3 Le quattro dimensioni del sostegno al volontariato

3 Le quattro dimensioni del sostegno al volontariato per un impegno riqualificato del CSV Favorire il diffondersi della cultura della solidarietà e del volontariato, qualificarne l’agire, attraverso anche l’attivazione di reti di sussidiarietà, ottimizzarne la ricaduta sul territorio, significa porre al centro la persona e favorire la crescita dell’individuo nelle dimensioni antropologiche, sociologiche, psicologiche e anche spirituali. Dimensione antropologica La dimensione antropologica del volontario si radica sul concetto di dono, inteso nella sua accezione più ampia ed allargata (comprendendo, per esempio, l’aspetto della gratuità e della disponibilità di tempo). Il dono, da questo punto di vista, va inteso fondamentalmente come scambio, in un’ottica però che non lo pone all’interno di una dinamica di mercato (non è cioè un baratto) ma che lo definisce come relazione. E’ la scoperta di Marcell Mauss «I doni non hanno lo stesso scopo del commercio e dello scambio nelle nostre società più elevate. Lo scopo è prima di tutto morale, l’oggetto è quello di produrre un sentimento di amicizia tra le due persone interessate e se l’operazione non ottenesse questo effetto tutto verrebbe meno»1. Chi fa volontariato dona, nel senso che mette in circolo una “merce” che costituisce un mezzo di congiunzione sociale. Il concetto di cura, strettamente legato a quello di volontariato, in quest’ottica ribalta una prospettiva che sarebbe unidirezionale per diventare una modalità di relazione, in cui chi dona non solo dà ma anche riceve. Il volontariato quindi ha l’obiettivo di «puntare anzitutto a realizzare la figura dell’uomo solidale». L’uomo solidale è «un soggetto, una persona che ha cura di sé (necessità di prepararsi al meglio per la propria crescita personale e per il servizio), che ha cura dell’altro (solo l’esperienza dell’alterità apre alla relazione che ci fa maturare nella nostra dimensione antropologica), che ha cura dell’ambiente (in quanto ambiente naturale e comunità territoriale nella quale tutti ci salviamo o ci perdiamo)»2. Il CSV può inserirsi in questo processo di relazione e di scambio favorendo la promozione di legami tra attori sociali diversi, costituendo un luogo di sinergie e di approfondimento; attraverso la sua attività di informazione può garantire un accesso il più possibile partecipato e allargato a questo incontro, ascoltando le istanze delle associazioni, dei singoli volontari e dei bisogni del territorio. Dimensione sociologica Se il volontariato è identificabile con un’attività di relazione si implicano in questo processo di costruzione personale due ulteriori parole chiave: partecipazione e consapevolezza di una appartenenza. La relazione, intesa come processo di scambio continuo tra individui presuppone nell’azione volontaria forme di costruzione di cittadinanza e di partecipazione, forme di solidarietà che sono un prendersi cura allargato della collettività. «Possiamo dire che una forma sociale è umana quando le relazioni sociali di cui consiste sono prodotte da soggetti che si orientano reciprocamente in base ad un senso sovrafunzionale3.» In questo senso il volontariato è attore fondamentale nella costruzione della società e il suo ruolo diventa fondamentale e irrinunciabile per garantire servizio e attività volte al raggiungimento della giustizia sociale. L’implementazione di azioni e progetti di solidarietà, del numero dei volontari coinvolti, la qualificazione del loro servizio e della consapevolezza e sensibilità della collettività, rappresenta un aumento esponenziale del capitale sociale di un determinato contesto e quindi il raggiungimento di un maggiore benessere per il singolo e per la collettività stessa, a fronte di un costo che è principalmente costituito dall’impegno svolto dai volontari e dalla costruzione di relazioni di reciprocità. L’istanza partecipativa, ovvero contribuire a realizzare attività o servizi utili alla comunità in generale si declina secondo modalità diverse che intervengono a livelli differenti ma complementari: partecipare alla vita della comunità territoriale e affrontare un problema sociale della comunità in cui vivo e che sento particolarmente. 1
M. Mauss, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, in C. Levi‐Strauss, Teoria generale della magia e altri saggi, Ed. Einaudi, Torino, 1965, p. 183. 2
L. Tavazza, Il volontariato nella transizione, in supplemento alla “Rivista del Volontariato”, anni VI, n. 10, 1999, p. 10. 3
