Politecnico di Milano Università Federico II di Napoli Dottorato di Ricerca in Arredamento e Architettura degli Interni Ciclo XII LA PROGETTAZIONE CONSAPEVOLE DELL’AMBIENTE DI LAVORO Dottorando Mauricio Cárdenas Laverde Relatore Prof. Arch. Arturo Dell’Acqua Bellavitis Correlatore Prof. Arch. Silvia Piardi Milano, dicembre 2001 RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare il Professor Arturo Dell’Acqua Bellavitis, relatore della tesi, per aver creduto nel tema della mia ricerca, per i preziosi consigli e le proposte che ne hanno sensibilmente migliorato lo svolgimento. Ringrazio la Professoressa Silvia Piardi, correlatrice della tesi, per i suggerimenti stimolanti, le proposte e le critiche sempre costruttive che hanno contribuito al miglior sviluppo del tema. Ringrazio, inoltre, i Docenti del Collegio per l’attenzione con cui hanno seguito lo svolgimento del mio lavoro, lo studio Ottavio Di Blasi Associati di Milano e lo studio Renzo Piano Building Workshop di Parigi per il materiale messo a disposizione. Voglio infine ringraziare mia moglie Elisa per avermi sostenuto durante lo svolgimento di questa ricerca. INDICE 1 Introduzione 1.1 Lo spazio di lavoro come tema di ricerca 1.2 Filosofia e strategia della ricerca 1.3 Strumenti di ricerca 2 Storia Introduzione 2.1 Inizio del XX secolo: dall’ufficio come fabbrica allo spazio tayloriano 2.2 1950 – le scatole di vetro e lo sviluppo dello spazio ad open plan 2.3 1960 – l’ufficio come paesaggio 2.4 1970 – l’ufficio sperimentale 2.5 1980 – l’ufficio elettronico 2.6 1990 – l’ufficio virtuale Appendice: Lista cronologica di eventi che hanno influenzato e determinato la concezione e lo sviluppo dello spazio di lavoro Bibliografia capitolo 3 La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro Introduzione 3.1 Comfort e benessere ambientale 3.2 Le condizioni di benessere 3.2.1 La zona di comfort 3.2.2 L’uomo come macchina termica 3.2.3 L’indice di comfort 3.3 Il controllo ambientale 3.4 La progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali: tre esempi progettuali 3.4.1 Il Memorial di Gorée a Dakar, Senegal 3.4.2 L’Università di Cipro, Nicosia 3.4.3 Scuola Polivalente a Fréjus, Francia Bibliografia capitolo 4 Nuovi scenari dello spazio di lavoro: analisi di progetti guida Introduzione 4.1 Parametri per l’analisi dei progetti guida 4.2 Sede centrale della Commerzbank a Francoforte, Germania, Norman Foster and Partners 4.3 Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG ad Hannover, Germania, Herzog and Partner 4.4 Personal Environments System, Stati Uniti, Johnson Controls Incorporated 4.5 Rettorato dell’Accademia della Antille, Martinica, Christian Hauvette 4.6 Edificio Amministrativo a Coventry, Inghilterra, Bennets Associates 4.7 Technocentre Renault a Guyancourt, Francia, Denis Valode et Jean Pistre 4.8 Nuova sede del Gruppo “Il Sole 24 Ore” a Milano, Italia, Renzo Piano Building Workshop 1 2 3 4 5 7 11 13 17 20 24 31 32 33 35 35 36 38 43 45 48 51 54 56 58 60 62 68 76 83 89 94 99 4.9 Sede centrale della banca ING ad Amsterdam, Olanda. Ton Alberts e Max van Huut Bibliografia capitolo 5 Conclusioni e riflessioni Tabella sinottica Tabella riassuntiva Appendice 1: Dichiarazione di interdipendenza per un futuro sostenibile Congresso Mondiale di Architetti UIA / AIA, Chicago 18-21 giugno 1993 Appendice 2: Il Protocollo di Kyoto a. Kyoto, il Protocollo della discordia b. Testo integrale del Protocollo di Kyoto c. Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione dell’emissione del gas serra d. Accordo sul Protocollo di Kyoto, compromesso tra Ue e Giappone e. L’effetto serra, che cos’è e cosa si può fare Appendice 3: I Principi di Hannover 107 115 118 131 132 135 137 139 155 162 164 165 1. INTRODUZIONE 1.1 Lo spazio di lavoro come tema di ricerca “Per gli studiosi di architettura, d’interni e di design, “l’ufficio” ha sempre rappresentato una difficile area di confine. Lo testimonia la scarsità di letteratura storico-critica ad esso dedicata, se si escludono le trattazioni manualistiche e scientifiche più recenti. L’architettura e gli interni per ufficio considerati come una branca delle rispettive discipline hanno in confronto ad esse, un’origine e una tradizione molto recenti e sono perciò caratterizzati da tipologie tuttora instabili, in continuo aggiornamento, nonostante il loro appariscente livello di complessità tecnologica.” arch. Mario Bellini (1) Il tema di ricerca “La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro” è introdotto dall’analisi di modelli propositivi che rispondono alle aspirazioni degli utenti, alla tutela dell’ambiente e alla nuova sensibilità verso il “benessere”. Gli stereotipi americani ed europei cominciano a diventare obsoleti. Sempre meno persone vogliono lavorare in spazi profondi con ambienti interni controllati dagli impianti. Gli uffici convenzionali tendono a combattere contro la natura anziché lavorare con l’ambiente; così facendo tendono a sprecare energia e falliscono nel soddisfare i minimi standard di comfort. Questi spazi “lussuosi” hanno costi sempre più difficili da sostenere. Gli uffici convenzionali non hanno la capienza né la flessibilità per disporre i nuovi sistemi di tecnologia informatica che determinano il nuovo modo di lavorare. L’applicazione di modelli alternativi nella progettazione dello spazio interno di lavoro è diventata una necessità. A partire degli anni Novanta architetti ed ingegneri hanno risposto a questa sfida in modo molto interessante. I clienti, divenuti sempre più coscienti e sensibili a queste tematiche, hanno portato al superamento del conservatorismo dei “developer” e i progettisti stanno superando i vecchi schemi, sviluppando con nuovi modelli le potenzialità della progettazione consapevole e sensibile ai problemi ambientali. Le innovazioni nella ricerca sulla “pelle” per edifici energeticamente efficienti sono diventate numerose. Grande impulso hanno avuto anche lo sviluppo di sistemi di condizionamento più sani ed efficaci e le tecniche ambientali per il raggiungimento del comfort. Non ci sembra più proponibile oggi la presentazione architettonica di un edificio per uffici senza uno schema propositivo di un ambiente interno e del suo funzionamento durante l’anno. Questa ricerca si propone di studiare le risposte architettoniche alle nuove tendenze dell’ambiente di lavoro. Si analizzano spazi interni che rispondono alle tematiche ambientali e ai nuovi modi di lavorare. I casi di studio proposti includono innovazioni spaziali e tecnologiche per creare ambienti più umani, più sensibili e confortevoli come risposta alle nuove esigenze e ai nuovi “patterns” di lavoro. Questi progetti guida sono gli spazi di lavoro del presente e contengono idee propositive e “visionarie” di come potranno divenire in futuro. Ciò che rende questa ricerca diversa è proprio l’assenza di un ristretto punto di vista specialistico a vantaggio di un taglio multidisciplinare e curioso. (1) Introduzione alla pubblicazione di Casciani S., Fiorenza O. Roj M., Workplace/Workscape - I nuovi scenari dell’ufficio, Skira, Milano, 2000. 1 1.2 Filosofia e strategia della ricerca Psicologi, fisiologi, ergonomi ed altri specialisti hanno studiato lo spazio di lavoro nel dettaglio. Hanno studiato il grado d’illuminazione, la quantità d’aria necessaria, i livelli di temperatura e molti altri aspetti. Generalmente la loro analisi si basa su una filosofia di ricerca positivista(1) caratterizzata dalla raccolta oggettiva di dati, da procedure sistematiche, da tecniche quantitative e dalla precisione matematica delle conclusioni. In linea con la filosofia positivista, il ricercatore utilizza strumenti di ricerca sofisticati quali esperimenti di laboratorio, questionari e inchieste. Un approccio di questo tipo è distante dallo spirito di questa ricerca, che è invece guidata da volontà di esplorazione ed ha come scopo quello di “capire” anziché “comprovare”. La strategia proposta comprende sia il ricorso ad un’analisi dei parametri di comfort, in cui l’uomo viene visto come sistema naturale di riscaldamento e raffreddamento, sia l’individuazione di una metodologia di progetto che propone l’utilizzazione strategica di dispositivi particolarmente efficaci per il controllo ambientale, attraverso la regolazione dei principi naturali. STRUTTURA DELLA RICERCA (1) Meel van, J.,The European Office, office design and national context, 010 Publishers, Rotterdam, 2000. L’autore sostiene l’esistenza di due filosofie di ricerca: quella positivista e quella interpretativa. Questa ricerca segue quest’ultima. 2 1.3 Strumenti di ricerca Nell’esplorare il tema di ricerca proposto sono stati utilizzati principalmente tre strumenti: la letteratura, i progetti guida e il ridisegno dei progetti guida. Questi strumenti sono stati scelti in modo tale da poter utilizzare la “triangolazione”(1), ossia il processo di comparare e verificare un certo tema attraverso diverse fonti d’informazione. La triangolazione ci permette di avere una visione più completa dei temi analizzati. a. Letteratura La ricerca di letteratura non si limita ad articoli, riviste e libri di architettura sul tema dell’ufficio e dello spazio di lavoro. L’approccio curioso della ricerca ha portato allo studio dell’architettura tradizionale del bacino mediterraneo (trulli pugliesi e dammusi di Pantelleria) e quella dei paesi arabi (le torri del vento iraniane). Sono state inoltre avvicinate altre discipline quali la biologia umana e la termodinamica. La scarsità di letteratura storico-critica dedicata al tema specifico dell’ufficio è stata in parte superata dalla consultazione di trattazioni manualistiche e scientifiche più recenti e di giornali, che si sono rivelati una fonte d’informazione molto utile soprattutto riguardo ai temi più attuali quali il Protocollo di Kyoto e le ultime notizie sull’impatto dell’effetto serra sul pianeta. b. Progetti guida E’ un punto di grande importanza in questa ricerca perché attraverso l’analisi dei progetti guida si verifica la tesi esposta: la progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro. E’ un punto interessante perché denota la metodologia pratica della ricerca, nella quale tutti i principi vengono esposti attraverso esempi progettuali nella maggior parte dei casi costruiti recentemente o in fase di costruzione. c. Il ridisegno dei progetti guida Il ridisegno dei progetti è uno strumento per la miglior comprensione e analisi di ogni progetto e dei suoi dispositivi per il controllo ambientale. E’ anche la creazione di materiale idoneo per una più chiara esposizione del tema in oggetto, soprattutto quando la bibliografia sul tema è scarsa. La maggior parte degli elaborati è stata prodotta per meglio esporre ed argomentare la tesi proposta, avvalendosi anche della “creazione” di disegni non esistenti nelle pubblicazioni disponibili, ma “sintetizzabili” attraverso lo studio e la comprensione dei progetti proposti. Jick, T., Mixing qualitative and quantitative methods: Triangulation in action, in: Administrative Science Quarterly, vol. 24, dicembre 1979, pp.602-611. (1) 3 2.0 STORIA Introduzione In passato, il progetto dello spazio di lavoro era pensato come un’attività lucrativa ma poco creativa. I critici e gli architetti hanno pensato spesso che la natura commerciale degli uffici fosse incompatibile con l'arte dell'architettura. Gli edifici per uffici sono la tipologia più importante del XX secolo. Le fabbriche sono state il simbolo dell'industrializzazione all'inizio del XIX secolo, gli uffici sono il simbolo dell'attuale era post-industriale. Gli edifici per uffici sono dappertutto, dominano la città contemporanea e ospitano più della metà dei lavoratori del mondo occidentale. Gli "skyline" delle grandi città globali non sono più dominati da cattedrali e castelli, simbolo della società del passato, ma da alti edifici commerciali riflettendo il potere delle "corporation" moderne; sono oggi l'indice più noto e visibile delle attività economiche, sociali, tecnologiche e del progresso finanziario. L'importanza dello spazio di lavoro dev’essere vista alla luce della significativa crescita della conoscenza e dell'informazione della nostra società. Il mondo si sta sviluppando verso un'economia del sapere. La produzione del sapere sta diventando più importante della fabbricazione di prodotti. I lavoratori anziché produrre oggetti assistono a riunioni, leggono e scrivono rapporti, usano il computer, parlano con i clienti e navigano su Internet. E' cruciale in tutte le attività economiche la capacità di individuare, controllare, accumulare e generare informazione e conoscenza; sono queste le attività che si svolgono nello spazio di lavoro. Per capire lo spazio di lavoro di oggi è di grande utilità conoscere le sue origini. L'obbiettivo non è quello di ripercorrere la lunga storia del lavoro ma quella molto più breve dell'ufficio. La descrizione storica di questa ricerca è focalizzata sul XX secolo. 4 2.1 INIZIO DEL XX SECOLO: DALL’UFFICIO COME FABBRICA ALLO SPAZIO TAYLORIANO L'inizio del XX secolo è il punto di partenza della grande crescita del numero degli impiegati d'ufficio in Europa. Questa "rivoluzione amministrativa" nacque dalla concentrazione finanziaria e imprenditoriale. Le tecniche di produzione di massa generarono la nascita di grandi società e la conseguente necessità di una maggiore coordinazione e di un'amministrazione più efficace. Come risultato si produsse un incremento in scala del lavoro d’ufficio. Si prospettarono così nuovi lavori d'ufficio molto diversi da quelli del passato. Quello che era un lavoro prestigioso e svolto da uomini, raramente donne, ben educati e che sapevano leggere e scrivere, divenne un lavoro diffuso e di routine; anche le donne cominciarono a svolgerlo. I sociologi si riferiscono a questo fenomeno come alla "proletarizzazione" del lavoro d'ufficio, per indicarne la somiglianza al lavoro in fabbrica. Secolo XIX: lavoro d’ufficio qualificato La crescita e il cambiamento nella natura del lavoro d'ufficio ebbero un grande impatto nella progettazione degli edifici per uffici. Mentre prima gli uffici si trovavano all'interno di piccoli edifici residenziali, diventavano ora i cosiddetti "white collar factories" con piante flessibili e spazi anonimi con macchine da scrivere rumorose. Il modello principale, sia nella organizzazione che negli spazi di lavoro, arrivò dall'America. Negli anni Venti, lo spazio di lavoro in America era fortemente influenzato dalle idee di Frederick Winslow Taylor(1), forse il primo "guru" della gestione. Taylor diede uno sguardo scientifico ai processi del lavoro e trovó il modo per massimizzarne l'efficienza dividendo il processo in una serie di segmenti ripetitivi. Questo modo di lavorare applicato inizialmente all'industria, cominció a diffondersi anche nel lavoro d'ufficio, special- Interno di un ufficio standard dell ’inizio del XX secolo Frederick Winslow Taylor (1856-1915), lo studioso americano che elaborò a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento il metodo di organizzazione scientifica del lavoro chiamato taylorismo. Ipotizzò una meccanizzazione dei processi di costruzione anche nel campo dell'edilizia. (1) 5 mente quando la "Information Technology" (macchine da scrivere, calcolatrici e telefoni) invase l'ambiente di lavoro. Le idee di Taylor vennero tradotte nello spazio di lavoro attraverso la progettazione di spazi a "open plan", con i tavoli disposti in maniera ortogonale, orientati nella stessa direzione, quella del supervisore. L'assenza di divisioni tra gli spazi doveva facilitare lo scambio d'informazione, il flusso del lavoro da un tavolo all'altro, massimizzare il controllo visivo da parte del capo ufficio. L'icona dell'open plan è il Larkin Building a Buffalo, New York (1904) di Frank Lloyd Wright. Le dimensioni, il layout e la tecnologia di questo edificio hanno marcato l'inizio dell'ufficio "corporate" moderno. Quest’edificio serví da riferimento, come mostrò la rivista "Business Man Magazine" del 1907, per gli standard di comfort dell'epoca poiché utilizzava tra i primi l'aria condizionata e i lucernari per portare luce e aria naturale verso l'interno dello spazio. Il lavoro condotto da Frank Lloyd Wright rimane ancora fondativo nella progettazione del posto di lavoro come ambito disciplinare specifico, legato all’interdipendenza dell’interno con l’architettura dell’involucro edilizio destinato a ospitare il lavoro terziario. La pianta libera creata da soluzioni costruttive ingegnose, liberando lo spazio interno dagli ingombri tecnici dell’impianto di condizionamento, relegato nelle quattro torri agli angoli dell’edificio, è però contraddetta dai ristretti spazi personali e dalla presenza di un arredo ancora rigido, seppure a fronte di standard climatici decisamente superiori a quelli dell’epoca. Interno del Larkin Building a Buffalo, New