt si è
dimostrata una donna di gran classe, con il suo simpatico
italiano e con la sua forte passione che sicuramente ha
saputo trasmetterci. Una cosa che ho molto apprezzato di
lei è il suo tocco leggero sui tasti, la sua maestria
nell’alzare le mani e nel rendere così affascinanti i
movimenti. Insomma è stata una esperienza che non
dimenticherò facilmente; ho
capito che al mondo esistono
persone che possono stupirci,
meravigliare che fanno di
tutto pur di coltivare la loro
passione per la musica e
Angela è sicuramente una di
queste.
Mattia Gifoli
(I.C. Via Val Maggia, III A)
[…] Tutti i brani erano
impressi nella sua mente e li
suonava senza bisogno dello
spartito! Mi piacerebbe
tornare a sentire Angela Hewitt per far vedere a mio
fratello, che studia pianoforte, che se ci si impegna si può
diventare bravissimi.
Il concerto mi ha fatto capire che se si ha una passione si
fa di tutto per portarla avanti.
Leonardo Nicolai
(I.C. “Parco della Vittoria”, II H)
[…] L’improvvisazione è la caratteristica principale di
questo stile; infatti ogni volta non ci viene rappresentata la
stessa melodia. Non è la melodia, che fa dell’autore un
virtuoso, ma il modo con il quale la rappresenta, l’adatta e
la modifica, esprimendo la propria personalità. Questa
non è musica…è magia! Pensare di creare musica in
quell’istante nella tua mente, seguendo gli altri e
seguendo te stesso. Sono rimasta affascinata da come
ogni singolo strumento abbia un ruolo fondamentale in
una vera e propria Big Band e da come, alcune volte, il
nostro orecchio non sia abituato alla voce della musica:
dal sax contralto che sta suonando come solista, al
contrabbasso che accompagna il ritmo pizzicando le
corde. Gli assoli sembrano la sfilata di vanitosi uccelli che
vogliono cantare e mostrare la loro bravura. Dopotutto,
non è forse contraddittorio un direttore che dirige
un’orchestra che improvvisa? Eppure, sembra naturale
iniziare a battere il piede, schioccare le dita a ritmo e
muovere le gambe quando si ascolta questa musica…
Essa non si può odiare, si può solo ballare. Partendo
dalla musica classica, il jazz è riuscito a mettere sempre
di più in primo piano la batteria, a ritmare la melodia, fino
ad oggi. Ma forse questa è solo una maschera, un velo di
felicità, un attimo fuggente che nasconde i momenti di
dolore che caratterizzavano gli uomini di colore, a quel
tempo. La musica era il loro più grande rifugio. Forse
quella tromba e quel sax erano l’unica consolazione per
uomini in simili situazioni. Il jazz non è solo musica no. È
un ponte verso la libertà.
Miriam Bulliri
(I.C. Via Val Maggia – III B)