RISPARMIARE
ENERGIA (E SOLDI)
TRA LE MURA
DOMESTICHE
Hanno collaborato
Bernadette Caiazzo, Eros Franciotti
Parte dei contenuti è tratto dagli opuscoli dell’ENEA
Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente
della collana Sviluppo Sostenibile
INDICE
INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.
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COS’È L’ENERGIA? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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COME POSSIAMO RISPARMIARE ENERGIA IN CASA . . . . . . . . . .
– interventi su appartamenti o edifici per economizzare energia .
– per chi abita in un edificio costruito dopo il 1977 . . . . . . . . . . .
– per chi abita in un condominio con riscaldamento centralizzato
– se siamo locatore di un immobile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– isolamento delle pareti esterne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– isolamento delle coperture . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– isolamento di solai su locali non riscaldati . . . . . . . . . . . . . . . .
– controllo delle dispersioni di calore attraverso le finestre . . . . .
– eliminazione delle infiltrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– isolamento delle superfici vetrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– controllo delle dispersioni di calore dal cassonetto . . . . . . . . . .
– sfruttamento al massimo del combustibile . . . . . . . . . . . . . . . .
– controlli e operazioni di manutenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– regolazione delle temperature interne:
assicuriamo ad ogni ambiente la temperature più giusta . . . . . .
– gestione autonoma di un impianto centralizzato . . . . . . . . . . . .
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L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO . . . . . . . . .
– Edificio e impianto termico: un unico sistema
– Gli impianti di riscaldamento . . . . . . . . . . . .
– La caldaia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– La rete di distribuzione . . . . . . . . . . . . . . . .
– I radiatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– I sistemi di regolazione: come avere sempre
la giusta temperatura . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Per essere in regola... . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Controllo e manutenzione . . . . . . . . . . . . . .
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L’IMPIANTO ELETTRICO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
COMPORTAMENTI INTELLIGENTI CHE AIUTANO A RISPARMIARE
(acquisto; installazione; utilizzo; manutenzione)
– Il frigo e il congelatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Il forno elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– La lavatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– La lavastoviglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Il boiler elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– L’illuminazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Il condizionatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
– Altri elettrodomestici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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ETICHETTA ENERGETICA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
I MARCHI DI SICUREZZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
CONFCONSUMATORI: CHI SIAMO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
INTRODUZIONE
La spesa energetica è una parte consistente dei nostri investimenti, perchè indispensabile per soddisfare le esigenze della vita moderna. Il 31%
dell’energia elettrica e il 44% dell’energia termica (combustibili) vengono utilizzati in ambito residenziale, in uffici ed aree commerciali. Voce
non meno importante e consistente delle spese energetiche è quella
degli elettrodomestici ed apparati elettrici ed elettronici (tv, radio, computer, ecc.). L’illuminazione rappresenta una piccola quota dei consumi totali (circa il 2%) ma, nonostante ciò, essa rappresenta il 15% dei
costi dell’energia elettrica.
Da queste premesse se ne ricava che il fabbisogno energetico è sempre più elevato e che il problema della gestione dell’energia coinvolge
tutti i settori di vita. La gestione energetica non riguarda solo il rifornimento e la distribuzione, ma anche e soprattutto la razionalità nell’uso
finale dell’energia. Il risparmio energetico, a fronte anche della difficoltà di reperimento dei combustibili e dell’inquinamento atmosferico
sempre maggiore, diventa un’esigenza vitale della nostra società e
richiede comportamenti più responsabili e più consapevoli. Limitare i
consumi non significa diminuirne gli utilizzi, ma razionalizzare gli stessi, evitando gli sprechi ed aumentando l’efficienza.
A conferma dell’urgenza di un intervento in materia, la Conferenza di
Kyoto del 1997 ha impegnato tutti i Paesi industrializzati a ridurre le
emissioni inquinanti, ad indirizzare i consumi energetici verso un modello di sviluppo sostenibile e a promuovere l’uso razionale dell’energia.
Il risparmio energetico è interesse di tutti, per migliorare la qualità della
vita e dell’ambiente. Duplice è il beneficio che se ne ricava: il singolo
cittadino pagherà una bolletta energetica meno cara; la collettività si
avvantaggerà di una maggiore durata delle riserve energetiche, di un
minore inquinamento e di una minore dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento dell’energia.
Questo opuscolo, destinato in particolare alle scuole e alle famiglie, è
stato realizzato da Confconsumatori con il sostegno economico del
Servizio politiche energetiche della Regione Emilia-Romagna, per informare i cittadini della possibilità di conseguire significativi risparmi energetici domestici.
Vi troverete informazioni e suggerimenti per far “funzionare meglio” la
casa, senza sacrifici o rinunce, ma utilizzando quello che la tecnologia
ci mette a disposizione, consumando meno energia e risparmiando il
vostro denaro!
Mara Colla
Presidente Confconsumatori
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COS’È L’ENERGIA?
L’energia si presenta in numerose forme: meccanica, termica, elettrica,
solare, eolica, nucleare. È sempre possibile convertire l’energia da una
tipologia all’altra. Tutte le trasformazioni energetiche sono regolate da
due principi fondamentali:
• l’energia non si crea e non si distrugge, ma può solo passare da una
forma all’altra;
• ogni trasformazione dell’energia comporta una dispersione di calore,
non più utilizzabile.
Tra le forme di energia più diffuse vi sono quella elettrica e quella termica perché più immediatamente utilizzabili nell’ambito domestico e
produttivo; non vanno dimenticate le fonti di energia “alternativa” (solare, eolica, ecc.), che si auspica vengano incrementate per limitare l’inquinamento e preservare efficacemente l’ambiente e, quindi, la nostra
salute.
L’energia elettrica
L’energia elettrica è una forma di energia artificiale, ottenuta cioè dalla
trasformazione di altre forme di energia presenti in natura (ad esempio
quella termica, derivante dalla combustione degli idrocarburi, quella
nucleare o quella eolica). L’energia elettrica è una delle forme più pregiate di energia e viene usata in tutti i settori, da quello domestico a
quello industriale. La produzione di energia elettrica è uno dei più dif7
fusi processi di trasformazione di energia realizzati dall’uomo e la sua
utilizzazione nelle abitazioni, nelle aziende, nei servizi e in tutti i settori produttivi costituisce una delle caratteristiche più evidenti della civiltà contemporanea.
L’energia elettrica, che viene impiegata per far funzionare una grande
varietà di apparecchi, ha molti vantaggi: innanzitutto la distribuzione
semplice ed economica tramite impianti fissi; la velocità molto elevata
e le contenute perdite energetiche; la manutenzione degli impianti non
molto costosa e, infine, la non produzione dell’inquinamento caratteristico, invece, di altre fonti energetiche.
L’Italia produce circa l’84% del proprio fabbisogno di energia elettrica;
il restante 16% viene importato attraverso linee elettriche che collegano
la rete italiana a quelle d’oltralpe (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia)
e dalla Grecia.
L’energia elettrica generata in Italia proviene per circa l’82% da centrali termoelettriche, impianti che sfruttano il calore prodotto dalla combustione di gas naturale, prodotti petroliferi o combustibili solidi come
il carbone, per alimentare uno o più generatori a turbina.
Questi combustibili per la maggior parte vengono importati dall’estero:
per questo il costo dell’energia elettrica è molto sensibile alle variazioni del prezzo del petrolio e dei combustibili fossili, nonché alle variazioni del rapporto di cambio euro-dollaro.
La parte restante dell’energia elettrica generata in Italia è ottenuta da
centrali idroelettriche (13%), in cui le turbine sono mosse dall’acqua in
caduta dai bacini di accumulo e, in piccola parte, da centrali geotermiche (che sfruttano il calore del sottosuolo) e dalla combustione di biomasse e rifiuti.
L’energia elettrica è misurata in chilowattora (kWh): questa grandezza
esprime il valore della potenza fornita nell’unità di tempo (1 kWh è
l’energia fornita per far funzionare un apparecchio della potenza di 1
chilowatt per un’ora).
L’energia fornita ai clienti è caratterizzata da alcuni parametri tecnici stabiliti nel contratto in base alle esigenze del cliente.
I principali parametri tecnici dell’energia elettrica sono: tensione e po8
tenza. La tensione elettrica, o differenza di potenziale, è la forza che
consente la circolazione di corrente tra due punti di un circuito o di una
rete elettrica.
La potenza è la quantità di energia disponibile istante per istante in un
punto di prelievo (ad esempio, ai morsetti del contatore). La potenza è
data dal prodotto della tensione per la corrente generata.
L’unità di misura della potenza è il watt (W) e normalmente vengono
utilizzati i suoi multipli: il chilowatt (kW, 1.000 watt) o il megawatt
(MW, un milione di watt).
L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha stabilito che il cliente può
scegliere tra livelli di potenza contrattualmente impegnata pari almeno
a 1,5; 3,0; 4,5; 6,0; 10; 15; 20; 25 e 30 kW. Gli esercenti possono mettere a disposizione ulteriori livelli di potenza impegnata.
Per gli usi domestici i contratti più diffusi prevedono una potenza impegnata di 3 kW; la potenza massima a disposizione del cliente è tuttavia
pari a quella impegnata più il 10%. Ad esempio per la potenza impegnata di 3 kW la potenza massima a disposizione è di 3,3 kW.
Il valore della potenza impegnata determina anche il valore del contributo di allacciamento da versare all’esercente.
Per i clienti con potenza impegnata fino a 37,5 kW il contatore può
contenere un limitatore, cioè un interruttore, che scatta se gli apparecchi in funzione assorbono complessivamente una potenza superiore a
quella stabilita nel contratto.
I clienti con livelli di potenza superiori a 37,5 kW hanno contatori sui
quali non viene installato un limitatore per impedire che l’intervento
dello stesso, e lo “scatto” del contatore, possa provocare danni alle attività produttive . Tuttavia se la potenza disponibile viene superata sistematicamente (per almeno tre volte nell’arco di 12 mesi), può essere
richiesto un adeguamento del contratto e il pagamento dei contributi di
allacciamento aggiuntivi.
L’energia termica
L’energia termica è la forza del calore, che è importante anche per la
produzione di elettricità. Per ricavare elettricità dal calore è necessario
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un materiale combustibile (combustibili fossili). Queste sostanze contengono la cosiddetta “energia chimica” che, liberata durante la combustione, genera energia meccanica e, di conseguenza, energia elettrica.
La produzione di elettricità da combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone) non è rinnovabile, dato che le riserve di combustibile sono
limitate. Si può però ricavare energia termica anche da altre fonti di
calore, e cioè dalle fonti energetiche rinnovabili come il calore terrestre
e quello solare.
La produzione di energia termica avviene anche attraverso il passaggio
di corrente elettrica, ad esempio attraverso un filo ad alta resistenza,
come avviene nelle stufe elettriche e in tutti gli elettrodomestici che sviluppano calore (lavatrice, lavastoviglie, forno elettrico, ecc).
La fonte più conosciuta di energia termica è la combustione di gas naturale, o metano.
Quest’ultimo, per l’alto potere calorifico e per la mancanza di tossicità
ed impurità, rappresenta un’ottima fonte energetica ed anche la più
pulita tra i combustibili fossili. Il gas naturale, al pari del petrolio, si è
formato per la lenta decomposizione di sostanze organiche durante
centinaia di migliaia di anni. La sua origine è legata a quella del petrolio, perciò abbonda nelle regioni petrolifere, ma può anche trovarsi in
zone povere o addirittura prive di petrolio, perchè i gas tendono a spostarsi nel sottosuolo con maggiore facilità dei liquidi e si accumulano in
sacche. Il metano è un gas incolore, inodore, non respirabile, ma non
velenoso.
Dai pozzi di produzione il metano viene trasportato ai luoghi di consumo per mezzo di grandi condutture, dette gasdotti o, più comunemente, metanodotti. Il metano è impiegato, oltre che negli usi domestici
(cucine a gas, riscaldamento, ecc…), anche nell’industria, nelle centrali termoelettriche, nell’industria chimica di trasformazione e nell’autotrazione.
Ogni anno, in Italia, per riscaldare le nostre abitazioni bruciamo circa
14 miliardi di metri cubi di gas; 4,2 miliardi di chilogrammi di gasolio,
oltre a 2,4 milioni di tonnellate di combustibili solidi, soprattutto legna
e un po’ di carbone. Così facendo si riversano nell’ aria circa 380.000
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tonnellate di sostanze inquinanti come ossidi di zolfo e di azoto,
monossido di carbonio, ecc…
Oltre alle sostanze propriamente dette inquinanti, si riversano nell’atmosfera anche più di 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica
(CO2): questa, come è noto, contribuisce al formarsi del così detto “effetto serra” causando l’innalzamento della temperatura media del nostro
pianeta.
Il riscaldamento è, dopo il traffico, la maggiore causa dell’inquinamento delle nostre città.
In termini economici, il nostro Paese deve spendere globalmente oltre
12 milioni di euro per l’acquisto all’estero dell’energia, ed ogni famiglia
italiana spende, in media oltre 500,00 euro l’anno per riscaldarsi.
Quanto detto finora richiama alla nostra attenzione la necessità, e il
dovere, di preservare le fonti di energia, di controllarle e, soprattutto,
di utilizzare in modo razionale e “pulito” l’energia di cui disponiamo.
Nel soddisfare adeguatamente e con efficienza le nostre “esigenze immediate” di energia dobbiamo anche avvertire, come “esigenza strategica”, la salvaguardia delle risorse energetiche e ambientali, nell’interesse nostro e delle generazioni future.
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COME POSSIAMO RISPARMIARE ENERGIA IN CASA
L’energia consumata per il riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria
nell’edilizia residenziale, rappresenta circa il 15% dei consumi energetici nazionali.
Intraprendere dei lavori di risparmio energetico significa:
• consumare meno energia e ridurre subito le spese di riscaldamento;
• migliorare l’appartamento accrescendo il suo comfort;
• partecipare allo sforzo nazionale per ridurre sensibilmente i consumi
di combustibile da fonte esauribile;
• proteggere l’ambiente e contribuire alla riduzione dell’inquinamento.
Applicando i suggerimenti che questo opuscolo offre, possiamo migliorare il comfort del nostro appartamento e ridurre i costi di riscaldamento. Se poi dobbiamo intervenire sull’intero edificio per lavori di manutenzione, siamo nella condizione migliore per realizzare opere volte a
produrre risparmio energetico.
Interventi su appartamenti ed edifici per economizzare energia
I nostri alloggi sprecano quotidianamente molta energia e le nostre bollette continuano ad aumentare.
Di tutta l’energia utilizzata in una stagione per riscaldare a 20°C un edificio, una buona parte viene dispersa dalle strutture (tetto, muri, finestre) ed una parte dall’impianto; sul consumo totale di combustibile
usato per riscaldare il nostro edificio, si può risparmiare anche il 40%
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fin dal 1° anno. Perché non fare qualcosa contro questo spreco di energia visto che sappiamo da cosa è provocato ed anche come controllarlo e frenarlo?