York, 1904. La progettazione dello spazio di lavoro nello stile americano e l’ideologia tayloriana lasciarono un forte segno nel progetto dello spazio di lavoro europeo. Le nuove idee si diffusero attraverso riviste, libri e fiere. In Olanda, per esempio, era stata allestita una grande mostra battezzata "Modern Office Interiors", dove si potevano ammirare gli ultimi sviluppi nella progettazione dello spazio di lavoro, soprattutto quelli americani. Manifesto della mostra olandese sul progetto dell ’ufficio moderno Nonostante la grande attenzione per lo spazio di 6 lavoro "alla americana", gli uffici europei non erano semplici copie dei modelli transatlantici. Lo spazio ad "open plan" si era diffuso lentamente; gli spazi tendevano ad essere piccoli e meno anonimi. Una delle ragione di questa differenza nel progetto era data dal fatto che in Europa le idee tayloriane erano state prese con meno entusiasmo e trovavano resistenza all'interno della tradizione locale di ogni paese, a differenza di quanto era successo in America. La cultura del "business" in Europa era meno "moderna" e razionale di quella americana, e il mercato europeo dello spazio di lavoro era meno sviluppato. Questo può essere spiegato dal fatto che in America la rivoluzione amministrativa era esplosa qualche decennio prima. Un buon esempio di uno spazio di lavoro tayloriano in Europa è la sede della compagnia assicuratrice svedese Thule a Stoccolma. Questo progetto riassume tutti i punti di differenza tra l’adozione del modello ad open plan negli Stati Uniti ed in Europa, dove gli spazi ad open plan si organizzano all’interno di corpi di fabrica meno profondi, creando ambienti di lavoro di dimensioni umane, facilitando l’illuminazione e ventilazione naturale. Pianta tipo, Thule Husset - Stoccolma 2.2 1950 - LE SCATOLE DI VETRO E LO SVILUPPO DELLO SPAZIO AD OPEN PLAN Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale la crescita del lavoro d'ufficio aumentó seguendo la grande espansione economica. Con l'assistenza economica americana, l'Europa occidentale emerse rapidamente dalle rovine e inizió un periodo di prosperità senza precedenti. I paesi che ebbero lo sviluppo più notevole sono la Germania, chiamata la "Wirtshaft Wander", l'Italia del "Miracolo" e la Svezia con i suoi "Record-breaking Years". Questo successo creava grande fiducia nel progresso e nella tecnologia. L'ottimismo, caratteristico di questi anni, introdusse un nuovo tipo di edificio per uffici: la scatola di vetro, un edificio a base rettangolare, alto, con le facciate in vetro. Interno, Thule Husset - Stoccolma 7 Questa tipologia di edificio sarà fortemente associata, per i successivi 50 anni, all'architettura commerciale e internazionale. Gli Stati Uniti, fin dall'inizio del XX secolo, hanno sviluppato una tradizione del grattacielo, con edifici esemplari come il Chrysler Building e l'Empire State Building a New York degli anni Trenta. Negli anni Cinquanta, questa tradizione ricevette nuovi input dalle nuove tecniche di costruzione e dalle nuove idee di architettura. Le innovazioni presero forma in edifici come la Lever House e il Seagram Building a Chicago (paradossalmente quest'ultimo fu progettato da un architetto immigrato dall'Europa, Mies van der Rohe). La loro facciata in vetro è il fatto più interessante; questo tipo di facciata fu molto amato dai "modernisti" per la continuità e leggerezza. Layout delle postazioni di lavoro, Thule Husset - Stoccolma Nei decenni successivi diverrà però evidente che questa tipologia di facciata genera grandi problemi di controllo ambientale, che insieme alla crisi energetica degli anni Settanta, condurrà allo studio di sistemi per la protezione solare, per l’ottimizzazione della ventilazione e l’illuminazione naturale come vedremo nei capitoli successivi. All'interno dell'edificio americano assistiamo ad un altro cambiamento. Con l'introduzione dell'aria condizionata negli anni Trenta e della luce fluorescente negli anni Quaranta, la profondità del corpo dell'edificio non era più delimitata dalla necessità di catturare al suo interno l'aria esterna e la luce naturale. Ora diventava possibile costruire grattacieli con piani molto profondi e una pianta ad "open space", la tipologia di spazio di lavoro universale auspicata da tutti gli architetti moderni. Il ritorno economico era più importante del valore estetico nella progettazione di piani profondi ed ininterrotti. Questi edifici per uffici oltre ad essere economici, erano facili da suddividere e senza "angoli" difficili da affittare. Per gli impiegati, invece, poco era migliorato. Un buon esempio di una "glass box" americana è la Union Carbide Building a New York, progettata da S.O.M. nel 1960. Dall'esterno l'edificio è caratterizzato dalla facciata in vetro e acciaio. Lever House a Chicago 8 All'interno l'aria condizionata e la luce artificiale permisero una grande profondità di corpo e uffici più compatti. Un’importante novitá tecnologica fu il controsoffitto sospeso con la luce artificiale e le bocchette dell'aria incorporate, per soddisfare le esigenze del cliente di un "soffitto flessibile" che si adattasse ai possibili cambiamenti di pareti divisorie. Molti di questi punti rimangono attuali e di interesse con la differenza che lo scopo non è più quello di chiudersi verso l’interno, essere autonomi e dipendere dal buon funzionamento degli impianti ma di interagire con l’esterno, controllando gli elementi naturali per ritrovare un equilibrio ambientale. In Europa le scatole di vetro americane come la Union Carbide Building furono molto pubblicizzati. Le nuove idee trovarono terra fertile nell'opportunità di ricostruire le varie città devastate dalla guerra. La scala degli edifici per uffici in Europa rimaneva comunque più piccola di quella della controparte americana. Union Carbide Building a New York Se paragoniamo gli edifici più alti di New York nel 1950 e quelli di Londra nel 1965, comprendiamo la grande differenze nell’uso dell’altezza negli edifici dei due paesi. I cinque edifici per uffici più alti a New York e Londra erano: New York - 1950 Empire State Building (1931) Chrysler Building (1930) American International Building (1932) 40 Wall Tower (1929) RCA Building (1933) 373 314 285 278 255 m. m. m. m. m. Londra 1965 Shell Center (1961) Portland House (1963) Moore House (1963) Royex House (1963) St Alphage (1961) 107 m. 100 m. 67 m. 67 m. 64 m. Una ragione di questa differenza era data dal contesto urbano europeo, antico e complesso, Pianta tipo, Union Carbide Building 9 completamente diverso da quello americano. Inoltre, gli architetti europei e i clienti dovevano rispettare le leggi vigenti riguardo l'altezza degli edifici nel rispetto del contesto di carattere storico. A Londra, per esempio, nel 1894 l'altezza massima permessa era di 24 m. alla cornice e di 30 m. d’altezza totale. Dopo la seconda guerra mondiale le normative riguardanti le altezze degli edifici erano diventate meno rigide, ma i pianificatori non erano particolarmente attratti dal riflesso di potere delle grandi aziende proposti dalla tipologia del grattacielo. Un "report" del 1956 testimonia che a Londra il consiglio non autorizzava la costruzione di edifici alti. Grattacielo Pirelli, Milano A parte le differenze in altezza, la scala delle "glass boxes" europee era più piccola anche in termini di pianta. La luce artificiale e l'aria condizionata erano molto diffuse anche in Europa, ma questo fatto non portò a soluzioni di pianta profonde come quelle americane. Una possibile ragione è data dal fatto che gli spazi di lavoro profondi americani non si addicevano alla cultura del lavoro europea; un'altra ragione era dovuta allo scarso interesse dei progettisti per il layout interno dello spazio di lavoro. Quando i progettisti europei studiavano i grattacieli americani guardavano soprattutto le loro proprietà tecniche, lo spessore della pelle, le dimensioni del modulo delle finestre, prestando meno attenzione all'ambiente di lavoro. Il modulo della finestra era di grande interesse, si cercava la proporzione giusta e più efficiente per creare stanze di dimensioni diverse. Il grattacielo Pirelli a Milano (Giò Ponti, 1958) è un interessante esempio di grattacielo europeo; é il prodotto della fiducia nel paese, nell’industria e nella creatività del periodo. Piano tipo, Grattacielo Pirelli Dietro la facciata innovativa lo spazio interno è organizzato intorno ad un corridoio centrale con spazi ad "open space" ad ogni lato. Lo spazio, suddiviso in celle è basato su un modulo di finestra di 95 cm. Interno, Grattacielo Pirelli 10 Se compariamo il corpo di fabbrica del grattacielo Pirelli con quello della Union Carbide, la differenza è evidente. La profondità del piano del grattacielo Pirelli è di 18.5 m. contro i 40 m. della Union Carbide. Lo stesso paragone si può fare con la Portland House (1963) a Londra , il grattacielo Unilever (1963) ad Hamburgo e il Folksamhuset (1959) a Stoccolma. 2.3 1960 - L’UFFICIO COME PAESAGGIO Nel decennio degli anni Sessanta, l'Europa prese il posto dell'America nella progettazione dello spazio di lavoro. Mentre i grattacieli in vetro riflettente venivano replicati dappertutto, un gruppo di consulenza tedesco, i Quickborner Team, lavorava su nuovi concetti dello spazio di lavoro. Secondo Wolfgang e Eberhard Schnelle, capi del gruppo di consulenza, gli edifici per uffici convenzionali non erano più adatti alle necessità del modo di lavorare moderno. Interpretazione dell’ufficio come paesaggio Gli argomenti sviluppati dal Quickborner Team sono validi ancor’oggi e utilizzati nel promuovere nuove soluzioni. Come primo punto ponevano l'accento sull'importanza della comunicazione, seguendo le idee dei pensatori dell'organizzazione come Mayo e McGregor, e dei rapporti umani nel lavoro. Lo scambio d'informazione non doveva più essere in direzione verticale, ossia distribuito dal capo verso i collaboratori, ma in linee funzionali, ignorando le barriere della gerarchia. Il secondo punto trattava la flessibilità; gli spazi di lavoro dovevano essere adattabili a rapidi cambiamenti nell'organizzazione senza interrompere, per quanto possibile, le attività in corso. Il terzo menzionava l'importanza, sempre maggiore, dell’Information Tecnology, che allora era composta da computer grandi come stanze, che si prevedeva prendessero in mano tutte le attività di routine. Le idee dei fratelli Schnelle sulla comunicazione, la flessibilità e le nuove tecnologie sono state riassunte in un concetto chiamato Bürolandschaft, letteralmente l'ufficio come paesaggio. In termini di dimensione e tecnologia questo concetto fu ispirato dagli uffici americani: spazi ampi e aperti con aria condizionata. Piano tipo uffici Bertelsmann a Guttersloh 11 L'architettura dell'interno, d'altra parte, era ispirata da idee lontane dal freddo e dell'efficienza tagliente dell"open space" americano. Lo spazio di lavoro era visto come un guscio dove si svolgevano i processi interattivi. Al suo interno, la comunicazione doveva fluire liberamente senza essere fermata o deviata da muri e porte. Di conseguenza non c'erano uffici privati, né stanze di diverso genere e l'arredo e le attrezzature sembravano essere state messe in modo casuale, senza un "pattern". Gli impiegati, erano tutti nello stesso spazio; l'ordine gerarchico era eliminato! Il primo progetto di tipo “ufficio come paesaggio” fu l'ufficio Bertelsmann, una grande firma di pubblicità a Guttersloh in Germania. Si tratta di un progetto per 270 impiegati nato come progetto studio per una nuova sede per 2.000 persone. L'edificio consiste in un grande spazio aperto rettangolare con pannelli divisori rimovibili e un arredo dalle linee essenziali. La moquette, il sistema del controsoffitto e i pannelli divisori funzionano come superfici di controllo acustico. Le postazioni sono organizzate in base ad uno studio dettagliato della comunicazione tra i differenti gruppi dell'organizzazione. Layout uffici Bertelsmann Una volta realizzati i primi progetti, il lavoro del Quickborner Team cominciò a diffondersi rapidamente attraverso le visite di clienti e progettisti, e numerosi articoli pubblicati su riviste di architettura e libri sull' "office design". I fratelli Schnelle avevano fondato la loro casa editrice. Il loro concetto divenne subito di moda in Europa. L'ufficio come paesaggio sembrava catturare lo spirito del tempo, della società sempre più aperta e recettiva alle nuove idee. Per i progettisti era una nuova soluzione interessante, radicalmente differente dagli uffici convenzionali. Per la comunità di imprenditori era interessante che l'ufficio come paesaggio fosse efficiente dal punto di vista dei costi. Il professore tedesco Siegel, autorità nel campo, commentava: "il basso costo dell'edificio insieme al vantaggio della facile organizzazione interna degli spazi sono gli argomenti più importanti a favore dell'ufficio come paesaggio". Anche dal punto di vista dell’utente l'ufficio come paesaggio rappresentava una buona soluzione. Con spazi ampi, la moquette e le aree di riposo Interno degli uffici Bertelsmann 12 a disposizione, il nuovo modello veniva subito ben accettato, soprattutto dopo le "white-collar factory", modello austero e freddo dei decenni precedenti. Negli spazi di lavoro di oggi possiamo ritrovare alcuni aspetti introdotti dall’ufficio come paesaggio come l’organizzazione dello spazio per facilitare lo scambio d’informazione, la flessibilità e l’integrazione dell’Information Technology. D’altra parte i corpi di fabbrica profondi con spazi di grandi dimensioni all’interno tenderanno invece in seguito a diminuire. 2.4 1970 - L’UFFICIO SPERIMENTALE Durante gli anni Settanta, la popolarità dell'ufficio come paesaggio diminuisce drasticamente in tutta Europa. Siamo all'interno di un contesto di difficoltà economiche a causa della crisi petrolifera del 1973. Come conseguenza i costi del riscaldamento e dell'illuminazione dei grandi spazi degli anni Sessanta diventano insostenibili. La crisi contribuì a mettere in dubbio l'ottimismo sui progressi tecnologici ed economici caratteristici dei due decenni precedenti. Pianta piano tipo, sede IBM a Stoccolma E’ in questo periodo che il progetto dello spazio di lavoro in Europa cominciò a differenziarsi nel Regno Unito e nell'Europa Continentale. Gli uffici come paesaggio divennero fuori moda in entrambi e i progettisti cominciarono a sperimentare nuove tipologie di spazi di lavoro, guidati da motivi diversi e in diverse direzioni. Layout uffici della IBM In Europa Continentale, la perdita di popolarità dell'ufficio come paesaggio inizió con il malcontento degli impiegati. Secondo alcuni studi i fattori di disagio dipendevano dalle variazioni indesiderate di temperatura, dal basso tasso di umidità, dagli alti livelli di rumore, dalla mancanza di luce e ventilazione naturale e dalla mancanza di contatto con l'esterno. Le critiche ebbero un effetto diretto sul progetto dello spazio di lavoro poiché negli anni Settanta, in Europa Continentale, gli impiegati erano diventati sempre più partecipi alla presa di decisione sull'organizzazione generale. In Germania, per esempio, la legge Sede IBM - vista da un’’ufficio verso l’esterno 13 Mitbestimmung del 1976 dava il diritto ai rappresentanti degli impiegati ad assistere alle riunioni assieme ai dirigenti dell'impresa; legislazioni simili cominciavano ad essere adottate anche in Olanda (1979), in Svezia (1977) e in Italia (1975). Facendo uso dei loro nuovi diritti gli impiegati firmarono contro l'ufficio come paesaggio. Il nuovo concetto che venne adattato per rispondere alle nuove esigenze degli utenti è l'ufficio a cellule. La reazione più radicale arrivó dalla Svezia dove era pratica comune dotare ogni impiegato di uno spazio privato con controllo climatico individuale, luce naturale e vista versò l'esterno. Situazione ottimale dal punto di vista del comfort trascurando però un aspetto importante, presente nell’ufficio come paesaggio, che è quello dei rapporti umani nel lavoro. Tendenza che verrà ripresa negli anni succesivi. Interno degli uffici IBM Il progetto per la sede IBM a Stoccolma ne é un ottimo esempio. Nel 1970, all'inizio del processo progettuale, IBM voleva un grande ufficio come paesaggio. La depressione economica fermò tutti i piani fino al 1974 anno in cui si formò un nuovo comitato per costruire un edificio con spazi interni a cellule individuali. Vista a volo d’uccello, Centraal Beheer, Apeldoorn, Olanda In pochi anni c'era stata una svolta radicale nel progetto dello spazio di lavoro. Anche nel resto del Nord Europa la divisione a cellule e la standardizzazione dello spazio di lavoro presero piede. In Olanda lo spazio a disposizione dell'impiegato era passato da 17.5 mq nel 1950 a 25.5 mq nel 1977. Layout degli uffici, Centraal Beheer Non tutti gli architetti e i clienti volevano peró ritornare agli