la progettazione consapevole dell`ambiente di lavoro

Politecnico di Milano
Università Federico II di Napoli
Dottorato di Ricerca in Arredamento e Architettura degli Interni
Ciclo XII
LA PROGETTAZIONE CONSAPEVOLE
DELL’AMBIENTE DI LAVORO
Dottorando Mauricio Cárdenas Laverde
Relatore Prof. Arch. Arturo Dell’Acqua Bellavitis
Correlatore Prof. Arch. Silvia Piardi
Milano, dicembre 2001
RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare il Professor Arturo Dell’Acqua Bellavitis, relatore della tesi, per aver creduto
nel tema della mia ricerca, per i preziosi consigli e le proposte che ne hanno sensibilmente
migliorato lo svolgimento. Ringrazio la Professoressa Silvia Piardi, correlatrice della tesi, per i
suggerimenti stimolanti, le proposte e le critiche sempre costruttive che hanno contribuito al miglior
sviluppo del tema. Ringrazio, inoltre, i Docenti del Collegio per l’attenzione con cui hanno seguito
lo svolgimento del mio lavoro, lo studio Ottavio Di Blasi Associati di Milano e lo studio Renzo
Piano Building Workshop di Parigi per il materiale messo a disposizione. Voglio infine ringraziare
mia moglie Elisa per avermi sostenuto durante lo svolgimento di questa ricerca.
INDICE
1 Introduzione
1.1 Lo spazio di lavoro come tema di ricerca
1.2 Filosofia e strategia della ricerca
1.3 Strumenti di ricerca
2 Storia
Introduzione
2.1 Inizio del XX secolo: dall’ufficio come fabbrica allo spazio tayloriano
2.2 1950 – le scatole di vetro e lo sviluppo dello spazio ad open plan
2.3 1960 – l’ufficio come paesaggio
2.4 1970 – l’ufficio sperimentale
2.5 1980 – l’ufficio elettronico
2.6 1990 – l’ufficio virtuale
Appendice: Lista cronologica di eventi che hanno influenzato e determinato la
concezione e lo sviluppo dello spazio di lavoro
Bibliografia capitolo
3 La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro
Introduzione
3.1 Comfort e benessere ambientale
3.2 Le condizioni di benessere
3.2.1 La zona di comfort
3.2.2 L’uomo come macchina termica
3.2.3 L’indice di comfort
3.3 Il controllo ambientale
3.4 La progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali:
tre esempi progettuali
3.4.1 Il Memorial di Gorée a Dakar, Senegal
3.4.2 L’Università di Cipro, Nicosia
3.4.3 Scuola Polivalente a Fréjus, Francia
Bibliografia capitolo
4 Nuovi scenari dello spazio di lavoro: analisi di progetti guida
Introduzione
4.1 Parametri per l’analisi dei progetti guida
4.2 Sede centrale della Commerzbank a Francoforte, Germania,
Norman Foster and Partners
4.3 Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG ad Hannover, Germania,
Herzog and Partner
4.4 Personal Environments System, Stati Uniti,
Johnson Controls Incorporated
4.5 Rettorato dell’Accademia della Antille, Martinica,
Christian Hauvette
4.6 Edificio Amministrativo a Coventry, Inghilterra,
Bennets Associates
4.7 Technocentre Renault a Guyancourt, Francia,
Denis Valode et Jean Pistre
4.8 Nuova sede del Gruppo “Il Sole 24 Ore” a Milano, Italia,
Renzo Piano Building Workshop
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4.9 Sede centrale della banca ING ad Amsterdam, Olanda.
Ton Alberts e Max van Huut
Bibliografia capitolo
5 Conclusioni e riflessioni
Tabella sinottica
Tabella riassuntiva
Appendice 1: Dichiarazione di interdipendenza per un futuro sostenibile
Congresso Mondiale di Architetti UIA / AIA, Chicago 18-21 giugno 1993
Appendice 2: Il Protocollo di Kyoto
a. Kyoto, il Protocollo della discordia
b. Testo integrale del Protocollo di Kyoto
c. Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione
dell’emissione del gas serra
d. Accordo sul Protocollo di Kyoto, compromesso tra Ue e Giappone
e. L’effetto serra, che cos’è e cosa si può fare
Appendice 3: I Principi di Hannover
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1. INTRODUZIONE
1.1 Lo spazio di lavoro come tema di ricerca
“Per gli studiosi di architettura, d’interni e di design, “l’ufficio” ha sempre rappresentato una
difficile area di confine. Lo testimonia la scarsità di letteratura storico-critica ad esso dedicata, se si
escludono le trattazioni manualistiche e scientifiche più recenti. L’architettura e gli interni per ufficio
considerati come una branca delle rispettive discipline hanno in confronto ad esse, un’origine e
una tradizione molto recenti e sono perciò caratterizzati da tipologie tuttora instabili, in continuo
aggiornamento, nonostante il loro appariscente livello di complessità tecnologica.” arch. Mario
Bellini (1)
Il tema di ricerca “La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro” è introdotto dall’analisi di
modelli propositivi che rispondono alle aspirazioni degli utenti, alla tutela dell’ambiente e alla
nuova sensibilità verso il “benessere”.
Gli stereotipi americani ed europei cominciano a diventare obsoleti. Sempre meno persone
vogliono lavorare in spazi profondi con ambienti interni controllati dagli impianti. Gli uffici
convenzionali tendono a combattere contro la natura anziché lavorare con l’ambiente; così
facendo tendono a sprecare energia e falliscono nel soddisfare i minimi standard di comfort.
Questi spazi “lussuosi” hanno costi sempre più difficili da sostenere. Gli uffici convenzionali non
hanno la capienza né la flessibilità per disporre i nuovi sistemi di tecnologia informatica che
determinano il nuovo modo di lavorare. L’applicazione di modelli alternativi nella progettazione
dello spazio interno di lavoro è diventata una necessità.
A partire degli anni Novanta architetti ed ingegneri hanno risposto a questa sfida in modo molto
interessante. I clienti, divenuti sempre più coscienti e sensibili a queste tematiche, hanno portato al
superamento del conservatorismo dei “developer” e i progettisti stanno superando i vecchi
schemi, sviluppando con nuovi modelli le potenzialità della progettazione consapevole e sensibile
ai problemi ambientali.
Le innovazioni nella ricerca sulla “pelle” per edifici energeticamente efficienti sono diventate
numerose. Grande impulso hanno avuto anche lo sviluppo di sistemi di condizionamento più sani
ed efficaci e le tecniche ambientali per il raggiungimento del comfort. Non ci sembra più
proponibile oggi la presentazione architettonica di un edificio per uffici senza uno schema
propositivo di un ambiente interno e del suo funzionamento durante l’anno.
Questa ricerca si propone di studiare le risposte architettoniche alle nuove tendenze dell’ambiente
di lavoro. Si analizzano spazi interni che rispondono alle tematiche ambientali e ai nuovi modi di
lavorare. I casi di studio proposti includono innovazioni spaziali e tecnologiche per creare ambienti
più umani, più sensibili e confortevoli come risposta alle nuove esigenze e ai nuovi “patterns” di
lavoro. Questi progetti guida sono gli spazi di lavoro del presente e contengono idee propositive e
“visionarie” di come potranno divenire in futuro.
Ciò che rende questa ricerca diversa è proprio l’assenza di un ristretto punto di vista specialistico a
vantaggio di un taglio multidisciplinare e curioso.
(1)
Introduzione alla pubblicazione di Casciani S., Fiorenza O. Roj M., Workplace/Workscape - I nuovi scenari
dell’ufficio, Skira, Milano, 2000.
1
1.2 Filosofia e strategia della ricerca
Psicologi, fisiologi, ergonomi ed altri specialisti hanno studiato lo spazio di lavoro nel dettaglio.
Hanno studiato il grado d’illuminazione, la quantità d’aria necessaria, i livelli di temperatura e
molti altri aspetti. Generalmente la loro analisi si basa su una filosofia di ricerca positivista(1)
caratterizzata dalla raccolta oggettiva di dati, da procedure sistematiche, da tecniche quantitative e
dalla precisione matematica delle conclusioni. In linea con la filosofia positivista, il ricercatore
utilizza strumenti di ricerca sofisticati quali esperimenti di laboratorio, questionari e inchieste.
Un approccio di questo tipo è distante dallo spirito di questa ricerca, che è invece guidata da
volontà di esplorazione ed ha come scopo quello di “capire” anziché “comprovare”.
La strategia proposta comprende sia il ricorso ad un’analisi dei parametri di comfort, in cui
l’uomo viene visto come sistema naturale di riscaldamento e raffreddamento, sia l’individuazione
di una metodologia di progetto che propone l’utilizzazione strategica di dispositivi particolarmente
efficaci per il controllo ambientale, attraverso la regolazione dei principi naturali.
STRUTTURA DELLA RICERCA
(1)
Meel van, J.,The European Office, office design and national context, 010 Publishers, Rotterdam, 2000. L’autore
sostiene l’esistenza di due filosofie di ricerca: quella positivista e quella interpretativa. Questa ricerca segue
quest’ultima.
2
1.3 Strumenti di ricerca
Nell’esplorare il tema di ricerca proposto sono stati utilizzati principalmente tre strumenti: la
letteratura, i progetti guida e il ridisegno dei progetti guida. Questi strumenti sono stati scelti in
modo tale da poter utilizzare la “triangolazione”(1), ossia il processo di comparare e verificare un
certo tema attraverso diverse fonti d’informazione. La triangolazione ci permette di avere una
visione più completa dei temi analizzati.
a. Letteratura
La ricerca di letteratura non si limita ad articoli, riviste e libri di architettura sul tema dell’ufficio
e dello spazio di lavoro. L’approccio curioso della ricerca ha portato allo studio
dell’architettura tradizionale del bacino mediterraneo (trulli pugliesi e dammusi di Pantelleria) e
quella dei paesi arabi (le torri del vento iraniane). Sono state inoltre avvicinate altre discipline
quali la biologia umana e la termodinamica.
La scarsità di letteratura storico-critica dedicata al tema specifico dell’ufficio è stata in parte
superata dalla consultazione di trattazioni manualistiche e scientifiche più recenti e di giornali,
che si sono rivelati una fonte d’informazione molto utile soprattutto riguardo ai temi più attuali
quali il Protocollo di Kyoto e le ultime notizie sull’impatto dell’effetto serra sul pianeta.
b. Progetti guida
E’ un punto di grande importanza in questa ricerca perché attraverso l’analisi dei progetti
guida si verifica la tesi esposta: la progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro. E’ un
punto interessante perché denota la metodologia pratica della ricerca, nella quale tutti i
principi vengono esposti attraverso esempi progettuali nella maggior parte dei casi costruiti
recentemente o in fase di costruzione.
c. Il ridisegno dei progetti guida
Il ridisegno dei progetti è uno strumento per la miglior comprensione e analisi di ogni progetto
e dei suoi dispositivi per il controllo ambientale. E’ anche la creazione di materiale idoneo per
una più chiara esposizione del tema in oggetto, soprattutto quando la bibliografia sul tema è
scarsa. La maggior parte degli elaborati è stata prodotta per meglio esporre ed argomentare la
tesi proposta, avvalendosi anche della “creazione” di disegni non esistenti nelle pubblicazioni
disponibili, ma “sintetizzabili” attraverso lo studio e la comprensione dei progetti proposti.
Jick, T., Mixing qualitative and quantitative methods: Triangulation in action, in: Administrative Science Quarterly,
vol. 24, dicembre 1979, pp.602-611.
(1)
3
2.0 STORIA
Introduzione
In passato, il progetto dello spazio di lavoro era pensato come un’attività lucrativa ma poco creativa. I critici e gli architetti hanno pensato spesso che la natura commerciale degli uffici fosse incompatibile con l'arte dell'architettura. Gli edifici per uffici sono la tipologia più importante del XX secolo. Le fabbriche sono state il simbolo dell'industrializzazione all'inizio del XIX secolo, gli uffici sono il
simbolo dell'attuale era post-industriale.
Gli edifici per uffici sono dappertutto, dominano la città contemporanea e ospitano più della metà
dei lavoratori del mondo occidentale. Gli "skyline" delle grandi città globali non sono più dominati
da cattedrali e castelli, simbolo della società del passato, ma da alti edifici commerciali riflettendo il
potere delle "corporation" moderne; sono oggi l'indice più noto e visibile delle attività economiche,
sociali, tecnologiche e del progresso finanziario.
L'importanza dello spazio di lavoro dev’essere vista alla luce della significativa crescita della
conoscenza e dell'informazione della nostra società. Il mondo si sta sviluppando verso un'economia
del sapere. La produzione del sapere sta diventando più importante della fabbricazione di prodotti. I
lavoratori anziché produrre oggetti assistono a riunioni, leggono e scrivono rapporti, usano il computer, parlano con i clienti e navigano su Internet. E' cruciale in tutte le attività economiche la capacità di individuare, controllare, accumulare e generare informazione e conoscenza; sono queste le
attività che si svolgono nello spazio di lavoro.
Per capire lo spazio di lavoro di oggi è di grande utilità conoscere le sue origini. L'obbiettivo non è
quello di ripercorrere la lunga storia del lavoro ma quella molto più breve dell'ufficio. La descrizione
storica di questa ricerca è focalizzata sul XX secolo.
4
2.1 INIZIO DEL XX SECOLO: DALL’UFFICIO
COME
FABBRICA
ALLO
SPAZIO
TAYLORIANO
L'inizio del XX secolo è il punto di partenza della
grande crescita del numero degli impiegati d'ufficio in Europa. Questa "rivoluzione amministrativa" nacque dalla concentrazione finanziaria e
imprenditoriale.
Le tecniche di produzione di massa generarono
la nascita di grandi società e la conseguente
necessità di una maggiore coordinazione e di
un'amministrazione più efficace. Come risultato
si produsse un incremento in scala del lavoro
d’ufficio.
Si prospettarono così nuovi lavori d'ufficio molto
diversi da quelli del passato. Quello che era un
lavoro prestigioso e svolto da uomini, raramente
donne, ben educati e che sapevano leggere e
scrivere, divenne un lavoro diffuso e di routine;
anche le donne cominciarono a svolgerlo.
I sociologi si riferiscono a questo fenomeno
come alla "proletarizzazione" del lavoro d'ufficio,
per indicarne la somiglianza al lavoro in fabbrica.
Secolo XIX: lavoro d’ufficio qualificato
La crescita e il cambiamento nella natura del
lavoro d'ufficio ebbero un grande impatto nella
progettazione degli edifici per uffici. Mentre
prima gli uffici si trovavano all'interno di piccoli
edifici residenziali, diventavano ora i cosiddetti
"white collar factories" con piante flessibili e spazi
anonimi con macchine da scrivere rumorose. Il
modello principale, sia nella organizzazione che
negli spazi di lavoro, arrivò dall'America.
Negli anni Venti, lo spazio di lavoro in America
era fortemente influenzato dalle idee di Frederick
Winslow Taylor(1), forse il primo "guru" della gestione. Taylor diede uno sguardo scientifico ai
processi del lavoro e trovó il modo per massimizzarne l'efficienza dividendo il processo in una
serie di segmenti ripetitivi. Questo modo di lavorare applicato inizialmente all'industria, cominció
a diffondersi anche nel lavoro d'ufficio, special-
Interno di un ufficio standard dell ’inizio del XX secolo
Frederick Winslow Taylor (1856-1915), lo studioso americano che elaborò a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento il
metodo di organizzazione scientifica del lavoro chiamato taylorismo. Ipotizzò una meccanizzazione dei processi di
costruzione anche nel campo dell'edilizia.
(1)
5
mente quando la "Information Technology" (macchine da scrivere, calcolatrici e telefoni) invase
l'ambiente di lavoro. Le idee di Taylor vennero
tradotte nello spazio di lavoro attraverso la progettazione di spazi a "open plan", con i tavoli disposti in maniera ortogonale, orientati nella stessa direzione, quella del supervisore. L'assenza di
divisioni tra gli spazi doveva facilitare lo scambio
d'informazione, il flusso del lavoro da un tavolo
all'altro, massimizzare il controllo visivo da parte
del capo ufficio.
L'icona dell'open plan è il Larkin Building a
Buffalo, New York (1904) di Frank Lloyd Wright.
Le dimensioni, il layout e la tecnologia di questo
edificio hanno marcato l'inizio dell'ufficio "corporate" moderno. Quest’edificio serví da riferimento, come mostrò la rivista "Business Man
Magazine" del 1907, per gli standard di comfort
dell'epoca poiché utilizzava tra i primi l'aria condizionata e i lucernari per portare luce e aria naturale verso l'interno dello spazio.
Il lavoro condotto da Frank Lloyd Wright rimane
ancora fondativo nella progettazione del posto di
lavoro come ambito disciplinare specifico, legato all’interdipendenza dell’interno con l’architettura dell’involucro edilizio destinato a ospitare il
lavoro terziario. La pianta libera creata da
soluzioni costruttive ingegnose, liberando lo
spazio interno dagli ingombri tecnici dell’impianto di condizionamento, relegato nelle
quattro torri agli angoli dell’edificio, è però contraddetta dai ristretti spazi personali e dalla presenza di un arredo ancora rigido, seppure a
fronte di standard climatici decisamente superiori
a quelli dell’epoca.
Interno del Larkin Building a Buffalo, New York, 1904.
La progettazione dello spazio di lavoro nello stile
americano e l’ideologia tayloriana lasciarono un
forte segno nel progetto dello spazio di lavoro
europeo. Le nuove idee si diffusero attraverso riviste, libri e fiere. In Olanda, per esempio, era
stata allestita una grande mostra battezzata
"Modern Office Interiors", dove si potevano
ammirare gli ultimi sviluppi nella progettazione
dello spazio di lavoro, soprattutto quelli americani.
Manifesto della mostra olandese sul progetto dell ’ufficio
moderno
Nonostante la grande attenzione per lo spazio di
6
lavoro "alla americana", gli uffici europei non
erano semplici copie dei modelli transatlantici. Lo
spazio ad "open plan" si era diffuso lentamente;
gli spazi tendevano ad essere piccoli e meno
anonimi. Una delle ragione di questa differenza
nel progetto era data dal fatto che in Europa le
idee tayloriane erano state prese con meno entusiasmo e trovavano resistenza all'interno della
tradizione locale di ogni paese, a differenza di
quanto era successo in America. La cultura del
"business" in Europa era meno "moderna" e
razionale di quella americana, e il mercato
europeo dello spazio di lavoro era meno sviluppato. Questo può essere spiegato dal fatto che in
America la rivoluzione amministrativa era
esplosa qualche decennio prima.
Un buon esempio di uno spazio di lavoro tayloriano in Europa è la sede della compagnia assicuratrice svedese Thule a Stoccolma.
Questo progetto riassume tutti i punti di differenza tra l’adozione del modello ad open plan negli
Stati Uniti ed in Europa, dove gli spazi ad open
plan si organizzano all’interno di corpi di fabrica
meno profondi, creando ambienti di lavoro di
dimensioni umane, facilitando l’illuminazione e
ventilazione naturale.
Pianta tipo, Thule Husset - Stoccolma
2.2 1950 - LE SCATOLE DI VETRO E LO
SVILUPPO DELLO SPAZIO AD OPEN PLAN
Nel periodo successivo alla seconda guerra
mondiale la crescita del lavoro d'ufficio aumentó
seguendo la grande espansione economica. Con
l'assistenza economica americana, l'Europa occidentale emerse rapidamente dalle rovine e inizió
un periodo di prosperità senza precedenti. I paesi
che ebbero lo sviluppo più notevole sono la
Germania, chiamata la "Wirtshaft Wander",
l'Italia del "Miracolo" e la Svezia con i suoi
"Record-breaking Years".
Questo successo creava grande fiducia nel progresso e nella tecnologia. L'ottimismo, caratteristico di questi anni, introdusse un nuovo tipo di
edificio per uffici: la scatola di vetro, un edificio
a base rettangolare, alto, con le facciate in vetro.
Interno, Thule Husset - Stoccolma
7
Questa tipologia di edificio sarà fortemente
associata, per i successivi 50 anni, all'architettura
commerciale e internazionale.
Gli Stati Uniti, fin dall'inizio del XX secolo, hanno
sviluppato una tradizione del grattacielo, con
edifici esemplari come il Chrysler Building e
l'Empire State Building a New York degli anni
Trenta. Negli anni Cinquanta, questa tradizione
ricevette nuovi input dalle nuove tecniche di
costruzione e dalle nuove idee di architettura. Le
innovazioni presero forma in edifici come la
Lever House e il Seagram Building a Chicago
(paradossalmente quest'ultimo fu progettato da
un architetto immigrato dall'Europa, Mies van der
Rohe). La loro facciata in vetro è il fatto più interessante; questo tipo di facciata fu molto amato
dai "modernisti" per la continuità e leggerezza.
Layout delle postazioni di lavoro, Thule Husset - Stoccolma
Nei decenni successivi diverrà però evidente che
questa tipologia di facciata genera grandi problemi di controllo ambientale, che insieme alla
crisi energetica degli anni Settanta, condurrà allo
studio di sistemi per la protezione solare, per l’ottimizzazione della ventilazione e l’illuminazione
naturale come vedremo nei capitoli successivi.
All'interno dell'edificio americano assistiamo ad
un altro cambiamento. Con l'introduzione dell'aria condizionata negli anni Trenta e della luce
fluorescente negli anni Quaranta, la profondità
del corpo dell'edificio non era più delimitata
dalla necessità di catturare al suo interno l'aria
esterna e la luce naturale. Ora diventava possibile costruire grattacieli con piani molto profondi
e una pianta ad "open space", la tipologia di
spazio di lavoro universale auspicata da tutti gli
architetti moderni.
Il ritorno economico era più importante del valore estetico nella progettazione di piani profondi ed ininterrotti. Questi edifici per uffici oltre ad
essere economici, erano facili da suddividere e
senza "angoli" difficili da affittare. Per gli impiegati, invece, poco era migliorato.
Un buon esempio di una "glass box" americana è
la Union Carbide Building a New York, progettata da S.O.M. nel 1960. Dall'esterno l'edificio è
caratterizzato dalla facciata in vetro e acciaio.
Lever House a Chicago
8
All'interno l'aria condizionata e la luce artificiale
permisero una grande profondità di corpo e uffici più compatti. Un’importante novitá tecnologica fu il controsoffitto sospeso con la luce artificiale e le bocchette dell'aria incorporate, per
soddisfare le esigenze del cliente di un "soffitto
flessibile" che si adattasse ai possibili cambiamenti di pareti divisorie.
Molti di questi punti rimangono attuali e di interesse con la differenza che lo scopo non è più
quello di chiudersi verso l’interno, essere autonomi e dipendere dal buon funzionamento degli
impianti ma di interagire con l’esterno, controllando gli elementi naturali per ritrovare un equilibrio ambientale.
In Europa le scatole di vetro americane come la
Union Carbide Building furono molto pubblicizzati. Le nuove idee trovarono terra fertile nell'opportunità di ricostruire le varie città devastate
dalla guerra. La scala degli edifici per uffici in
Europa rimaneva comunque più piccola di quella della controparte americana.
Union Carbide Building a New York
Se paragoniamo gli edifici più alti di New York
nel 1950 e quelli di Londra nel 1965, comprendiamo la grande differenze nell’uso dell’altezza
negli edifici dei due paesi.
I cinque edifici per uffici più alti a New York e Londra
erano:
New York - 1950
Empire State Building (1931)
Chrysler Building (1930)
American International Building (1932)
40 Wall Tower (1929)
RCA Building (1933)
373
314
285
278
255
m.
m.
m.
m.
m.
Londra 1965
Shell Center (1961)
Portland House (1963)
Moore House (1963)
Royex House (1963)
St Alphage (1961)
107 m.
100 m.
67 m.
67 m.
64 m.
Una ragione di questa differenza era data dal
contesto urbano europeo, antico e complesso,
Pianta tipo, Union Carbide Building
9
completamente diverso da quello americano.
Inoltre, gli architetti europei e i clienti dovevano
rispettare le leggi vigenti riguardo l'altezza degli
edifici nel rispetto del contesto di carattere storico. A Londra, per esempio, nel 1894 l'altezza
massima permessa era di 24 m. alla cornice e di
30 m. d’altezza totale.
Dopo la seconda guerra mondiale le normative
riguardanti le altezze degli edifici erano diventate
meno rigide, ma i pianificatori non erano particolarmente attratti dal riflesso di potere delle
grandi aziende proposti dalla tipologia del
grattacielo.
Un "report" del 1956 testimonia che a Londra il
consiglio non autorizzava la costruzione di edifici
alti.
Grattacielo Pirelli, Milano
A parte le differenze in altezza, la scala delle
"glass boxes" europee era più piccola anche in
termini di pianta. La luce artificiale e l'aria condizionata erano molto diffuse anche in Europa,
ma questo fatto non portò a soluzioni di pianta
profonde come quelle americane. Una possibile
ragione è data dal fatto che gli spazi di lavoro
profondi americani non si addicevano alla cultura del lavoro europea; un'altra ragione era
dovuta allo scarso interesse dei progettisti per il
layout interno dello spazio di lavoro.
Quando i progettisti europei studiavano i grattacieli americani guardavano soprattutto le loro
proprietà tecniche, lo spessore della pelle, le
dimensioni del modulo delle finestre, prestando
meno attenzione all'ambiente di lavoro. Il modulo della finestra era di grande interesse, si cercava la proporzione giusta e più efficiente per
creare stanze di dimensioni diverse. Il grattacielo
Pirelli a Milano (Giò Ponti, 1958) è un interessante esempio di grattacielo europeo; é il
prodotto della fiducia nel paese, nell’industria e
nella creatività del periodo.
Piano tipo, Grattacielo Pirelli
Dietro la facciata innovativa lo spazio interno è
organizzato intorno ad un corridoio centrale con
spazi ad "open space" ad ogni lato. Lo spazio,
suddiviso in celle è basato su un modulo di finestra di 95 cm.
Interno, Grattacielo Pirelli
10
Se compariamo il corpo di fabbrica del grattacielo Pirelli con quello della Union Carbide, la
differenza è evidente. La profondità del piano del
grattacielo Pirelli è di 18.5 m. contro i 40 m.
della Union Carbide. Lo stesso paragone si può
fare con la Portland House (1963) a Londra , il
grattacielo Unilever (1963) ad Hamburgo e il
Folksamhuset (1959) a Stoccolma.
2.3 1960 - L’UFFICIO COME PAESAGGIO
Nel decennio degli anni Sessanta, l'Europa prese
il posto dell'America nella progettazione dello
spazio di lavoro. Mentre i grattacieli in vetro
riflettente venivano replicati dappertutto, un
gruppo di consulenza tedesco, i Quickborner
Team, lavorava su nuovi concetti dello spazio di
lavoro. Secondo Wolfgang e Eberhard Schnelle,
capi del gruppo di consulenza, gli edifici per uffici convenzionali non erano più adatti alle necessità del modo di lavorare moderno.
Interpretazione dell’ufficio come paesaggio
Gli argomenti sviluppati dal Quickborner Team
sono validi ancor’oggi e utilizzati nel promuovere
nuove soluzioni. Come primo punto ponevano
l'accento sull'importanza della comunicazione,
seguendo le idee dei pensatori dell'organizzazione come Mayo e McGregor, e dei rapporti
umani nel lavoro. Lo scambio d'informazione non
doveva più essere in direzione verticale, ossia
distribuito dal capo verso i collaboratori, ma in
linee funzionali, ignorando le barriere della gerarchia. Il secondo punto trattava la flessibilità;
gli spazi di lavoro dovevano essere adattabili a
rapidi cambiamenti nell'organizzazione senza
interrompere, per quanto possibile, le attività in
corso. Il terzo menzionava l'importanza, sempre
maggiore, dell’Information Tecnology, che allora
era composta da computer grandi come stanze,
che si prevedeva prendessero in mano tutte le
attività di routine.
Le idee dei fratelli Schnelle sulla comunicazione,
la flessibilità e le nuove tecnologie sono state
riassunte
in
un
concetto
chiamato
Bürolandschaft, letteralmente l'ufficio come paesaggio. In termini di dimensione e tecnologia
questo concetto fu ispirato dagli uffici americani:
spazi ampi e aperti con aria condizionata.
Piano tipo uffici Bertelsmann a Guttersloh
11
L'architettura dell'interno, d'altra parte, era ispirata da idee lontane dal freddo e dell'efficienza
tagliente dell"open space" americano. Lo spazio
di lavoro era visto come un guscio dove si svolgevano i processi interattivi. Al suo interno, la
comunicazione doveva fluire liberamente senza
essere fermata o deviata da muri e porte. Di conseguenza non c'erano uffici privati, né stanze di
diverso genere e l'arredo e le attrezzature sembravano essere state messe in modo casuale,
senza un "pattern". Gli impiegati, erano tutti nello
stesso spazio; l'ordine gerarchico era eliminato!
Il primo progetto di tipo “ufficio come paesaggio” fu l'ufficio Bertelsmann, una grande firma di
pubblicità a Guttersloh in Germania. Si tratta di
un progetto per 270 impiegati nato come progetto studio per una nuova sede per 2.000 persone. L'edificio consiste in un grande spazio
aperto rettangolare con pannelli divisori rimovibili e un arredo dalle linee essenziali. La
moquette, il sistema del controsoffitto e i pannelli divisori funzionano come superfici di controllo
acustico. Le postazioni sono organizzate in base
ad uno studio dettagliato della comunicazione
tra i differenti gruppi dell'organizzazione.
Layout uffici Bertelsmann
Una volta realizzati i primi progetti, il lavoro del
Quickborner Team cominciò a diffondersi rapidamente attraverso le visite di clienti e progettisti,
e numerosi articoli pubblicati su riviste di architettura e libri sull' "office design". I fratelli Schnelle
avevano fondato la loro casa editrice. Il loro concetto divenne subito di moda in Europa. L'ufficio
come paesaggio sembrava catturare lo spirito
del tempo, della società sempre più aperta e
recettiva alle nuove idee. Per i progettisti era una
nuova soluzione interessante, radicalmente differente dagli uffici convenzionali. Per la comunità
di imprenditori era interessante che l'ufficio come
paesaggio fosse efficiente dal punto di vista dei
costi. Il professore tedesco Siegel, autorità nel
campo, commentava: "il basso costo dell'edificio
insieme al vantaggio della facile organizzazione
interna degli spazi sono gli argomenti più importanti a favore dell'ufficio come paesaggio".
Anche dal punto di vista dell’utente l'ufficio come
paesaggio rappresentava una buona soluzione.
Con spazi ampi, la moquette e le aree di riposo
Interno degli uffici Bertelsmann
12
a disposizione, il nuovo modello veniva subito
ben accettato, soprattutto dopo le "white-collar
factory", modello austero e freddo dei decenni
precedenti.
Negli spazi di lavoro di oggi possiamo ritrovare
alcuni aspetti introdotti dall’ufficio come paesaggio come l’organizzazione dello spazio per facilitare lo scambio d’informazione, la flessibilità e
l’integrazione dell’Information Technology.
D’altra parte i corpi di fabbrica profondi con
spazi di grandi dimensioni all’interno tenderanno
invece in seguito a diminuire.
2.4 1970 - L’UFFICIO SPERIMENTALE
Durante gli anni Settanta, la popolarità dell'ufficio come paesaggio diminuisce drasticamente in
tutta Europa. Siamo all'interno di un contesto di
difficoltà economiche a causa della crisi petrolifera del 1973. Come conseguenza i costi del
riscaldamento e dell'illuminazione dei grandi
spazi degli anni Sessanta diventano insostenibili.
La crisi contribuì a mettere in dubbio l'ottimismo
sui progressi tecnologici ed economici caratteristici dei due decenni precedenti.
Pianta piano tipo, sede IBM a Stoccolma
E’ in questo periodo che il progetto dello spazio
di lavoro in Europa cominciò a differenziarsi nel
Regno Unito e nell'Europa Continentale. Gli uffici come paesaggio divennero fuori moda in
entrambi e i progettisti cominciarono a sperimentare nuove tipologie di spazi di lavoro, guidati da motivi diversi e in diverse direzioni.
Layout uffici della IBM
In Europa Continentale, la perdita di popolarità
dell'ufficio come paesaggio inizió con il malcontento degli impiegati. Secondo alcuni studi i fattori di disagio dipendevano dalle variazioni
indesiderate di temperatura, dal basso tasso di
umidità, dagli alti livelli di rumore, dalla mancanza di luce e ventilazione naturale e dalla
mancanza di contatto con l'esterno. Le critiche
ebbero un effetto diretto sul progetto dello spazio
di lavoro poiché negli anni Settanta, in Europa
Continentale, gli impiegati erano diventati sempre più partecipi alla presa di decisione sull'organizzazione generale.
In
Germania,
per
esempio,
la
legge
Sede IBM - vista da un’’ufficio verso l’esterno
13
Mitbestimmung del 1976 dava il diritto ai rappresentanti degli impiegati ad assistere alle riunioni assieme ai dirigenti dell'impresa; legislazioni simili cominciavano ad essere adottate
anche in Olanda (1979), in Svezia (1977) e in
Italia (1975). Facendo uso dei loro nuovi diritti
gli impiegati firmarono contro l'ufficio come paesaggio.
Il nuovo concetto che venne adattato per rispondere alle nuove esigenze degli utenti è l'ufficio a
cellule. La reazione più radicale arrivó dalla
Svezia dove era pratica comune dotare ogni impiegato di uno spazio privato con controllo climatico individuale, luce naturale e vista versò
l'esterno. Situazione ottimale dal punto di vista
del comfort trascurando però un aspetto importante, presente nell’ufficio come paesaggio, che
è quello dei rapporti umani nel lavoro. Tendenza
che verrà ripresa negli anni succesivi.
Interno degli uffici IBM
Il progetto per la sede IBM a Stoccolma ne é un
ottimo esempio. Nel 1970, all'inizio del processo progettuale, IBM voleva un grande ufficio
come paesaggio. La depressione economica
fermò tutti i piani fino al 1974 anno in cui si
formò un nuovo comitato per costruire un edificio con spazi interni a cellule individuali.
Vista a volo d’uccello, Centraal Beheer,
Apeldoorn, Olanda
In pochi anni c'era stata una svolta radicale nel
progetto dello spazio di lavoro.
Anche nel resto del Nord Europa la divisione a
cellule e la standardizzazione dello spazio di
lavoro presero piede. In Olanda lo spazio a disposizione dell'impiegato era passato da 17.5
mq nel 1950 a 25.5 mq nel 1977.
Layout degli uffici, Centraal Beheer
Non tutti gli architetti e i clienti volevano peró
ritornare agli spazi convenzionali con stanze e
corridoi.
L'architetto
olandese
Herman
Hertzberger formava parte di questa tendenza;
egli propose nel 1972 un innovativo progetto per
lo stabilimento della Centraal Beheer ad
Apeldoorn, Olanda.
La scala umana fu la parola chiave per lo sviluppo del progetto. Il progetto nacque dal seguente
concetto: "gli impiegati devono sentirsi parte
della comunità di lavoratori ma senza perdersi
Spazi interni, Centraal Beheer
14
nella folla". L'idea architettonica fu di fare un piccolo villaggio formato da unità, di 8-10 persone,
collegate tramite passerelle, con un atrio e degli
spazi in comune. Un altro esperimento decisivo,
di qualche anno successivo, fu la sede svedese
della Canon nel 1978. Venne progettato dai
Tengbom Architects, che anni prima erano stati i
precursori dell'ufficio come paesaggio in Svezia.
Il loro progetto suggerí una soluzione ibrida chiamata combi-office; essa combinó gli spazi a cellula con spazio ad open space. Le cellule furono
concepite come piccole stanze con pareti vetrate
organizzate sul perimetro dell'edificio. Lo spazio
ad open space era al centro e conteneva tutte le
attrezzature comuni (la fotocopiatrice, gli archivi,
ecc.). Questo spazio centrale era pensato come
"soggiorno" dove si stimolava l'interazione tra gli
impiegati.
Layout uffici, sede Canon, Svezia
Nel Regno Unito, l'ufficio come paesaggio non
ebbe lo stesso successo che nell’Europa del
Nord. Alla fine degli anni Settanta, dopo tentativi
promettenti, era divenuto ormai chiaro che lo
spazio di lavoro come paesaggio non convinceva. Questa tendenza, non coincideva con i
bisogni dei "colletti bianchi" che non potevano
esprimere legalmente la loro opinione.
Interni della sede Canon
Contrariamente agli impiegati dell'Europa
Continentale, i colleghi britannici non avevano il
diritto di essere coinvolti nella presa di decisioni
riguardanti l'ambiente di lavoro. Alla fine degli
anni Settanta, la proposta di dare agli impiegati
e ai loro rappresentanti più potere fu subito bloccata dall'opposizione dei datori di lavoro.
Piano tipo, Faber e Dumas a Ipswich, Regno Unito
I britannici sembravano più gerarchici e rigidi
della controparte continentale. E' per questa
ragione che l'ufficio come paesaggio, con la sua
proposta di ideologia egalitaria, non ebbe successo nel Regno Unito. Un altro motivo cruciale
era dato dalle condizioni del mercato britannico
del periodo. Il mercato dell'ufficio era dominato
dagli imprenditori. Le organizzazioni e le società
britanniche affittavano gli spazi anziché costruire
le loro sedi, come invece facevano le società
tedesche, svedesi e olandesi. Nel Regno Unito
solo un quinto degli spazi di lavoro era occupato dagli stessi proprietari. I manager britannici
Vista esterna, Faber e Dumas
15
raramente commissionavano il progetto degli
spazi di lavoro delle loro sedi, motivo per cui
avevano meno opportunità di tradurre le loro
idee e teorie organizzative nel progetto architettonico.
Le normative riguardanti il progetto dello spazio
di lavoro rimasero praticamente inalterate poiché
i committenti e i progettisti britannici preferivano
consultare l'"Offices, Shops and Railway Premises
Act", pubblicazione del 1963 che dettava le
regole generali per la progettazione.
Tenendo conto dei rapporti di potere all'interno
del mercato dell'ufficio britannico e dell'atteggiamento degli impiegati, è evidente come la progettazione dello spazio di lavoro nel Regno Unito
abbia preso una direzione diversa da quella
dell'Europa Continentale. Anche le organizzazioni britanniche adottarono le cellule private
abbinate all'open space, ma il concetto dell'ufficio come paesaggio fu sostituito dalla ricerca per
la flessibilità e l'efficienza.
Layout degli uffici, Faber e Dumas
Gli open space britannici ricalcavano i modelli
del 1926 ma in maniera più sofisticata.
Un’innovazione interessante fu data dall'introduzione dei sistemi d'arredamento. Tra i più interessanti troviamo quelli sviluppati da Herman
Miller con l'Action Office: un sistema flessibile
progettato per la riduzione dei problemi di privacy e rumore all'interno dell'open space.
Uno degli spazi di lavoro britannici più innovativi
del periodo è la Willis Faber & Dumas a Ipswich,
progettata nel 1975 da Norman Foster. E' interessante che anch'essa sia la sede di una società
Assicuratrice, come la Centraal Beheer in
Olanda. Ma fatta eccezione la similitudine di
funzione, i due edifici non potrebbero essere più
diversi. Il concetto della Centraal Beheer era
guidato dall'utenza, addirittura doveva essere
finita dagli stessi impiegati. Al contrario, la Willis
Faber & Dumas ha un ambiente interno molto
controllato e "pulito" con una sistemazione ortogonale delle postazioni di lavoro.
Il progetto è guidato da un interesse tecnologico
che costituí un’innovazione interessante in questo
campo: il pavimento galleggiante con tutti i
Interno degli uffici, Faber e Dumas
16
servizi integrati. Questa invenzione, insieme al
controsoffitto introdotto negli anni Sessanta, è
oggi correntemente utilizzata nello spazio di
lavoro non solo per alloggiare i servizi ma come
dispositivo per il controllo ambientale (come
avremo modo di studiare nel capitolo 4).
Senza saperlo, i progettisti avevano anticipato la
grande importanza dell'Information Tecnology, in
un periodo in cui le macchine da scrivere e i telefoni erano gli unici apparecchi d'ufficio visibili.
2.5 1980 - L’UFFICIO ELETTRONICO
Nel 1980 il volume d'affari aumentava e la crisi
economica era alla fine. Motivate dalla crescita
economica, le aziende europee volevano manifestare la loro potenza attraverso magnifici edifici per uffici che riflettessero la fiducia e la tenacia presente nel settore finanziario europeo. Uno
degli avvenimenti più determinanti nella progettazione dello spazio del lavoro fu l'arrivo dei personal computer. Fino a questo momento i computer erano macchine voluminose che dovevano
alloggiate in stanze apposite, generalmente nei
piani sotterranei. Verso la metà degli anni
Ottanta, i "personal computer" diventarono
comuni in tutti gli uffici d’Europa.
I personal computers degli anni 80
Le aspettative generali erano basate sull'idea che
i "personal computer" avrebbero cambiato radicalmente il progetto dello spazio di lavoro.
L'esperto britannico dell'ufficio, Frank Duffy, disse
nel 1984: "tanti edifici per uffici stanno diventando obsoleti rapidamente" ; predizioni più radicali immaginavano il futuro senza più palazzi
per uffici e le persone intente a lavorare con personal computers in qualsiasi luogo immaginabile
(ispirazione per libri come "Third Wave" di Toffler
e "Megatrends" di Naisbett).In realtà, i computer
hanno avuto un grande impatto solamente sul
livello pratico del progetto dello spazio di lavoro.
I nuovi progetti dovevano tenere conto di grandi
quantità di cablaggio e di più potenti impianti di
condizionamento. I nuovi sistemi informatici
furono programmati per creare "edifici intelligenti" dove i sistemi di HVAC (Heating,
Ventilation and Air Conditioning), di sicurezza e
Torre One Canada Square, Londra
17
di manutenzione venivano controllati e regolati
automaticamente.
La "computerizzazione" dello spazio di lavoro è il
risultato di uno sviluppo globale. Problemi di
cablaggio e condizionamento dovevano essere
risolti in tutti i palazzi per uffici nuovi o esistenti.
In tutt’Europa, attraverso riviste e conferenze si
trattava il tema dell’Information Technology e
degli edifici intelligenti. Questo non significa che
gli spazi di lavoro in Europa stessero diventando
uguali; le differenze tra gli spazi di lavoro britannici e quelli del Nord Europa erano anzi ancora
più marcate.
Piano tipo, One Canada Square
Nel Regno Unito l’Information Technology era
sempre più importante poiché a Londra, capitale
finanziaria d'Europa, le società di servizi si espandevano rapidamente e parallelamente l'uso del
computer cambiava le condizioni di "fare affari".
Lo scambio commerciale "computerizzato" ha
creato la necessità di spazi ad open space per lo
svolgimento delle attività di scambio commerciale; spazi dotati dell'aria condizionata e dell'infrastruttura per l'Information Technology.
Come risposta alla nuova necessità di spazi di
lavoro "moderni", i developer britannici studiavano i progetti americani. Parallelamente, i
developer e progettisti americani erano attratti
dal "boom" della costruzione nel Regno Unito e
andavano a lavorare a Londra. L'influenza americana si distese rapidamente a causa dell'enorme sviluppo di Londra. Si è così prodotta la
più drammatica e rapida trasformazione fisica
che Londra abbia vissuto dall'epoca dell'incendio
del 1666. Solo nella City, in un anno si costruirono più spazi di lavoro che nei decenni precedenti.
Lloyd’s di Londra
Pianta tipo, Lloyd’s di Londra
Un'esempio chiaro dell'influenza americana nel
Regno Unito è Canary Wharf a Londra. Il progetto guida, One Canada Square Tower (Cesar
Pelli, 1991), fu progettato e sviluppato da americani. E' una copia in scala di un grattacielo di
Manhattan, e in quel periodo era l'edificio più
alto d'Europa. Al suo interno l'edificio seguiva la
pianta classica americana con il nucleo centrale,
ampie e semplici solette ad ogni piano, grande
altezze tra i piani e generose zone di servizio.
Layout uffici, Lloyd’s di Londra
18
Questo progetto era l'esempio della fede e della
ricchezza che alimentava il business della
costruzione; anche se in seguito contribuì alla
bancarrotta degli investitori.
