Storia della Filosofia Contemporanea INTRODUZIONE e LIBRI DI TESTO! ! 1. Mappe di orientamento! 2. Problema della “periodizzazione”: superamento della dossografia! 3. Filosofia o storia della filosofia?! 4. Il problema di Dio e l’ateismo dopo Hegel FC 1 Patrizia Manganaro Pontificia Università Lateranense! Facoltà di Filosofia Programma e Libri di Testo Parte istituzionale: espone i principali orientamenti del pensiero contemporaneo, considerato nel suo sviluppo storico: dalla morte di Hegel (1831), che segna la fine dell’idea di filosofia come “sistema”, sino ai nostri giorni. Si focalizza l’attenzione sulle “ragioni” che hanno originato le varie correnti filosofiche, cercando di comprendere lo “spirito” del tempo. Si utilizzano mappe concettuali elaborate in classe, lavorando anche sui vocaboli filosofici.! Libri di Testo: 1) C. Esposito - P. Porro, Filosofia contemporanea, (vol. 3), Laterza.! Consultazione:s 2) N. Abbagnano, Dizionario di Filosofia, Utet (o altro Dizionario filosofico)! Parte monografica: L’idea di persona umana in Edith Stein. Passaggio dalle filosofie del soggetto all’umanesimo della relazione. L’empatia: analisi fenomenologica! Libri di Testo: 1) P. Manganaro, Empatia, Ed. Messaggero, 2014! ! ! ! 2) P. Manganaro, Persona-logos. La sintesi filosofico-teologica in E. Stein, Lup, 2015! 3) Testi scelti di Edith Stein saranno indicati durante le lezioni L’Ottocento: Questioni e Figure Una mappa DESTRA E SINISTRA HEGELIANA! ! Questione teorica: Conciliazione della filosofia di Hegel con il Cristianesimo e con ! ! ! ! ! ! Figure storiche: ! l’assetto politico del tempo! D.F. Strauss (1808-1874), Vita di Gesù, 1835: storia versus mito! L.A. Feuerbach (1804-1872), L’essenza del cristianesimo, 1841! F. Engels (1820-1895),K. Marx (1818-1883), materialismo storico GLI ANTI-HEGELIANI! ! Questione teorica: Rifiuto del “sistema” hegeliano e del suo panlogismo (= tutto è logos)! ! Figure storiche: ! ! ! ! S. Kierkegaard (1813-1855): la passione per l’Infinito e il volto ! del singolo di fronte a Dio; logica del paradosso! A. Schopenhauer (1788-1860): ritorno al kantismo: la volontà! F. Nietzsche (1844-1900): nichilismo e volontà di potenza! L’Ottocento: Questioni e Figure Una mappa IL POSITIVISMO E L’EVOLUZIONISMO! ! Questione teorica: Rapporto tra filosofia e scienze naturali! Figure storiche: A. Comte (1798-1857): Corso di filosofia positiva, 1830-42 ! Ch. Darwin (1809-1882): L’origine delle specie, 1859! ! ! ! ! ! ! ! LOGICA E PSICOLOGIA! ! Questione teorica: Rapporto tra filosofia, logica e psicologia! ! Figure storiche: ! ! ! ! ! ! B. Bolzano (1781-1848): logica versus psicologia! B. Brentano (1838-1917): teoria dell’intenzionalità (è il !! maestro di Husserl) Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa IL NICHILISMO! ! Questione teorica: Il tramonto dell’Occidente e la crisi dei valori! Figure storiche: F. Nietzsche (1844 -1900): la morte di Dio, l’oltreuomo, l’eterno ritorno dell’identico! ! ! ! ! ! ! ! ! ! OLTRE POSITIVISMO E SPIRITUALISMO! ! Questione teorica: Rapporto tra scienza e vita, scienza e spirito! Figure storiche: H. Bergson (1859-1941): L’evoluzione creatrice (1907) ! I “MAESTRI DEL SOSPETTO” Marx, Nietzsche, Freud (P. Ricoeur, Dell’interpretazione. Saggio su Freud, 1965) ! ! ! ! Dalla questione dell’io (soggettivismo moderno) ! all’io in questione (contemporaneità):! idea della coscienza come “menzogna” Crisi del soggetto e della coscienza trasparente a se stessa ! ! MARX (1818-1883): “Alienazione” . L’io è estraniato, mercificato, disumanizzato ! NIETZSCHE (1844-1900): “Crepuscolo”. Decadenza dell’io e avvento dell’oltreuomo ! FREUD (1856-1939): “Disagio”. La civiltà è il contrario della libertà, ! ! produce un io patologico, nevrotico. ! ! Fonda la psicoanalisi Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa FENOMENOLOGIA! ! Questione teorica: La filosofia è scienza “rigorosa”, non “esatta”: rapporto ! ! ! ! ! ! ! ! problematico con le scienze naturali! ! ! ! ! ! Spirito versus natura: impossibilità di “naturalizzare” la coscienza! ! Figure storiche: E. Husserl (1859-1938): ricerca dell’essenza e intenzionalità ! ! ! ! ! ! della coscienza! E. Stein (1891-1942): l’essere-per-l’altro e la persona umana ONTOLOGIA E ANALITICA ESISTENZIALE! ! Questione teorica: L’analitica esistenziale, l’esserci, il dissidio con Husserl! ! Figure storiche: M. Heidegger (1889-1976): Essere e Tempo, 1927! Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa NEOTOMISMO E PERSONALISMO! ! Questione teorica: Neoscolastica, antimodernismo, persona umana! ! Figure storiche: É. Gilson (1884-1978): ragione e rivelazione! J. Maritain (1882-1973): l’umanesimo integrale! E. Mounier (1905-1950) : persona e comunità IL PENSIERO EBRAICO! ! Questione teorica: Ebraismo, etica del volto. Pensare Dio dopo Auschwitz! ! ! Figure storiche: ! ! ! ! F. Rosenzweig (1886-1929): l’identità ebraica! M. Buber (1878-1965): filosofia dialogica! E. Lévinas (1906-1995): il primato dell’etica! Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa FILOSOFIA E ! TEORIA DELLA POLITICA! ! ! Questione teorica: Filosofia pratica (o dell’azione)! Storia, politica, filosofia! ! ! Figure storiche: Max Weber (1864-1920): L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)! ! ! ! ! ! ! H. Arendt (1906-1975): Le origini del totalitarismo, 1951 La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, 1963 Un pensiero critico e storico Nasce la Storia della Filosofia Nell’Ottocento, il sapere filosofico si apre alle nuove aree tematiche dell’arte, della società, della religione, stringendo un legame più stretto tra filosofia, cultura e società. Oltre che come pensiero critico, la filosofia si caratterizza come pensiero storico. I filosofi prendono posizione di fronte al proprio tempo; la storia non è più vista come storia degli errori delle passate generazioni, ma come storia delle tappe successive, graduali, con le quali lo spirito umano è pervenuto allo stato attuale di crescita, maturità e sviluppo. Da questa consapevolezza, nasce per la prima volta la Storia della Filosofia come disciplina specifica e autonoma, che nel tempo accrescerà il suo ruolo e la sua importanza. Muta la posizione della filosofia rispetto alle scienze particolari, nel dibattito tra scienze umane e scienze naturali. Significato di “Storia della Filosofia” 1.! Dossografia? Raccolta di “opinioni” cronologicamente ordinate? ! ! Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia! pubblicate postume (1840), ma risalenti agli anni 1821, 1824, 1827 e 1831, ne contesta la riduzione a “filastrocca di opinioni”. ! 