spazi convenzionali con stanze e corridoi. L'architetto olandese Herman Hertzberger formava parte di questa tendenza; egli propose nel 1972 un innovativo progetto per lo stabilimento della Centraal Beheer ad Apeldoorn, Olanda. La scala umana fu la parola chiave per lo sviluppo del progetto. Il progetto nacque dal seguente concetto: "gli impiegati devono sentirsi parte della comunità di lavoratori ma senza perdersi Spazi interni, Centraal Beheer 14 nella folla". L'idea architettonica fu di fare un piccolo villaggio formato da unità, di 8-10 persone, collegate tramite passerelle, con un atrio e degli spazi in comune. Un altro esperimento decisivo, di qualche anno successivo, fu la sede svedese della Canon nel 1978. Venne progettato dai Tengbom Architects, che anni prima erano stati i precursori dell'ufficio come paesaggio in Svezia. Il loro progetto suggerí una soluzione ibrida chiamata combi-office; essa combinó gli spazi a cellula con spazio ad open space. Le cellule furono concepite come piccole stanze con pareti vetrate organizzate sul perimetro dell'edificio. Lo spazio ad open space era al centro e conteneva tutte le attrezzature comuni (la fotocopiatrice, gli archivi, ecc.). Questo spazio centrale era pensato come "soggiorno" dove si stimolava l'interazione tra gli impiegati. Layout uffici, sede Canon, Svezia Nel Regno Unito, l'ufficio come paesaggio non ebbe lo stesso successo che nell’Europa del Nord. Alla fine degli anni Settanta, dopo tentativi promettenti, era divenuto ormai chiaro che lo spazio di lavoro come paesaggio non convinceva. Questa tendenza, non coincideva con i bisogni dei "colletti bianchi" che non potevano esprimere legalmente la loro opinione. Interni della sede Canon Contrariamente agli impiegati dell'Europa Continentale, i colleghi britannici non avevano il diritto di essere coinvolti nella presa di decisioni riguardanti l'ambiente di lavoro. Alla fine degli anni Settanta, la proposta di dare agli impiegati e ai loro rappresentanti più potere fu subito bloccata dall'opposizione dei datori di lavoro. Piano tipo, Faber e Dumas a Ipswich, Regno Unito I britannici sembravano più gerarchici e rigidi della controparte continentale. E' per questa ragione che l'ufficio come paesaggio, con la sua proposta di ideologia egalitaria, non ebbe successo nel Regno Unito. Un altro motivo cruciale era dato dalle condizioni del mercato britannico del periodo. Il mercato dell'ufficio era dominato dagli imprenditori. Le organizzazioni e le società britanniche affittavano gli spazi anziché costruire le loro sedi, come invece facevano le società tedesche, svedesi e olandesi. Nel Regno Unito solo un quinto degli spazi di lavoro era occupato dagli stessi proprietari. I manager britannici Vista esterna, Faber e Dumas 15 raramente commissionavano il progetto degli spazi di lavoro delle loro sedi, motivo per cui avevano meno opportunità di tradurre le loro idee e teorie organizzative nel progetto architettonico. Le normative riguardanti il progetto dello spazio di lavoro rimasero praticamente inalterate poiché i committenti e i progettisti britannici preferivano consultare l'"Offices, Shops and Railway Premises Act", pubblicazione del 1963 che dettava le regole generali per la progettazione. Tenendo conto dei rapporti di potere all'interno del mercato dell'ufficio britannico e dell'atteggiamento degli impiegati, è evidente come la progettazione dello spazio di lavoro nel Regno Unito abbia preso una direzione diversa da quella dell'Europa Continentale. Anche le organizzazioni britanniche adottarono le cellule private abbinate all'open space, ma il concetto dell'ufficio come paesaggio fu sostituito dalla ricerca per la flessibilità e l'efficienza. Layout degli uffici, Faber e Dumas Gli open space britannici ricalcavano i modelli del 1926 ma in maniera più sofisticata. Un’innovazione interessante fu data dall'introduzione dei sistemi d'arredamento. Tra i più interessanti troviamo quelli sviluppati da Herman Miller con l'Action Office: un sistema flessibile progettato per la riduzione dei problemi di privacy e rumore all'interno dell'open space. Uno degli spazi di lavoro britannici più innovativi del periodo è la Willis Faber & Dumas a Ipswich, progettata nel 1975 da Norman Foster. E' interessante che anch'essa sia la sede di una società Assicuratrice, come la Centraal Beheer in Olanda. Ma fatta eccezione la similitudine di funzione, i due edifici non potrebbero essere più diversi. Il concetto della Centraal Beheer era guidato dall'utenza, addirittura doveva essere finita dagli stessi impiegati. Al contrario, la Willis Faber & Dumas ha un ambiente interno molto controllato e "pulito" con una sistemazione ortogonale delle postazioni di lavoro. Il progetto è guidato da un interesse tecnologico che costituí un’innovazione interessante in questo campo: il pavimento galleggiante con tutti i Interno degli uffici, Faber e Dumas 16 servizi integrati. Questa invenzione, insieme al controsoffitto introdotto negli anni Sessanta, è oggi correntemente utilizzata nello spazio di lavoro non solo per alloggiare i servizi ma come dispositivo per il controllo ambientale (come avremo modo di studiare nel capitolo 4). Senza saperlo, i progettisti avevano anticipato la grande importanza dell'Information Tecnology, in un periodo in cui le macchine da scrivere e i telefoni erano gli unici apparecchi d'ufficio visibili. 2.5 1980 - L’UFFICIO ELETTRONICO Nel 1980 il volume d'affari aumentava e la crisi economica era alla fine. Motivate dalla crescita economica, le aziende europee volevano manifestare la loro potenza attraverso magnifici edifici per uffici che riflettessero la fiducia e la tenacia presente nel settore finanziario europeo. Uno degli avvenimenti più determinanti nella progettazione dello spazio del lavoro fu l'arrivo dei personal computer. Fino a questo momento i computer erano macchine voluminose che dovevano alloggiate in stanze apposite, generalmente nei piani sotterranei. Verso la metà degli anni Ottanta, i "personal computer" diventarono comuni in tutti gli uffici d’Europa. I personal computers degli anni 80 Le aspettative generali erano basate sull'idea che i "personal computer" avrebbero cambiato radicalmente il progetto dello spazio di lavoro. L'esperto britannico dell'ufficio, Frank Duffy, disse nel 1984: "tanti edifici per uffici stanno diventando obsoleti rapidamente" ; predizioni più radicali immaginavano il futuro senza più palazzi per uffici e le persone intente a lavorare con personal computers in qualsiasi luogo immaginabile (ispirazione per libri come "Third Wave" di Toffler e "Megatrends" di Naisbett).In realtà, i computer hanno avuto un grande impatto solamente sul livello pratico del progetto dello spazio di lavoro. I nuovi progetti dovevano tenere conto di grandi quantità di cablaggio e di più potenti impianti di condizionamento. I nuovi sistemi informatici furono programmati per creare "edifici intelligenti" dove i sistemi di HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning), di sicurezza e Torre One Canada Square, Londra 17 di manutenzione venivano controllati e regolati automaticamente. La "computerizzazione" dello spazio di lavoro è il risultato di uno sviluppo globale. Problemi di cablaggio e condizionamento dovevano essere risolti in tutti i palazzi per uffici nuovi o esistenti. In tutt’Europa, attraverso riviste e conferenze si trattava il tema dell’Information Technology e degli edifici intelligenti. Questo non significa che gli spazi di lavoro in Europa stessero diventando uguali; le differenze tra gli spazi di lavoro britannici e quelli del Nord Europa erano anzi ancora più marcate. Piano tipo, One Canada Square Nel Regno Unito l’Information Technology era sempre più importante poiché a Londra, capitale finanziaria d'Europa, le società di servizi si espandevano rapidamente e parallelamente l'uso del computer cambiava le condizioni di "fare affari". Lo scambio commerciale "computerizzato" ha creato la necessità di spazi ad open space per lo svolgimento delle attività di scambio commerciale; spazi dotati dell'aria condizionata e dell'infrastruttura per l'Information Technology. Come risposta alla nuova necessità di spazi di lavoro "moderni", i developer britannici studiavano i progetti americani. Parallelamente, i developer e progettisti americani erano attratti dal "boom" della costruzione nel Regno Unito e andavano a lavorare a Londra. L'influenza americana si distese rapidamente a causa dell'enorme sviluppo di Londra. Si è così prodotta la più drammatica e rapida trasformazione fisica che Londra abbia vissuto dall'epoca dell'incendio del 1666. Solo nella City, in un anno si costruirono più spazi di lavoro che nei decenni precedenti. Lloyd’s di Londra Pianta tipo, Lloyd’s di Londra Un'esempio chiaro dell'influenza americana nel Regno Unito è Canary Wharf a Londra. Il progetto guida, One Canada Square Tower (Cesar Pelli, 1991), fu progettato e sviluppato da americani. E' una copia in scala di un grattacielo di Manhattan, e in quel periodo era l'edificio più alto d'Europa. Al suo interno l'edificio seguiva la pianta classica americana con il nucleo centrale, ampie e semplici solette ad ogni piano, grande altezze tra i piani e generose zone di servizio. Layout uffici, Lloyd’s di Londra 18 Questo progetto era l'esempio della fede e della ricchezza che alimentava il business della costruzione; anche se in seguito contribuì alla bancarrotta degli investitori. Un altro edificio caratteristico è la Lloyd's of London, di Richard Rogers (1986). E' il simbolo della vanità dell'azienda tradotto in linguaggio high-tech. La sua caratteristica più interessante è che tutte le funzioni secondarie, ascensori, scale e bagni, sono posizionate all'esterno, intorno al perimetro dell'edificio. Al suo interno, un grande atrio porta la luce naturale dentro i piani molto profondi. Gli spazi sono tutti dotati di pavimento galleggiante e controsoffitti sospesi che contengono cablaggio e servizi. Questo edificio è stato visto come la prima rappresentazione europea di come l’Information Technology possa incidere sull'architettura. Nel Nord d'Europa, edifici come il Lloyd's of London o One Canada Square Tower, non potevano essere costruiti in quel periodo. Al posto dell’"Information Technology", soddisfare l'utente era la più importante determinante per la progettazione degli spazi di lavoro. Dopo il rifiuto verso l'ufficio come paesaggio degli anni Settanta, il progetto dello spazio di lavoro ruotava attorno al layout a cellule. La privacy, il controllo individuale del clima, la luce naturale, le finestre apribili e la vista verso l'esterno erano indispensabili per il benessere degli impiegati. Uno dei tanti manuali per la progettazione dello spazio di lavoro consigliava "una maggiore presenza della natura, per garantire più luce naturale e meno luce artificiale, per il contatto con la natura e una vista verso il mondo esterno". Atrio, Lloyd’s di Londra Questi aspetti di benessere sono parte integrante dei parametri progettuali della progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro e sono presenti nei progetti guida che studieremo più avanti. L’Information Technology sembrava non arrivare in modo significativo ed incisivo in Europa. L'aria condizionata era divenuta popolare, ma i pavimenti galleggianti erano rari; semplicemente non erano necessari perché i corpi degli edifici erano poco profondi, le postazioni di lavoro erano di- Pianta della sede SAS, Svezia 19 sposte vicino alle finestre e il cablaggio per i computer veniva risolto sul perimetro dell'edificio, soluzioni che continuano tutt’ora in quasi tutti gli spazi di lavoro “ordinari”. L'attenzione per il comfort dell'utenza, anziché per l'"Information Technology", comportava spazi di lavoro radicalmente diversi da quelli progettati nel Regno Unito. Gli esempi più interessanti sono il Colonia Building in Germania (1984), il NMB Building in Olanda(1) (1987) e il SAS Building in Svezia (1988). La caratteristica che hanno in comune è che sono stati concepiti come piccole città a scala umana. Sono organizzati come tante "case" collegate da "strade" interne e "piazze". Il proposito fondamentale delle "piazze" (atrio) non era quello di portare dentro la luce naturale (come nel caso del Lloyd's of London) ma di essere il "cuore sociale". Pianta, British Teleco, Stockley Park, Londra 2.6 1990 - L’UFFICIO VIRTUALE All'inizio degli anni Noventa, la richiesta di nuovi palazzi per uffici cominció a diminuire a causa di un rallentamento delle attività economiche. Contemporaneamente emersero nuove idee su come doveva essere lo spazio di lavoro. Queste idee sono basate sui cambiamenti dell'Information Technology in rapporto agli sviluppi delle organizzazioni. Mentre nel 1980 il progetto dello spazio di lavoro si concentrava sulla maniera di ubicare l’Information Technology, questo stesso ora conduceva alla virtualità dello spazio di lavoro. Con i telefoni mobili, i personal computer (hardware), Internet e la posta elettronica (software), gli impiegati sono diventati "liberi" nel tempo e nello spazio. L'Information Technology ha cambiato la concezione del lavoro e della sua organizzazione. Secondo le nuove teorie organizzative, tutte le convenzioni che riguardano il lavoro e l'organizzazione dello stesso, possono essere messe in discussione. Una delle frasi chiave è: "la reingegnerizzazione dei processi del business", utilizzata per enfatizzare la trasformazione dell'or- Layout uffici, British Telecom (1) La sede della NMB ad Amsterdam è attualmente la sede centrale della banca ING (Vedi capitolo 4, punto 4.9.) 20 ganizzazione basata sul progetto integrativo della "Information Technology" e dei processi organizzativi. Re-ingegnerizzazione non era l'unica volontà. Sulla letteratura di business, predominantemente americana, si può leggere di organizzazioni che imparano, organizzazioni virtuali, organizzazioni di appoggio, ecc. Questi sviluppi sembrano proporzionare possibilità mai viste prima per la progettazione dello spazio di lavoro. Le idee utopiche degli anni Ottanta sulle persone che lavoravano "a casa", finalmente sembrano un’opzione realistica. Gli articoli scritti sulla progettazione dello spazio di lavoro mostrano fotografie di persone che lavorano al bar, a casa e addirittura seduti in piscina. Nell'ufficio gli impiegati sono invitati a condividere le postazioni di lavoro, questo è reso possibile dalle reti interne e dagli archivi elettronici, offrendo in questo modo, ad ogni postazione, la massima flessibilità. Interno, British Telecom L'integrazione e l'adozione delle "soluzioni alternative dello spazio di lavoro" varia da paese a paese. Ancora una volta, le differenze maggiori si producono tra il Regno Unito e l'Europa del Nord. Nel Regno Unito i cambiamenti nella progettazione dello spazio di lavoro sembrano essere nella maggior parte dei casi guidate dai costi. Gli open plan rimangono gli spazi standard e diventa popolare in particolare l'"alternative officing" caratterizzato dalla condivisione della postazione di lavoro. Interno sede SOL, Finlandia Un buon esempio è la British Telecom a Stockley Park, Londra, di Norman Foster. Il progetto é concepito come un edificio efficiente tipo "business park". Il suo interno è quasi tutto ad open plan con due tipi di postazione, quella personale e quella condivisa; il progetto è DEGW (1996). Questo edificio ha un’ infrastruttura flessibile che porta a tutte le postazioni audio, data e video. British Telecom presenta questa sua nuova sede come un esempio del suo "Workstyle 2000". Contemporaneamente troviamo una tendenza al rifiuto verso gli ampi spazi in stile americano. Interno Dynamic Office, Uytenhaak, Olanda 21 Dalla metà degli anni Ottanta, mentre i primi studi sulla "Sick Building Syndrome"(1) erano in corso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la percezione degli spazi di lavoro da parte del pubblico aveva subito grandi cambiamenti. Per i fruitori britannici come per quelli del Nord Europa, gli uffici con aria condizionata ma senza vista verso l'esterno e senza luce naturale, erano associati ad impiegati insoddisfatti. Questo fatto ha prodotto una tendenza a costruire palazzi con corpi meno profondi e più bassi, generalmente con finestre apribili. Anche spazi come l'area di relax diventano importanti per creare luoghi di lavoro più umani e atmosfere amichevoli per gli utenti. Layout uffici Dynamic Office Anche nel Nord Europa negli anni Novanta, i costi rimangono il fattore più importante per la presa di decisioni sulla progettazione dello spazio di lavoro. In questo decennio di aggressiva concorrenza globale, i costosi uffici fatti su misura, come la NMB Building in Olanda e la SAS Building in Svezia, non sono più modelli validi. Inoltre gli spazi a cellula non sono più coerenti con i nuovi modi di lavorare secondo i quali l'interazione e il lavoro di gruppo sono le attività centrali. Per rispondere alle nuove esigenze, la tendenza è quella di creare spazi di lavoro più aperti. La progettazione genera spazi meno profondi e ad una scala più ridotta di quelli dei contemporanei britannici. Il nuovo esempio di progettazione dello spazio di lavoro viene dalla Scandinavia. Un progetto esemplare è la sede SOL, una azienda di pulizie Finlandese, nella quale 75 impiegati condividono 26 postazioni di lavoro all'interno di uno spazio innovativo. In Olanda e in Germania questo progetto ha sollevato grande interesse. Anche la "combi-office" svedese é divenuta molto popolare particolarmente in Germania e in Olanda. Un esempio interessante è la Dynamic Office of the Dutch Government a Uytenhaak (1997). Questo palazzo combina il concetto combi-office con le postazioni a condivisione. Interno ufficio Dynamic Office (1) La Sick Building Syndrome è il malessere relazionato con l’ambiente di lavoro. Vedi Baglioni A., Piardi S., Costruzione e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 (I ed.). 