Un altro edificio caratteristico è la Lloyd's of
London, di Richard Rogers (1986). E' il simbolo
della vanità dell'azienda tradotto in linguaggio
high-tech. La sua caratteristica più interessante è
che tutte le funzioni secondarie, ascensori, scale
e bagni, sono posizionate all'esterno, intorno al
perimetro dell'edificio. Al suo interno, un grande
atrio porta la luce naturale dentro i piani molto
profondi. Gli spazi sono tutti dotati di pavimento
galleggiante e controsoffitti sospesi che contengono cablaggio e servizi. Questo edificio è
stato visto come la prima rappresentazione europea di come l’Information Technology possa
incidere sull'architettura.
Nel Nord d'Europa, edifici come il Lloyd's of
London o One Canada Square Tower, non potevano essere costruiti in quel periodo. Al posto
dell’"Information Technology", soddisfare l'utente
era la più importante determinante per la progettazione degli spazi di lavoro. Dopo il rifiuto
verso l'ufficio come paesaggio degli anni
Settanta, il progetto dello spazio di lavoro ruotava attorno al layout a cellule. La privacy, il controllo individuale del clima, la luce naturale, le
finestre apribili e la vista verso l'esterno erano
indispensabili per il benessere degli impiegati.
Uno dei tanti manuali per la progettazione dello
spazio di lavoro consigliava "una maggiore presenza della natura, per garantire più luce naturale e meno luce artificiale, per il contatto con la
natura e una vista verso il mondo esterno".
Atrio, Lloyd’s di Londra
Questi aspetti di benessere sono parte integrante
dei parametri progettuali della progettazione
consapevole dell’ambiente di lavoro e sono presenti nei progetti guida che studieremo più avanti.
L’Information Technology sembrava non arrivare
in modo significativo ed incisivo in Europa. L'aria
condizionata era divenuta popolare, ma i pavimenti galleggianti erano rari; semplicemente non
erano necessari perché i corpi degli edifici erano
poco profondi, le postazioni di lavoro erano di-
Pianta della sede SAS, Svezia
19
sposte vicino alle finestre e il cablaggio per i
computer veniva risolto sul perimetro dell'edificio,
soluzioni che continuano tutt’ora in quasi tutti gli
spazi di lavoro “ordinari”.
L'attenzione per il comfort dell'utenza, anziché
per l'"Information Technology", comportava spazi
di lavoro radicalmente diversi da quelli progettati
nel Regno Unito. Gli esempi più interessanti sono
il Colonia Building in Germania (1984), il NMB
Building in Olanda(1) (1987) e il SAS Building in
Svezia (1988). La caratteristica che hanno in
comune è che sono stati concepiti come piccole
città a scala umana. Sono organizzati come tante
"case" collegate da "strade" interne e "piazze". Il
proposito fondamentale delle "piazze" (atrio) non
era quello di portare dentro la luce naturale
(come nel caso del Lloyd's of London) ma di
essere il "cuore sociale".
Pianta, British Teleco, Stockley Park, Londra
2.6 1990 - L’UFFICIO VIRTUALE
All'inizio degli anni Noventa, la richiesta di nuovi
palazzi per uffici cominció a diminuire a causa di
un rallentamento delle attività economiche.
Contemporaneamente emersero nuove idee su
come doveva essere lo spazio di lavoro. Queste
idee
sono
basate
sui
cambiamenti
dell'Information Technology in rapporto agli
sviluppi delle organizzazioni.
Mentre nel 1980 il progetto dello spazio di
lavoro si concentrava sulla maniera di ubicare
l’Information Technology, questo stesso ora conduceva alla virtualità dello spazio di lavoro. Con
i telefoni mobili, i personal computer (hardware),
Internet e la posta elettronica (software), gli impiegati sono diventati "liberi" nel tempo e nello
spazio.
L'Information Technology ha cambiato la concezione del lavoro e della sua organizzazione.
Secondo le nuove teorie organizzative, tutte le
convenzioni che riguardano il lavoro e l'organizzazione dello stesso, possono essere messe in
discussione. Una delle frasi chiave è: "la reingegnerizzazione dei processi del business", utilizzata per enfatizzare la trasformazione dell'or-
Layout uffici, British Telecom
(1) La sede della NMB ad Amsterdam è attualmente la sede centrale della banca ING (Vedi capitolo 4, punto 4.9.)
20
ganizzazione basata sul progetto integrativo della
"Information Technology" e dei processi organizzativi. Re-ingegnerizzazione non era l'unica
volontà. Sulla letteratura di business, predominantemente americana, si può leggere di organizzazioni che imparano, organizzazioni virtuali,
organizzazioni di appoggio, ecc.
Questi sviluppi sembrano proporzionare possibilità mai viste prima per la progettazione dello
spazio di lavoro. Le idee utopiche degli anni
Ottanta sulle persone che lavoravano "a casa",
finalmente sembrano un’opzione realistica. Gli
articoli scritti sulla progettazione dello spazio di
lavoro mostrano fotografie di persone che lavorano al bar, a casa e addirittura seduti in piscina.
Nell'ufficio gli impiegati sono invitati a condividere le postazioni di lavoro, questo è reso possibile dalle reti interne e dagli archivi elettronici,
offrendo in questo modo, ad ogni postazione, la
massima flessibilità.
Interno, British Telecom
L'integrazione e l'adozione delle "soluzioni alternative dello spazio di lavoro" varia da paese a
paese. Ancora una volta, le differenze maggiori
si producono tra il Regno Unito e l'Europa del
Nord.
Nel Regno Unito i cambiamenti nella progettazione dello spazio di lavoro sembrano essere
nella maggior parte dei casi guidate dai costi.
Gli open plan rimangono gli spazi standard e
diventa popolare in particolare l'"alternative officing" caratterizzato dalla condivisione della
postazione di lavoro.
Interno sede SOL, Finlandia
Un buon esempio è la British Telecom a Stockley
Park, Londra, di Norman Foster. Il progetto é
concepito come un edificio efficiente tipo "business park". Il suo interno è quasi tutto ad open
plan con due tipi di postazione, quella personale
e quella condivisa; il progetto è DEGW (1996).
Questo edificio ha un’ infrastruttura flessibile che
porta a tutte le postazioni audio, data e video.
British Telecom presenta questa sua nuova sede
come un esempio del suo "Workstyle 2000".
Contemporaneamente troviamo una tendenza al
rifiuto verso gli ampi spazi in stile americano.
Interno Dynamic Office, Uytenhaak, Olanda
21
Dalla metà degli anni Ottanta, mentre i primi
studi sulla "Sick Building Syndrome"(1) erano in
corso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la
percezione degli spazi di lavoro da parte del
pubblico aveva subito grandi cambiamenti. Per i
fruitori britannici come per quelli del Nord
Europa, gli uffici con aria condizionata ma senza
vista verso l'esterno e senza luce naturale, erano
associati ad impiegati insoddisfatti.
Questo fatto ha prodotto una tendenza a costruire palazzi con corpi meno profondi e più bassi,
generalmente con finestre apribili. Anche spazi
come l'area di relax diventano importanti per
creare luoghi di lavoro più umani e atmosfere
amichevoli per gli utenti.
Layout uffici Dynamic Office
Anche nel Nord Europa negli anni Novanta, i
costi rimangono il fattore più importante per la
presa di decisioni sulla progettazione dello
spazio di lavoro. In questo decennio di aggressiva concorrenza globale, i costosi uffici fatti su
misura, come la NMB Building in Olanda e la
SAS Building in Svezia, non sono più modelli
validi.
Inoltre gli spazi a cellula non sono più coerenti
con i nuovi modi di lavorare secondo i quali l'interazione e il lavoro di gruppo sono le attività
centrali. Per rispondere alle nuove esigenze, la
tendenza è quella di creare spazi di lavoro più
aperti. La progettazione genera spazi meno profondi e ad una scala più ridotta di quelli dei contemporanei britannici.
Il nuovo esempio di progettazione dello spazio di
lavoro viene dalla Scandinavia. Un progetto
esemplare è la sede SOL, una azienda di pulizie
Finlandese, nella quale 75 impiegati condividono 26 postazioni di lavoro all'interno di uno
spazio innovativo. In Olanda e in Germania
questo progetto ha sollevato grande interesse.
Anche la "combi-office" svedese é divenuta molto
popolare particolarmente in Germania e in
Olanda. Un esempio interessante è la Dynamic
Office of the Dutch Government a Uytenhaak
(1997). Questo palazzo combina il concetto
combi-office con le postazioni a condivisione.
Interno ufficio Dynamic Office
(1) La Sick Building Syndrome è il malessere relazionato con l’ambiente di lavoro. Vedi Baglioni A., Piardi S., Costruzione
e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 (I ed.).
22
Al suo interno troviamo postazioni denominate
"cockpits", open space per le attività di gruppo, e
le aree di relax per la conversazione informale.
L'idea dominante dello spazio di lavoro degli
anni Novanta è che gli impiegati si muovano
dentro lo spazio interno dell'edificio, utilizzando
le differenti postazioni progettate ad hoc per le
varie attività specialistiche.
Anche nello spazio di lavoro che potremmo
definire del Duemila, l’interazione e il lavoro di
gruppo sono le attività centrali. I nuovi spazi
sono concepiti in base a queste recenti esigenze
dell’organizzazione, integrando in essi i sempre
più emergenti parametri di comfort e la regolazione dei principi naturali. L’ambiente diventa
così l’orizzonte progettuale degli uffici di oggi e
di quelli del futuro.
Queste nuove tendenze verranno analizzate nel
capitolo 4 - ”Nuovi scenari dell’ufficio”; prima
però è opportuno analizzare i parametri di comfort e introdurre i concetti base di questa “esplorazione”.
23
APPENDICE
Lista cronologica di eventi che hanno influenzato e determinato la concezione e lo sviluppo dello
spazio di lavoro
1800 – 1922
Tecnologia
1868
1873
1876
1880
1890
1894
1899
1921
Invenzione della macchina da scrivere
Viene sviluppata la tastiera Qwerty
Invenzione del telefono
Prima lampadina elettrica
Invenzione della carta carbone
Invenzione della radio
Invenzione della “clip”
Prima trasmissione transatlantica
Economia
1907 Panico finanziario
Società e Cultura
1838 “Les Employes”, novella scritta da Honoré de Balzac
Demografia
1900 La popolazione mondiale raggiunge 1.6 bilioni di individui
Business e Management
1856-1915 Frederick Winslow Taylor
1878 Thomas A. Edison fonda la Edison Electric Company
1911 Vengono pubblicati “I principi del management scientifico” di Frederick W. Taylor
1914 Edwin Booz crea la prima azienda di consulenza per management
Arte, Architettura e Design
1896 Viene pubblicato il “Tall Office Building Artistically Considered” di Louis Sullivan
1917 Primo numero della rivista De Stijl
1919 Walter Gropius fonda la Bauhaus
24
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1853
1857
1870
1878
1883
1889
1890
1892
1903
1912
1913
1917
Otis inventa l’ascensore
Produzione industriale della sedia n.14 progettata da Thonet
Primo edificio commerciale con ascensori: Equitable Life Insurance Building
Sede del Credit Lyonnais a Parigi
Home Life Insurance Building
Leiter Building a Chicago
Wainwright Building a St. Louis
Monadock Building a Chicago
Larkin Building a Buffalo progettato da Frank Lloyd Wright
Fondazione della Metal Office Furniture (in seguito Steelcase) a Michigan
Woolworth Tower, di 51 piani, a New York
Sviluppo commerciale delle pareti in cartongesso (la “Sheetrock” americana)
“Scientific Management”, 1922 - 1932
Tecnologia
1927 Prima dimostrazione della Televisione
1929 Invenzione dei cuscinetti a sfera
1930 3M inventa lo scotch
Economia
1929 Crollo del mercato
1930 La Grande Depressione
Società e Cultura
1923 Il primo numero di Time Magazine
1928 “La Teoria dell’Organizzazione Sociale ed Economica” di Max Weber
Arte, Architettura e Design
1922 Concorso di idee per la Chicago Tribune Tower
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1926 Primo edificio con aria condizionata a Fresno, USA
1930 Chrysler Building, New York
1931 Empire State Building, New York
25
1932 -1947
Tecnologia
1935 Invenzione della luce fluorescente
1938 Invenzione della fotocopiatrice
1946 Il primo computer digitale
Business e Management
1937 Fondazione di Hewlett Packard
Arte, Architettura e Design
1932 Allestimento della mostra “International Style” al MoMA, New York
1932 I nazisti chiudono la Bauhaus
1940 “L’ufficio di notte” dipinto da Edward Hopper
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1936 S.C.Johnson Administration Building a Racine progettato da F. Lloyd Wright
1940 Rockefeller Center, New York
1940 KLM Building, New York
Periodo del Marketing e della Diversificazione 1947-1960
Tecnologia
1951 UNIVACI, il primo computer commerciale
1959 Xerox produce le prime fotocopiatrici commerciali
Economia
1958 Nascita del mercato comune europeo
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1950 Mostra sull’Arredamento per l’Ufficio del Futuro a Chicago
1952 Knoll International produce la sedia Bertoia
26
1952
1958
1958
1959
Lever House, Chicago
Seagram Building, New York
Bohringer Company crea il primo ufficio come paessaggio, Manheim-Germania
Union Carbide Headquarters, New York
Tecnologia
1964
1970
1970
1972
IBM inventa il wordprocessor
I primi floppy disk
Le prime calcolatrici tascabili
Primo messaggio e-mail tra due computer
Business e Management
1960 Pubblicazione del libro “Il lato Umano delle Aziende” di Douglas McGregor
1968 Fondazione di Intel
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1960
1960
1964
1965
1965
1968
1968
1970
1971
La pianificazione dello spazio di lavoro si codifica come disciplina
Fondazione della Herman Miller Research
Herman Miller introduce il sistema per ufficio “Action Office”
Knoll International lancia sul mercato la sedia per ufficio di Charles Pollock
Ford Foundation Headquarters a New York
Herman Miller lancia il sistema per ufficio “Action Office II”
Pubblicazione del libro “ The Office: a Facility Based on Change” di Robert Probst
Quickborner Team e l’Ufficio come Paessagio
Weyerheauser Headquarters a Tacoma
1972 -1988
Tecnologia
1973
1974
1978
1979
1980
1981
1982
1984
1984
1984
Invenzione di Ethernet
Standardizzazione della trasmissione fax dalla U.N. (United Nations)
Introduzione dei personal computers
Il Giappone costruisce la prima rete per telefoni cellulari
3M inventa “post-it”
IBM introduce il primo PC con PC-DOS 1.0
Invenzione del Compact Disc
Introduzione del CD ROM
Apple lancia ufficialmente il computer Macintosh
Hewlett Packard lancia la stampante LaserJet
27
1985 Microsoft sviluppa Windows per i PC IBM
1987 La linea di computer PS/2 di IBM esce sul mercato
Economia
1973 Crisi petrolifera
Società e Cultura
1983 La rivista TIME elegge il microprocessor “l’uomo dell’anno”
Business e Management
1973
1976
1977
1979
1982
1982
1982
1987
“The Nature of Managerial Work” di Henry Mintzberg
Fondazione di Apple
Fondazione di Microsoft
Fondazione di 3Com
Fondazione di Novell
Fondazione di Compaq
Apple incassa 1 bilione di dollari
Microsoft vende un milione di copie di Windows
Arte, Architettura e Design
1973 Nascita della Foundation for Interior Design Education Research (FIDER)
1981 Fondazione del gruppo Menphis a Milano
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1972 Centraal Beheer, Amsterdam
1982-83 DEGW sviluppa la ricerca ORBIT I nel Regno Unito
1984-85 Pubblicazione di “Using Office Design to Increase Productivity” di Michael Brill e Bosti
1985 DEGW sviluppa la ricerca ORBIT II negli Stati Uniti
1985 Hong Kong and Shangai Bank
1985 Lloyd’s of London
1985 Pubblicazione “Your Office is Where You Are” di Stone e Luchetti su Harvard Business
Review
1987 NMB – Nederlandsche Middenstandsbank Headquarters, Amsterdam
1987 SAS Headquarters, Svezia
1988 Broadgate, London
28
Globalizzazione e Conoscenza, 1988 -1997
Tecnologia
1990
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1995
1996
“World Wide Web” di Tim Berners-Lee
Il primo Web client e Server software
Il sistema operativo Linux viene lanciato via Internet
I computer portatili
Windows lancia Windows NT
Teleconferenze
Accesso a Internet tramite America Online, Compuserve e Prodigy
I primi “cloni” Mac
Microsoft lancia Internet Explorer 2.0
Economia
1998 Crisi economica Asiatica
Business e Management
1990 “The Fifth Discipline” e la nozione di imparare di Peter Senge
1993 “Reengineering the Corporation” di James Champy e Michael Hammer
1996 Esce su Newsweek l’articolo “Office of the Future”
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1992
1993
1993
1993
1994
1995
1995
1997
Steelcase introduce il sistema Personal Harbors
IBM lancia il programma “Workplace Mobility”
Steelcase diventa il più grande produttore di arredo al mondo
Vitra Design Museum allestisce “Citizen office”
Herman Miller introduce la sedia Aeron
Sistema “Adhoc” di Vitra
Cornell University fonda l’“International Workplace Studies Program”
Commerzbank Headquartres a Francoforte
Tecnologia
2000 42 milioni di computer collegati a Internet (69% più dell’anno precedente)
Si stimano circa 900 milioni di computer collegati a Internet per il 2006
Economia
1997 Unione Europea
29
Demografia
1998 La popolazione mondiale raggiunge 5.9 bilioni di individui
2000 Più del 15% della forza lavoro ha più di 55 anni
Sviluppi nell’ambiente di lavoro
1997 Alcoa Headquarters a Pittsburgh
1994-1998 Sperimentazioni sul Virtual Office
Scenari alternativi per l’ambiente di lavoro del domani
30
BIBLIOGRAFIA - Capitolo 2
Banham R., The Architecture of the Well-Tempered Environment, Architectural Press, London, 1969
Bedoire F., Open plan offices, landscape offices and celltype office, in: Arkitektur, n.1,
pp 16-26, 1979.
Casciani S., Fiorenza O. Roj M., Workspace/Workscape - I nuovi scenari dell'ufficio, Skira editore,
Milano, 2000.
Duffy F. e Cave, C., Bürolandschaft: an appraisal, in: Planning office space, The Architectural Press,
London, 1976.
Duffy F., The New Office, Conran Octopus, London, 1997.
Gensler M.A., Developing the Architecture of the Workplace: Gensler, Press Edition, New York, 1998.
Pile J., Open office planning, The Architectural Press, London, 1978.
Roj M., Tra l'ufficio chiuso e l'open space, in: Italia oggi, pp.36, 17 ottobre 1998.
Sundstrom E., Workplaces, Cambridge University Press, New York, 1986.
Van Meel J., The European Office - Office design and national context, 010 Publishers,
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Zanco F., Libertà per l'ufficio, in: Interni, n.487, gennaio-febbraio 1999.
Zelinsky M., New Workplaces for New Workstyles, McGraw-Hill, New York, 1998.
31
3.0 LA PROGETTAZIONE CONSAPEVOLE DELL'AMBIENTE DI LAVORO
Introduzione
Lo studio dei problemi legati alle condizioni di comfort nei luoghi di lavoro non industriale, costituisce da più di un decennio un tema di rilevante interesse scientifico ed economico. E’ assai ricorrente trovare all’interno degli edifici situazioni di discomfort direttamente associabili a carenze dal
punto di vista microclimatico: problemi di temperatura troppo alta o troppo bassa, presenza di
un’eccessiva velocità dell’aria, di aria viziata o di un elevato tasso di umidità relativa.
Il controllo e la valutazione delle condizioni di vita negli uffici (come nelle abitazioni, scuole ed altri
luoghi pubblici) hanno destato un’interesse crescente, nell’ultimo decennio, per una serie di motivi
tra cui il fatto che in questi ambienti sempre più persone trascorrono la maggior parte del tempo.
Questo capitolo si propone di presentare il tema del comfort e del benessere ambientale partendo
dallo studio delle condizioni di benessere della prima "macchina termica": l'uomo. L'analisi delle
risposte termiche di esso rivela numerosi concetti, alcuni più conosciuti di altri, ma tutti strumenti pratici per una progettazione che assicuri un alto livello di comfort. Un principio base della progettazione
consapevole è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come
organismo che interagisce con l’uomo e con l’ambiente.
Presenteremo in seguito tre progetti di particolare interesse, che applicano alcuni dei principi naturali
di controllo termico con lo scopo del raggiungimento di un alto livello di comfort, di qualità spaziale
e di risparmio energetico. E' nello spirito della ricerca il confrontare concetti con esempi pratici.
Da questi aspetti della progettazione consapevole nascono i parametri fondamentali per l'analisi dei
progetti guida che analizzeremo nel capitolo successivo.
32
3.1 COMFORT E BENESSERE AMBIENTALE
"Il comfort può essere definito come sensazione
di completo benessere fisico e mentale. E' un
atteggiamento mentale e fisico di soddisfazione
verso l'ambiente. Poiché, relativamente ad un
gruppo di persone situate nel medesimo ambiente, non è possibile creare una situazione
pienamente soddisfacente per tutte, in quanto
esistono differenze biologiche, fisiche ed emotive, occorre ricercare il comfort termico ottimale,
cioè le condizioni per le quali la maggior parte
delle persone si trovi a proprio agio. Nello studio
finalizzato alla ricerca del comfort ottimale relativo ad un ambiente, occorre considerare il bilancio e gli scambi termici del corpo umano,
nonché i fattori che determinano il benessere
ambientale"(1).
Le condizioni che caratterizzano un dato ambiente come "confortevole" non sono definibili in
assoluto, ma socialmente, storicamente e
geograficamente determinate.
Le condizioni di temperatura dell'aria e delle
pareti e di umidità riscontrabili in un palazzo
rinascimentale italiano riscaldato da camini,
mentre potevano essere giudicate perfettamente
soddisfacenti da un signore del '400, sarebbero
considerate inaccettabili ai nostri giorni. Le differenze tra ciò che si ritiene "confortevole" sono
tutt'altro che trascurabili in epoche, regioni e
classi sociali diverse.
Palazzo Medici Riccardi a Firenze.
Esempio di palazzo rinascimentale
Se l'architettura è il prodotto di un complesso
assai vasto di determinanti (condizioni del sito,
momento storico-politico, disponibilità di risorse
energetiche e materiali, situazione sociale, congiuntura economica, livello tecnologico, condizioni culturali), le varianti climatiche rientrano
sempre di più tra queste determinanti.
Ciò che allora rende diversa l'attenzione dell'architettura moderna verso il concetto di comfort,
rispetto alle epoche precedenti, è il fatto che
l'esigenza di comfort termico e ambientale è
divenuta domanda di "massa" solo a partire
dall’Ottocento.
Le Corbusier, Unité d'Habitation 1947
Alloggi per duemila persone
(1) C. Benedetti, Manuale di Architettura Bioclimatica, Maggioli Editore, Rimini, 1994.
33
E' stata l'architettura moderna, specialmente
quella europea degli anni Venti-Trenta, a porsi
per la prima volta il problema del benessere
ambientale in termini simili a quelli adottati ai
nostri giorni, e a porselo, almeno tendenzialmente, per "tutta" la popolazione.
Se non si registra l'importanza di questo fatto,
non si vede la vastità del problema che in tal
modo è stato evidenziato: creare il benessere di
milioni di persone, per quanto riguarda temperatura, umidità, luce e qualità dell'aria.
Le Corbusier - Ahmedabad
Il brise-soleil riflette la luce naturale all’interno dell’edificio.
Di fronte all’attuale emergenza energetica, il
problema del benessere ambientale non può più
essere delegato agli "impianti", mitizzati nel passato come capaci di risolvere ovunque e
comunque i problemi di comfort, senza calcolarne i costi talvolta elevatissimi.
Le Corbusier - studi sull’incidenza del sole per risolvere le problematiche di controllo solare e d’illumizione naturale.
I consumi energetici in Italia e la provenienza delle risorse
utilizzate - Fonte: Corriere della Sera, 20 luglio 2001
I consumi energetici dei 15 Paesi dell’UE
Fonte: Corriere della Sera, 20 luglio 2001
34
3.2 LE CONDIZIONI DI BENESSERE
La condizione di benessere igrotermico, figura 1,
si realizza quando si raggiunge un equilibrio fra
il flusso termico generato dall’organismo umano
per effetto dei processi di ossidazione e di trasformazione chimica delle sostanze alimentari
(metabolismo) e i flussi di calore dispersi dal
corpo verso l’ambiente.
Il corpo umano è infatti un sistema omeotermico
che lavora ad una temperatura interna pressoché
costante di 37°C. Il calore prodotto dalle attività
metaboliche deve pertanto essere continuamente
smaltito mediante diversi meccanismi di conversione o di scambio.
Stabilità della temperatura interna del corpo
Per ottenere le condizioni termiche ideali è necessario equilibrare lo scambio di calore prodotto dal corpo umano e l’assorbimento conseguente da parte dell’ambiente confinato; in
questo caso la temperatura ottimale dell’aria ha
un ruolo determinante.
In un individuo nudo la quantità di calore persa
per evaporazione dipende dall’umidità relativa e
dalla velocità dell’aria nell’ambiente.
I flussi di calore scambiati per convezione e conduzione dipendono dalla velocità e dalla temperatura dei corpi a contatto con l’organismo.
10-15 °C
180-200 W
20-25 °C
300-330 W
25-30 °C
400-450 W
Ridisegno esplicativo: emissione di calore in W, in funzione
dell’attività svolta e della temperatura dell’ambiente in °C.
Gli individui hanno una percezione del comfort
termico all'interno di uno spazio attraverso le
sensazioni di caldo o freddo. Quando nessuna
delle due sensazioni è eccessiva lo spazio interno
è termicamente confortevole.
3.2.1 LA ZONA DI COMFORT
La zona di comfort può essere definita come la
condizione termica dentro la quale il corpo
umano si adatta alle condizioni termiche dell'ambiente senza sforzo.
Ci sono fattori come l'età, il sesso, l'attività, l'abbigliamento e l'origine climatica, che influiscono
sul raggiungimento del livello di comfort di una
persona.
La zona di comfort
35
Per determinare la temperatura effettiva della
zona di comfort si considera un individuo medio
seduto e con un abbigliamento adatto ad uno
spazio interno.
Gli individui che praticano un’attività fisica raggiungono la condizione di benessere con temperature significativamente più basse di coloro
che sono in condizione di riposo. Altri fattori
come l'età e il genere riguardano le variazioni
del metabolismo. Le persone con più di
quarant'anni preferiscono temperature più alte.
Le donne generalmente preferiscono temperature
leggermente più alte degli uomini.
Le nuove temperature effettive comfortevoli, comprese tra 22.8 °C
e 25 °C ET, determinate dal ‘Handbook of Fundamentals’
dell’ASHRAE (1) (1982), per individui con vestiti leggeri e sedentari in uno spazio con temperatura della superficie e temperatura
dell’aria uguali e con movimento dell’aria inferiore a 0.2 m./s.
L'aumento dei costi del combustibile negli ultimi
decenni ha indotto le persone ad indossare vestiti più pesanti all'interno dello spazio per raggiungere un buon livello di comfort a temperature
interne più basse.
3.2.2 L’UOMO COME MACCHINA TERMICA
Lo strumento con il quale il nostro corpo percepisce e si relaziona con lo stato termico dell’ambiente è l’epidermide, la quale emette continuamente sia calore sensibile per irraggiamento e convezione, sia calore latente sotto forma di
vapore acqueo.
L’ organismo umano disperde l’energia prodotta
per irragiamento verso gli elementi fisici dell’ambiente aventi temperature inferiori e si raffredda
per convezione a contatto di ambienti con temperature più basse.
Schema: la perdita di calore dal corpo
A sua volta il nostro fisico, sempre attraverso il
metabolismo, influenza l’ambiente termico esterno. I sistemi che questo utilizza sono: la conduzione, la convezione, l’irraggiamento e il
trasporto evaporativo. La sensazione di
benessere o di disagio è associata alla temperatura dell’epiderme (31-34°C) che deve essere
mantenuta costante (l’uomo tende all’equilibrio
omeotermico).
Quando il bilancio dello scambio termico tra
Variazione della temperatura della pelle nelle ore pomeridiane
(1) Per determinare gli standards di comfort nell'ufficio è necessario identificare che cosa sia confortevole per certi individui. Questo è lo scopo dello studio a livello mondiale svolto dalla American Society of Heating, Refrigerating and Air
Conditioning Engineers: ASHRAE.
36
corpo e ambiente non è in equilibrio, si attivano
in modo automatico dei meccanismi fisiologici di
termoregolazione.
La sensazione di caldo produce:
- vasodilatazione: la conducibilità della pelle
aumenta fino a due, tre volte quella normale e
il flusso termico proveniente dall’interno del
corpo viene smaltito con maggiore facilità;
- traspirazione;
- sudorazione;
- diminuzione dell’attitudine all’attività fisica e
assunzione di posizioni corporee aperte per
aumentare la superficie di scambio termico.
Variazione della temperatura della pelle nelle ore serali.
La sensazioni di fresco produce:
- vasocostrizione: la pelle costituisce una barriera
isolante più efficace;
- traspirazione ridotta al minimo;
- brividi e battito dei denti e assunzione di
posizioni corporee chiuse per diminuire la
superficie di scambio.
La ricerca delle condizioni di benessere viene
effettuata attraverso diagrammi che consentono
di assumere i valori dei parametri termoigrometrici che possono essere trasferiti in sede progettuale.
Percentuale di insoddisfatti in funzione dell’assimetria della temperatura media radiante per pareti orizzontali o verticali, calde o
fredde (Fanger et al, 1980)
Il metodo di Fanger (1) costituisce un superamento dei precedenti criteri perché si articola su due
concetti:
- una situazione di benessere non deriva da un
unico insieme di fattori: un individuo può essere
ugualmente soddisfatto, al variare delle combinazioni dei parametri termoigrometrici, se
svolge differenti attività di lavoro e adotta differenti tipi di vestiario.
- mantenedo costanti le condizioni termoigrometriche, di attività e di vestiario, individui diversi
possono provare differenti sensazioni rispetto
all’ambiente.
I criteri di valutazione hanno dunque necessariamente un valore statistico e vengono infatti
espressi da Fanger attraverso un Voto Medio
Previsto (in inglese PMV) e con una stima della
percentuale di persone insoddisfatte (PPD).
Fig.1 Le condizioni di benessere
(1) Nel 1970 P. O. Fanger introdusse il notissimo metodo, il più diffuso in ambito europeo, per la valutazioni delle
condizioni di benessere termoigrometrico.
37
Per definire l’indice PMV, Fanger ipotizzò che la
sensazione di caldo o di freddo fosse legata al
carico termico a cui è sottoposto un individuo.
Tale carico termico è definito come la differenza
tra la produzione interna di calore e la dispersione di calore che l’individuo subirebbe, per la
stessa attività, se si trovasse in condizione di
benessere.
L’indice PMV è il risultato di una media dei voti
espressi da un gran numero di persone poste
nelle stesse condizioni, tuttavia esso non può
rappresentare la variabilità delle preferenze individuali: i voti espressi dei soggetti risultano in
realtà dispersi rispetto al valore medio dato dal
PMV. Per tale motivo, Fanger introdusse l’indice
PPD, cioé la percentuale prevista di insoddisfati.
Per ciascun valore del PMV sarà così possibile
determinare un corrispondente valore del PPD.
E’ interessante osservare come, in virtù della
diversità delle risposte soggettive, non esista una
condizione nella quale tutti i soggetti risultano
soddisfati.
Diagramma del benessere secondo la teoria di Fanger
Risulta molto utile nella pratica utilizzare il diagramma del benessere secondo la teoria di
Fanger che permette di stabilire se le condizioni
microclimatiche di un determinato ambiente
sono tali da garantire il comfort agli occupanti,
senza che risulti necessario eseguire il calcolo
diretto del PMV.
Percentuale di insoddisfatti per intensità di turbolenza, in funzione della temperatura e della velocità media dell’aria
Utilizzando il diagramma, in funzione dell’attività
e dell’abbigliamento, si possono ricavare i valori
massimi e minimi della temperatura operative
che consentono di mantenere le condizioni di
benessere.
3.2.3 L’INDICE DI COMFORT
Tra i parametri riassuntivi più utilizzati, per determinare lo stato di benessere termico, vi è
“l’indice di comfort” che si deduce dall’esperienza di Fanger e che possiamo riassumere nella
seguente equazione:
S=M
+
P
+
R +C +E
Percentuale prevista di insoddisfatti in funzione del voto medio
previsto (ISO, 1984)
38
Dove:
S = variazione dell’energia termica del corpo
umano;
M = potenza metabolica (attività esercitata);
P = scambio della potenza meccanica generata
dal corpo con l’ambiente (se è il corpo che produce il calore il segno è positivo, altrimenti è
negativo);
R = scambio termico con l’ambiente per radiazione (è data dalla temperatura dell’ambiente
e dell’epidermide);
C = scambio termico con l’ambiente per convezione (è influenzata dalla velocità dell’aria).
Temperatura interna del corpo e della pelle in caso di abbassamento della temperatura esterna dell’ambiente
Quando S = 0 otteniamo il benessere termoigrometrico.
Temperatura interna del corpo e della pelle in caso di aumento
della temperatura esterna dell’ambiente
I fattori esterni che risultano in grado di determinare condizioni di comfort sono:
1. la temperatura dell’aria;
2. l’umidità relativa;
3. la velocità dell’aria;
4. la temperatura media radiante;
5. il tipo di vestiario adottato;
6. l’attività esercitata.
La temperatura dell’aria (misurata con termometro a bulbo secco), è l’elemento più importante ed immediato nella determinazione del
benessere termico. Diversi fattori hanno un’incidenza sui meccanismi di scambio termico, alcuni
di tipo ambientale (temperatura interna delle
superfici, temperatura interna radiante), altri di
tipo fisico (forma e dimensione degli ambienti),
altri tecnologici (sistemi di riscaldamento), e altri
ancora comportamentali (abbigliamneto usato,
tipo di attività svolta).
Temperatura interna del corpo e della pelle in condizioni di
comfort termico
L’effetto combinato in equilibrio di questi parametri è un ulteriore elemento che determina la
sensazione di benessere o disagio. Si osserva
come, ai fini del benessere igrotermico, non sia
sufficiente garantire un buon livello della temperatura dell’aria interna, risulta determinante la
temperatura superficiale delle pareti e degli elementi d’arredo. Per esempio se si verificano condizioni di temperatura dell’aria di 20°C e temperature superficiali di 8°C, il nostro organismo
avvertirà temperature di circa 16°C e conseguente sensazione di freddo.
Percentuale di insoddisfatti in funzione della differenza tra la
temperatura dell’aria al livello della testa e quello a livello delle
caviglie (Olesen, 1977)
39
In definitiva le due variabili da esaminare sono la
temperatura media (°C), rilevabile al centro della
stanza a circa 1.5 metri da terra, e la temperatura uniforme rilevabile sulle superfici che definiscono l’involucro interno.
L’effetto fisiologico della temperatura sul corpo
umano è soggettivo e dipende da variabili anche
di tipo geografico culturale: diverse saranno le
reazioni comportamentali al clima in nazioni a
latitudini diverse. Ciononostante, possiamo
definire una temperatura ideale quella compresa
tra i 18 e i 20°C, in caso di riposo e tra i 15 e i
18°C in situazioni sotto sforzo di tipo lavorativo o
ginnico.
Ridisegno esplicativo: la temperatura dell’aria non è sufficiente
a garantire il benessere igrotermico
L’umidità relativa è legata alla temperatura dell’aria e alla regolazione evaporativa: al crescere
della temperatura ambiente, in particolare quando si superano i 37°C, aumenta la perdita di
vapore acqueo da parte del corpo umano.
L’umidità dell’aria è influenzata da diversi fattori
quali la presenza di un numero elevato di persone (ogni essere umano può produrre circa 40
grammi/h di vapore acqueo raggiungendo
anche i 2 litri di acqua al giorno).
La percentuale di umidità consigliata secondo l’ASHRAE
Il vapore si diffonde sempre dai luoghi più caldi
verso quelli più freddi.
Ad alte temperature il raffrescamento evaporativo è lo strumento più importante che il nostro
corpo attiva per equilibrare lo scambio termico:
il raggiungimento della saturazione (100% di
umidità relativa) impedisce ogni tipo di raffrescamento evaporativo.
Quando l’aria è troppo secca (l’umidità relativa
inferiore al 20%) le mucose si seccano provocando irritazioni a naso e gola; inoltre aumenta
nell’aria la presenza di polveri, cariche batteriche
in sospensione e possibili cariche elettrostatiche.
In condizioni di temperatura elevata, umidità relativa superiore a 60% e insufficiente ricambio
d’aria, viene favorita la proliferazione di germi,
la putrefazione, la condensa e la conseguente
formazione di muffa sulle pareti fredde.
Percentuale di insoddisfatti in funzione della temperatura di un
pavimento in cemento per persone scalze, in piedi
(Olesen, 1977)
40
In aggiunta il sudore prodotto non evapora creando una sensazione di maggior calore. Per tale
motivo una serie di accortezze progettuali
devono essere rispettate tra le quali, una delle
più importanti, è quella di favorire il ricambio
d’aria.
I locali umidi necessitano di un particolare isolamento definito barriera al vapore. I bagni saranno dotati di una impermeabilizzazione interna
per evitare trasmissione di umidità nei locali
attigui. I telai dei serramenti a involucro freddo
(alluminio ecc.), dovranno essere isolati per prevenire la formazione di condensa.
Il tasso relativo di umidità che determina il comfort ambientale è bene che sia compreso tra il
50% e il 60% e, in ogni caso non deve essere
inferiore al 40% o superiore al 70%.
Umidità relativa espressa in %, in funzione della temperatura in
°C e dell’umidità specifica dell’aria in g/kg
La velocità dell’aria induce una dissipazione del
calore corporeo per convezione (la temperatura
dell’aria è inferiore a quella dell’epidermide) o
per accellerazione del processo evaporativo (raffrescamento fisiologico).
Un’attenzione particolare alla velocità tollerante
deve indurre ad un controllo e ad un utilizzo relativo del movimento d’aria per il raffrescamento.
Ad alte temperature 1 m/s è considerato piacevole con punte tollerate a 1.50 m/s. A basse
temperature la velocità dell’aria provoca un
aumento della dispersione termica generando
una sensazione spiacevole da “corrente fredda”,
pertanto questa non deve superare i 0.25 m/s.
Percentuale di insoddisfatti in funzione della temperatura del
pavimento per persone con scarpe e calze (Fanger 1980)
Tuttavia per evitare ristagni d’aria viziata, cattivi
odori, fumi e vapori spesso nocivi negli ambienti
interni é necessario effettuare un certo numero di
ricambi d’aria giornalieri. Si impone perciò un
controllo progettuale sugli elementi di frontiera
esterni che possono indurre un aumento del
movimento d’aria interno quali gli infissi esterni,
la geometria e il volume degli ambienti interni, le
dimensioni e la posizione delle aperture, la destinazione d’uso, l’orientamento e la conoscenza
della direzione di provenienza dei venti dominanti.
Fino a 0.25
oltre
0.25/0.50
0.50/1.00
1.50
m/s impercettibile
m/s piacevole
m/s corrente da lieve a fastidiosa
m/s fastidioso
Tolleranze della velocità dell’aria
41
La temperatura media radiante è il fattore, dopo
la temperatura dell’aria, che incide maggiormente nel determinare la sensazione di calore.
Questa si misura (globo termometro di Vernon)
sulle pareti che circondano l’ambiente ed è fortemente influenzato dalla radiazione solare incidente.
Varie fonti(1) indicano come condizione più confortevole una temperatura media radiante di 2°C
superiore rispetto alla temperatura dell’aria.
Tipo di vestiario. L’uomo può controllare lo scambio termico anche attraverso l’utilizzo di determinati tipi di abbigliamento aventi diversi valori di
resistenza termica specifica. Questa si misura
attraverso il CLO (un parametro che corrisponde
indicativamente a 0.155 mq °C/W) ed è definibile come la resistenza termica che gli indumenti
presentano al passaggio di calore.
Esemplificazione della quantità di ossigeno consumato, di
anidride carbonica e vapore acqueo prodotto nell’arco della
giornata e secondo il tipo di attività svolta (fonte: Arredamento
d’interni, Editoriale Altroconsumo, Milano,1993)
Attività esercitata. Ogni tipo di attività genera un
aumento di calore interno che possiamo definire
come energia trasformata grazie al metabolismo
per unità di tempo e di superficie corporea a
riposo. Questa viene calcolata attraverso un
parametro: il Met che è uguale a 58 W/mq
uguale a 50 kcal/hmq.
Per mantenere l’equilibrio termico la temperatura
ambiente dovrebbe variare inversamente al tasso
metabolico.
Perdita di calore in relazione alla resistenza termica del vestiario
(1) Tratto da: Comandini S., Dal Fiume A., Ratti. A, Architettura Sostenibile, cap.1, pp.3-16, Pitagora Editrice Bologna,
1998.
42
3.3 IL CONTROLLO AMBIENTALE
Si osserva come, restringendo a tali metodi di
analisi la definizione del benessere ambientale,
la ricerca rimanga limitata, almeno per alcuni
aspetti. Il concetto di “comfort” che viene infatti
ristretto al dominio termoigrometrico, escludendo quindi altri intorni ambientali altrettanto determinanti, quali il controllo acustico e illuminotecnico degli spazi interni, la difesa dal rumore, la
qualità energetica e ambientale dei componenti
edilizi, l’influenza dell’inquinamento ambientale
esterno, la qualità dell’aria, il rapporto visivo
interno/esterno e la limitazione delle diverse
forme di inquinamento “indoor”.
Da questa osservazione si è partiti per un riesame
dei parametri da considerare che vengono sinteticamente rappresentati in figura 2 e saranno
ripresi nell’analisi dei progetti guida nel capitolo 4.
Fig.2 Parametri ambientali
Si deve inoltre osservare che la valutazione delle
condizioni di comfort termoigrometrico è normalmente finalizzata alla progettazione dell’impianto
di climatizzazione. Si assumono quindi quali dati
di progetto non solo le caratteristiche climatiche
esterne, ma anche le caratteristiche termofisiche
dell’involucro, gli aspetti spaziali dell’edificio, le
sue destinazioni funzionali, i layout organizzativi.
In altre parole all’architetto si assegna la scelta
dell’inserimento ambientale, dell’orientamento,
della definizione degli spazi interni, dei materiali
da utilizzare, mentre all’impiantista si richiede di
individuare “a posteriori” il sistema impiantistico
in grado di ripristinare condizioni ambientali
idonee.
Si isolano dunque i diversi momenti di elaborazione progettuale, attribuendo ad ogni competenza un campo d’intervento separato, senza
possibilità reali di integrazioni o di retroazioni,
ignorando così che l’edificio oggi è un prodotto
tecnologico troppo raffinato perché lo si continui
a pensare formato di parti staccate.
Un impulso interessante a un rinnovamento di
questa metodologia è derivato dall’approcio
energetico della progettazione degli interni.
Fig.3 Il controllo ambientale
43
Molte proposte possono essere avanzate in sede
di progetto architettonico per ridurre gli scambi
termici e gli sprechi spesso ingiustificabili di energia causati da scelte opinabili, o sbagliate, che
riguardano il rapporto con le caratteristiche climatiche locali, la forma, l’esposizione, i materiali
e l’organizzazione degli spazi interni.
Queste ovvie considerazioni, esaltate dalla crisi
energetica degli anni Settanta, hanno ovviato
una dialettica che, passando attraverso il concetto ormai superato di edificio “passivo”, capace di
controllare in modo del tutto autonomo le condizioni termoigrometriche interne, è approdata al
concetto di progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali.
1985 - gas che contribuiscono al riscaldamento della terra
Il tutto in un contesto di forte sensibilizzazione
verso l’ambiente dovuto al precipitare vertiginoso
degli eventi climatici (surriscaldamento della
terra, effetto serra, dilatamento del buco d’ozono, ecc.) non più interesse di piccoli gruppi di
ecologisti ma preoccupazione quotidiana e ricerca d’informazione che interessa ormai tutto il
pianeta.