Risparmiare tanto combustibile ogni anno si può. Ecco i principali interventi da fare:
– ridurre le dispersioni di calore attraverso le pareti e il tetto della casa;
– limitare le fughe di aria calda dalle finestre;
– abbassare la temperatura degli ambienti e nei locali non utilizzati;
– sfruttare al meglio l’energia contenuta nel combustibile regolando
bene l’impianto di riscaldamento.
Tutto ciò comporta un investimento in denaro, che sarà più che ricompensato da un risparmio immediato sulle nostre bollette.
Proponiamo questi interventi nelle riunioni di condominio, per il miglioramento di tutto l’immobile, oppure affrontiamo il problema del risparmio energetico da soli, nel nostro appartamento: sicuramente migliorerà il nostro comfort.
Per chi abita in un edificio costruito dopo il 1977
L’edificio deve rispettare la normativa sul contenimento dei consumi
energetici (legge n. 373/76, legge n. 10/91) che impone di ridurre le dispersioni di calore. La nostra casa, pertanto, dovrebbe essere ben isolata. Se abbiamo qualche dubbio, richiediamo al Comune la copia della
relazione tecnica depositata dal progettista a suo tempo. Nella realizzazione della nostra casa devono essere stati rispettati dal costruttore gli
spessori di isolamento e i tipi di materiale e di infissi previsti nella relazione. Potremo comunque richiedere al Comune di effettuare un controllo a nostre spese.
Per chi abita in un condominio con riscaldamento centralizzato
Oggi non si può più dire: “non è possibile fare niente per risparmiare
energia perché ho il riscaldamento centralizzato”. Sia come proprietari
che come affittuari, siamo direttamente interessati al riscaldamento del
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nostro immobile poiché i costi vengono ripartiti fra tutti gli inquilini.
Generalmente sono gli abitanti del primo e dell’ultimo piano che si lamentano per il troppo freddo. Ecco, allora, che si aumenta il riscaldamento per assicurare loro il dovuto comfort.
Questo provvedimento, però, non fa altro che aumentare lo spreco di
combustibile e di denaro. La decisione più giusta da prendere è quella
di effettuare un risanamento energetico dell’edificio; ottenere una
temperatura uniforme in tutto il fabbricato significa benessere per tutti
risparmiando energia. Tutti possiamo proporre questi interventi nella
riunione di condominio: per l’attuazione sono valide le decisioni prese
a maggioranza delle quote millesimali.
Se siamo locatore di un immobile
Intervenendo sul nostro edificio o appartamento affittato ad altri, non
otterremo un beneficio diretto dai lavori, perché saranno i nostri inquilini a godere della riduzione dei costi di riscaldamento. Tuttavia, potremo chiedere una integrazione del canone di locazione e, inoltre, il
nostro immobile acquisterà più valore. La legge 10/91, infatti, prevede
la certificazione energetica delle abitazioni: utilizzando una procedura
comune all’intera Europa, un tecnico qualificato tradurrà pregi e difetti
dell’alloggio ai fini del risparmio energetico in un vero e proprio voto,
che dovrà comparire sui contratti di vendita e di affitto.
Isolamento delle pareti esterne
Un edificio mal isolato fa aumentare le spese di
riscaldamento di tutti gli inquilini, pertanto è
molto importante eliminare le dispersioni di calore con un accurato isolamento.
Le spese di riscaldamento, infatti, non dipendono
solo dal volume da riscaldare, dal clima e dalla
temperatura mantenuta all’interno dell’appartamento, ma anche dall’entità delle dispersioni di calore attraverso le pareti, i solai, i tetti.
Coibentare le pareti di un edificio significa aggiungere uno strato di
materiale isolante: mettiamo un cappotto all’edificio!
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L’isolamento dei muri può essere realizzato dall’interno, dall’esterno o
nell’intercapedine.
Tutti e tre i sistemi presentano dei vantaggi: la scelta dell’intervento da
adottare dipenderà dallo stato di degrado dell’edificio e dalla somma di
denaro disponibile per la sua realizzazione.
Isolamento dall’esterno
È senza dubbio la soluzione più efficace per isolare bene un edificio.
In particolare è molto conveniente quando è comunque previsto un
rifacimento della facciata.
Per questo particolare tipo di intervento si consiglia di affidarsi ad
un’impresa esperta.
Isolamento dall’interno
È un metodo non eccessivamente costoso che può essere realizzato anche “da soli”. Provoca, però, una leggera diminuzione dello spazio abitabile e può necessitare della rimozione dei radiatori, delle prese e degli
interruttori elettrici.
Isolamento nell’intercapedine
Quando la parete contiene un’intercapedine è possibile riempirla con
degli opportuni materiali isolanti. La spesa è modesta e l’intervento è
conveniente.
Per conseguire un effettivo risparmio energetico, ad ogni intervento di
isolamento deve corrispondere una nuova regolazione dell’impianto di
riscaldamento. Viceversa si rischia di surriscaldare l’edificio, perdendo i
risparmi energetici ed economici apportati dall’intervento.
Isolamento delle coperture
Tra tutte le superfici esterne di un edificio, spesso il
tetto è l’elemento che disperde più calore. Isolarlo
non è difficile e, nella maggior parte dei casi, relativamente poco costoso. La convenienza dell’intervento aumenta quando comunque si deve intervenire
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sulla copertura perché è degradata. Se la copertura non è mai stata isolata è consigliabile intervenire immediatamente. Se la copertura è stata
isolata da più di 10 anni è consigliabile verificare lo stato dell’isolante:
deve essere perfettamente asciutto, non lacerato, coprire tutta la superficie del tetto ed aver conservato il suo spessore iniziale. Nel caso contrario è meglio provvedere ad un nuovo isolamento.
Copertura piana
È un intervento estremamente delicato perché necessita di un’accurata
impermeabilizzazione e, se il tetto è praticabile, di un’adeguata pavimentazione. Si consiglia, pertanto, di rivolgersi a personale esperto.
Sottotetto non praticabile
Conviene posare l’isolante sul pavimento del sottotetto; isolare la parte
inclinata porterebbe solo a riscaldare inutilmente il volume del sottotetto con il calore che sale dagli ambienti sottostanti.
Sottotetto praticabile
Si deve fissare l’isolante parallelamente alla pendenza del tetto, se si
vuole ottenere un ambiente confortevole ed abitabile. Se invece il sottotetto è usato solo come locale di sgombero conviene realizzare l’isolamento a pavimento.
Soffitto ultimo piano
È un intervento di facile attuazione che, generalmente, non richiede decisioni condominiali. Si deve posare, dall’interno, l’isolante sul soffitto
dell’ambiente dell’ultimo piano.
Non dimenticate di regolare l’impianto di riscaldamento dopo aver
effettuato l’intervento di risparmio energetico.
Isolamento di solai su locali non riscaldati
Gli appartamenti siti sopra porticati sovente disperdono il loro calore
attraverso il pavimento essendo a diretto contatto con l’ambiente esterno più freddo.
Anche le cantine ed i garage beneficiano inutilmente degli apporti di
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calore provenienti dai locali superiori abitati e riscaldati. Per evitare
questi inconvenienti basta isolare molto bene il soffitto dei locali non
riscaldati e dei porticati.
Controllo delle dispersioni di calore attraverso le finestre
Anche se sono già stati effettuati interventi di
risparmio energetico sulle parti murarie dell’edificio, il calore può continuare ad uscire dalle
finestre attraverso vetri, cassonetto e fessure. Ma
non si deve sigillare la casa: un’eccessiva impermeabilità all’aria crea problemi di muffe e condense, mentre è necessaria un’adeguata ventilazione.
Tutti gli interventi qui proposti hanno un’elevata convenienza ed inoltre alcuni di essi possiamo realizzarli da soli,
senza l’intervento di personale specializzato, con poca spesa e grande
vantaggio.
Eliminazione delle infiltrazioni
Le infiltrazioni provenienti dalle finestre provocano dei rinnovi d’aria
eccessivi, con relative dispersioni di calore. Esistono sul mercato diversi prodotti:
• le guarnizioni per serramenti (in gomma, alluminio, ecc.) di semplice messa in opera;
• il silicone di facile impiego.
Entrambi portano ad un risparmio di energia immediato e costano
poco!
Isolamento delle superfici vetrate
Quando le nostre finestre hanno un solo vetro possiamo:
• inserirne un altro sul medesimo infisso, ottenendo così un doppio
vetro;
• applicare tendaggi pesanti davanti alle finestre (non davanti ai termosifoni!);
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• aggiungere un secondo serramento dietro o davanti al vecchio;
• sostituire tutto il serramento con un altro già predisposto con vetrocamera. La sostituzione dei serramenti comporta costi piuttosto elevati. Tuttavia se essi sono vecchi e danneggiati, non esitiamo a sostituirli con nuovi serramenti termoisolanti.
Controllo delle dispersioni di calore dal cassonetto
Il cassonetto è uno dei punti di notevole dispersione di calore perché spesso non è isolato. Poiché isolarlo è un intervento piuttosto
semplice e poco costoso, laddove c’è lo spazio sufficiente (almeno 2
cm) per applicare l’isolante, è sicuramente conveniente effettuare
l’intervento.
Regoliamo, infine, l’impianto di riscaldamento dopo aver intrapreso l’intervento di risanamento energetico.
Sfruttamento al massimo del combustibile
Il nostro impianto di riscaldamento è come un’automobile che per essere in forma e consumare meno deve essere ben tenuta e perfettamente regolata. Al contrario, spesso le nostre caldaie sfruttano poco o male
l’energia contenuta nel combustibile.
Proprio per questo il D.P.R. 412 del 26.8.93 (a partire dell’agosto ’94) ha
reso obbligatori i controlli sull’efficienza degli impianti termici. Su tutti
gli impianti, sia centralizzati che autonomi, dobbiamo far effettuare
almeno una manutenzione all’anno, secondo regole precise.
Controlli e operazioni di manutenzione
Controllo della temperatura ed analisi dei fumi che
fuoriescono dal camino
Se la temperatura dei fumi è troppo alta, la causa
può essere ricercata nelle incrostazioni delle superfici di scambio termico all’interno della caldaia; queste, infatti, ostacolano il riscaldamento dell’acqua
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che circola nei radiatori ed il calore prodotto viene in parte disperso
attraverso i fumi.
Pulizia della caldaia
Anche un piccolo spessore di fuliggine nei canali che portano il fumo,
causa una sensibile riduzione del rendimento dell’impianto.
Regolazione della combustione del bruciatore
Un bruciatore mal regolato oppure non perfettamente adeguato alla
caldaia è causa sicura di notevole spreco di energia. Inoltre, parte del
combustibile non viene totalmente bruciato e particelle incombuste
fuoriescono dal camino inquinando l’ambiente circostante.
Sostituzione del generatore di calore
È obbligatoria, secondo determinate scadenze, se dagli accertamenti effettuati durante le operazioni di manutenzione si riscontra che non è
possibile migliorare il rendimento della caldaia ed adeguarlo ai valori
imposti dalla legge. Nel caso di caldaie molto vecchie (15 anni) è sicuramente conveniente non aspettare e procedere prima possibile all’acquisto di una caldaia ad alto rendimento.
Affidiamo l’impianto in buone mani
Chi si deve occupare della buona conduzione e della manutenzione del
nostro impianto di riscaldamento? Secondo la legge, l’Amministratore è
il solo responsabile della conduzione, del controllo e della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto; egli ha l’obbligo di affidare
gli eventuali interventi di manutenzione straordinaria ad una ditta specializzata che possieda i requisiti previsti e può delegare alla stessa ditta
tutte le sua responsabilità nominandola “terzo responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto termico”.
Prima di decidere a chi affidare i lavori di ristrutturazione del nostro impianto, verifichiamo che l’installatore possieda i requisiti previsti
dalla legge n. 46/90; assicuriamoci che abbia depositato al Comune la
relazione tecnica prima di iniziare i lavori e che, alla fine, ci rilasci la
dichiarazione di conformità.
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Questo anche nel caso si tratti di eliminare l’impianto centralizzato per
realizzare impianti autonomi.
Regolazione delle temperature interne: assicuriamo ad ogni ambiente
la temperatura più giusta
È esperienza comune, in molte abitazioni condominiali, che le condizioni termiche tra piano e piano e tra appartamenti con diverse esposizioni siano fortemente squilibrate; mentre alcuni “scoppiano” di caldo
altri devono accendere le stufette elettriche...
Perché tutto ciò accade? Spesso succede che l’impianto è stato realizzato in maniera poco corretta e quindi, per assicurare una temperatura
accettabile in uno o più appartamenti (per esempio quelli esposti a
nord o all’ultimo piano), si rende necessario aumentare la temperatura
ambiente in tutti gli alloggi.
Inoltre gli apporti gratuiti di energia, cioè quelli che provengono dal sole, possono talvolta essere molto rilevanti e surriscaldare gli ambienti.
L’utilità delle valvole termostatiche
L’accorgimento più semplice nei casi descritti consiste nell’applicare, ad
ogni radiatore, una valvola termostatica.
Si tratta di un dispositivo che regola automaticamente l’afflusso di
acqua calda ai radiatori, in base alla temperatura che abbiamo impostato su di una apposita manopola graduata.
La valvola si chiude a mano a mano che la temperatura ambiente (misurata da un sensore incorporato nella manopola) si avvicina a quella
desiderata, consentendo di dirottare ulteriore acqua calda verso quei
radiatori che sono aperti non avendo ancora raggiunto la temperatura
impostata.
Le valvole termostatiche vanno installate al posto della vecchia valvola
manuale (quella che spesso non tocchiamo perché è bloccata o perché
potrebbe gocciolare).
Il loro costo dipende dal tipo di radiatore: nei modelli più recenti di
radiatori, la valvola è già predisposta per ricevere una “testa” termostatica. I vantaggi sono notevoli:
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• si riequilibrano le temperature sia all’interno del singolo appartamento sia fra diversi alloggi;
• si ottiene una ripartizione ottimale del calore prodotto dalla caldaia;
• si risparmia energia, fino al 20%, perché si evitano surriscaldamenti e
si sfruttano adeguatamente gli apporti gratuiti di energia solare.
La legge n. 10/91, salvo poche eccezioni, ha reso obbligatoria l’installazione delle valvole termostatiche negli alloggi di nuova costruzione e
nelle ristrutturazioni degli impianti termici, comprendendo il caso di
trasformazione totale dell’impianto centralizzato in impianti autonomi.
Gestione autonoma di un impianto centralizzato
La contabilizzazione
Oggi è possibile mantenere i vantaggi di un impianto centralizzato e
contemporaneamente avere la libertà di scegliere le temperature e gli
orari che più soddisfano le nostre esigenze. Come? Installando in tutto
il condominio un sistema di contabilizzazione del calore e applicando la ripartizione delle spese.
Si tratta di installare un sistema di apparecchiature che “leggono” la
quantità di calore effettivamente consumata in ogni appartamento e
attraverso il quale possiamo aprire o chiudere il nostro impianto e regolare la temperatura ambiente come meglio crediamo. Il tutto senza onerosi lavori di ristrutturazione.