22 Al suo interno troviamo postazioni denominate "cockpits", open space per le attività di gruppo, e le aree di relax per la conversazione informale. L'idea dominante dello spazio di lavoro degli anni Novanta è che gli impiegati si muovano dentro lo spazio interno dell'edificio, utilizzando le differenti postazioni progettate ad hoc per le varie attività specialistiche. Anche nello spazio di lavoro che potremmo definire del Duemila, l’interazione e il lavoro di gruppo sono le attività centrali. I nuovi spazi sono concepiti in base a queste recenti esigenze dell’organizzazione, integrando in essi i sempre più emergenti parametri di comfort e la regolazione dei principi naturali. L’ambiente diventa così l’orizzonte progettuale degli uffici di oggi e di quelli del futuro. Queste nuove tendenze verranno analizzate nel capitolo 4 - ”Nuovi scenari dell’ufficio”; prima però è opportuno analizzare i parametri di comfort e introdurre i concetti base di questa “esplorazione”. 23 APPENDICE Lista cronologica di eventi che hanno influenzato e determinato la concezione e lo sviluppo dello spazio di lavoro 1800 – 1922 Tecnologia 1868 1873 1876 1880 1890 1894 1899 1921 Invenzione della macchina da scrivere Viene sviluppata la tastiera Qwerty Invenzione del telefono Prima lampadina elettrica Invenzione della carta carbone Invenzione della radio Invenzione della “clip” Prima trasmissione transatlantica Economia 1907 Panico finanziario Società e Cultura 1838 “Les Employes”, novella scritta da Honoré de Balzac Demografia 1900 La popolazione mondiale raggiunge 1.6 bilioni di individui Business e Management 1856-1915 Frederick Winslow Taylor 1878 Thomas A. Edison fonda la Edison Electric Company 1911 Vengono pubblicati “I principi del management scientifico” di Frederick W. Taylor 1914 Edwin Booz crea la prima azienda di consulenza per management Arte, Architettura e Design 1896 Viene pubblicato il “Tall Office Building Artistically Considered” di Louis Sullivan 1917 Primo numero della rivista De Stijl 1919 Walter Gropius fonda la Bauhaus 24 Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1853 1857 1870 1878 1883 1889 1890 1892 1903 1912 1913 1917 Otis inventa l’ascensore Produzione industriale della sedia n.14 progettata da Thonet Primo edificio commerciale con ascensori: Equitable Life Insurance Building Sede del Credit Lyonnais a Parigi Home Life Insurance Building Leiter Building a Chicago Wainwright Building a St. Louis Monadock Building a Chicago Larkin Building a Buffalo progettato da Frank Lloyd Wright Fondazione della Metal Office Furniture (in seguito Steelcase) a Michigan Woolworth Tower, di 51 piani, a New York Sviluppo commerciale delle pareti in cartongesso (la “Sheetrock” americana) “Scientific Management”, 1922 - 1932 Tecnologia 1927 Prima dimostrazione della Televisione 1929 Invenzione dei cuscinetti a sfera 1930 3M inventa lo scotch Economia 1929 Crollo del mercato 1930 La Grande Depressione Società e Cultura 1923 Il primo numero di Time Magazine 1928 “La Teoria dell’Organizzazione Sociale ed Economica” di Max Weber Arte, Architettura e Design 1922 Concorso di idee per la Chicago Tribune Tower Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1926 Primo edificio con aria condizionata a Fresno, USA 1930 Chrysler Building, New York 1931 Empire State Building, New York 25 1932 -1947 Tecnologia 1935 Invenzione della luce fluorescente 1938 Invenzione della fotocopiatrice 1946 Il primo computer digitale Business e Management 1937 Fondazione di Hewlett Packard Arte, Architettura e Design 1932 Allestimento della mostra “International Style” al MoMA, New York 1932 I nazisti chiudono la Bauhaus 1940 “L’ufficio di notte” dipinto da Edward Hopper Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1936 S.C.Johnson Administration Building a Racine progettato da F. Lloyd Wright 1940 Rockefeller Center, New York 1940 KLM Building, New York Periodo del Marketing e della Diversificazione 1947-1960 Tecnologia 1951 UNIVACI, il primo computer commerciale 1959 Xerox produce le prime fotocopiatrici commerciali Economia 1958 Nascita del mercato comune europeo Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1950 Mostra sull’Arredamento per l’Ufficio del Futuro a Chicago 1952 Knoll International produce la sedia Bertoia 26 1952 1958 1958 1959 Lever House, Chicago Seagram Building, New York Bohringer Company crea il primo ufficio come paessaggio, Manheim-Germania Union Carbide Headquarters, New York Tecnologia 1964 1970 1970 1972 IBM inventa il wordprocessor I primi floppy disk Le prime calcolatrici tascabili Primo messaggio e-mail tra due computer Business e Management 1960 Pubblicazione del libro “Il lato Umano delle Aziende” di Douglas McGregor 1968 Fondazione di Intel Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1960 1960 1964 1965 1965 1968 1968 1970 1971 La pianificazione dello spazio di lavoro si codifica come disciplina Fondazione della Herman Miller Research Herman Miller introduce il sistema per ufficio “Action Office” Knoll International lancia sul mercato la sedia per ufficio di Charles Pollock Ford Foundation Headquarters a New York Herman Miller lancia il sistema per ufficio “Action Office II” Pubblicazione del libro “ The Office: a Facility Based on Change” di Robert Probst Quickborner Team e l’Ufficio come Paessagio Weyerheauser Headquarters a Tacoma 1972 -1988 Tecnologia 1973 1974 1978 1979 1980 1981 1982 1984 1984 1984 Invenzione di Ethernet Standardizzazione della trasmissione fax dalla U.N. (United Nations) Introduzione dei personal computers Il Giappone costruisce la prima rete per telefoni cellulari 3M inventa “post-it” IBM introduce il primo PC con PC-DOS 1.0 Invenzione del Compact Disc Introduzione del CD ROM Apple lancia ufficialmente il computer Macintosh Hewlett Packard lancia la stampante LaserJet 27 1985 Microsoft sviluppa Windows per i PC IBM 1987 La linea di computer PS/2 di IBM esce sul mercato Economia 1973 Crisi petrolifera Società e Cultura 1983 La rivista TIME elegge il microprocessor “l’uomo dell’anno” Business e Management 1973 1976 1977 1979 1982 1982 1982 1987 “The Nature of Managerial Work” di Henry Mintzberg Fondazione di Apple Fondazione di Microsoft Fondazione di 3Com Fondazione di Novell Fondazione di Compaq Apple incassa 1 bilione di dollari Microsoft vende un milione di copie di Windows Arte, Architettura e Design 1973 Nascita della Foundation for Interior Design Education Research (FIDER) 1981 Fondazione del gruppo Menphis a Milano Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1972 Centraal Beheer, Amsterdam 1982-83 DEGW sviluppa la ricerca ORBIT I nel Regno Unito 1984-85 Pubblicazione di “Using Office Design to Increase Productivity” di Michael Brill e Bosti 1985 DEGW sviluppa la ricerca ORBIT II negli Stati Uniti 1985 Hong Kong and Shangai Bank 1985 Lloyd’s of London 1985 Pubblicazione “Your Office is Where You Are” di Stone e Luchetti su Harvard Business Review 1987 NMB – Nederlandsche Middenstandsbank Headquarters, Amsterdam 1987 SAS Headquarters, Svezia 1988 Broadgate, London 28 Globalizzazione e Conoscenza, 1988 -1997 Tecnologia 1990 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1995 1996 “World Wide Web” di Tim Berners-Lee Il primo Web client e Server software Il sistema operativo Linux viene lanciato via Internet I computer portatili Windows lancia Windows NT Teleconferenze Accesso a Internet tramite America Online, Compuserve e Prodigy I primi “cloni” Mac Microsoft lancia Internet Explorer 2.0 Economia 1998 Crisi economica Asiatica Business e Management 1990 “The Fifth Discipline” e la nozione di imparare di Peter Senge 1993 “Reengineering the Corporation” di James Champy e Michael Hammer 1996 Esce su Newsweek l’articolo “Office of the Future” Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1992 1993 1993 1993 1994 1995 1995 1997 Steelcase introduce il sistema Personal Harbors IBM lancia il programma “Workplace Mobility” Steelcase diventa il più grande produttore di arredo al mondo Vitra Design Museum allestisce “Citizen office” Herman Miller introduce la sedia Aeron Sistema “Adhoc” di Vitra Cornell University fonda l’“International Workplace Studies Program” Commerzbank Headquartres a Francoforte Tecnologia 2000 42 milioni di computer collegati a Internet (69% più dell’anno precedente) Si stimano circa 900 milioni di computer collegati a Internet per il 2006 Economia 1997 Unione Europea 29 Demografia 1998 La popolazione mondiale raggiunge 5.9 bilioni di individui 2000 Più del 15% della forza lavoro ha più di 55 anni Sviluppi nell’ambiente di lavoro 1997 Alcoa Headquarters a Pittsburgh 1994-1998 Sperimentazioni sul Virtual Office Scenari alternativi per l’ambiente di lavoro del domani 30 BIBLIOGRAFIA - Capitolo 2 Banham R., The Architecture of the Well-Tempered Environment, Architectural Press, London, 1969 Bedoire F., Open plan offices, landscape offices and celltype office, in: Arkitektur, n.1, pp 16-26, 1979. 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Zelinsky M., New Workplaces for New Workstyles, McGraw-Hill, New York, 1998. 31 3.0 LA PROGETTAZIONE CONSAPEVOLE DELL'AMBIENTE DI LAVORO Introduzione Lo studio dei problemi legati alle condizioni di comfort nei luoghi di lavoro non industriale, costituisce da più di un decennio un tema di rilevante interesse scientifico ed economico. E’ assai ricorrente trovare all’interno degli edifici situazioni di discomfort direttamente associabili a carenze dal punto di vista microclimatico: problemi di temperatura troppo alta o troppo bassa, presenza di un’eccessiva velocità dell’aria, di aria viziata o di un elevato tasso di umidità relativa. Il controllo e la valutazione delle condizioni di vita negli uffici (come nelle abitazioni, scuole ed altri luoghi pubblici) hanno destato un’interesse crescente, nell’ultimo decennio, per una serie di motivi tra cui il fatto che in questi ambienti sempre più persone trascorrono la maggior parte del tempo. Questo capitolo si propone di presentare il tema del comfort e del benessere ambientale partendo dallo studio delle condizioni di benessere della prima "macchina termica": l'uomo. L'analisi delle risposte termiche di esso rivela numerosi concetti, alcuni più conosciuti di altri, ma tutti strumenti pratici per una progettazione che assicuri un alto livello di comfort. Un principio base della progettazione consapevole è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come organismo che interagisce con l’uomo e con l’ambiente. Presenteremo in seguito tre progetti di particolare interesse, che applicano alcuni dei principi naturali di controllo termico con lo scopo del raggiungimento di un alto livello di comfort, di qualità spaziale e di risparmio energetico. E' nello spirito della ricerca il confrontare concetti con esempi pratici. Da questi aspetti della progettazione consapevole nascono i parametri fondamentali per l'analisi dei progetti guida che analizzeremo nel capitolo successivo. 32 3.1 COMFORT E BENESSERE AMBIENTALE "Il comfort può essere definito come sensazione di completo benessere fisico e mentale. E' un atteggiamento mentale e fisico di soddisfazione verso l'ambiente. Poiché, relativamente ad un gruppo di persone situate nel medesimo ambiente, non è possibile creare una situazione pienamente soddisfacente per tutte, in quanto esistono differenze biologiche, fisiche ed emotive, occorre ricercare il comfort termico ottimale, cioè le condizioni per le quali la maggior parte delle persone si trovi a proprio agio. Nello studio finalizzato alla ricerca del comfort ottimale relativo ad un ambiente, occorre considerare il bilancio e gli scambi termici del corpo umano, nonché i fattori che determinano il benessere ambientale"(1). Le condizioni che caratterizzano un dato ambiente come "confortevole" non sono definibili in assoluto, ma socialmente, storicamente e geograficamente determinate. Le condizioni di temperatura dell'aria e delle pareti e di umidità riscontrabili in un palazzo rinascimentale italiano riscaldato da camini, mentre potevano essere giudicate perfettamente soddisfacenti da un signore del '400, sarebbero considerate inaccettabili ai nostri giorni. Le differenze tra ciò che si ritiene "confortevole" sono tutt'altro che trascurabili in epoche, regioni e classi sociali diverse. Palazzo Medici Riccardi a Firenze. Esempio di palazzo rinascimentale Se l'architettura è il prodotto di un complesso assai vasto di determinanti (condizioni del sito, momento storico-politico, disponibilità di risorse energetiche e materiali, situazione sociale, congiuntura economica, livello tecnologico, condizioni culturali), le varianti climatiche rientrano sempre di più tra queste determinanti. Ciò che allora rende diversa l'attenzione dell'architettura moderna verso il concetto di comfort, rispetto alle epoche precedenti, è il fatto che l'esigenza di comfort termico e ambientale è divenuta domanda di "massa" solo a partire dall’Ottocento. Le Corbusier, Unité d'Habitation 1947 Alloggi per duemila persone (1) C. Benedetti, Manuale di Architettura Bioclimatica, Maggioli Editore, Rimini, 1994. 33 E' stata l'architettura moderna, specialmente quella europea degli anni Venti-Trenta, a porsi per la prima volta il problema del benessere ambientale in termini simili a quelli adottati ai nostri giorni, e a porselo, almeno tendenzialmente, per "tutta" la popolazione. Se non si registra l'importanza di questo fatto, non si vede la vastità del problema che in tal modo è stato evidenziato: creare il benessere di milioni di persone, per quanto riguarda temperatura, umidità, luce e qualità dell'aria. Le Corbusier - Ahmedabad Il brise-soleil riflette la luce naturale all’interno dell’edificio. Di fronte all’attuale emergenza energetica, il problema del benessere ambientale non può più essere delegato agli "impianti", mitizzati nel passato come capaci di risolvere ovunque e comunque i problemi di comfort, senza calcolarne i costi talvolta elevatissimi. Le Corbusier - studi sull’incidenza del sole per risolvere le problematiche di controllo solare e d’illumizione naturale. I consumi energetici in Italia e la provenienza delle risorse utilizzate - Fonte: Corriere della Sera, 20 luglio 2001 I consumi energetici dei 15 Paesi dell’UE Fonte: Corriere della Sera, 20 luglio 2001 34 3.2 LE CONDIZIONI DI BENESSERE La condizione di benessere igrotermico, figura 1, si realizza quando si raggiunge un equilibrio fra il flusso termico generato dall’organismo umano per effetto dei processi di ossidazione e di trasformazione chimica delle sostanze alimentari (metabolismo) e i flussi di calore dispersi dal corpo verso l’ambiente. Il corpo umano è infatti un sistema omeotermico che lavora ad una temperatura interna pressoché costante di 37°C. Il calore prodotto dalle attività metaboliche deve pertanto essere continuamente smaltito mediante diversi meccanismi di conversione o di scambio. Stabilità della temperatura interna del corpo Per ottenere le condizioni termiche ideali è necessario equilibrare lo scambio di calore prodotto dal corpo umano e l’assorbimento conseguente da parte dell’ambiente confinato; in questo caso la temperatura ottimale dell’aria ha un ruolo determinante. In un individuo nudo la quantità di calore persa per evaporazione dipende dall’umidità relativa e dalla velocità dell’aria nell’ambiente. I flussi di calore scambiati per convezione e conduzione dipendono dalla velocità e dalla temperatura dei corpi a contatto con l’organismo. 10-15 °C 180-200 W 20-25 °C 300-330 W 25-30 °C 400-450 W Ridisegno esplicativo: emissione di calore in W, in funzione dell’attività svolta e della temperatura dell’ambiente in °C. Gli individui hanno una percezione del comfort termico all'interno di uno spazio attraverso le sensazioni di caldo o freddo. Quando nessuna delle due sensazioni è eccessiva lo spazio interno è termicamente confortevole. 