Immagini dell’effetto causato dal riscaldamento della terra
44
3.4 LA PROGETTAZIONE ATTRAVERSO LA REGOLAZIONE DEI PRINCIPI NATURALI
Un principio base della progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come organismo che interagisce
con l’uomo e con l’ambiente.
Deriva da questo concetto la definizione di alcuni passi metodologici conseguenti che comportano:
un’analisi preliminare del sito, una valutazione multidisciplinare delle risorse naturali disponibili e un
esame accurato dei riflessi energetici che ogni opzione progettuale determina.
Ognuna di queste informazioni può condizionare, orientare o influenzare, con diverse intensità, l’approccio progettuale. Per esempio, il coefficiente di forma (rapporto fra superficie esposta e volume
dell’edificio) influenza notevolmente sia il bilancio termico e la scelta della tipologia d’impianto che
l’organizzazione degli spazi interni. Ma sono anche determinanti le caratteristiche termofisiche
dell’involucro e la composizione delle facciate. L’opportuna combinazione di questi fattori può determinare, per la stagione estiva, un accettabile livello di comfort senza ricorrere all’ausilio di alcun
impianto.
Di notevole peso risulta anche la scelta delle esposizioni e del rapporto tra tipologie di facciata ed
esposizioni. Il disegno di un prospetto ha infatti effetti energetici differenti alle esposizioni.
Infine la dislocazione planimetrica dei diversi ambienti e delle diverse funzioni produce interrelazioni
da analizzare preventivamente e determina condizioni climatiche e di comfort che possono essere
accettabili per alcune attività e sconsigliate per altre.
Da quanto sopra esposto emerge l’esigenza di un profondo aggiornamento della metodologia progettuale che, utilizzando le esperienze già svolte, sappia realizzare una maggiore integrazione fra i
valori ormai consolidati della composizione architettonica (degli interni) e nuovi qualificati obiettivi
d’inserimento ambientale e di tutela della salute e del benessere (vedi figura 4).
Si richiede pertanto, quale primo passo, una più attenta considerazione delle risorse naturali disponibili nel luogo e, in seconda fase, una più completa valutazione dei parametri di disturbo o di inquinamento che possono interessare gli spazi confinati (interni).
L’analisi del contesto (territorio) si indirizza dunque alla conoscenza delle eventuali fonti di inquinamento atmosferico, acustico, ecc., che possono stabilire interrelazioni nocive con gli ambienti chiusi.
La qualità dell’aria negli spazi chiusi è infatti principalmente affidata al ricambio che si realizza mediante una ventilazione naturale o forzata e non può quindi essere ignorata la condizione di purezza
o d’inquinamento della’aria esterna.
Ogni informazione determina opzioni progettuali più o meno rilevanti. Ad esempio dal punto di vista
acustico l’involucro deve isolare lo spazio interno dai rumori dovuti al traffico autoveicolare, agli
aerei, ai treni, a macchine in funzione, a giochi rumorosi, ecc. La progettazione della “pelle” è di cruciale importanza, dalla scelta dei materiali alla composizione della stessa. In generale un edificio
progettato seguendo i criteri della ottimizzazione del bilancio termico, e caratterizzato perciò da una
“pelle” correttamente isolata ha un buon comportamento anche dal punto di vista acustico.
45
Lo spazio interno va comunque visto in relazione al suo contesto (urbanistico) per verificare riflessioni
di onde sonore o canalizzazioni dovute alla presenza di altri spazi. Dall’analisi del territorio si deve
infine passare all’esame di tutti i parametri ambientali che possono influenzare uno spazio confinato.
Le ricerche condotte nell’ultimo decennio, in particolare negli Stati Uniti e Canada(1), hanno consentito di esplorare l’interessante campo di lavoro riguardante le nuove cause d’inquinamento dovuto all’impiego di nuovi materiali e di sostanze chimiche prima ritenute innocue.
Fig.4 La progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali
(1) Tratto da Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, capitolo IV, pp.308, Maggioli Editore, Rimini,
1998.
46
Per sottolineare l’importanza di questi nuovi fattori basti una considerazione: negli ambienti chiusi
l’uomo moderno trascorre mediamente più dell’80% del suo tempo.
Oggi è stato coniato un nuovo termine per esprimere la condizione di malessere derivante da una
qualità scadente dell’aria interna: “sindrome di edificio malato” (2), che si manifesta attraverso
molteplici sintomi: irritazioni alle mucose nasali ed oculari, mal di testa, senso di affaticamento non
giustificato, irritabilità. Nei casi di peggiore qualità ambientale si può arrivare a sinusiti, bronchiti,
asma, dermatiti, o a malattie più gravi.
L’Ente Americano per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro (NIOSH) ha condotto uno
studio su 350 edifici nei quali si erano riscontrati lamentele degli occupanti sulla qualità dell’aria. I
risultati hanno rilevato che nel 50% dei casi le cause erano dovute ad un’insufficiente ventilazione
degli ambienti; nel 28% dei casi potevano essere addebitate a contaminanti provenienti da materiali usati per la costruzione e gli arredi (quali fibre di vetro, e composti organici volatili) o imputabili
ad inquinamento microbico; nell’11% dei casi risalivano all’inquinamento proveniente dall’esterno.
Infine solo nell’11% dei casi esaminati non è stato possibile individuare le cause certe.
Occorre dunque un’inversione di tendenza, una rifondazione della metodologia progettuale, in cui
sia dato il giusto risalto anche alle condizioni di comfort e alla tutela della salute. Una progettazione
così intesa introduce indubbiamente nuovi vincoli, ma anche nuovi stimoli che possono trasformarsi
in componenti non secondarie del processo evolutivo dell’architettura.
Vorrei presentare tre progetti selezionati, in base ai criteri sopra esposti, che considero di particolare
interesse perché stabiliscono come obiettivo l'integrazione tra il risparmio energetico, la qualità
spaziale e il raggiungimento di un elevato livello di comfort attraverso la regolazione dei principi naturali.
(2) “La letteratura scientifica anglosassone ha coniato l’espressione Sick Building Syndrome per designare in modo sintetico la sintomatologia rilevata in modo statisticamente significativo in gruppi di lavoratori occupati prevalentemente in
grandi edifici. E’ stata dimostrata la relazione tra il manifestarsi di alcuni sintomi, o anche solo di malessere, e l’ambiente di lavoro.” Tratto da Baglioni A., Piardi S., Costruzione e salute, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.).
47
3.4.1 Ricerca del controllo ambientale interno
attraverso il processo di evaporazione
Gorée Memorial, Dakar Senegal 1998
Concorso Internazionale UIA/Unesco
Primo premio - progetto di futura realizzazione
Progetto: Ottavio Di Blasi Associati, Milano
Ingegneri: Favero e Milan, Venezia
Antropologi: Gianni Perotti e Antoine Pin
Il progetto del Memorial di Gorée nasce dal
desiderio della comunità africana di commemorare i cinquecento anni della fine della schiavitù
attraverso un complesso di musei ed un centro di
ricerca dedicato all'Africa e alle comunità
africane disperse per il mondo, un luogo di
incontro per 150 milioni di pellegrini. Il Memorial
porta il nome dell'Isola di Gorée, da dove sono
partite le navi piene di schiavi verso il continente
americano.
Il sito del Memorial si trova sull'estremo più ad
Ovest del continente ed è costituito da una
grande piazza di 180 metri di diametro che
sporge sul mare.
Pianta e sezione
La forma del Memorial è il risultato di un rigoroso
approccio geometrico e di razionalità costruttiva.
Il sistema costruttivo si basa sulla ripetizione di
elementi modulari in calcestruzzo armato prefabbricati in loco. Questa soluzione è la più economica poiché minimizza i costi di trasporto e utilizza le tecnologie disponibili a Dakar.
Planivolumetrico
La tipologia strutturale a "guscio" è l'unica che
permette un peso (e un costo) di costruzione
accettabile per un edificio di grande altezza.
Nella natura troviamo numerosi esempi di strutture a "guscio" reticolare, un esempio é quello
della diatomea(1).
Riferimenti ad architetture locali e alla natura
(1) La valvola Diatomea Pleurosigma è un organismo microscopico denominato “struttura vivente” da Frei Otto all’interno del progetto di ricerca speciale SFB 230 “Natural Structures” svolto dall’Institute for Lightweight Structures (IL)
all’Università di Stoccarda, 1990.
48
Sistema di controllo ambientale integrato attivopassivo
Il controllo dell'umidità rappresenta un fattore
fondamentale nella progettazione dell'ambiente
interno del museo, soprattutto in una città come
Gorée che registra un tasso di umidità medio
annuo di circa il 90%.
L'idea è di usufruire della conformazione architettonica della piattaforma che sporge sul mare creando uno spazio tra l'edificio e l'acqua, nella
zona in cui la temperatura é più bassa. L'aria che
si trova in questo spazio tra il museo e il mare è
in contatto diretto con la superficie dell'acqua
che ha una temperatura dell'aria di 4/5°C inferiore alla temperatura media. Grazie al raffreddamento veloce dell'aria all'interno di questo
spazio, l'umidità diminuisce sensibilmente.
Schema della ventilazione naturale
Tutti gli impianti per il controllo dell'aria sono
localizzati nel basamento dell'edificio, sotto il
museo. L'aria fresca che si trova sotto la
piattaforma è risucchiata all'interno del basamento attraverso un sistema di pompe di calore
e viene incanalata all'interno del controsoffitto. In
questo punto l'aria entra in contatto diretto con la
superficie della piazza, direttamente esposta ai
raggi del sole, provocando un riscaldamento relativo dell'aria e quindi un'ulteriore perdita di
umidità. L'aria viene incanalata all'interno del
museo attraverso un sistema di distribuzione a
controsoffitto.
Sezione della piattaforma sul mare, ventilazione naturale attraverso l’evaporazione
Questo sistema passivo di controllo ambientale
integrato ad un sistema standard di pompe di
calore permette un'economia di energia del 15%
circa.
Illuminazione naturale
Il complesso è diviso in due zone, ognuna all’interno di un volume: il museo con il centro di
ricerca e la biblioteca con gli uffici amministrativi.
Il guscio più alto (135 mt.) contiene la biblioteca,
nella parte più bassa con accesso diretto al pubblico, e gli uffici amministrattivi nella parte supeVista del modello
49
riore. Questo guscio perforato è una sorta di
"brise-soleil" gigante che protegge l'insieme dell'edificio. La facciata Sud, esposta direttamente al
sole, è protetta da una facciata bioclimatica ventilata con sistema di frangisole orientabile all’interno.
Il museo invece richiede una protezione dalla
luce diretta molto elevata. Per questo motivo è
contenuto dentro il guscio opaco e sotto la piazza, dove la luce naturale penetra all'interno filtrata dalla terrazza sul mare e dai cortili interni.
Questo tipo d’illuminazione è quella consigliata
nelle zone equatoriali.
Il centro di ricerca è localizzato sul perimetro
interno della piattaforma guardando sull’”istmo”.
La luce naturale entra negli spazi filtrata dagli
elementi frangisole posizionati in facciata.
Sezione della facciata Sud sugli uffici amministrattivi
Vista a volo d’uccello
Vista del modello
50
3.4.2 Ricerca del controllo ambientale interno
attraverso i processi di convezione e
conduzione
Università di Cipro, Nicosia - Cipro 1993
Concorso Internazionale
Secondo premio - progetto non realizzato
Progetto : MCA - Mario Cucinella Architectes, Parigi
Associati : Ove Arup & Partners, Londra
DL & E, Londra
Laboratorio luce naturale Politecnico di Losanna
L’idea del progetto nasce dalla conformazione
del sito e dalle condizioni climatiche particolari
della regione. L'obbiettivo era quello di creare un
edificio che si adattasse alla tipologia richiesta e
al paesaggio, ma che manifestasse al tempo
stesso una propria distinta identità.
Planimetria generale
Lo sviluppo del progetto è basato sulla
definizione di un modello ambientale, prima che
urbano e architettonico, e prende come riferimento il modello dell'oasi: uno spazio protetto e
integrato con il territorio circostante, dove il sistema universitario può svilupparsi nel tempo e
nello spazio.
Schizzo preliminare
La lettura di questo edificio è determinata sia dal
volume costruito che dal trattamento degli spazi
esterni, che danno vita a relazioni armoniose tra
interno ed esterno.
I principi bioclimatici che regolano le condizioni
di comfort all'interno del Campus Universitario
Sezioni, schemi di ventilazione naturale
La ricerca di un rapporto di simbiosi col contesto
si concretizza nell'adozione di soluzioni che mirano ad ottimizzare le condizioni di comfort interno
minimizzando i costi di gestione dell'edificio e
razionalizzando l'uso delle risorse naturali.
L'obbiettivo principale era quello di utilizzare al
massimo le risorse naturali quali il sole ed il vento
per ridurre il consumo delle energie non rinnovabili.
Il controllo delle risorse naturali è completato da
Sezione, torre del vento e copertura
51
un corretto orientamento dell'edificio, da un'accorta utilizzazione della vegetazione generatrice
di ombre e aria fresca, e da un sistema di copertura modulare che ha diversi gradi di trasparenza secondo la natura degli spazi da coprire.
Gli elementi fondamentali sono il piano di copertura e l'air lake (lago d'aria). Tutto l'edificio,
che per l'altezza contenuta risulta piuttosto leggero, è posato su una platea di fondazione continua a contatto col terreno; al suo interno è stato
lasciato un vuoto, alto circa 30 cm., all'interno
del quale circola l'aria. Essendo la temperatura
del suolo costante in tutto il periodo dell'anno,
l'aria che vi si trova in diretto contatto viene rinfrescata in estate e riscaldata in inverno.
Sezioni di un giardino
La naturale caratteristica dell'aria calda di disporsi negli strati alti richiama l'aria fresca dall'Air
Lake attraverso le bocchette di aerazione e si
stratifica gradualmente sotto la copertura prima
di essere espulsa.
L'aria è convogliata in questo vuoto attraverso
una serie di torri disposte lungo il lato superiore
dell'edificio che sfruttano la presenza del vento
proveniente prevalentemente da Nord. Quando
la spinta del vento è insufficiente vengono
azionati dei ventilatori alimentati direttamente da
pannelli fotovoltaici. Questi garantiscono la massima potenza nei momenti in cui l'irraggiamento
solare è più forte, proprio quando è maggiore il
fabbisogno di raffreddamento.
La copertura si integra nel paesaggio
La simulazione delle temperature ha permesso di
prevedere che le temperature interne possano
restare intorno ai 27°C, con valori esterni superiori ai 35°C, senza alcun utilizzo di energia, grazie alla sola forma dell'edificio.
Il principio costruttivo di un edificio orizzontale e
basso è in sintonia con la strategia del raffrescamento passivo. Questa tipologia permette inoltre
un'economia della circolazione pedonale
riducendo i costi degli elementi di risalita e si
integra con il concetto di flessibilità per lo sviluppo futuro dei dipartimenti senza compromettere
l'organizzazione generale dell'insieme.
Perspettiva dello spazio interno sotto la copertura
52
La copertura ha la funzione primaria di "moderatore climatico". Essa è costituita da elementi
mobili disposti in direzione dell'asse Est-Ovest,
sistemati in modo da minimizzare l'accumulo di
calore all'interno dell'edificio grazie alla loro
massa termica e all'ombreggiamento che forniscono. Allo stesso tempo viene ottimizzata la
luce naturale che penetra attraverso la copertura
e viene diffusa per riflesso dalla parte interna
degli elementi mobili. Questo sistema permette
di minimizzare l'utilizzo di luce artificiale durante
tutto il periodo dell'anno, riducendo notevolmente il consumo di energia elettrica.
Due tipologie di torri tradizionali iraniane
La luce nelle aule è controllata da un sistema di
sensori che regolano l'accensione della luce artificiale in base alle condizioni esterne.
Un sistema di raccolta delle acque piovane permette di creare delle riserve d'acqua per l'irrigazione del grande parco.
Ricerca sul PDEC (Passive Downdraught Evaporative Cooling)
svolta da un équipe multidisciplinare(1) basato sulla combinazione di un movimento d’aria “passivo” con raffrescamento
evaporativo ispirato alle architetture tradizionali iraniane.
(1) PDEC è una ricerca cofinanziata dalla Commissione Europea, DGXII Science Research & Development nel quadro del
programma Joule 95; équipe multidisciplinare composta da: Mario Cucinella Architects (F), De Monfort University (UK),
Short Ford & Associates (UK), Microlide (F), Universidad de Malaga (E) e Conphoebus (I).
53
3.4.3 Ricerca del controllo ambientale interno
attraverso l’utilizzo della massa termica
Liceo Polivalente Albert Camus
Fréjus, Francia 1993
Vista del complesso
Progetto: Sir Norman Foster and Partners, Londra
Cliente: Città di Fréjus
Progetto strutturale: Ove Arup and Partners, Londra
Progetto del paesaggio: Desvigne & Dalnoky, Paris
Costi: Davis Langdon & Everest
Area: 14,500m²
Tempo di realizzazione: un anno
Costi di costruzione: £ 2.8 milioni di sterline
Altri Consulenti: J Roger Preston & Partners
Claude and Danielle Engle
Sandy Brown Associates
Sezione trasversale
L’area di progetto del liceo Albert Camus è situata a cavallo di un'altura che si affaccia verso il
mare e verso il paesaggio collinare circostante.
L'edificio è di forma lineare per rispondere alla
geografia del sito e al concetto di bassa utilizzazione di energia adatto al clima mediterraneo.
Diagramma della ventilazione naturale
All’interno dell’edificio una "strada" distribuisce
tutte le aule e diviene il fulcro della vita sociale
del liceo. In questo spazio si trova la caffetteria,
punto d’incontro per gli studenti.
Il progetto prevede una divisione tra l'ingresso
pubblico a Nord e la parte privata a Sud, verso il
panorama della costa. L'edificio ha un'altezza di
due piani ed è costituito da una struttura prefabbricata che ha permesso economia e velocità
nella costruzione. I materiali sono stati scelti in
base alle tecniche di costruzione locali e al clima
della regione. L'impiego di una struttura in calcestruzzo armato a vista, approfittando dell'alta
qualità del calcestruzzo della regione, mette a
disposizione una massa termica in grado di
assorbire le variazioni di temperatura. Anche la
copertura, composta da elementi autoportanti
prefabricati, funziona come dispositivo di controllo termico.
Le aule sono disposte ai lati della strada interna
orientate verso Sud e Nord in modo tale da
La strada interna
54
usufruire della luce naturale all’interno degli
spazi. All’interno della strada la luce entra dall’alto attraverso una striscia trasparente in vetro
in copertura.
Il sistema di ventilazione dell'edificio produce un
clima interno fresco coerentemente con le tecniche in uso nell'architettura araba tradizionale.
In questo senso il progetto è stato concepito per
fare uso della ventilazione naturale anziché dell'aria condizionata. Riscaldamento e raffredamento si basano fondamentalmente sull’attivazione della massa termica dell’edificio (struttura, muri divisori e copertura). La strada interna
è utilizzata, sfruttando le forze naturali, per risucchiare l’aria viziata fuori dalle aule e portarla
all’esterno tramite le aperture previste in copertura.
Facciata Nord
L'aver conformato l'edificio in maniera da valorizzare la ventilazione naturale sfruttando l'effetto
camino fa si che l'edificio non abbia bisogno di
essere ventilato meccanicamente; così la strada
interna crea un "camino solare" atto a introdurre
il flusso dell'aria. Altre tecniche convenzionali
quali il "brise-soleil" sono invece utilizzate per
ombreggiare il lato Sud dove si predispongono
spazi per l'insegnamento all'aria aperta.
Facciata Sud
La forma ed il sistema costruttivo dell'edificio
sono fondamentali per il raggiungimento del
comfort termico al suo interno.
Il sistema di brise-soleil
55
BIBLIOGRAFIA - Capitolo 3
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Vitta M., Mario Cucinella – Lo spazio e la luce, l’Arca Edizioni, Milano, 1998.
57
4. NUOVI SCENARI DELLO SPAZIO DI LAVORO
Introduzione
All’inizio del XX secolo, l’architettura affrontò lo spazio in termini funzionali, riducendolo a una
scacchiera nella quale a ciascuna casella fu affidato il compito di trasformare superfici e volumi in
componenti di una complessa macchina per lavorare. Alla fine dello stesso secolo, la concezione
meccanica del mondo viene sostituita da quella informatica e telematica, che ha messo in crisi la
nozione di “distanza”. Ma uno sviluppo ancora più dirompente si è avuto dal momento in cui
l’idea di “spazio” ha cominciato a confrontarsi sempre di più con quella di “ambiente”, fino a
confondersi con essa.
La tendenza nella progettazione di edifici per uffici è stata fino ad oggi quella di creare un
ambiente chiuso e completamente indipendente dalle condizioni ambientali esterne. Questo ha
permesso di definire in maniera molto omogenea le condizioni interne e le tecnologie sviluppate
hanno mirato esclusivamente ad aumentare il livello di isolamento dell’edificio e il controllo
centralizzato dei parametri ambientali.
L’alternativa a questa tendenza è “l’ufficio aperto”(1). Esso richiede un grado di adattamento tra le
condizioni interne e quelle esterne, consentendo una certa permeabilità dell’involucro e facilitando
il controllo individuale dell’ambiente di lavoro. Al suo interno incrementa la sua qualità globale
acquistando la capacità di interagire con il contesto esterno. Tale convinzione deriva da una
riflessione sul concetto di comfort, che va forse distinta dall’idea di una temperatura e di una
umidità perfettamente constanti. Inoltre i costi e i consumi energetici di un “ufficio aperto” sono
mediamente del 50% inferiori(2) a quelli di un “ufficio chiuso”(3).
L’ambiente è diventato così l’orizzonte progettuale degli uffici contemporanei e di quelli del futuro.
Lo scenario che si configura è per il momento confuso e incerto; non si trovano molti esempi
concreti e la bibliografia specializzata è ancora esigua. Tuttavia alcuni progettisti con
atteggiamento innovativo e di ricerca, dimostrano in misura crescente una spiccata sensibilità per i
problemi che tale sviluppo solleva. Analizzeremo in seguito alcuni progetti che rispondono alla
“progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro”.
Nei progetti guida il trapasso dallo spazio architettonico moderno alla sua dimensione ambientale
è stato realizzato grazie ad una sorta di continuità fisiologica tra “interno” ed “esterno”. La
preoccupazione che traspare nei progetti è quella della circolazione dell’aria, del basso consumo
energetico, delle condizioni di comfort, di un’illuminazione che trova un equilibrio tra luce
artificiale e luce naturale. Le costruzioni non si pongono come blocchi compatti e autosufficienti,
ma sfruttano tutte le risorse esterne per convogliarle al loro interno. Questi edifici “respirano” e
autoregolano le loro energie.
(1)
Termine utilizzato dall’arch.Mario Cucinella a proposito della progettazione di edifici per uffici in Mario Cucinella
Architettura e ricerca 1992/97, Maggioli Editore, Rimini, 1999.
(2)
“Il 50% della capacità di un edificio di rispondere al programma e di raggiungere in termini di efficienza gli
obbiettivi per cui viene costruito dipende infatti dalla sua forma (basic form). I costi di una scelta iniziale erronea non
possono quindi essere recuperati in seguito che per il restante 50%, attraverso l’uso di tecnologie e materiali. Inoltre i
consumi energetici di un edificio “aperto” sono mediamente del 50% inferiori a quelli di un edificio “chiuso””. Agabio
S., Badano E., Mario Cucinella Architettura e ricerca 1992/97, Maggioli Editore, Rimini, 1999.
(3)
Il termine “Tight Buildings” o edifici chiusi si riferisce alla tipologia di edificio con necessità di condizionamento e di
ventilazione meccanica e quindi sigillato. Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano,
1999 ( I ed.).
58
La forma dell’edificio e del suo interno è decisiva per il raggiungimento di un equilibrio tra
controllo delle variabili, comfort e qualità spaziale. In questo senso il ruolo del progetto di
architettura diventa centrale. Spesso i progetti contemporanei, studiati per ottenere costi ridotti
unitamente a un buon livello di comfort, vengono risolti con edifici dotati di grande massa termica,
ad imitazione di edifici di altre epoche. L’ambizione diventa invece quella di congiungere esigenze
climatiche ed uso dei materiali con il linguaggio della contemporaneità.
59
4.1 PARAMETRI PER L’ANALISI DEI PROGETTI GUIDA
L’obiettivo della progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro è la dimensione umana e
qualitativa. I progetti saranno analizzati da un punto di vista cosiddetto “bioclimatico”, che guarda
lo sfruttamento delle risorse naturali nel rispetto dell’ambiente, riscoprendo i principi dimenticati (1)
in grado di migliorare il comfort ambientale attraverso i seguenti parametri:
-
Rapporto tra illuminazione naturale e illuminazione artificiale: l’illuminazione naturale è la
migliore in termini qualitativi per il benessere generale dell’uomo, ma non essendo sempre
disponibile in termini di quantità ed essendone l’intensità condizionata dalla latitudine,
l’utilizzazione di luce artificiale diventa un supporto indispensabile per il raggiungimento
dell’illuminazione ottimale. Cercheremo di stabilire, per ogni progetto guida, il rapporto fra i
due tipi d’illuminazione secondo le condizioni specifiche del luogo.
-
Rapporto tra ventilazione naturale e ventilazione meccanica: allo stesso modo, la ventilazione
naturale, considerata essere la più sana, sarà utilizzata come fonte unica ove le condizioni
climatiche del luogo lo permettano ( è il caso del Rettorato dell’Accademia delle Antille a
Martinica). Nel caso contrario si prevede un sistema meccanico di ventilazione come supporto
a quello naturale scelto in base all’utilizzo consapevole delle risorse. Per ogni progetto si
studierà il rapporto tra i due sistemi di ventilazione.
-
Protezione solare: è un fattore importante poiché determina la possibilità di controllo
dell’ingresso dei raggi del sole all’interno dello spazio. I raggi solari sono a loro volta luce e
calore; divengono quindi assai importanti la protezione e il controllo dell’incidenza diretta di
essi. In ogni progetto studieremo il sistema di protezione solare adottato dal progettista.
-
Controllo della temperatura: gli sbalzi di temperatura provocano disagio nell’ambiente di
lavoro. Creare un microclima interno con temperatura stabile è fondamentale per il
raggiungimento del comfort termico. Come descritto nel capitolo 3.1 Comfort e benessere
ambientale, ogni individuo ha una sensibilità diversa rispetto all’ambiente; per questo motivo
non è possibile creare una situazione pienamente soddisfacente per tutti. Alcuni progetti
propongono sistemi innovativi di controllo individuale della temperatura.
-
Controllo dell’umidità: l’umidità è un fattore decisivo nel controllo ambientale interno. In alcuni
casi il controllo del tasso di umidità nell’aria rappresenta un fattore chiave nel raggiungimento
del comfort, come nel caso precedentemente illustrato del progetto del Memorial di Gorée a
Dakar (2) . In altri casi è un parametro che viene valutato insieme al controllo della temperatura
e a quello della ventilazione.
-
Controllo dell’acustica: analizzeremo il controllo dell’acustica dell’edificio osservando
principalmente l’involucro come filtro acustico tra l’esterno e l’interno. Individueremo inoltre i
dispositivi interni per il controllo acustico e della privacy quali le pareti divisorie, l’arredamento,
il controsoffitto, il pavimento e i materiali utilizzati.
(1) Si fa riferimento al capitolo sul comfort e il benessere ambientale dove si afferma: ”Un principio base della
progettazione consapevole è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come
organismo che interagisce con l’uomo e con l’ambiente.”
(2) Vedi capitolo 3.4 Progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali.
60
-
Rapporto visivo interno/esterno: il comfort nella sua complessità può essere definito come
sensazione di completo benessere fisico e mentale(1). Il rapporto visivo che l’utente può avere
fra l’esterno e l’interno è un fattore psicologico importante. Alcuni progetti danno maggior
valore a questo tipo di rapporto ambientale; è il caso del grattacielo della Commerzbank a
Francoforte e della nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore a Milano.
-
Manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale: in alcuni casi sono stati utilizzati
dispositivi speciali per il controllo ambientale. In questo caso studieremo come si effettua la
manutenzione del dispositivo per garantirne un’ottimale funzionamento nel tempo ed
assicurare di conseguenza una situazione continuativa di comfort ambientale.
I progetti guida sono stati scelti in ambito europeo ad eccezione del Personal Environments System
(USA). In ogni progetto si analizzeranno i parametri sopra indicati in modo da poterne valutare le
qualità ambientali e di poter stabilire una base di dati confrontabili tra di loro. Per ogni caso di
studio si troverà una tabella con i parametri individuabili nel progetto.
Nelle conclusioni verrà presentata una tabella riassuntiva con i dati appartenenti ad ogni progetto
guida in modo tale da poterne stabilire differenze e similitudini.
(1)
vedi capitolo 3.1 Comfort e benessere ambientale
61
4.2 Sede centrale della Commerzbank
Francoforte, Germania, 1997
Progetto: Norman Foster and Partners, Londra
Committente: Commerzbank Ag Frankfurt
Progetto strutturale: Ove Arup, Londra e Krebs & Keifer,
Darmstadt
Progetto impiantistico: JRP, Londra e Petterson & Arens,
Ober-Moerlen
Space planning: Quickborner Team
Progetto degli interni: Isaria Corporate
Progetto dei giardini: E.L. Sommerlad, Giessen
Tempo di realizzazione: 1994-97
Risparmio energetico: 25-30% inferiore rispetto a quanto
prescritto nelle normative tedesche.
Planimetria generale
Introduzione
Questo progetto ricerca nuovi modi per rendere
più confortevoli gli spazi destinati ad ufficio,
attraverso la costruzione di un edificio alto, un
grattacielo, costituito da gruppi di costruzioni ad
otto piani che si snodano intorno ad un giardino.
Il giardino, alto tre piani, sale a spirale lungo l'altezza dell'edificio, affacciandosi da un lato verso
la città e dall'altro verso l'atrio centrale, cosi' da
creare una torre di sessanta piani di grande
trasparenza. I nove giardini pensili sono chiusi da
vetrate arretrate rispetto alle facciate esterne;
questi spazi a verde sono utilizzati dagli impiegati
nei momenti di relax e di socialità.
Vista generale
Il layout generale dell'edificio ha reso possibile
localizzare spazi di lavoro anche sul perimetro
interno, con vista verso l'atrio e sui giardini
interni. Il complesso comprende gli uffici della
banca, appartamenti, negozi, un auditorium,
aree di parcheggio e una piazza pubblica.
La torre è a pianta triangolare con ascensori,
scale e servizi ad ogni angolo. Gli angoli sono i
principali nodi strutturali del grattacielo e ad essi
sono appesi i gruppi ad otto piani che contengono gli uffici.
Un atrio centrale prende tutta l'altezza dell'edificio, con suddivisioni ogni 12 piani, soluzione
ottimale per evitare forti correnti d'aria e per
motivi di sicurezza per la prevenzione incendi.
Schema della ventilazione naturale
62
L’approccio ambientale
Nel progetto sono stati privilegiati i sistemi ad
alta efficienza energetica ambientale; per questo
motivo si parla della prima torre high-rise ecologica del mondo(1).
Il progetto opera una vera e propria trasformazione della concezione canonica di un grande
edificio per uffici, attraverso l'applicazione di idee
innovative sensibili al problema ecologico.
Queste hanno dato luogo anche allo studio di
nuovi modelli di lavoro, per i quali è previsto che
un ufficio abbia una ventilazione naturale e
finestre apribili.
Ridisegno esplicativo: schema organizzativo del piano tipo
Le finestre degli uffici verso l'atrio centrale possono venire aperte manualmente e affacciano su
giardini molto curati. La stesso avviene negli uffici che si affacciano verso l'esterno, attraverso una
facciata a doppia pelle denominata dall'architetto "Klimafassade" ossia facciata climatica.
I problemi di gestione dell'energia, della sicurezza e del comfort sono molto complessi in un edificio come questo, dove la climatizzazione generale non è pensata come imposta da un sistema centralizzato ma controllata puntualmente
per rispondere alle esigenze di comfort di ciascuno degli occupanti. In questo progetto si é
dunque fatto ricorso ad un doppio sistema di
controllo: il BMS(2) (Building Management
System) abbinato a quello manuale.
Ventilazione naturale - estate
In condizioni climatiche estreme, le finestre vengono chiuse automaticamente, ed entrano in
funzione i sistemi di climatizzazione interni. Gli
uffici sono climatizzati attraverso pannelli radianti
a controsoffitto per evitare le sensazioni sgradevoli prodotte dagli sbalzi termici.
Ventilazione naturale - inverno
In particolare nei giardini pensili il controllo climatico viene gestito dal sistema BMS, attraverso
l'apertura o chiusura di pannelli vetrati, assicurando una riduzione considerabile dell’uso di
energia.
(1)
(2)
Herzog T., Solar Energy in Architecture and Urban Planning, Prestel, Munich, 1996.
Rivista Cree Architecture Intérieure, art. Commerzbank-gratte-ciel écologique di A.L.Egg, 1998, n.284, pp.86-91.
63
La facciata climatica
La facciata climatica è concepita per dotare ogni
spazio di lavoro di una finestra apribile. In un
grattacielo questo tipo di condizione non è facilmente raggiungibile per via della velocità del
vento e delle condizioni climatiche in generale.
Per questo motivo, nella maggior parte dei
grattacieli, si preferisce adottare una tipologia ad
ufficio chiuso, dove le finestre non sono apribili e
il sistema di climatizzazione viene controllato
internamente, non prendendo in considerazione
il comfort di ciascuno degli occupanti.
La facciata della torre è composta da due pannelli in vetro, uno fisso all’esterno ed uno apribile
all’interno. Nello spazio tra i due pannelli
(10 cm.) l’aria fresca circola e passa attraverso le
griglie appositamente posizionate nella parte
inferiore della vetrata esterna per poi uscire dalla
parte superiore. In questo modo l’utente può
aprire la finestra senza che i forti venti in altezza
entrino all’interno dell’ufficio.
Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale
Nelle giornate molto calde entra in azione il sistema di raffreddamento a controsoffitto. Esso è
costituito da pannelli radianti che raffreddano
l’aria calda che sale, creando il movimento ciclico naturale della stessa, raggiungendo una temperatura omogenea all’interno degli spazi.
Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale in un ufficio tipo
Estate
Estate molto calda
Inverno
D’inverno la circolazione d’aria tra i pannelli di
facciata viene interrotta per raggiungere il massimo isolamento termico. Il riscaldamento dell’aria
avviene attraverso pannelli radianti posti sul
perimetro inferiore della facciata.
Il controllo dell’intensità dell’illuminazione naturale avviene attraverso lamelle frangisole
posizionate nello spazio fra i due pannelli di vetro
della facciata. Esse sono controllate individualmente da ogni postazione di lavoro.
Per assicurare un’alto livello di isolamento acustico la facciata è composta da due pannelli in
vetro, quello esterno è un vetro singolo mentre
quello interno è un vetro doppio con camera
d’aria. Il controsoffitto e il pavimento gallegiante
sono dispositivi per il controllo dell’acustica
all’interno degli spazi.
Ridisegno esplicativo: dettaglio facciata climatica
1.Vetro camera apribile
2.Spazio tra i due pannelli
3.Vetro singolo
4.Montanti in alluminio
64
5.Vetro opalino
6.Controsoffitto metallico
7.Frangisole
L'organizzazione degli spazi di lavoro
La pianta triangolare divide ogni piano in tre
zone di dimensioni modulari intorno all’atrio centrale: il giardino, i "kombiburo" e i "teamburo".
I "kombiburo", spazi informali adatti a piccole
riunioni, sono disposti lungo i percorsi, intercalati
tra due spazi di lavoro convenzionali. I "teamburo" corrispondono alla tipologia organizzativa
classica con gli spazi di lavoro disposti ad ogni
lato del corridoio. In entrambe le soluzioni le
postazioni di lavoro sono posizionate sul
perimetro delle facciate; una parte di esse si
affaccia verso l’esterno attraverso la facciata climatica e l’altra metà si affaccia verso l’atrio a
tutt’altezza, guardando verso i giardini pensili.
Pianta piano tipo
Le pareti divisorie degli uffici sono composte da
pannelli in vetro camera a tutt’altezza per
ottenere la massima trasparenza. Hanno incorporato un sistema di tende per il controllo individuale della privacy.
Il giardino, diverso ad ogni orientamento, è
mediterraneo a Sud, nordamericano ad Ovest e
orientale ad Est. Le piante dei giardini contribuiscono al raggiungimento di un’alta qualità
dell’aria. Alcuni esperimenti svolti nell’ambito del
comfort ambientale hanno dimostrato che la produttività aumenta quando l’ambiente ha una
migliore qualità dell’aria(1).
Sezione tipo degli uffici e dei giardini pensili
L'associazione di spazi per incontri informali
come i "kombiburo" e i giardini, insieme alla
possibilità di vedere le persone sugli altri piani,
portano ad un superamento delle barriere fisiche
e delle rigide divisioni funzionali dei diversi
momenti del lavoro.
Ascensori, scale e servizi sono posizionati ai vertici della pianta triangolare, all’interno delle torri
che compongono il sistema strutturale, isolati
rispetto agli spazi adibiti ad ufficio.
Si crea cosi' un "villaggio" dove, secondo
Foster(2), si può stabilire una cultura dell'ufficio
differente, meno gerarchica e più interattiva.
Vista di un giardino pensile da un’ufficio
(1)
Proceedings Healthy Buildings 2000, art. Productivity is Affected by the Air Quality in Offices di Wargopcki P., Wyon
D., Fanger P., Vol.1, pp.635-639.
(2)
Rivista Cree Architecture Intérieure, art. Commerzbank-gratteciel écologique di A.L.Egg, 1998, n.284, pp.86-91.
65
Parametri di controllo ambientale
Sede centrale della Commerzbank, Francoforte
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
-
Le postazioni di lavoro si affacciano sull’atrio interno e
verso l’esterno.
La luce naturale entra negli uffici e nell’atrio centrale
attraverso i giardini pensili, che salgono a spirale
sull’edificio.
Il controllo dell’intensità dell’illuminazione naturale avviene
attraverso le lamelle frangisole. Esse sono controllate
individualmente da ogni postazione di lavoro.
VENTILAZIONE NATURALE
-
Sono previste finestre apribili verso l’esterno e verso l’atrio
centrale.
Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la facciata
climatica “Klimafassade”.
Un atrio centrale porta l’aria in tutta l’altezza del
grattacielo.
PROTEZIONE SOLARE
-
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
Ogni ufficio dispone di lamelle frangisole controllabili
individualmente.
I giardini pensili sono arretrati rispetto alle facciate esterne
evitando l’ingresso diretto dei raggi solari durante le ore
d’incidenza più forte.
L’atmosfera generale è controllata in maniera puntuale
per rispondere al comfort di ciascuno degli occupanti.
In condizioni climatiche estreme, le finestre vengono chiuse
automaticamente ed entrano in funzione i sistemi di
climatizzazione interni.
66
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione naturale e meccanico.
-
L’atrio centrale funziona come zona cuscinetto di controllo
acustico all’interno dell’edificio.
Per assicurare un’alto livello di isolamento acustico la
facciata è composta da due pannelli in vetro, quello
esterno è un vetro singolo mentre quello interno è un vetro
doppio con camera d’aria.
Il controsoffitto e il pavimento galleggiante sono dispositivi
per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
L’atrio centrale apre la vista verso l’interno dell’edificio.
I giardini pensili creano delle aperture visive verso
l’esterno, verso la città.
-
I problemi di gestione e manutenzione in un edificio come
questo sono molto complessi. Il fatto che le finestre siano
apribili ne semplifica la pulizia e manutenzione e
garantisce l’accesso ai differenti elementi di facciata.
67
4.3 Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG
Hannover, Germania, 1999
Progetto: Herzog and Partner Bda, Monaco
Committente: Deutsche Messe Ag Hannover
Realizzazione: Bksp Projektpartner, Hannover
Progetto strutturale: Sailer Stepan e Partner, Monaco
Progetto impiantistico: Ingenieurbeuro Hausladen
Acustica: Meuller - BBM
Tempo di realizzazione: due anni
Costi di costruzione: DM 3.900/mq
(circa L.3.900.000/mq)
Costi operativi: DM 12.50/mq
(DM 24 con tecnologia tradizionale)
Risparmio energetico: -25% di riscaldamento
Planimetria generale
Introduzione
Con i suoi 85 m. (20 piani) d’altezza, il nuovo
edificio dell'area fieristica, l'edificio più alto di
Hannover, rivela il significato della Fiera per la
città e costituisce un segno nel paesaggio tra l'ingresso Nord dell'area fieristica e la vasta area a
verde sull'angolo Nord-Ovest.
La terrazza - vista sulla citta’
Il progetto nasce dal concetto di sostenibilità
espresso all'EXPO 2000 di Hannover "UomoNatura-Tecnologia"(1). Esso riflette le ambizioni
del cliente, l'Ente organizzativo della Fiera, che
richiede spazi di lavoro di alta qualità e l'utilizzo
innovativo dell'energia naturale. I parametri di
progetto sono: comfort per lo spazio di lavoro e
basso consumo energetico.
L'altezza dell'edificio è dovuta alle strette condizioni del sito. La torre è disposta diagonalmente per non impedire la vista sull'area; essa è
costruita in modo da lasciare trasparente il foyer
a livello dell'ingresso, creando un collegamento
tra lo spazio pubblico e lo spazio semi-pubblico
della fiera.
Un approccio ambientale
"Nella sua architettura, Thomas Herzog unisce le
conoscenze tecniche e di costruzione ad un forte
senso di responsabilità verso l'ambiente
Vista aerea da Nord-Ovest
(1) Nel 1992 la città di Hannover ha commissionato a William McDonough, uno dei leader mondiali del movimento
verde in architettura, le guide progettuali per l’Expo Mondiale dell’anno 2000. All’interno del documento presentato da
McDonough, sono stati stabiliti nove principi generali per la progettazione sostenibile di prodotti, palazzi e città. Questi
principi sono stati nominati “I Principi di Hannover” (vedi Appendice n.3).
68
costruito"(1). La sua curiosità personale lo porta
a fare ricerca nella natura, in altre culture e in
settori dell'industria diversi da quello della
costruzione.
Dall’inizio della sua carriera Herzog ha svolto
ricerche sulle costruzioni innovative. Un esempio
di questo spirito di ricerca è il progetto della
Deutsche Messe nel quale sono presenti sistemi
costruttivi e di controllo ambientale di grande
interesse.
Il sistema di rivestimento dei due nuclei esterni
consiste in una facciata ventilata composta da
elementi in ceramica. Questo sistema si caratterizza per il facile montaggio degli elementi in
opera e per le alte prestazioni dal punto di vista
climatico. La ceramica è un materiale di grande
resistenza e di altissima qualità estetica, e viene
qui utilizzato in chiave moderna.
Per il raggiungimento di un alto livello di comfort
con un basso consumo energetico sono messi in
atto due dispositivi che analizzeremo in dettaglio:
la facciata a doppia pelle e la torre per la ventilazione naturale.
Prospetto Ovest
Controllo ambientale interno
L'utilizzo di una doppia facciata innovativa a corridoio perimetrale è di decisiva importanza nel
raggiungimento del comfort nello spazio interno.
Essa è costituita da una semplice "pelle" esterna
in vetro che ha come funzione principale la protezione contro gli agenti atmosferici. La seconda
"pelle" più elaborata, dove corrono i condotti di
ventilazione meccanica, fa parte dello spazio
interno e può essere installata successivamente e
indipendentemente dalle condizioni atmosferiche.
Essa permette l'ingresso d'aria dall'esterno verso
l'interno, passando dal corridoio perimetrale,
attraverso finestre scorrevoli posizionate vicino
ad ogni postazione di lavoro, mentre a finestre
chiuse subentra, per il ricambio d'aria, un sistema
con canale a zoccolo.