Oltre ad una quota fissa, stabilita dall’assemblea condominiale (variabile dal 20 al 50%), pagheremo solo quello che realmente avremo consumato.
Se poi avremo anche isolato pareti e finestre saranno immediatamente
ricompensati: il nostro appartamento, infatti consumerà e pagherà meno degli altri.
I vari sistemi
Negli impianti a colonne montanti è necessario misurare quanta energia consumano, singolarmente, tutti i radiatori e quindi installare un
contabilizzatore di calore su ogni radiatore.
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Il sistema più semplice per gestire l’impianto secondo le proprie esigenze e avere anche la possibilità di consumare meno, consiste nel sostituire le valvole manuali dei radiatori con valvole termostatiche in modo
da regolare, stanza per stanza, la temperatura desiderata.
Con qualche lavoro in casa si possono installare valvole termostatiche
motorizzate sui radiatori ed un interruttore orario (timer). Collegando
elettricamente le valvole al timer si potranno aprire o chiudere i radiatori in base agli orari scelti. La regolazione delle valvole termostatiche
assicurerà poi la temperatura desiderata stanza per stanza.
La quantità di calore consumata da ogni radiatore e registrata dai contabilizzatori deve essere letta, periodicamente, da un tecnico incaricato
dall’Amministratore. Tuttavia, alcuni tra i sistemi di contabilizzazione
più recenti permettono di evitare che la lettura dei consumi sia fatta
all’interno dell’appartamento, radiatore per radiatore: ogni contabilizzatore, infatti, può trasmettere via radio i dati ad una centralina, installata ad esempio nell’androne, dalla quale l’incaricato della lettura potrà
prelevare i dati relativi ai consumi di tutti gli appartamenti.
I vantaggi
Il tipo di apparecchiature da installare ed i relativi costi dipendono
molto dal sistema di distribuzione dell’impianto e dal grado di automatismo nella gestione che si vuole realizzare.
Va detto inoltre che, nella maggior parte dei casi, le ditte che installano i sistemi di contabilizzazione offrono anche il servizio completo di
assistenza e di lettura dei risultati della contabilizzazione fino alla consegna all’Amministratore delle tabelle con la ripartizione delle spese
appartamento per appartamento.
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L’IMPIANTO DI RISCALDAMENTO
Edificio e impianto termico: un unico sistema
Edifici nuovi e ristrutturazioni
Gli edifici nuovi, per i quali siano stati iniziati i lavori di costruzione
dopo il 1° agosto 1994, devono essere progettati e realizzati in modo
da rispettare le nuove normative. Queste considerano l’impianto termico e l’edificio come un unico sistema che deve essere quanto più possibile efficiente dal punto di vista energetico e, naturalmente, sicuro.
Lo stesso principio vale anche in caso di:
• ristrutturazione dell’impianto termico, cioè modifica sostanziale dei
sistemi di produzione e di distribuzione del calore, compreso il caso
di trasformazione di un impianto centralizzato in più impianti individuali;
• installazione di un impianto termico in edifici esistenti
• sostituzione della caldaia.
Gli impianti di riscaldamento
Insieme alla denuncia di inizio lavori di costruzione dell’edificio o di
ristrutturazione dell’impianto, il proprietario deve depositare presso il
Comune una relazione che contenga:
• il progetto dell’impianto termico;
• il calcolo del fabbisogno energetico per il riscaldamento, cioè la
quantità di energia richiesta dall’edificio e dall’impianto per mantenere la temperatura ambiente a 20 °C per l’intera stagione di riscaldamento;
• il calcolo del rendimento stagionale, cioè dell’efficienza dell’intero
sistema che comprende l’involucro edilizio, la caldaia, la rete di
distribuzione, i termosifoni ed i sistemi di regolazione.
Quindi l’insieme delle parti che compongono l’impianto termico:
• la caldaia, che trasforma l’energia del combustibile in energia termica;
• la rete di distribuzione dell’acqua o dell’aria calda;
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• i termosifoni, che trasferiscono l’energia termica all’ambiente interno;
• i sistemi di regolazione (termostati, valvole ecc...), che ne gestiscono
il funzionamento devono essere scelti e progettati insieme all’edificio
e non, come spesso avveniva prima, in una fase successiva.
Dichiarazione di conformità
Per garantire che l’impianto termico sia realizzato a regola d’arte, secondo le prescrizioni del progettista e nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, l’installazione deve essere effettuata da una ditta specializzata in
possesso dell’abilitazione prevista dalla legge n. 46 del 1990. A lavori
ultimati, la ditta deve obbligatoriamente rilasciare al proprietario una
dichiarazione di conformità dell’impianto necessaria, anche, per ottenere il certificato di abitabilità dell’immobile.
La dichiarazione di conformità dovrà essere completa degli allegati
obbligatori:
1. progetto, nei casi previsti;
2. sempre la relazione con tipologia dei materiali utilizzati;
3. lo schema di impianto realizzato;
4. il riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti;
5. la copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali rilasciato dalla C.C.I.A.A.
La caldaia
È il cuore dell’impianto, dove il combustibile viene bruciato per scaldare l’acqua o l’aria (fluido termovettore) che circolerà poi nell’impianto.
È composta, in generale, da un bruciatore che miscela l’aria con il combustibile e alimenta una camera di combustione (il focolare), da una
serie di tubi attraverso i quali i fumi caldi prodotti dalla combustione
scaldano il fluido termovettore e da un involucro esterno di materiale
isolante protetto da una lamiera (mantello isolante).
Potenza
Ogni caldaia è caratterizzata da:
• una potenza termica del focolare, che indica la quantità di energia
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che il combustibile sviluppa in un’ora nella camera di combustione;
• una potenza termica utile, cioè l’energia effettivamente trasferita, per
ogni ora, al fluido termovettore.
L’energia contenuta nel combustibile viene per la maggior parte trasferita al fluido termovettore, ed in piccola parte dispersa verso l’esterno
dal corpo stesso della caldaia (attraverso il mantello isolante) e soprattuttto dai fumi che fuoriescono, ancora caldi, dal camino.
Più vicini sono i valori della potenza al focolare e della potenza utile,
minori sono le perdite di calore e quindi migliore è il rendimento della
caldaia.
La legge prevede, per ciascun tipo di caldaia di nuova installazione, un
valore minimo del rendimento utile sia per il funzionamento a regime
che per il funzionamento al 30% della potenzialità massima.
La scelta della potenza e del tipo di caldaia da installare dipende dalle
caratteristiche dell’edificio, dall’ubicazione e dalla sua destinazione
d’uso.
È una scelta importante che deve essere fatta da un professionista qualificato e attento ai problemi energetici. Infatti, una caldaia di tipo standard più grande del necessario spreca energia: specialmente nelle stagioni intermedie, essa raggiunge rapidamente la temperatura prefissata
e quindi ha lunghi e frequenti periodi di spegnimento durante i quali
disperde il calore dal mantello e attraverso il camino. Quindi, se si considera l’intera stagione di riscaldamento, la sua efficienza globale non è
elevata, cioè il suo rendimento stagionale è basso.
Per rispettare i valori di rendimento imposti dalle nuove norme, le caldaie più recenti come le “modulanti”, quelle a “temperatura scorrevole” e le caldaie a condensazione permettono di mantenere una buona
efficienza anche nelle stagioni intermedie.
Potenza massima
Se la potenza necessaria a scaldare l’edificio supera i 350 kW, è necessario installare due o più caldaie. In questo modo si evita che caldaie
molto grandi lavorino, in particolare nelle stagioni intermedie, a basso
regime e quindi con bassi valori di rendimento.
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Acqua calda centralizzata
Per produrre anche acqua calda per usi sanitari è necessaria una caldaia con potenza molto superiore a quella sufficiente al solo riscaldamento. Per evitare sovradimensionamenti, nelle nuove installazioni non è
più ammessa la produzione di acqua calda effettuata dalla stessa caldaia destinata al riscaldamento, con l’eccezione degli impianti individuali.
Locale caldaia per impianti centralizzati
Evidenti motivi di sicurezza impongono che ogni caldaia debba essere
installata in un locale idoneo, di dimensioni adeguate e con un ricambio d’aria sufficiente a reintegrare l’ossigeno consumato dalla combustione. Esistono precise norme per tutti i locali caldaia e, quando la
potenza termica è maggiore di 116 kW (100.000 kcal/h), è necessario
un Certificato di Prevenzione Incendi rilasciato dai Vigili del Fuoco.
Caldaie individuali
Le caldaie individuali di nuova installazione possono essere di tipo stagno o atmosferiche (dette anche a fiamma libera). Le caldaie di tipo stagno sono costruite in modo che l’aria necessaria alla combustione viene
presa dall’esterno tramite un tubo e i fumi vengono evacuati sempre
all’esterno; per questo motivo non ci sono preclusioni sul locale di
installazione. Le caldaie atmosferiche, invece, per la combustione utilizzano l’aria del locale in cui sono poste ed è per questo motivo che il
locale deve essere adeguatamente ventilato e, se poste all’interno dell’abitazione, non possono essere installate in bagno o in camera da
letto.
Prese d’aria
Le caldaie atmosferiche individuali a gas già esistenti possono rimanere installate all’interno dell’abitazione, purché nella stanza ci siano
prese d’aria, non ostruibili, praticate in una parete esterna o verso locali adiacenti dotati, a loro volta, di prese d’aria esterna (escluse le camere da letto e i garage). Le dimensioni di queste prese d’aria devono
essere calcolate da un tecnico tenendo conto di tutti gli altri eventuali
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apparecchi di combustione installati nel locale. In caso di nuova installazione di caldaie atmosferiche in locali abitati, dovrà essere realizzata,
nelle modalità previste dalle norme tecniche, un’apertura di sezione
libera non inferiore a 0,4 m2 (es. 40x100 cm).
Scarico dei fumi
Tutti i combustibili, bruciando, rilasciano nell’aria una certa quantità di
sostanze inquinanti, ed è per questo che le caldaie installate in edifici
plurifamiliari, sia centralizzate che individuali, devono essere collegate
ad una canna fumaria che arrivi fin sopra il colmo del tetto.
Nel caso di impianti individuali è possibile evacuare i fumi di più caldaie con la stessa canna fumaria, ma questa deve essere adeguatamente progettata e le caldaie allacciate devono avere caratteristiche simili.
Negli impianti individuali già esistenti e negli edifici monofamiliari
anche nuovi è consentito mantenere lo scarico individuale a parete.
Lo scarico a parete può essere utilizzato nei tre casi seguenti:
• nella sostituzione di generatori di calore individuali;
• nelle singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non
dispongano già di camini o canne fumarie o sistemi di evacuazione
dei fumi con sbocco sopra il tetto dell’edificio;
• nuove installazioni di impianti termici individuali in edifici “storici”,
in precedenza mai dotati di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione dei fumi.
Negli ultimi due casi è comunque obbligatorio installare generatori di
calore individuali con basse emissioni inquinanti (norma tecnica UNI
EN 297).
Libretto di uso e manutenzione
È un documento importante che va conservato con cura. È diviso in
due parti, una per l’utilizzatore, l’altra per l’installatore e il manutentore. Fornisce molte utili indicazioni quali i valori di rendimento della caldaia, le specifiche elettriche per il collegamento di termostati ambien27
te, le principali operazioni di manutenzione. È altresì importante conservare i libretti di uso e manutenzione degli altri componenti l’impianto termico come ad esempio: cronotermostati, valvole termostatiche,
valvole a tre vie motorizzate, addolcitori ecc….
La rete di distribuzione
È costituita essenzialmente dall’insieme delle tubazioni di mandata e di
ritorno che collegano la caldaia ai termosifoni. Generalmente, negli impianti di riscaldamento di edifici civili, l’acqua calda (tra i 50 ed i 90°C)
partendo dalla caldaia, percorre le tubazioni di mandata, riscalda i
radiatori e quindi l’ambiente, e ritorna a temperatura più fredda alla caldaia stessa.
Impianti a colonne montanti (a distribuzione verticale)
Gli impianti a colonne montanti sono costituiti da un anello, formato
da una tubazione di mandata e una di ritorno, che percorre la base dell’edificio.
Dall’anello si dipartono delle colonne montanti che alimentano i vari
radiatori posti sulla stessa verticale ai vari piani dell’edificio.
Fino a pochi anni fa tale tipologia era molto diffusa perchè consentiva
di realizzare economie in fase di costruzione; più difficilmente però
permette di ottimizzare la gestione dell’impianto specialmente quando
si hanno diverse utilizzazioni delle varie zone dell’edificio.
Impianti a zone (a distribuzione orizzontale)
Gli impianti a zone sono realizzati in modo che ad ogni zona dell’edificio, ad ogni piano o ad ogni singolo appartamento è dedicata una
parte della rete di distribuzione. Con questo tipo di impianto è possibile gestire in maniera diversificata le varie zone, non riscaldando, ad
esempio, quelle che in un dato periodo, non sono occupate.
Per questo tale tipologia impiantistica è consigliabile in tutti gli edifici
nuovi o nelle ristrutturazioni, laddove esistono zone con diverse utilizzazioni come, ad esempio, nel caso di edifici destinati in parte ad uffici o negozi ed in parte a residenze.
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Coibentazione
Per limitare le dispersioni, le tubazioni della rete di distribuzione debbono essere protette da un adeguato strato di materiale isolante, il cui
spessore, fissato dalla normativa, dipende dal diametro della tubazione,
dal tipo di isolante, e dalla parete che attraversa.
I radiatori
Sono i terminali dell’impianto, attraverso i quali il calore contenuto nell’acqua viene ceduto all’ambiente da
riscaldare. Sono chiamati comunemente termosifoni o
piastre e costituiscono la parte più visibile ed accessibile dell’impianto.
Possono essere costruiti in ghisa, in acciaio o in alluminio. I radiatori in
ghisa mantengono più a lungo il calore e continuano ad emetterlo
anche quando, ad esempio, l’impianto è spento; di contro sono più
ingombranti e impiegano più tempo a diventare caldi. Quelli in alluminio e in acciaio hanno il pregio di scaldarsi rapidamente e di avere un
minore ingombro ma tendono a raffreddarsi piuttosto in fretta.
Superficie radiante
La caratteristica fondamentale di ogni radiatore è la superficie di scambio termico con l’ambiente, detta anche, impropriamente, superficie
radiante: più è grande, maggiore è la quantità di calore che il radiatore può cedere all’ambiente. I modelli più recenti sono dotati di alette e
di setti interni che ne aumentano la superficie di scambio.
A seconda del tipo, quindi, radiatori con uguali dimensioni esterne possono avere prestazioni diverse.
Convettori ventilati
Nel caso di alloggi abitati saltuariamente, invece dei radiatori, sono più
indicati i convettori ventilati (o ventilconvettori), nei quali l’aria che si
scalda a contatto con le superfici calde viene mossa da un ventilatore
azionato elettricamente. Questo fa si che aumenti la rapidità con la
quale si scalda l’aria ambiente.