3.2.1 LA ZONA DI COMFORT La zona di comfort può essere definita come la condizione termica dentro la quale il corpo umano si adatta alle condizioni termiche dell'ambiente senza sforzo. Ci sono fattori come l'età, il sesso, l'attività, l'abbigliamento e l'origine climatica, che influiscono sul raggiungimento del livello di comfort di una persona. La zona di comfort 35 Per determinare la temperatura effettiva della zona di comfort si considera un individuo medio seduto e con un abbigliamento adatto ad uno spazio interno. Gli individui che praticano un’attività fisica raggiungono la condizione di benessere con temperature significativamente più basse di coloro che sono in condizione di riposo. Altri fattori come l'età e il genere riguardano le variazioni del metabolismo. Le persone con più di quarant'anni preferiscono temperature più alte. Le donne generalmente preferiscono temperature leggermente più alte degli uomini. Le nuove temperature effettive comfortevoli, comprese tra 22.8 °C e 25 °C ET, determinate dal ‘Handbook of Fundamentals’ dell’ASHRAE (1) (1982), per individui con vestiti leggeri e sedentari in uno spazio con temperatura della superficie e temperatura dell’aria uguali e con movimento dell’aria inferiore a 0.2 m./s. L'aumento dei costi del combustibile negli ultimi decenni ha indotto le persone ad indossare vestiti più pesanti all'interno dello spazio per raggiungere un buon livello di comfort a temperature interne più basse. 3.2.2 L’UOMO COME MACCHINA TERMICA Lo strumento con il quale il nostro corpo percepisce e si relaziona con lo stato termico dell’ambiente è l’epidermide, la quale emette continuamente sia calore sensibile per irraggiamento e convezione, sia calore latente sotto forma di vapore acqueo. L’ organismo umano disperde l’energia prodotta per irragiamento verso gli elementi fisici dell’ambiente aventi temperature inferiori e si raffredda per convezione a contatto di ambienti con temperature più basse. Schema: la perdita di calore dal corpo A sua volta il nostro fisico, sempre attraverso il metabolismo, influenza l’ambiente termico esterno. I sistemi che questo utilizza sono: la conduzione, la convezione, l’irraggiamento e il trasporto evaporativo. La sensazione di benessere o di disagio è associata alla temperatura dell’epiderme (31-34°C) che deve essere mantenuta costante (l’uomo tende all’equilibrio omeotermico). Quando il bilancio dello scambio termico tra Variazione della temperatura della pelle nelle ore pomeridiane (1) Per determinare gli standards di comfort nell'ufficio è necessario identificare che cosa sia confortevole per certi individui. Questo è lo scopo dello studio a livello mondiale svolto dalla American Society of Heating, Refrigerating and Air Conditioning Engineers: ASHRAE. 36 corpo e ambiente non è in equilibrio, si attivano in modo automatico dei meccanismi fisiologici di termoregolazione. La sensazione di caldo produce: - vasodilatazione: la conducibilità della pelle aumenta fino a due, tre volte quella normale e il flusso termico proveniente dall’interno del corpo viene smaltito con maggiore facilità; - traspirazione; - sudorazione; - diminuzione dell’attitudine all’attività fisica e assunzione di posizioni corporee aperte per aumentare la superficie di scambio termico. Variazione della temperatura della pelle nelle ore serali. La sensazioni di fresco produce: - vasocostrizione: la pelle costituisce una barriera isolante più efficace; - traspirazione ridotta al minimo; - brividi e battito dei denti e assunzione di posizioni corporee chiuse per diminuire la superficie di scambio. La ricerca delle condizioni di benessere viene effettuata attraverso diagrammi che consentono di assumere i valori dei parametri termoigrometrici che possono essere trasferiti in sede progettuale. Percentuale di insoddisfatti in funzione dell’assimetria della temperatura media radiante per pareti orizzontali o verticali, calde o fredde (Fanger et al, 1980) Il metodo di Fanger (1) costituisce un superamento dei precedenti criteri perché si articola su due concetti: - una situazione di benessere non deriva da un unico insieme di fattori: un individuo può essere ugualmente soddisfatto, al variare delle combinazioni dei parametri termoigrometrici, se svolge differenti attività di lavoro e adotta differenti tipi di vestiario. - mantenedo costanti le condizioni termoigrometriche, di attività e di vestiario, individui diversi possono provare differenti sensazioni rispetto all’ambiente. I criteri di valutazione hanno dunque necessariamente un valore statistico e vengono infatti espressi da Fanger attraverso un Voto Medio Previsto (in inglese PMV) e con una stima della percentuale di persone insoddisfatte (PPD). Fig.1 Le condizioni di benessere (1) Nel 1970 P. O. Fanger introdusse il notissimo metodo, il più diffuso in ambito europeo, per la valutazioni delle condizioni di benessere termoigrometrico. 37 Per definire l’indice PMV, Fanger ipotizzò che la sensazione di caldo o di freddo fosse legata al carico termico a cui è sottoposto un individuo. Tale carico termico è definito come la differenza tra la produzione interna di calore e la dispersione di calore che l’individuo subirebbe, per la stessa attività, se si trovasse in condizione di benessere. L’indice PMV è il risultato di una media dei voti espressi da un gran numero di persone poste nelle stesse condizioni, tuttavia esso non può rappresentare la variabilità delle preferenze individuali: i voti espressi dei soggetti risultano in realtà dispersi rispetto al valore medio dato dal PMV. Per tale motivo, Fanger introdusse l’indice PPD, cioé la percentuale prevista di insoddisfati. Per ciascun valore del PMV sarà così possibile determinare un corrispondente valore del PPD. E’ interessante osservare come, in virtù della diversità delle risposte soggettive, non esista una condizione nella quale tutti i soggetti risultano soddisfati. Diagramma del benessere secondo la teoria di Fanger Risulta molto utile nella pratica utilizzare il diagramma del benessere secondo la teoria di Fanger che permette di stabilire se le condizioni microclimatiche di un determinato ambiente sono tali da garantire il comfort agli occupanti, senza che risulti necessario eseguire il calcolo diretto del PMV. Percentuale di insoddisfatti per intensità di turbolenza, in funzione della temperatura e della velocità media dell’aria Utilizzando il diagramma, in funzione dell’attività e dell’abbigliamento, si possono ricavare i valori massimi e minimi della temperatura operative che consentono di mantenere le condizioni di benessere. 3.2.3 L’INDICE DI COMFORT Tra i parametri riassuntivi più utilizzati, per determinare lo stato di benessere termico, vi è “l’indice di comfort” che si deduce dall’esperienza di Fanger e che possiamo riassumere nella seguente equazione: S=M + P + R +C +E Percentuale prevista di insoddisfatti in funzione del voto medio previsto (ISO, 1984) 38 Dove: S = variazione dell’energia termica del corpo umano; M = potenza metabolica (attività esercitata); P = scambio della potenza meccanica generata dal corpo con l’ambiente (se è il corpo che produce il calore il segno è positivo, altrimenti è negativo); R = scambio termico con l’ambiente per radiazione (è data dalla temperatura dell’ambiente e dell’epidermide); C = scambio termico con l’ambiente per convezione (è influenzata dalla velocità dell’aria). Temperatura interna del corpo e della pelle in caso di abbassamento della temperatura esterna dell’ambiente Quando S = 0 otteniamo il benessere termoigrometrico. Temperatura interna del corpo e della pelle in caso di aumento della temperatura esterna dell’ambiente I fattori esterni che risultano in grado di determinare condizioni di comfort sono: 1. la temperatura dell’aria; 2. l’umidità relativa; 3. la velocità dell’aria; 4. la temperatura media radiante; 5. il tipo di vestiario adottato; 6. l’attività esercitata. La temperatura dell’aria (misurata con termometro a bulbo secco), è l’elemento più importante ed immediato nella determinazione del benessere termico. Diversi fattori hanno un’incidenza sui meccanismi di scambio termico, alcuni di tipo ambientale (temperatura interna delle superfici, temperatura interna radiante), altri di tipo fisico (forma e dimensione degli ambienti), altri tecnologici (sistemi di riscaldamento), e altri ancora comportamentali (abbigliamneto usato, tipo di attività svolta). Temperatura interna del corpo e della pelle in condizioni di comfort termico L’effetto combinato in equilibrio di questi parametri è un ulteriore elemento che determina la sensazione di benessere o disagio. Si osserva come, ai fini del benessere igrotermico, non sia sufficiente garantire un buon livello della temperatura dell’aria interna, risulta determinante la temperatura superficiale delle pareti e degli elementi d’arredo. Per esempio se si verificano condizioni di temperatura dell’aria di 20°C e temperature superficiali di 8°C, il nostro organismo avvertirà temperature di circa 16°C e conseguente sensazione di freddo. Percentuale di insoddisfatti in funzione della differenza tra la temperatura dell’aria al livello della testa e quello a livello delle caviglie (Olesen, 1977) 39 In definitiva le due variabili da esaminare sono la temperatura media (°C), rilevabile al centro della stanza a circa 1.5 metri da terra, e la temperatura uniforme rilevabile sulle superfici che definiscono l’involucro interno. L’effetto fisiologico della temperatura sul corpo umano è soggettivo e dipende da variabili anche di tipo geografico culturale: diverse saranno le reazioni comportamentali al clima in nazioni a latitudini diverse. Ciononostante, possiamo definire una temperatura ideale quella compresa tra i 18 e i 20°C, in caso di riposo e tra i 15 e i 18°C in situazioni sotto sforzo di tipo lavorativo o ginnico. Ridisegno esplicativo: la temperatura dell’aria non è sufficiente a garantire il benessere igrotermico L’umidità relativa è legata alla temperatura dell’aria e alla regolazione evaporativa: al crescere della temperatura ambiente, in particolare quando si superano i 37°C, aumenta la perdita di vapore acqueo da parte del corpo umano. L’umidità dell’aria è influenzata da diversi fattori quali la presenza di un numero elevato di persone (ogni essere umano può produrre circa 40 grammi/h di vapore acqueo raggiungendo anche i 2 litri di acqua al giorno). La percentuale di umidità consigliata secondo l’ASHRAE Il vapore si diffonde sempre dai luoghi più caldi verso quelli più freddi. Ad alte temperature il raffrescamento evaporativo è lo strumento più importante che il nostro corpo attiva per equilibrare lo scambio termico: il raggiungimento della saturazione (100% di umidità relativa) impedisce ogni tipo di raffrescamento evaporativo. Quando l’aria è troppo secca (l’umidità relativa inferiore al 20%) le mucose si seccano provocando irritazioni a naso e gola; inoltre aumenta nell’aria la presenza di polveri, cariche batteriche in sospensione e possibili cariche elettrostatiche. In condizioni di temperatura elevata, umidità relativa superiore a 60% e insufficiente ricambio d’aria, viene favorita la proliferazione di germi, la putrefazione, la condensa e la conseguente formazione di muffa sulle pareti fredde. Percentuale di insoddisfatti in funzione della temperatura di un pavimento in cemento per persone scalze, in piedi (Olesen, 1977) 40 In aggiunta il sudore prodotto non evapora creando una sensazione di maggior calore. Per tale motivo una serie di accortezze progettuali devono essere rispettate tra le quali, una delle più importanti, è quella di favorire il ricambio d’aria. I locali umidi necessitano di un particolare isolamento definito barriera al vapore. I bagni saranno dotati di una impermeabilizzazione interna per evitare trasmissione di umidità nei locali attigui. I telai dei serramenti a involucro freddo (alluminio ecc.), dovranno essere isolati per prevenire la formazione di condensa. Il tasso relativo di umidità che determina il comfort ambientale è bene che sia compreso tra il 50% e il 60% e, in ogni caso non deve essere inferiore al 40% o superiore al 70%. Umidità relativa espressa in %, in funzione della temperatura in °C e dell’umidità specifica dell’aria in g/kg La velocità dell’aria induce una dissipazione del calore corporeo per convezione (la temperatura dell’aria è inferiore a quella dell’epidermide) o per accellerazione del processo evaporativo (raffrescamento fisiologico). Un’attenzione particolare alla velocità tollerante deve indurre ad un controllo e ad un utilizzo relativo del movimento d’aria per il raffrescamento. Ad alte temperature 1 m/s è considerato piacevole con punte tollerate a 1.50 m/s. A basse temperature la velocità dell’aria provoca un aumento della dispersione termica generando una sensazione spiacevole da “corrente fredda”, pertanto questa non deve superare i 0.25 m/s. Percentuale di insoddisfatti in funzione della temperatura del pavimento per persone con scarpe e calze (Fanger 1980) Tuttavia per evitare ristagni d’aria viziata, cattivi odori, fumi e vapori spesso nocivi negli ambienti interni é necessario effettuare un certo numero di ricambi d’aria giornalieri. Si impone perciò un controllo progettuale sugli elementi di frontiera esterni che possono indurre un aumento del movimento d’aria interno quali gli infissi esterni, la geometria e il volume degli ambienti interni, le dimensioni e la posizione delle aperture, la destinazione d’uso, l’orientamento e la conoscenza della direzione di provenienza dei venti dominanti. Fino a 0.25 oltre 0.25/0.50 0.50/1.00 1.50 m/s impercettibile m/s piacevole m/s corrente da lieve a fastidiosa m/s fastidioso Tolleranze della velocità dell’aria 41 La temperatura media radiante è il fattore, dopo la temperatura dell’aria, che incide maggiormente nel determinare la sensazione di calore. Questa si misura (globo termometro di Vernon) sulle pareti che circondano l’ambiente ed è fortemente influenzato dalla radiazione solare incidente. Varie fonti(1) indicano come condizione più confortevole una temperatura media radiante di 2°C superiore rispetto alla temperatura dell’aria. Tipo di vestiario. L’uomo può controllare lo scambio termico anche attraverso l’utilizzo di determinati tipi di abbigliamento aventi diversi valori di resistenza termica specifica. Questa si misura attraverso il CLO (un parametro che corrisponde indicativamente a 0.155 mq °C/W) ed è definibile come la resistenza termica che gli indumenti presentano al passaggio di calore. Esemplificazione della quantità di ossigeno consumato, di anidride carbonica e vapore acqueo prodotto nell’arco della giornata e secondo il tipo di attività svolta (fonte: Arredamento d’interni, Editoriale Altroconsumo, Milano,1993) Attività esercitata. Ogni tipo di attività genera un aumento di calore interno che possiamo definire come energia trasformata grazie al metabolismo per unità di tempo e di superficie corporea a riposo. Questa viene calcolata attraverso un parametro: il Met che è uguale a 58 W/mq uguale a 50 kcal/hmq. Per mantenere l’equilibrio termico la temperatura ambiente dovrebbe variare inversamente al tasso metabolico. Perdita di calore in relazione alla resistenza termica del vestiario (1) Tratto da: Comandini S., Dal Fiume A., Ratti. A, Architettura Sostenibile, cap.1, pp.3-16, Pitagora Editrice Bologna, 1998. 