La doppia facciata
(1) AA.VV. Lexikon der Architektur des 20 Jahrhunderts, Hatje, Ostfildern, 2nd ed.1998, p159
69
Il corridoio perimetrale è una zona intermedia tra
l'esterno e lo spazio interno. Questo dispositivo
permette il controllo della ventilazione, della
qualità dell’aria, della luce naturale e dell'acustica, assicurando un ambiente di lavoro ad alto
livello di comfort. E’ una zona "cuscinetto" che
contiene le colonne strutturali perimetrali liberando cosi' lo spazio degli uffici, disegnando i fronti
e proponendo un gioco di luci e ombre.
Le facciate sono in vetro a tutt’altezza per garantire un alto livello d’illuminazione naturale e una
maggiore ampiezza dello spazio interno. Il fatto
che la seconda pelle sia all'interno dello spazio
evita la sensazione di vertigine ai piani superiori.
La doppia facciata vista dall’interno
Gli elementi frangisole, per il controllo dell’intensità della luce naturale, sono posizionati nel corridoio perimetrale. Questi sono azionati individualmente dall’interno di ogni ufficio.
I nuclei esterni sono disposti in modo tale da
ombreggiare la facciata vetrata Sud ed Est;
questa scelta si é rivelata fondamentale per contrastare le problematiche di surriscaldamento e di
abbagliamento. I nuclei sono posizionati inoltre
ai vertici opposti della torre per rispondere alla
regolamentazione anti-incendi.
Lo spazio tra le due facciate - i pilastri sono posizionati in questo
spazio lasciando libero lo spazio interno
Concetti termici e di ventilazione naturale
Il raggiungimento di un alto livello di confortevolezza termica degli ambienti confinati e il livello di purezza dell’aria interna (“indoor air quality”) sono temi affrontati dall’inizio del processo
progettuale. Il progetto è un chiaro esempio di
un nuovo approccio culturale alla progettazione,
dove tutte le variabili ambientali vengono sempre
di più trattate in maniera integrata. In tal senso,
va progressivamente perdendo di significato
l’approccio finora perpetrato nella progettazione
degli edifici, secondo il quale l’architetto, lo strutturista e l’impiantista agiscono con modalità
quasi del tutto slegate (1).
Il concetto di ventilazione della torre è una reminiscenza del sistema di condizionamento com-
Componenti della facciata interna in legno e vetro
(1) Tratto dal capitolo “Elementi per una definizione complessiva della qualità degli ambienti interni” di Rizzo G.
Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, Maggioli Editore, Rimini, 1998.
70
plesso, tradizionale e non meccanico, proprio
delle zone climatiche estremamente calde come
i paesi Arabi e l'Iran(1).
Riscaldamento e raffreddamento si basano fondamentalmente sull'attivazione della massa termica dell'edificio e in particolare delle solette dei
piani. In congiunzione con il sistema di ventilazione, questo sistema è appropriato per il raggiungimento della temperatura interna ideale.
Torri del vento, Yazd - Iran
Ogni postazione di lavoro ha una grande finestra apribile sullo spazio a corridoio perimetrale,
rendendo possibile la regolazione delle singole
temperature.
La tipologia a torre è stata utilizzata per la ventilazione attraverso lo sfruttamento delle forze naturali per risucchiare l'aria viziata di ogni piano
attraverso un condotto verticale continuo. Ci si
avvale, per mezzo di una torre di ventilazione,
dell'effetto di suzione creato dai forti venti presenti alla sua estremità.
Ridisegno esplicativo: sezione - schema di ventilazione
I condotti del sistema di ventilazione e il corridoio
perimetrale, dispositivi per il controllo della ventilazione naturale, sono di facile ispezione,
manutenzione e pulizia, fattore molto importante
per assicurare un’alta qualità dell’aria.
Le fonti di calore interno quali persone, apparecchi e lampade, sono sufficienti per il riscaldamento dell'edificio durante le ore di lavoro.
Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale - periodo invernale
Il sofisticato impianto di climatizzazione si
accompagna dunque all'architettura dell'edificio
diventandone sommessa componente, poiché,
come sostiene il progettista: "bisogna sempre
misurarsi con Vitruvio, cioè con l'efficienza funzionale, con la tecnica costruttiva appropriata e
con la bellezza"(2).
Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale - periodo estivo
(1) Alcuni edifici tradizionali in Iran utilizzano sistemi ingegnosi per creare spazi interni confortevoli in condizioni climatiche avverse, particolarmente nelle zone desertiche interne dove il caldo è estremo durante il giorno mentre le notti
possono essere fredde. Vedi Bahadori M., Les Systèmes de refroidissement passifs dans l'architecture iranienne, art.
“Scientific American”, aprile 1978, n.6
(2) Rivista Costruire, articolo "Comporre per Integrare" di Angelo Bugatti, aprile 2001, n.215, pp.106-109.
71
L'organizzazione degli spazi di lavoro
I 14 piani adibiti ad uffici, oltre ai tre contenenti
spazi direzionali e caffetteria, possono essere
suddivisi secondo layout differenti: un numero
variabile compreso tra 15 e 20 postazioni di
lavoro sono disposte lungo il perimetro della facciata ad ogni piano. Lo spazio interno può essere
ad open-plan, o con unità individuali oppure una
combinazione delle due.
In questo modo e' stato possibile ottenere la stessa qualità, in termini di comfort, per tutte le
postazioni di lavoro rispettando l'organizzazione
della società e l'infrastruttura tecnica dell'edificio.
Pianta piano tipo
1 Area comune
2 Ufficio
3 Corridoio perimetrale - doppia
La zona centrale di ogni piano viene utilizzata
come area comune, è una zona di mediazione
arredata con elementi comodi per l’attessa, per
i momenti di socialità e di riposo. L’illuminazione
di questo spazio è prevalentemente artificiale con
l’aggiunta di luce naturale che entra nello spazio
attraverso le finestre disposte in alto sul perimetro
delle pareti divisorie.
facciata
5 Spazio tecnico Information
Tecnology
6 Spazio tecnico impianto elettrico
7 Condotto di ventilazione naturale
4 Griglie di ventilazione naturale
Gli uffici a cellula sono chiusi da un sistema di
pareti divisorie che possono essere opache, composte da pannelli “sandwich” con finitura in
legno chiaro, o trasparenti composte da pannelli di vetro camera. Le due soluzioni sono pensate
per risolvere i problemi dell’acustica all’interno
degli spazi.
Ridisegno esplicativo: sezione AA - l’ambiente di lavoro
Il sistema d’illuminazione artificiale degli uffici è
composto da elementi longitudinali in lamiera
installati direttamente nel soffito, ognuno con
due tubi fluorescenti all’interno. Il sistema è studiato per dotare gli spazi di luce bianca e indiretta a basso consumo energetico. Gli spazi ad
open space e i corridoi distributivi sono dotati di
controsoffitto dove sono installati corpi illuminanti di tipo dark light.
Ridisegno esplicativo: sezione dell’ambiente di lavoro
Gli spazi tecnici per l’Information Technology e
per l’impianto elettrico sono posizionati su l’ingresso al piano, vicino ai condotti della ventilazione naturale. In questo modo sono isolati
dagli spazi di lavoro garantendo la minima esposizioni del personale alle radiazioni e contemporaneamente sono di facile accesso per
l’ispezione e la manutenzione.
Interno di un ufficio a celulla
72
Interno ad open plan
Parametri di controllo ambientale
Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG, Hannover
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
Facciate in vetro a tutt’altezza per garantire un alto livello
d’illuminazione naturale.
Le facciate in vetro sono orientate in direzione Est-Ovest
per captare la luce diretta del sole.
Le postazioni di lavoro sono disposte lungo il perimetro
della facciata.
VENTILAZIONE NATURALE
-
-
Il concetto di ventilazione della torre è ispirato alle
tradizionali torri del vento iraniane ed è abbinato ad un
sistema di riscaldamento e raffreddamento della massa
termica.
Ingresso d’aria dall’esterno verso l’interno attraverso le
finestre scorrevoli adiacenti ad ogni postazione di lavoro.
Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la facciata a
“doppia pelle”.
PROTEZIONE SOLARE
-
All’interno del corridoio perimetrale sono disposte delle
lamelle frangisole controllabili individualmente.
I nuclei esterni sono disposti in modo tale da ombreggiare
la facciata vetrata Sud ed Est per contrastare le
problematiche di surriscaldamento.
73
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
Ogni postazione ha una finestra apribile per lo scambio
d’aria con l’esterno.
Il corridoio perimetrale funziona come “cuscinetto”
evitando forti sbalzi di temperatura tra l’esterno e l’interno.
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione.
-
Lo spazio tra le due facciate (interna ed esterna) funziona
come zona cuscinetto di controllo acustico.
Le pareti divisorie interne (opache e trasparenti) prevedono
l’isolamento acustico.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
74
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
Le facciate in vetro a tutt’altezza garantiscono la visibilità
massimale.
-
Il fatto di concentrare gran parte dei dispositivi per il
controllo ambientale nel corridoio perimetrale (frangisole,
griglia scambio d’aria, facciata interna) facilita e garantisce
la manutenzione di tutti gli elementi.
75
4.4 Personal Environments System, USA, 1988
Johnson Controls Incorporated
Introduzione
Una ricerca svolta negli Stati Uniti dalla Johnson
Controls Inc. dimostra che più del 25% delle persone che lavorano in ufficio non sono soddisfatte delle condizioni ambientali della loro
postazione di lavoro: la qualità dell'aria, la temperatura, l'illuminazione e l'acustica. La produttività è in diretto rapporto con le condizioni ambientali di ogni postazione di lavoro ; di conseguenza un basso livello di comfort nell'ambiente di lavoro abbassa la produttività ed ha un
impatto negativo nella soddisfazione personale
nel lavoro.
I metodi convenzionali di controllo ambientale
presuppongono che utenti differenti, nelle
medesime condizioni ambientali, siano soddisfatti dal punto di vista del comfort. Questa condizione pero', in un'alta percentuale di casi, non
si verifica.
Il sistema PEM:
Modulo Personale di Controllo Ambientale
Nel 1988 Johnson Controls Incorporated introduce i Personal Environments, un sistema individuale di controllo ambientale per uffici ad open
plan.
Il principio alla base del sistema della Johnson
Controls è che ogni persona abbia la possibilità
di adattare e controllare le condizioni ambientali
alle proprie necessità. I PEM (Personal
Environment Module) è un sistema che filtra e
distribuisce l'aria in ogni postazione di lavoro,
dando la possibilità ad ogni utente di controllare
la quantità e la direzione del flusso dell'aria. Il sistema può essere dotato anche d'illuminazione,
di uno sfondo acustico per aumentare la privacy
e di una fonte di calore per piedi e gambe.
Modulo personale di controllo ambientale
Il sistema PEM é costituito da due tipi d’impianto
che variano secondo il progetto degli uffici e la
modalità d'installazione.
Circolazione dell’aria prima dell’installazione del PEM
76
Il sistema PEM "supplied air", ad alimentazione
d'aria, fa parte del progetto dell'impianto d'aria
condizionata di un edificio; esso viene distribuito
attraverso il pavimento galleggiante o dal controsoffitto. Il sistema PEM "circulated air", a circolazione d'aria, può essere facilmente incorporato
all'impianto d'aria condizionata esistente in un
edificio.
Il sistema è studiato per il risparmio energetico e
prevede che solo le postazioni di lavoro occupate
siano attrezzate con i PEM. La temperatura nelle
aree in comune, i corridoi e gli archivi, non viene
controllata ma riceve indirettamente l'aria condizionata dalle postazioni individuali. La diminuzione dell'impiego d'aria condizionata dell'impianto centrale comporta un notevole
risparmio di energia e costi. Ogni postazione è
dotata inoltre di un sensore che spegne il sistema
se il posto rimane vuoto per più di 15 minuti.
Ridisegno esplicativo: circolazione dell’aria dopo l’installazione
del sistema PEM
Il controllo ambientale avviene attraverso il sistema PEM, sistema composto da un pannello di
controllo, due diffusori per la distribuzione dell'aria e un pannello a torre che contiene la ventola e l'unità elettronica. Questo pannello è pensato per essere di dimensioni contenute e poter
stare sotto la superficie di lavoro di un sistema
standard d'arredo per uffici.
L'unità PEM ha due riprese d'aria, una per l'aria
condizionata e l'altra per l'aria a temperatura
ambiente. La temperatura dell'aria diffusa dal
PEM è un misto delle due fonti di ripresa. La distribuzione dell'aria è data dalla ventola all'interno del pannello a torre. La velocità della ventola
è variabile ed è controllata dall'utente attraverso
il pannello di controllo regolando l'uscita dell'aria
attraverso i diffusori. I diffusori a sua volta possono distribuire l'aria in varie direzioni, sempre
regolabili dall'utente. L'aria, ripresa e diffusa,
passa sempre attraverso filtri elettrostatici per
assicurare un alto livello d'igiene. I filtri sono di
facile accesso per la manutenzione ed il ricambio.
Ridisegno esplicativo: pianta di una postazione di lavoro
Vi sono altre funzioni opzionali che possono
essere gestite dall'unità PEM. Il riscaldamento per
esempio, che avviene attraverso il tradizionale
sistema di radiatore ad acqua calda posizionato
Ridisegno esplicativo: sezione di una postazione di lavoro
77
sotto il tavolo come fonte di calore per gambe e
piedi; la temperatura é regolabile attraverso il
pannello di controllo.
Uno sfondo acustico emanato dai diffusori d'aria
permette di aumentare la sensazione di privacy.
Sempre tramite il pannello di controllo si può
regolare l'intensità della luce rispetto al lavoro da
svolgere.
Risultati ottenuti dall'utilizzo del sistema PEM
I componenti del PEM
In ogni postazione di lavoro è stato installato
dalla Johnson Controls Inc. un sistema di controllo digitale per potere valutare la performance
delle unità PEM e il livello di comfort raggiunto
da ogni utente. Il sistema di controllo ha prodotto un rapporto ad intervalli di 5 minuti sull'occupazione, la temperatura ed il flusso d'aria di ogni
postazione. I risultati sono molto interessanti; la
temperatura registrata oscilla tra 18°C e 26°C.
Questi dati mostrano la grande diversità delle
esigenze personali.
Dai risultati di questi test possiamo dedurre
alcune osservazioni. Se assumiamo che uno dei
fattori contribuenti al SBS (Sick Building
Syndrome )(1) è il fatto che i bisogni termici, di
luce, aria, ecc. di ogni persona sono diversi,
vediamo che è impossibile progettare un sistema
di condizionamento centrale che soddisfi tutti;
utilizzando valori nella media possiamo soddisfare comunque la maggioranza.
Grafico 1 - Risposte alla domanda “Generalmente in questo
periodo dell’anno, come qualificarebbe la temperatura della sua
postazione di lavoro?”
Altri benefici percepiti dagli utenti di PEM sono il
miglioramento della qualità visiva e la riduzione
del rumore grazie all’impiego di tale sistema. Lo
spazio di lavoro è diventato più salutare e gli
utenti sono rimasti per periodi più lunghi nelle
loro postazioni aumentando la produttività.
Sono state fatte alcune interviste per valutare la
percezione di comfort prima e dopo l'installazione delle unità PEM. I grafici riassumono i
risultati che favoriscono l'utilizzo delle unità PEM
nello spazio di lavoro dal punto di vista del com-
Grafico 2 - Risposte alla domanda “Generalmente in questo
periodo dell’anno, come qualificarebbe la qualita dell’aria nella
sua postazione di lavoro?”
(1) La Sick Building Syndrome è un fenomeno relativamente recente. Dal riconoscimento dalla World Health
Organization nel 1986, è notevolmente incrementata la ricerca per determinarne la cura. I sintomi tipici sono: mal di
testa, perdita della concentrazione, pelle secca, bruciore agli occhi, mal di gola. Vedi Rostron J., Sick Building
Syndrome - concepts, issues and practice, E & FN Spon, Londra, 1997.
78
fort ambientale, della qualità dell'aria, della
diminuzione di rumore e di fumo.
Il PEM è stato concepito come un sistema di controllo ambientale meccanico, da poter installare
in qualsiasi spazio interno, esistente o nuovo,
risolvendo le problematiche di comfort in modo
puntuale ed individuale.
A differenza degli altri progetti, il sistema PEM
non tiene conto delle risorse ambientali disponibili nel luogo. E’ una macchina che serve a soddisfare il comfort dell’uomo, ma soprattutto a
fare risparmiare energia alla macchina più
grande in cui è contenuta. Quest’approccio fa
parte della cultura americana che ha un rapporto diverso e particolare con l’ambiente e l’energia come possiamo vedere anche in merito
all’attuale discussione sul trattato di Kyoto.
Uffici della West Bend Mutual Insurance
Company - West Bend, Wisconsin USA
Progetto: Johnson Controls
Comittente: West Bend Mutual Insurance Company
Progetto degli interni: Johnson Controls in-house facilities
department
Tempo di realizzazione: 6 mesi
Costi di costruzione: per i PEM 462.600 lire/mq circa
(US$230/mq)
Risparmio energetico: 32% per l'illuminazione
West Bend Mutual Insurance Company
Nel 1992 il progetto ha ricevuto il premio Intellex Building for
Excellence Award.
Nel 1991 la sede della Assicuratrice West Bend
si è trasferita in un nuovo spazio per ospitare più
di 500 impiegati in uno spazio ad open plan. Nel
nuovo edificio è stato progettato un sistema di
condizionamento (HVAC) intelligente per dare
più flessibilità e comfort agli utenti. La richiesta
del cliente era di aumentare la produttività
migliorando le condizioni di comfort e la qualità
dello spazio di lavoro e contemporaneamente di
ridurre i tempi d'installazione degli impianti e
raggiungere un notevole risparmio energetico.
La soluzione proposta dall'ufficio tecnico della
Johnson Controls è di dotare ogni impiegato di
un'unità PEM dando la possibilità di controllare
individualmente la temperatura, il flusso dell'aria
e la luce artificiale. Il sistema è composto da 430
unità PEM tutte con sfondo acustico e con pan-
Gli uffici della West Bend
Ogni postazione ha accesso agli impianti di elettricità, telecomunicazioni, sistemi informatici e all'aria condizionata attraverso un
sistema di distribuzione a pavimento.
79
nello radiante disposto sotto il tavolo. Il progetto
si basa sul rapporto tra la qualità dell'ambiente di
lavoro e del comfort e la produttività di ogni
impiegato.
Si è cosi' raggiunta una condizione ambientale
migliore, a costi di costruzione leggermente più
alti, ed un considerabile risparmio energetico. Si
è risparmiato sul sistema di distribuzione dell'aria
perché non è stato necessario l'impianto a controsoffitto. Regolando l'aria direttamente in ogni
postazione l'efficienza della ventilazione è
aumentata del 66%. Per quanto riguarda l'illuminazione, il consumo d’energia è diminuito del
32% concentrando l'illuminazione diretta ad ogni
postazione e proporzionando luce indiretta come
sfondo in tutto lo spazio.
Dopo 18 mesi la produttività nel lavoro è aumentata del 16% di cui si stima che il 2.8% sia dovuto al comfort raggiunto con l'utilizzazione del sistema personale PEM.
80
Parametri di controllo ambientale
Personal Environments System
ILLUMINAZIONE NATURALE E
ARTIFICIALE
-
VENTILAZIONE NATURALE E
MECCANICA
-
Il sistema PEM non prevede l’utilizzazione della luce
naturale (*).
Nello spazio è prevista una luce indiretta di sfondo.
Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare
l’intensità della luce.
Il sistema PEM non prevede l’utilizzazione della ventilazione
naturale (*).
Il sistema PEM è incorporato all’impianto d’aria
condizionata esistente o nuovo di un edificio.
Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare
la velocità d’uscita dell’aria, accendere o spegnere l’unità
di diffusione.
PROTEZIONE SOLARE
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
Il sistema PEM non prevede nessun dispositivo per la
protezione solare (*).
-
L’unità PEM ha due riprese d’aria, una per l’aria
condizionata e l’altra per l’aria a temperatura ambiente. La
temperatura dell’aria diffusa dal PEM è un misto delle due
fonti di ripresa.
Ogni postazione può regolare la temperatura tramite il
pannello di controllo.
-
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione meccanica.
81
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
Il sistema PEM, come funzione opzionale, prevede uno
sfondo acustico emanato dai diffusori d’aria.
Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare
il volume.
-
Il sistema PEM non prevede nessun tipo di rapporto visivo
tra l’interno e l’esterno (*).
-
La manutenzione del sistema è molto semplice perché si
effettua direttamente ad ogni unità PEM, dove sono
centralizzate tutte le funzioni descritte.
(*) Il PEM è stato concepito come un sistema di controllo ambientale meccanico, da poter
installare in qualsiasi spazio interno, esistente o nuovo, risolvendo le problematiche di comfort
in modo puntuale ed individuale. A differenza degli altri progetti, il sistema PEM non tiene conto
delle risorse ambientali disponibili nel luogo.
82
4.5 Rettorato dell'Accademia delle Antille
Martinica, Caraibi, 1994
Progetto: Christian Hauvette, Paris e
Jérome Nouel, Martinica
Commitente: Accademia delle Antille, Martinica
Direzione lavori: Ministero della Pubblica Istruzione
della Guyana
Progetto impiantistico: SCOSU
Tempo di realizzazione: 5 anni
Superficie utile: 8.250 mq
Costi di costruzione: 73 milioni FRF= 8.848 FRF
al mq utile (circa 2.700.000 lire/mq)
Il progetto e’ localizzato sull’altopiano ventoso di Terreville, vista
dal lato Sud
Introduzione
Il Rettorato dell'Accademia delle Antille ospita gli
uffici amministrativi del Ministero della Pubblica
Istruzione della Guyana. L'edificio è situato
nell'Isola di Martinica, appartenente alle Antille
francesi. Il clima in questa regione è tropicale
con temperatura elevata e un alto grado di umidità.
Lo spunto più originale di questo edificio, che
potrebbe essere definito sperimentale, consiste
nell'essere stato progettato per ovviare al bisogno di un impianto di condizionamento d'aria
funzionante ad elettricità, nonostante l'uso di
quest'ultima sia divenuto una pratica abituale a
Martinica.
Pianta generale
Un controllo climatico atmosferico naturale rappresenta un vantaggio reale rispetto ad una
refrigerazione artificiale e riduce il consumo di
energia in Kw/h. Esso apporta inoltre un altro
vantaggio all'edificio: l'eliminazione del thermalshock, ovvero dello sgradevole effetto che si percepisce passando da un interno con aria condizionata all'esterno.
Ridisegno esplicativo: pianta - schema della ventilazione naturale
L'architettura è stata concepita in modo da adattarsi al sistema lavorativo di un luogo dal clima
tropicale: gli Alisei vengono convogliati all’interno dell’edificio e lo attraversano producendo
una leggera brezza refrigerante.
Ridisegno esplicativo: sezione schema della ventilazione naturale
83
La ventilazione naturale
Il contesto naturale privilegiato dove si trova il
progetto, offre la possibilità di concepire un’edificio che adotta l’utilizzo esclusivo di ventilazione
naturale garantendo un’alto livello di qualità dell’aria e il controllo dell’umidità.
Uno studio del comportamento aerodinamico (1)
dell’edificio è stato svolto durante il processo
progettuale per stabilirne e verificarne la forma, i
sistemi di facciata e i dispositivi per il miglior
sfruttamento del vento e il controllo ambientale
degli spazi.
La facciata rettilinea a Nord funziona come presa d’aria
La facciata Sud si apre nella direzione del vento
ed e’ di forma convessa per accentuare la
depressione dell’aria. Le brezze fresche provenienti dal Nord entrano nell’edificio attraverso lo
spazio a doppia altezza dell’ingresso. In questo
spazio sono previsti pannelli orientabili che controllano l’ingresso del vento verso l’interno. Essi
sono controllati meccanicamente da anemometri
posizionati sulla copertura.
La facciata a doppia altezza si apre e si chiude per controllare
l’ingresso dell’aria
La circolazione interna dell’aria viene attivata dai
cinque patii disposti in direzione Est-Ovest, che
sono a loro volta collegati nell’asse Nord-Sud da
fessure verticali tra un volume e l’altro.
Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale in un
ufficio tipo
Il vento penetra ogni volume attraverso le due
tipologie di tamponamento, quello mobile e
quello apribile. Le facciate sono in pannelli di
vetro composti da vari elementi apribili, ottimi
dispositivi per il controllo della direzione del
vento all’entrare nello spazio. Le pareti divisorie
degli spazi di lavoro sono in legno e sono pensate per non interrompere il percorso del vento
all’interno degli spazi. Sono composte di varie
lamelle in posizione diagonale in modo tale da
fare passare il vento rallentandone la velocità.
Il controllo della luce naturale
L’edificio è composto da vari volumi organizzati
intorno a cinque patii. Questa tipologia permette
di aumentare la superficie di facciata in modo
Gli elementi frangisole caratterizzano la facciata Sud
(1) I calcoli per lo studio del comportamento aerodinamico degli edifici possono essere svolti al computer, simolando la
condizione aerodinamica attraverso modelli matematici. Sono preferiti, comunque, gli esperimenti pratici con modelli testati nella galleria del vento.
84
tale che tutte le postazioni di lavoro possano
essere disposte lungo il perimetro
dell’edificio
ed avere accesso alla luce naturale.
A questa latitudine, l’incidenza dei raggi solari
e l’intensità della luce naturale sono molto forti e
costanti durante tutto l’anno. Per questo motivo
sono stati progettati degli elementi frangisole di
proporzioni marcate, disposti lungo tutta la facciata Sud. Sono posizionati in orizzontale, a sbalzo, in corrispondenza di ogni piano, composti da
lamelle in alluminio all’interno di un telaio in
acciaio. A Nord gli elementi frangisole sono
invece disposti in verticale coprendo tutta la
superficie della finestra. Questi elementi servono
anche per la protezione contro i temporali caratteristici di queste zone tropicali con forti venti,
pioggie e grandine.
Il patio centrale
Il rapporto tra interno ed esterno
In un contesto naturale come quello dell’isola di
Martinica, il rapporto tra gli spazi interni e l’ambiente esterno diviene molto importante. Il
progetto si rapporta con l’esterno sia attraverso
le facciate, sia attraverso un sistema di patii concepiti come spazi interni a cielo aperto. Il patio
centrale collega la zona di parcheggio con il
foyer d’ingresso attraverso una scala. I patii la
terali invece servono come zona di sfogo agli
spazi interni annessi.
Le terrazze all’ultimo piano sono orientate verso la baia
Attraverso questi spazi si ottiene una maggiore
superficie di facciata dotando gli interni di una
maggiore quantità di luce naturale e di un rapporto continuo con l’esterno. Anche lo scambio
d’aria tra l’interno e l’esterno avviene principalmente attraverso i patii, dove l’aria si rinnova
grazie alla presenza della vegetazione.
Gli uffici all’ultimo piano si mettono in rapporto
diretto con l’ambiente esterno, aprendosi sulle
terazze, godendo della vista verso la baia.
L'organizzazione degli spazi di lavoro
L’edificio è composto da due lunghe stecche in
direzione Est-Ovest che contengono gli uffici
Ridisegno esplicativo: layout tipo
85
amministrativi. Tra i due corpi allungati sono disposti, in direzione Nord-Sud, i volumi che contengono gli spazi comuni divisi da i cinque patii.
Le postazioni di lavoro sono disposte lungo il
perimetro delle facciate godendo tutte dell’illuminazione naturale e dell’affaccio verso l’esterno.
Sono divise in spazi di diverse dimensioni attraverso un sistema di tamponamento leggero in
legno di produzione artigianale locale.
I tamponamenti paralleli alla facciata sono pensati per lasciare passare la brezza, evitando il
passaggio dello sguardo, attraverso un sistema
di lamelle disposte con una inclinazione di 45°
gradi all’interno di un telaio. Questo sistema presenta però problemi per il controllo dell’acustica
all’interno degi spazi.
Lo spazio di lavoro è caratterizzato dalla luce naturale e dalle
finestre totalmente apribili per l’ingresso della brezza.
I muri divisori perpendicolari alle facciate, i soffitti e il pavimento sono di colore bianco per la
miglior riflessione della luce negli spazi. Il pavimento è in piastrelle di ceramica, materiale assai
utilizzato nella regione per evitare l’assorbimento
di calore.
Il sistema d’illuminazione artificiale è composto
da corpi illuminanti posizionati nei muri, in alto,
orientati verso i soffiti per diffondere la luce indirettamente negli spazi senza causare abbagliamento.
Non è stata necessaria la presenza di controsoffitto ne di pavimento galleggiante per distribuire
l’impiantistica nell’edificio. L‘assenza di grandi
impianti tecnici facilita il controllo dell’acustica
da sorgenti sonore fisse (1).
I pannelli divisori fissi o apribili definiscono gli spazi interni
La manutenzione generale dell’edificio è molto
semplice. I dispositivi per il controllo ambientale
sono di facile accesso sia per la pulizia che per
la manutenzione. La facciata composta in
lamelle di vetro apribili è l’elemento che richiede
maggior cura dal punto di vista della pulizia.
Interno di una sala di riunione
(1) Le sorgenti di rumore, secondo la definizione contenuta nella recente legge-quadro italiano sull’inquinamento acustico n.447/95, sono distinte in: sorgenti sonore fisse e sorgenti sonore mobili. Vedi Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, pp.424-481, Maggioli Editore, Rimini, 1998.
86
Parametri di controllo ambientale
Rettorato dell’Accademia delle Antille, Martinica
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
Le facciate sono in vetro a tutt’altezza per favorire
l’ingresso della luce naturale all’interno degli spazi.
Sono predisposti elementi frangisole per evitare l’incidenza
della luce diretta negli spazi di lavoro.
Gli spazi sono disposti intorno a cinque patii in modo tale
da poter essere dotati tutti di luce naturale.
VENTILAZIONE NATURALE
-
Il vento viene convogliato all’interno dell’edificio attraverso
la facciata aperta verso Nord.
La circolazione interna del vento viene resa attiva da
cinque patii.
La facciata è composta da pannelli orizzontali in vetro che
si possono aprire ed orientare per controllare l’ingresso del
vento negli spazi.
Le pareti divisorie sono progettate per fare circolare in
modo graduale l’aria attraverso gli spazi interni.
PROTEZIONE SOLARE
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
La facciata principale è verso Sud. Si prevede un sistema di
controllo dell’ingresso diretto dei raggi solari composto da
un frangisole orizzontale di grandi proporzioni data
l’incidenza costante del sole dei Caraibi.
-
La temperatura viene controllata dalla convezione naturale
dell’aria. Secondo la velocità di movimento dell’aria nello
spazio il corpo subisce una perdita di calore per
convezione.
87
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione naturale.
-
Data la posizione privilegiata dell’edificio nel contesto non
sono stati previsti dispositivi per il controllo dell’acustica.
Le pareti divisorie interne sono composte da lamelle in
legno orientate in diagonale che permettono la
circolazione dell’aria e diminuiscono il passaggio delle
onde sonore.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
L’edificio è in rapporto diretto con l’esterno. E’ un edificio
aperto al paesaggio approfittando della posizione
privilegiata sull’altopiano di Terreville.
-
La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale
è molto semplice dal momento che non vengono utilizzate
tecnologie avanzate né complicate.
88
4.6 Edificio Amministrativo
Coventry Inghilterra, 1997
Progetto: Bennetts Associates, Londra
Progetto strutturale: Curtins Consulting Engineers, Londra
Progetto impiantistico: Ernest Griffiths & son
Tempo di realizzazione: 2 anni
Costi di costruzione: £800 /mq (Lire 3 milioni circa/mq)
Vista generale dell’edificio
Introduzione
Il progetto dell’edificio amministrativo è situato
nella parte periferica della città industriale di
Coventry.
Pianta generale
I temi centrali del progetto sono l’integrazione
spaziale delle varie sezioni della compagnia, l’efficienza energetica ed un alto livello di comfort
nell'ambiente interno. Il punto di partenza del
progetto è stato quello di concepire un edificio
ventilato naturalmente che non dipendesse esclusivamente dall'impianto centrale.
L’edificio si presenta ermetico verso l’esterno, con
facciate composte dal 50% di superficie opaca e
il restante 50% di vetrate. E’ un’edificio “introverso” che guarda dentro se stesso.
Ridisegno esplicativo: sezione generale
Lo spazio degli uffici è distribuito in due stecche
a tre piani; una si affaccia verso Nord e l'altra
verso Sud, con un atrio centrale a tutt’altezza.
All'interno dell'atrio si trovano tre torri di scale
con le zone bar, fotocopiatrici, fax ed altri servizi
comuni. Con questa organizzazione è stato possibile liberare l'ambiente di lavoro da fonti di
calore superflue.
Strategie per il controllo ambientale
Lo spazio di lavoro di forma allungata e continua, insieme allo spazio dell'atrio, sono punti
strategici per facilitare il sistema di ventilazione
naturale insieme al raffreddamento prodotto
dalla massa della struttura.
L’edificio è stato concepito in modo da poter con-
La facciata Sud - prospetto e sezione
89
vogliare al suo interno i venti predominanti. La
ventilazione naturale avviene attraverso finestre
divise in tre strisce per piano. Quelle inferiori
possono essere aperte e chiuse manualmente; la
striscia superiore collabora invece con l'impianto
centrale di ventilazione, e in congiunzione con i
pannelli apribili della copertura dell'atrio, viene
aperta o chiusa secondo la stagione per garantire il raffreddamento serale dell'edificio.
La struttura in calcestruzzo dei solai è lasciata a
vista per ottenere un miglior funzionamento del
sistema di controllo della temperatura attraverso
lo scambio di calore dell’aria con la massa della
struttura. Il pavimento galleggiante contiene tutti
gli impianti elettrici e di ventilazione meccanica.
Questo sistema di ventilazione a pavimento è in
grado di dotare lo spazio di tre ricambi d'aria
all'ora nel caso in cui il sistema di ventilazione
na-turale non sia operativo.
I solai sono stati studiati inoltre per incorporare
l’impianto d’illuminazione senza l’utilizzo di un
controsoffitto. La struttura in calcestruzzo è stata
dipinta di bianco per ottimizzare la riflessione
della luce naturale e artificiale, soluzione economica e di buon risultato estetico.
Vista dell’atrio centrale e degli uffici
Per evitare l’effetto di surriscaldamento durante il
periodo estivo sul lato Sud sono stati previsti pannelli frangisole fissi. All'interno sono previste persiane per il controllo individuale dell’intensità
della luce e dell’ingresso dei raggi solari.
Per quanto riguarda il controllo dell’acustica, la
scelta di abbinare gli spazi ad open plan lungo i
lati dell’atrio centrale, non trova una buona
soluzione. Le emissioni sonore provenienti
dall’atrio entrano negli spazi di lavoro senza
trovare nessuna barriera acustica al di fuori del
parapetto in vetro.
L'edificio è riscaldato d'inverno attraverso un sistema ad acqua calda "heat bus", che si avvale
del riciclo delle acque piovane. Questo sistema è
consigliato perchè permette il controllo della percentuale di perdita d’umidità dell’aria mantenendo gli standard di comfort ambientale.
Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale
90
L’organizzazione degli spazi di lavoro
Lo spazio di lavoro é composto da due grandi
spazi rettangolari ad open plan in direzione EstOvest divisi da un atrio a tutt’altezza. Le
postazioni di lavoro sono disposte in file perpendicolari alla facciata verso l'atrio. Sui perimetri
della facciata e dell'atrio, da dove penetra la luce
naturale, sono disposte le postazioni di lavoro
individuali dove si svolgono le attività lavorative
lungo tutta la giornata. Gli spazi per il lavoro di
gruppo, i tavoli di riunione e le postazioni di
lavoro di breve durata sono disposti nella parte
centrale di ogni spazio ad open plan.
Il sistema del controsoffitto illuminante segue la
direzione di organizzazione degli spazi e rinforza
l'intensità della luce naturale con uno sfondo
omogeneo d’illuminazione indiretta. E’ composto da due corpi illuminanti longitudinali,
posizionati all’interno dell’ingombro previsto nel
solaio in calcestruzzo, in modo tale da diffondere
negli ambienti luce bianca indiretta. La forma
degli ingombri risponde alla funzione strutturale
dei solai.
Ridisegno esplicativo: layout tipo degli uffici
Esterno
Gli elementi divisori-contenitori sono alti 1.40
mt. in modo da garantire il rapporto visivo all’interno dello spazio. Questa scelta facilita anche il
buon funzionamento del sistema di ventilazione e
dell’ illuminazione creando il minimo di ostacolo. Gli elementi divisori variano di colore, sempre
di tonalità chiare per la miglior riflessione della
luce, in modo da differenziare gli spazi all’interno dell’open space(1).
Ufficio
Atrio
Ridisegno esplicativo: sezione tipo degli uffici
Per quanto riguarda il controllo dell’acustica
all’interno degli spazi, l’unico dispositivo disponibile sono i solai in calcestruzzo a vista.
Il solaio come dispositivo di controllo dell’illuminazione
(1) Si parla di uno dei sintomi causati dalla Sick Building Syndrome. “Gli uffici ad open space sono accusati di provocare
situazioni di stress dovute all’impossibilità di riconoscere uno spazio privato e personale.” tratto da: Baglioni A., Piardi
S., Costruzioni e salute, pp.36-51 Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.).
91
Parametri di controllo ambientale
Edificio Amministrativo a Coventry, Inghilterra
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
-
La luce naturale entra nello spazio dalle finestre ma
soprattutto dall’atrio centrale; situazione ottimale data la
posizione geografica dell’edificio.
All'interno sono previste persiane per il controllo
individuale dell’intensità della luce.
I solai sono stati studiati per incorporare l’impianto
d’illuminazione senza l’utilizzo di controsoffitto.
VENTILAZIONE NATURALE
-
-
-
Lo spazio di lavoro di forma allungata e continua, insieme
allo spazio dell'atrio, sono punti strategici per facilitare il
sistema di ventilazione naturale in congiunzione con il
raffreddamento prodotto dalla massa della struttura.
Lo scambio d’aria dall’esterno verso l’interno avviene
attraverso le finestre ad apertura manuale degli uffici.
Le finestre sono suddivise in tre parti: la striscia superiore è
legata all'impianto centrale di ventilazione, e in
congiunzione con i pannelli apribili della copertura
dell'atrio, viene aperta o chiusa, secondo la stagione, per
garantire il raffreddamento serale dell'edificio.
L’impianto di ventilazione meccanica è stato integrato nel
pavimento galleggiante.
PROTEZIONE SOLARE
-
Per evitare l’effetto di surriscaldamento durante il periodo
estivo sul lato Sud sono stati previsti pannelli frangisole
fissi.
All'interno sono state disposte persiane per il controllo
individuale dell’ingresso dei raggi solari.
92
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
-
La struttura di calcestruzzo dei solai è stata lasciata a vista
per il miglior funzionamento del sistema di controllo della
temperatura attraverso lo scambio di calore dell’aria con la
massa della struttura.
Sono previste finestre a controllo individuale per ogni
postazione di lavoro.
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione naturale e meccanica.
-
La massa dei solai in calcestruzzo assieme al pavimento
galleggiante è un elemento di controllo dell’acustica.
La scelta di disporre gli uffici ad open plan intorno ad un
atrio centrale limita di fatto il controllo dell’acustica
all’interno degli spazi.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
E’ un edificio introverso, il rapporto visivo è verso il suo
interno: verso l’atrio centrale.
I dispositivi per il controllo ambientale sono di facile accesso
per la loro manutenzione:
- La facciata non richiede manutenzione speciale.
- Gli impianti elettrici e informatici sono disposti nel
pavimento galleggiante.
- Il sistema di ventilazione è prevalentemente naturale.
93
4.7 Technocentre Renault, edificio "La Ruche"
Guyancourt, Francia, 1998
Progetto: Denis Valode e Jean Pistre, Paris
Committente: Renault SA France
Realizzazione: O.T.H. e Copibat
Progetto strutturale: Sechaud Bossuyt
Progetto impiantistico: S.G.T.E. e T.P.S.
Coperture in vetro: Ove Arup & Partners (Peter Rice)
Superficie: 47.000mq
Tempo di realizzazione: 5 anni
Costi di costruzione: FF12000/mq (circa 4 miline lire/mq)
Introduzione
Il complesso Technocentre Renault è un enorme
centro tecnologico che la società ha creato per
rispondere al suo obbiettivo di competitività.
Seguendo questa idea, Renault inaugura una
nuova strategia di organizzazione e un nuovo
modo di lavorare.
Vista generale del complesso: in primo piano “L’Avancée” e in
seguito l’edificio “La Ruche”
Il centro tecnologico è costituito da un insieme di
costruzioni che ospitano funzioni differenti.
"L'Avancée" è il primo edificio e raggruppa in una
superficie di 74.000 mq le funzioni di ricerca e di
design; esso costituisce l’ingresso al complesso.
L’edificio immediatamente sucessivo è quello
denominato "La Ruche" e ospita al suo interno le
unità di direzioni dei progetti, gli esperti dell'ingegneria dell'automobile e la direzione di
ricerca.
“La Ruche”, pianta generale
La strada coperta come dispositivo di controllo
ambientale
Situato all'incrocio degli assi generatori del vasto
progetto, l'edificio della "Ruche" costituisce il
cuore del complesso della Technochentre
Renault. Esso è composto da una serie di spazi
organizzati intorno a nove giardini. I tre centrali
sono collegati tra loro conformando una strada
coperta, chiamata la "Grande Gallerie", che raggruppa tutte le funzioni "pubbliche" (sale di conferenze, zone d'informazione, centro di analisi
della concorrenza) e i servizi (ristoranti, banche,
negozi). Lungo la “Grand Gallerie” e nei giardini sono collocate piante e alberi che creano uno
spazio urbano interno. E’ un piccolo quartiere
dove le persone lavorano, si incontrano e socializzano.
Sezione longitudinale sulla Grand Gallerie
Sezione transversale sulla “Grand Gallerie”
94
La grande strada coperta permette di creare un
microclima interno, proposta progettuale molto
interessante in un contesto industriale ed isolato.
E’ una serra dove i raggi solari entrano riscaldando l’aria degli spazi a giardino verso cui si
affacciano gli uffici. Il controllo climatico avviene
all’interno di questo spazio; il sistema di condizionamento è pensato per convogliare l’aria
dalla strada coperta verso gli interni.
Durante l’inverno l’aria all’interno della strada
coperta è di qualche grado più calda di quella
esterna, permettendo l’utilizzo di meno energia
per il riscaldamento di questa. D’estate si aprono
le porte d’ingresso del complesso e le finestrature
lungo il perimetro superiore della copertura,
facilitando lo scambio d’aria fresca. I vani scala
sono aperti lasciando libero passaggio al vento.
Gli uffici sono dotati di finestre per il controllo
individuale della temperatura.
Ridisegno esplicativo: il controllo ambientale attraverso i giardini
coperti
La copertura in vetro garantisce l’ingresso della
luce naturale all’interno della strada coperta. Il
controllo dell’illuminazione naturale all’interno
degli uffici si effettua individualmente attraverso
le tende interne.
La strada coperta e i giardini sono dotati di un
sistema d’illuminazione artificiale per esterni.
La sera gli spazi coperti di vetro sono visibili da
fuori e la luce proveniente dai giardini entra negli
spazi interni creando una sensazione urbana in
un contesto industriale.
L’isolamento acustico è garantito dalle coperture
in vetro che, come una membrana, avvolgono e
separano “la Ruche” dal contesto. All’ interno, la
presenza delle piante permette l’assorbimento
del rumore proveniente dalle attività svolte nella
strada coperta. La facciata degli uffici è composta da pannelli opachi e trasparenti: i primi sono
pannelli “sandwich” in alluminio; i secondi sono
in vetro camera. Tutte e due sono concepiti per
isolare termicamente gli spazi e proteggerli dall’inquinamento acustico.
La copertura in vetro
L’organizzazione degli spazi di lavoro
Gli spazi di lavoro si localizzano nei piani più alti
dell’edificio, sopra gli spazi ad uso pubblico. Gli
I vani scala aperti per il passaggio del vento
95
spazi comuni quali sale di riunione, archivi, fotocopiatrici e fax, sono organizzati nei punti di
incrocio tra un volume e l’altro in modo da
essere facilmente raggiungibili da tutte le
postazioni di lavoro.