P. Donati, Sulla distinzione umano/non umano, in “Il mondo”, 2, p. 171. Sono due facce della stessa medaglia che il CSV ha il compito di sostenere e promuovere: può farlo da una parte attraverso una radicale e capillare attività di sensibilizzazione e stimolazione delle responsabilità e delle consapevolezze, con un particolare riguardo alle giovani generazioni; dall’altra con un supporto alla progettazione sociale e con il sostegno alle OdV e a una sollecitazione di criteri di trasparenza e qualificazione nel proporre se stesse e i propri progetti alla cittadinanza. Dimensione psicologica «Una delle scoperte più paradossali di questi ultimi anni è infatti che la crescita del reddito non solo non porta sempre ad un aumento della felicità, ma addirittura può concorrere ad una sua diminuzione. Il fatto è che la felicità non proviene solo dai beni e servizi che il denaro è capace di comprare. Il denaro serve bensì ma vi sono altre “cose” che servono molto di più: tra queste la fiducia reciproca la fraternità, la cultura.»4 Se l’individuo o è quindi predisposto a perseguire la propria felicità, può riuscirci solo creando attorno a se un clima di relazione e di fiducia. In quest’ottica la motivazione che spinge un individuo a fare volontariato è del tutto personale e coinvolge gli aspetti più disparati della sua vita che possono essere sia di tipo esperienziale che personale. Sono accomunate, in ogni caso, dal fatto che ognuno di noi vuole avere di sé una certa immagine e proiezione. Il desiderio di fare volontariato quindi può coincidere con la volontà di aumentare stima di sé, il desiderio di sentirsi protagonista, di migliorare le proprie relazioni, di uscire dall’isolamento. Sono queste motivazioni interne su cui scarsamente si può intervenire e che sono da considerarsi assolutamente positive. Di tutt’altro genere è la motivazione a continuare a far parte di una associazione, qui intervengono fattori identitari, di appartenenza e fidelizzazione. Oltre a questo una recente ricerca condotta dal centro studi CSV in collaborazione con l’Università di Verona5 ha sottolineato come siano ingredienti fondamentali per il mantenimento della motivazione e per la permanenza dei volontari in associazione la creazione di un gruppo di lavoro efficace, di dinamiche associative trasparenti e condivise, un buon rapporto tra il direttivo e la base, di una solida e specifica immagine del volontario all’interno della propria associazione. Il CSV può concretamente intervenire alla realizzazione di questi obiettivi attraverso il lavoro di consulenza che ha lo scopo di migliorare gli aspetti organizzativi delle associazioni, ma anche attraverso la ricca proposta dell’ufficio formazione che in questi anni si è fatto carico di approfondire temi legati all’identità del volontario, alla sua motivazione, aiutando anche i dirigenti delle associazioni a intraprendere percorsi che migliorassero il benessere all’interno delle stesse. Dimensione spirituale «La cosa donata, scambiata, non è inerte. Anche se abbandonata dal donatore è ancora qualcosa di lui. Nel diritto maori, per esempio, il vincolo giuridico, vincolo attraverso le cose, è un legame di anime, perché la cosa stessa ha un’anima, appartiene all’anima. Donde deriva che regalare qualcosa a qualcuno equivale a regalare qualcosa di se stessi […] accettare qualcosa da qualcuno equivale ad accettare qualcosa della sua essenza spirituale, della sua anima […] esiste prima di tutto una mescolanza di legami spirituali tra le cose […] gli individui ei gruppi.»6 L'azione volontaria incarna quindi non solo comportamenti ma anche una scelta di stile di vita. Il volontariato si contraddistingue per la sua intrinseca volontà a muoversi verso, ad andare incontro. In questa prospettiva, la reciprocità non è mai intesa come misura della relazione ma come legame che si crea tra le persone in virtù del dono gratuito. A ognuno di questi legami le persone attribuiscono un valore simbolico spirituale, che molto spesso, si pensi alle associazioni di origine cristiana, è il motore stesso e il valore condiviso dei volontari all’interno dell’organizzazione «Se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il fratello, è un mentitore» (1Gv 4,20). Anche in questo senso può svilupparsi parte della formazione progettata dal CSV o dalle singole OdV che attraverso incontri e approfondimenti possono accompagnare i volontari e soprattutto i giovani volontari alla ricerca del senso che azioni di solidarietà e prossimità portano con sé.
4
S. Zamagni, Economia del bene comune, Città nuova editrice, Roma, 2007, p. 45 Dimensione volontario. Fattori che favoriscono impegno e permanenza nelle Organizzazioni di Volontariato. Esito della ricerca disponibile sul sito web del CSV. 6
M. Mauss, Saggio sul dono, Ibidem, p. 175. 5