2.! Le “ragioni” di un’epoca: lo “spirito”, il “logos” del tempo. IDEA DI FILOSOFIA: «La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri» (Hegel) IDEA DI STORIA: «Ogni storia è storia contemporanea» (B. Croce) Superamento della storia della filosofia come “dossografia” cronologicamente ordinata Tramontati con l’Idealismo tedesco i grandi “sistemi” di pensiero, si assiste alla grande varietà della filosofia contemporanea, che rischia la frammentazione: come pervenire a una visione unitaria e il più possibile organica delle vicende storico-filosofiche tra Ottocento e Novecento? Per far fronte a questo problema, ci si deve in primo luogo liberare dall’idea di storia della filosofia come mera “dossografia”, ovvero come semplice resoconto cronologicamente ordinato delle idee e degli avvenimenti. È pur vero che la filosofia degli ultimi due secoli non dà l’impressione di avere uno sviluppo lineare e armonico; il nostro compito sarà quello di individuare alcune lineeguida, che consentano di orientarci in un territorio così impervio e frastagliato, nell’intreccio delle molteplici correnti, scuole e idee. Questione della “periodizzazione” e suoi criteri Storia della filosofia antica Storia della filosofia medioevale Storia della filosofia moderna Storia della filosofia contemporanea 1. Questa è la periodizzazione convenzionale della storia della filosofia occidentale: segmenti? frammentazione? dispersione? In realtà, essa è proposta attraverso la valutazione di alcuni fenomeni storici e culturali, e l’identificazione di elementi omogenei o convergenti, che concorrono alla definizione di intere epoche.! 2. Tali epoche, tuttavia, non sono definite in modo rigido, ma se ne propone una lettura che passa al vaglio del pensiero e del lavoro storiografico. Che cos’è la storiografia? Esiste una scienza della storia?! 3. Ma quando, come, perché comincia l’età che chiamiamo contemporanea?! 4. E come denominare l’epoca odierna? Che cosa significa Postmodernità? “Periodizzazione”: che cosa è “contemporaneo”? Il termine “periodizzazione” è entrato in uso nel Novecento, come operazione volta a suddividere il tempo storico, attribuendo ad ogni scansione un significato ben preciso, individuato dalla storiografia ! (= scienza della storia) Nella cultura francese, si è rilevato il carattere aporetico di una storia “contemporanea”, a motivo della dialettica tra il dinamismo temporale e il presente. Così, si è preferito chiamarla “storia del tempo presente” È chiaro che al fondo di tali questioni c’è l’idea del tempo, della temporalità,! in relazione all’idea di identità Filosofia o Storia della filosofia? Teoria versus storia? Secondo il filosofo italiano B. Croce (1866-1952), fare storia significa tener conto delle motivazioni e delle esigenze del presente. ! Che cos’è un documento? Un archivio? Una fonte? ! Passato e presente s’intrecciano e si influenzano reciprocamente Secondo il filosofo tedesco Hegel (1770-1831), questioni teoriche e figure storiche si legano, sino al punto che lo spirito, il “logos” s’incarna ! nella storia, nel tempo.! Dio fa il suo ingresso nel mondo ! (lo Stato è la verità, l’incarnazione dell’Assoluto nella Storia) Il passato aiuta a comprendere il presente, nel tentativo di progettare il futuro. ! In tal senso, il presente si lega al passato, e ogni essere razionale è portato a conoscere la storia (delle idee, dell’arte, della filosofia, della letteratura, della scienza, ecc.), per accrescere la consapevolezza della propria e altrui identità culturale Occidente e “cronosofia” cristiana 1. Oltre al rapporto tra passato e presente, ogni storia, e quindi anche la storia della filosofia, è legata a una concezione del tempo, propria di una certa tradizione. 2. La nostra ricezione degli eventi, scandita attraverso i “segmenti” afferenti all’antico, medioevale, moderno, contemporaneo, postmoderno, dipende da una tradizione che definiamo occidentale, orientata secondo la “cronosofia” cristiana. Filosoficamente, la nozione di tempo e/o di temporalità è molto problematica.! Perché? L’idea filosofica del tempo 1. Il tempo si distingue in parti, dunque è qualcosa di divisibile:! presente, passato, futuro 2. Le parti del tempo, che costituiscono la scansione della nostra vita e il suo orizzonte, se indagate diventano inafferrabili, quasi si dissolvono. ! Passato e futuro sembrano appartenere al “non”: ! al non più e al non ancora.! Appartengono cioè al non essere? Sono varianti del nulla? 3. D’altro lato, nella sua riduzione al puro punto privo di estensione, all’attimo, all’istante, il presente è parimenti inafferrabile:! sia come pura eternità, sia come assenza di permanenza e stabilità E allora, che cos’è il tempo? L’Occidente cristiano S. Agostino, Confessioni, Libro XI, 14,17 «Che cos’è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piena e breve? Chi saprebbe solo formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? ! Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so» Tempo e Parola Confessioni, Libro XI, 5,7; 7,9; 8,10 «Ma come creasti il cielo e la terra (Gen 1,1)? Quale strumento impiegasti per un’operazione così grande? Fuori dalla tua azione, da dove potrebbero arrivare queste materie? Come esiste qualcosa, se non perché esisti tu? Dunque tu parlasti e le cose furono create (Sal 32,9); con la tua parola le creasti. Ma come parlasti? […]. ! Così ci chiami a comprendere il Verbo di Dio presso di te (Gv 1,1), proclamato per tutta l’eternità […].Nulla nella tua parola scompare o appare, poiché è davvero immortale ed eterna. Con questa parola, coeterna a te, enunci tutto insieme e per tutta l’eternità ciò che dici, e si crea tutto ciò di cui enunci la creazione. Non in altro modo, se non con la parola, tu crei. Perché ciò, Signore Dio mio? Lo vedo in qualche modo, ma come esprimerlo non so». Tempo ed Esistenza Confessioni, Libro XI, 14,17 «Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so. ! Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esiste, non esisterebbe un tempo presente. ! Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, e il secondo non è ancora?». Tempo e (non)esistenza Confessioni, Libro XI, 14,17 «E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. ! Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di lui che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? ! Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere». Il Presente suo significato e sua esistenza Agostino, Confessioni, Libro XI, 20,26 «Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. ! È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. ! Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nell’animo e non vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa. ! Mi si permettano queste espressioni, e allora vedo e ammetto tre tempi, e tre tempi ci sono». L’enigma del tempo: linea o circolo? ! La concezione del tempo come linea è cristiana e occidentale: il futuro è davanti al nostro sguardo, il passato è alle spalle.! ! Il tempo procede, va avanti, è inarrestabile: c’è un “prima” e c’è un “dopo”. C’è un “adesso”, “ora”. È impossibile fermare il tempo; è impossibile tornare indietro nel tempo; è impossibile oltrepassare il tempo.! ! La questione tempo-eternità è fondamentale per la filosofia: questione ontologica e metafisica della trascendenza, della creazione, dell’essere e dell’esistenza, del finito e dell’infinito, della coscienza e dell’autocoscienza, del “Conosci te stesso”, “Divieni ciò che sei”. ! F. Nietzsche (1844-1900) ha polemizzato con tale concezione, obiettando che il tempo non è linea, ma circolo: senza inizio né fine, e senza direzione. Non è una freccia proiettata in avanti, ma un cerchio che torna su se stesso: non si intende cosa venga prima e cosa dopo, perché esso è ciclico, come il tempo dei pagani (teoria dell’eterno ritorno dell’identico e/o dell’uguale). INFINITO ! L’infinito caratterizza l’epoca del Romanticismo (letteratura, arte, poesia, musica) e dell’Idealismo filosofico (Fichte, Schelling, Hegel: l’Assoluto o Idea o Spirito, oltre il “limite” di Kant). ! ! L’anelito all’infinito e il sacrificio del finito è esercizio di libertà. ! ! La poesia romantica dell’infinito trasfigura l’uomo nell’eterno: ! la sua funzione è essenzialmente religiosa. ! ! ! ! L’infinito si coglie con il sentimento: centralità dell’arte «Se tu pensi un finito sollevato all’infinito,! tu pensi un uomo»! (F. Schlegel, Frammenti critici e scritti di estetica, Sansoni, p. 147).! Schlegel, 1772-1829, poeta e letterato tedesco, tra i fondatori del Romanticismo Dizionario Filosofico — “Infinito”: l’idea di infinito nelle varie ! ! ! ! epoche culturali e storiche La fine dell’Illuminismo e la stagione del Romanticismo 1. Nel periodo post-kantiano, che storicamente registra in Europa l’egemonia della Francia di Napoleone e l’epoca della Restaurazione, si dissolve lo spirito dell’Illuminismo, e il centro della ricerca filosofica si sposta dalla Francia e dalla Gran Bretagna alla Germania, che per gran parte dell’Ottocento rappresenta il paese-guida della filosofia europea. 2. Si sviluppano gli studi su Kant e il dibattito gnoseologico sulla “cosa in sé” (Ding an sich), ma il suo criticismo trova anche detrattori, oltre che sostenitori. Incontra cioè una decisa opposizione filosofica, fondata sul sentimento e sulla fede (Jacobi). L’Idealismo tedesco 1. Contro l’illuminismo e il razionalismo, si diffonde in Germania la cultura romantica, che nella poesia, nella letteratura e nell’arte esalta il sentimento dell’infinito sino al panteismo, sino alla divinizzazione della natura. 2. Idealismo filosofico = assoluta originarietà e indipendenza dello Spirito! ! ! ! ! ! ! = Incondizionato, Fondamento assoluto! ! ✤ ✤ ✤ Afferma tutta la realtà come conosciuta dal soggetto senza residui, sino a divenire rappresentazione o atto dell’io (Fichte). ! Restituisce alla natura la sua realtà, senza però separarla dallo spirito (Schelling).! Identifica la ragione (logos) con la realtà (= panlogismo), ponendo come principio primo e assoluto di ogni cosa l’Idea, cioè l’unità che contiene tutte le determinazioni formali della realtà (Hegel: il vero è l’intero). Nozione di “sistema”. Solo il reale è razionale, solo il razionale è reale Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto (1821) 1. Questo principio implica che per realtà si intenda il mondo concreto nel quale l’uomo vive, cioè la natura, il diritto, la moralità e l’eticità, la società civile 2. L’idea di libertà si realizza pienamente nell’epoca moderna, perché solo con il Cristianesimo si afferma che l’essere umano è libero per sua natura. Ma per Hegel è la filosofia, e non più la religione, che ha il compito di portare a piena consapevolezza tutto il contenuto della libertà umana, dispiegatosi nell’epoca moderna. 3. Dopo la morte di Hegel (1831), i suoi seguaci si dividono in due opposte correnti, la Destra e la Sinistra hegeliana: in questione è la diversa lettura del rapporto tra hegelismo e cristianesimo; solo in seguito ciò avrà conseguenze anche di tipo politico. Ciò che è razionale è reale Ragione e Realtà! La realtà per Hegel è quella dell’Idea (Spirito, Ragione, Logos).! La realtà concreta è il movimento di auto-organizzazione dell’Idea.! Il vero è l’intero, cioè il “sistema” Ciò che è razionale è reale = significa che la ragione deve necessariamente esplicarsi, oggettivarsi, realizzarsi.! ! Non ogni concetto è reale per il solo fatto di essere pensato, ! mentre ! l’Idea (il razionale) è auto-organizzazione e quindi è compiutamente reale. Ciò che è reale è razionale Ciò che è reale e razionale = poiché la realtà nel suo senso profondo è manifestazione dell’Idea o Spirito, essa non può che essere fondamentalmente razionale, cioè rivelazione della ragione ✤ ✤ ✤ Ma quale rapporto c’è tra la realtà, intesa come autorganizzazione dell’Idea, e la molteplicità dei fenomeni e delle configurazioni in cui essa si presenta? Si tratta di un tema fondamentale: quello della razionalità degli enti e, nella storia, delle istituzioni sociali e degli organismi politici. ! Per Hegel, la filosofia è chiamata a cogliere qualcosa che nella storia è già maturato, e non a insegnare “come” la realtà dovrebbe essere. Di qui, l’opposizione della Sinistra hegeliana e poi di Marx: trasformare la realtà (= rivoluzione del proletariato). ! Come la civetta sacra a Minerva, che prende il volo al crepuscolo, la filosofia è comprensione razionale di una realtà già in sé compiuta. La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri: comprende e legge il proprio tempo, senza dire “come” dovrebbe essere. Lettura Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto (1821) «La filosofia, poiché è lo scandaglio del razionale, appunto perciò è l’apprendimento di ciò che è presente e reale, non la costruzione di un al di là, che sa Dio dove dovrebbe essere. ! Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. ! In questa convinzione sta ogni coscienza non prevenuta, e così pure la filosofia, e questa procede di qui nella considerazione dell’universo spirituale come di quello naturale. La filosofia procura l’intellezione che nulla è reale all’infuori dell’idea. ! Quel che importa allora è conoscere, nella parvenza di ciò che è temporale e transeunte, la sostanza che è immanente e l’eterno che è presente». Dopo Hegel Il dibattito tra religione e politica Dopo l’improvvisa morte del maestro, nel 1831, la scuola hegeliana è attraversata da violente contrapposizioni, che la conducono alla sua stessa dissoluzione.! ! Si individuano due argomenti principali che, in periodi successivi, catalizzano il dibattito sull’eredità hegeliana: ✤ Il primo, negli anni 1831-39, discute sulla conciliabilità o meno del pensiero hegeliano con il cristianesimo ✤ Il secondo, tra il 1840 e il 1845, estende la questione al significato politico della filosofia hegeliana Destra hegeliana: il razionale è reale 1. insiste sull’accordo tra filosofia e religione e, in particolare, tra il cristianesimo e lo stato borghese moderno, con la sua etica e il suo stile di vita 2. dell’equazione hegeliana ideale = reale,! accentua l’aspetto della razionalità del reale, per giustificare lo status quo della società borghese e del potere consolidato, per fini conservatori e restauratori ! Sinistra hegeliana: il reale è razionale 1. insiste sui motivi di critica alla religione, intesa come rappresentazione mitologica del sapere razionale. Nasce la problematica cristologica contemporanea: la verità del Gesù storico starebbe nella storicità della sua umanità, e non nella rappresentazione mitologica della sua divinità ! (D.F. Strauss, Vita di Gesù, 1835-36) 2. dell’equazione ideale = reale, accentua l’aspetto della realizzabilità dell’ideale, per criticare lo status quo della società borghese, per fini di rivoluzione e sovversione: fino ad ora, i filosofi hanno interpretato il mondo, adesso bisogna trasformarlo (Marx) SINTESI Dall’Illuminismo al Romanticismo all’Idealismo ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 1. L’illuminismo pone al centro l’obiettivo di condurre sotto i “lumi” della ragione l’intera vita dell’uomo, per liberarlo dallo stato di “minorità”, oscurantismo ed errore. Il periodo aureo della sua fioritura è il secolo XVIII, il centro d’irradiazione è la Francia (Voltaire, Montesquieu, pubblicazione dell’Encyclopédie di D’Alembert e Diderot, Rousseau). ! ! I suoi caratteri essenziali sono:! ! esaltazione della ragione umana, autonomia della coscienza morale e inventario “critico” delle scienze (enciclopedia)! polemica contro la religione tradizionale e la metafisica: rifiuto di ogni forma di rivelazione come auto-comunicazione del divino! attenzione verso le scienze, la tecnica e il “progresso”! fondazione dell’estetica filosofica come scienza autonoma, considerata dal punto di vista del soggetto, che fruisce dell’opera d’arte! educazione come strumento primario di progresso: la storia viene assunta come criterio di valutazione e di giudizio dei fatti e delle epoche passate! concezione cosmopolitica, che guarda anche alle culture extraeuropee! concezione laica della storia, che intende ampliare l’orizzonte rispetto a quella cristianocentrica, d’ispirazione teologica Caratteri essenziali del Romanticismo ! ! 