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Valvola termosifone, valvola di sfiato e detentore
Quasi tutti i radiatori sono dotati, generalmente nella parte superiore,
di una valvola termosifone e, talvolta, di una valvola per la fuoriuscita
dell’aria.
La valvola termosifone può essere utilizzata per chiudere il radiatore e
non sprecare energia, quando non si abita una stanza, oppure quando
si aprono le finestre con il riscaldamento acceso.
Se i radiatori non si scaldano può darsi che si sia formata una bolla
d’aria all’interno che non permette all’acqua di circolare. In questo caso
basta aprire la valvola di sfiato dell’aria fino a quando non esce un po’
d’acqua.
I modelli più recenti sono dotati di un’altra valvola, posta normalmente nella parte inferiore, in corrispondenza della tubazione di ritorno,
chiamata detentore. Su di essa si agisce quando si vuole equilibrare
l’impianto consentendo, ad esempio, un maggiore afflusso d’acqua
calda ai radiatori dei piani più alti.
Suggerimenti
Due semplici consigli per non sprecare energia:
• qualunque sia il tipo di radiatore, è importante non ostacolare la circolazione dell’aria; è sbagliato quindi mascherare i radiatori con copritermosifoni o nasconderli dietro le tende;
• se il radiatore è posto su una parete che dà verso l’esterno, ad esempio nel vano sottofinestra, è consigliabile inserire tra questo e il muro
un pannello di materiale isolante con la faccia riflettente rivolta
verso l’interno.
I sistemi di regolazione: come avere sempre la giusta temperatura
La progettazione dell’impianto e la scelta della potenza della caldaia, si
basano sul calcolo delle dispersioni termiche dell’edificio, in presenza
di determinate condizioni climatiche e di esposizione. L’impianto, infatti, deve essere dimensionato per assicurare il comfort interno anche in
presenza di punte eccezionali di freddo e, comunque alle temperature
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minime medie della zona. I sistemi di regolazione hanno quindi lo scopo di mantenere la temperatura all’incirca costante negli ambienti interni, indipendentemente dalle condizioni climatiche esterne.
La regolazione può essere effettuata in modi diversi, in relazione al tipo
di impianto e al grado di precisione e di automatismo che si vuole raggiungere.
Impianti centralizzati
Generalmente gli impianti centralizzati sono dotati di una centralina di
controllo (programmatore) con la quale:
• vengono impostatati i tempi di accensione dell’impianto;
• viene regolata automaticamente la temperatura di mandata dell’acqua
ai radiatori sulla base della temperatura esterna, rilevata con una sonda di temperatura. La centralina agisce su una valvola (a 3 o 4 vie)
che miscela l’acqua calda di mandata con quella fredda di ritorno. In
questo modo, al variare della temperatura esterna, si riesce, con una
certa approssimazione, a mantenere costante la temperatura dell’edificio (per esempio a 20°C).
Nel caso di edifici nuovi o di ristrutturazione di impianti termici, è prescritta l’installazione di centraline che diano la possibilità di regolare la
temperatura ambiente almeno su due livelli sigillabili nell’arco delle 24
ore (per esempio 20°C di giorno e 16°C di notte).
La regolazione degli impianti centralizzati, intervenendo esclusivamente sulla temperatura dell’acqua dei radiatori, non tiene conto che, se
l’impianto non è ben progettato ed equilibrato, nelle diverse zone dell’edificio spesso si stabiliscono temperature diverse come succede tra il
primo piano e l’ultimo, tra le facciate esposte a sud e quelle a nord, tra
gli appartamenti d’angolo e quelli interni, e così via.
Spesso, per assicurare un buon comfort agli alloggi più freddi si aumenta la temperatura dell’acqua di mandata, con il risultato di surriscaldare
quelli più caldi e di sprecare energia.
Impianti individuali
Negli ultimi anni, anche per la maggiore diffusione del metano, molti
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hanno scelto di sostituire l’impianto centralizzato con impianti individuali. Questa tendenza è stata anche facilitata dalla legge n. 10 del 1991
che ha stabilito che questa trasformazione, se finalizzata al risparmio
energetico, può essere decisa dalla semplice maggioranza millesimale e
non più dalla unanimità dei condomini.
Le ragioni di questa tendenza sono note a tutti: con un impianto autonomo si ha maggiore libertà nella gestione del riscaldamento, cioè nella
scelta dei tempi e delle temperature. Facendo un po’ di attenzione,
inoltre, si riesce a risparmiare sensibilmente. Maggiore è inoltre il valore sul mercato degli immobili termo autonomi.
Ma esistono anche alcuni svantaggi degli impianti autonomi: non si
possono dividere con nessuno le spese obbligatorie di manutenzione
annuale; il rendimento delle caldaie individuali è, in generale, minore
di quello di una caldaia centralizzata, per cui, se la si tiene accesa per
lo stesso numero di ore, si rischia di consumare più combustibile; i
lavori di trasformazione sono spesso molto onerosi e, infine, la sicurezza che, nel caso di impianti autonomi, non dipende solo dalla diligenza del singolo, ma anche da quella dei suoi vicini; da ultimo, ma non
meno importante, un solo comignolo inquina meno di molti....
Negli impianti individuali a servizio di una sola unità immobiliare è frequente (e consigliabile) l’installazione di un programmatore che accende e spenge automaticamente la caldaia:
• in base alla temperatura ambiente scelta (termostato)
• in base alla temperatura ambiente e ad orari prefissati (cronotermostato).
Con questo sistema di regolazione, si realizza, con la migliore approssimazione, l’obiettivo di mantenere la temperatura costante al variare
delle condizioni climatiche esterne. Inoltre, è possibile scegliere orari di
accensione più adatti alle esigenze di chi occupa l’alloggio.
Trasformazione
È bene ricordare che la trasformazione da impianto centralizzato ad
autonomo, anche nel caso di un solo distacco, è considerata una ristrutturazione dell’impianto termico e quindi soggetta al rispetto delle
nuove norme e ha molti più vincoli
32 che in passato, quali:
• ogni caldaia individuale deve essere dotata di canna fumaria con
sbocco oltre il colmo del tetto;
• prima della trasformazione va presentato un progetto ed una relazione tecnica al Comune.
Queste ragioni rendono sempre più conveniente la scelta di mantenere l’impianto condominiale centralizzato installando un sistema di contabilizzazione del calore e applicando la ripartizione delle spese.
Con la contabilizzazione è possibile mantenere i vantaggi di un impianto centralizzato e contemporaneamente avere la libertà di scegliere le
temperature e gli orari che più soddisfano le esigenze del singolo utente. Si potrà infatti gestire autonomamente il riscaldamento senza avere
la caldaia in casa.
Anche negli impianti individuali, negli edifici nuovi o nel caso di ristrutturazioni, è obbligatorio l’uso di un cronotermostato regolabile su due
livelli di temperatura.
Valvole termostatiche
Sia negli impianti centralizzati che in quelli individuali si sono fatti grandi passi nella direzione di consumare l’energia solo dove e quando
serve. Ma si può fare di più.
Si può regolare la temperatura di ogni singolo ambiente per sfruttare
anche gli apporti gratuiti di energia, cioè quelli dovuti, ad esempio, alla
presenza di molte persone, ai raggi del sole attraverso le finestre, agli
elettrodomestici.
Per ogni radiatore si può installare la valvola termostatica al posto della
valvola manuale.
In questo modo si può consumare meno energia quando il sole è sufficiente per riscaldare alcune stanze, o se vogliamo impostare una temperatura più bassa nelle stanze da letto e una più alta in bagno o, anche, se vogliamo lasciare i radiatori al minimo quando si esce da casa.
Le valvole termostatiche, installate negli impianti centralizzati hanno
anche una buona influenza sull’equilibrio termico delle diverse zone
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dell’edificio.
Quando i piani più caldi arrivano a 20°C le valvole chiudono i radiatori consentendo un maggiore afflusso di acqua calda ai piani freddi. Per
l’installazione delle valvole termostatiche è consigliabile rivolgersi ad
un professionista o a una ditta qualificata.
Il risparmio
Il risparmio di energia indotto dall’uso delle valvole termostatiche può
arrivare fino al 20%. Proprio per questa ragione, è spesso obbligatoria
l’installazione negli edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni.
I vantaggi
I vantaggi della contabilizzazione del calore, dal punto vista energetico, sono notevoli. È per questo che dal 30 giugno 2000 nei nuovi impianti centralizzati, realizzati in nuovi edifici, è obbligatorio installare
sistemi di contabilizzazione del calore.
Per essere in regola...
Temperatura massima
Durante la stagione del riscaldamento, la temperatura media degli ambienti delle abitazioni non deve superare i 20°C (con una tolleranza di
2°C).
Periodo e numero di ore
Il periodo dell’anno nel quale è consentito tenere in funzione gli impianti di riscaldamento e il numero massimo giornaliero di ore di accensione dipendono dal clima della località dov’è ubicato l’edificio. Per
conoscere con esattezza in quale zona climatica è situato un immobile,
e quindi in quale periodo dell’anno si possono accendere gli impianti
di riscaldamento e per quante ore al giorno, basterà rivolgersi al Comune.
In caso di condizioni atmosferiche eccezionalmente avverse, si possono accendere gli impianti di riscaldamento, anche al di fuori dei perio34
di previsti, per non oltre la metà delle ore massime giornaliere normalmente consentite: non è necessario richiedere alcuna autorizzazione.
Interruzione notturna
L’orario giornaliero di riscaldamento può essere frazionato in due o più
periodi ma, comunemente, l’impianto dev’essere spento, di notte, tra le
23 e le 5.
Responsabilità
In passato, la gestione degli impianti di riscaldamento centralizzati era
affidata all’Amministratore del condominio che, a sua volta, incaricava
un tecnico o una ditta di fiducia. Per gli impianti individuali era il proprietario stesso, o l’affittuario, a spegnere e accendere, a regolare temperature ed orari, a decidere se e come fare la manutenzione. Dall’entrata in vigore del D.P.R. n. 412 del 1993 la normativa è diventata molto
più precisa attribuendo la responsabilità dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto ad un unico soggetto.
Per gli impianti condominiali la responsabilità è dell’Amministratore;
nel caso di impianti individuali, è di chi occupa l’alloggio a qualsiasi
titolo, quindi non solo del proprietario ma, a seconda dei casi, dell’inquilino, dell’usufruttuario, ecc. Il responsabile deve conoscere quali
sono gli adempimenti di carattere amministrativo e tecnico che regolano gli aspetti della sicurezza e del risparmio di energia e deve disporre affinché questi vengano rispettati.
Gli adempimenti
Cosa deve fare, in concreto, il responsabile di un impianto di riscaldamento?
Sicurezza
• Deve accertare che sia stata rilasciata la “dichiarazione di conformità” dell’impianto che ne attesti la rispondenza alle norme di sicurezza. Per gli impianti costruiti dopo il 13.3.1990, questa dichiarazione
deve essere stata rilasciata al proprietario dall’installatore.
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Per gli impianti più vecchi è necessario controllare che essi siano in
regola avvalendosi, se necessario, dell’aiuto di un professionista.
Questi, o lo stesso proprietario, compilerà una dichiarazione sostitutiva
di conformità. Tutti gli impianti avrebbero dovuto essere adeguati entro
il 31 dicembre 1998.
L’accertamento della rispondenza alle norme di sicurezza deve, tra l’altro, riguardare l’integrità ed il corretto posizionamento dei tubi di adduzione del combustibile (metano, gasolio, ecc...) e degli eventuali serbatoi, l’esistenza di un’adeguata apertura per l’ingresso dell’aria, che il
camino non sia ostruito, ecc...
Efficienza
• Deve mantenere la caldaia in buona efficienza per non sprecare energia e inquinare quanto meno possibile. A tale proposito deve fare in
modo che sia effettuato un intervento di manutenzione almeno una
volta all’anno e, con cadenze diverse in relazione alla potenza, la verifica strumentale delle prestazioni della caldaia (analisi dei fumi).
Libretto di centrale o di impianto
• Deve compilare e conservare il libretto di centrale (per gli impianti
di potenza superiore ai 35 kW), o il libretto di impianto (per quelli di
potenza inferiore), una vera e propria carta di identità dell’impianto
che contiene, oltre ai dati del proprietario, dell’installatore e del
responsabile della manutenzione, la descrizione dei principali componenti dell’impianto, delle operazioni di manutenzione, delle verifiche strumentali e dei controlli effettuati da parte degli Enti Locali.
Questo libretto deve essere compilato inizialmente dall’installatore nel
caso di caldaie nuove, mentre nel caso di impianti già esistenti dovrà
essere preparato dal responsabile dell’impianto stesso, per esempio
fotocopiando il modello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale o acquistandolo nelle librerie specializzate.
Nel caso di impianti individuali, quando l’occupante lascia l’appartamento, il libretto deve essere riconsegnato al proprietario o a colui che
subentra nell’alloggio.
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Il libretto di impianto e di centrale deve essere conservato presso l’appartamento o l’edificio in cui è installato l’impianto.
• Deve esporre, nel caso di impianto termico centralizzato, una tabella con l’indicazione del periodo annuale di esercizio dell’impianto, dell’orario giornaliero di attivazione prescelto, delle generalità e domicilio
del responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto.
Il terzo responsabile
La legge prevede la possibilità di delegare la responsabilità dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto ad un altro soggetto, il terzo
responsabile, purché questi sia dotato di sufficienti competenze tecniche ed organizzative.
Il terzo responsabile deve essere, infatti, una ditta che possieda almeno l’abilitazione, rilasciata dalla Camera di Commercio o dall’Albo delle
Imprese Artigiane, ai sensi della legge n. 46 del 1990.
Tra i compiti del “terzo responsabile”, oltre alle operazioni di manutenzione che vanno registrate sul “libretto di centrale” (“libretto di impianto” per gli impianti più piccoli), vi è il rispetto del periodo annuale di
accensione, l’osservanza dell’orario prescelto nei limiti imposti dalla
legge, il mantenimento della temperatura ambiente entro i 20°C e il
rispetto delle norme di sicurezza.
Per gli impianti individuali, l’occupante dell’alloggio rimane responsabile del rispetto delle norme relative alle temperature interne dell’alloggio e ai periodi di accensione dell’impianto, anche se decide di affidare le altre responsabilità ad un terzo responsabile.
Delega
L’Amministratore o l’occupante dell’alloggio può quindi scegliere tra:
• delegare una ditta (almeno qualificata ai sensi della legge n. 46 del
1990) nominandola terzo responsabile dell’esercizio e della manutenzione dell’impianto. In questo caso è obbligatorio redigere e sottoscrivere, da parte del terzo responsabile, un atto di assunzione delle
responsabilità e consegnarne copia all’Amministratore o all’occupante l’alloggio; il terzo responsabile è tenuto a comunicare all’Ente
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Locale competente la propria nomina e anche le eventuali revoche o
dimissioni dall’incarico;
• mantenere la responsabilità dell’impianto ed affidare ad una ditta
(almeno qualificata ai sensi della legge n. 46 del 1990) il controllo la
manutenzione e le verifiche strumentali periodiche. In questo caso
l’Amministratore o l’occupante dell’alloggio provvederà a riportare sul
libretto di centrale (di impianto) i risultati delle verifiche eseguite
dalla ditta.