Gli uffici sono organizzati all’interno della maglia
strutturale, divisi tra loro da pareti mobili o da
contenitori bassi, conformando piccole aree di
lavoro. Essi sono disposti su tre file parallele alla
facciata, due si affacciano direttamente verso
l’esterno mentre la terza fila è interna. Lo spazio
è organizzato in tipologie diverse secondo l’attività lavorativa da svolgere.
Layout di un piano tipo
Il sistema d’arredo adottato permette, attraverso
la combinazione di quattro componenti, di organizzare lo spazio di lavoro secondo sei tipologie
diverse. In questo modo si ottiene una grande
flessibilità nella distribuzione degli spazi. Il
sistema di arredo prevede inoltre una serie di
accessori (mensola, lavagna, cassettiere mobili,
ecc.) per la personalizzazione di ogni postazione.
Il pavimento galleggiante conforma spazi di
forma quadrata che sono rivestiti di linoleum o
moquette, secondo la zona. Contiene tutti i
cablaggi (telefoni, elettrici, rete informatica e una
parte delle tubazioni dell’impianto di riscaldamento costituito da fan-coil). Il controsoffitto,
costituito da pannelli metallici, integra il sistema
dell’illuminazione, le griglie di ripresa dell’aria e
gli sprinkler.
Ridisegno esplicativo: il controllo ambientale in un ufficio tipo
L’eccessiva larghezza del corpo di fabbrica,
18 mt., penalizza l’illuminazione naturale delle
postazioni di lavoro centrali. La scelta di riservare
gran parte dell’area a patii giardino ha portato
gli architetti a dover sfruttare la profondità del
corpo per poter alloggiare le postazioni richieste
dal programma. Nonostante l’interessante
approccio generale del progetto che risolve le
tematiche dell’isolamento acustico, termico e
dell’illuminazione naturale dando luogo attraverso l’uso strategico del verde, ad uno spazio a
dimensione d’uomo e ad alto livello di comfort la
tipologia degli uffici non è stata risolta in modo
altrettanto innovativo.
Due tipologie di organizzazione dello spazio
Le varie tipologie di postazione di lavoro
96
Parametri di controllo ambientale
Technocentre Renault, edificio della “Ruche” a Guyancourt, Francia
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
La copertura in vetro garantisce l’ingresso della luce
naturale all’interno della strada coperta.
Il controllo dell’illuminazione naturale si effettua ad ogni
postazione di lavoro attraverso le tende interne.
VENTILAZIONE NATURALE
-
La copertura in vetro, attraverso finestre perimetrali,
permette lo scambio d’aria con l’esterno.
Il sistema di condizionamento è pensato per convogliare
l’aria dalla strada coperta verso gli interni.
I vani scala sono aperti lasciando libero passaggio al
vento.
PROTEZIONE SOLARE
-
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
La protezione dei raggi solari si effettua da ogni postazione
di lavoro attraverso le tende interne.
Gli alberi, all’interno dei giardini, producono ombra
creando confortevoli interni urbani.
Il controllo della temperatura, all’interno della strada
coperta, si effettua attraverso le porte e le finestre
perimetrali in copertura.
Gli uffici sono dotati di finestre per il controllo individuale
della temperatura.
97
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione naturale e meccanica.
-
L’isolamento acustico è garantito dalle coperture in vetro
che, come una membrana, avvolgono e separano “la
Ruche” dal contesto.
Al suo interno,
la presenza delle piante permette
l’assorbimento del rumore, creando un ambiente adatto
alle funzioni di progettazione e di ricerca.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
-
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
La copertura in vetro garantisce la completa visibilità
dell’esterno.
La maggior parte delle postazioni di lavoro guardano verso
i nove giardini intorno i quali si organizza l’edificio.
Le coperture in vetro sono curvate per facilitare lo
scorrimento delle acque piovane e l’auto pulizia dei vetri.
L’edificio, avvolto dalla copertura, è protetto dall’ambiente
esterno riducendo considerabilmente il fabbisogno di
manutenzione e pulizia delle facciate.
98
4.8 Nuova sede del gruppo "Il Sole 24 Ore",
Milano, Italia, 1998 - in costruzione
Progetto: Renzo Piano Building Workshop, Paris
Committente: Gruppo Il Sole 24 Ore
Progetto strutturale: Ove Arup & Partners, Londra
Progetto impiantistico: Ove Arup & Partners, Londra;
Milano Impianti, Milano
Acustica uffici: Ove Arup & Partners, Londra
Acustica auditorium: Peutz & Associés, Paris
Illuminazione: Ove Arup & Partners, Londra;
Piero Castiglione, Milano
Attrezzature sceniche: Roger Labeyrie
Controllo costi: Austin Italia
Supporto in loco: RED
Consulenza organizazione spazi interni: DEGW Italia
Tempo di realizzazione: 2 anni circa
Superficie complessiva: 42.680 mq.
Costi di costruzione: circa L.4.000.000/mq
Planimetria generale
Introduzione
La costruzione della nuova sede del gruppo editoriale "Il Sole 24 Ore" ha lo scopo di riunire in
un unico complesso le nove filiali degli uffici e le
strutture del giornale. Il sito prescelto è un isolato ubicato nel centro della città di Milano vicino
alla Fiera.
Prospetto su viale Monterosa
Il progetto consiste nella ristrutturazione e riutilizzo di un edificio industriale esistente, di una certa
qualità architettonica, secondo un programma
che combina spazi privati, spazi riservati alla produzione del giornale e ad altre attività editoriali
del gruppo, e spazi pubblici: l'atrio, la mensa,
l'auditorium. Gli spazi pubblici sono disposti al
piano terra e i quattro piani superiori sono riservati alle attività del giornale.
Sezione longitudinale
Lo spirito dell'intervento è quello di modificare il
rapporto tra questi edifici e la città, aprendoli
verso l'esterno e facendo loro trovare, verso l'interno, una sorta di osmosi con la natura.
Prospetto su via Tempesta
Si procede così per sottrazione demolendo un'ala
del corpo esistente per aprire l'edificio verso Sud
e poter ottimizzare l'esposizione verso il sole. La
parte centrale dell’isolato viene svuotata e
trasformata in un vasto giardino, introducendo
uno spazio verde circondato dagli uffici a Nord,
Est, Sud ed è aperto ad Ovest verso la città.
Sezione trasversale
99
Il giardino ha la forma di una collina che
accoglie al proprio interno l'area dei servizi: sala
espositiva, mensa, parcheggi e locali tecnici.
Si opera per eliminare gli ostacoli alla luce, allo
scambio, alla permeabilità. Un'ulteriore invenzione relativa alla sottrazione e all'addizione è
quella di alleggerire l'edificio esistente demolendo le facciate e sostituendole con una pelle di
vetro; questo permette di ottenere la massima
visibilità e trasparenza nei due sensi. Di sera, nel
momento più intenso dell’attività del giornale,
l'edificio illuminato dall'interno avrà una presenza magica nella città.
Pianta piano terra - l’atrio d’ingresso e la collina
Il progetto dell'ambiente interno
Il progetto prevede diversi meccanismi di controllo ambientale per ottenere spazi di lavoro ad alto
livello di comfort: la copertura leggera, il sistema
di facciata, l'arredo e le pareti divisorie interne, il
controsoffitto e il pavimento galleggiante.
La copertura leggera crea una sorta di "tappeto
volante" dotando l'edificio di un’ulteriore protezione climatica (microclima). E’costituita da
una struttura metallica sulla quale si appoggia un
pannello frangisole che in corrispondenza dei
terrazzi è integrato da un ulteriore pannello di
vetro che proteggere dalle pioggie e dalla neve.
La copertura leggera
La facciata è composta da una pelle continua in
vetro extra chiaro(1) per meglio diffondere la luce
naturale all'interno degli ambienti. E’ composta
da tre pannelli di vetro con doppia camera
d’aria. Il vetro interno è di tipo “selettivo“ ha cioè
delle caratteristiche chimiche particolari per lasciar passare solamente una certa gama di raggi
luminosi e permettere il controllo adeguato dell’intensità e del colore della luce naturale all’interno degli spazi.
Gran parte del controllo termico e acustico
avviene in facciata attraverso la doppia camera
d’aria. I montanti in alluminio, punto critico per il
controllo dell’acustica in facciate di questo tipo,
sono progettati in modo tale da isolare efficien-
Sezione tipo - la facciata
(1) Il vetro extra chiaro è un tipo di vetro presente da poco sul mercato, il quale abbinato con il vetro di tipo selettivo permette di controllare il carico termico senza ridurre il livello d’illuminazione naturale dentro gli spazi.
100
temente l’interno dai rumori provenienti dall’esterno.
La pelle si aggancia meccanicamente alla struttura lasciando 20 cm. di distanza dai solai
esistenti. Questo spazio viene coperto con una
lastra di vetro perimetrale a pavimento creando
una sensazione di grande leggerezza e
trasparenza.
Per la protezione dall'irraggiamento solare ogni
modulo di facciata, equivalente ad uno spazio di
lavoro, ha una tenda sia esterna che interna per
regolare la quantità di luce desiderata. Ogni
gruppo di lavoro può controllare l’intensità della
luce naturale aprendo o chiudendo la tenda
interna, mantenendo il rapporto visivo con
l’esterno, date le qualità traslucide del materiale
di cui è composta. Chiudendo invece la tenda
colorata esterna si raggiunge il totale isolamento
dall’esterno.
Una lampada perimetrale integrata al sistema di
facciata, all'altezza di 230 cm., proietta luce indiretta sul controssoffitto. Quest’illuminazione artificiale è stata pensata per equilibrare i cambiamenti d’intensità della luce naturale durante la
giornata e per dotare lo spazio interno di uno
sfondo di luce durante la sera.
Il controsoffitto contiene il sistema d’illuminazione diretta e il sistema di condizionamento
dell’aria. E’ composto da pannelli metallici
posizionati all’interno della maglia strutturale
della struttura esistente. Verso la parte centrale
del corpo di fabbrica è più basso, a 270 cm di
altezza, per contenere l’impianto di condizionamento, mentre verso il perimetro dell’edificio
viene posizionato più in alto per potenziare l’ingresso della luce naturale.
La facciata: prototipo in cantiere
Dettaglio della facciata con la lampada perimetrale interna
Sezione di un piano tipo
Alcuni pannelli metallici sono perforati per
ottimizzare il controllo dell’acustica all’interno
degli spazi.
I corpi illuminanti sono posizionati a distanza
regolare per dotare la totalità dell’ambiente di
luce omogenea, tipo di luce necessaria al lavoro
d’ufficio. Il colore bianco dei pannelli ha lo
scopo di diffondere la luce naturale e artificiale
all’interno dello spazio.
101
Pianta tipo del sistema di controsoffitto
Il sistema di raffreddamento e riscaldamento, distribuito a controsoffitto, è composto da travi
fredde che irraggiano calore o freddo, secondo
la stagione. E’ un sistema basato sulla trasmissione di calore o freddo all’ambiente attraverso
la circolazione dell’acqua costituendo un
impianto molto sano che distribuisce omogeneamente la temperatura nello spazio evitando
sbalzi termici. Le bocchette di ripresa dell'aria a
controsoffitto insieme al canale grigliato perimetrale a pavimento garantiscono il movimento e il
riciclo dell'aria. Ogni spazio di lavoro è dotato di
un pannello di facciata apribile, permettendo un
ulte-riore controllo della temperatura e della
qualità dell’aria.
Sezione sulla parte centrale del corpo di fabbrica
Sotto il pavimento galleggiante sono contenuti
tutti i cablaggi per dotare ogni postazione di
lavoro dei collegamenti necessari agli impianti
elettrici e informatici. E’ di facile smontaggio per
l’ispezione e la riparazione degli impianti e permette con grande facilità l’eventuale adeguamento del layout degli uffici a nuove necessità
organizzative del Gruppo editoriale.
Pianta tipo layout uffici
L’organizzazione degli spazi di lavoro
La nuova organizzazione degli spazi di lavoro
nasce dallo studio minuzioso dell’organizzazione
attuale di ognuna delle nove filiali di uffici e della
struttura del giornale, dalle nuove esigenze organizzative e dalla volontà di dotare tutte le
postazioni di lavoro di un alto livello di comfort.
Il corpo centrale contiene tutte le funzioni relative
alla produzione del giornale: il “news room”. E’
costituito da tre piani ad open space collegati
spazialmente da un atrio interno con una copertura in vetro da cui entra la luce naturale e
avviene lo scambio d’aria con l’esterno attraverso pannelli apribili sul perimetro della copertura.
Spazio di lavoro tipo
I corpi laterali contengono gli uffici amministrativi, la nursery e la scuola di formazione professionale. L’ultimo piano, in tutto l’edificio, contiene gli uffici della direzione con gli spazi di riunione. Il volume di questo piano è arrettrato
dalla facciata lungo i perimetri interno ed esterSezione tipo - spazio di lavoro
102
no creando terrazzi verso i quali si aprono gli uffici (vedi sezione longitudinale).
Le postazioni di lavoro sono disposte all'interno
di un open space, delimitate da un sistema di
armadiature. Gli armadi, alti 140 cm, sono sempre posizionati perpendicolarmente alle facciate
in corrispondenza dei pilastri in modo tale da
non creare ostacolo all'ingresso della luce e alla
vista sul giardino.
Le sale di riunioni, gli spazi fotocopie e fax sono
posizionati nella parte centrale del corpo di fabbrica, mentre le postazioni di lavoro sono lungo
il perimetro dell’edificio.
Spazio di lavoro tipo
Gli archivi e i servizi sono contenuti nei nodi,
ovvero nei blocchi scala e ascensori. In questo
modo l’ambiente di lavoro è libero da ostacoli
visivi seguendo l'idea di trasparenza presente in
tutto il progetto.
Le pareti divisorie trasparenti sono utilizzate solo
dove necessario, sono posizionate tra due armadi e possono diventare opache con l'abbassamento di una tenda colorata. Le porte d'ingresso sono colorate per essere chiaramente
riconoscibili. La segnaletica è parte integrante
dell'arredo.
E’ previsto un sistema d’illuminazione indiretta
composto da corpi illuminanti longitudinali
appessi al controsoffitto ad un’altezza di 230 cm.
e posizionati in corrispondenza degli armadi.
Parete divisoria tipo - sezione
Armadio tipo - sezione senza e con parete divisoria
103
Parametri di controllo ambientale
Nuova sede “Il Sole 24 Ore” a Milano
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
-
Si demolisce un'ala del corpo esistente per aprire l'edificio
verso Sud e poter ottimizzare l'esposizione verso il sole.
La facciata è composta da una pelle continua in vetro extra
chiaro per meglio diffondere la luce naturale all'interno
degli ambienti.
Ogni modulo di facciata, equivalente ad uno spazio di
lavoro, ha una tenda sia esterna che interna per regolare
la quantità di luce desiderata.
Una lampada perimetrale produce una luce indiretta che
equilibra i cambiamenti d’intensità della luce naturale
durante la giornata e dota lo spazio interno di uno sfondo
di luce durante la sera.
Il controsoffitto è composto da pannelli di colore bianco
per meglio riflettere la luce naturale e la luce artificiale.
VENTILAZIONE NATURALE
-
Lo scambio d’aria dall’esterno verso l’interno avviene
attraverso pannelli apribili adiacenti ad ogni postazione di
lavoro.
-
La copertura leggera crea una sorta di "tappeto volante"
dotando l'edificio di un’ulteriore protezione climatica
(microclima).
Per la protezione dall'irraggiamento solare ogni modulo di
facciata, equivalente ad uno spazio di lavoro, ha una
tenda sia esterna che interna per regolare la quantità di
luce desiderata.
PROTEZIONE SOLARE
-
104
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
-
Il sistema di raffreddamento e riscaldamento si basa sulla
trasmissione di calore o freddo all’ambiente attraverso la
circolazione d’acqua. E’ un sistema molto sano perché
distribuisce omogeneamente la temperatura nello spazio
evitando sbalzi termici.
Ogni postazione ha una finestra apribile per assicurare il
controllo individuale della temperatura.
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione.
-
La facciata è composta da tre lastre di vetro con doppia
camera d’aria per il miglior controllo dell’acustica.
Le pareti divisorie interne (opache e trasparenti) prevedono
l’isolamento acustico.
Il controsoffitto integra alcuni pannelli metallici con micro
perforazioni per ottimizzare il controllo dell’acustica
all’interno dello spazio.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
-
Gli uffici circondano uno spazio verde a forma di collina.
Le facciate in vetro extra chiaro a tutt’altezza garantiscono
la visibilità massimale.
105
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
Tutti i dispositivi per il controllo ambientale sono localizzati in
zone di facile accesso per la loro manutenzione:
- La facciata è l’elemento che richiede una manutenzione
più curata. Sulle terrazze perimetrali è disposta una piccola
gru su binari per la manutenzione e pulizia della facciata e
per quella generale dell’edificio.
- I pannelli apribili in facciata permettono la pulizia parziale
di essa.
- Le tende sono di facile montaggio e smontaggio.
- Gli impianti elettrici e informatici sono sotto il pavimento
galleggiante.
- Il sistema di raffreddamento e riscaldamento dell’aria è
all’interno del controsoffitto.
106
4.9 Sede centrale della banca ING
Amsterdam, Olanda, 1983 - 87
Progetto: Ton Alberts e Max van Huut
Committente: ING Bank Nederland
Progetto strutturale: Aronsohn BV
Progetto impiantistico: Treffers & partners
Acustica uffici: Peutz
Architetti degli interni: Billing Peters Ruff, Stoccarda e Theo
Crosby/Pentagram, Londra
Giardini: Copijn Groenadviseurs BV
Impresa costruttrice: Woormolen-Heijmans-IBC
Tempo di realizzazione: 4 anni
Vista a volo d’uccello
Introduzione
Ancor prima che nella primavera di 1987 l'edificio venisse aperto al pubblico la stampa ne
aveva già fatto un modello di "andersheid", un
esempio di diversità; nel luglio dello stesso anno,
in un referendum bandito fra i lettori del quotidiano Het Parool, all'edificio veniva assegnato il
titolo di "migliore, più avvincente e interessante
prodotto architettonico dal 1970 ad oggi".
Vista dell’insieme del progetto.
Si trattava infatti di realizzare nell'area a forte
degrado sociale di Bijlmermeer, urbanizzata nel
1962 secondo i dettami CIAM, un "intelligent
building" dotato delle più sofisticate tecnologie
informatiche e telematiche, in grado di ospitare il
consiglio di amministrazione e uno staff di 2.200
impiegati, raggruppati in piccole unità operative.
I volumi che compongono l’edificio variano in
forma e in altezza seguendo l’andamento della
strada. In questo modo si riduce notevolmente
l’impatto visivo nel contesto e si ottiene una volumetria
riconoscibile
come
immagine
dell’ azienda.
Pianta generale
All'edificio si richiedeva inoltre massima flessibilità e costi di gestione minimi, grazie anche alla
regolazione personalizzata degli impianti di
riscaldamento, ventilazione ed illuminazione.
Con l'ingresso degli studi Aronson (per la parte
strutturale), Treffers (per l'impiantistica) e Peutz
(per le soluzioni acustiche) il team decise di
abbandonare la pratica delle competenze setto107
Vista dalla strada verso l’ingresso principale
riali e gerarchizzate e di avviare un processo di
sincretizzazione delle discipline, o secondo le
parole di Max van Huut una "sintesi degli specialismi" (1).
Il progetto dell'ambiente
Scartata la possibilità di edificare seguendo l'angolo fra la Foppingadreef e la Hoogoorddreef,
perché cio avrebbe comportato l'eccessiva
lunghezza dei collegamenti (500 metri) e l'esposizione di quasi un terzo degli uffici al rumore del
traffico della strada ad alta velocità , si risolse di
dare all'edificio una forma a pettine dai denti
acuti e rinunciare alle pareti verticali, cosi da
ridurre l'incidenza sonora migliorando l'acustica
interna.
Prospetti generali
Nell’elaborazione successiva del progetto, per
diminuire la superficie esposta al vento, l'edificio
venne spezzato e riassemblato in una serpentina
di dieci torri, disposte a S intorno a due corti e
collegate da una strada interna che conduce agli
spazi di relazione, alle sale conferenza e a tre ristoranti.
Diverse per altezza e orientamento, ma con una
pianta che si ripete partendo dal livello più alto a
quello più basso, le torri sono studiate come
macchine per garantire il maggior benessere
individuale, che nella politica della banca equivale alla maggior efficienza, con i minori costi
energetici, come testimonia il premio P.r.e.g.o.
(Progetto sperimentale per l'uso razionale
dell'energia in ambiente urbanizzato) assegnato
dal Ministro dell'Economia all'edificio ancor
prima che venisse costruito.
Vista di due torri
Sezione: la torre è studiata come una macchina
Collettori solari, centraline termiche, dimensioni
delle finestre (per lo più apribili), valvole dei termosifoni sensibili al sole, pannelli prefabbricati
usati come accumulatori termici, e una infinità di
altri accorgimenti mirano a garantire la "vivibilità" dei clusters.
“Quando Alberts dichiara che lo spazio cubico,
che per duemila anni ha reso gli uomini freddi e
razionali, ha concluso la sua era di dominio e
Ingresso della luce naturale al’interno di una torre
(1) Tratto dall’articolo di Gino Anzivino sul progetto in oggetto, Rivista Domus n. 714, marzo 1990.
108
quando sostiene che le nuove architetture e la
mentalità con la quale saranno progettate e realizzate sapranno attrarre le forze cosmiche indirizzandole di nuovo sugli abitanti, sembra infatti
riecheggiare un proclama di Bruno Taut“(1).
Aria in entrata
Strategie di controllo ambientale
Il piano di risparmio energetico si articola in
diversi punti. Il ricambio dell'aria, calcolato
intorno alla 2.000 ore annue, è assicurato dagli
impianti posti sulla sommità di ciascuna torre.
L'aria fresca entra attraverso la griglia posta alla
base dei pentagoni e dopo essere stata temperata dai collettori solari e riscaldata dagli scambiatori di calore viene immessa nei condotti di fianco ai vides. Penetrando attraverso di questi negli
ambienti di lavoro, l'aria (25 mq per persona per
ora) può essere regolata dagli occupanti con
l'apertura delle finestre. L'aria esausta ripercorre
la strada inversa restituendo il calore agli scambiatori prima di essere espulsa. Durante le giornate fredde ma soleggiate l'energia solare e il
calore prodotto dagli utenti e dagli impianti
coprono quasi tutto il fabbisogno energetico.
Nell'estate invece sono i tamponamenti prefabbricati (costituiti da un intercapedine isolante e
mattoni ) a costituire la maggior barriera contro
il caldo, mentre i particolari dispositivi di oscuramento delle finestre regolano l’ingresso del sole.
Nonostante le dimensioni relativamente ridotte
delle finestre, durante l'80% delle ore lavorative
gli ambienti beneficiano almeno di 500 Lux di
luce naturale. Cio é reso possibile oltre che dai
materiali riflettenti delle finestre, anche dall'illuminazione zenitale dei vuoti, dai particolari colori
e materiali dei pavimenti e dall'azione riflettente
dei soffitti di altezza decrescente verso il fondo
degli ambienti.
Aria in uscita
Ridisegno esplicativo: schemi della ventilazione
Ridisegno esplicativo: schema dell’illuminazione naturale
L'illuminazione artificiale delle workstations è
invece regolata secondo le necessità individuali,
con un risparmio rispetto all'illuminazione indifferenziata, calcolata intorno al 90%.
L'uso degli ascensori per raggiungere i piani più
vicini è scoraggiato dalla presenza "invitante"
delle scale, poste in posizione centrale rispetto a
La scala è localizzata nel perimetro dell’atrio
(1) Tratto dall’articolo di Gino Anzivino sul progetto, Rivista Domus n. 714, marzo 1990.
109
quella arretrata e nascosta degli ascensori.
L’organizzazione degli spazi di lavoro
La "promenade architecturale" che collega le
torri, vera e propria avventura della percezione,
è scandita da opere d'arte che fanno da contrappunto ai giochi d'acqua e alle piante. La presenza della giusta umidità dell'ambiente, assicurata da questi ultimi elementi , inoltre, sembra
prevenire i disturbi respiratori.
La luce naturale viene portata dentro la strada
interna attraverso lucernari raggiungendo i piani
più bassi attraverso l’utilizzazione di specchi
posizionati strategicamente.
L’organizzazione degli spazi intorno alla strada interna:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Ingresso Staff
Centro PR
Ristorante
Giardino inglese
Ingresso uffici direzionali
Negozi
Ristorante
8. Ingresso principale
9. Ingresso parcheggio
10. Giardino giapponese
11. Auditorio
12. Ristorante
13. Ristorante
14. Giardino finlandese
i = meeting room
L’uso di materiali naturali è ricorrente: corrimani
in legno chiaro e pavimenti in pietra, legno o
marmo accompagnati da percorsi d’acqua creano un ambiente interno molto sano e stimolante. La combinazione di materiali naturali,
vegetazione ed acqua proporzionano un ambiente interno sano e libero dalle tossine.
La presenza di opere d’arte integrate all’architettura permette la creazione di spazi interni comuni interessanti che producono sensazioni diverse.
Le persone che lavorano nell’edificio godono
della presenza di questi spazi che utilizzano nei
momenti di socialità e in cui si riconoscono(1).
L’edificio è pensato in modo tale da poter assorbire i rumori provenienti dalla strada e le forze
del vento. I muri esterni in mattoni pieni sono
inclinati per riflettere le onde sonore verso l’alto
risolvendo i problemi dell’acustica all’interno
degli spazi. Tutti gli spazi di lavoro sono orientati
verso Sud ottimizzando l’utilizzo della luce naturale. Sono previsti elementi frangisole in tutte le
finestre per il controllo individuale dell’intensità
della luce e per evitare il surriscaldamento negli
spazi degli uffici.
Vista sulla strada interna
Dettaglio della pavimentazione della strada interna
Tre giardini tematici circondano gli edifici: il
giardino inglese a Nord, il giardino giapponese
a Sud e il giardino finlandese ad Ovest.
L’edificio si sviluppa intorno ad una strada inter-
Schizzi di alcuni degli elementi che compongono il progetto dell’ambiente interno: il pilastro, la porta e la fontana.
(1) Studio effettuato dall’arch.Kathryn Elphick sull’esperienza di lavorare all’interno dell’edificio.
110
na che collega dieci torri che hanno un’altezza
che varia tra i tre e i sei piani. Lungo questa strada interna si trovano le attività pubbliche come la
biblioteca, i ristoranti e le aule conferenza.
Ogni torre ha nella parte centrale un atrio a
tutt’altezza di forma ottagonale da cui entra la
luce naturale. Intorno all’atrio si organizzano gli
spazi di lavoro assicurando che ogni postazione
abbia accesso diretto alla luce naturale. Ogni
piano alloggia cinque zone di lavoro ognuna per
8/10 impiegati, o uno spazio singolo pensato
per un gruppo più grande di persone, intorno ad
uno spazio vuoto con l'ingresso della luce naturale dall'alto.
Ridisegno esplicativo: i giardini tematici circondano l’edificio
Il layout è pensato in modo tale che non ci sia
nessun tavolo a più di 6 metri di distanza da una
finestra. La scala di distribuzione di ogni torre è
localizzata nel perimetro dell’atrio con la dupplice intenzione di avere illuminazione naturale e
di invitare gli impiegati ad utilizzarla al posto
degli ascensori.
Solo un 25% della facciata è vetrata per raggiungere l’equilibrio tra un’adeguata illuminazione naturale e un minimo di perdita di
calore. Lo stesso risultato potrebbe però essere
raggiunto attraverso l’utilizzo dei materiali della
contemporaneità (pelle trasparente composta da
vetro ed infissi specialmente studiati per raggiungere il massimo di trasparenza con il minimo di
perdita di calore).
Ridisegno esplicativo: il controllo dell’acustica
Si è effettuato un curioso uso del colore all’interno degli spazi utilizzando i colori caldi verso la
parte Nord degli edifici e i colori freddi a Sud a
interpretazione del cambiamento delle stagioni.
Sono interessanti anche i risultati sociali legati
all’alta dotazione di servizi per il personale e
all’integrazione con il quartiere. Il livello di
assenteismo è molto ridotto e le numerose
richieste di assunzione nella banca sono motivate
dall’alta qualità dell’ambiente di lavoro.
Ridisegno esplicativo: layout tipo
111
Parametri di controllo ambientale
Sede centrale della Banca ING, Amsterdam
ILLUMINAZIONE NATURALE
-
-
-
La luce naturale viene portata dentro la strada interna
attraverso lucernari.
Ogni torre ha nella parte centrale un atrio a tutt’altezza da
dove entra la luce naturale.
Intorno all’atrio si organizzano gli spazi di lavoro
assicurando che ogni postazione abbia accesso diretto alla
luce naturale.
Il layout è pensato in modo tale che non ci sia nessun
tavolo a più di 6 metri di distanza da una finestra.
Per portare la luce naturale dentro gli spazi sono previsti
particolari colori e materiali dei pavimenti e soffitti riflettenti
di altezza decrescente verso il fondo degli ambienti.
Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre per il
controllo individuale dell’intensità della luce
L'illuminazione artificiale delle workstations è invece
regolata secondo le necessità individuali.
VENTILAZIONE NATURALE
-
Il ricambio dell'aria è assicurato dagli impianti posti sulla
sommità di ciascuna torre.
L’aria penetra negli ambienti di lavoro dal fondo di questo
per assicurare la distribuzione adeguata di essa.
L'aria può essere regolata dagli occupanti con l'apertura
delle finestre.
PROTEZIONE SOLARE
-
Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre per
evitare il surriscaldamento negli spazi degli uffici.
112
CONTROLLO DELLA
TEMPERATURA
-
I muri spessi rivestiti da mattoni costituiscono la maggior
barriera contro il caldo durante l’estate.
Solo un 25% della facciata è vetrata per raggiungere un
minimo di perdita di calore d’inverno.
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
-
Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di
ventilazione naturale e meccanico.
-
I muri esterni in mattoni pieni sono inclinati per riflettere le
onde sonore verso l’alto risolvendo il problema
dell’acustica tra l’esterno e l’interno.
Il controsoffitto funziona inoltre come dispositivo per il
controllo dell’acustica all’interno degli spazi.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
-
113
RAPPORTO VISIVO
INTERNO/ESTERNO
-
MANUTENZIONE DEI
DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO
AMBIENTALE
-
A piano terra tutti gli spazi godono della vista sulla strada
interna, vera e propria avventura della percezione.
Gli spazi di lavoro si affacciano verso l’atrio e sulla strada
esterna.
La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale
è molto semplice visto che non vengono utilizzate
particolari tecnologie avanzate.
114
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117
5. Conclusioni e Riflessioni
Nuovi scenari dell’ufficio: il passaggio dallo spazio all’ambiente
Il passaggio dallo spazio all’ambiente è un segno del tramonto del pensiero moderno. La
modernità ha sempre visto la natura come “altro”: fondata sulla centralità dell’uomo, essa ha
collocato il mondo fisico in posizione periferica, come territorio da controllare attraverso il calcolo
e la misura. In termini architettonici, ciò ha comportato un diverso modo di intendere il rapporto
tra “esterno” e “interno”. “Non più difesa rispetto ad un nemico da tenere lontano, il confine
perimetrale degli edifici e delle città ha segnato il limite tra l’artificiale e lo spontaneo, ossia tra lo
spazio disegnato dalla scienza e quello informe della natura.”(1)
Questo atteggiamento è perdurato fino al XX secolo. La crisi di questo pensiero ha coinciso con il
dissolvimento dell’alterità della natura e il riconoscimento che tra essa e l’uomo non esiste
contrapposizione, ma continuità, se non addirittura coincidenza. Ciò ha imposto il concetto di
“ambiente”, che fonde organicamente la dimensione naturale e quella psicologica e storica del
vivere; di questo concetto l’architettura sta prendendo atto.
Nei progetti guida il trapasso dallo spazio architettonico moderno alla sua dimensione ambientale
è stato realizzato grazie ad una sorta di continuità fisiologica tra “interno” ed “esterno”. La
preoccupazione che traspare nei progetti analizzati è quella delle condizioni di comfort, della
circolazione dell’aria, del basso consumo energetico, di un’illuminazione che trova un equilibrio
tra luce artificiale e luce naturale. Non sono spazi autosufficienti, ma sfruttano tutte le risorse
esterne per convogliarle al loro interno. In un certo senso questi spazi respirano e autoregolano le
loro energie. Ciò che la sapienza di un tempo aveva a lungo perseguito, la riduzione dello spazio
a topologia e morfologia umane, viene ora realizzato dalla tecnica più avanzata, ma con un
rovesciamento di prospettiva: il modello non è più solo l’uomo ma anche la natura. E’ così che lo
spazio diventa ambiente. Nel momento in cui le geometrie architettoniche si “aprono” all’esterno
in modo che l’edificio possa vivere come un organismo, esse non saranno più misurabili come
pure entità discontinue, legittimate dal calcolo e dalla funzione, ma si porranno come momenti di
un processo i cui ritmi sono in sintonia con la natura.
Il controllo individuale del comfort ambientale
Gli individui quotidianamente percepiscono una serie mutevole di bisogni, esigenze e aspettative
riferite al grado di comfort ambientale sul luogo di lavoro (la regolazione del microclima).
I meccanismi di adattamento individuali, che comprendono il controllo delle aperture, la
regolazione della luce e i diversi modi di comportamento come il variare della posizione, del livello
di abbigliamento, dell’alimentazione, permettono al soggetto una percezione della temperatura
fino a 1.5 °C inferiore alla temperatura media della stanza. I consumi energetici di un edificio
“aperto” inoltre sono mediamente del 50% inferiori(2) a quelli di un edificio “chiuso”(3).
Vitta M., articolo introduttivo: Lo spazio e la luce, rivista l’Arca, l’Arca Edizioni, Milano, 1998.
Agabio S., Badano E., Mario Cucinella Architettura e ricerca 1992/97, pp.142-143, Maggioli Editore, Rimini, 1999.
(3)
Si intende come tipologia di ufficio chiuso quella in cui le finestre non sono apribili e il sistema di climatizzazione
viene controllato internamente, senza prenderne in considerazione il comfort di ciascuno degli occupanti. Vedi
Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.).
(1)
(2)
118
La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro
La forma dell’edificio è decisiva nel raggiungimento di un equilibrio tra controllo delle variabili,
comfort e qualità spaziale e in questo caso il ruolo del progetto d’architettura diventa centrale.
La possibilità di ridurre i costi durante il “ciclo di vita” dell’edificio è molto alta in fase di
progettazione, per poi decrescere progressivamente durante le fasi di realizzazione e di
utilizzazione. Per questo è importante intervenire consapevolmente (efficacemente) e in modo
integrato nella fase iniziale per poi contenere i successivi costi di manutenzione.
Il 50% della capacità di un edificio di rispondere al programma e di raggiungere in termini di
efficienza gli obbiettivi per cui viene costruito dipende dalla sua forma. I costi di una scelta iniziale
erronea non possono quindi essere recuperati in seguito che per il restante 50%, attraverso l’uso di
tecnologie e materiali. Un buon investimento sulla parte iniziale di progettazione e di costruzione
può avere un’influenza enorme sulla vita di un edificio per uffici e sul lavoro che viene svolto al
suo interno.
Il lavoro d’équipe
La ricerca di soluzioni innovative e la presenza di competenze di differenti settori disciplinari sono
la chiave per la riuscita dei progetti analizzati.
Il continuo confronto con un’estesa pluralità di specialisti: esperti di energetica, ingegneri acustici,
illuminotecnici, economisti, paesaggisti, esperti in aerodinamica, fluidodinamica degli edifici, è
parte integrante del processo progettuale. Questo è inoltre supportato da una serie di studi
empirici come quello sulla luce naturale.
La qualità della soluzione architettonica rispecchia la qualità degli strumenti d’indagine adottati
nella sua definizione. In un’epoca in cui il sapere scientifico è in continua evoluzione, è infatti
essenziale avvalersi di competenze specifiche in grado di applicare e trasferire nel campo
architettonico mezzi e risultati per migliorare le performance tecniche e architettoniche del progetto
e migliorarne le condizioni interne di comfort.
119
Riflessioni sui progetti guida
(vedi Tabella Sinottica pp.131)
La buona conoscenza delle risorse naturali è di grande importanza durante il processo progettuale
consapevole, perché determina la potenzialità di sfruttamento di un certo parametro all’interno del
progetto architettonico, nel nostro caso l’ambiente di lavoro.
Ogni progetto studiato affronta e sviluppa i parametri di controllo ambientale in maniera diversa,
dando particolare interesse a uno o vari temi secondo il livello di comfort auspicato e alle risorse
naturali disponibili in un certo luogo.
Le problematiche ambientali e le nuove modalità di lavoro hanno una forte incidenza
sull’organizzazione degli spazi di lavoro.
Osservando i risultati raggiunti dai progetti guida, se guardiamo la tabella sinottica in allegato,
possiamo concludere che l’illuminazione naturale e il controllo della temperatura sono parametri
di controllo ambientali affrontati e risolti in maniera approfondita in tutti i progetti. Tale interesse è
dovuto al fatto che per svolgere una attività lavorativa questi due fattori sono indispensabili per il
raggiungimento di un alto livello di comfort, indipendentemente dalla posizione geografica e dalle
condizioni climatiche del luogo.
ILLUMINAZIONE NATURALE
Il controllo della luce naturale e l’integrazione con il sistema d’illuminazione artificiale sono di
fondamentale importanza per il raggiungimento dell’illuminazione ottimale in termini qualitativi e
quantitativi nello svolgimento di una attività lavorativa e per il risparmio energetico. In tutti i
progetti analizzati, ad eccezione del Personal Environments System, la luce artificiale è stata
calcolata come supporto alla luce naturale.
La quantità necessaria di luce naturale non è sempre disponibile e l’intensità è condizionata dalla
latitudine. Questo fatto è evidente quando confrontiamo due progetti in zone geografiche diverse
come l’edificio amministrativo a Coventry in Inghilterra e l’edificio del Rettorato delle Antille a
Martinica, nei Caraibi. A Coventry i progettisti hanno previsto un sistema di illuminazione artificiale
pensato per dotare gli spazi di uno sfondo di luce durante il giorno. Il sistema è incorporato nei
solai con una forma studiata per distribuire in modo omogeneo la luce negli spazi. A Martinica
invece, la luce artificiale è pensata per essere utilizzata solo di sera poiché a questa latitudine
l’intensità della luce naturale è molto forte.
Nel progetto di Hannover in Germania ed in quello di Milano le facciate in vetro sono a tutta
altezza garantendo l’ingresso della luce naturale e riducendo i consumi di energia elettrica
necessaria per l’illuminazione artificiale. Il progetto della luce artificiale prevede due tipi di
illuminazione: diretta e indiretta. La luce indiretta è pensata per creare uno sfondo luminoso che
può essere attivato indipendentemente dalla luce diretta in modo tale da poter supplire ad
un’eventuale mancanza di luce artificiale durante la giornata (soprattutto nei periodi invernali).
I progettisti dell’edificio della Commerzbank hanno messo a punto dei dispositivi molto interessanti
per dotare tutte le postazioni di lavoro di luce naturale, peculiarità difficilmente raggiungibile in un
grattacielo. I giardini pensili, alti tre piani e disposti lungo l’altezza dell’edificio, permettono
l’ingresso della luce dentro tutta la profondità del corpo di fabbrica. L’atrio centrale, illuminato
120
attraverso i giardini pensili e la copertura trasparente, diffonde la luce dentro gli uffici nel
perimetro interno del grattacielo. Gli uffici lungo il perimetro esterno hanno accesso diretto alla
luce naturale attraverso la facciata in vetro.
I progetti dell’edificio La Ruche di Guyancourt in Francia e quello della sede della banca ING ad
Amsterdam si organizzano lungo una strada coperta, spazio concepito come interno urbano.
Nell’edificio La Ruche, le coperture in vetro sono state progettate per essere il più leggero e
trasparente possibile, per non creare ostacoli all’ingresso della luce naturale negli spazi urbani
interni. In questi spazi (la Grand Gallerie e i giardini coperti) non è previsto nessun dispositivo per
controllare l’intensità dell’illuminazione naturale; questo produce la sensazione di uno spazio
all’aria aperta. Nella sede ING, la luce naturale viene portata dentro la strada interna attraverso
lucernari raggiungendo i piani più bassi attraverso l’utilizzazione di specchi posizionati
strategicamente.
Il controllo dell’intensità luminosa negli uffici La Ruche avviene attraverso tende interne di colore
bianco per meglio filtrare la luce. Il corpo di fabbrica però, è molto profondo penalizzando le
postazioni di lavoro disposte nella parte centrale dell’edificio; e l’unico tra i progetti guida
analizzati a non dotare tutte le postazioni di lavoro di un affaccio diretto verso l’esterno. Questo
fatto comporta l’utilizzo dell’illuminazione artificiale anche durante il giorno. Negli uffici ING le
finestre hanno una dimensione relativamente ridotta, inoltre i muri pieni rivestiti in mattoni sono
molto spessi creando ostacolo all’ingresso della luce naturale. Per beneficiare gli ambienti
dell’illuminazione naturale si è fatto ricorso all’utilizzo di colori e materiali riflettenti negli interni
(pavimenti, muri e controsoffitto) e di un vides centrale che trasmette la luce naturale dall’alto.
L’organizzazione degli spazi viene fortemente influenzata dalla scelta di raggiungere l’illuminazione
ottimale in termini qualitativi e quantitativi. Una caratteristica della progettazione consapevole,
presente in tutti i progetti, (ad eccezione del caso La Ruche) è quella del controllo individuale dei
parametri di controllo ambientale, in questo caso l’intensità della luce. Per questo motivo diviene
importante che le postazioni di lavoro siano disposte lungo il perimetro delle facciate, vicino alle
finestre, sia orientate verso l’esterno sia orientate verso spazi interni dotati di luce naturale quali
l’atrio o il patio.
VENTILAZIONE NATURALE
Le condizioni di comfort negli ambienti sono direttamente legate alle problematiche della
ventilazione, che non deve essere immessa nell’ambiente a una velocità eccessiva e alla sua
purezza(1).
Da risultati di esperimenti svolti nell’ambito di ricerca sulla qualità dell’aria e del clima durante il
ciclo di conferenze “Healthy Buildings 2000”(2), possiamo dedurre che la produttività nel lavoro è
influenzata dalla qualità dell’aria. Quindi la buona ventilazione degli ambienti è un parametro di
grande importanza nella progettazione consapevole.
Il controllo della qualità dell’aria (“indoor air quality”) all’interno degli ambienti costruiti è un tema caratterizzato da
un elevato livello di interdisciplinarità e pertanto l’approfondimento mirato dei singoli aspetti che definiscono la
materia risulta assai complesso. In questa tesi ci si limiterà a riportare alcune riflessioni, rimandando per le questioni di
natura più tecnica ai riferimenti riportati in bibliografia.
(2)
Vedi Wargocki P., Wyon D., Fanger O., Productivity is affected by the air quality in offices, pubblicazioni tratte dalle
conferenze Healthy Buildings 2000: Exposure, Human Responses and Building Investigations, Vol.1, pp. 635-640,
Indoor Air Information, Oy Finland, 2000.
(1)
121
La forma esterna dell’edificio del Rettorato delle Antille a Martinica, la facciata, la disposizione
degli spazi interni e le pareti divisorie, nascono dal proposito di convogliare il vento all’interno
degli spazi senza ricorrere all’utilizzo di un sistema meccanico. A Milano invece, dove il vento non
è né forte né constante, i progettisti della nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore hanno fatto
ricorso ad un impianto meccanico di ventilazione. Questo non ha significato però, che l’edificio si
chiudesse verso l’esterno, che fosse ermetico e dipendente dal buon funzionamento dell’impianto
di condizionamento; sono stati disposti pannelli apribili in facciata per il controllo individuale della
temperatura.
Come nel caso di Milano, nella nuova sede della ING ad Amsterdam il ricambio dell'aria è
assicurato dagli impianti. L’aria fresca entra dalla sommità di ogni torre, dove sono disposti gli
impianti, e viene portata negli ambienti attraverso i vides al centro di ogni torre. L'aria esausta
ripercorre la strada inversa. Gli occupanti possono regolare sia la temperatura che lo scambio
dell’aria con l'apertura delle finestre.