2. Il Romanticismo è un movimento intellettuale e artistico, che si sviluppa tra il Settecento e l’Ottocento in Germania, per poi diffondersi in tutta Europa. Il primo ! romanticismo si delinea nei circoli di Jena e Berlino (Novalis, Schlegel, Schleiermacher): cerca ! una ! soluzione alla radicale eterogeneità tra finito e infinito, fra uomo e mondo, esaltando l’immaginazione, l’intuizione, il sentimento, la passione, l’arte. ! ! ! ! Il secondo romanticismo si sviluppa nei circoli di Heidelberg e Monaco (i fratelli Grimm, e! altri poeti e letterati), elabora i temi del mito, della tradizione, della religione, delle tradizioni popolari, riprende le saghe germaniche e l’amore per le fiabe. Caratteri essenziali:! ! !! ! ! ! ! ! ! ! ! privilegio del sentimento e dell’intuizione rispetto alla ragione illuministica! valorizzazione degli aspetti più nascosti, enigmatici e irrazionali della soggettività! visione tragica della vita, segnata dalla colpa e dal male: l’uomo è drammaticamente alla ricerca dell’infinito, in contrapposizione alla “positività” del reale! concezione antimeccanicistica della natura, di tipo energetico-organicistico e vitalistico! rivalutazione dell’arte e della religione, contro la fiducia illuministica nella scienza! attenzione particolare alla storia, vista come un graduale processo di accrescimento e di maturità, che supera l’astrattezza del concetto illuministico di “progresso” L’Idealismo tedesco Fichte, Schelling, Hegel ! ! 3. L’Idealismo si sviluppa in Germania all’inizio dell’Ottocento: i tre esponenti principali contestano il presupposto kantiano dell’esteriorità dell’essere, e riconducono ogni esistenza al ! pensiero. In Fichte (1764-1814) prevale un’istanza etica, che promuove la libertà dell’io e ne afferma ! l’infinita creatività; Schelling (1775-1854) si oppone a questa visione, rivendicano per la natura una ! pozione non subordinata rispetto allo spirito: vi è un’originaria identità tra natura e spirito, accessibile ! nella sua pienezza non alla discorsività logica, ma all’intuizione e alla sensibilità dell’artista.! ! ! ! L’Idealismo di Hegel (1770-1831) viene definito assoluto, perché concepisce la realtà come un ! sistema organico, integralmente razionale, che ha il proprio centro nella scienza della logica (l’Idea è ! lo sviluppo del pensiero nella sua interezza soggettiva e oggettiva, che coincide con il Reale). ! ! Dopo la sua morte, la destra hegeliana accentua il carattere sistematico e conclusivo della filosofia ! ! hegeliana (“il vero è l’intero”), mentre la sinistra ne sottolinea l’aspetto prevalentemente dinamico e ! dialettico, insieme alla dimensione storica (“il reale è razionale”, e tale razionalità deve potersi ! configurare nella storia, passando dalla potenza all’atto). ! ! ! La dialettica è la legge della ragione umana, è il processo logico-ontologico in cui la ! determinazione astratta viene prima posta (tesi), poi negata nella sua separatezza (antitesi) e infine ! ricompresa in un’unità più profonda (sintesi). La dialettica riproduce nel pensiero le opposizioni che si danno nella realtà, superandole in un principio immanente di sviluppo della realtà stessa.! ! ! ! L’Ottocento: Questioni e Figure Una mappa DESTRA E SINISTRA HEGELIANA! ! Questione teorica: Conciliazione della filosofia di Hegel con il Cristianesimo e con ! ! ! ! ! l’assetto politico del tempo (Stato prussiano)! Figure storiche: D.F. Strauss (1808-1874), Vita di Gesù, 1835: storia versus mito! L.A. Feuerbach (1804-1872), L’essenza del cristianesimo, 1841! F. Engels (1820-1895),K. Marx (1818-1883), materialismo storico GLI ANTI-HEGELIANI! ! Questione teorica: Rifiuto del “sistema” hegeliano e del suo panlogismo! ! Figure storiche: ! ! ! ! ! S. Kierkegaard (1813-1855): la passione per l’Infinito e il volto ! del singolo di fronte a Dio! A. Schopenhauer (1788-1860): ritorno al kantismo: la volontà! Il Positivismo in Francia: un romanticismo scientifico? 1. Nella seconda metà dell’Ottocento, si diffonde in tutta Europa il Positivismo, che si oppone a ogni principio metafisico, assumendo l’esperienza quale unico fondamento epistemologico della conoscenza. La sua divulgazione è favorita dai progressi delle scienze sperimentali e dalla rapida industrializzazione: esprime la forma mentis della società industriale che registra l’ascesa di una nuova classe sociale, la borghesia. 2. Il principale sostenitore del Positivismo è il francese A. Comte, che riduce la filosofia a metodologia della scienza. Alla fioritura del Positivismo contribuisce in modo notevole il celebre Politecnico di Parigi, sorto con la Rivoluzione francese, che diviene il più importante centro di studi scientifici d’Europa. La scienza è esaltata come unica manifestazione dell’infinito: è infatti possibile leggere il Positivismo come un “Romanticismo scientifico”. L’Ottocento: Questioni e Figure Una mappa IL POSITIVISMO E L’EVOLUZIONISMO! ! Questione teorica: Rapporto tra filosofia e scienze naturali! Figure storiche: A. Comte (1798-1857): Corso di filosofia positiva, 1830-42 ! Ch. Darwin (1809-1882): L’origine delle specie, 1859! ! ! ! ! ! ! ! LOGICA E PSICOLOGIA! ! Questione teorica: Rapporto tra filosofia, logica e psicologia! ! Figure storiche: B. Bolzano (1781-1848): logica versus psicologia! B. Brentano (1838-1917): teoria dell’intenzionalità! Verso il Novecento: la crisi del Positivismo 1. La filosofia del Novecento è un insieme di orientamenti, che ha come comune elemento la reazione al Positivismo. L’esaltazione della scienza (scientismo) viene ora giudicata incapace di riconoscere autonomia e originarietà al mondo dello spirito e dei valori umani; si pone nuovamente la questione della fede, considerata dal Positivismo ingenua o dogmatica di fronte all’oggettività dei “fatti” scientifici. 2. Alla base delle concezioni della scienza fisica e sperimentale stava l’esclusione della metafisica: il passaggio dall’Ottocento al Novecento si caratterizza pertanto per la profonda crisi, specchio del distacco del pensiero contemporaneo dal Positivismo, verso nuovi orientamenti e formulazioni di pensiero, spesso drammatici, tragici, aporetici: crisi di valori, di ideali, nichilismo, relativismo, agnosticismo, ateismo, ecc. 3. Storicamente, accanto alla nuova classe industriale, si registra l’ascesa dei vari nazionalismi, con il relativo militarismo, sino all’imperialismo coloniale. La concorrenza economica per il dominio dei mercati mondiali, legata alle spinte imperialistiche, e l’esasperato nazionalismo e particolarismo, conducono al primo conflitto mondiale (1914-1918). Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa IL NICHILISMO! ! Questione teorica: Il tramonto dell’Occidente e la crisi dei valori! Figure storiche: F. Nietzsche (1844 -1900): la morte di Dio, l’oltreuomo, l’eterno ritorno dell’identico! ! ! ! ! ! ! ! ! ! OLTRE POSITIVISMO E SPIRITUALISMO! ! Questione teorica: Rapporto tra scienza e vita, scienza e spirito! Figure storiche: H. Bergson(1859-1941): l’evoluzione creatrice! ! Nazionalismo Imperialismo Totalitarismo Nei vent’anni che seguono il primo conflitto mondiale, scoppiato nel 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia dopo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, la situazione è aggravata dal nuovo assetto territoriale europeo, sancito alla fine della guerra (1918), che vede la fine dell’Impero asburgico e la nascita dell’Unione Sovietica. ! Nel timore che, seguendo l’esempio russo, il movimento operaio e il proletariato degli altri paesi possano impadronirsi del potere, la borghesia favorisce la nascita di regimi dittatoriali, ispirati al protezionismo economico e al nazionalismo esasperato (che poi sfoceranno nel fascismo italiano, 1922, e nel nazismo tedesco, 1933). ! Il delirio imperialistico nazista, il fascismo italiano e quello della casta militare giapponese si traducono ben presto in una politica di aggressione che sfocia, nel 1939, nella seconda guerra mondiale. Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa FENOMENOLOGIA! ! Questione teorica: La filosofia è scienza “rigorosa”, non “esatta”. ! ! ! ! ! ! Spirito versus natura: impossibilità di “naturalizzare” la coscienza! ! Figure storiche: E. Husserl (1859-1938): ricerca dell’essenza e intenzionalità ! ! ! ! ! ! della coscienza! E. Stein (1891-1942): l’essere-per-l’altro e la persona umana ONTOLOGIA E ANALITICA ESISTENZIALE! ! Questione teorica: L’analitica esistenziale, l’esserci, il dissidio con Husserl! ! Figure storiche: M. Heidegger (1889-1976): Essere e Tempo, 1927! Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa NEOTOMISMO E PERSONALISMO! ! Questione teorica: Neoscolastica, antimodernismo, persona umana! ! Figure storiche: É. Gilson (1884-1978): ragione e rivelazione! J. Maritain (1882-1973): l’umanesimo integrale! E. Mounier (1905-1950) : persona e comunità IL PENSIERO EBRAICO! ! Questione teorica: Ebraismo, etica del volto. Pensare Dio dopo Auschwitz! ! ! Figure storiche: ! ! ! ! F. Rosenzweig (1886-1929): l’identità ebraica! M. Buber (1878-1965): filosofia dialogica! E. Lévinas (1906-1995): il primato dell’etica! Il Novecento: Questioni e Figure Una mappa FILOSOFIA E ! TEORIA DELLA POLITICA! ! ! Questione teorica: Filosofia pratica (o dell’azione)! Storia, politica, filosofia! ! ! Figure storiche: Max Weber (1864-1920): L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905)! ! ! ! ! ! ! H. Arendt (1906-1975): Le origini del totalitarismo, 1951 La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, 1963 L’Europa, il Cristianesimo, il mondo: il ruolo della filosofia ✤ Le domande con cui di solito si aprono i manuali di storia della filosofia (chi sono? da dove vengo? che cosa posso conoscere? che cosa devo fare? che cosa posso sperare?, ecc.) possono essere declinate chiedendo ragione dell’identità storicoculturale e dell’idea di Europa: chi siamo “noi europei”?! ! ✤ Quali sono le nostre radici? Quale la nostra identità culturale?! ! ✤ Quali i motivi dell’attuale crisi delle culture e dei valori? Qual è il significato dell’idea di popolo? di stato? di nazione? di comunità? di massa?! ! ✤ Occidente e Europa coincidono? ! ! ✤ Che cosa significa qualificare la filosofia come “occidentale”?! ! ✤ ! Quale rapporto tra Europa e Cristianesimo, tra Occidente e Cristianesimo?! L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture (J. Ratzinger, Lev-Cantagalli, 2005, pp. 34-35) «Riflettere sull’odierna situazione del Cristianesimo significa riflettere sulle basi dell’Europa, quell’Europa che è stata il Continente cristiano, ma che è stata il punto di partenza di quella razionalità scientifica che ci ha regalato grandi possibilità e altrettanto grandi minacce. Il Cristianesimo non è certo partito dall’Europa, e dunque non può essere neanche classificato come una religione europea. Ma proprio in Europa ha ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale storicamente più efficace e resta pertanto intrecciato in modo speciale all’Europa». Lettura: Memoria e Identità (Giovanni Paolo II, Rizzoli-Lev 2005, p. 18) Domanda (V. Messori): ! Come hanno avuto origine le ideologie del male? Quali sono le radici del nazismo e del comunismo? Come si è giunti alla loro caduta?! ✤ ! Risposta (Giovanni Paolo II): ! Nel corso degli anni, si è venuta formando in me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo.! Devo qui fare riferimento ad alcuni fatti collegati con la storia dell’Europa e, in modo particolare, con quella della cultura in essa dominante ✤ Memoria e Identità pp. 25-28 Domanda: ! L’uomo ha l’impressione che il male sia onnipotente, che domini in modo assoluto nel mondo. Esiste secondo Lei, Santità, un limite invalicabile per il male?! ✤ ! Risposta: ! Mi è stato dato di fare esperienza personale delle ideologie del male. É qualcosa che resta incancellabile nella mia memoria.! Il limite posto al male dal Bene divino è entrato a far parte della storia dell’uomo, in particolare nella storia dell’Europa, per opera del Cristo. Non è dunque possibile separare Cristo dalla storia dell’uomo. É possibile separarLo dalla storia di una qualsiasi nazione? É possibile separarlo dalla storia dell’Europa? ✤ Memoria e Identità p. 23 «Perché accadde tutto questo? Qual è la radice di tali ideologie post-illuministe? ! Questo avviene perché è stato respinto Dio quale Creatore, quale fonte della determinazione di ciò che è bene e ciò che è male; è stata rifiutata la nozione di quanto, in modo profondo, ci costituisce come esseri umani, cioè la nozione di natura umana come “dato reale”, e in suo luogo è stato posto un “prodotto del pensiero”.! ! Ritengo che una riflessione più attenta su tale questione possa condurci oltre la cesura cartesiana. Se vogliamo parlare in modo sensato del bene e del male, dobbiamo tornare a san Tommaso, cioè alla filosofia dell’essere. Con il metodo fenomenologico, ad esempio, si possono esaminare esperienze come quelle della moralità, della religione e dell’essere uomo, traendone un arricchimento significativo della nostra conoscenza.! ! Non si può dimenticare che tutte queste analisi, in modo implicito, presuppongono la realtà dell’essere uomo, cioè di un essere creato, e anche la realtà dell’Essere assoluto. Se non si parte da simili presupposti “realisti”, si finisce per muoversi nel vuoto» Il problema di Dio e l’ateismo Antropologia e religione nella filosofia tedesca dopo Hegel ! Nel periodo compreso tra il 1830 e il 1848, nell’area tedesca si svolge un acceso dibattito