Verifica del rendimento
Le verifiche strumentali che la legge impone di fare periodicamente
consistono nella misura della temperatura dei fumi che fuoriescono
dalla caldaia, del loro contenuto di ossigeno o di anidride carbonica
(CO2), di monossido di carbonio (CO), di particelle incombuste. I valori rilevati servono per calcolare il rendimento di combustione della caldaia, cioè il suo grado di efficienza.
È evidente che una caldaia poco efficiente spreca energia ed è per questo che sono stati fissati, in base alla potenza della caldaia, dei limiti
minimi di rendimento. Se il rendimento della caldaia, misurato con le
analisi strumentali, scende al di sotto di tali limiti si deve intervenire con
la manutenzione, oppure si deve procedere alla sostituzione della caldaia stessa.
Controllo e manutenzione
Per sfruttare al meglio l’energia contenuta nel combustibile, per garantire la sicurezza e proteggere l’ambiente, l’impianto di riscaldamento
deve essere ben tenuto e correttamente regolato. Proprio per questo la
legge impone che su tutti gli impianti, almeno una volta all’anno, venga
effettuato un intervento di controllo e manutenzione eseguito secondo
quanto richiesto dalle norme UNI e CEI, e secondo le indicazioni fornite dal costruttore nel libretto di uso e manutenzione della caldaia.
Requisiti
L’incaricato della manutenzione deve avere i requisiti di legge per poter
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intervenire sull’impianto e riparare tutti gli eventuali malfunzionamenti.
Deve quindi essere una ditta abilitata ai sensi della legge n. 46 del 1990.
Operazioni
Il manutentore deve eseguire il controllo e la eventuale manutenzione
dell’impianto (e non della sola caldaia) conformemente alle istruzioni
tecniche fornite dal costruttore dell’impianto o, in mancanza di queste,
secondo le istruzioni dei fabbricanti i componenti dell’impianto termico. Se anche queste non sono disponibili, secondo le prescrizioni delle
normative UNI e CEI vigenti.
La nuova normativa (D.P.R. 551/99) fornisce un modulo di rapporto di
controllo tecnico (allegato H) nel quale sono riportate le principali operazioni che, almeno una volta l’anno, il manutentore deve compiere in
mancanza di specifiche indicazioni.
Al termine dell’intervento, il manutentore deve compilare e sottoscrivere un rapporto che anche il responsabile dovrà sottoscrivere per ricevuta e conservarne copia insieme alla documentazione di impianto. Nel
caso di impianti autonomi questo rapporto di controllo e manutenzione, si identifica con l’allegato H al D.P.R. 551/99.
I principali riferimenti normativi sulle operazioni di manutenzione sono
i seguenti:
• Impianti autonomi: UNI 7129, UNI 7131, UNI 10436;
• Impianti centralizzati: UNI 9317, UNI 8364, UNI 10435.
Le caldaie, che non rispondano ai valori minimi di rendimento neanche
in seguito agli interventi di manutenzione, devono essere sostituite
entro 300 giorni.
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L’IMPIANTO ELETTRICO
Nelle nostre abitazioni l’impianto elettrico ha una grandissima importanza: dalla sua corretta installazione e manutenzione dipende la sicurezza
delle famiglie. Non è quindi un caso che esistano leggi specifiche (la
186/68 e la 46/90) atte a regolamentare l’esecuzione a regola d’arte
dell’impianto elettrico.
Anche il CEI (Comitato elettrotecnico italiano) ha emanato normative
nel campo della progettazione, esecuzione e verifica di un impianto elettrico (le Norme CEI 64-8 e le Norme CEI 64-50).
L’installazione degli impianti elettrici deve essere affidata a elettricisti
abilitati che, alla fine dei lavori, devono rilasciare una “dichiarazione di
conformità”. È un documento in cui si attesta che i lavori sono stati eseguiti secondo la vigente normativa. Per avere pieno valore la “Dichiarazione di Conformità” deve essere completata con i seguenti documenti:
– Progetto a firma di un Tecnico abilitato (ove obbligatorio);
– Relazione con tipologie dei materiali utilizzati - Schema di impianto
realizzato;
– Riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già
esistenti;
– Copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico – professionali.
La legge prevede che ogni abitazione sia dotata di un salvavita (interruttore differenziale magneto termico) e di una messa a terra. Nei condomini è obbligatorio nelle parti comuni sia il salvavita che la messa a
terra mentre in ciascun appartamento condominiale deve essere istallato un salvavita. È un dispositivo che protegge e toglie corrente elettrica a tutto l’impianto quando, a causa di un prelievo eccessivo di energia o di un corto circuito, avviene l’improvvisa circolazione di una pericolosa quantità di corrente elettrica che potrebbe danneggiare cose e/o
persone.
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Oggi, grazie allo sviluppo della bioediliza, è possibile installare nelle
nostre abitazioni un sistema d’illuminazione con emissione ridotta di
campo elettromagnetico.
Spetta naturalmente agli esperti in questo settore proporre una razionalizzazione dell’impianto, utilizzando determinati accorgimenti. Illustriamo qui di seguito le principali soluzioni tecniche adottate per ridurre il
campo elettromagnetico:
– Contatore, da posizionare all’esterno;
– Quadro generale, da collocare in una parete che non sia adiacente
alla camera da letto o a un punto di sosta prolungata;
– Diramazione dei fili in linea, a L, con una conformazione a stella.
Per realizzare un impianto d’illuminazione a emissione ridotta di campo elettromagnetico è inoltre necessario procedere:
– all’installazione di uno o più disgiuntori. Sono dispositivi elettrici che
interrompono la distribuzione di energia elettrica dalle linee ad essi
collegati quando non è in funzione nessun apparecchio elettrico
(lampadine, elettrodomestici). In questo modo si evita che nella rete
di distribuzione elettrica rimanga, anche quando non c’è richiesta,
una tensione alternata. Naturalmente, quando si accende una luce o
si avvia un elettrodomestico, il disgiuntore riattiva la tensione di rete.
I disgiuntori possono essere installati su linee dove normalmente non
sono inseriti apparecchi che necessitano costantemente di energia
elettrica per funzionare.
– alla schermatura dei campi elettrici alternati (si realizza facilmente
con fogli sottili in alluminio o rame o con apposite vernici a graffite)
e del campo magnetico (piuttosto complessa da realizzare).
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COMPORTAMENTI INTELLIGENTI
CHE AIUTANO A RISPARMIARE
IL FRIGORIFERO e IL CONGELATORE
Come si sceglie un frigorifero? E un congelatore? 1, 2, 3 o addirittura 4
porte? 3 o 4 stelle? cantina, chiller, no-frost…
Quanto consumano? Qual è il modo migliore per utilizzarli?
Di quale manutenzione hanno bisogno?
Sono domande semplici, che ci troviamo ad affrontare
spesso, sia al momento dell’acquisto che nel loro uso
quotidiano e, soprattutto, quando dobbiamo pagare
qualche riparazione troppo costosa. Le risposte possono
essere altrettanto semplici.
Il frigorifero
Acquistare un frigorifero può rivelarsi più difficile del previsto per la
vasta gamma di soluzioni sia funzionali che estetiche presenti oggi sul
mercato. Facciamo un pò di chiarezza su alcune delle caratteristiche da
considerare al momento di scegliere.
I frigoriferi monoporta (più precisamente frigoriferi con o senza scomparti per le basse temperature) sono adatti soprattutto a chi preferisce
acquistare giorno per giorno gli alimenti freschi ed hanno generalmente – ma non sempre – dimensioni ridotte; spesso hanno una piccola cella, o un vano separato (anche a quattro stelle) per conservare alimenti
surgelati.
I frigocongelatori a due porte sono dotati di un vano frigorifero e di un
vano congelatore (generalmente a quattro stelle) entrambi di discrete
dimensioni. Sono molto pratici in quanto consentono anche di congelare cibi freschi.
Alcuni modelli hanno motori separati e quindi la possibilità di utilizzare solo una parte del frigorifero, con un buon risparmio di energia.
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I frigocongelatori con più di due porte danno la possibilità di scegliere
tra diversi climi quello più adatto ai cibi che si intendono conservare.
Gli scomparti a temperature diverse e differenziati livelli di umidità consentono, infatti, di ritardare notevolmente la degradazione degli alimenti freschi:
• il vano frigorifero mantiene un costante grado di umidità ed è destinato a cibi di rapido consumo e bottiglie;
• il congelatore a quattro stelle, permette di congelare alimenti freschi
e di conservare quelli surgelati;
• il “chiller”, costituisce l’ambiente ideale per conservare pesce e carne.
In questo caso, infatti, gli alimenti non congelano, ma il processo di
deperimento viene notevolmente rallentato così che carne e pesce si
mantengono freschi fino a 10 giorni.
A questi scomparti se ne aggiunge un quarto, generalmente a raffreddamento indiretto, in cui il cibo è conservato a temperatura “cantina”
per proteggere con la giusta umidità frutta e verdura dalla disidratazione, mantenendo così inalterati freschezza e contenuto vitaminico.
Nonostante la loro complessità, questi modelli permettono di risparmiare energia in quanto, con l’apertura delle singole porte, la perdita di
freddo è ridotta al minimo. Inoltre, il clima all’interno dei singoli scomparti è controllato elettronicamente in modo che la temperatura rimane
costante, indipendentemente da quella esterna. Esistono anche apparecchi a sbrinamento automatico, che eliminano la brina dalle pareti
fredde senza necessità di intervento.
Oltre a questi esistono i cosiddetti frigocongelatori “no-frost” (senza
brina), i quali sono dotati di un sistema che integra il normale raffreddamento statico, in cui l’aria fredda scende lentamente verso il basso
dal generatore del freddo, con una speciale ventilazione forzata: la circolazione uniforme di aria fredda all’interno del vano evita la formazione della brina o umidità sulla superficie degli alimenti, integrando lo
sbrinamento automatico. I cibi si mantengono “freschi” più a lungo
rispetto ai frigoriferi tradizionali.
Nei vani congelatori “no-frost” la surgelazione è molto più rapida rispetto al congelatore tradizionale e poiché i cristalli che si formano nella
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struttura degli alimenti sono più piccoli, la consistenza, gli odori ed i
sapori degli alimenti si mantengono inalterati.
Il consumo degli apparecchi no-frost è generalmente più elevato rispetto a quello dei frigoriferi a freddo statico, ma si tratta comunque di
apparecchi con prestazioni diverse, per quanto riguarda il modo di conservare gli alimenti.
Inoltre lo strato di ghiaccio che spesso ricopre le pareti dei frigoriferi a
freddo statico ne aumenta, di fatto, i consumi. Per questo, il maggior
consumo dei no-frost, dovuto all’azione della ventola, è compensato
dal fatto che non formandosi ghiaccio sulle pareti le prestazioni dell’apparecchio rimangono costanti.
I frigoriferi “ecologici” che cominciano ad essere presenti sul mercato,
sono, nelle intenzioni dei costruttori, apparecchi costruiti in modo da
risparmiare energia e con materiali e tecnologie che rispettano l’ambiente. Alcuni modelli sono forniti, sulle pareti, di un doppio isolamento; in questo modo disperdono meno il freddo.
Spie luminose, segnalazioni acustiche in caso di mancanza di corrente,
sistemi elettronici che indicano la non corretta chiusura di una porta ed
altri accorgimenti per un razionale e completo sfruttamento dello spazio, sono utili optionals per un elettrodomestico che, però, va scelto
valutando correttamente le proprie esigenze e cercando, soprattutto, di
evitare inutili sprechi di energia.
Un elemento fondamentale per questa scelta è la “capacità” del frigorifero, cioè lo spazio interno effettivamente utilizzabile. Anche un apparecchio di piccole dimensioni può essere sufficiente, purché lo spazio
interno sia versatile, realizzato razionalmente e pratico.
In ogni caso, un frigorifero di media capacità (220-280 litri) dotato di
un congelatore da 50 litri, consuma mediamente 450 kWh all’anno sia
pieno di alimenti che vuoto, ed i consumi annuali subiscono un aumento di 80-90 kWh per ogni 100 litri di capacità in più. Inoltre, il frigorifero rimane sempre acceso e, di conseguenza, una piccola differenza di
consumo tra un apparecchio ed un altro diventa, in un anno, una
discreta somma sulla bolletta elettrica.
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Al momento di acquistare un frigorifero nuovo, occorre quindi fare molta attenzione e paragonare fra loro le prestazioni dei diversi modelli.
Il congelatore
La congelazione domestica permette, spesso, di economizzare tempo e denaro. Bisogna però ricordare che è necessario
affidarsi ad apparecchi sicuri, in grado di garantire un gelo
profondo e costante, indipendentemente dal clima e dalla
stagione. Si può scegliere tra congelatori verticali ed orizzontali, in base alle diverse esigenze funzionali e di spazio.
L’interno dei congelatori verticali o “ad armadio” è organizzato in pratici cassetti ed i cibi risultano facilmente accessibili, è spesso
presente un tasto per il cosiddetto “congelamento rapido”, a temperatura più bassa. Questa funzione, da utilizzare quando si introducono
nell’apparecchio grandi quantità di alimenti freschi, va disinserita quando il congelamento è completato.
I congelatori verticali occupano meno spazio di quelli orizzontali ma
generalmente, a parità di volume, hanno un costo superiore.
I congelatori orizzontali, o a “pozzo”, si aprono verso l’alto e, generalmente non hanno divisioni interne tranne, in alcuni modelli, un vano
per il congelamento rapido. La loro semplicità permette di risparmiare
al momento dell’acquisto ma, di contro, la ricerca dei cibi risulta meno
agevole. Indipendentemente dal tipo di congelatore, uno dei fattori che
incide maggiormente sui consumi è l’isolamento delle pareti. I modelli
più recenti sono dotati di un superisolamento, cioè di un forte spessore di poliuretano (9-10 cm) alle pareti.
Anche se questo strato isolante va a diminuire leggermente lo spazio
utile interno, è sempre conveniente scegliere un modello più isolato
che uno meno isolato. Basterà porre maggiore attenzione al confezionamento e al posizionamento dei pacchetti con gli alimenti. Inoltre, in
caso di black-out della corrente elettrica, gli apparecchi molto isolati
hanno una maggiore autonomia di conservazione (fino a 72 ore).
Anche le abitudini d’uso incidono molto sui consumi di energia elettrica. Aprire lo sportello di un congelatore significa, nella maggior parte
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dei casi, far ripartire il compressore dell’apparecchio, e quindi consumare energia. Ovviamente più si tiene aperto lo sportello, più si consuma.
Nei congelatori a pozzo ciò avviene meno di frequente che in quelli ad
armadio: nei primi, infatti, l’aria calda, che è più leggera di quella fredda si accumula verso l’alto del congelatore formando uno strato protettivo che impedisce al freddo, stratificato in basso, di disperdersi quando si apre lo sportello.