42 3.3 IL CONTROLLO AMBIENTALE Si osserva come, restringendo a tali metodi di analisi la definizione del benessere ambientale, la ricerca rimanga limitata, almeno per alcuni aspetti. Il concetto di “comfort” che viene infatti ristretto al dominio termoigrometrico, escludendo quindi altri intorni ambientali altrettanto determinanti, quali il controllo acustico e illuminotecnico degli spazi interni, la difesa dal rumore, la qualità energetica e ambientale dei componenti edilizi, l’influenza dell’inquinamento ambientale esterno, la qualità dell’aria, il rapporto visivo interno/esterno e la limitazione delle diverse forme di inquinamento “indoor”. Da questa osservazione si è partiti per un riesame dei parametri da considerare che vengono sinteticamente rappresentati in figura 2 e saranno ripresi nell’analisi dei progetti guida nel capitolo 4. Fig.2 Parametri ambientali Si deve inoltre osservare che la valutazione delle condizioni di comfort termoigrometrico è normalmente finalizzata alla progettazione dell’impianto di climatizzazione. Si assumono quindi quali dati di progetto non solo le caratteristiche climatiche esterne, ma anche le caratteristiche termofisiche dell’involucro, gli aspetti spaziali dell’edificio, le sue destinazioni funzionali, i layout organizzativi. In altre parole all’architetto si assegna la scelta dell’inserimento ambientale, dell’orientamento, della definizione degli spazi interni, dei materiali da utilizzare, mentre all’impiantista si richiede di individuare “a posteriori” il sistema impiantistico in grado di ripristinare condizioni ambientali idonee. Si isolano dunque i diversi momenti di elaborazione progettuale, attribuendo ad ogni competenza un campo d’intervento separato, senza possibilità reali di integrazioni o di retroazioni, ignorando così che l’edificio oggi è un prodotto tecnologico troppo raffinato perché lo si continui a pensare formato di parti staccate. Un impulso interessante a un rinnovamento di questa metodologia è derivato dall’approcio energetico della progettazione degli interni. Fig.3 Il controllo ambientale 43 Molte proposte possono essere avanzate in sede di progetto architettonico per ridurre gli scambi termici e gli sprechi spesso ingiustificabili di energia causati da scelte opinabili, o sbagliate, che riguardano il rapporto con le caratteristiche climatiche locali, la forma, l’esposizione, i materiali e l’organizzazione degli spazi interni. Queste ovvie considerazioni, esaltate dalla crisi energetica degli anni Settanta, hanno ovviato una dialettica che, passando attraverso il concetto ormai superato di edificio “passivo”, capace di controllare in modo del tutto autonomo le condizioni termoigrometriche interne, è approdata al concetto di progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali. 1985 - gas che contribuiscono al riscaldamento della terra Il tutto in un contesto di forte sensibilizzazione verso l’ambiente dovuto al precipitare vertiginoso degli eventi climatici (surriscaldamento della terra, effetto serra, dilatamento del buco d’ozono, ecc.) non più interesse di piccoli gruppi di ecologisti ma preoccupazione quotidiana e ricerca d’informazione che interessa ormai tutto il pianeta. Immagini dell’effetto causato dal riscaldamento della terra 44 3.4 LA PROGETTAZIONE ATTRAVERSO LA REGOLAZIONE DEI PRINCIPI NATURALI Un principio base della progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come organismo che interagisce con l’uomo e con l’ambiente. Deriva da questo concetto la definizione di alcuni passi metodologici conseguenti che comportano: un’analisi preliminare del sito, una valutazione multidisciplinare delle risorse naturali disponibili e un esame accurato dei riflessi energetici che ogni opzione progettuale determina. Ognuna di queste informazioni può condizionare, orientare o influenzare, con diverse intensità, l’approccio progettuale. Per esempio, il coefficiente di forma (rapporto fra superficie esposta e volume dell’edificio) influenza notevolmente sia il bilancio termico e la scelta della tipologia d’impianto che l’organizzazione degli spazi interni. Ma sono anche determinanti le caratteristiche termofisiche dell’involucro e la composizione delle facciate. L’opportuna combinazione di questi fattori può determinare, per la stagione estiva, un accettabile livello di comfort senza ricorrere all’ausilio di alcun impianto. Di notevole peso risulta anche la scelta delle esposizioni e del rapporto tra tipologie di facciata ed esposizioni. Il disegno di un prospetto ha infatti effetti energetici differenti alle esposizioni. Infine la dislocazione planimetrica dei diversi ambienti e delle diverse funzioni produce interrelazioni da analizzare preventivamente e determina condizioni climatiche e di comfort che possono essere accettabili per alcune attività e sconsigliate per altre. Da quanto sopra esposto emerge l’esigenza di un profondo aggiornamento della metodologia progettuale che, utilizzando le esperienze già svolte, sappia realizzare una maggiore integrazione fra i valori ormai consolidati della composizione architettonica (degli interni) e nuovi qualificati obiettivi d’inserimento ambientale e di tutela della salute e del benessere (vedi figura 4). Si richiede pertanto, quale primo passo, una più attenta considerazione delle risorse naturali disponibili nel luogo e, in seconda fase, una più completa valutazione dei parametri di disturbo o di inquinamento che possono interessare gli spazi confinati (interni). L’analisi del contesto (territorio) si indirizza dunque alla conoscenza delle eventuali fonti di inquinamento atmosferico, acustico, ecc., che possono stabilire interrelazioni nocive con gli ambienti chiusi. La qualità dell’aria negli spazi chiusi è infatti principalmente affidata al ricambio che si realizza mediante una ventilazione naturale o forzata e non può quindi essere ignorata la condizione di purezza o d’inquinamento della’aria esterna. Ogni informazione determina opzioni progettuali più o meno rilevanti. Ad esempio dal punto di vista acustico l’involucro deve isolare lo spazio interno dai rumori dovuti al traffico autoveicolare, agli aerei, ai treni, a macchine in funzione, a giochi rumorosi, ecc. La progettazione della “pelle” è di cruciale importanza, dalla scelta dei materiali alla composizione della stessa. In generale un edificio progettato seguendo i criteri della ottimizzazione del bilancio termico, e caratterizzato perciò da una “pelle” correttamente isolata ha un buon comportamento anche dal punto di vista acustico. 45 Lo spazio interno va comunque visto in relazione al suo contesto (urbanistico) per verificare riflessioni di onde sonore o canalizzazioni dovute alla presenza di altri spazi. Dall’analisi del territorio si deve infine passare all’esame di tutti i parametri ambientali che possono influenzare uno spazio confinato. Le ricerche condotte nell’ultimo decennio, in particolare negli Stati Uniti e Canada(1), hanno consentito di esplorare l’interessante campo di lavoro riguardante le nuove cause d’inquinamento dovuto all’impiego di nuovi materiali e di sostanze chimiche prima ritenute innocue. Fig.4 La progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali (1) Tratto da Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, capitolo IV, pp.308, Maggioli Editore, Rimini, 1998. 46 Per sottolineare l’importanza di questi nuovi fattori basti una considerazione: negli ambienti chiusi l’uomo moderno trascorre mediamente più dell’80% del suo tempo. Oggi è stato coniato un nuovo termine per esprimere la condizione di malessere derivante da una qualità scadente dell’aria interna: “sindrome di edificio malato” (2), che si manifesta attraverso molteplici sintomi: irritazioni alle mucose nasali ed oculari, mal di testa, senso di affaticamento non giustificato, irritabilità. Nei casi di peggiore qualità ambientale si può arrivare a sinusiti, bronchiti, asma, dermatiti, o a malattie più gravi. L’Ente Americano per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro (NIOSH) ha condotto uno studio su 350 edifici nei quali si erano riscontrati lamentele degli occupanti sulla qualità dell’aria. I risultati hanno rilevato che nel 50% dei casi le cause erano dovute ad un’insufficiente ventilazione degli ambienti; nel 28% dei casi potevano essere addebitate a contaminanti provenienti da materiali usati per la costruzione e gli arredi (quali fibre di vetro, e composti organici volatili) o imputabili ad inquinamento microbico; nell’11% dei casi risalivano all’inquinamento proveniente dall’esterno. Infine solo nell’11% dei casi esaminati non è stato possibile individuare le cause certe. Occorre dunque un’inversione di tendenza, una rifondazione della metodologia progettuale, in cui sia dato il giusto risalto anche alle condizioni di comfort e alla tutela della salute. Una progettazione così intesa introduce indubbiamente nuovi vincoli, ma anche nuovi stimoli che possono trasformarsi in componenti non secondarie del processo evolutivo dell’architettura. Vorrei presentare tre progetti selezionati, in base ai criteri sopra esposti, che considero di particolare interesse perché stabiliscono come obiettivo l'integrazione tra il risparmio energetico, la qualità spaziale e il raggiungimento di un elevato livello di comfort attraverso la regolazione dei principi naturali. (2) “La letteratura scientifica anglosassone ha coniato l’espressione Sick Building Syndrome per designare in modo sintetico la sintomatologia rilevata in modo statisticamente significativo in gruppi di lavoratori occupati prevalentemente in grandi edifici. E’ stata dimostrata la relazione tra il manifestarsi di alcuni sintomi, o anche solo di malessere, e l’ambiente di lavoro.” Tratto da Baglioni A., Piardi S., Costruzione e salute, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). 47 3.4.1 Ricerca del controllo ambientale interno attraverso il processo di evaporazione Gorée Memorial, Dakar Senegal 1998 Concorso Internazionale UIA/Unesco Primo premio - progetto di futura realizzazione Progetto: Ottavio Di Blasi Associati, Milano Ingegneri: Favero e Milan, Venezia Antropologi: Gianni Perotti e Antoine Pin Il progetto del Memorial di Gorée nasce dal desiderio della comunità africana di commemorare i cinquecento anni della fine della schiavitù attraverso un complesso di musei ed un centro di ricerca dedicato all'Africa e alle comunità africane disperse per il mondo, un luogo di incontro per 150 milioni di pellegrini. Il Memorial porta il nome dell'Isola di Gorée, da dove sono partite le navi piene di schiavi verso il continente americano. Il sito del Memorial si trova sull'estremo più ad Ovest del continente ed è costituito da una grande piazza di 180 metri di diametro che sporge sul mare. Pianta e sezione La forma del Memorial è il risultato di un rigoroso approccio geometrico e di razionalità costruttiva. Il sistema costruttivo si basa sulla ripetizione di elementi modulari in calcestruzzo armato prefabbricati in loco. Questa soluzione è la più economica poiché minimizza i costi di trasporto e utilizza le tecnologie disponibili a Dakar. Planivolumetrico La tipologia strutturale a "guscio" è l'unica che permette un peso (e un costo) di costruzione accettabile per un edificio di grande altezza. Nella natura troviamo numerosi esempi di strutture a "guscio" reticolare, un esempio é quello della diatomea(1). Riferimenti ad architetture locali e alla natura (1) La valvola Diatomea Pleurosigma è un organismo microscopico denominato “struttura vivente” da Frei Otto all’interno del progetto di ricerca speciale SFB 230 “Natural Structures” svolto dall’Institute for Lightweight Structures (IL) all’Università di Stoccarda, 1990. 48 Sistema di controllo ambientale integrato attivopassivo Il controllo dell'umidità rappresenta un fattore fondamentale nella progettazione dell'ambiente interno del museo, soprattutto in una città come Gorée che registra un tasso di umidità medio annuo di circa il 90%. L'idea è di usufruire della conformazione architettonica della piattaforma che sporge sul mare creando uno spazio tra l'edificio e l'acqua, nella zona in cui la temperatura é più bassa. L'aria che si trova in questo spazio tra il museo e il mare è in contatto diretto con la superficie dell'acqua che ha una temperatura dell'aria di 4/5°C inferiore alla temperatura media. Grazie al raffreddamento veloce dell'aria all'interno di questo spazio, l'umidità diminuisce sensibilmente. Schema della ventilazione naturale Tutti gli impianti per il controllo dell'aria sono localizzati nel basamento dell'edificio, sotto il museo. L'aria fresca che si trova sotto la piattaforma è risucchiata all'interno del basamento attraverso un sistema di pompe di calore e viene incanalata all'interno del controsoffitto. In questo punto l'aria entra in contatto diretto con la superficie della piazza, direttamente esposta ai raggi del sole, provocando un riscaldamento relativo dell'aria e quindi un'ulteriore perdita di umidità. L'aria viene incanalata all'interno del museo attraverso un sistema di distribuzione a controsoffitto. Sezione della piattaforma sul mare, ventilazione naturale attraverso l’evaporazione Questo sistema passivo di controllo ambientale integrato ad un sistema standard di pompe di calore permette un'economia di energia del 15% circa. Illuminazione naturale Il complesso è diviso in due zone, ognuna all’interno di un volume: il museo con il centro di ricerca e la biblioteca con gli uffici amministrativi. Il guscio più alto (135 mt.) contiene la biblioteca, nella parte più bassa con accesso diretto al pubblico, e gli uffici amministrattivi nella parte supeVista del modello 49 riore. Questo guscio perforato è una sorta di "brise-soleil" gigante che protegge l'insieme dell'edificio. La facciata Sud, esposta direttamente al sole, è protetta da una facciata bioclimatica ventilata con sistema di frangisole orientabile all’interno. Il museo invece richiede una protezione dalla luce diretta molto elevata. Per questo motivo è contenuto dentro il guscio opaco e sotto la piazza, dove la luce naturale penetra all'interno filtrata dalla terrazza sul mare e dai cortili interni. Questo tipo d’illuminazione è quella consigliata nelle zone equatoriali. Il centro di ricerca è localizzato sul perimetro interno della piattaforma guardando sull’”istmo”. La luce naturale entra negli spazi filtrata dagli elementi frangisole posizionati in facciata. Sezione della facciata Sud sugli uffici amministrattivi Vista a volo d’uccello Vista del modello 50 3.4.2 Ricerca del controllo ambientale interno attraverso i processi di convezione e conduzione Università di Cipro, Nicosia - Cipro 1993 Concorso Internazionale Secondo premio - progetto non realizzato Progetto : MCA - Mario Cucinella Architectes, Parigi Associati : Ove Arup & Partners, Londra DL & E, Londra Laboratorio luce naturale Politecnico di Losanna L’idea del progetto nasce dalla conformazione del sito e dalle condizioni climatiche particolari della regione. L'obbiettivo era quello di creare un edificio che si adattasse alla tipologia richiesta e al paesaggio, ma che manifestasse al tempo stesso una propria distinta identità. Planimetria generale Lo sviluppo del progetto è basato sulla definizione di un modello ambientale, prima che urbano e architettonico, e prende come riferimento il modello dell'oasi: uno spazio protetto e integrato con il territorio circostante, dove il sistema universitario può svilupparsi nel tempo e nello spazio. Schizzo preliminare La lettura di questo edificio è determinata sia dal volume costruito che dal trattamento degli spazi esterni, che danno vita a relazioni armoniose tra interno ed esterno. I principi bioclimatici che regolano le condizioni di comfort all'interno del Campus Universitario Sezioni, schemi di ventilazione naturale La ricerca di un rapporto di simbiosi col contesto si concretizza nell'adozione di soluzioni che mirano ad ottimizzare le condizioni di comfort interno minimizzando i costi di gestione dell'edificio e razionalizzando l'uso delle risorse naturali. L'obbiettivo principale era quello di utilizzare al massimo le risorse naturali quali il sole ed il vento per ridurre il consumo delle energie non rinnovabili. Il controllo delle risorse naturali è completato da Sezione, torre del vento e copertura 51 un corretto orientamento dell'edificio, da un'accorta utilizzazione della vegetazione generatrice di ombre e aria fresca, e da un sistema di copertura modulare che ha diversi gradi di trasparenza secondo la natura degli spazi da coprire. Gli elementi fondamentali sono il piano di copertura e l'air lake (lago d'aria). Tutto l'edificio, che per l'altezza contenuta risulta piuttosto leggero, è posato su una platea di fondazione continua a contatto col terreno; al suo interno è stato lasciato un vuoto, alto circa 30 cm., all'interno del quale circola l'aria. Essendo la temperatura del suolo costante in tutto il periodo dell'anno, l'aria che vi si trova in diretto contatto viene rinfrescata in estate e riscaldata in inverno. Sezioni di un giardino La naturale caratteristica dell'aria calda di disporsi negli strati alti richiama l'aria fresca dall'Air Lake attraverso le bocchette di aerazione e si stratifica gradualmente sotto la copertura prima di essere espulsa. L'aria è convogliata in questo vuoto attraverso una serie di torri disposte lungo il lato superiore dell'edificio che sfruttano la presenza del vento proveniente prevalentemente da Nord. Quando la spinta del vento è insufficiente vengono azionati dei ventilatori alimentati direttamente da pannelli fotovoltaici. Questi garantiscono la massima potenza nei momenti in cui l'irraggiamento solare è più forte, proprio quando è maggiore il fabbisogno di raffreddamento. La copertura si integra nel paesaggio La simulazione delle temperature ha permesso di prevedere che le temperature interne possano restare intorno ai 27°C, con valori esterni superiori ai 35°C, senza alcun utilizzo di energia, grazie alla sola forma dell'edificio. Il principio costruttivo di un edificio orizzontale e basso è in sintonia con la strategia del raffrescamento passivo. Questa tipologia permette inoltre un'economia della circolazione pedonale riducendo i costi degli elementi di risalita e si integra con il concetto di flessibilità per lo sviluppo futuro dei dipartimenti senza compromettere l'organizzazione generale dell'insieme. Perspettiva dello spazio interno sotto la copertura 52 La copertura ha la funzione primaria di "moderatore climatico". Essa è costituita da elementi mobili disposti in direzione dell'asse Est-Ovest, sistemati in modo da minimizzare l'accumulo di calore all'interno dell'edificio grazie alla loro massa termica e all'ombreggiamento che forniscono. Allo stesso tempo viene ottimizzata la luce naturale che penetra attraverso la copertura e viene diffusa per riflesso dalla parte interna degli elementi mobili. Questo sistema permette di minimizzare l'utilizzo di luce artificiale durante tutto il periodo dell'anno, riducendo notevolmente il consumo di energia elettrica. Due tipologie di torri tradizionali iraniane La luce nelle aule è controllata da un sistema di sensori che regolano l'accensione della luce artificiale in base alle condizioni esterne. Un sistema di raccolta delle acque piovane permette di creare delle riserve d'acqua per l'irrigazione del grande parco. Ricerca sul PDEC (Passive Downdraught Evaporative Cooling) svolta da un équipe multidisciplinare(1) basato sulla combinazione di un movimento d’aria “passivo” con raffrescamento evaporativo ispirato alle architetture tradizionali iraniane. (1) PDEC è una ricerca cofinanziata dalla Commissione Europea, DGXII Science Research & Development nel quadro del programma Joule 95; équipe multidisciplinare composta da: Mario Cucinella Architects (F), De Monfort University (UK), Short Ford & Associates (UK), Microlide (F), Universidad de Malaga (E) e Conphoebus (I). 