sul tema della religione, che ha come protagonista il pensiero di Hegel . ! ! Si produce una critica radicale, che configura la religione come alienazione. ALIENAZIONE! ! Il termine ha una complessa storia nel pensiero filosofico moderno e contemporaneo, ma è proprio nella filosofia di Hegel che assume un ruolo centrale, dal rapporto tra filosofia e religione all’intreccio con il significato politico del suo pensiero.! ! ! Si tratta del dibattito sulla conciliazione del pensiero di Hegel con il Cristianesimo e con la legittimazione dello Stato prussiano: lo Stato prussiano è o non è l’incarnazione della ragione universale, dello spirito assoluto? Il concetto di alienazione in Hegel ! Due sono i significati del termine “alienazione” nel pensiero di Hegel, a seconda che il soggetto di essa sia, rispettivamente,! l’uomo o Dio stesso ! Nella Fenomenologia dello spirito (1807), Hegel interpreta la fede ebraicocristiana in un Dio personale e trascendente come una forma di alienazione dell’uomo: la coscienza viene analizzata nel suo processo di auto-estraniazione e di smarrimento da sé, lungo tutto il suo percorso storico ! L’infelicità della coscienza deriva dall’impossibilità di ricomporre la propria unità, scissa in un lato essenziale e in un lato inessenziale. Netta è la separazione tra finito e infinito: ciò contraddistingue il mondo medievale cristiano, come mondo dell’estraniazione: il divino si contrappone all’umano come trascendenza assoluta, in un dualismo invalicabile (eterogeneità assoluta tra divino/umano). L’Incarnazione come superamento dell’alienazione ! Accanto a tale cristianesimo alienato, Hegel individua nel protestantesimo luterano l’autentica realizzazione della verità cristiana, solidale con il processo di immanentizzazione, proprio della modernità. ! Tutto ciò è possibile in quanto il vero significato del cristianesimo consiste nel dogma dell’Incarnazione, nella figura del Dio che diviene uomo e accetta di assumere su di Sé il dolore, il peccato, la morte, negandosi nella propria infinità per redimere e trasfigurare l’umana finitudine. ! Nel Cristo, nel Dio che si è fatto uomo fino a conoscere il dramma della croce, riposa il più alto messaggio del cristianesimo, in quanto annuncio della riconciliazione di finito e infinito. Il Dio cristiano (Logos) come riconciliazione di finito e infinito «L’alienazione suprema dell’Idea divina: “Dio è morto, Dio stesso è morto”, è un’idea mostruosa, terribile, che mette dinanzi all’abisso più profondo della scissione. Ma questa morte è al tempo stesso l’amore supremo».! Hegel, Lezioni sulla filosofia della religione! (pubblicate postume nel 1832) ! Il termine alienazione qui ricompare, ma con significato molto diverso rispetto alla “coscienza infelice” e all’alienazione dell’uomo. ! ! In quanto religione dell’Incarnazione e della morte di Dio, nel cristianesimo è Dio stesso che si aliena, si fa altro, esce da sé, in un “esodo” che significa rinuncia per amore alla propria infinità per immergersi nel “travaglio del negativo”. La religione cristiana è dunque religione dell’alienazione di Dio, non dell’uomo: proprio per questo, riconcilia per sempre ! finito e infinito, tempo ed eterno, e tras-figura la morte in gloria Hegel Lettura filosofica della figura del Cristo ! L’interpretazione hegeliana del Cristianesimo ha il suo punto centrale nella lettura filosofica della figura del Cristo, che libera il dogma dell’Incarnazione dai limiti cui pretendeva di confinarlo chi voleva restringerne l’evento alla sola personalità del Gesù storico (1835: Vita di Gesù, di F.D. Strauss). Hegel, pertanto, opera un’interpretazione che si può definire “demitizzante”. Il Cristo non è un mito, né una mera figura storica, e i Vangeli non sono soltanto una cronaca di fatti. D’altra parte, la sua lettura filosofica del dogma dell’Incarnazione apre una serie di interrogativi teorici sul rapporto finito-infinito. Come questi: 1. Il Dio che si aliena nel Figlio conserva una sua “autonomia” ! o si “risolve” totalmente nel finito? 2. Il Cristo, a sua volta, si configura come Lógos incarnato, o si “esaurisce” in un semplice simbolo dell’umanità? Gli Scritti teologici giovanili di HEGEL ✤ Gli Scritti teologici giovanili (1793-1800) di Hegel rimasero inediti nell’Ottocento, la loro importanza fu sottolineata molto più tardi, quando nel 1907 li pubblicò con questo titolo lo studioso Herman Nohl, a sua volta allievo di Dilthey, che nel 1905 aveva scritto una Storia del giovane Hegel. In essi viene affrontato il tema della rinascita religiosa come fondamento della rinascita politica.! ! ✤ Nell’opera Lo Spirito del Cristianesimo e il suo destino (1799), Hegel afferma che il popolo ebraico ha una fede esclusiva in un Dio estraneo alla natura e lontano dagli uomini, e testimonia una separazione dalla realtà, che li condanna all’infelicità. Opposto al mondo ebraico è quello greco, che esalta l’uomo e vive in armonia con la natura. La figura di Cristo, il Dio incarnato, il Dio-Lógos, predicando l’amore in nome dell’unione degli uomini, rappresenta la “sintesi” tra il mondo ebraico e quello ellenico.! ! ✤ In quest’opera viene abbozzato uno degli elementi fondamentali del sistema hegeliano successivo, quello della triade dialettica di tesi (il mondo ebraico), antitesi (la civiltà greca) e sintesi (il Cristo). ! ! ✤ Interessante notare che la funzione che in questi scritti è svolta dall’amore e della religione, nelle opere posteriori sarà svolta dalla ragione e dalla filosofia (= razionalismo e idealismo).! Hegel amore (Cristo) versus dovere (ebraismo e kantismo) Lo Spirito del Cristianesimo e il suo destino, 1799 ✤ ✤ ✤ L’amore predicato da Cristo e dal Cristianesimo si oppone alla legge morale, al “dovere” dell’ebraismo come del kantismo. L’etica del dovere di Kant (= l’imperativo categorico) è da Hegel interpretata come una sorta di “interiorizzazione” della legalità ebraica, nel senso dell’interiorizzazione nel singolo essere umano (non ha carattere universale: è la legge morale “dentro di me”) La legge viene dialetticamente “superata” dall’amore: non commetto violenza, non perché la legge me lo impone, ma perché amo. Quale rapporto tra filosofia, antropologia e religione? HEGEL, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, 1817 Lo spirito assoluto: arte, religione, filosofia.! ✤ Accanto all’arte e alla filosofia, la religione costituisce un momento costitutivo dello spirito umano. Ma la filosofia, per Hegel, è la verità della religione: di qui il suo razionalismo, che è tanto sistematico-speculativo quanto storico. ✤ Proprio a partire dalla problematicità di tale oltrepassamento, si accenderà in Germania il dibattito che darà luogo a interpretazioni teistiche e ateistiche della filosofia hegeliana. Il centro della discussione può essere così sintetizzato: l’Assoluto ha la sua esistenza reale nel Dio infinito divenuto uomo! oppure! l’Assoluto ha la sua esistenza reale nell’umanità finita? Schema riassuntivo ! HEGEL (Stoccarda 1770 - Berlino 1831) ✤ L’Idealismo hegeliano viene definito assoluto, perché concepisce la realtà come un “sistema” integralmente razionale, che ha il proprio centro nella scienza della logica. Il mondo reale è infatti sostenuto da una impalcatura di nessi logici. ✤ Dopo la sua