Oggi poi abbiamo una possibilità in più di scegliere quei modelli che
ci consentono di ridurre i consumi: infatti, da qualche tempo sui frigoriferi, congelatori e frigocongelatori è applicata una etichetta colorata
con frecce e altri simboli, l’etichetta energetica, la quale permette di
conoscere caratteristiche e consumi dei frigoriferi, valutando fin dal momento dell’acquisto il consumo annuo di ciascun modello.
I consumi
Abbiamo visto come una scelta “fredda” al momento dell’acquisto è il
modo migliore per evitare sprechi, ma poi, quando l’apparecchio è già
in casa, ogni volta che lo apriamo, è un po’ come aprire il portafoglio.
Sembra esagerato, ma è così: gli sprechi nei consumi di energia elettrica derivano in gran parte dalla dispersione degli sportelli aperti. Bisogna quindi evitare di aprirli troppo spesso e troppo a lungo.
L’utilizzo
Alcune piccole attenzioni aiutano ad utilizzare meglio i frigoriferi ed i
congelatori.
1. Posizionare gli apparecchi possibilmente nel punto più fresco della
cucina, lontano dai fornelli, dal termosifone e dalla finestra. Per il
congelatore, una buona collocazione può essere la cantina o il
garage.
2. Lasciare uno spazio di almeno 10 cm tra la parete e il retro dell’apparecchio e, se questo è inserito nei mobili della cucina, assicuratevi che vi sia spazio sia sopra che sotto per una buona ventilazione.
3. La regolazione del termostato deve avvenire secondo la temperatura
ambiente: dunque varierà secondo le stagioni, seguendo anche le
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8.
eventuali indicazioni del costruttore, ma evitando di raffreddare troppo (posizioni eccessivamente fredde sono inutili per la conservazione dei cibi, mentre i consumi energetici aumentano del 10-15%). La
temperatura interna deve essere tra 4°C e 6°C, a seconda della zona.
Posizionare gli alimenti secondo le loro esigenze di conservazione
ricordando che, generalmente, la zona più fredda del frigorifero è in
basso, sopra i cassetti della verdura.
Evitare di riempire eccessivamente il frigorifero e, specialmente se
non è no-frost, cercare di lasciare un po’ di spazio a ridosso delle
pareti interne per favorire la circolazione dell’aria e l’eliminazione
della condensa.
Non introdurre mai cibi caldi nel frigorifero o nel congelatore perché contribuiscono alla formazione di ghiaccio sulle pareti. Al contrario, far scongelare i cibi nel frigo è consigliabile.
Fare attenzione quando si apre il frigorifero, in modo da prelevare
o mettere dentro velocemente i cibi: per fare prima, basta prendere
l’abitudine di tenerli in ordine, sempre negli stessi scomparti, o in
contenitori separati o in sacchetti con etichetta.
Riportare la manopola del congelatore in posizione di “conservazione” dopo aver surgelato i cibi alla temperatura più fredda.
La manutenzione
Bastano poche attenzioni per allungare la vita dei frigoriferi e dei congelatori, mantenendoli in perfetta forma. Eccole:
– controllare che le guarnizioni di gomma delle porte siano sempre in
buono stato; nel caso siano scollate o deteriorate è bene sostituirle;
– pulire ogni tanto il condensatore (serpentina) posto sul retro dell’apparecchio, dopo aver staccato l’alimentazione elettrica: lo strato di
polvere che si forma fa aumentare i consumi in quanto non permette un buon raffreddamento;
– sbrinare l’apparecchio non appena lo strato di ghiaccio supera i 5 mm
di spessore. La brina sottrae freddo all’apparecchio in quanto forma
uno strato isolante, facendo aumentare i consumi di energia e riducendo, inoltre, lo spazio utilizzabile;
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– leggere sempre molto attentamente il libretto di istruzioni allegato al
nuovo apparecchio. Contiene preziosi suggerimenti per il migliore
utilizzo.
FORNO ELETTRICO
– Compatibilmente con la pietanza, spegnete in anticipo
il forno rispetto ai tempi di cottura: il calore non scompare subito e la cottura prosegue.
– Utilizzate con parsimonia la funzione grill: consuma
quasi il doppio della normale cottura.
Possibile risparmio acquistando un modello più efficiente
Rispetto a un modello di classe A, uno di classe C (ancora molto venduto) consuma il 50% in più.
Un modello venduto fino a qualche anno fa consuma addirittura il doppio, per una spesa annua (ipotizzando di usarlo due o tre volte alla settimana) di circa 15 euro in più.
Sono da preferire i modelli ventilati ai modelli convenzionali, sia per
una migliore cottura, sia per un risparmio energetico (fino al 20%).
LA LAVATRICE
La tecnologia si evolve a ritmo sempre più veloce: anni
di studio e di lavoro hanno portato alla produzione di
lavatrici che, rispetto a quelle vecchie, sono in grado di
lavare il bucato utilizzando una minore quantità d’acqua,
di detersivo e di energia elettrica.
Infatti, fino a pochi anni fa l’unico tipo di lavaggio era
quello dell’“ammollo”, in cui la biancheria veniva immersa in acqua con
il detersivo e lavata soltanto con un movimento rotatorio del cestello.
Ora nei nuovi modelli è stato introdotto il lavaggio “a pioggia”, in cui i
capi sono sottoposti ad una duplice azione in quanto, oltre all’ammollo, vengono continuamente spruzzati dall’alto con acqua e detersivo.
Alcune macchine prevedono anche il riutilizzo dell’acqua di lavaggio
che, attraverso un’apposita conduttura, viene riciclata e immessa nuo48
vamente in vasca, passando attraverso la biancheria ed aumentando
così l’eliminazione dello sporco.
Diminuendo la quantità d’acqua è necessaria meno energia per portarla alla temperatura prescelta per il lavaggio ed è anche sufficiente una
minore quantità di detersivo.
Per queste ragioni, al momento dell’acquisto, è sempre meglio preferire modelli di recente produzione, che ormai assicurano un consumo
d’acqua e detersivo estremamente contenuti e di cui sono noti sia il
consumo di energia, sia la capacità di lavare.
Meno consumi... uguali risultati
Il detersivo
Costa di più dell’energia elettrica usata nel ciclo di lavaggio. Infatti, per
un bucato a 60°C, si usano tra 1,2 e 1,5 kWh di elettricità per scaldare
l’acqua e si consumano 120-150 grammi di detersivo in polvere. Questo
significa che spendiamo circa 0,26 euro per l’energia elettrica e circa
0,31 euro per il detersivo. Riducendo i consumi di detersivo, perché
con le nuove lavatrici ne basta una minore quantità, possiamo ottenere un doppio vantaggio: diminuire le spese e contribuire al rispetto dell’ambiente. Lo scarico di detersivi nei fiumi e nei mari rappresenta infatti una delle maggiori cause dell’inquinamento delle acque.
È importante inoltre sapere che un bucato “perfetto” non dipende tanto
dalla quantità di detersivo, quanto dalla “durezza” dell’acqua a cui questo viene miscelato. La presenza di calcio e magnesio nell’acqua utilizzata influenza in maniera determinante i risultati del lavaggio: per diminuire la quantità di calcio e magnesio i detersivi contengono nella loro
formulazione particolari ingredienti che sono in grado di bloccare l’azione negativa dei componenti della durezza dell’acqua. Più alta è la
durezza dell’acqua, maggiore è la quantità di questi ingredienti, e quindi di detersivo, che deve essere dosata per ottenere risultati di lavaggio
accettabili dal punto di vista della pulizia e dell’igiene. Quando si usa
un’acqua “dolce” (minore di 15 gradi francesi) è sufficiente una dose di
detersivo molto inferiore rispetto a quando si usa un’acqua “dura” (mag49
giore di 25 gradi francesi).
Le istruzioni in etichetta riportate sui contenitori dei detersivi forniscono ai consumatori le dosi corrette da utilizzare anche in funzione della
durezza dell’acqua. Per poter seguire tali istruzioni è quindi necessario
conoscere il grado di durezza dell’acqua di cui si dispone, ad esempio
rivolgendosi al gestore dell’acquedotto.
La durezza dell’acqua può essere misurata per mezzo di “strisce-test” (si
trovano in vendita nei negozi di ferramenta e in quelli di acquari) che,
immerse, permettono una facile lettura.
Per correggere un’acqua troppo dura si può installare, alle tubature di
adduzione, un “addolcitore” che riduca il calcare presente.
In alternativa, buoni risultati si possono ottenere utilizzando, insieme al
detersivo, anche un prodotto anticalcare.
Il consumo di elettricità
La lavatrice, da sola, è responsabile di una quota cospicua dei consumi
elettrici delle nostre abitazioni; questo consumo è dovuto soprattutto al
riscaldamento dell’acqua per il lavaggio, mentre solo una piccola percentuale serve ad azionare il motore.
Alcune lavatrici possono essere alimentate direttamente con l’acqua
calda: questa soluzione è particolarmente conveniente se è possibile
collegare la lavatrice direttamente ad una fonte di acqua calda non troppo lontana (per esempio uno scaldacqua a gas); in questo modo si
risparmia energia elettrica e i tempi di lavaggio diminuiscono perché
non bisogna aspettare che l’acqua si scaldi nella lavatrice.
L’utilizzo
Alcuni consigli per far funzionare meglio la lavatrice:
– Scegliere correttamente il programma.
– Il programma a 90°C è ormai raramente necessario perché i detersivi
di oggi assicurano un bucato “perfetto” a temperature più basse.
– Dovrebbe essere utilizzato esclusivamente per un bucato veramente
molto sporco e con tessuti resistenti. Oltre al fatto che consuma molta
elettricità per scaldare l’acqua e molto detersivo (circa il 20% in più
50
perché, generalmente, questo programma prevede anche una fase di
prelavaggio), la temperatura elevata dell’acqua deteriora più rapidamente la biancheria.
– Preferire i programmi di lavaggio a temperature non elevate (40°60°C).
– Come abbiamo già detto, oggi esistono detersivi molto attivi anche a
basse temperature, in grado di garantire ottimi risultati; inoltre i tessuti durano di più e i colori non sbiadiscono.
– Utilizzare la lavatrice solo a pieno carico oppure servirsi del tasto
“economizzatore o mezzo carico” quando c’è poca biancheria da
lavare. In questo caso però bisogna ricordarsi che “mezzo carico” non
significa “mezzo consumo”. L’energia e l’acqua consumate per lavare
poca biancheria si riducono ma non così tanto come si è portati a credere.
– Controllare la quantità di detersivo in base alla durezza dell’acqua,
senza mai esagerare: ne serve sempre meno di quanto pensiamo;
verifichiamolo con la tabella presente sulle confezioni di detersivo e
in base allo sporco effettivo della biancheria.
– Non superare mai le dosi di detersivo consigliate dalle case produttrici, perché il detersivo incide molto sui costi del bucato e concorre
all’inquinamento dell’ambiente. Facciamo qualche prova di lavaggio
con dosi ridotte: rimarremo soddisfatti e stupiti dei risultati!
La manutenzione
La lavatrice è la regina della casa e, per farla funzionare bene, bisogna
trattarla come tale! Ecco alcuni consigli:
– pulire frequentemente il filtro: le impurità e il calcare accumulato
ostacolano lo scarico dell’acqua;
– usare i prodotti decalcificanti insieme al detersivo: evitano la formazione di depositi e facilitano le funzioni del detersivo soprattutto con
“acqua dura”: aumenterà il costo del lavaggio ma si ridurranno gli
interventi e - i costi- di manutenzione;
– staccare i collegamenti elettrici e idraulici se la lavatrice è destinata a
rimanere a lungo inattiva e mantenere l’oblò leggermente aperto per
51
evitare la formazione di cattivi odori;
– tenere sempre pulito il cassetto del detersivo evitando che si formino
incrostazioni;
– leggere sempre attentamente il libretto di istruzioni allegato al nuovo
apparecchio: contiene preziosi suggerimenti per un migliore utilizzo
dell’elettrodomestico.
L’asciugatura
Esistono modelli di lavatrici programmati anche per l’asciugatura, ed
esistono in commercio diversi modelli di asciugatrici per biancheria che
adottano, principalmente, due sistemi: quello con scarico d’aria, adatto
a locali bene areati e quello con condensazione del vapore per locali
non areati.
Questi sistemi operano in modo analogo, aspirando dall’esterno l’aria
che viene riscaldata e immessa sulla biancheria, per sottrarre umidità.
La differenza nei due tipi sta nel modo di cedere all’ambiente l’umidità
sottratta: nel primo caso riversando l’aria umida nel locale e, nel secondo, raccogliendo i vapori in un apposito contenitore da svuotare a fine
ciclo, o direttamente in uno scarico.
Attenzione però: per riscaldare l’aria necessaria all’asciugatura occorre
molta energia e anche se con qualche variazione a seconda del sistema
usato, il costo di questa operazione rimane elevato.
Usiamo il sole appena è possibile. È gratis, non inquina e facciamo funzionare l’asciugatrice o il ciclo di asciugatura della lavatrice solo quando non possiamo fare altrimenti.
LA LAVASTOVIGLIE
L’acquisto
La tecnica ha fatto notevoli passi avanti: la quantità d’acqua necessaria
è diminuita in dieci anni da una media di 45 a 25 litri, riducendo così
anche il consumo di detersivo e di energia. Le lavastoviglie moderne
hanno, inoltre, la possibilità di effettuare cicli ridotti o “rapidi”, che rap52
presentano un notevole risparmio di tempo (fino al
60%) e quindi di energia quando i piatti non sono
tanto sporchi da costringere all’utilizzo del ciclo
lungo. È quindi preferibile scegliere i modelli inseriti più recentemente sul mercato, leggere accuratamente le caratteristiche tecniche di ciascun apparecchio, chiedendo spiegazioni al rivenditore e considerando che non è
tanto importante il valore di massimo assorbimento (espresso in kW),
quanto, soprattutto, il consumo effettivo di energia, espresso in kWh,
che ci indica quanta energia elettrica viene realmente consumata dalla
lavastoviglie in un determinato ciclo di lavaggio.
Un discorso a parte merita la capacità dell’apparecchio, il cosiddetto
numero di coperti, che è riferito al numero di stoviglie che la macchina può contenere per ciclo di lavaggio. Cercate di scegliere il modello
con la capacità che vi serve realmente. Una lavastoviglie di grande
capacità – cioè con un numero di coperti troppo elevato rispetto alle
nostre necessità – verrà spesso utilizzata semivuota, mentre con un
apparecchio troppo piccolo saremo costretti ad aumentare il numero
dei cicli di lavaggio settimanali. In entrambi i casi sprecheremo acqua
ed energia.
Oggi poi abbiamo la possibilità di scegliere quei modelli che ci consentono di ridurre i consumi attraverso la lettura dell’ l’etichetta energetica, obbligatoria dal mese di giugno del 2000.