53 3.4.3 Ricerca del controllo ambientale interno attraverso l’utilizzo della massa termica Liceo Polivalente Albert Camus Fréjus, Francia 1993 Vista del complesso Progetto: Sir Norman Foster and Partners, Londra Cliente: Città di Fréjus Progetto strutturale: Ove Arup and Partners, Londra Progetto del paesaggio: Desvigne & Dalnoky, Paris Costi: Davis Langdon & Everest Area: 14,500m² Tempo di realizzazione: un anno Costi di costruzione: £ 2.8 milioni di sterline Altri Consulenti: J Roger Preston & Partners Claude and Danielle Engle Sandy Brown Associates Sezione trasversale L’area di progetto del liceo Albert Camus è situata a cavallo di un'altura che si affaccia verso il mare e verso il paesaggio collinare circostante. L'edificio è di forma lineare per rispondere alla geografia del sito e al concetto di bassa utilizzazione di energia adatto al clima mediterraneo. Diagramma della ventilazione naturale All’interno dell’edificio una "strada" distribuisce tutte le aule e diviene il fulcro della vita sociale del liceo. In questo spazio si trova la caffetteria, punto d’incontro per gli studenti. Il progetto prevede una divisione tra l'ingresso pubblico a Nord e la parte privata a Sud, verso il panorama della costa. L'edificio ha un'altezza di due piani ed è costituito da una struttura prefabbricata che ha permesso economia e velocità nella costruzione. I materiali sono stati scelti in base alle tecniche di costruzione locali e al clima della regione. L'impiego di una struttura in calcestruzzo armato a vista, approfittando dell'alta qualità del calcestruzzo della regione, mette a disposizione una massa termica in grado di assorbire le variazioni di temperatura. Anche la copertura, composta da elementi autoportanti prefabricati, funziona come dispositivo di controllo termico. Le aule sono disposte ai lati della strada interna orientate verso Sud e Nord in modo tale da La strada interna 54 usufruire della luce naturale all’interno degli spazi. All’interno della strada la luce entra dall’alto attraverso una striscia trasparente in vetro in copertura. Il sistema di ventilazione dell'edificio produce un clima interno fresco coerentemente con le tecniche in uso nell'architettura araba tradizionale. In questo senso il progetto è stato concepito per fare uso della ventilazione naturale anziché dell'aria condizionata. Riscaldamento e raffredamento si basano fondamentalmente sull’attivazione della massa termica dell’edificio (struttura, muri divisori e copertura). La strada interna è utilizzata, sfruttando le forze naturali, per risucchiare l’aria viziata fuori dalle aule e portarla all’esterno tramite le aperture previste in copertura. Facciata Nord L'aver conformato l'edificio in maniera da valorizzare la ventilazione naturale sfruttando l'effetto camino fa si che l'edificio non abbia bisogno di essere ventilato meccanicamente; così la strada interna crea un "camino solare" atto a introdurre il flusso dell'aria. Altre tecniche convenzionali quali il "brise-soleil" sono invece utilizzate per ombreggiare il lato Sud dove si predispongono spazi per l'insegnamento all'aria aperta. Facciata Sud La forma ed il sistema costruttivo dell'edificio sono fondamentali per il raggiungimento del comfort termico al suo interno. Il sistema di brise-soleil 55 BIBLIOGRAFIA - Capitolo 3 AA.VV., ASHRAE - 1998 Annual Report on Built Environment: Office Comfort, http://wwwies.murdoch.edu.au/98report/ar98beoc.html (Internet), 1998. AA.VV., ASHRAE Standards and Guidelines Activities, http://www.ashrae.org/standards.html (Internet) AA.VV., Gorée Memorial, in: CA magazine, n.24, pp.54-59, Seoul, 1999. AA.VV., Monumento conmemorativo de Gorée, in: revista PROA, n.441-442, pp 81-87, Bogotá, luglio 2000. Agabio S., Badano E., Mario Cucinella - Architettura e ricerca 1992/97, Maggioli Editore, Rimini, 1999. Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute – Criteri, norme e tecniche contro l’inquinamento interno, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). Battle McCarthy Consulting Engineers, Wind Towers, Academy Editions, UK, 1999. Benedetti C., Manuale di Architettura Bioclimatica, Maggioli Editore, Rimini, 1994. Buono M., Architettura del vento – design e tecnologia per il raffrescamento passivo, Clean Edizioni, Napoli, 1998. Comandini S., Dal Fiume A., Ratti A., Architettura Sostenibile, Pitagora Editrice, Bologna, 1998. Duplessis J.C., Continuer à vivre avec le réchauffement de la terre, in: CREE Architecture Interiéure, n.298, Paris, 2001. Faconti D., Piardi S., La Qualità Ambientale degli Edifici, Maggioli Editore, Rimini, 1998. Fitch J.M., La progettazione ambientale, Franco Muzzio & C. 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La tendenza nella progettazione di edifici per uffici è stata fino ad oggi quella di creare un ambiente chiuso e completamente indipendente dalle condizioni ambientali esterne. Questo ha permesso di definire in maniera molto omogenea le condizioni interne e le tecnologie sviluppate hanno mirato esclusivamente ad aumentare il livello di isolamento dell’edificio e il controllo centralizzato dei parametri ambientali. L’alternativa a questa tendenza è “l’ufficio aperto”(1). Esso richiede un grado di adattamento tra le condizioni interne e quelle esterne, consentendo una certa permeabilità dell’involucro e facilitando il controllo individuale dell’ambiente di lavoro. Al suo interno incrementa la sua qualità globale acquistando la capacità di interagire con il contesto esterno. Tale convinzione deriva da una riflessione sul concetto di comfort, che va forse distinta dall’idea di una temperatura e di una umidità perfettamente constanti. Inoltre i costi e i consumi energetici di un “ufficio aperto” sono mediamente del 50% inferiori(2) a quelli di un “ufficio chiuso”(3). L’ambiente è diventato così l’orizzonte progettuale degli uffici contemporanei e di quelli del futuro. Lo scenario che si configura è per il momento confuso e incerto; non si trovano molti esempi concreti e la bibliografia specializzata è ancora esigua. Tuttavia alcuni progettisti con atteggiamento innovativo e di ricerca, dimostrano in misura crescente una spiccata sensibilità per i problemi che tale sviluppo solleva. Analizzeremo in seguito alcuni progetti che rispondono alla “progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro”. Nei progetti guida il trapasso dallo spazio architettonico moderno alla sua dimensione ambientale è stato realizzato grazie ad una sorta di continuità fisiologica tra “interno” ed “esterno”. La preoccupazione che traspare nei progetti è quella della circolazione dell’aria, del basso consumo energetico, delle condizioni di comfort, di un’illuminazione che trova un equilibrio tra luce artificiale e luce naturale. Le costruzioni non si pongono come blocchi compatti e autosufficienti, ma sfruttano tutte le risorse esterne per convogliarle al loro interno. Questi edifici “respirano” e autoregolano le loro energie. (1) Termine utilizzato dall’arch.Mario Cucinella a proposito della progettazione di edifici per uffici in Mario Cucinella Architettura e ricerca 1992/97, Maggioli Editore, Rimini, 1999. (2) “Il 50% della capacità di un edificio di rispondere al programma e di raggiungere in termini di efficienza gli obbiettivi per cui viene costruito dipende infatti dalla sua forma (basic form). I costi di una scelta iniziale erronea non possono quindi essere recuperati in seguito che per il restante 50%, attraverso l’uso di tecnologie e materiali. Inoltre i consumi energetici di un edificio “aperto” sono mediamente del 50% inferiori a quelli di un edificio “chiuso””. Agabio S., Badano E., Mario Cucinella Architettura e ricerca 1992/97, Maggioli Editore, Rimini, 1999. (3) Il termine “Tight Buildings” o edifici chiusi si riferisce alla tipologia di edificio con necessità di condizionamento e di ventilazione meccanica e quindi sigillato. Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). 58 La forma dell’edificio e del suo interno è decisiva per il raggiungimento di un equilibrio tra controllo delle variabili, comfort e qualità spaziale. In questo senso il ruolo del progetto di architettura diventa centrale. Spesso i progetti contemporanei, studiati per ottenere costi ridotti unitamente a un buon livello di comfort, vengono risolti con edifici dotati di grande massa termica, ad imitazione di edifici di altre epoche. L’ambizione diventa invece quella di congiungere esigenze climatiche ed uso dei materiali con il linguaggio della contemporaneità. 59 4.1 PARAMETRI PER L’ANALISI DEI PROGETTI GUIDA L’obiettivo della progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro è la dimensione umana e qualitativa. I progetti saranno analizzati da un punto di vista cosiddetto “bioclimatico”, che guarda lo sfruttamento delle risorse naturali nel rispetto dell’ambiente, riscoprendo i principi dimenticati (1) in grado di migliorare il comfort ambientale attraverso i seguenti parametri: - Rapporto tra illuminazione naturale e illuminazione artificiale: l’illuminazione naturale è la migliore in termini qualitativi per il benessere generale dell’uomo, ma non essendo sempre disponibile in termini di quantità ed essendone l’intensità condizionata dalla latitudine, l’utilizzazione di luce artificiale diventa un supporto indispensabile per il raggiungimento dell’illuminazione ottimale. Cercheremo di stabilire, per ogni progetto guida, il rapporto fra i due tipi d’illuminazione secondo le condizioni specifiche del luogo. - Rapporto tra ventilazione naturale e ventilazione meccanica: allo stesso modo, la ventilazione naturale, considerata essere la più sana, sarà utilizzata come fonte unica ove le condizioni climatiche del luogo lo permettano ( è il caso del Rettorato dell’Accademia delle Antille a Martinica). Nel caso contrario si prevede un sistema meccanico di ventilazione come supporto a quello naturale scelto in base all’utilizzo consapevole delle risorse. Per ogni progetto si studierà il rapporto tra i due sistemi di ventilazione. - Protezione solare: è un fattore importante poiché determina la possibilità di controllo dell’ingresso dei raggi del sole all’interno dello spazio. I raggi solari sono a loro volta luce e calore; divengono quindi assai importanti la protezione e il controllo dell’incidenza diretta di essi. In ogni progetto studieremo il sistema di protezione solare adottato dal progettista. - Controllo della temperatura: gli sbalzi di temperatura provocano disagio nell’ambiente di lavoro. Creare un microclima interno con temperatura stabile è fondamentale per il raggiungimento del comfort termico. Come descritto nel capitolo 3.1 Comfort e benessere ambientale, ogni individuo ha una sensibilità diversa rispetto all’ambiente; per questo motivo non è possibile creare una situazione pienamente soddisfacente per tutti. Alcuni progetti propongono sistemi innovativi di controllo individuale della temperatura. - Controllo dell’umidità: l’umidità è un fattore decisivo nel controllo ambientale interno. In alcuni casi il controllo del tasso di umidità nell’aria rappresenta un fattore chiave nel raggiungimento del comfort, come nel caso precedentemente illustrato del progetto del Memorial di Gorée a Dakar (2) . In altri casi è un parametro che viene valutato insieme al controllo della temperatura e a quello della ventilazione. - Controllo dell’acustica: analizzeremo il controllo dell’acustica dell’edificio osservando principalmente l’involucro come filtro acustico tra l’esterno e l’interno. Individueremo inoltre i dispositivi interni per il controllo acustico e della privacy quali le pareti divisorie, l’arredamento, il controsoffitto, il pavimento e i materiali utilizzati. (1) Si fa riferimento al capitolo sul comfort e il benessere ambientale dove si afferma: ”Un principio base della progettazione consapevole è la considerazione dello spazio interno non più come un sistema passivo ma come organismo che interagisce con l’uomo e con l’ambiente.” (2) Vedi capitolo 3.4 Progettazione attraverso la regolazione dei principi naturali. 60 - Rapporto visivo interno/esterno: il comfort nella sua complessità può essere definito come sensazione di completo benessere fisico e mentale(1). Il rapporto visivo che l’utente può avere fra l’esterno e l’interno è un fattore psicologico importante. Alcuni progetti danno maggior valore a questo tipo di rapporto ambientale; è il caso del grattacielo della Commerzbank a Francoforte e della nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore a Milano. - Manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale: in alcuni casi sono stati utilizzati dispositivi speciali per il controllo ambientale. In questo caso studieremo come si effettua la manutenzione del dispositivo per garantirne un’ottimale funzionamento nel tempo ed assicurare di conseguenza una situazione continuativa di comfort ambientale. I progetti guida sono stati scelti in ambito europeo ad eccezione del Personal Environments System (USA). In ogni progetto si analizzeranno i parametri sopra indicati in modo da poterne valutare le qualità ambientali e di poter stabilire una base di dati confrontabili tra di loro. Per ogni caso di studio si troverà una tabella con i parametri individuabili nel progetto. Nelle conclusioni verrà presentata una tabella riassuntiva con i dati appartenenti ad ogni progetto guida in modo tale da poterne stabilire differenze e similitudini. (1) vedi capitolo 3.1 Comfort e benessere ambientale 61 4.2 Sede centrale della Commerzbank Francoforte, Germania, 1997 Progetto: Norman Foster and Partners, Londra Committente: Commerzbank Ag Frankfurt Progetto strutturale: Ove Arup, Londra e Krebs & Keifer, Darmstadt Progetto impiantistico: JRP, Londra e Petterson & Arens, Ober-Moerlen Space planning: Quickborner Team Progetto degli interni: Isaria Corporate Progetto dei giardini: E.L. Sommerlad, Giessen Tempo di realizzazione: 1994-97 Risparmio energetico: 25-30% inferiore rispetto a quanto prescritto nelle normative tedesche. Planimetria generale Introduzione Questo progetto ricerca nuovi modi per rendere più confortevoli gli spazi destinati ad ufficio, attraverso la costruzione di un edificio alto, un grattacielo, costituito da gruppi di costruzioni ad otto piani che si snodano intorno ad un giardino. Il giardino, alto tre piani, sale a spirale lungo l'altezza dell'edificio, affacciandosi da un lato verso la città e dall'altro verso l'atrio centrale, cosi' da creare una torre di sessanta piani di grande trasparenza. I nove giardini pensili sono chiusi da vetrate arretrate rispetto alle facciate esterne; questi spazi a verde sono utilizzati dagli impiegati nei momenti di relax e di socialità. Vista generale Il layout generale dell'edificio ha reso possibile localizzare spazi di lavoro anche sul perimetro interno, con vista verso l'atrio e sui giardini interni. Il complesso comprende gli uffici della banca, appartamenti, negozi, un auditorium, aree di parcheggio e una piazza pubblica. La torre è a pianta triangolare con ascensori, scale e servizi ad ogni angolo. Gli angoli sono i principali nodi strutturali del grattacielo e ad essi sono appesi i gruppi ad otto piani che contengono gli uffici. Un atrio centrale prende tutta l'altezza dell'edificio, con suddivisioni ogni 12 piani, soluzione ottimale per evitare forti correnti d'aria e per motivi di sicurezza per la prevenzione incendi. Schema della ventilazione naturale 62 L’approccio ambientale Nel progetto sono stati privilegiati i sistemi ad alta efficienza energetica ambientale; per questo motivo si parla della prima torre high-rise ecologica del mondo(1). Il progetto opera una vera e propria trasformazione della concezione canonica di un grande edificio per uffici, attraverso l'applicazione di idee innovative sensibili al problema ecologico. Queste hanno dato luogo anche allo studio di nuovi modelli di lavoro, per i quali è previsto che un ufficio abbia una ventilazione naturale e finestre apribili. Ridisegno esplicativo: schema organizzativo del piano tipo Le finestre degli uffici verso l'atrio centrale possono venire aperte manualmente e affacciano su giardini molto curati. La stesso avviene negli uffici che si affacciano verso l'esterno, attraverso una facciata a doppia pelle denominata dall'architetto "Klimafassade" ossia facciata climatica. I problemi di gestione dell'energia, della sicurezza e del comfort sono molto complessi in un edificio come questo, dove la climatizzazione generale non è pensata come imposta da un sistema centralizzato ma controllata puntualmente per rispondere alle esigenze di comfort di ciascuno degli occupanti. In questo progetto si é dunque fatto ricorso ad un doppio sistema di controllo: il BMS(2) (Building Management System) abbinato a quello manuale. Ventilazione naturale - estate In condizioni climatiche estreme, le finestre vengono chiuse automaticamente, ed entrano in funzione i sistemi di climatizzazione interni. Gli uffici sono climatizzati attraverso pannelli radianti a controsoffitto per evitare le sensazioni sgradevoli prodotte dagli sbalzi termici. Ventilazione naturale - inverno In particolare nei giardini pensili il controllo climatico viene gestito dal sistema BMS, attraverso l'apertura o chiusura di pannelli vetrati, assicurando una riduzione considerabile dell’uso di energia. (1) (2) Herzog T., Solar Energy in Architecture and Urban Planning, Prestel, Munich, 1996. Rivista Cree Architecture Intérieure, art. Commerzbank-gratte-ciel écologique di A.L.Egg, 1998, n.284, pp.86-91. 