morte, la Destra hegeliana accentua il carattere conclusivo e sistematico della filosofia hegeliana, mentre la Sinistra ne sottolinea il dinamismo dialettico, soprattutto nella sua dimensione storica. ✤ Assoluto: è l’unità di soggettivo e oggettivo, mediata dal processo dialettico. É lo Spirito, o intero, o Idea, che ritorna a sé nelle forme dell’arte, della religione e della filosofia. ✤ Spirito: è l’assoluto, presente nelle varie manifestazioni storiche della vita. Non è un ente a sé stante o trascendente, ma il principio della razionalità delle cose, ovvero il graduale auto-comprendersi della realtà ✤ ✤ ✤ Infinito: secondo Hegel, la realtà è l’espressione finita dell’Assoluto, principio spirituale infinito. Il finito in quanto tale non esiste, se non come manifestazione dell’infinito. In quest’ottica, l’Assoluto non è una realtà trascendente, come il Dio cristiano, ma è immanente, cioè presente, alla realtà: è un processo spirituale in divenire Ragione e realtà: La razionalità non è pura astrazione, ma è la legge che costituisce e ordina il mondo; la realtà è dunque una ordinata manifestazione della ragione, la quale si realizza in modo inconsapevole nella natura, e in modo consapevole nell’uomo. ! ! Ciò implica l’identità di essere e dover-essere: ciò che è, è ciò che deve essere.! ! ✤ Alla filosofia non spetta dunque alcuna funzione critica (contro Kant). Essa deve giustificare razionalmente ciò che esiste: è il proprio tempo appreso in pensieri, deve dimostrare la razionalità della realtà. Ciò significa che ciò che è reale è necessario.! ! ✤ In Hegel, la dialettica è il movimento, la struttura stessa del pensiero (speculativo: sintesi degli opposti) come dissolvimento della contraddizione finito/infinito. La dialettica è legge del pensiero e della storia (= realtà concreta). Il processo storico-dialettico dello Spirito e lo Stato etico Hegel estende il processo dialettico al procedimento universale dello Spirito.! ! Attraverso il processo di alienazione (= negazione) e di superamento dell’alienazione (= negazione della negazione), l’Idea (= forma vuota tautologica: a = a) dà a se stessa un contenuto, attraverso il processo dialettico di alienazione-superamento nell’ordine reale: questo è il processo storico-dialettico dello Spirito, cioè la “fenomenologia” dello Spirito.! ! Ciò significa che per la prima volta la Storia viene elevata a supremo principio metafisico. Nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817), lo Stato etico è il momento essenziale della realizzazione dello Spirito, la realizzazione della razionalità nella storia. Hegel: 3 Tesi sintetiche ✤ L’Assoluto è il divenire di se stesso. ✤ L’immanenza dell’infinito nel finito. ✤ É un’unità che si costituisce attraverso un processo di sviluppo, nel quale realizza se stesso. L’Assoluto non è qualcosa che viene dato originariamente e immediatamente, ma è il divenire di se stesso, la sua auto-realizzazione L’infinito e il finito, l’ideale e il reale sono l’uno nell’altro, inscindibili, come un circolo. La realtà non è che il progressivo realizzarsi della ragione infinita o Assoluto. Ragione e realtà si identificano. Tutto ciò che è razionale esiste concretamente nella realtà e tutto ciò che esiste come reale è necessariamente razionale (ideale = reale) L’idea di libertà e il Cristianesimo secondo Hegel ✤ L’idea di libertà si realizza compiutamente soltanto nel mondo cristiano-germanico, ossia nell’epoca moderna, perché con il Cristianesimo si afferma nella storia il principio secondo il quale l’essere umano è libero per natura, semplicemente in quanto uomo.! ! ✤ Il rilievo dato alla religione cristiana non produce come risultato una connotazione religiosa del sistema hegeliano, ma la completa secolarizzazione del cristianesimo. Il principio della libertà di tutti, enunciato dalla Riforma protestante, trova il suo compimento con la Rivoluzione francese (1789): alla filosofia e non più alla religione è affidato il compito di portare a piena consapevolezza il contenuto di libertà espresso nell’epoca moderna.! ! ✤ Il senso di tale consapevolezza comporta anche la coscienza di essere cittadini di una comunità politica, cioè della necessità di agire eticamente, secondo una condotta morale e giuridica in cui si compie la libertà dell’individuo. Ma è nello Stato che si realizza l’essenza dell’eticità. La libertà giunge così ad essere volontà razionale orientata alla realizzazione dello Spirito nella storia. Dizionario Filosofico: INFINITO ✤ L’obiettivo dell’unificazione reale e attuale ( e non solo potenziale) dell’infinito e del finito in ogni ente creato costituisce il punto di partenza delle elaborazioni metafisiche del concetto di INFINITO, che trovano le più tipiche espressioni nell’idea di sostanza in Spinoza, nell’Io puro di Fichte, nell’Assoluto di Schelling e nello Spirito assoluto di Hegel.! ! ✤ Proprio con Hegel si assiste all’identificazione speculativa del finito con l’infinito, perché l’infinito è la verità del finito. Il finito non è mai “fuori” dell’infinito, perché la sua posizione esige il riferimento implicito alla totalità del reale. Quest’ultima, per Hegel, non è altro dal movimento dialettico dello Spirito, che si incarna e via via si supera nei suoi momenti finiti, attraverso le sue stesse “figure” storiche.! ! ✤ Per Hegel, l’Infinito è la forza con la quale la ragione abita il mondo e lo domina, ed è pertanto potenza illimitata, forza di esistenza. Potenza illimitata significa che la realtà è in qualsiasi momento tutto ciò che deve essere: il principio che la sorregge, la ragione, non difetta della potenza necessaria alla propria integrale realizzazione. Il concetto di alienazione in L. Feuerbach (1804-1872) l’antropologia come essenza della teologia (= umanesimo ateo) ✤ Nell’Essenza del Cristianesimo (1841), L. Feuerbach formula la sua celebre affermazione: la religione è alienazione. ✤ «Il mistero della teologia è l’antropologia», egli scrive, e ciò significa: il discorso dell’uomo su Dio non è altro che un discorso dell’uomo su se stesso, una forma di antropologia, ancora inconsapevole. ✤ La religione è una produzione interamente umana, non vi è alcun mistero: si impongono dunque un compito critico (= decostruzione della teologia) e un compito costruttivo (= costruzione dell’antropologia come umanesimo ateo). ✤ I due momenti, presi insieme, consentono l’emancipazione dell’uomo nella vita pratica. La liberazione da Dio determina la liberazione dell’uomo e l’avvio di una nuova epoca. Si tratta del capovolgimento della filosofia speculativa di Hegel. Il tramonto di ogni religione e lo svuotamento dell’idea di TRASCENDENZA ✤ Feuerbach progetta una filosofia che faccia dell’uomo la divinità per l’uomo. Il tramonto del Cristianesimo e di ogni religione vede la piena affermazione dell’uomo, finalmente slegato e indipendente da un principio più alto (= svuotamento dell’idea di trascendenza, l’assoluto è ora minuscolo) ✤ Homo hominis deus est, «l’uomo è un dio per l’uomo»: secondo Feuerbach, questo è il principio che regola la vita umana, la quale non viene con ciò desacralizzata, bensì innalzata oltre i suoi limiti e confini, oltre il finito. ✤ 1. La visione antropologica della religione ne costituisce la vera essenza. I predicati che