Consigli
– Scegliere i modelli più nuovi e della giusta capacità
– Attenzione che ci sia il “ciclo rapido”
– Occhio al consumo per ciclo di lavaggio:controllare l’etichetta energetica
I consumi
Abbiamo già visto che acquistando un apparecchio di recente concezione possiamo risparmiare notevolmente sui consumi di acqua, elettricità e detersivo. Ma quanto?
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Le lavastoviglie tradizionali per 10-12 coperti consumano, per il ciclo
più lungo, circa 2,5kWh; i modelli nuovi, invece, tra 1,4 e 1,8 kWh.
I consumi risultano ridotti drasticamente quando si utilizzano i cicli
cosiddetti “rapidi” (circa 0,7kWh), in quanto diminuiscono i tempi di
lavaggio e, di conseguenza, i consumi di elettricità.
Per un lavaggio completo i modelli più vecchi hanno bisogno di circa
40 gr. di detersivo, quelli più moderni solo di 20 gr.
Alcune lavastoviglie possono essere alimentate direttamente con l’acqua calda: questa soluzione è particolarmente conveniente se è possibile, ad esempio, collegare l’apparecchio direttamente ad uno scaldacqua a gas non troppo lontano.
Inoltre ogni macchina lavastoviglie è fornita di un impianto di decalcificazione, costituito da un dispositivo detto “addolcitore” che riduce la
durezza dell’acqua evitando la formazione del calcare che, depositandosi sulle resistenze e sulle parti meccaniche, provoca un aumento dei
consumi e un cattivo funzionamento della macchina. Per mantenere
l’addolcitore sempre efficiente è necessario mettere regolarmente il sale
nell’apposito contenitore.
Più alta è la durezza dell’acqua utilizzata e più frequente la lavastoviglie segnalerà la richiesta di aggiunta di sale. È da notare che un lavaggio effettuato senza decalcificazione dà risultati meno soddisfacenti e le
stoviglie appaiono opache. È importante quindi conoscere il grado di
durezza dell’acqua.
Il grado di durezza dell’acqua può essere richiesto all’ente gestore del
servizio idrico.
L’utilizzo
Ecco alcuni consigli per risparmiare:
– Disporre le stoviglie correttamente nella macchina, avendo cura di
asportare i residui più grossi delle pietanze per evitare il pericolo di
intasamento del filtro con conseguente riduzione dell’efficacia del
lavaggio;
– Utilizzare il ciclo intensivo solo nei casi in cui sia veramente necessario, quando cioè le stoviglie sono particolarmente sporche: lavare in
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tempi molto lunghi, a temperature elevate, comporta un grande consumo di energia;
– Usare il lavaggio rapido a freddo quando ci sono poche stoviglie da
lavare. Questo ciclo consentirà di ultimare il carico a fine giornata,
senza cattivi odori ed incrostazioni troppo dure sui piatti in attesa del
lavaggio completo;
– Adottare il programma “economico” per le stoviglie poco sporche. È
un ciclo di lavaggio a temperatura più bassa che, a volte, non prevede la fase di asciugatura consumando così meno energia;
– Utilizzare esclusivamente detersivi specifici per lavastoviglie e rispettare le dosi consigliate dalle case produttrici: una quantità maggiore
di detersivo non lava di più, ma inquina di più!
– Far funzionare la lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di elettricità e di detersivo è uguale sia con l’apparecchio pieno che vuoto;
– Eliminare l’asciugatura con l’aria calda. La semplice circolazione dell’aria, aprendo lo sportello a fine lavaggio, è sufficiente ad asciugare
le stoviglie e consente un risparmio di circa il 45% di energia, riducendo la durata del ciclo di almeno 15 minuti.
La manutenzione
Bastano poche attenzioni per allungare la vita della lavastoviglie. Una
buona manutenzione è il presupposto per tanti buoni lavaggi. Eccole:
– Pulire sovente e con cura il filtro: le impurità e i depositi impediscono lo scarico dell’acqua e non consentono buoni risultati di lavaggio;
– Usare con regolarità il sale apposito, o quello grosso da cucina, che
serve a prevenire la formazione di incrostazioni calcaree, controllando che il contenitore sia sempre pieno;
– Assicurarsi che i forellini dei bracci rotanti siano liberi: se sono ostruiti l’acqua non raggiunge efficacemente tutte le stoviglie;
– Staccare i collegamenti elettrici e idrici in caso di lunghi periodi di
inattività della lavastoviglie;
– Leggere sempre molto attentamente il libretto di istruzioni allegato al
nuovo apparecchio: contiene preziosi suggerimenti per un migliore
utilizzo dell’elettrodomestico.
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BOILER ELETTRICO
– Utilizzate un temporizzatore o accendete il boiler
solo poche ore prima dell’uso: eviterete perdite di
calore dovute al serbatoio dove si accumula l’acqua.
– Regolate il termostato a non più di 60°C.
– Eseguite una manutenzione regolare.
Per i boiler non esiste una classificazione di efficienza in base al consumo energetico (per esempio l’etichettatura energetica, come per gli
altri elettrodomestici).
Possibile risparmio tenendo un comportamento più efficiente.
Ipotizzando una famiglia di 3/4 persone, tenendo acceso tutto il giorno il boiler a temperatura elevata si consumano quasi 3000 kWh.
Accendendolo solo qualche ora prima dell’uso e tenendo una temperatura sotto i 60°, si possono risparmiare 1000 kWh in un anno, per un
risparmio annuo superiore a 150 euro.
L’ILLUMINAZIONE
È la prima e la più diffusa delle applicazioni elettriche introdotte nella casa: dal lontano 1880, anno in cui fu illuminata artificialmente la prima abitazione privata, la lampadina ne ha fatta di strada, illuminando le nostre notti e
anche le nostre giornate, cambiando il volto delle nostre
città, modificando radicalmente abitudini e bisogni (per noi è difficile
rendersene conto, ma il mondo dei nostri avi era un mondo piuttosto
buio). Il settore dell’illuminazione domestica ha una sua importanza
energetica, anche se non è il settore che più incide sui consumi di elettricità: in Italia, la quota annua di energia elettrica destinata a tale uso
è, complessivamente, superiore ai 7 miliardi di kilowattora, corrispondenti a circa il 13,5% del consumo totale di energia elettrica nel settore
residenziale. Ricordiamo che il kilowattora (kWh) è l’unità di misura
dell’energia elettrica ed è il prodotto di una potenza (kW) per un tempo
in ore (h). Una “famiglia tipo” di 4 persone.
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Consuma in media per bimestre di 65-70 kilowattora. Questo rappresenta l’8-10% delle spese totali di energia elettrica, quelle spese che,
puntualmente ed inevitabilmente, ci vengono recapitate ogni due mesi
attraverso la famosa e poco amata “bolletta della luce”.
È importante quindi utilizzare nel modo migliore l’energia elettrica
usata per questa applicazione e contenere le relative spese, senza
rinunciare ai comfort e al benessere al quale siamo abituati.
Vediamo come.
L’acquisto: facciamo luce, ma quale?
Esistono diversi tipi di lampade, ma esistono anche diverse necessità di
illuminazione e diverse possibilità di impiego. Prima di scegliere quale
lampada acquistare, bisogna pensare bene:
– qual è l’ambiente da illuminare;
– quali attività vi si svolgono;
– per quante ore, in media, la lampada rimarrà accesa.
Illuminare significa consumare energia e quindi spendere: a seconda di
quale lampada si sceglie, cambiano notevolmente, oltre la qualità e la
quantità di luce ottenuta, anche i consumi.
Vari sono i criteri che ci possono guidare nella scelta di una lampada:
l’effetto sulla salute, la sua facilità di smaltimento, la capacità di far risaltare i colori, il costo d’acquisto, la durata, il consumo e la quantità di
luce emessa. Particolare attenzione va riservata agli ultimi due elementi: consumo (espresso in Watt) e quantità di luce emessa (espressa in
lumen), poiché per calcolare l’efficienza di una lampada bisogna dividere i lumen per i watt.
Ma fortunatamente per orientarsi nell’acquisto di una lampada efficiente non è necessario mettersi a far di conto. Dal luglio 2002 tutte le lampadine devono per legge riportare sull’imballaggio l’etichetta energetica, che contiene una delle sette lettere dell’alfabeto (dalla A alla G),
ognuna delle quali rappresenta il consumo crescente di energia elettrica: A (minor consumo), G (consumo elevato).
Le lampadine devono inoltre essere accompagnate, per legge, da una
scheda informativa e da una documentazione tecnica.
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Le principali tipologie di lampadine oggi in commercio
Lampadine incandescenti: sono le comuni lampadine inventate da
Edison. In questo tipo di lampada solo il 5-15% della potenza assorbita diventa luce. Il resto è disperso in calore. Hanno quindi una bassa
efficienza (pari a 13 lm/W). Hanno inoltre una durata limitata: circa
1.000 ore. L’unico vantaggio delle lampadine incandescenti è rappresentato dal basso costo, ma il risparmio è solo apparente: queste lampade consumano infatti molta energia.
Lampadine alogene: sono incandescenti, ma hanno un’efficienza luminosa (dai 13 ai 22 lumen/watt) e una durata (circa 2000 ore) maggiore
rispetto alla normale lampadina di Edison. Rispetto a quest’ultima,
emette una quantità maggiore di raggi ultravioletti. È quindi consigliabile porre la lampadina a una distanza di un metro. In alternativa la si
può schermare con un vetro. Le lampade alogene sono utilizzate dove
è necessario un fascio di luce ben localizzato, come per esempio per
illuminare una scrivania o un angolo della casa.
Lampadine fluorescenti: hanno un’efficienza luminosa otto volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza. Appartengono a questa
famiglia le lampade tubolari fluorescenti e quelle compatte.
Tubi fluorescenti: sono tubi contenenti gas (vapori di mercurio, argon
o neon), rivestiti da sostanze fluorescenti. La luce emessa da queste
lampade è diversa da quella naturale e può creare affaticamenti agli
occhi. Anche il sistema nervoso può affaticarsi a causa del tremolio percepito dal nervo ottico. Non mancano però i vantaggi: rendimento elevato (90 lumen/watt), durata media pari a 10.000 ore, economicità e
varietà di potenza luminosa offerta. Sono adatte per i grandi spazi.
Lampade fluorescenti compatte, chiamate anche a risparmio energetico: hanno un basso consumo e una lunga durata, che diminuisce però
se sono accese più di una volta all’ora. La loro efficienza luminosa varia
dai 50 ai 75 lumen/watt, consentendo quindi di ridurre notevolmente i
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consumi d’energia elettrica rispetto alle lampade ad incandescenza di
equivalente flusso luminoso. Basti pensare che una lampada fluorescente compatta da 20 watt fornisce le stesse prestazioni delle lampade
normali da 100 watt. Rispetto a queste ultime però una lampada fluorescente compatta ha un costo superiore (dalle 10 alle 15 volte superiore), ma la sua vita media è pari a 10.000 ore. Il costo iniziale viene
quindi ammortizzato perché la lampada a risparmio energetico consuma meno e dura di più rispetto a quella incandescente.
I consumi: chi più spende, meno spende
Da tutto quello che abbiamo detto è possibile constatare che ad un
maggior costo iniziale per un determinato tipo di lampada, corrisponde un minor costo di gestione, dovuto a minori consumi e a una vita
più lunga.
Pertanto dobbiamo parlare, più che di consumi, di efficienza, cioè di
quanta luce fornisce una lampada per ogni watt assorbito.
Una lampada fluorescente ha un’efficienza maggiore rispetto a una ad
incandescenza.
Ma non è tutto. Possiamo anche notare come cambia la spesa annua
per l’illuminazione a seconda delle lampade che si utilizzano.
Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale,
cantine, garages sono locali dove la luce rimane accesa per lungo
tempo: conviene utilizzare lampade fluorescenti e installare un interruttore a tempo, regolato secondo le esigenze degli inquilini, che spegne
la luce dopo un certo periodo.
Dove e come
Abbiamo già sottolineato l’importanza di adattare l’illuminazione alle
diverse esigenze, evitando gli errori più frequenti: cioè una quantità di
luce insufficiente allo svolgimento di determinate attività come cucinare, leggere, cucire ecc. che richiedono una buona acuità visiva e una
errata distribuzione delle fonti luminose che lasciano fastidiose zone
d’ombra o che provocano abbagliamento.
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Migliorare l’illuminazione
Non significa semplicemente aumentare la potenza delle lampadine (e
quindi i consumi di elettricità): molto più importante è invece determinare la corretta distribuzione delle sorgenti luminose e la giusta qualità
della luce.
Come determinare la quantità di luce necessaria in un ambiente? A questa domanda non si può dare una sola risposta. Cambia a seconda delle
funzioni a cui è destinato l’ambiente. In ogni ambiente esistono delle
attività principali che richiedono un particolare tipo di luce.
In generale la soluzione migliore, per gli usi domestici, consiste nel
creare una luce soffusa in tutto l’ambiente e intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare.
È importante anche che le luci non abbaglino né direttamente, né per
riflessione. Nel primo caso basta eliminare dal campo visivo le lampadine con sorgenti di luce concentrata: ciò non vuol dire sempre cambiare
la lampada o modificarne la posizione; spesso basta sostituire la lampadina chiara con una smerigliata o una opalizzata. Nel caso della riflessione ci sono alcune considerazioni da fare: può dipendere dal tipo di
materiali e oggetti presenti in casa o dal tipo di lampada. Se ci sono
superfici riflettenti, si può intervenire sulla sorgente di luce e, ad esempio, sostituire una illuminazione concentrata con una diffusa. Si può
anche intervenire sull’oggetto riflettente, cambiandolo di posto o modificandone l’orientamento. Non dimentichiamo inoltre che se vogliamo
aumentare la luminosità e diminuire i consumi della luce artificiale, le
pareti degli ambienti devono essere tinteggiate con colori chiari.
Ecco, infine, alcuni consigli pratici
– Il lampadario centrale per l’illuminazione generale delle stanze non è
una soluzione vantaggiosa in termini energetici, soprattutto quando
questo è provvisto di molte luci: una lampada ad incandescenza da
100 watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 watt,
ma queste ultime consumano il 50% in più di energia elettrica;
– Dovendo scegliere un lampadario centrale è meglio utilizzarne uno
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con una luce sola, oppure, nel caso di un interruttore doppio, si può
installarne uno a due luci, una di potenza debole e una di potenza
maggiore;
– L’illuminazione con lampada da terra o da parete, è migliore perché
non crea zone d’ombra e dà una luce diffusa; si possono utilizzare
apparecchi a luce diffusa tipo abatjour oppure apparecchi con lampade alogene;
– Per illuminare sculture, quadri, particolari oggetti, l’illuminazione più
idonea è quella data dai faretti che creano un fascio di luce diretta;
– Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata
sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo;
– Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio
orientabile.
– Nei bagni sono sufficienti plafoniere a soffitto o faretti ad accensione
separata, vicino allo specchio;
– Appliques e plafoniere sono una valida soluzione anche per i corridoi e per tutti gli ambienti di transito che non richiedono una forte
illuminazione;
– In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci
sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura, da utilizzare
solo dove e quando servono.
Ultimo consiglio…
Ricordatevi sempre di spegnere la luce quando non siete nella stanza!