Nel grattacielo della Commerzbank a Francoforte i giardini pensili sono il dispositivo per lo
scambio d’aria attraverso pannelli apribili a controllo centralizzato. Lungo l’atrio centrale si
distribuisce l’aria in senso verticale. Solo all’interno degli uffici è disposto l’impianto di ventilazione
che però contempla il controllo individuale della ventilazione attraverso la facciata climatica,
permettendo l’apertura delle finestre. Sono tutte innovazioni per gli edifici per uffici in altezza.
Gli uffici della Deutsche Messe ad Hannover sono un esempio molto interessante di interpretazione
in chiave moderna di concetti di ventilazione tradizionali quali le torri del vento iraniane. Il
progetto adotta un sistema di ventilazione e lo adatta ad una zona in cui i venti sono molto forti; a
questo si aggiunge il fatto che la torre è l’unico edificio in altezza nel contesto. I dispositivi adottati
per la ventilazione naturale sono la doppia facciata con griglie posizionate nella facciata esterna, il
corridoio perimetrale e il canale a zoccolo posizionato nella facciata interna. L’impianto
meccanico subentra solo quando lo si ritiene necessario grazie allo sfruttamento dei forti venti in
altezza che la tipologia a torre mette in moto, creando l’effetto di suzione che permette lo scambio
d’aria.
La strategia della ventilazione naturale dell’edificio La Ruche, all’interno del complesso
Technocentre Renault, presenta diverse scelte interessanti. Alcuni edifici sono su pilotis e tutti i vani
scala sono aperti per lasciare libero passaggio al vento. Per lo scambio d’aria sono previsti
pannelli apribili in tutto il perimetro sottostante la copertura di vetro. Le facciate, protette dalle
intemperie dalle coperture in vetro, permettono all’utente di aprire le finestre durante tutto il
periodo dell’anno. L’impianto meccanico ha come principale funzione il convogliare l’aria dei
giardini dentro gli spazi. Quest’aria è profumata dalle piante dei giardini, scelta interessante
soprattutto se si considera il contesto industriale in cui è inserito il progetto.
Un’altro esempio di edificio per uffici inserito in un contesto industriale è l’edificio amministrativo a
Coventry. Questo progetto è stato concepito in modo da poter convogliare al suo interno i venti
predominanti. Le finestre sono divise in tre strisce, le due inferiori possono essere controllate
manualmente mentre la striscia superiore collabora con l’impianto centrale e, in congiunzione con
i pannelli apribili della copertura dell’atrio, viene aperta o chiusa secondo la stagione.
L’organizzazione degli spazi segue le linee guida proposte dal controllo della ventilazione naturale.
Ogni postazione è posizionata vicino ad una finestra apribile verso l’esterno o verso uno spazio
interno dotato d’aria fresca (atrio, patio, strada coperta), che a sua volta è stato concepito in
modo da controllare la velocità d’ingresso dell’aria negli spazi. Le griglie d’uscita e di ripresa
122
dell’aria trattata dall’impianto di condizionamento sono posizionate in modo tale da non creare
forti correnti.
PROTEZIONE SOLARE
Per la protezione solare possiamo identificare due tipi di dispositivi utilizzati nei progetti in esame:
lamelle frangisole e tende. Questi dispositivi sono stati utilizzati con sensibilità diverse in ogni
progetto.
Ad Hannover, per gli uffici della Deutsche Messe, i progettisti hanno adottato un sistema di
frangisole verticale nello spazio a corridoio perimetrale tra le due facciate, controllato
individualmente da ogni postazione di lavoro. Il frangisole è posizionato davanti al vetro della
facciata interna in modo da evitarne il surriscaldamento.
A Martinica, invece, dato l’angolo d’incidenza dei raggi solari, gli elementi frangisole sulla facciata
Sud sono in posizione orizzontale a sbalzo sopra alle finestre. A questa latitudine il percorso del
sole non ha grandi variazioni durante l’anno e per questo motivo le lamelle sono fisse. La facciata
Nord è composta da lamelle orizzontali fisse che coprono tutta la finestra.
Anche a Coventry gli elementi frangisole sono posizionati a sbalzo sulle finestre della facciata Sud
per proteggere l’interno dall’incidenza dei raggi del sole durante il periodo estivo. Per evitare
invece l’ingresso dei raggi intensi e bassi durante l’inverno, sono previste tende interne su tutte e
due i lati.
Il progetto de Il Sole 24 Ore ha una copertura leggera che “sorvola” l’edificio. E’ un grande
frangisole composto da pannelli grigliati. In facciata la protezione solare avviene tramite tende
esterne ed interne in corrispondenza di ogni postazione di lavoro. Le tende esterne sono in tela
opaca colorata e servono a proteggere dai forti raggi del sole (situazione che si verifica
principalmente in estate). Le tende interne sono in un tessuto semi trasparente di colore bianco e
proteggono dai raggi meno forti lasciando entrare però la luce; entrambe sono controllate
individualmente. Le tende interne ed esterne sono posizionate in tutte le facciate, senza fare
distinzioni rispetto all’orientamento.
Nel progetto della Commerzbank sono previste lamelle frangisole tra i due pannelli in vetro della
facciata climatica. Le lamelle possono essere alzate o abbassate e può esserne regolato l’angolo,
individualmente da ogni postazione di lavoro. La facciata dei giardini pensili è arretrata per evitare
l’ingresso diretto dei raggi solari nelle ore di maggior incidenza.
La facciata del progetto della banca ING, ad imitazione degli edifici tradizionali, ha uno spessore
notevole, composta da un 75% di superficie opaca e solo un 25% di finestre, per avere un minimo
di perdita di calore. In tutte le finestre sono previsti elementi frangisole per il controllo dell’ingresso
dei raggi solari.
L’edificio La Ruche ha come protezione solare solo tende interne negli uffici. Non è previsto nessun
tipo di protezione sulle coperture in vetro e nessun tipo di protezione esterna alle facciate per
filtrare i raggi solari all’interno degli spazi. Le tende interne possono risultare un dispositivo
insufficiente per la protezione ai raggi solari, riscaldando eccessivamente le facciate e di
conseguenza i perimetri interni dell’edificio.
123
I dispositivi per il controllo dell’incidenza dei raggi del sole sono dimensionati in tutti i progetti che
li utilizzano in modo tale da corrispondere all’organizzazione degli spazi. Questo significa che le
lamelle frangisole e le tende sono studiate per essere “a portata di mano” degli occupanti per la
protezione individuale dai raggi solari. Gli spazi comuni invece sono sempre a controllo
centralizzato o i sistemi di protezione solare sono fissi. Nei giardini pensili della Commerzbank la
facciata è arretrata rispetto al resto dell’edificio.
Per quanto riguarda gli edifici di Coventry e di Guyancourt, l’atrio del primo e i giardini coperti del
secondo non hanno nessun tipo di protezione. A Coventry la scelta può essere data dal fatto che
al Nord d’Inghilterra tutti i raggi solari sono benvenuti dentro l’edificio. A Guyancourt invece, si
vuole dare agli occupanti la sensazione di essere all’aperto.
CONTROLLO DELL’UMIDITÀ
Un esempio interessante dell’utilizzo delle risorse disponibili è il progetto per il Rettorato
dell’Accademia delle Antille, unico progetto che ha affrontato in maniera approfondita il controllo
dell’umidità, a causa delle esigenze climatiche tipiche delle regioni tropicali. E’ un buon esempio
di comprensione del clima del luogo e di sfruttamento delle risorse per il raggiungimento del
comfort interno.
Il controllo dell’umidità è legato al controllo della temperatura e della ventilazione naturale,
entrambi raggiunti in maniera esemplare nel progetto, senza l’utilizzo di un impianto meccanico.
Tutti gli altri progetti si sono invece appoggiati parzialmente ad un impianto di condizionamento
per risolvere le problematiche del controllo dell’umidità, a causa delle condizioni climatiche
esistenti. In questi casi la scelta del tipo di impianto è molto importante. I progetti a Milano,
Francoforte, Hannover, Coventry si avvalgono di impianti di condizionamento conformati da
pannelli radianti, basati sull’utilizzazione dell’acqua come elemento di trasmissione di calore o
freddo. I progetti di Guyancourt ed Amsterdam utilizzano invece sistemi più tradizionali di
condizionamento basati sull’utilizzo dell’aria come elemento di trasmissione di caldo (o freddo). Il
primo sistema è consigliato perché evita l’eccessiva perdita o guadagno di umidità contenuta
nell’aria che può causare disagio e nei peggiori dei casi malattie(1) agli occupanti. Il sistema ad
acqua si basa sulla trasmissione di calore all’ambiente interno attraverso la temperatura
dell’acqua che scorre a soffitto o a pavimento garantendo una trasmissione graduale.
Il progetto di Amsterdam, a differenza del progetto di Guyancourt, prevede giochi d'acqua e
piante, assicurando la presenza della giusta umidità dell'ambiente.
L’incidenza di questo parametro sull’organizzazione degli spazi è paragonabile a quella del
controllo della temperatura e della ventilazione naturale. Le postazioni di lavoro devono essere
disposte lungo il perimetro delle facciate, vicino alle finestre, sia orientate verso l’esterno sia
orientate verso spazi interni dotati d’aria fresca quali l’atrio o il patio.
“L’umidità relativa: in inverno non deve essere inferiore al 30%. Intorno al 20% aumentano le patologie dovute alla
secchezza dell’aria. In estate l’umidità relativa deve essere mantenuta tra il 50 e il 70%. I problemi di umidificazione
dell’aria sono alla base di un grande numero di problemi e meritano una particolare attenzione.” Tratto da: Baglioni
A., Piardi S., Costruzioni e salute – criteri, norme e tecniche contro l’inquinamento interno, pp.43, Franco Angeli,
Milano, 1999 ( I ed.).
(1)
124
CONTROLLO DELLA TEMPERATURA
Il controllo della temperatura è un parametro di grande importanza nel raggiungimento di un alto
livello di comfort negli spazi interni per i seguenti motivi: in primo luogo perché la temperatura
dell’aria interna è uno dei fattori microclimatici in grado di incidere sul malessere ambientale e
sulla conseguente manifestazione di SBS(1) (“Sick Building Syndrome”). In secondo luogo perché le
condizioni di temperatura incidono dal 5% al 15% sulla produttività. E’ comprovato che lavorare
a 1.6° C sotto la temperatura media (25.3° C nelle zone interne esposte a Sud e 23.6° C nelle
zone interne esposte a Nord) aumenta di 2.8% la produttività (2).
Tutti i progetti tranne il Rettorato dell’Accademia delle Antille, hanno utilizzato un impianto
meccanico d’appoggio allo sfruttamento delle risorse disponibili sul luogo.
A Coventry lo scambio di calore avviene per conduzione, tramite il contatto dell’aria con la massa
della struttura in calcestruzzo. Anche la facciata funziona come massa termica essendo costituita
da una superficie senza finestre che corrisponde approssimativamente a metà della superficie
complessiva della facciata. L’impianto di riscaldamento a pavimento è ad acqua calda, sistema
che collabora con la massa dell’edificio per trasmettere il calore all’aria. E’ un sistema molto sano
e a basso consumo energetico.
L’edificio La Ruche è concepito come un contenitore al cui interno viene creato un microclima. Nel
periodo invernale la temperatura sotto le membrane in vetro è di qualche grado più alta che
all’esterno, permettendo l’utilizzo di meno energia per riscaldare gli spazi interni attraverso
l’impianto meccanico. D’estate, non essendo previsto nessun elemento di protezione solare, è
possibile che, in caso di mancato funzionamento della ventilazione naturale, la strada e i giardini
coperti, e di conseguenza gli spazi di lavoro, subiscano un incremento indesiderato di
temperatura. In questo caso si delega completamente la funzione di raffreddamento degli spazi
all’impianto di condizionamento.
Il controllo della temperatura nel progetto della sede Commerzbank a Francoforte è molto
complesso, non solo per la dimensione della torre ma soprattutto per le ambizioni dei progettisti di
poter controllare puntualmente la climatizzazione per rispondere alle esigenze di comfort di
ciascuno degli occupanti. Il controllo della temperatura avviene attraverso i giardini pensili, l’atrio
centrale ed il sistema di facciata che permette l’apertura delle finestre. Il sistema di climatizzazione
scelto è composto da pannelli radianti a controsoffitto per evitare sbalzi termici. Come asserisce
Foster: “è la prima torre high-rise ecologica del mondo”.
Nel progetto della Deutsche Messe si mettono in atto vari dispositivi per il controllo della
temperatura: la doppia facciata, i solai termoattivi e la torre di ventilazione. Riscaldamento e
raffreddamento si basano fondamentalmente sull’attivazione della massa termica dell’edificio in
congiunzione con l’impianto di condizionamento. I solai vengono riscaldati o raffreddati con
acqua e il calore viene diffuso attraverso la convezione naturale dell’aria che per gravità crea uno
scambio di calore dentro lo spazio. Si tratta di un ottimo esempio di sfruttamento delle risorse per
il raggiungimento di un alto livello di comfort a basso consumo energetico.
Sulla temperatura dell’aria interna: “..esiste una relazione statisticamente rilevante tra l’elevazione della temperatura
oltre i 22°C e l’apparizione di sintomi si SBS”. Tratto dal capitolo “La Sindrome da edificio malato”, Baglioni A., Piardi
S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.).
(2)
Vedi Hannula M., Niemela R., Rautio S., Reijula K., The effect of indoor climate on productivity, pubblicazione tratta
dalle conferenze Healthy Buildings 2000: Exposure, Human Responses and Building Investigations, Vol.1, pp. 659664, Indoor Air Information, Oy Finland, 2000.
(1)
125
A Martinica il controllo della temperatura avviene interamente in modo naturale, senza l’utilizzo di
nessun tipo d’impianto, dando luogo ad un vantaggio reale rispetto ad una refrigerazione
artificiale e riducendo notevolmente il consumo di energia. Questo apporta inoltre un altro
vantaggio dal punto di vista del comfort: l’eliminazione dello sgradevole effetto che si percepisce
passando da un interno con aria condizionata all’esterno.
A Milano, nel progetto per Il Sole 24 Ore, il controllo della temperatura si effettua a due livelli:
all’esterno attraverso la copertura leggera che “sorvola” l’edificio filtrando i raggi solari; all’interno
attraverso un sistema di condizionamento a base di pannelli radianti a controsoffitto. Il movimento
dell’aria per assicurare la buona trasmissione di caldo o freddo emesso dai pannelli, avviene
attraverso la griglia perimetrale a pavimento. In facciata sono previsti pannelli apribili per il
controllo individuale della temperatura.
Nel progetto della sede ING sono i muri di grande spessore a costituire il dispositivo di controllo
della temperatura, mentre i dispositivi di oscuramento delle finestre regolano l’ingresso del sole.
Il Personal Enviroments System si basa sul controllo individuale della temperatura. E’, per il
momento un sistema completamente meccanico pensato per spazi di lavoro ritenuti obsoleti. Esso
ha però un grande potenziale e potrebbe diventare ancora più interessante se fosse concepito
anche per l’utilizzo delle risorse naturali. Per esempio si potrebbe pensare ad una nuova tipologia
per postazioni di lavoro disposte lungo il perimetro della facciata; in questo caso si potrebbe
avvalere della luce naturale, del vento, delle risorse del luogo.
Un altro aspetto del controllo della temperatura riguarda la perdita, o guadagno, di temperatura
tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno. Per questo motivo la progettazione e la scelta dei
materiale che compongono gli elementi di facciata sono di grande importanza. Da questo punto
di vista i progetti più interessanti che presentano soluzioni innovative e coerenti con il linguaggio
della contemporaneità sono il grattacielo della Commerzbank, la torre degli uffici della Fiera ad
Hannover, la nuova sede de Il Sole 24 Ore e il Rettorato dell’Accademia delle Antille.
L’organizzazione degli spazi prevede la disposizione delle postazioni di lavoro lungo il perimetro
delle facciate, come menzionato per il controllo dell’umidità e della ventilazione naturale. Per il
controllo individuale della temperatura, in tutti i progetti tranne che in quello del Personal
Environments System, è stata prevista la possibilità di apertura di una finestra.
CONTROLLO DELL’ACUSTICA
In generale un edificio progettato seguendo i criteri dell’ottimizzazione del bilancio termico ha un
buon comportamento anche dal punto di vista acustico. Gli uffici sono inseriti nella fascia di media
sensibilità ai rumori definita da D. Facondi e S. Piardi come fascia ad “effetti di media intensità” (1).
Nei progetti sono stati affrontati i problemi relativi ai rumori provenienti dall’esterno e quelli
prodotti all’interno dell’edificio.
“L’impatto prodotto dai disturbi acustici può essere diversificato, in relazione alla destinazione d’uso del territorio,
con distinte fasce di sensibilità a subire effetti più o meno accentuati: 1.Effetti molto intensi, 2.Effetti intensi, 3.Effetti di
media intensità e 4.Effetti di lieve intensità.” Tratto da: Qualità ambientale degli edifici, Faconti D., Piardi S., Maggioli
Editore, Rimini, 1998.
(1)
126
L’edificio amministrativo ad Hannover, posizionato all’interno del complesso fieristico, utilizza lo
spazio a corridoio perimetrale tra le due facciate come dispositivo per il controllo dell’acustica. Gli
spazi divisi da pareti mobili a tutt’altezza, adeguatamente isolate, risolvono il problema
dell’acustica all’interno della torre.
Nell’edificio La Ruche, il controllo dell’acustica avviene attraverso le strade e i cortili coperti
raggiungendo il completo isolamento rispetto all’esterno. E’ una soluzione interessante se si pensa
al contesto industriale nel quale si trova l’edificio. Il controsoffitto e il pavimento galleggiante sono
dispositivi per ridurre le problematiche dell’acustica. Gli uffici sono divisi in spazi più piccoli da
pareti e mobili bassi limitando il controllo dell’acustica all’interno dell’edificio.
Nei progetti della Commerzbank e de Il Sole 24 Ore la facciata è composta da tre lastre di vetro
con doppia camera d’aria con infissi studiati in modo da neutralizzare efficacemente i rumori
provenienti dall’esterno. Il primo prevede tutti gli spazi divisi da pareti mobili a tutt’altezza. Il
secondo, come a Guyancourt, divide le postazioni con mobili-contenitori alti 1.40 m. risolvendo
solo parzialmente le problematiche dell’acustica all’interno dello spazio ad open plan attraverso il
pavimento galleggiante e il controsoffitto.
Negli spazi di lavoro a Martinica il controllo dell’acustica non è risolto esaustivamente perché, in
qualche modo, entra in conflitto con le soluzioni adottate per il controllo della ventilazione
naturale. La posizione privilegiata dell’edificio sul promontorio che domina il contesto urbano evita
problemi di rumori provenienti dall’esterno, ma la sua apertura agli Alisei, rende difficile trovare
una soluzione adeguata per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi.
Anche negli uffici a Coventry il controllo dell’acustica non viene completamente risolto. Possiamo
dire che sia una scelta dei progettisti, perché spesso la priorità data da un parametro pregiudica il
soddisfacimento di un altro di essi. L’edificio è ben isolato acusticamente dall’esterno poiché la
facciata è per metà cieca e l’altra metà è costituita da finestre in vetro camera. Lo spazio interno
invece, è tutto aperto verso l’atrio centrale. Il pavimento galleggiante da solo non basta per evitare
la propagazione del rumore negli spazi, non essendo possibile prevedere nel progetto un
controsoffitto perché i solai in calcestruzzo a vista sono impiegati come dispositivi per il controllo
della temperatura.
Ad Amsterdam il controllo dei rumori provenienti dall’esterno avviene attraverso la posizione
inclinata dei muri e attraverso la loro massa. Le finestre inoltre sono composte da doppi vetri. I
muri perimetrali di ogni torre sono stati progettati in modo da non essere mai paralleli tra loro e di
modo da rispondere adeguatamente al problema dell’acustica all’interno degli spazi. In questo
modo è stato possibile usufruire degli spazi senza l’utilizzo di pareti divisorie. Anche la
conformazione del controsoffitto contribuisce al controllo dell’acustica.
I Personal Environments System hanno un modo particolare e curioso per il controllo dell’acustica.
Come funzione opzionale, il sistema prevede uno sfondo acustico emanato dai diffusori d’aria. Si
tratta di un “rumore” a bassa onda che crea un isolamento acustico da una postazione all’altra.
Per il controllo dell’acustica, come per il controllo della temperatura, le postazioni di lavoro sono
disposte lungo il perimetro della facciata, e gli occupanti trovano in essa un “pannello di
controllo” dei parametri in discussione. Per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi, troviamo
due tipologie organizzative: la prima è l’organizzazione spaziale a “cellule” ossia attraverso
l’utilizzazione di pareti divisorie, come per i progetti del Rettorato a Martinica e quello degli uffici
amministrativi ad Hannover. La seconda tipologia organizzativa è la divisione dello spazio ad open
plan in piccole aree di lavoro attraverso contenitori bassi. Sono un esempio di questa tipologia i
127
progetti a Coventry, Guyancourt e a Milano. L’ultimo ha anche degli spazi a “cellula” inseriti
nell’open plan. Il progetto della Commerzbank utilizza in spazi separati le due tipologie.
RAPPORTO VISIVO INTERNO / ESTERNO
La presenza della vegetazione come elemento chiave nel rapporto visivo tra l’interno e l’esterno
caratterizza i progetti Technocentre, Commerzbank, ING e Il Sole 24 Ore. A Guyancourt i
progettisti propongono un edificio isolato dal contesto esterno: un piccolo quartiere con la piazza
e le strade coperte. Gli uffici godono della vista su nove giardini attorno ai quali sono organizzati.
Il grattacielo della Commerzbank presenta soluzioni innovative per quanto riguarda il rapporto
visivo nell’ambiente di lavoro. Sono disposti giardini alti tre piani lungo l’altezza dell’edificio
aprendo la visuale verso l’esterno. La forma in pianta permette che ogni postazione sia localizzata
sul perimetro dell’edificio guadagnando visibilità verso la città, verso i giardini pensili e verso
l’atrio centrale. L’edificio della ING è circondato da giardini tematici. Anche nella strada interna,
ai lati dei percorsi, sono disposte piante che accompagnano i giochi d’acqua. A Milano gli uffici
circondano un vasto giardino a forma di collina creando una sorta di osmosi con la natura. In tutti
e quattro i progetti lo studio del verde diviene un tema progettuale di grande importanza.
A Martinica l’edificio è in rapporto diretto con l’esterno. E’ un edificio aperto verso il paesaggio
approfittando della posizione sull’altopiano di Terreville. Le facciate sono trasparenti e sono
previsti terrazzi all’ultimo piano con vista sul paesaggio. Anche ad Hannnover la torre ha le
facciate in vetro a tutt’altezza garantendo la visibilità massimale verso la città e sulla Fiera.
All’ultimo piano esiste un grande terrazzo con vista panoramica.
L’edificio amministrativo a Coventry e’ l’unico introverso, il rapporto visivo è verso il suo interno:
verso l’atrio centrale. Creare un mondo interno in un contesto industriale risulta una soluzione
interessante.
L’incidenza del rapporto visivo con l’esterno nell’organizzazione degli spazi è caratterizzata dalla
dotazione di finestre per la maggior parte delle postazioni di lavoro. Nei casi in cui cio’ non si
verifica, si prevede la vista verso spazi interni quali il patio, il cortile o l’atrio. Anche la scelta dei
sistemi di divisione degli spazi ha incidenza sul rapporto visivo interno/esterno.
MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE
La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale è parte integrante della loro
progettazione. E’ impensabile proporre un dispositivo il cui funzionamento non sia assicurato nel
tempo.
A Martinica i dispositivi utilizzati sono molto semplici ed elementari utilizzando le tecnologie locali
e facilitando la manutenzione e gli eventuali ricambi.
Anche i dispositivi previsti per l’edificio della ING sono molto semplici. L’unico elemento che
richiede impegno per la manutenzione è il sistema di condizionamento dell’aria, non per la sua
complessità ma perché l’edificio si sviluppa in orizzontale, comportando l’introduzione di un
impianto per ciascuna delle torri.
128
I problemi di gestione e manutenzione dei dispositivi di controllo ambientale del grattacielo della
Commerzbank sono invece molto complessi. Il fatto di utilizzare soluzioni “umane” per gli elementi
ad alta componente tecnologica semplifica la loro manutenzione. Un esempio è costituito dalla
facciata climatica le cui finestre sono apribili semplificandone pulizia e manutenzione e
garantendo l’accesso ai differenti elementi di facciata. Rimangono poco risolte invece, per quanto
riguarda pulizia e manutenzione, le facciate dei giardini pensili e le coperture in vetro, ogni otto
piani, dell’atrio centrale.
Nell’edificio a Coventry i dispositivi per il controllo ambientale sono di facile accesso per la
manutenzione. Tutte le componenti di facciata sono standard e non richiedono manutenzione
speciale. Gli impianti elettrici ed informatici sono sotto il pavimento galleggiante, non è previsto un
controsoffitto e il sistema di ventilazione è prevalentemente naturale.
Ad Hannover la maggior parte dei dispositivi per il controllo ambientale (frangisole, griglia
scambio d’aria, facciata interna con canale a zoccolo) si sono concentrati nel corridoio
perimetrale in facciata facilitando e garantendo l’accesso per la manutenzione di tutti gli elementi.
E’ una risposta progettuale pratica e funzionale.
Nel progetto La Ruche Technocentre, poiché l’edificio è protetto dall’ambiente esterno attraverso
la copertura, si riduce considerabilmente la necessità di manutenzione e pulizia delle facciate degli
uffici. Il problema meno risolto è quello delle coperture in vetro. Sebbene esse siano curvate per
facilitare lo scorrimento delle acque piovane e l’auto pulizia dei vetri, l’accesso per la
manutenzione è complicato e la pulizia dei vetri dall’interno è praticamente impossibile. Per
quanto riguarda gli edifici, i dispositivi quali finestre e tende, sono di facile accesso per la
manutenzione.
Per Il Sole 24 Ore la facciata è l’elemento che richiede una manutenzione più accurata. I pannelli
apribili permettono la pulizia parziale di essa. Per assicurare il facile accesso, la manutenzione e la
pulizia degli elementi della facciata, e in generale dell’edificio, si è previsto un sistema di pulizia
composto da piccole gru su binari all’ultimo piano. All’interno degli spazi la manutenzione e più
semplice poichè i dispositivi sono installati nel pavimento galleggiante e nel controsoffitto.
La manutenzione del sistema PEM è molto semplice perché si effettua direttamente ad ogni unità
dove sono centralizzate tutte le funzioni descritte. E’ un sistema basato sulla funzionalità, possiamo
definirlo un “kit” di controllo ambientale.
Questa ricerca vuole illustrare un nuovo approccio che negli ultimi anni ha cominciato a
svilupparsi nel dibattito architettonico e ambientale, e solamente nell’ultimo decennio comincia a
diventare realtà progettuale. I progetti presentati mostrano il cambiamento in atto negli edifici per
uffici, e la concezione differente del lavoro e dei suoi spazi per il conseguimento del benessere
degli occupanti.
Possiamo riassumere questa esplorazione attraverso i seguenti concetti:
Contesto
La dipendenza dalla tecnologia per il comfort all’interno degli spazi genera edifici che funzionano
solo se collegati ad una macchina. Bisogna evitare questo spreco energetico. Un edificio deve
essere concepito come un organismo permeabile al contesto con il fine di creare un ambiente
sostenibile ed appropriato. Lo scopo è quello di raggiungere più comfort con meno dispendio di
energia.
129
Progetto
Considerare che l’attenzione verso l’ambiente, il comfort ed il rispetto delle risorse, sia solamente
retaggio di specialisti e non degli architetti, fa parte di una visione erronea della professione. La
progettazione consapevole consiste nel superamento dei limiti della specializzazione per avvicinarsi
a diversi campi scientifici, artistici ed economici.
Risorse
L’equilibrio delle risorse naturali non è un’alternativa del progetto ma un elemento fondamentale.
L’involucro dell’edificio, i materiali, l’illuminazione e gli impianti devono essere efficaci in modo
tale che il comfort negli spazi interni sia raggiunto con il minimo di riscaldamento o di
raffreddamento, ossia con il minimo consumo di energia.
Qualità
Nella vita di un edificio, il costo più importante non è quello della sua costruzione ma quello della
sua gestione. Investire nella ricerca relativa alla qualità ambientale del progetto incide fortemente
e a lungo termine sul benessere degli occupanti. Possiamo dire che la redditività di una
costruzione si misuri in termini di equilibrio tra salute ed investimento economico.
Tecnologia
La ricerca di soluzioni tecniche innovative, utili a migliorare il rapporto tra edificio e ambiente,
affidabili, economicamente valide ed in grado di apportare basso consumo energetico per la
gestione dell’edificio, è parte integrante della progettazione consapevole.
La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro non vuole prescindere dalle “macchine”, ma
cerca la migliore utilizzazione possibile delle risorse ambientali presenti nei diversi luoghi e le
integra con impianti meccanici laddove la natura non può supplire a tutti i requisiti di comfort
ricercati; in questo senso parliamo di architettura consapevole, conscia cioè del luogo in cui si
inserisce e della grande opportunità offerta dall’utilizzo delle forze naturali ai fini di costituire un
ambiente interno confortevole, umano e che utilizzi la minor quantità possibile di energia non
rinnovabile nella volontà di collaborare alla costruzione di un miglior equilibrio per il pianeta.
“E’ giusto parlare di sostenibilità dell’architettura, che significa capire la natura, rispettare la fauna
e la flora, collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare la luce e il vento.” Renzo Piano (1)
(1)
Tratto da: Giornale di bordo di Renzo Piano, pp.248, Passigli Editori, Firenze, 1997.
130
TABELLA SINOTTICA
PARAMETRI DI CONTROLLO AMBIENTALE
Illuminazione
naturale
Ventilazione
naturale
Protezione
solare
Controllo
dell’umidità
Controllo della Controllo
temperatura
dell’acustica
Sede centrale della Commerzbank,
Francoforte Germania
Edificio amministrativo Deutsche
Messe AG, Hannover Germania
Personal Environments System, Stati
Uniti
Rettorato dell’Accademia delle
Antille, Martinica
Edificio amministrativo a Coventry,
Inghilterra
Technocentre Renault, Guyancourt,
Francia
Nuova sede del gruppo Il Sole 24
Ore, Milano Italia
Sede centrale della Banca ING,
Amsterdam, Olanda
Tema
affrontato
131
Tema
approfondito
Rapporto visivo Manutenzione
interno /
dei dispositivi
esterno
per il controllo
ambientale
TABELLA RIASSUNTIVA
PARAMETRI DI CONTROLLO AMBIENTALE
Illuminazione naturale
Ventilazione naturale
Protezione solare
Controllo dell’umidità
Controllo della
temperatura
Controllo dell’acustica
Rapporto visivo interno /
esterno
- Postazioni di lavoro sul
perimetro esterno ed
interno.
- La luce naturale entra negli
uffici attraverso i giardini
pensili.
- Finestre apribili verso
l’esterno.
- Controllo delle forti correnti
d’aria attraverso la facciata
climatica.
- Un atrio centrale porta
l’aria in tutta l’altezza.
- Lamelle frangisole
- Il controllo dell’umidità si
controllate individualmente.
effettua attraverso il sistema
- Giardini pensili arretrati
di ventilazione naturale e
rispetto alle facciate esterne. meccanico.
- L’atmosfera generale è
controllata in maniera
puntuale.
- Se necessario le finestre
vengono chiuse
automaticamente ed
entrano in funzione i sistemi
di climatizzazione interni.
- L’atrio centrale funziona
come zona cuscinetto.
- La facciata è composta da
due pannelli in vetro.
- Controsoffitto e pavimenti
galleggianti disposto per
controllo dell’acustica.
- Facciate in vetro a
- Concetto di ventilazione è
tutt’altezza in direzione Estispirato alle tradizionali torri
Ovest
del vento iraniane.
- Postazioni di lavoro disposte - Ingresso d’aria attraverso
lungo il perimetro della
finestre scorrevoli.
facciata.
- Controllo delle forti correnti
d’aria attraverso la “doppia
pelle”.
- Lamelle frangisole
- Il controllo dell’umidità si
controllabili individualmente effettua attraverso il sistema
all’interno.
di ventilazione.
- Nuclei esterni disposti in
modo tale da ombreggiare
la facciata vetrata Sud ed
Est.
- Ogni postazione ha una
finestra apribile.
- Corridoio perimetrale
“cuscinetto”.
- Lo spazio tra le due facciate - Le facciate in vetro a tutta
funziona come zona
altezza garantiscono la
cuscinetto.
visibilità massimale.
- Le pareti divisorie interne
prevedono l’isolamento
acustico.
- La temperatura dell’aria
diffusa dal PEM è un misto
di due fonti di ripresa
(ambiente e condizionata).
- Ogni postazione può
regolare la temperatura
tramite il pannello di
controllo.
- Il sistema PEM prevede uno
sfondo acustico emanato
dai diffusori d’aria.
- Tramite il pannello di
controllo individuale si può
regolare il volume di
sfondo.
Sede centrale della
Commerzbank, Francoforte
Germania
- L’atrio centrale apre la vista
verso l’interno dell’edificio.
- I giardini pensili creano
delle aperture visive verso
l’esterno, verso la città.
Edificio amministrativo
Deutsche Messe AG,
Hannover Germania
Personal Environments
System, Stati Uniti
- Non è prevista luce
- Non è prevista l’utilizzazione
naturale.
della ventilazione naturale.
- E’ prevista una luce indiretta - PEM incorporato
di sfondo.
all’impianto d’aria
- Si può regolare l’intensità
condizionata esistente.
della luce artificiale.
- Si può regolare la velocità
d’uscita dell’aria, accendere
o spegnere l’unità di
diffusione.
- Il controllo dell’umidità si
effettua attraverso il sistema
di ventilazione meccanica.
132
Illuminazione naturale
Ventilazione naturale
Protezione solare
Controllo dell’umidità
Controllo della temperatura
Controllo dell’acustica
Rapporto visivo interno /
esterno
Rettorato dell’Accademia
delle Antille, Martinica
- Facciate in vetro a
- Facciata aperta verso
- Si prevede un sistema di
tutt’altezza.
Nord.
controllo dell’ingresso
- Elementi frangisole.
- Circolazione interna del
diretto dei raggi solari
- Spazi intorno a cinque patii. vento resa attiva da
composto da un frangisole
cinque patii.
orizzontale di grandi
- Facciata composta da
proporzioni.
pannelli apribili e orientabili.
- Pareti divisorie collaboranti
alla circolazione d’aria.
- Controllo dell’umidità
attraverso il sistema di
ventilazione naturale.
- Temperatura controllata
dalla convezione naturale
dell’aria.
- La luce naturale entra
dalle finestre e dall’atrio
centrale.
- Persiane interne per il
controllo individuale
dell’intensità della luce.
- I solai incorporano
l’impianto d’illuminazione
senza l’utilizzo di
controsoffitto.
- La forma dell’edificio e
- Pannelli frangisole fissi sul
l'atrio facilitano la
lato Sud.
ventilazione naturale.
- Persiane interne.
- Scambio d’aria attraverso le
finestre.
- Finestre suddivise in tre
parti.
- Impianto di ventilazione
meccanica integrato nel
pavimento galleggiante.
- Il controllo dell’umidità si
effettua attraverso il sistema
di ventilazione naturale e
meccanica.
- Struttura in calcestruzzo dei - La massa dei solai in
- Edificio introverso,
solai lasciata a vista per il
calcestruzzo assieme al
rapporto visivo verso
controllo della temperatura.
pavimento galleggiante è un l’interno: l’atrio centrale.
- Finestre a controllo
elemento di controllo
individuale per ogni
dell’acustica.
postazione di lavoro.
- La disposizione degli uffici
ad open plan intorno ad un
atrio centrale limita
il controllo dell’acustica.
- Copertura in vetro per
garantire
luce naturale.
- Controllo
dell’illuminazione
attraverso tende interne.
- Copertura in vetro apribile
- Tende interne per
per scambio d’aria con
protezione dai raggi solari.
l’esterno.
- Ombra degli alberi, dei
- Sistema di condizionamento giardini.
convogliante l’aria verso gli
interni.
- Vani scala aperti per libero
passaggio del vento.
- Controllo dell’umidità
attraverso il sistema di
ventilazione naturale e
meccanica.
- Controllo della temperatura, - Isolamento acustico
all’interno della strada
garantito dalle coperture in
coperta, attraverso porte e
vetro.
finestre perimetrali in
- Assorbimento del rumore
copertura.
all’interno attraverso le
- Uffici dotati di
piante.
finestre per il controllo
individuale della
temperatura.
- Data la posizione
dell’edificio nel contesto
non sono stati previsti
dispositivi per il controllo
dell’acustica.
- Pareti divisorie interne
diminuiscono il passaggio
delle onde sonore.
- L’edificio è in rapporto
diretto con l’esterno.
Edificio amministrativo a
Coventry, Inghilterra
Technocentre Renault,
Guyancourt, Francia
133
- La copertura in vetro
garantisce la completa
visibilità dell’esterno.
- La maggior parte delle
postazioni di lavoro disposte
verso i nove giardini.
Illuminazione naturale
Ventilazione naturale
Protezione solare
Controllo dell’umidità
Controllo della temperatura
Controllo dell’acustica
Rapporto visivo interno /
esterno
Nuova sede del gruppo Il
Sole 24 Ore, Milano Italia
- Demolizione di un'ala del
- Scambio d’aria attraverso
- La copertura leggera dota
corpo esistente per aprire
pannelli apribili adiacenti ad l'edificio di ulteriore
l'edificio verso Sud.
ogni postazione di lavoro.
protezione.
- Facciata composta da
- Tenda per regolare la
una pelle continua in vetro
quantità di luce desiderata
extra chiaro.
ad ogni modulo di facciata.
- Moduli di facciata dotati di
tenda per regolare la
quantità di luce desiderata.
- Lampada perimetrale che
diffonde luce indiretta.
- Controsoffitto composto
da pannelli di colore bianco
.
- Il controllo dell’umidità si
effettua attraverso il sistema
di ventilazione.
- Sistema di raffreddamento
e riscaldamento ad acqua.
- Finestra apribile ad ogni
postazione per il controllo
individuale della
temperatura.
- Facciata composta da
- Gli uffici circondano uno
tre lastre di vetro con doppia spazio verde a forma di
camera d’aria.
collina.
- Pareti divisorie interne
- Le facciate in vetro extra
con isolamento acustico.
chiaro a tutta altezza
- Il controsoffitto integra
garantiscono la visibilità
alcuni pannelli metallici con
massimale.
micro perforazioni per
ottimizzare il controllo
dell’acustica.
- Luce naturale
- Ricambio dell'aria
portata nella strada
assicurato dagli impianti
interna attraverso lucernari.
posti sulla sommità di
- Ogni torre ha un atrio a
ciascuna torre.
tutt’altezza.
- L’aria penetra dal fondo
- Intorno all’atrio si
degli ambienti di lavoro.
organizzano gli spazi di
- L'aria è regolabile
lavoro.
dagli occupanti con
- Tutti i tavoli hanno
l'apertura delle finestre.
distanza uguale o inferiore a
6 metri dalle finestre.
- Presenza di particolari
colori e materiali negli
ambienti.
- Elementi frangisole in
tutte le finestre.
- Illuminazione artificiale
regolata secondo le
necessità individuali.
- Il controllo dell’umidità si
effettua attraverso il sistema
di ventilazione naturale e
meccanico.
- I muri spessi e rivestiti da
- I muri esterni in mattoni
mattoni costituiscono la
pieni sono inclinati per
maggior barriera contro il
riflettere le onde sonore
caldo durante l’estate.
verso l’alto.
- Solo un 25% della facciata è - Controsoffitto come
vetrata per raggiungere un
dispositivo per
minimo di perdita di calore
il controllo dell’acustica
d’inverno.
all’interno degli spazi.
Sede centrale della Banca
ING, Amsterdam, Olanda
- Sono previsti elementi
frangisole in tutte le finestre.
134
- A piano terra tutti gli spazi
godono della vista sulla
strada interna.
- Gli spazi di lavoro si
affacciano verso l’atrio e
sulla strada esterna.
APPENDICE 1
Dichiarazione di interdipendenza per un futuro sostenibile
Congresso Mondiale di Architetti UIA / AIA, Chicago 18-21 giugno 1993
The Architects' Chicago Declaration
What follows is the text of the UIA (Union Internationale des Architects)/AIA (American Institute of
Architects) "Declaration of Interdependence for a Sustainable Future," created at the World
Congress of Architects, June 1993.
The Congress was attended by more than 10,000 design professionals from around the world and
had the theme of "Architecture at the Crossroads: Designing for a Sustainable Future."
The process of creating it went as follows: Context Institute Director Robert Gilman was asked by
the UIA and AIA to create a draft declaration in conjunction with a group of four architects from
around the world. They distributed a few thousand copies of that draft to the Congress and asked
for feedback. Over the next day or so they incorporated that feedback and shaped the final
document.
The UIA and AIA presidents signed it and then read the commitment part of the declaration to the
closing plenary session. Large banners were available after the session for individuals to sign-on to
the declaration, which about 3000 participants did.
Declaration of Interdependence
for a Sustainable Future
UIA/AIA World Congress of Architects
Chicago, 18-21 June 1993
In recognition that:
•
•
•
•
•
•
•
•
A sustainable society restores, preserves, and enhances nature and culture for the benefit of all
life, present and future;
A diverse and healthy environment is intrinsically valuable and essential to a healthy society;
Today's society is seriously degrading the environment and is not sustainable;
We are ecologically interdependent with the whole natural environment;
We are socially, culturally, and economically interdependent with all of humanity;
Sustainability, in the context of this interdependence, requires partnership, equity, and balance
among all parties;
Buildings and the built environment play a major role in the human impact on the natural
environment and on the quality of life;
Sustainable design integrates consideration of resource and energy efficiency, healthy buildings
and materials, ecologically and socially sensitive land-use, and an aesthetic sensitivity that
inspires, affirms, and ennobles;
135
•
Sustainable design can significantly reduce adverse human impacts on the natural environment
while simultaneously improving quality of life and economic well being;
We commit ourselves, as members of the world's architectural and building-design professions,
individually and through our professional organisations, to:
•
Place environmental and social sustainability at the core of our practices and professional
responsibilities
•
Develop and continually improve practices, procedures, products, curricula, services, and
standards that will enable the implementation of sustainable design
•
Educate our fellow professionals, the building industry, clients, students, and the general public
about the critical importance and substantial opportunities of sustainable design
•
Establish policies, regulations, and practices in government and business that ensure
sustainable design becomes normal practice
•
Bring all existing and future elements of the built environment - in their design, production, use,
and eventual reuse-up to sustainable design standards.
Olufemi Majekodunmi
President,
International Union of Architects
Susan A. Maxman
President,
American Institute of Architects
All contents copyright (c)1996 by Context Institute, all rights reserved.
Last Updated 2 June 1996.
136
APPENDICE 2
a. KYOTO, IL PROTOCOLLO DELLA DISCORDIA
23 aprile 2001, Il sole 24 Ore
Cosa prevede il protocollo di Kyoto
Firmato nel dicembre del 1997, il protocollo di Kyoto indica gli obiettivi internazionali per la
riduzione dei sei gas cosiddetti ad effetto serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto,
perfluorocarburo, idrofluorocarburo e esafloruro di zolfo), ritenuti responsabili del riscaldamento
globale del pianeta che potrebbe portare a gravissime modifiche del clima. L'obiettivo fissato è una
riduzione media del 5,2% dei livelli di emissione del 1990, nel periodo 2008-2012.
Per alcuni Paesi è prevista una riduzione maggiore (8% l'Unione europea, 7% gli Stati Uniti, 6% il
Giappone). E' proprio questa la ragione della recente marcia indietro decisa dall'amministrazione
Usa guidata da George Bush, che ritiene queste limitazioni "differenziate" ingiuste e innammissibili.
In particolare, gli Stati Uniti sostengono che la Cina dovrebbe essere obbligata a riduzioni pari a
quella imposte a Ue e Usa.