caratterizzano il Dio cristiano sono identici a quelli umani, costituiscono cioè la vera essenza del soggetto: non c’è più differenza tra l’uomo e Dio = infinitizzazione del finito. ✤ 2. La visione teologica è la falsa essenza della religione. Dio è una proiezione del desiderio di infinito, che si trova nell’uomo in forma trinitaria divina: ragione, volontà e sentimento. Feuerbach La fede come antitesi dell’amore: dove l’amore unisce, la fede separa ✤ Il Dio amore configura il Cristianesimo come la forma più alta e pura di religione: è religione assoluta. Attraverso il Dio che per amore si fa uomo, la religione cristiana giunge alla soglia del riconoscimento del carattere umano di Dio (o, che è lo stesso, del carattere divino dell’uomo). ✤ Se l’amore è la forza positiva che, all’interno del Cristianesimo, spinge a riunire ciò che è stato separato, nella religione cristiana considerata come istituzione storica Feuerbach vede all’opera una seconda forza, negativa, che conduce a radicalizzare la scissione tra finito e infinito. Questa forza negativa è la fede. Nel suo pensiero, pertanto, la fede è l’antitesi dell’amore:! Fede = Cristianesimo come istituzione, separa finito e infinito! Amore = Cristianesimo come religione pura, riconcilia finito e infinito LETTURA - L’essenza del Cristianesimo (1841) FEUERBACH ! «Come l’uomo pensa, quali sono i suoi principi, tale è il suo Dio: quanto l’uomo vale, tanto e non più vale il suo Dio. La coscienza che l’uomo ha di Dio è la conoscenza che l’uomo ha di sé. Tu conosci l’uomo dal suo Dio e, reciprocamente, Dio dall’uomo; l’uno e l’altro si identificano.! ! ! Per l’uomo, è Dio il proprio spirito, la propria anima; e ciò che per l’uomo è spirito, ciò che è la sua anima, il suo cuore, quello è il suo Dio. Dio è l’intimo rivelato, l’essenza dell’uomo espressa. La religione è la solenne rivelazione dei tesori nascosti dell’uomo, la pubblica professione dei suoi segreti d’amore.! ! ! La religione precede sempre la filosofia, nella storia dell’umanità così come nella storia dei singoli individui. L’uomo sposta il suo essere fuori di sé, prima di trovarlo in sé. In un primo tempo, egli è consapevole del proprio essere come di un altro essere» LETTURA - L’essenza del Cristianesimo (1841) FEUERBACH ! «La religione è l’infanzia dell’umanità. Perciò il progresso storico delle religioni consiste appunto nel considerare in un secondo tempo come soggettivo e umano ciò che le prime religioni consideravano come oggettivo e adoravano come dio. Ma l’oggetto e il contenuto della religione cristiana sono umani, e nient’altro che umani.! ! ! La religione, per lo meno quella cristiana, è l’insieme dei rapporti dell’uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere. ! ! ! L’essere divino non è altro che l’essere dell’uomo, liberato dai limiti dell’individuo, cioè dai limiti della corporeità e della realtà, e oggettivato, ossia contemplato e adorato come un altro essere, da lui distinto.! ! ! Tutte le qualificazioni dell’essere divino sono perciò qualificazioni dell’essere umano». Feuerbach e Marx: dall’essenza alla miseria della religione ✤ Per Feuerbach, la fede separa Dio dall’uomo, quindi anche l’uomo dall’uomo. Essa va dunque sottratta all’orizzonte della trascendenza, e sostituita con la “religione dell’umanità”, laica e pienamente intra-storica = umanesimo ateo versus trascendenza ✤ Contro Feuerbach, Marx esprimerà il suo pensiero in questi termini: la religione non esprime la “vera” essenza dell’uomo, ma la sua miseria. La fede non è il contrario dell’amore, ma il sospiro della creatura oppressa, incapace di agire e reagire per la propria emancipazione e libertà (= libero da, libero di), inerte e statica di fronte alla propria oppressione. ✤ In questo senso, Marx interpreta diversamente l’alienazione religiosa di matrice hegeliana, fornendo una più radicale analisi e diagnosi dell’idea di religione, che a suo giudizio è e rimane l’oppio dei popoli, ciò che impedisce ai popoli di svilupparsi e di progredire, destando la propria coscienza all’azione e alla libertà. Nell’opera Per la critica della filosofia hegeliana del diritto, del 1844, Marx scrive: «È l’uomo che fa la religione, e non la religione che fa l’uomo». Dal Dizionario Filosofico ALIENAZIONE ✤ ✤ ✤ In filosofia, il termine alienazione indica un movimento di estraniazione o perdita di sé. Utilizzato dal pensiero medievale per indicare un grado dell’ascesa mistica (l’estasi), attraverso la quale la mente esce da sé per farsi uno con Dio (unione mistica), il concetto di alienazione diviene centrale nel pensiero filosofico politico moderno. In Rousseau (1712-1778), l’alienazione indica la cessione, da parte del singolo, della propria volontà e dei propri diritti a favore della comunità, per la formazione di una volontà generale. Tale cessione si attua nel contratto sociale, che segna il passaggio dallo stato di natura allo stato politico, e la cui unica clausola è, appunto, l’alienazione totale di ciascun associato e di tutti i suoi diritti alla comunità intera. In Hegel, il termine diviene più complesso, venendo a indicare il processo di perdita e di smarrimento da sé dello Spirito (soggetto) che, per realizzarsi, esce dal proprio astratto isolamento e si pone come oggetto (come “mondo” o “natura”). Da questa condizione di estraniazione il soggetto deve riprendersi, per essere presso di sé anche nell’essere altro: ossia di restare se stesso anche nelle proprie oggettivazioni, riconoscendosi libero in esse. L’alienazione si verifica in quanto la realtà spirituale si pone come oggetto, dando origine alla natura: l’oggettività della natura deve essere superata dialetticamente, mediante l’attività con la quale lo spirito si appropria del mondo a livello pratico (il lavoro) e teorico (attività spirituali: arte, religione, filosofia). Dal Dizionario Filosofico ALIENAZIONE ✤ Il concetto speculativo hegeliano di alienazione viene ripreso da Marx, per descrivere la condizione dell’operaio nel regime capitalistico industrializzato. Per Feuerbach, invece, l’alienazione è l’atto con cui l’uomo si crea, si costruisce una divinità perfetta e le si sottomette, risolvendo in modo illusorio i conflitti e i limiti della propria condizione finita.! ✤ Negli scritti di Marx, l’alienazione è caratteristica del lavoratore nella società capitalistica poiché, in essa, il prodotto del lavoro si rende indipendente (= si separa) dall’attività lavorativa dell’operaio e si contrappone al soggetto come una “merce”: cioè come un oggetto estraneo, dotato di valore proprio. L’alienazione in Marx non riguarda qualsiasi oggettivazione dello spirito, ma in modo più specifico essa avviene nel quadro dei rapporti capitalistici di produzione: gli oggetti prodotti dall’uomo sono soltanto “merci”.! ✤ La proprietà privata produce l’alienazione dell’operaio, sia perché essa lo separa dal prodotto del suo lavoro (che appartiene al capitalista), sia perché il lavoro rimane “esterno” ed “estraneo” all’operaio, non appartiene alla sua persona, quindi egli nel suo lavoro non si afferma, ma si nega, e si sente insoddisfatto, infelice: non realizzato, bensì sfruttato in modo impersonale. Reificazione del concetto di lavoro, reificazione dell’idea di uomo, sfruttamento dell’uomo sull’uomo.