CONDIZIONATORE
– Tenete sempre il filtro dell’aria pulito: non solo
migliora la qualità dell’aria, ma riduce il consumo.
– Fate controllare una volta all’anno il livello del
refrigerante.
– Lasciate qualche centimetro di spazio per la circolazione dell’aria intorno alle unità.
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– Evitate che l’unità esterna sia esposta ai raggi del sole.
– Tenete chiuse le porte dei locali condizionati che danno verso locali
non condizionati.
– Tenete le finestre dei locali condizionati chiuse e riparate dal sole,
lasciando possibilmente le tapparelle semiabbassate.
– Non ci vuole molto tempo a rinfrescare un locale: avviate il condizionatore soltanto quando c’è qualcuno nella stanza e spegnetelo quando uscite. Un timer potrà azionarlo mezz’ora prima del vostro rientro.
– Non cercate di ottenere una temperatura troppo diversa da quella
esterna: in estate è sconsigliabile scendere sotto i 25°C, anche per evitare eccessivi sbalzi termici, dannosi per la salute.
Un consiglio per risparmiare
Fra un condizionatore di bassa gamma e uno di classe A, ci sono circa
160 kWh di differenza se utilizzato per circa 4 ore al giorno nel periodo caldo (risparmio circa 25 euro).
Se usato male (temperatura troppo bassa, senza manutenzione, locale
al sole, ...), la spesa può aumentare del 60%.
ALTRI ELETTRODOMESTICI
Non per tutti gli elettrodomestici esiste una classificazione
di efficienza in base al consumo energetico (etichetta
energetica), ma si possono adottare pochi comportamenti
per risparmiare:
Non lasciate il televisore, il Pc e altri
apparecchi elettrici in stand by (per
esempio durante la notte), ma spegneteli del tutto.
Utilizzate per esempio una ciabatta con interruttore:
con un solo gesto spegnerete tutti gli apparecchi.
Possibile risparmio tenendo un comportamento più efficiente
15 euro di risparmio all’anno non lasciando in stand by il computer (Pc,
monitor, casse, stampante). Per il televisore il risparmio è di circa 5 euro.
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L’ETICHETTA ENERGETICA
Questa sezione nasce per spiegare ai consumatori il significato delle
numerose etichette che possiamo trovare su elettrodomestici, lampade,
condizionatori e sulle apparecchiature per ufficio.
Il moltiplicarsi delle “etichette” e dei “loghi” se da un lato rende il consumatore sempre più consapevole e migliora la possibilità di comprare
il modello che consuma di meno – a parità di prestazioni e di caratteristiche tecniche – dall’altro può creare qualche perplessità e confusione.
Sul sito www.confconsumatori.it vi forniamo schede più dettagliate per “leggere”
e capire i simboli e i numeri che vengono
riportati in ciascuna etichetta. In questo
modo scegliere di acquistare un apparecchio energeticamente efficiente sarà più
facile.
Le etichette energetiche
L’Unione Europea ha affrontato concretamente la questione a partire dal 1992,
quando la direttiva 92/75/CEE ha stabilito
la necessità di applicare un’etichetta energetica ai principali elettrodomestici. Nel
1994 è stata emanata la prima direttiva
specifica.
La legislazione europea è stata poi recepita – cioè è entrata a far parte delle leggi
nazionali – in ciascuno dei paesi dell’Unione Europea. Così in Italia nel 1998
è stato introdotto l’obbligo dell’etichettatura energetica per frigoriferi e
congelatori, da maggio 1999 è stata introdotta l’etichetta per le lavatrici, da giugno 2000 quella per le lavastoviglie, da luglio 2002 è obbligatoria l’etichetta per le lampade ad uso domestico e da luglio 2003, infi63
ne, sono state introdotte le etichette per i forni elettrici e i condizionatori.
La finalità dell’etichettatura energetica degli elettrodomestici è quella di
informare i consumatori circa il consumo di energia degli apparecchi,
allo scopo di consentire un impiego più razionale dell’energia e di favorire il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento atmosferico.
In più l’etichetta energetica, orientando i consumatori nella scelta al
momento dell’acquisto, favorisce lo sviluppo tecnologico dei prodotti
con consumi contenuti. I progressi già ottenuti sono notevoli.
L’etichetta deve essere posta dal negoziante, ben visibile, davanti o
sopra l’apparecchio. Quando non è possibile per il consumatore prendere diretta visione dell’apparecchio – ad esempio, nelle vendite per
corrispondenza – è obbligo del venditore renderne note le prestazioni
energetiche attraverso i cataloghi di offerta al pubblico. Le varie etichette presentano per una buona parte la stessa veste grafica: c’è una serie
di frecce di lunghezza crescente, ognuna di colore diverso. Ad ogni
freccia è associata una lettera dell’alfabeto (dalla A alla G).
La lunghezza delle frecce è legata ai consumi: a parità di prestazioni,
gli apparecchi con consumi più bassi hanno la freccia più corta, quelli
con consumi più alti hanno la freccia più lunga. Dunque più alta è l’efficienza energetica dell’apparecchio, più corta è la freccia.
Il significato dei colori e delle lettere è lo stesso della lunghezza:
• freccia corta - lettera A - colore verde - consumi bassi
• freccia lunga - lettera G - colore rosso - consumi alti.
A parità di prestazioni gli apparecchi che consumano meno sono più
efficienti dal punto di vista energetico. Con una similitudine “semaforica”, si potrebbe dire che la freccia rossa indica uno stop all’acquisto a
causa degli alti consumi, la freccia verde via libera, la freccia gialla cautela.
Sull’etichetta è inoltre riportato l’avvertimento che una scheda particolareggiata relativa al prodotto che illustra le caratteristiche tecniche e le
prestazioni è allegata al materiale informativo fornito insieme all’elettrodomestico o al catalogo in visione nei negozi.
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I MARCHI DI SICUREZZA
Volete un elettrodomestico doc? Accertatevi che sia in regola con le certificazioni.
Un importante aiuto nella scelta dell’elettrodomestico può inoltre venire
dalla conoscenza delle certificazioni proprie di questo settore commerciale che devono essere riportate in etichetta. Tali certificazioni sono:
Il marchio CE
È l’unica certificazione obbligatoria e riguarda la conformità del prodotto alle norme europee. Si tratta di una autocertificazione che il produttore appone sul prodotto e con la
quale dichiara di rispettare le disposizioni comunitarie vigenti. La normativa CE riguarda la conformità alla sicurezza elettrica e alla compatibilità elettromagnetica (direttiva bassa tensione o DBT 73/23 CEE del
19/2/73 e modifica 93/68 CEE).
Il marchio IMQ
Nei Paesi membri dell’Unione Europea esistono vari enti di
certificazione che su richiesta delle aziende rilasciano attestati, dopo l’esame del prodotto per cui è stato richiesto. L’Istituto Italiano Marchio di Qualità rilascia il marchio IMQ il
quale attesta che sono state effettuate le prove necessarie a verificare la
corrispondenza del prodotto in esame con tutte le norme emanate dal
Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI). Questo marchio rappresenta
una buona garanzia per il consumatore, ma è bene verificare sempre
che essa si riferisca all’intero apparecchio e non solamente a una sua
parte o componente.
Il marchio Ecolabel
Questo marchio certifica che il prodotto è ecologicamente compatibile lungo tutto il suo ciclo di vita. La certificazione Ecolabel attualmente è applicabile solo ad alcuni
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elettrodomestici (es. frigoriferi).
L’etichetta energetica, come abbiamo visto in precedenza, indica le
principali caratteristiche e il consumo di energia degli elettrodomestici
del freddo (frigoriferi, congelatori e frigo-congelatori) per uso casalingo. In questo modo il consumatore può compiere la scelta di acquisto,
valutando i possibili costi di esercizio di ciascun modello.
Devono avere l’etichetta solo gli apparecchi alimentati dalla rete elettrica: un frigorifero portatile a batteria, ad esempio, non ha l’etichetta
energetica.
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CONFCONSUMATORI: CHI SIAMO
Confconsumatori è un’associazione di consumatori, senza scopo
di lucro, indipendente da partiti, sindacati, categorie economiche
e pubblica amministrazione.
La sede nazionale si trova a Parma, dove è nata nel 1976, quando 437 donne organizzarono il primo sciopero dei consumatori
in Italia, per fermare la speculazione sul prezzo del Parmigiano.
Conta oltre 30.000 associati.
Fa parte di Consumers’ Forum – associazione indipendente cui
aderiscono le più importanti associazioni di consumatori, numerose imprese industriali e di servizi e le loro associazioni di categoria, Istituzioni, Università e Centri di ricerca – costituita per facilitare la conoscenza reciproca e superare la difficoltà di dialogo
tra consumatori ed imprese, allo scopo di promuovere insieme
un’evoluzione delle politiche consumeristiche e migliorare la
qualità di vita dei cittadini.
È iscritta al Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti (CNCU).
“Informare per formare” può essere definita, in sintesi, la nostra
missione. L’azione di Confconsumatori è principalmente volta,
infatti, a formare un consumatore non mero e passivo acquirente, ma attore di un mercato trasparente e solidale. L’azione di
Confconsumatori è rivolta anche alle imprese, cui si richiede di
acquisire la cultura della Responsabilità Sociale d’Impresa e di
introdurre l’etica nell’economia per acquisire vantaggio competitivo.
Confconsumatori informa, difende, rappresenta e organizza i consumatori, gli utenti e i risparmiatori, autofinanziandosi con il lavoro gratuitamente prestato da soci e dirigenti, con le quote associative, con i contributi spontanei degli iscritti e con i contributi
pubblici previsti dalla legge.
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Ha condotto numerose e decise battaglie e, con la sua attività, ha
influenzato e sensibilizzato la coscienza sociale del Paese e l’opinione pubblica sulla tutela dei consumatori. Si batte per l’applicazione dei 5 diritti fondamentali dei consumatori, alla base della
legislazione comunitaria:
diritto alla salute e alla sicurezza
diritto alla tutela degli interessi economici
diritto al risarcimento dei danni
diritto all’informazione e all’educazione
diritto alla rappresentanza.
Queste le principali aree di intervento:
sicurezza alimentare: qualità e sicurezza dei prodotti, prezzi ed
etichette;
salute: sicurezza dei farmaci, servizi e strutture sanitarie, diritti del
malato;
casa: compravendite e locazioni, impianti e risparmio energetico,
multiproprietà;
commercio e garanzie sui beni di consumo;
prodotti e servizi bancari, assicurativi e finanziari: conti correnti,
tassi, mutui, tariffe RCA;
utenze domestiche: contratti, servizi e tariffe telefoniche, acqua,
luce e gas;
telecomunicazioni: internet, canone, digitale terrestre;
tutela dei minori in tv e internet;
pubblicità: messaggi ingannevoli e pubblicità indesiderata;
• servizi postali;
• viaggi e turismo: disservizi e danni;
• trasporti: servizi ferroviari, autostradali, aerei, sicurezza stradale, patente a punti e multe;
• tutela dei dati personali;
• accesso alla giustizia: ricorsi per eccessiva lunghezza dei
processi, risoluzione alternativa delle controversie;
• rapporti con la pubblica amministrazione.
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Confconsumatori, inoltre:
rappresenta i consumatori in molti consessi pubblici e privati;
promuove l’emanazione di norme e di strumenti di tutela;
promuove accordi di conciliazione extragiudiziaria delle
controversie. A tal fine sottoscrive protocolli di conciliazioni con le imprese (ad esempio con Telecom, Poste, Ania,
Tim, Confservizi, H3G);
promuove studi e ricerche anche in ambito universitario;
realizza iniziative editoriali e materiale didattico e divulgativo per informare i consumatori su argomenti di particolare importanza (assicurazioni, educazione alimentare, minori e tv, risparmio energetico, ecc.). Distribuisce il periodico
“Confconsumatori notizie”.
I soci, i dirigenti, gli esperti e i professionisti iscritti all’associazione svolgono l’attività di promozione dei diritti e di
tutela dei consumatori con l’obiettivo di accrescere la cultura della partecipazione e della responsabilità per l’affermazione dei diritti individuali e collettivi.
Perché l’azione di Confconsumatori sia sempre più incisiva,
è necessario anche il tuo sostegno. Partecipa, proponi e
realizza le attività deliberate. Sarai un cittadino più informato,
consapevole e libero.
Puoi diventare socio ordinario versando una quota annuale di
modesta entità. Avrai così il diritto di rivolgerti alle nostre strutture o direttamente agli sportelli dislocati sul territorio, e ad avere
l’informazione e l’assistenza che ti servono per risolvere il tuo
problema, incluso l’eventuale patrocinio legale.
L’assistenza in giudizio dei consumatori prestata dai legali che
collaborano con l’associazione avrà un costo non superiore ai
minimi tariffari (escluso il rimborso spese, il contributo unificato,
le marche da bollo, le spese di notifica, ecc., Iva e cassa di previdenza avvocati-c.p.a.).
Per conoscere qual è la sede Confconsumatori a te più vicina,
contatta la sede nazionale o visita il sito www.confconsumatori.it
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CONFCONSUMATORI NAZIONALE
Via Mazzini 43 - 43100 PARMA
Tel. 0521 - 230134-233583
Fax. 0521 - 285217
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E-mail:
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[email protected]
RICHIESTA DI ADESIONE A CONFCONSUMATORI
IL/LA SOTTOSCRITTO/A
COGNOME . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
NOME . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
INDIRIZZO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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CITTA’ E CAP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
TELEFONO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
E-MAIL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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A TAL FINE VERSO LA QUOTA ASSOCIATIVA
❑ 2 € SOCIO SIMPATIZZANTE
❑ QUOTA ORDINARIA
FORMA DI PAGAMENTO
❑ IN CONTANTI
❑ CON VERSAMENTO SU CONTO CORRENTE POSTALE
N. 14680433 INTESTATO A:
CONFCONSUMATORI, VIA MAZZINI 43 – 43100 PARMA
DATA ______________
FIRMA _______________________________
(*) il socio simpatizzante è socio a tutti gli effetti. Ha diritto di ottenere i servizi
di informazione erogati da Confconsumatori, ad eccezione della consulenza ed
assistenza legale, per ottenere le quali è tenuto a versare la quota ordinaria.
AI SENSI DELL’ART. 13 DEL D.LGS 196/2003 PER LA TUTELA DELLA PRIVACY, LA INFORMIAMO CHE I DATI DA LEI RILASCIATI SARANNO TRATTATI CON STRUMENTI MANUALI, INFORMATICI E TELEMATICI PER LE FINALITA’ ISTITUZIONALI DELLA CONFCONSUMATORI.
TITOLARE DEL TRATTAMENTO DATI E’ LA CONFCONSUMATORI.
CON RIFERIMENTO ALL’INFORMAZIONE FORNITAMI, ESPRIMO IL CONSENSO AL TRATTAMENTO DEI MIEI DATI PERSONALI.
FIRMA ___________________________________
Finito di stampare nel mese di giugno 2005
dalla Grafiche Step in Parma