Per altri Paesi, considerati in via di sviluppo, sono stati fissati obiettivi minori. Per la Russia e
l'Ucraina, ad esempio, l'obiettivo da raggiungere è la stabilizzazione sui livelli del 1990.
I sei gas "imputati" per l'effetto serra
Anidride carbonica (CO2)
Metano (CH4)
Protossido di azoto (N2O)
Perfluorocarburo (PFC)
Idrofluorocarburo (HFC)
Esafluoruro di zolfo (SF6)
E' il gas che esce soprattutto dai camini delle industrie, quelle
di trasformazione e produzione energetica in testa, e dai tubi
di scappamento delle auto
Le emissioni di questo gas provengono dal settore agricolo,
soprattutto dalle deiezioni animali (letame, liquidi ecc.) degli
allevamenti intensivi, e anche dalle discariche dei rifiuti
Anche per questo gas sono responsabili l'agricoltura (con la
concimazione artificiale), il settore energetico e i trasporti
Sostanza della famiglia dei clorocarburi utilizzata per la
costruzione di frigoriferi
Uno dei principali sostituti dei Cfc, i gas responsabili
dell'assottigliamento dello strato di ozono, utilizzato per
refrigerazione e condizionamento
Un prodotto chimico usato in vari comparti industriali
La procedura perché sia convalidato e diventi operativo
Perché il protocollo di Kyoto entri in vigore è necessario che sia ratificato da almeno dal 55% dei
Paesi che l'hanno sottoscritto (sono 84, in tutto). Questi Paesi però devono avere un 'peso'
inquinante pari ad almeno il 55% delle emissioni del 1990. L'impegno a ridurre le emissioni deve
cioè essere preso da "grandi inquinatori" per divenire vincolante per tutti. La sottoscrizione di tanti
Paesi piccoli e poco inquinatori non è sufficiente.
137
Aprile 2001: chi ha ratificato
All'inizio di aprile 2001 la convenzione di Kyoto era stata ratificata soltanto da 33 Paesi, tutti in via
di sviluppo: Antigua e Barbuda, Azerbaijan, Bahamas, Barbados, Bolivia, Cipro, Ecuador, El
Salvador, Guinea equatoriale, Fiji, Georgia, Giamaica, Guatemala, Guinea, Honduras, Kiribati,
Lesotho, Maldive, Messico, Micronesia, Mongolia, Nicaragua, Niue, Palau, Panama, Paraguay,
Romania, Samoa, Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Tuvalu, Uruguay e Uzbekistan. Alcuni di
questi hanno ratificato il protocollo anche se nel 1990 non lo avevano firmato.
Tra i Paesi che hanno ratificato l'accordo, vi sono diverse isole che con l'innalzamento del livello
degli oceani provocato dal riscaldamento globale rischiano di scomparire, mentre non ha
ratificato la convenzione nessuno dei grandi Paesi industrializzati che potrebbero portare al
raggiungimento del quorum del 55% necessario per l'entrata in vigore del trattato.
Se, come annunciato dal presidente George W. Bush, gli Stati Uniti, che da soli rappresentano il
36,1% delle emissioni di anidride carbonica, non ratificheranno l'accordo, sarà quindi difficile
raggiungere il quorum previsto per l'entrata in vigore del trattato. Tra gli altri "grandi inquinatori" ci
sono l'Unione europea il 24,2% delle emissioni e la Russia il 17,4%.
138
APPENDICE 2
b. PROTOCOLLO DI KYOTO, testo integrale
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Per la riduzione dei gas di serra Il protocollo di Kyoto (11 dicembre 1977)
Le Parti del presente Protocollo, essendo Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui
Cambiamenti Climatici (da qui in avanti denominata ''la Convenzione''), perseguendo l’obiettivo
finale della Convenzione enunciato all’articolo 2, ricordando le disposizioni della Convenzione,
guidate dall’articolo 3 della Convenzione, nel rispetto del Mandato di Berlino, adottato con
decisione 1/CP.1 dalla Conferenza delle Parti della Convenzione nella sua prima sessione, hanno
convenuto quanto segue:
Articolo 1
Ai fini del presente Protocollo si applicano le definizioni contenute all’articolo 1 della Convenzione.
Inoltre:
1. Per ''Conferenza delle Parti'' si intende la Conferenza delle Parti della Convenzione.
2. Per ''Convenzione'' si intende la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti
Climatici, adottata a New York il 9 maggio 1992.
3. Per ''Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico'' si intende il Gruppo
Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico costituito congiuntamente dalla
Organizzazione Meteorologica Mondiale ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, nel
1988.
4. Per ''Protocollo di Montreal'' si intende il Protocollo di Montreal relativo alle sostanze che
riducono lo strato di ozono, adottato a Montreal il 16 settembre 1987, nella sua forma
successivamente modificata ed emendata.
5. Per ''Parti presenti e votanti'' si intendono le Parti presenti che esprimono un voto affermativo o
negativo.
6. Per ''Parte'' si intende, a meno che il contesto non indichi diversamente, una Parte del presente
Protocollo.
7. Per ''Parte inclusa nell’Allegato I'' si intende una Parte che figura nell’Allegato I della
Convenzione, tenuto conto degli eventuali emendamenti, o la Parte che ha presentato una notifica
ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 2, punto g), della Convenzione.
Articolo 2
1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I, nell’adempiere agli impegni di limitazione quantificata e di
riduzione delle emissioni previsti all’articolo 3, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile:
a) Applicherà e/o elaborerà politiche e misure, in conformità con la sua situazione nazionale,
come:
i) Miglioramento dell’efficacia energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale;
ii) Protezione e miglioramento dei meccanismi di rimozione e di raccolta dei gas ad effetto serra,
non inclusi nel Protocollo di Montreal, tenuto conto degli impegni assunti in virtù degli accordi
internazionali ambientali; promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento
e di rimboschimento;
iii) Promozione di forme sostenibili di agricoltura, alla luce delle considerazioni relative ai
cambiamenti climatici;
139
iv) Ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili, di
tecnologie per la cattura e l’isolamento del biossido di carbonio e di tecnologie avanzate ed
innovative compatibili con l’ambiente;
v) Riduzione progressiva, o eliminazione graduale, delle imperfezioni del mercato, degli incentivi
fiscali, delle esenzioni tributarie e di sussidi, che siano contrari all’obiettivo della Convenzione, in
tutti i settori responsabili di emissioni di gas ad effetto serra, ed applicazione di strumenti di
mercato;
vi) Incoraggiamento di riforme appropriate nei settori pertinenti, al fine di promuovere politiche e
misure che limitino o riducano le emissioni dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di
Montreal;
vii) Adozione di misure volte a limitare e/o ridurre le emissioni di gas ad effetto serra non inclusi
nel Protocollo di Montreal nel settore dei trasporti;
viii) Limitazione e/o riduzione delle emissioni di metano attraverso il suo recupero ed utilizzazione
nel settore della gestione dei rifiuti, come pure nella produzione, il trasporto e la distribuzione di
energia;
b) Coopererà con le altre Parti incluse all’Allegato I per rafforzare l’efficacia individuale e
combinata delle politiche e misure adottate a titolo del presente articolo, conformemente
all’articolo 4, paragrafo 2(e)(i), della Convenzione. A tal fine, dette Parti dovranno dar vita ad
iniziative per condividere esperienze e scambiare informazioni su politiche e misure, in particolar
modo sviluppando sistemi per migliorare la loro compatibilità, trasparenza ed efficacia. La
Conferenza delle Parti agente come Conferenza delle Parti del Protocollo dovrà, nella sua prima
sessione, o quanto prima possibile, esaminare i mezzi per facilitare tale cooperazione, tenendo
conto di tutte le informazioni pertinenti.
2. Le Parti incluse nell’Allegato I cercheranno di limitare o ridurre le emissioni di gas ad effetto
serra non inclusi nel Protocollo di Montreal generati da combustibili utilizzati nel trasporto aereo e
marittimo, operando con la Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile e l’Organizzazione
Internazionale Marittima.
3. Le Parti incluse nell’Allegato I si impegneranno ad attuare le politiche e misure previste nel
presente articolo al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi, inclusi gli effetti avversi del
cambiamento climatico, gli effetti sul commercio internazionale e gli impatti sociali, ambientali ed
economici sulle altre Parti, in special modo le Parti paesi in via di sviluppo ed, in particolare,
quelle menzionate nell’articolo 4, paragrafi 8 e 9, della Convenzione, in considerazione
dell’articolo 3 della Convenzione. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del
presente Protocollo potrà adottare, se opportuno, ulteriori misure per promuovere l’applicazione
delle disposizioni del presente paragrafo.
4. Nel caso in cui ritenga utile coordinare alcune politiche e misure previste nel paragrafo 1(a) del
presente articolo, tenendo conto delle diverse situazioni nazionali e degli effetti potenziali, la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, valuterà le forme
ed i mezzi appropriati per organizzare il coordinamento di tali politiche e misure.
Articolo 3
1. Le Parti incluse nell’Allegato I assicureranno, individualmente o congiuntamente, che le loro
emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente–biossido di carbonio, dei gas ad effetto
serra indicati nell’Allegato A, non superino le quantità che sono loro attribuite, calcolate in
funzione degli impegni assunti sulle limitazioni quantificate e riduzioni specificate nell’Allegato B e
in conformità alle disposizioni del presente articolo, al fine di ridurre il totale delle emissioni di tali
gas almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento 2008–2012.
2. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I dovrà aver ottenuto nel 2005, nell’adempimento degli
impegni assunti a titolo del presente Protocollo, concreti progressi.
140
3. Le variazioni nette di gas ad effetto serra, relative ad emissioni da fonti e da pozzi di
assorbimento risultanti da attività umane direttamente legate alla variazione nella destinazione
d’uso dei terreni e dei boschi, limitatamente all’imboschimento, al rimboschimento e al
disboscamento dopo il 1990, calcolate come variazioni verificabili delle quantità di carbonio nel
corso di ogni periodo di adempimento, saranno utilizzate dalle Parti incluse nell’Allegato I per
adempiere agli impegni assunti ai sensi del presente articolo. Le emissioni di gas ad effetto serra,
dalle fonti e l’assorbimento dai pozzi associati a dette attività, saranno notificati in modo
trasparente e verificabile ed esaminati a norma degli articoli 7 e 8.
4. Precedentemente alla prima sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle
Parti del presente Protocollo ogni Parte inclusa nell’Allegato I fornirà all’Organo Sussidiario del
Consiglio Scientifico e Tecnologico, per il loro esame, dati che permettano di determinare il livello
di quantità di carbonio nel 1990 e di procedere ad una stima delle variazioni di dette quantità di
carbonio nel corso degli anni successivi. Nella sua prima sessione, o quanto prima possibile, la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, determinerà le
modalità, le norme e le linee guida da seguire per stabilire quali attività antropiche supplementari,
legate alle variazioni delle emissioni dalle fonti e dai pozzi di assorbimento dei gas
ad effetto serra nelle categorie dei terreni agricoli, nonché nelle categorie della variazione della
destinazione d’uso dei terreni e dei boschi, dovranno essere aggiunte o sottratte alle quantità
attribuite alle Parti incluse nell’Allegato I, tenendo conto delle incertezze, della necessità di
comunicare risultati trasparenti e verificabili, del lavoro metodologico del Gruppo Intergovernativo
di Esperti sul Cambiamento Climatico, delle raccomandazioni dell’Organo Sussidiario del
Consiglio Scientifico e Tecnologico, conformemente all’art. 5, e delle decisioni della Conferenza
delle Parti. Tale decisione si applicherà nel secondo e nei successivi periodi di adempimento. Una
Parte può applicarla alle sue attività antropiche supplementari nel primo periodo di adempimento
a condizione che dette attività abbiano avuto luogo dopo il 1990.
5. Le Parti incluse nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato ed il cui anno o
periodo di riferimento è stato stabilito in conformità alla decisione 9/CP.2, adottata dalla
Conferenza delle Parti nella sua seconda sessione, utilizzeranno tale anno o periodo di riferimento
per l’attuazione degli impegni assunti a norma del presente articolo. Ogni altra Parte inclusa
nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato e che non abbia ancora presentato la
sua prima comunicazione nazionale, in conformità dell’articolo 12 della Convenzione, potrà
ugualmente notificare alla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente
Protocollo la sua intenzione di considerare un anno o un periodo storico di riferimento diverso dal
1990 per adempiere agli impegni assunti a norma del presente articolo. La Conferenza delle Parti,
agente come riunione delle Parti del presente Protocollo si pronuncerà sulla accettazione di tale
notifica. 6. Tenendo conto dell’articolo 4, paragrafo 6, della Convenzione, la Conferenza delle
Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo concederà alle Parti incluse
nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato un certo grado di flessibilità
nell’adempimento degli impegni assunti diversi da quelli previsti nel presente articolo.
7. Nel corso del primo periodo di adempimento degli impegni per la riduzione e la limitazione
quantificata delle emissioni, dal 2008 al 2012, la quantità attribuita a ciascuna Parte inclusa
nell’Allegato I sarà uguale alla percentuale ad essa assegnata, indicata nell’Allegato B, delle
emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente–biossido di carbonio, dei gas ad effetto
serra indicate all’Allegato A e relative al 1990, o nel corso dell’anno o del periodo di riferimento,
ai sensi del paragrafo 5, moltiplicate per cinque. Le Parti incluse nell’Allegato I, per le quali la
variazione nella destinazione d’uso dei terreni e dei boschi costituivano nel 1990 una fonte netta
di emissione di gas ad effetto serra, includeranno nelle emissioni relative al 1990, o ad altro
periodo di riferimento, le emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente biossido di
carbonio, meno le quantità assorbite dai pozzi di assorbimento all’anno 1990, derivanti dalla
variazione nella destinazione d’uso dei terreni.
141
8. Tutte le Parti incluse nell’Allegato I potranno utilizzare il 1995 come anno di riferimento per gli
idrofluorocarburi, i perfluorocarburi e l’esafluoro di zolfo, ai fini delle operazione di calcolo di cui
al paragrafo 7.
9. Per le Parti incluse nell’Allegato I, gli impegni assunti per i successivi periodi di adempimento
saranno determinati come emendamenti all’Allegato I del presente Protocollo e saranno adottati
conformemente alle disposizioni di cui all’articolo 21, paragrafo 7. La Conferenza delle Parti
agente come riunione delle Parti del presente Protocollo inizierà la valutazione di tali impegni
almeno sette anni prima della fine del primo periodo di adempimento, di cui al paragrafo 1.
10. Tutte le unità di riduzione delle emissioni, o tutte le frazioni di una quantità assegnata, che una
Parte acquista da un’altra Parte, conformemente alle disposizioni di cui agli articoli 6 o 17, sarà
sommata alla quantità assegnata alla Parte che l’acquista.
11. Tutte le unità di riduzione delle emissioni, o tutte le frazioni di una quantità assegnata, che una
Parte trasferisce ad un’altra Parte, conformemente alle disposizioni di cui agli articoli 6 o 17, sarà
sottratta alla quantità assegnata alla Parte che la trasferisce.
12. Tutte le riduzioni accertate delle emissioni che una Parte acquista da un’altra Parte,
conformemente alle disposizioni di cui all’articolo 12, sarà sommata alla quantità assegnata alla
Parte che l’acquista.
13. Se le emissioni di una Parte inclusa nell’Allegato I, nel corso di un periodo di adempimento,
sono inferiori alla quantità che le è stata assegnata in virtù del presente articolo, tale differenza
sarà sommata, su richiesta di detta Parte, alla quantità che le è stata assegnata per i successivi
periodi di adempimento.
14. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I si impegnerà ad adempiere agli impegni indicati nel
paragrafo 1, al fine di ridurre al minimo gli effetti sociali, ambientali ed economici contrari sui
paesi in via di sviluppo Parti, in particolare quelli indicati all’articolo 4, paragrafi 8 e 9, della
Convenzione. In linea con le decisioni della Conferenza delle Parti, per l’attuazione di tali
paragrafi, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo,
esaminerà, nella sua prima sessione, le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti dei
cambiamenti climatici e/o l’impatto delle misure di risposta delle Parti menzionate in detto
paragrafo. Tra le questioni da prendere in considerazione vi saranno il finanziamento,
l’assicurazione ed il trasferimento di tecnologie.
Articolo 4
1. Tutte le Parti incluse nell’Allegato I, che abbiano concordato un’azione congiunta per
l’attuazione degli obblighi assunti a norma dell’articolo 3, saranno considerate adempienti se la
somma totale delle emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalenti–biossido di carbonio,
di gas ad effetto serra indicati nell’Allegato A non supera la quantità loro assegnata, calcolata in
funzione degli impegni di limitazione quantificata e di riduzione delle emissioni elencate
nell’Allegato B e conformemente alle disposizioni dell’articolo 3. Il rispettivo livello di emissione
assegnato a ciascuna delle Parti dell’accordo sarà stabilito nell’accordo.
2. Le Parti di tale accordo notificheranno al Segretariato il contenuto dell’accordo alla data di
deposito degli strumenti di ratifica, d’accettazione, di approvazione o di adesione del presente
Protocollo. Il Segretariato informerà, a sua volta, tutte le Parti ed i firmatari della Convenzione dei
termini dell’accordo.
3. Tutti gli accordi di questo tipo rimarranno in vigore per la durata del periodo di adempimento
specificata all’articolo 3, paragrafo 7.
4. Se le Parti, agendo congiuntamente, lo fanno nel quadro di una organizzazione regionale di
integrazione economica e di concerto con essa, ogni variazione nella composizione di detta
organizzazione, successiva all’adozione del presente Protocollo, non inciderà sugli impegni assunti
in virtù del presente Protocollo. Ogni variazione nella composizione dell’organizzazione avrà
142
effetto solo ai fini dell’attuazione degli impegni previsti all’articolo 3 che siano adottati
successivamente a quella modificazione.
5. Se le Parti dell’accordo, agendo congiuntamente, non raggiungeranno il livello totale
combinato delle riduzioni di emissioni, ogni Parte sarà responsabile del proprio livello di emissioni
stabilito nell’accordo.
6. Se le Parti, agendo congiuntamente, operano all’interno di una organizzazione regionale di
integrazione economica, Parte del presente Protocollo, e di concerto con essa, ogni Stato membro
di detta organizzazione regionale di integrazione economica, individualmente, o congiuntamente
con l’organizzazione regionale di integrazione economica, agendo ai sensi dell’articolo 24, sarà
responsabile, nel caso in cui venga raggiunto il livello totale combinato delle riduzioni di emissioni,
del livello delle sue emissioni, così come notificato in conformità del presente articolo.
Articolo 5
1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I realizzerà, non più tardi di un anno prima dell’inizio del primo
periodo di adempimento, un sistema nazionale per la stima delle emissioni antropiche dalle fonti e
dall’assorbimento dei pozzi di tutti i gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal. La
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo deciderà, nella sua
prima sessione, le linee guida di tali sistemi nazionali, tra le quali saranno incluse le metodologie
specificate nel paragrafo 2 infra.
2. Le metodologie per la stima delle emissioni antropiche da sorgenti e dall’assorbimento dei pozzi
di tutti i gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal saranno quelle accettate dal
Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e approvate dalla Conferenza
delle Parti nella sua terza sessione. Laddove tali metodologie non vengano utilizzate, verranno
introdotti gli adattamenti necessari conformi alle metodologie concordate dalla Conferenza delle
Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo nella sua prima sessione. Basandosi
sul lavoro del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e sulle
raccomandazioni fornite dall’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà
regolarmente e, se opportuno, revisionerà tali metodologie ed adattamenti, tenendo pienamente
conto delle decisioni pertinenti della Conferenza delle Parti. Ogni revisione delle metodologie o
degli adattamenti si effettuerà solo al fine di accertare il rispetto degli impegni assunti a norma
dell’articolo 3 per ogni periodo di adempimento successivo a detta revisione.
3. I potenziali di riscaldamento globale utilizzati per calcolare l’equivalente–biossido di carbonio
delle emissioni antropiche dalle sorgenti e dall’assorbimento dei pozzi di gas ad effetto serra
elencati nella Allegato A saranno quelli accettati dal Gruppo Intergovernativo di Esperti sul
Cambiamento Climatico ed approvati dalla Conferenza delle Parti nella sua terza sessione.
Basandosi sul lavoro del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e sulle
raccomandazioni fornite dall’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà
periodicamente e, se opportuno, revisionerà il potenziale di riscaldamento globale di ciascuno di
tali gas ad effetto serra tenendo pienamente conto delle decisioni pertinenti della Conferenza delle
Parti. Ogni revisione di un potenziale di riscaldamento globale sarà applicabile solo agli impegni
di cui all’articolo 3 per ogni periodo di adempimento posteriore a detta revisione.
Articolo 6
1. Al fine di adempiere agli impegni assunti a norma dell’articolo 3, ogni Parte inclusa
nell’Allegato I può trasferire ad ogni altra di dette Parti, o acquistare da essa, unità di riduzione
risultanti da progetti finalizzati alla riduzione delle emissioni antropiche da fonti o all’aumento
143
dell’assorbimento antropico dei pozzi dei gas ad effetto serra in ogni settore dell’economia, a
condizione che:
a) Ogni progetto di questo tipo abbia l’approvazione delle Parti coinvolte;
b) Ogni progetto di questo tipo permetta una riduzione delle emissioni dalle fonti, o un aumento
dell’assorbimento dei pozzi, che sia aggiuntivo a quelli che potrebbero essere realizzati
diversamente;
c) La Parte interessata non potrà acquistare alcuna unità di riduzione delle emissioni se essa non
adempierà alle obbligazioni che le incombono a norma degli articoli 5 e 7;
d) L’acquisto di unità di riduzione delle emissioni sarà supplementare alle misure nazionali al fine
di adempiere agli impegni previsti dall’articolo 3.
2. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo potrà, nella
sua prima sessione o quanto prima possibile, elaborare ulteriori linee guida per l’attuazione del
presente articolo, in particolar modo per quel che riguarda la verifica e la realizzazione dei
rapporti;
3. Una Parte inclusa nell’Allegato I potrà autorizzare persone giuridiche a partecipare, sotto la sua
responsabilità, ad azioni volte alla creazione, alla cessione o all’acquisizione, a norma del
presente articolo, di unità di riduzione delle emissioni.
4. Se, in conformità con le disposizioni pertinenti di cui all’articolo 8, sorgesse una questione
relativa all’applicazione delle prescrizioni di cui al presente articolo, la cessione e l’acquisizione di
unità di riduzione delle emissioni potranno continuare dopo che la questione sarà stata sollevata,
a condizione che nessuna Parte utilizzi dette unità per adempiere ai propri impegni a norma
dell’articolo 3 finché non sarà risolto il problema del rispetto delle obbligazioni.
Articolo 7
1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I indicherà nell’inventario annuale delle emissioni antropiche da
fonti e degli assorbimenti dei pozzi dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal,
presentato in conformità delle decisioni della Conferenza delle Parti, le informazioni
supplementari, determinate conformemente alle disposizioni di cui al paragrafo 4 infra, necessarie
per assicurare il rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 3.
2. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I indicherà nella propria comunicazione nazionale, presentata
ai sensi dell’articolo 12 della Convenzione, le informazioni supplementari necessarie per
dimostrare che essa adempie agli impegni assunti a norma del presente Protocollo, da
determinarsi secondo le disposizioni di cui al paragrafo 4 infra.
3. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I comunicherà le informazioni richieste, di cui al paragrafo 1,
annualmente, a partire dal primo inventario che essa è tenuta a presentare in conformità della
Convenzione per il primo anno del periodo di adempimento dopo l’entrata in vigore, per detta
Parte, del presente Protocollo. Ogni Parte presenterà le informazioni richieste a norma del
paragrafo 2 nel quadro della prima comunicazione nazionale che essa è tenuta a presentare a
norma della Convenzione dopo l’entrata in vigore, per detta Parte, del presente Protocollo e dopo
l’adozione delle linee guida previste dal paragrafo 4 infra. La frequenza con cui dovranno essere
presentate le successive informazioni richieste ai sensi del presente articolo sarà stabilita dalla
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, tenendo conto del
calendario deciso dalla Conferenza delle Parti per la presentazione delle comunicazioni nazionali.
4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà
nella sua prima sessione e riesaminerà periodicamente in seguito le linee guida relative alla
preparazione delle informazioni richieste a norma del presente articolo, considerando le direttive
per la preparazione delle comunicazioni nazionali delle Parti inclusi nell’Allegato I adottate dalla
Conferenza delle Parti. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente
Protocollo deciderà anche prima del primo periodo di adempimento le modalità di calcolo delle
quantità assegnate.
144
Articolo 8
1. Le informazioni comunicate ai sensi dell’articolo 7 da ciascuna delle Parti incluse nell’Allegato I
saranno esaminate da gruppi di esperti in adempimento delle pertinenti decisioni della Conferenza
delle Parti ed in conformità alle linee guida adottate, a tal fine, dalla Conferenza delle Parti agente
come riunione delle Parti del presente Protocollo a norma del paragrafo 4 infra. Le informazioni
comunicate a norma dell’articolo 7, paragrafo 1, da ciascuna delle Parti incluse nell’Allegato I
verranno esaminate come parte della compilazione annuale degli inventari delle emissioni e delle
quantità assegnate e della corrispondente contabilità. Inoltre, le informazioni fornite da ciascuna
Parte inclusa nell’Allegato I, a norma dell’articolo 7, paragrafo 2, saranno esaminate come parte
della revisione delle comunicazioni nazionali.
2. I gruppi di esperti saranno coordinati dal Segretariato e costituiti da esperti scelti tra quelli
nominati dalle Parti della Convenzione e, a seconda dei casi, da organizzazioni intergovernative,
conformemente alle indicazioni fornite, a tal fine, dal Conferenza delle Parti.
3. Il processo di revisione permetterà una valutazione tecnica completa e dettagliata
dell’applicazione del presente Protocollo della Parte. I gruppi di esperti elaboreranno un rapporto
per la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, nel quale
valuteranno l’adempimento degli impegni assunti dalla Parte in esame ed indicheranno i problemi
eventualmente riscontrati ed i fattori che incidono sull’adempimento. Il Segretariato comunicherà
detto rapporto a tutte le Parti della Convenzione. Inoltre, il Segretariato enumererà tutte le
questioni inerenti l’adempimento, indicate nel rapporto, per ulteriori considerazioni della
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo.
4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà
nella sua prima sessione, e riesaminerà periodicamente, in seguito, le linee guida per l’esame
dell’applicazione del presente Protocollo da parte dei gruppi di esperti, tendo in considerazione le
pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti.
5. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, con
l’assistenza dell’Organo Sussidiario di Attuazione e, se necessario, dell’Organo Sussidiario del
Consiglio Scientifico e Tecnologico esaminerà:
a) Le informazioni presentate dalle Parti, a norma dell’articolo 7, ed i rapporti sull’esame di dette
informazioni, effettuati a norma del presente articolo; e
b) Le questioni relative all’attuazione elencate dal Segretariato, a norma del paragrafo 3, nonché
tutte le questioni sollevate dalle Parti.
6. In seguito all’esame delle informazioni di cui al paragrafo 5, la Conferenza delle Parti agente
come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà, su ogni questione, le decisioni
necessarie al fine dell’attuazione del presente Protocollo.
Articolo 9
1. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà
periodicamente il Protocollo alla luce delle migliori informazioni scientifiche disponibili e degli studi
di valutazione sul cambiamento climatico ed il loro impatto come pure delle pertinenti informazioni
tecniche, sociali ed economiche. Tali esami saranno coordinati con altri pertinenti previsti dalla
Convenzione, in particolare quelli richiesti all’articolo 4, paragrafo 2(d), e all’articolo 7, paragrafo
2(a), della Convenzione. Sulla base di detti esami, la Conferenza delle Parti agente come riunione
delle Parti del presente Protocollo adotterà la misure necessarie.
2. Il primo esame avrà luogo nella seconda sessione della Conferenza delle Parti agente come
riunione delle Parti del presente Protocollo. Nuovi esami saranno effettuati ad intervalli regolari e
precisi.
145
Articolo 10
1. Tutte le Parti, tenendo conto delle loro comuni ma differenziate responsabilità e delle loro
specifiche priorità di sviluppo nazionale e regionale, dei loro obiettivi e delle loro circostanze,
senza introdurre nuovi impegni per le Parti non incluse nell’Allegato I ma riaffermando quelli già
enunciati all’articolo 4, paragrafo 1, della Convenzione e continuando a perseguire
l’adempimento di tali impegni al fine di raggiungere uno sviluppo sostenibile, tenendo conto
dell’articolo 4, paragrafi 3, 5 e 7, della Convenzione:
a) Formuleranno, dove necessario e nella misura possibile, programmi nazionali e, se opportuno,
regionali, economicamente convenienti ed efficaci, per migliorare la qualità dei fattori di
emissione, dei dati sulle attività e/o dei modelli locali che riflettano la situazione socio–economica
di ogni Parte, al fine della realizzazione periodica degli inventari nazionali delle emissioni
antropiche dalle fonti e l’assorbimento dai pozzi dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo
di Montreal, utilizzando metodologie comparabili, che dovranno essere decise dalla Conferenza
delle Parti ed essere conformi alle direttive per le comunicazioni nazionali adottate dalla
Conferenza delle Parti.
b) Formuleranno, applicheranno, pubblicheranno ed aggiorneranno regolarmente i programmi
nazionali e, se necessario, quelli regionali contenenti misure per mitigare i cambiamenti climatici e
per facilitare un adeguato adattamento ad essi;
i) Tali programmi dovrebbero riguardare, tra l’altro, i settori energetico, dei trasporti e
dell’industria come pure l’agricoltura, la silvicoltura e la gestione dei rifiuti. Inoltre, le tecnologie di
adattamento ed i metodi per migliorare la pianificazione del territorio permetterebbero di meglio
adattarsi ai cambiamenti climatici;
ii) Le Parti incluse nell’Allegato I presenteranno informazioni sulle misure adottate in virtù del
presente Protocollo, compresi i programmi nazionali, a norma dell’articolo 7; le altre Parti
cercheranno di includere nelle loro comunicazioni nazionali, se opportuno, informazioni sui
programmi contenenti misure che, a loro avviso, contribuiscono a fronteggiare i cambiamenti
climatici ed i loro effetti negativi, incluse le misure volte alla riduzione dell’aumento dei gas ad
effetto serra e all’incremento dei pozzi di assorbimento, al rafforzamento delle capacità (capacity
building) e all’adattamento.
c) Coopereranno nella promozione di modalità efficaci per lo sviluppo, l’applicazione e la
diffusione di tecnologie, di conoscenze tecniche, di pratiche e di processi ecologicamente
compatibili con il cambiamento climatico, ed adotteranno tutte le misure necessarie per
promuovere, facilitare e finanziare, se necessario, l’accesso a dette fonti o a trasferirle, in
particolare verso i paesi in via di sviluppo, inclusa la formulazione di politiche e programmi per
l’efficace trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili, che siano di pubblica proprietà o
di pubblico dominio, e la creazione, nel settore privato, di una ambiente idoneo che permetta la
promozione del trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili e l’accesso ad esse.
d) Coopereranno nella ricerca scientifica e tecnica e promuoveranno il mantenimento e lo sviluppo
di sistemi di osservazione sistematica e la costituzione di archivi di dati al fine di ridurre le
incertezze relative al sistema climatico, le conseguenze negative del cambiamento climatico e le
conseguenze economiche e sociali delle diverse strategie di risposta, e promuoveranno la
realizzazione ed il rafforzamento delle capacità e delle misure endogene di partecipazione agli
sforzi, ai programmi e alle ricerche internazionali ed intergovernativi relativi alla ricerca e
all’osservazione sistematica, a norma dell’articolo 5 della Convenzione. e) Coopereranno e
promuoveranno a livello internazionale, ricorrendo, dove opportuno, ad organismi esistenti, la
realizzazione e l’esecuzione di programmi di educazione e formazione, compreso il rafforzamento
delle capacità nazionali, in particolare sul piano umano ed istituzionale, e lo scambio ed il
distaccamento di personale incaricato alla formazione di esperti nel settore, specialmente nei paesi
in via di sviluppo, e faciliteranno sul piano nazionale la sensibilizzazione del pubblico ai
146
cambiamenti climatici e l’accesso alle relative informazioni. Appropriate modalità dovrebbero
essere sviluppate per attuare tali attività attraverso i competenti organi della Convenzione, a norma
dell’articolo 6 della Convenzione;
f) Includeranno nelle proprie comunicazioni nazionali informazioni sui programmi e le attività
intraprese in applicazione del presente articolo, in conformità alle pertinenti decisioni della
Conferenza delle Parti;
g) Nell’adempiere agli impegni previsti dal presente articolo prenderanno pienamente in
considerazione l’articolo 4, paragrafo 8, della Convenzione.
Articolo 11
1. Nell’attuazione dell’articolo 10 le Parti terranno conto delle disposizioni dell’articolo 4,
paragrafi 4, 5, 7, 8, e 9 della Convenzione.
2. Nel contesto dell’attuazione dell’articolo 4, paragrafo 1, della Convenzione, in conformità con
le disposizioni di cui all’articolo 4, paragrafo 3, ed all’articolo 11 della Convenzione, e attraverso
l’entità o le entità incaricate ad assicurare il funzionamento del meccanismo finanziario della
Convenzione, i paesi sviluppati Parti della Convenzione e le altri Parti sviluppate incluse
nell’Allegato II della Convenzione:
a) Forniranno nuove ed ulteriori risorse finanziarie al fine di coprire la totalità dei costi concordati
sostenuti dai paesi in via di sviluppo per migliorare nell’adempimento degli impegni previsti a
norma dell’articolo 4, paragrafo 1(a), della Convenzione, e dell’articolo 10, punto a), del presente
Protocollo;
b) Forniranno, inoltre, ai paesi in via di sviluppo Parti, al fine del trasferimento di tecnologie, le
risorse finanziarie di cui essi hanno bisogno per fronteggiare la totalità dei costi supplementari
concordati per procedere nell’adempimento degli impegni già indicati all’articolo 4, paragrafo 1,
della Convenzione e previsti all’articolo 10 del presente Protocollo, sui quali un paese in via di
sviluppo abbia concordato con l’entità o le entità internazionali, di cui all’articolo 11 della
Convenzione, conformemente al detto articolo.
L’adempimento di tali impegni terrà conto della necessità che il flusso dei mezzi finanziari sia
adeguato e prevedibile, nonchè dell’importanza di una adeguata divisione delle spese tra le Parti
che sono paesi sviluppati. Gli orientamenti impartiti all’entità o alle entità incaricate del
funzionamento del meccanismo finanziario della Convenzione, figuranti nelle pertinenti decisioni
della Conferenza delle Parti, comprese quelle adottate prima dell’adozione del presente
Protocollo, si applicheranno mutatis mutandis alle disposizioni del presente paragrafo.
3. Le Parti che sono paesi sviluppati e le altre Parti sviluppate che figurano nell’Allegato II della
Convenzione potranno anche fornire, ed i paesi in via di sviluppo Parti potranno ottenere, risorse
finanziarie per l’attuazione dell’articolo 10 del presente Protocollo, attraverso canali bilaterali,
regionali o multilaterali.
Articolo 12
1. È istituito un meccanismo per lo sviluppo pulito.
2. Il fine del meccanismo per uno sviluppo pulito è di assistere le Parti non incluse nell’Allegato I
nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e contribuire all’obiettivo finale della Convenzione,
e di aiutare le Parti incluse nell’Allegato I ad adempiere ai loro impegni quantificati di limitazione e
di riduzione delle loro emissioni ai sensi dell’articolo 3.
3. Ai sensi del meccanismo per uno sviluppo pulito:
a) Le Parti non incluse nell’Allegato I beneficeranno di attività di progettazione finalizzate alle
riduzioni certificate delle emissioni;
b) Le Parti incluse nell’Allegato I potranno utilizzare le riduzioni certificate delle emissioni derivanti
da tali per contribuire in parte all’adempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione
147
delle emissioni ai sensi dell’articolo 3, in conformità a quanto determinato dalla Conferenza delle
Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo.
4. Il meccanismo per uno sviluppo pulito sarà soggetto all’autorità e alle direttive della Conferenza
delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo e alla supervisione di un
comitato esecutivo del meccanismo per uno sviluppo pulito.
5. Le riduzioni di emissioni derivanti da ogni attività saranno certificate da enti operativi designati
dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo sulla base dei
seguenti criteri:
a) Partecipazione volontaria approvata da ogni Parte coinvolta;
b) Benefici reali, misurabili e a lungo termine, in relazione con la mitigazione dei cambiamenti
climatici;
c) Riduzione delle emissioni che siano supplementari a quelle che si produrrebbero in assenza
dell’attività certificata.
6. Il meccanismo per uno sviluppo pulito aiuterà ad organizzare, se necessario, il finanziamento
delle attività certificate.
7. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, nella sua
prima sessione, elaborerà le modalità e le procedure volte ad assicurare la trasparenza, l’efficienza
e la responsabilità grazie ad un audit e ad una verifica indipendente delle attività.
8. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo assicurerà
che una parte dei fondi provenienti da attività certificate sia utilizzata per coprire le spese
amministrative e per aiutare le Parti, paesi in via di sviluppo, che siano particolarmente vulnerabili
agli effetti negativi del cambiamento climatico, a far fronte ai costi di adattamento.
9. Possono partecipare al meccanismo per uno sviluppo pulito, in particolare alle attività indicate
al precedente paragrafo 3(a) e all’acquisto di unità di riduzione certificate delle emissioni, entità
private e pubbliche; la partecipazione sarà sottoposta alle direttive impartite dal comitato esecutivo
del meccanismo per uno sviluppo pulito.
10. Le riduzioni di emissioni certificate ottenute tra l’anno 2000 e l’inizio del primo periodo di
adempimento potranno utilizzarsi per contribuire all’adempimento degli impegni previsti per detto
periodo.
Articolo 13
1. La Conferenza delle Parti, organo supremo della Convenzione, agirà come riunione delle Parti
del presente Protocollo.
2. Le Parti della Convenzione che non sono Parti del presente Protocollo possono partecipare, in
qualità di osservatori, ai lavori delle sessioni della Conferenza delle Parti agente come riunione
delle Parti del presente Protocollo. Quando la Conferenza delle Parti agisce come riunione delle
Parti del presente Protocollo le decisioni, ai sensi del Protocollo, verranno adottate esclusivamente
per le Parti del presente Protocollo.
3. Quando la Conferenza delle Parti agisce come riunione delle Parti del presente Protocollo, ogni
membro dell’Ufficio della Conferenza delle Parti che rappresenti una Parte della Convenzione che,
in quel momento, non sia Parte del presente Protocollo sarà sostituito da un nuovo membro eletto
dalle Parti del presente Protocollo e tra esse.
4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà
regolarmente l’attuazione del presente Protocollo e, conformemente al suo mandato, adotterà le
decisioni necessarie per promuovere la sua effettiva attuazione. Eserciterà le funzioni che le sono
conferite dal presente Protocollo e:
a) Valuterà, sulla base di tutte le informazioni che le sono comunicate conformemente alle
disposizioni del presente Protocollo, l’attuazione del Protocollo a cura delle Parti, gli effetti generali
delle misure adottate in applicazione del presente Protocollo, in particolare gli effetti ambientali,
148
economici e sociali, così come il loro impatto cumulativo, ed i progressi realizzati al fine del
raggiungimento dell’obiettivo finale della Convenzione;
b) Esaminerà periodicamente le obbligazioni contratte dalle Parti ai sensi del presente Protocollo,
prendendo in debita considerazione ogni esame richiesto dall’articolo 4, paragrafo 2(d), e
dell’articolo 7, paragrafo 2, della Convenzione e alla luce dell’obiettivo della Convenzione,
dell’esperienza acquisita nel corso della sua attuazione e dell’evoluzione delle conoscenze
scientifiche e tecniche esaminerà ed adotterà periodici rapporti sull’attuazione del presente
Protocollo.
c) Promuoverà e faciliterà lo scambio di informazioni sulle misure adottate dalle Parti per far fronte
al cambiamento climatico e ai suoi effetti, tenendo conto delle diverse circostanze, responsabilità e
capacità delle Parti e dei loro rispettivi impegni ai sensi del presente Protocollo;
d) Faciliterà, a richiesta di due o più Parti, il coordinamento delle misure che sono state adottate
per far fronte al cambiamento climatico ed ai suoi effetti, tenendo conto delle diverse circostanze,
responsabilità e capacità delle Parti e dei rispettivi impegni ai sensi del presente Protocollo.
e) Promuoverà e dirigerà, conformemente all’obiettivo della Convenzione e alle disposizioni del
presente Protocollo, e tenendo in piena considerazione le pertinenti decisioni della Conferenza
delle Parti, lo sviluppo ed il periodico perfezionamento di metodologie comparabili per l’attuazione
efficace del presente Protocollo, che saranno adottate dalla Conferenza delle Parti agente come
riunione delle Parti del presente Protocollo;
f) Formulerà raccomandazioni su qualsiasi questione necessaria all’attuazione del presente
Protocollo; g) Cercherà di mobilitare ulteriori risorse finanziarie in conformità dell’articolo 11,
paragrafo 2;
h) Creerà gli organi sussidiari considerati necessari per l’attuazione del presente Protocollo;
i) Solleciterà ed utilizzerà, se necessario, i servizi e la cooperazione delle organizzazioni
internazionali e degli organismi intergovernativi e non governativi competenti e le informazioni che
essi forniscono;
j) Eserciterà le altre funzioni che siano necessarie per l’attuazione del presente Protocollo e
considererà ogni incarico derivante da una decisione della Conferenza delle Parti della
Convenzione.
5. Il regolamento interno della Conferenza delle Parti e le procedure finanziarie applicate ai sensi
della Convenzione si applicheranno mutatis mutandis al presente Protocollo, a meno che la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo non decida
diversamente per consenso.
6. Il Segretariato convocherà la prima sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione
delle Parti del presente Protocollo in coincidenza con la prima sessione della Conferenza delle
Parti in programma dopo l’entrata in vigore del presente Protocollo. Le ulteriori sessioni ordinarie
della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo si terranno
ogni anno e coincideranno con le sessioni ordinarie della Conferenza delle Parti, a meno che la
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo non decida
diversamente.
7. Le sessioni straordinarie della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del
presente Protocollo si terranno ogni volta che la Conferenza delle Parti agente come riunione delle
Parti del presente Protocollo lo riterrà necessario, o quando una delle Parti lo solleciti per iscritto, a
condizione che, entro sei mesi dalla comunicazione alle Parti, a cura del Segretariato, sia
appoggiata da almeno un terzo delle Parti.
8. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, le sue agenzie specializzate e l’Agenzia Internazionale
dell’Energia Atomica, come pure tutti gli Stati membri di dette organizzazioni od osservatori che
non siano parte della Convenzione, potranno essere rappresentati alle sessioni della Conferenza
delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo come osservatori. Ogni organo
od agenzia, nazionale od internazionale, governativo o non governativo, che è competente nelle
149
materie di cui al presente Protocollo e che abbia informato il Segretariato del suo desiderio di
essere rappresentato come osservatore nel corso di una sessione della Conferenza delle Parti
agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, potrà essere ammessa come osservatore,
a meno che almeno un terzo delle Parti presenti vi si opponga. L’ammissione e la partecipazione
degli osservatori sarà soggetta al regolamento interno di cui al paragrafo 5.
Articolo 14
1. Il Segretariato, istituito a norma dell’articolo 8 della Convenzione, avrà la funzione di
Segretariato del presente Protocollo.
2. L’articolo 8, paragrafo 2, della Convenzione, relativo alle funzioni del Segretariato, e l’articolo
8, paragrafo 3, relativo alle disposizioni per il funzionamento, si applicheranno mutatis mutandis
al presente Protocollo. Il Segretariato eserciterà, inoltre, le funzioni assegnategli ai sensi del
presente Protocollo.
Articolo 15
1. L’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e l’Organo Sussidiario di
Attuazione, istituiti dagli articoli 9 e 10 della Convenzione, avranno, rispettivamente, la funzione di
Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e di Organo Sussidiario di Attuazione
del presente Protocollo. Le disposizioni della Convenzione relative alle funzioni dei due organi si
applicheranno, come stabilito dalla Convenzione, mutatis mutandis al presente Protocollo. Le
sessioni dell’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e dell’Organo Sussidiario
di Attuazione del presente Protocollo coincideranno con quelle dell’Organo Sussidiario del
Consiglio Scientifico e Tecnologico e dell’Organo Sussidiario di Attuazione della Convenzione.
2. Le Parti della Convenzione che non siano Parti del presente Protocollo potranno partecipare in
qualità di osservatori ai lavori di ogni sessione degli Organi Sussidiari. Quando gli organi
sussidiari agiscono come organi sussidiari del presente Protocollo le decisioni ai sensi del presente
Protocollo saranno adottate esclusivamente per quelle Parti che siano parti del Protocollo.
3. Quando gli organi sussidiari istituiti dagli articoli 9 e 10 della Convenzione esercitano le loro
funzioni in relazioni a questioni di interesse per il presente Protocollo, ogni membro del Comitato
Direttivo degli organi sussidiari che rappresenti una parte della Convenzione che, in quel
momento, non sia parte del presente Protocollo è sostituito da un nuovo membro eletto dalle Parti
del presente Protocollo e tra di esse.
Articolo 16
1. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo considererà,
prima possibile, la possibilità di applicare al presente Protocollo, e se del caso di modificare, il
meccanismo consultivo multilaterale di cui all’articolo 13 della Convenzione alla luce di ogni
pertinente decisione che potrà essere adottata dalla Conferenza delle Parti. Ogni meccanismo
consultivo multilaterale che possa essere applicato al presente Protocollo lo sarà senza pregiudizio
delle procedure e dei meccanismi di cui all’articolo 18.
Articolo 17
1. La Conferenza delle Parti definirà i principi, le modalità, le norme e le linee guida pertinenti, in
particolare per la verifica, la preparazione dei rapporti e la contabilità relativa al commercio dei
diritti di emissione.
Le Parti incluse nell’Allegato B potranno partecipare al commercio di diritti di emissione al fine di
adempiere agli impegni assunti a norma dell’articolo 3. Ogni scambio di questo tipo sarà
150
integrativo delle misure adottate a livello nazionale per adempiere agli impegni quantificati di
limitazione e riduzione delle emissioni previsti dal presente articolo.
Articolo 18
1. Nella sua prima sessione, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del
presente Protocollo adotterà procedure e meccanismi appropriati ed efficaci per determinare ed
affrontare i casi di inadempimento delle disposizioni del presente Protocollo, determinando una
lista indicativa delle conseguenze, che tengano conto della causa, del tipo, del grado e della
frequenza dell’inadempienza.
2. Se le procedure ed i meccanismi, di cui al presente articolo, avranno conseguenze vincolanti
per le Parti, saranno adottati per mezzo di un emendamento al presente Protocollo.
Articolo 19
1. Le disposizioni dell’articolo 14 della Convenzione si applicheranno mutatis mutandis al presente
Protocollo.
Articolo 20
1. Ogni Parte può proporre emendamenti al presente Protocollo.
2. Gli emendamenti al presente Protocollo saranno adottati durante una sessione ordinaria della
Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. Il testo di ogni
proposta di emendamento al presente Protocollo sarà comunicato alle parti dal Segretariato
almeno sei mesi prima della sessione alla quale l’emendamento sarà proposto per l’adozione. Il
Segretariato comunicherà, inoltre, il testo di ogni proposta di emendamento alle Parti ed ai
firmatari della Convenzione e, a titolo informativo, al Depositario.
3. Le Parti compiranno ogni sforzo per raggiungere un accordo per consenso su qualsiasi proposta
di emendamento al presente Protocollo. Se tutti gli sforzi in tal senso si dimostrassero vani e non si
raggiungesse alcun accordo, l’emendamento sarà adottato, come ultimo ricorso, a maggioranza
dei tre quarti delle Parti presenti e votanti. L’emendamento adottato sarà comunicato dal
Segretariato al Depositario, che lo trasmetterà a tutte le Parti per l’accettazione.
4. Gli strumenti di accettazione degli emendamenti saranno depositati presso il Depositario. Ogni
emendamento, adottato conformemente al paragrafo 3, entrerà in vigore, per le Parti che lo
avranno accettato, il novantesimo giorno successivo alla data in cui il Depositario avrà ricevuto gli
strumenti di accettazione di almeno tre quarti delle Parti del Presente Protocollo.
5. L’emendamento entrerà in vigore, per ogni altra Parte, il novantesimo giorno successivo alla
data in cui la Parte avrà depositato, presso il Depositario, il suo strumento di accettazione del detto
emendamento.
Articolo 21
1. Gli allegati del presente Protocollo costituiscono parte integrante di esso e, salva disposizione
contraria espressa, ogni riferimento al Protocollo costituirà, allo tempo stesso, un riferimento ai
suoi allegati.
Gli allegati adottati successivamente all’entrata in vigore del presente Protocollo si limiteranno a
liste, moduli e ad altri documenti descrittivi di carattere scientifico, tecnico, procedurale o
amministrativo.
2. Ogni Parte può proporre allegati al presente Protocollo o emendamenti agli allegati del
presente Protocollo.
151
3. Gli allegati del presente Protocollo e gli emendamenti agli allegati del presente Protocollo
saranno adottati durante una sessione ordinaria della Conferenza delle Parti agente come riunione
delle Parti del presente Protocollo. Il testo di ogni proposta di allegato o di emendamento ad un
annesso sarà comunicato alle Parti dal Segretariato almeno sei mesi prima della sessione nella
quale l’allegato o l’emendamento sarà proposto per l’adozione. Il Segretariato comunicherà,
inoltre, il testo di ogni proposta di allegato o di emendamento ad un allegato alle Parti ed ai
firmatari della Convenzione e, per conoscenza, al Depositario.
4. Le Parti compiranno ogni sforzo per raggiungere un accordo per consenso su qualsiasi proposta
di allegato o di emendamento ad un allegato . Se tutti gli sforzi in tal senso si dimostrassero vani e
non si raggiungesse alcun accordo, l’allegato o l’emendamento ad un allegato sarà adottato,
come ultimo ricorso, a maggioranza dei tre quarti delle Parti presenti e votanti. L’allegato o
l’emendamento ad un allegato adottato sarà comunicato dal Segretariato al Depositario, che lo
trasmetterà a tutte le Parti per l’accettazione.
5. Ogni allegato o emendamento ad un allegato, diverso dagli Allegati A o B, che sia stato
adottato a norma dei paragrafi 3 e 4, entrerà in vigore, per tutte le Parti del presente Protocollo,
sei mesi dopo la data in cui il Depositario avrà comunicato loro l’adozione dell’allegato o
dell’emendamento all’allegato, ad eccezione delle Parti che abbiano notificato per iscritto al
Depositario, entro detto periodo, che non accettano l’allegato o l’emendamento all’allegato.
L’annesso o l’emendamento ad un annesso entrerà in vigore, per le Parti che abbiano ritirato la
loro notifica di non accettazione, il novantesimo giorno successivo alla data di ricevimento, da
parte del Depositario, del ritiro della notifica.
6. Se l’adozione di un allegato o di un emendamento ad un allegato comporta un emendamento
al presente Protocollo, l’allegato o l’emendamento ad un allegato non entrerà in vigore fino al
momento in cui l’emendamento al Protocollo non entrerà in vigore.
7. Gli emendamenti agli Allegati A e B del presente Protocollo saranno adottati ed entreranno in
vigore in conformità alla procedura di cui all’articolo 20, a condizione che ogni emendamento
all’Allegato B sia adottato solo con il consenso scritto della Parte interessata.
Articolo 22
1. Ad eccezione di quanto stabilito al paragrafo 2 infra, ogni Parte disporrà di un voto.
2. Le organizzazioni regionali di integrazione economica, nell’area di loro competenza,
disporranno, per il loro diritto di voto, di un numero di voti uguale al numero dei loro Stati membri
che sono Parti del presente Protocollo. Tali organizzazioni non eserciteranno il loro diritto di voto
se uno dei loro Stati membri eserciterà il suo, e viceversa.
Articolo 23
Il Segretariato Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sarà il Depositario del presente
Protocollo.
Articolo 24
1. Il presente Protocollo sarà aperto alla firma e soggetto alla ratifica, accettazione o
approvazione degli Stati e delle organizzazioni regionali di integrazione economica che sono Parti
della Convenzione. Sarà aperto alla firma presso le Sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite
a New York dal 16 marzo 1998 al 15 marzo 1999 e sarà disponibile per l’adesione a partire dal
giorno successivo al giorno in cui cesserà di essere aperto alla firma. Gli strumenti di ratifica,
accettazione, approvazione o adesione saranno depositati presso il Depositario.
2. Ogni organizzazione regionale di integrazione economica che diventi Parte del presente
Protocollo, senza che nessuno dei suoi Stati membri lo sia, sarà vincolata a tutte le obbligazioni di
152
cui al presente Protocollo. Nel caso una organizzazione abbia uno o più Stati membri che siano
Parti del presente Protocollo, detta organizzazione ed i suoi Stati membri determineranno le
rispettive responsabilità per l’adempimento delle loro obbligazioni assunte a norma del presente
Protocollo. In tali casi, l’organizzazione e gli Stati membri non potranno esercitare
simultaneamente i diritti derivanti dal presente Protocollo.
3. Nei loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione, le organizzazioni regionali
di integrazione economica indicheranno il loro livello di competenza rispetto alle questioni rette
dal presente Protocollo. Inoltre, dette organizzazioni informeranno il Depositario, che a sua volta
informerà le Parti, di ogni sostanziale modifica nella portata della loro competenza.
Articolo 25
1. Il Protocollo entrerà in vigore il novantesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 Parti
della Convenzione, tra le quali Parti incluse nell’Allegato I le cui emissioni totali di biossido di
carbonio rappresentano almeno il 55% delle emissioni totali al 1990 dell’Allegato I, abbiano
depositato i loro strumenti di ratifica, approvazione, adesione, accettazione.
2. Al fine del presente articolo, ''il totale delle emissioni di biossido di carbonio al 1990 delle Parti
incluse nell’Allegato I'' si considera la quantità notificata dalle Parti incluse nell’Allegato I alla data
in cui le stesse adottano il presente Protocollo o ad una data anteriore, nella loro prima
comunicazione nazionale presentata a norma dell’articolo 12 della Convenzione.
3. Per ogni Stato o organizzazione regionale di integrazione economica che ratifichi, accetti o
approvi il presente Protocollo o vi aderisca una volta che tutte le condizioni di cui al paragrafo 1,
per l’entrata in vigore, siano state realizzate, il presente Protocollo entra in vigore il novantesimo
giorno successivo alla data di deposito degli strumenti di ratifica, approvazione, adesione,
accettazione.
4. Al fine del presente articolo, ogni strumento depositato da una organizzazione regionale di
integrazione economica non si aggiunge a quelli depositati dagli Stati Membri dell’organizzazione
stessa.
Articolo 26
1. Nessuna riserva potrà essere avanzata al presente Protocollo.
Articolo 27
1. Trascorsi tre anni dalla data in cui il presente Protocollo è entrato in vigore per una Parte, detta
Parte, in qualsiasi momento, può ritirarsi dal presente Protocollo attraverso una notifica scritta
indirizzata al Depositario.
2. Tale ritiro avrà effetto dopo un anno dalla data in cui il Depositario ne abbia ricevuto notifica o
ad ogni altra data, successiva, indicata nella detta notifica.
3. Ogni Parte che si ritiri dalla Convenzione sarà considerata, contemporaneamente, ritirata dal
presente Protocollo.
Articolo 28
L’originale del presente Protocollo, i cui testi in arabo, cinese, francese, inglese, russo e spagnolo
sono ugualmente autentici, è depositato presso il Segretariato Generale dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite.
REDATTO a Kyoto il giorno undici dicembre millenovecentonovantasette.
153
IN TESTIMONIANZA DEL QUALE i sottoscritti, debitamente autorizzati a tal fine, hanno firmato il
presente Protocollo alle date indicate.
154
APPENDICE 2
c. LINEE GUIDA PER LE POLITICHE E MISURE NAZIONALI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DEI
GAS SERRA
ILCIPE
VISTA la legge 15 gennaio 1994, n. 65, di ratifica della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite
sui Cambiamenti Climatici, fatta a New York nel 1992, concernente la "stabilizzazione delle
concentrazioni in atmosfera di gas ad effetto serra ad un livello tale da prevenire pericolose
interferenze delle attività umane al sistema climatico".
VISTO il decreto legislativo 31 marzo 1998, n, 112, che trasferisce alle Regioni e agli Enti Locali
ulteriori funzioni e competenze in materia ambientale ed energetica e considerate le funzioni
attribuite dall'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, alla Conferenza Unificata
per i rapporti tra lo Stato, le Regioni, le Provincie Autonome, le Autonomie Locali;
VISTO il Protocollo, adottato il 10 dicembre 1997 a Kyoto dalla terza Conferenza delle Parti alla
Convenzione sui Cambiamenti Climatici, che impegna gli Stati membri dell'Unione Europea a
ridurre , entro il periodo compreso tra il 2008 e il 2012, le emissioni dei gas serra nella misura
dell'8% rispetto ai livelli del 1990;
VISTA la Comunicazione della Commissione Europea Com (98)353 "Climate Change - Towards
an EU post-Kyoto strategy", che individua le linee di sviluppo delle politiche e misure europee per
l'attuazione del Protocollo di Kyoto, con particolare riferimento all'energia, ai trasporti,
all'agricoltura, all'industria, alle misure fiscali, alla ricerca scientifica ed allo sviluppo di nuove
tecnologie, oltreché alla utilizzazione dei meccanismi di flessibilità;
VISTA la decisione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea del 17 giugno
1998, che impegna l'Italia - nell'ambito degli obblighi della UE stabiliti dal Protocollo di Kyoto alla riduzione delle proprie emissioni di gas serra nella misura del 6.5% rispetto ai livelli del 1990
(corrispondente ad una riduzione effettiva di 100 milioni di tonnellate – equivalenti di anidride
carbonica) entro il periodo compreso fra il 2008 e il 2012, sulla base di un programma di
riduzioni che dovrà essere attuato a partire dal 2002 e verificato annualmente dalla UE;
VISTE le direttive, richiamate dalla predetta decisione dell'UE del 17 giugno 1998:
• 96/61/CE in materia di utilizzazione delle migliori tecniche disponibili per la protezione
dell'ambiente e l'efficienza energetica, ai fini dell'autorizzazione di nuovi impianti industriali
e della riautorizzazione degli impianti esistenti;
• 96/92/CE in materia di liberalizzazione del mercato e uso efficiente dell'energia elettrica,
nonché‚ la direttiva approvata in data 11 maggio 1998 in materia di distribuzione e
vettoriamento del gas naturale;
VISTI il Libro Bianco della Commissione Europea sulle Fonti Rinnovabili del 26 novembre 1997, e
le decisioni del Consiglio dei Ministri dell'Energia dell'Unione Europea dell'8 dicembre 1997 e 11
maggio 1998, ugualmente richiamati dalla decisione del 17 giugno 1998, che sottolineano
l'esigenza di favorire con adeguate normative tecniche e fiscali la promozione in tutti gli Stati
membri delle fonti rinnovabili, dei cicli combinati a gas naturale, dell'efficienza energetica;
155
VISTA la Comunicazione della Commissione Europea su "Trasporti e CO2" (COM(98)204) che
indica le misure per la riduzione delle emissioni del settore dei trasporti, relative alle tecnologie di
costruzione degli autoveicoli, alla applicazione delle migliori e più efficienti tecniche disponibili per
l'organizzazione delle diverse modalità di trasporto, alla utilizzazione della fiscalità come strumento
di internalizzazione dei costi e promozione delle forme di trasporto a minori emissioni;
VISTO il quinto Programma Quadro dell'Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo tecnologico e
attività dimostrative 1998-2002;
VISTO il Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse, predisposto dal Ministero per le
Politiche Agricole il 24 giugno1998;
VISTO il "Libro verde sulle fonti rinnovabili di energia" elaborato dall'ENEA in collaborazione con i
Ministeri dell'Industria, dell'Ambiente e della Ricerca Scientifica e Tecnologica nel Luglio 1998;
VISTO il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 1999-2001, ed in particolare il
capitolo V dedicato alle politiche per l'occupazione e lo sviluppo, che richiama tra l’altro l'esigenza
di sviluppare politiche e misure per la protezione dell'ambiente ed in particolare per la riduzione
delle emissioni dei gas serra nei diversi settori;
VISTA la propria delibera in data 3 dicembre 1997, concernente la "Seconda Comunicazione
Nazionale alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici", che ha indicato i programmi per il
contenimento delle emissioni dei gas serra che dovranno essere predisposti dalle amministrazioni
competenti in modo coordinato tra loro e secondo il criterio della massima efficienza ambientale
ed economica;
VISTO il D.P.C.M. 20 marzo 1998 che istituisce il Gruppo di Lavoro Interministeriale (istituito con
decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 20 marzo 1998 per assicurare un elevato
livello di coordinamento dei programmi delle amministrazioni nei settori individuati dalla delibera
del CIPE del 3 dicembre 1997);
VISTA la propria delibera in data 5.8.1998 concernente il regolamento interno del CIPE ed in
particolare l’art. 2 comma 1 che istituisce tra l’altro , a supporto dell’attività del Comitato, la
Commissione per lo sviluppo sostenibile;
VISTE le risultanze della seduta di insediamento della predetta Commissione in data 8.9.1998, in
particolare per quanto riguarda l’inserimento del citato Gruppo di Lavoro istituito con DPCM il
20.3.1998 nell’ambito della Commissione stessa;
VISTO lo schema di decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 10 luglio
1998, che stabilisce le funzioni dell'ENEA come Agenzia Nazionale per l'Energia e l'Ambiente,
finalizzata in particolare a "fornire supporto tecnico specialistico alle Amministrazioni competenti
per le azioni pubbliche in ambito nazionale ed internazionale";
CONSIDERATO che il Protocollo di Kyoto in data 10.12.1997:
a) ha stabilito che dovranno essere ridotte le emissioni dei sei principali gas serra, non controllati
dal Protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono, individuati nell'Anidride
Carbonica (C02 ), il Metano (CH4), il Protossido di azoto (N2O), gli Idrofluorocarburi (HFC), i
Perfluorocarburi (PFC) e l'Esafluoruro di zolfo (SF6);
156
b) ha individuato le azioni che dovranno essere realizzate dai Paesi "Annex 1" (Paesi industrializzati
e Paesi con economia in transizione) per la riduzione delle emissioni, con particolare riferimento a:
• promozione dell'efficienza energetica in tutti i settori;
• sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative
per la riduzione delle emissioni;
• protezione ed estensione delle foreste per l'assorbimento del carbonio;
• promozione dell'agricoltura sostenibile;
• limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori
energetici;
• misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra;
c) ha istituito tre meccanismi di flessibilità, integrativi alle azioni nazionali, per contribuire
all’attuazione degli impegni di riduzione delle emissioni attraverso la realizzazione di azioni comuni
tra più paesi "Annex 1" (Joint Implementation), o mediante la cooperazione con i paesi "Non Annex
1" (Paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione) per lo sviluppo compatibile ( Clean
Development Mechanism), oppure attraverso il commercio internazionale dei permessi di
emissione ( Emissions Trading );
d) ha individuato come misura aggiuntiva per la riduzione delle emissioni anche l'assorbimento di
carbonio ottenuto mediante attività di afforestazione e riforestazione a partire dal 1990;
CONSIDERATO che i programmi individuati dalla richiamata delibera del 3.12.1997 sono
coerenti con le azioni individuate dal Protocollo di Kyoto e con le politiche e misure richiamate
dalla decisione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'UE del 17 giugno 1998;
CONSIDERATO che il mercato nazionale dell'energia dovrà attuare entro tempi brevi profonde
modifiche determinate dalla attuazione delle direttive europee in materia di liberalizzazione del
mercato e uso efficiente dell'energia elettrica, oltreché‚ in materia di distribuzione e vettoriamento
del gas naturale e che, a tal fine, è stata convocata per il 25-28.11.1998 la Conferenza
Nazionale Energia e sull’Ambiente;
RITENUTO che i programmi per la riduzione delle emissioni di gas serra individuati dalla delibera
del CIPE del 3 dicembre 1997, e predisposti secondo le indicazioni del Protocollo di Kyoto e
nell'ambito delle linee guida definite dall'Unione Europea, potranno costituire una opportunità per
la modernizzazione dell'Italia secondo i criteri dell'efficienza ambientale ed energetica, ed aprire
nuove prospettive alla cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo e quelli del
centro-Est Europa ad economia in transizione;
PRESO ATTO del documento "Linee Guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle
emissioni dei gas serra", predisposto dal Gruppo di Lavoro Interministeriale;
VISTA la proposta del Ministero dell’Ambiente n. 3782/98/SIAR del 29 settembre 1998
DELIBERA
1. Sono approvati i seguenti obiettivi di riduzione delle emissioni, che includono anche quelli
conseguibili con i meccanismi di flessibilità istituiti dal protocollo di Kyoto e le relative azioni
nazionali contenute nelle "Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle
emissioni dei gas serra" citate in premessa
157
azioni nazionali per la riduzione delle emissioni dei gas serra
aumento di efficienza nel parco termoelettrico
riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti
produzione di energia da fonti rinnovabili
riduzione dei consumi energetici nei settori industriale / abitativo /
terziario
riduzione delle emissioni nei settori non energetici
assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste
totale
mt CO2
2002
mt CO2
2006
mt CO2
2008-2012
-4/5
-4/6
-4/5
-10/12
-9/11
-7/9
-20/23
-18/21
-18/20
-6/7
-12/14
-24/29
-2
-7/9
-20/25
-45/55
-15/19
(-0,7)
-95/112
1.1. Per la promozione e lo sviluppo delle azioni nazionali, in attesa dell’eventuale costituzione di
un apposito fondo per la protezione del clima, si farà fronte oltre che con le linee di bilancio
ordinarie di ciascuna Amministrazione interessata, con le risorse finanziarie finalizzate, secondo
quanto previsto dal d.d.l. collegato alla finanziaria ’99 (atto Camera 5267 - art. 8 - lett. e), a
misure compensative di settore con incentivi per la riduzione delle emissioni inquinanti per
l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili.
1.2. La Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, predispone i provvedimenti attuativi di cui alla
presente delibera, e svolge in via generale l’attività di monitoraggio sulla attuazione delle politiche
e misure nazionali individuate dalle Linee Guida, valutando altresì la coerenza dei programmi e
degli investimenti pubblici con gli obiettivi di riduzione delle emissioni individuati dalla presente
delibera tenendo anche conto del livello realizzativo delle azioni predisposte in ottemperanza alle
decisioni comunitarie dagli altri Paesi dell’U.E.
1.3. Il supporto tecnico all’attività della Commissione Sviluppo Sostenibile è assicurato dal Gruppo
di Lavoro Interministeriale richiamato in premessa - integrato dai rappresentanti dei Ministeri degli
Affari Esteri, delle Finanze e del Commercio con l’Estero - e coadiuvato dall’ENEA, nell’ambito
degli accordi di programma con i Ministeri dell’Ambiente e dell’Industria.
I criteri e le modalità di funzionamento del Gruppo di Lavoro, nonché le eventuali modifiche nella
composizione, saranno stabiliti con provvedimento della Commissione.
1.4. La Commissione promuoverà l’organizzazione di un osservatorio per il monitoraggio
dell’attuazione dei programmi e delle misure previsti dalla presente delibera in collaborazione con
ENEA, ANPA, le Amministrazioni dello Stato, le Regioni e le Province Autonome.
2. Sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile e tenuto conto delle conclusioni
della Conferenza Nazionale Energia Ambiente, richiamata in premessa:
2.1. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri della Pubblica
Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dei Lavori Pubblici,
dell'Industria, per le Politiche Agricole, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione
del CIPE il "Programma nazionale per l'informazione sui cambiamenti climatici", con riferimento
prioritario a :
a. sviluppo di programmi di informazione al pubblico a cura delle Amministrazioni Pubbliche;
b. promozione di campagne di informazione da parte di imprese pubbliche e private,
associazioni, mediante accordi con le Amministrazioni Pubbliche.
158
c.
d.
e.
f.
g.
h.
i.
j.
k.
l.
2.2. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro dell'Università e
della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dell'Industria, dei Lavori Pubblici e per le Politiche
Agricole, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione del CIPE il "Programma
nazionale per la ricerca sul clima", sulla base dei seguenti criteri:
censimento delle attività di ricerca in Italia sulla protezione del clima;
sviluppo dei programmi di ricerca, in collegamento con la comunità scientifica internazionale,
ed i programmi internazionali , con priorità alle attività organizzate nell'ambito WMO e IPCC.
2.3. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro per le Politiche Agricole, d'intesa con i Ministri
dell'Ambiente, dell'Industria, dei Trasporti, delle Finanze e dell'Università e della Ricerca
Scientifica e Tecnologica, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione del CIPE
il "Programma nazionale per la valorizzazione delle biomasse agricole e forestali" per il
raggiungimento degli obiettivi indicati dalle Linee Guida, che individua i criteri e gli indirizzi
finalizzati a :
coltivazioni destinate totalmente o parzialmente alla produzione di energia;
recupero di residui e sottoprodotti agricoli, forestali, zootecnici ed agroindustriali per la
produzione di energia;
produzione di biocombustibili e biocarburanti;
produzione di energia termica e/o elettrica da biomasse;
impiego di energia da biomasse nei settori dei trasporti e del riscaldamento;
applicazione di misure di compensazione, di agevolazioni e incentivi per le produzioni agricole
non alimentari, e per la produzione di biocarburanti e biocombustibili;
assorbimento di carbonio dalle biomasse forestali;
accordi volontari tra le Amministrazioni e gli operatori economici del settore agricolo ed agroindustriale per il raggiungimento degli obiettivi individuati dalle Linee Guida.
2.4. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, per le
Politiche Agricole, dei Lavori Pubblici, delle Finanze e dell'Università e della Ricerca Scientifica e
Tecnologica, sentita la Conferenza Unificata, al fine di conseguire gli obiettivi individuati dalle
Linee Guida, sottopone all'approvazione del CIPE il "Libro Bianco per la valorizzazione energetica
delle fonti rinnovabili", predisposto sulla base del "Libro Verde" richiamato in premessa.
2.5. Entro il 31 dicembre 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile, il
Ministro dei Trasporti , nell'ambito del Piano Generale dei Trasporti, d'intesa con i Ministri
dell'Ambiente, dell'Industria e dei Lavori Pubblici, sentita la Conferenza Unificata, ai fini del
conseguimento degli obiettivi individuati dalle Linee Guida, elabora e sottopone all'approvazione
del CIPE il "Libro Bianco per la mobilità sostenibile"
3. Entro il 30 giugno 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile il
Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro della Sanità, dell'Industria, per le Politiche Agricole,
sentita la Conferenza Unificata, al fine di conseguire obiettivi individuati dalle Linee Guida, adotta
i provvedimenti relativi a:
a) definizione dei criteri per l'applicazione delle migliori tecniche disponibili, di cui alla direttiva
96/61/CE, ai fini della migliore efficienza energetica, degli impianti di produzione di energia
elettrica e industriali;
b) regolamentazione della combustione delle biomasse a fini energetici;
c) regolamentazione degli usi dei biocarburanti e dei biocombustibili ai sensi dell'art. 2 della legge
8 luglio 1986, n. 349
4. Entro il 31 dicembre 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile, il
Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente e dei Lavori Pubblici, sentita la
159
Conferenza Unificata, stabilisce gli standards e le linee guida per l'uso di dispositivi energetici più
efficienti e per la riduzione dei consumi per il riscaldamento ed il condizionamento, nel settore
dell'edilizia civile, sia pubblica che privata al fine di conseguire gli obiettivi individuati dalle Linee
Guida.
5. Entro il 31 dicembre 1999, laddove non siano stati stipulati accordi volontari tra gli operatori e
le Amministrazioni che soddisfino agli obiettivi indicati dalle Linee Guida, sulla base dei lavori
della Commissione Sviluppo Sostenibile:
5.1. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro della Sanità, dell'Industria, per le Politiche
Agricole e dei Trasporti, sentita la Conferenza Unificata, - anche in considerazione della direttiva
96/62/CE per la tutela della qualità dell'aria, delle direttive europee "auto oil" in materia di
emissioni dagli autoveicoli, delle decisioni adottate dal Consiglio dei Ministri dell'UE in materia di
riduzione dei consumi di carburanti fossili, della legge 413/97 in materia di prevenzione
dell'inquinamento atmosferico da benzene e da idrocarburi policiclici aromatici, al fine di
conseguire gli obiettivi individuati dalle Linee Guida, adotta i provvedimenti relativi a:
a) impiego obbligatorio del biodiesel, negli autoveicoli destinati al trasporto pubblico, a partire dai
Comuni con oltre 100.000 abitanti;
b) impiego obbligatorio del biodiesel, in miscela con il gasolio distribuito nella rete;
c) impiego del bioetanolo, ai fini della produzione di ETBE da miscelare nelle benzine distribuite
nella rete;
d) impiego obbligatorio del biodiesel, in miscela con gasolio destinato alla nautica da diporto.
5.2. Il Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente e della Sanità, sentita la
Conferenza Unificata, - anche in considerazione della direttiva 96/61/CE per la prevenzione e il
controllo integrato dell'inquinamento e della direttiva 96/92/CE per la liberalizzazione del mercato
e l'uso efficiente dell'energia elettrico - individua i criteri e le misure per aumentare l'efficienza del
parco termoelettrico, a partire dagli impianti di produzione di energia che comportano alti
consumi e basse rese e che sono destinati ad un ruolo marginale, per effetto della stessa
liberalizzazione del mercato elettrico.
5.3. Il Ministro dell'Industria, d'intesa con il Ministro dell'Ambiente, sentita la Conferenza Unificata,
stabilisce gli standards e le linee guida per la riduzione dei consumi energetici nei settori industriali
e terziario, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida.
5.4. Il Ministro dei Trasporti, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, dell'Industria, e dei Lavori
Pubblici, sentita la Conferenza Unificata, adotta i provvedimenti relativi alla riduzione delle
emissioni di anidride carbonica nel settore dei trasporti, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati
dalle Linee Guida, considerando il seguente ordine di priorità:
a) sostituzione progressiva della flotta autoveicoli pubblici con autoveicoli a basse emissioni;
b) sviluppo del trasporto rapido di massa nelle aree urbane e metropolitane, con la contestuale
limitazione del traffico autoveicolare privato, e la promozione dei percorsi ciclabili urbani;
c) trasferimento di una quota progressiva del trasporto merci da strada a ferrovia/cabotaggio.
5.5. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri dell'Industria e per le Politiche Agricole, sentita
la Conferenza Unificata adotta i provvedimenti relativi alla riduzione delle emissioni nei settori non
energetici, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida, considerando il seguente
ordine di priorità:
a) riduzione delle emissioni di protossido di azoto dai processi industriali;
b) promozione del riciclaggio dei rifiuti;
160
c) riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti;
d) riduzione delle emissioni di metano dagli allevamenti agricoli
e) limitazioni dell'impiego di idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo, nei processi
industriali e negli usi delle apparecchiature contenenti tali sostanze.
I suddetti provvedimenti e misure possono essere emanati anche con riferimento a specifici settori
per i quali non siano stati definiti gli accordi volontari, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi
individuati dalle Linee Guida, ovvero in caso di mancato rispetto degli accordi volontari stessi
6. Entro il 30 giugno 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile:
6.1. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri, dell'Industria, per le Politiche Agricole, dei
Lavori Pubblici, della Ricerca Scientifica, delle Finanze, del Tesoro, e del Commercio con l'Estero e
degli Affari Esteri, sentita la Conferenza Unificata, individua i criteri e le misure per favorire le
iniziative da sviluppare nell'ambito dei meccanismi di "Joint Implementation" e "Clean Development
Mechanism" , e in particolare stabilisce:
a) le modalità attraverso le quali le rappresentanze italiane nei paesi firmatari del Protocollo di
Kyoto, presso le Nazioni Unite, e presso le istituzioni finanziarie multilaterali, dovranno promuovere
e assistere i programmi italiani di cooperazione nell'ambito dei meccanismi del Protocollo di Kyoto,
in particolare valorizzando gli effetti dei programmi di cooperazione economica e industriale sulla
riduzione delle emissioni tendenziali dei gas serra. A tal fine Il Ministero degli Affari Esteri
impartisce le opportune direttive alle rappresentanze italiane nei paesi firmatari del Protocollo di
Kyoto, presso le Nazioni Unite e presso le istituzioni finanziarie multilaterali;
b) le misure a favore delle imprese che partecipano ai programmi di cooperazione internazionale
nell'ambito dei meccanismi del Protocollo di Kyoto, sulla base di accordi volontari con le
Amministrazioni Pubbliche;
c) l'istituzione di una Segreteria "dei meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto" con la
partecipazione del Ministero dell'Ambiente, del Ministero dell'Industria, del Tesoro e degli Affari
Esteri per la promozione di progetti che dovranno comunque essere attuati nell'ambito di accordi
volontari tra l'Amministrazione e le imprese.
6.2. Il Ministro del Tesoro, d'intesa con i Ministri delle Finanze, dell'Ambiente, dell'Industria, del
Commercio con l'Estero, sentita la Conferenza Unificata, stabilisce le procedure per il commercio
dei permessi di emissione nell'ambito del meccanismo di "Emissions Trading" adottato dal
Protocollo di Kyoto, e definisce le modalità attraverso le quali la segreteria di cui al precedente
punto 5.1. c) certifica le transazioni dei permessi di emissione
7. Entro il 31 dicembre 1999, il Ministro dell'ambiente, sulla base delle proposte formulate dalla
Commissione Sviluppo Sostenibile, presenterà un rapporto al CIPE ed alla Conferenza Unificata
sull'attuazione della presente delibera. Il rapporto, oltre a documentare lo stato di attuazione dei
programmi e delle misure previste, dovrà indicare, per quanto possibile, l'articolazione e la
dimensione su scala regionale delle misure di riduzione.
Roma, 19 novembre 1998
IL PRESIDENTE
(On.le Massimo D’Alema)
161
APPENDICE 2
d. ACCORDO SUL PROTOCOLLO DI KYOTO COMPROMESSO TRA UE E GIAPPONE
24 luglio 2001, Articolo messo in Rete alle 13:34 ora italiana (11:34 GMT)
Con il contributo di Reuters
BONN (CNN) -- I ministri dell'Ambiente riuniti a Bonn hanno raggiunto un accordo che permette
di salvare il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas responsabili dell'effetto serra.
Al termine di una settimana di trattative e di una maratona negoziale durata oltre 24 ore,
Giappone, Australia, Canada e Russia hanno accettato la soluzione di compromesso proposta
dall'Unione europea. Alcuni dei 185 Paesi presenti alla conferenza Onu di Bonn potrebbero
ancora bocciare l'intesa durante la riunione plenaria che si svolgerà nelle prossime ore, ma
l'accordo tra le maggiori potenze industriali scongiura il rischio di un fallimento che dopo la
marcia indietro di Washington avrebbe significato la morte del protocollo.
Al termine di una settimana di trattative e di una maratona negoziale durata oltre 24 ore,
Giappone, Australia, Canada e Russia hanno accettato la soluzione di compromesso proposta
dall'Unione europea. Alcuni dei 185 Paesi presenti alla conferenza Onu di Bonn potrebbero
ancora bocciare l'intesa durante la riunione plenaria che si svolgerà nelle prossime ore, ma
l'accordo tra le maggiori potenze industriali scongiura il rischio di un fallimento che dopo la
marcia indietro di Washington avrebbe significato la morte del protocollo.
Un portavoce del capo della delegazione Ue, il ministro dell'Energia belga Olivier Deleuze, ha
reso noto che Tokyo ha ottenuto una clausola di eccezione particolare e ha lasciato cadere le
proprie perplessità sui meccanismi tramite i quali rendere legalmente vincolante il protocollo del
1997.
Per il momento i contenuti dell'intesa non sono stati resi noti nel dettaglio. E soprattutto non è
chiaro che tipo di concessione sia stata fatta al Giappone. Una fonte ha detto di ritenere che
molto semplicemente si siano rinviati i passaggi controversi del testo sui meccanismi di attuazione
a trattative a più basso livello da tenere nei prossimi giorni sempre a Bonn.
"Abbiamo portato a termine l'operazione di salvataggio. Abbiamo salvato il protocollo di Kyoto. E'
un grande risultato perché ce lo porteremo dietro per molti anni", ha commentato il commissario
europeo all'Ambiente, Margot Wallstrom.
"E' un giorno radioso per l'ambiente. E' un progresso enorme l'aver raggiunto un risultato in questo
negoziato internazionale molto complesso. E' un grande sollievo", ha dichiarato il ministro per
l'Ambiente britannico Michael Meacher.
Il consenso di Tokyo era diventato fondamentale dopo che in marzo il presidente degli Stati Uniti
George W. Bush aveva annunciato che non avrebbe ratificato il trattato.
Con il protocollo definito a Kyoto nel 1997, i 30 Paesi più industrializzati si sono impegnati a
ridurre - tra il 2008 e il 2012 - l'emissione dei gas nocivi del 5,2 per cento rispetto ai livelli del
1990. Ma la posizione assunta da Washington ha messo seriamente in pericolo la ratifica del
trattato, per la quale sono stati fissati un quorum del 55 per cento dei Paesi firmatari che
rappresentino il 55 per cento delle emissioni complessive e un termine alla fine del 2002.
Il Giappone aveva chiesto un approccio più morbido rispetto a quello proposto dall'Unione
europea. Giappone, Canada, Russia e altri Paesi avevano già spuntato dall'Ue una serie di
162
concessioni sul computo dell'assorbimento di gas da parte delle foreste nei propri obiettivi di
riduzione delle emissioni. Questo implicherà che il taglio globale sarà soltanto un terzo di quanto
fosse stato previsto inizialmente.
Una prospettiva che lascia insoddisfatti molti ambientalisti, anche se si riconosce che un accordo
"zoppo" è meglio di niente. Soprattutto, ha sottolineato Bill Hare di Greenpeace, l'intesa di Bonn
"dimostra che George Bush è completamente isolato nel dibattito sul clima". "E' il secondo passo
nell'attuazione del protocollo, un passo atteso a lungo", ha aggiunto Hare.
Gli Stati Uniti sono a questo punto l'unica potenza mondiale che non accetta il trattato, già
ratificato da una trentina di Paesi. La delegazione Usa ha partecipato alle trattative di Bonn, ma
non ha commentato l'accordo.
163
APPENDICE 2
e. L'EFFETTO SERRA, CHE COS'È E COSA SI PUÒ FARE
Il sole 24 ore, 20 aprile 2001
Per ridurre l'aumento progressivo della temperatura del pianeta terra, occorre ridurre le emissioni e
proteggere le foreste
Viene chiamato comunemente effetto serra la tendenza all'aumento progressivo della temperatura
media della terra.
Il nome è dovuto alla natura del fenomeno, che viene sfruttato appunto nelle serre per uso
agricolo, derivante dalla differente trasparenza di varie sostanze alle diverse lunghezze d'onda
della radiazione che le attraversa. La luce emessa dal sole, infatti, è composta da un ampio spettro
di lunghezze d'onda di cui solo una piccola parte raggiunge la terra, mentre la parte restante viene
bloccata dalla presenza dell'atmosfera. Quando la radiazione luminosa colpisce una superficie
viene in parte riflessa ancora come radiazione luminosa, in parte assorbita, ed in parte riemessa
sotto forma di radiazione a lunghezza d'onda maggiore (infrarossa).
Nelle serre agricole il vetro che costituisce le pareti ha un'ottima trasparenza alle lunghezze d'onda
della luce visibile, ma risulta praticamente opaco per le lunghezze d'onda infrarosse. Quindi la
parte di radiazione infrarossa che viene riemessa dalla superficie illuminata rimane intrappolata
all'interno della serra.
Un analogo fenomeno avviene per la presenza dell'atmosfera sulla terra: la quantità di energia
riemessa verso lo spazio dipende dalla trasparenza dell'atmosfera alle varie lunghezze d'onda. Se
questa cambia, cambia anche la temperatura globale della terra, perché questa è il risultato finale
della somma di tutti gli scambi termici fra terra, sole e spazio circostante.
Negli ultimi anni si è evidenziato un innalzamento progressivo della temperatura media della terra
che si ritiene dovuto ad effetto serra, ovvero alla diminuzione della trasparenza dell'atmosfera alle
lunghezze d'onda infrarosse. Gli esperti sembrano concordare sul fatto che la causa principale sia
da attribuirsi all'aumento della percentuale di anidride carbonica (CO2) dovuta principalmente
alla produzione di tale gas in tutte le forme di combustione utilizzate per varie attività umane e
proncipalmente per la produzione di energia.
Ma quali sono i provvedimenti da assumere per fermare l'effetto serra ?
Per ridurre la quantita' di anidride carbonica immessa nell'atmosfera ci sono essenzialmente due
modi:
1) Ridurre l'uso di combustibili, o riducendo la produzione mondiale di energia o convertendo la
produzione a metodi nucleari (che hanno comunque anch'essi varie e gravi controindicazioni).
2) Aumentare la superficie della terra coperta da foreste, in quanto la funzione clorofilliana delle
piante utilizza l'anidride carbonica dell'atmosfera estraendo dalla molecola il carbonio e
rilasciando ossigeno.
Entrambi i metodi sembrano però in aperto contrasto con le tendenze attuali in tutto il mondo e,
nonostante gli sforzi di tutte le associazioni interessate, non sembra che per il momento abbiano
probabilità di essere adottati.
164
APPENDICE 3
I Principi di Hannover
Guide per la progettazione sostenibile formulate dall’architetto William McDonough nel1992 per
l’Expo 2000 ad Hannover, Germania.
I Principi di Hannover devono essere visti come un documento vivente indirizzato alla
trasformazione e crescita della comprensione della nostra interdipendenza con la natura, per
poterli adottare come parte della nostra conoscenza per il futuro sviluppo del mondo.
1. Insistere nei diritti dell’umanità e della natura di coesistere in una sana condizione sostenibile.
2. Riconoscere l’interdipendenza. Gli elementi della progettazione umana interagiscono e
dipendono dal mondo naturale, con ampie e diverse implicazioni in tutte le scale. Ampliare le
considerazioni relative alla progettazione per esplorare anche gli effetti più distanti.
3. Rispettare i rapporti tra spirito e materia. Considerare tutti gli aspetti dell’insediamento umano,
incluso la comunità, l’abitazione, l’industria e il commercio in termini di connessioni esistenti e
in sviluppo tra la coscienza spirituale e materiale.
4. Accettare la responsabilità delle conseguenze delle decisioni progettuali nei riguardi del
benessere dell’uomo, della viabilità dei sistemi naturali e del loro diritto di coesistere.
5. Creare oggetti non pericolosi con validità a lungo termine. Non lasciare in eredità alle future
generazioni requisiti di manutenzione o di gestione o vigilanza di possibili pericoli a causa
della creazione non curata di prodotti, processi o standards.
6. Eliminare il concetto di spreco. Valutare ed ottimizzare l’intero cerchio di vita dei prodotti e dei
processi per il raggiungimento dello stato dei sistemi naturali nei quali non esiste lo spreco.
7. Appoggiarsi nei flussi di energia naturale. I progetti umani devono, come nel mondo vivente,
derivare le forze creative dal perpetuo guadagno solare. Incorporare questa energia
efficientemente ed in modo sicuro per l’uso responsabile.
8. Capire i limiti della progettazione. Nessuna creazione umana dura per sempre e nessun
progetto risolve tutti i problemi. Quelli che creano e pianificano devono essere umili nei
confronti della natura. Trattare la natura come il modello, non come un inconveniente da
evadere e controllare.
9. Cercare miglioramenti costanti condividendo la conoscenza. Motivare la comunicazione diretta
ed aperta tra colleghi, produttori e utenti per mettere in relazione le considerazioni sostenibili a
lungo termine con etica e responsabilità. Stabilire un rapporto integrale tra processi naturali e
attività umana.
165