63 La facciata climatica La facciata climatica è concepita per dotare ogni spazio di lavoro di una finestra apribile. In un grattacielo questo tipo di condizione non è facilmente raggiungibile per via della velocità del vento e delle condizioni climatiche in generale. Per questo motivo, nella maggior parte dei grattacieli, si preferisce adottare una tipologia ad ufficio chiuso, dove le finestre non sono apribili e il sistema di climatizzazione viene controllato internamente, non prendendo in considerazione il comfort di ciascuno degli occupanti. La facciata della torre è composta da due pannelli in vetro, uno fisso all’esterno ed uno apribile all’interno. Nello spazio tra i due pannelli (10 cm.) l’aria fresca circola e passa attraverso le griglie appositamente posizionate nella parte inferiore della vetrata esterna per poi uscire dalla parte superiore. In questo modo l’utente può aprire la finestra senza che i forti venti in altezza entrino all’interno dell’ufficio. Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale Nelle giornate molto calde entra in azione il sistema di raffreddamento a controsoffitto. Esso è costituito da pannelli radianti che raffreddano l’aria calda che sale, creando il movimento ciclico naturale della stessa, raggiungendo una temperatura omogenea all’interno degli spazi. Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale in un ufficio tipo Estate Estate molto calda Inverno D’inverno la circolazione d’aria tra i pannelli di facciata viene interrotta per raggiungere il massimo isolamento termico. Il riscaldamento dell’aria avviene attraverso pannelli radianti posti sul perimetro inferiore della facciata. Il controllo dell’intensità dell’illuminazione naturale avviene attraverso lamelle frangisole posizionate nello spazio fra i due pannelli di vetro della facciata. Esse sono controllate individualmente da ogni postazione di lavoro. Per assicurare un’alto livello di isolamento acustico la facciata è composta da due pannelli in vetro, quello esterno è un vetro singolo mentre quello interno è un vetro doppio con camera d’aria. Il controsoffitto e il pavimento gallegiante sono dispositivi per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. Ridisegno esplicativo: dettaglio facciata climatica 1.Vetro camera apribile 2.Spazio tra i due pannelli 3.Vetro singolo 4.Montanti in alluminio 64 5.Vetro opalino 6.Controsoffitto metallico 7.Frangisole L'organizzazione degli spazi di lavoro La pianta triangolare divide ogni piano in tre zone di dimensioni modulari intorno all’atrio centrale: il giardino, i "kombiburo" e i "teamburo". I "kombiburo", spazi informali adatti a piccole riunioni, sono disposti lungo i percorsi, intercalati tra due spazi di lavoro convenzionali. I "teamburo" corrispondono alla tipologia organizzativa classica con gli spazi di lavoro disposti ad ogni lato del corridoio. In entrambe le soluzioni le postazioni di lavoro sono posizionate sul perimetro delle facciate; una parte di esse si affaccia verso l’esterno attraverso la facciata climatica e l’altra metà si affaccia verso l’atrio a tutt’altezza, guardando verso i giardini pensili. Pianta piano tipo Le pareti divisorie degli uffici sono composte da pannelli in vetro camera a tutt’altezza per ottenere la massima trasparenza. Hanno incorporato un sistema di tende per il controllo individuale della privacy. Il giardino, diverso ad ogni orientamento, è mediterraneo a Sud, nordamericano ad Ovest e orientale ad Est. Le piante dei giardini contribuiscono al raggiungimento di un’alta qualità dell’aria. Alcuni esperimenti svolti nell’ambito del comfort ambientale hanno dimostrato che la produttività aumenta quando l’ambiente ha una migliore qualità dell’aria(1). Sezione tipo degli uffici e dei giardini pensili L'associazione di spazi per incontri informali come i "kombiburo" e i giardini, insieme alla possibilità di vedere le persone sugli altri piani, portano ad un superamento delle barriere fisiche e delle rigide divisioni funzionali dei diversi momenti del lavoro. Ascensori, scale e servizi sono posizionati ai vertici della pianta triangolare, all’interno delle torri che compongono il sistema strutturale, isolati rispetto agli spazi adibiti ad ufficio. Si crea cosi' un "villaggio" dove, secondo Foster(2), si può stabilire una cultura dell'ufficio differente, meno gerarchica e più interattiva. Vista di un giardino pensile da un’ufficio (1) Proceedings Healthy Buildings 2000, art. Productivity is Affected by the Air Quality in Offices di Wargopcki P., Wyon D., Fanger P., Vol.1, pp.635-639. (2) Rivista Cree Architecture Intérieure, art. Commerzbank-gratteciel écologique di A.L.Egg, 1998, n.284, pp.86-91. 65 Parametri di controllo ambientale Sede centrale della Commerzbank, Francoforte ILLUMINAZIONE NATURALE - - Le postazioni di lavoro si affacciano sull’atrio interno e verso l’esterno. La luce naturale entra negli uffici e nell’atrio centrale attraverso i giardini pensili, che salgono a spirale sull’edificio. Il controllo dell’intensità dell’illuminazione naturale avviene attraverso le lamelle frangisole. Esse sono controllate individualmente da ogni postazione di lavoro. VENTILAZIONE NATURALE - Sono previste finestre apribili verso l’esterno e verso l’atrio centrale. Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la facciata climatica “Klimafassade”. Un atrio centrale porta l’aria in tutta l’altezza del grattacielo. PROTEZIONE SOLARE - CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - Ogni ufficio dispone di lamelle frangisole controllabili individualmente. I giardini pensili sono arretrati rispetto alle facciate esterne evitando l’ingresso diretto dei raggi solari durante le ore d’incidenza più forte. L’atmosfera generale è controllata in maniera puntuale per rispondere al comfort di ciascuno degli occupanti. In condizioni climatiche estreme, le finestre vengono chiuse automaticamente ed entrano in funzione i sistemi di climatizzazione interni. 66 CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanico. - L’atrio centrale funziona come zona cuscinetto di controllo acustico all’interno dell’edificio. Per assicurare un’alto livello di isolamento acustico la facciata è composta da due pannelli in vetro, quello esterno è un vetro singolo mentre quello interno è un vetro doppio con camera d’aria. Il controsoffitto e il pavimento galleggiante sono dispositivi per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - L’atrio centrale apre la vista verso l’interno dell’edificio. I giardini pensili creano delle aperture visive verso l’esterno, verso la città. - I problemi di gestione e manutenzione in un edificio come questo sono molto complessi. Il fatto che le finestre siano apribili ne semplifica la pulizia e manutenzione e garantisce l’accesso ai differenti elementi di facciata. 67 4.3 Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG Hannover, Germania, 1999 Progetto: Herzog and Partner Bda, Monaco Committente: Deutsche Messe Ag Hannover Realizzazione: Bksp Projektpartner, Hannover Progetto strutturale: Sailer Stepan e Partner, Monaco Progetto impiantistico: Ingenieurbeuro Hausladen Acustica: Meuller - BBM Tempo di realizzazione: due anni Costi di costruzione: DM 3.900/mq (circa L.3.900.000/mq) Costi operativi: DM 12.50/mq (DM 24 con tecnologia tradizionale) Risparmio energetico: -25% di riscaldamento Planimetria generale Introduzione Con i suoi 85 m. (20 piani) d’altezza, il nuovo edificio dell'area fieristica, l'edificio più alto di Hannover, rivela il significato della Fiera per la città e costituisce un segno nel paesaggio tra l'ingresso Nord dell'area fieristica e la vasta area a verde sull'angolo Nord-Ovest. La terrazza - vista sulla citta’ Il progetto nasce dal concetto di sostenibilità espresso all'EXPO 2000 di Hannover "UomoNatura-Tecnologia"(1). Esso riflette le ambizioni del cliente, l'Ente organizzativo della Fiera, che richiede spazi di lavoro di alta qualità e l'utilizzo innovativo dell'energia naturale. I parametri di progetto sono: comfort per lo spazio di lavoro e basso consumo energetico. L'altezza dell'edificio è dovuta alle strette condizioni del sito. La torre è disposta diagonalmente per non impedire la vista sull'area; essa è costruita in modo da lasciare trasparente il foyer a livello dell'ingresso, creando un collegamento tra lo spazio pubblico e lo spazio semi-pubblico della fiera. Un approccio ambientale "Nella sua architettura, Thomas Herzog unisce le conoscenze tecniche e di costruzione ad un forte senso di responsabilità verso l'ambiente Vista aerea da Nord-Ovest (1) Nel 1992 la città di Hannover ha commissionato a William McDonough, uno dei leader mondiali del movimento verde in architettura, le guide progettuali per l’Expo Mondiale dell’anno 2000. All’interno del documento presentato da McDonough, sono stati stabiliti nove principi generali per la progettazione sostenibile di prodotti, palazzi e città. Questi principi sono stati nominati “I Principi di Hannover” (vedi Appendice n.3). 68 costruito"(1). La sua curiosità personale lo porta a fare ricerca nella natura, in altre culture e in settori dell'industria diversi da quello della costruzione. Dall’inizio della sua carriera Herzog ha svolto ricerche sulle costruzioni innovative. Un esempio di questo spirito di ricerca è il progetto della Deutsche Messe nel quale sono presenti sistemi costruttivi e di controllo ambientale di grande interesse. Il sistema di rivestimento dei due nuclei esterni consiste in una facciata ventilata composta da elementi in ceramica. Questo sistema si caratterizza per il facile montaggio degli elementi in opera e per le alte prestazioni dal punto di vista climatico. La ceramica è un materiale di grande resistenza e di altissima qualità estetica, e viene qui utilizzato in chiave moderna. Per il raggiungimento di un alto livello di comfort con un basso consumo energetico sono messi in atto due dispositivi che analizzeremo in dettaglio: la facciata a doppia pelle e la torre per la ventilazione naturale. Prospetto Ovest Controllo ambientale interno L'utilizzo di una doppia facciata innovativa a corridoio perimetrale è di decisiva importanza nel raggiungimento del comfort nello spazio interno. Essa è costituita da una semplice "pelle" esterna in vetro che ha come funzione principale la protezione contro gli agenti atmosferici. La seconda "pelle" più elaborata, dove corrono i condotti di ventilazione meccanica, fa parte dello spazio interno e può essere installata successivamente e indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Essa permette l'ingresso d'aria dall'esterno verso l'interno, passando dal corridoio perimetrale, attraverso finestre scorrevoli posizionate vicino ad ogni postazione di lavoro, mentre a finestre chiuse subentra, per il ricambio d'aria, un sistema con canale a zoccolo. La doppia facciata (1) AA.VV. Lexikon der Architektur des 20 Jahrhunderts, Hatje, Ostfildern, 2nd ed.1998, p159 69 Il corridoio perimetrale è una zona intermedia tra l'esterno e lo spazio interno. Questo dispositivo permette il controllo della ventilazione, della qualità dell’aria, della luce naturale e dell'acustica, assicurando un ambiente di lavoro ad alto livello di comfort. E’ una zona "cuscinetto" che contiene le colonne strutturali perimetrali liberando cosi' lo spazio degli uffici, disegnando i fronti e proponendo un gioco di luci e ombre. Le facciate sono in vetro a tutt’altezza per garantire un alto livello d’illuminazione naturale e una maggiore ampiezza dello spazio interno. Il fatto che la seconda pelle sia all'interno dello spazio evita la sensazione di vertigine ai piani superiori. La doppia facciata vista dall’interno Gli elementi frangisole, per il controllo dell’intensità della luce naturale, sono posizionati nel corridoio perimetrale. Questi sono azionati individualmente dall’interno di ogni ufficio. I nuclei esterni sono disposti in modo tale da ombreggiare la facciata vetrata Sud ed Est; questa scelta si é rivelata fondamentale per contrastare le problematiche di surriscaldamento e di abbagliamento. I nuclei sono posizionati inoltre ai vertici opposti della torre per rispondere alla regolamentazione anti-incendi. Lo spazio tra le due facciate - i pilastri sono posizionati in questo spazio lasciando libero lo spazio interno Concetti termici e di ventilazione naturale Il raggiungimento di un alto livello di confortevolezza termica degli ambienti confinati e il livello di purezza dell’aria interna (“indoor air quality”) sono temi affrontati dall’inizio del processo progettuale. Il progetto è un chiaro esempio di un nuovo approccio culturale alla progettazione, dove tutte le variabili ambientali vengono sempre di più trattate in maniera integrata. In tal senso, va progressivamente perdendo di significato l’approccio finora perpetrato nella progettazione degli edifici, secondo il quale l’architetto, lo strutturista e l’impiantista agiscono con modalità quasi del tutto slegate (1). Il concetto di ventilazione della torre è una reminiscenza del sistema di condizionamento com- Componenti della facciata interna in legno e vetro (1) Tratto dal capitolo “Elementi per una definizione complessiva della qualità degli ambienti interni” di Rizzo G. Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, Maggioli Editore, Rimini, 1998. 70 plesso, tradizionale e non meccanico, proprio delle zone climatiche estremamente calde come i paesi Arabi e l'Iran(1). Riscaldamento e raffreddamento si basano fondamentalmente sull'attivazione della massa termica dell'edificio e in particolare delle solette dei piani. In congiunzione con il sistema di ventilazione, questo sistema è appropriato per il raggiungimento della temperatura interna ideale. Torri del vento, Yazd - Iran Ogni postazione di lavoro ha una grande finestra apribile sullo spazio a corridoio perimetrale, rendendo possibile la regolazione delle singole temperature. La tipologia a torre è stata utilizzata per la ventilazione attraverso lo sfruttamento delle forze naturali per risucchiare l'aria viziata di ogni piano attraverso un condotto verticale continuo. Ci si avvale, per mezzo di una torre di ventilazione, dell'effetto di suzione creato dai forti venti presenti alla sua estremità. Ridisegno esplicativo: sezione - schema di ventilazione I condotti del sistema di ventilazione e il corridoio perimetrale, dispositivi per il controllo della ventilazione naturale, sono di facile ispezione, manutenzione e pulizia, fattore molto importante per assicurare un’alta qualità dell’aria. Le fonti di calore interno quali persone, apparecchi e lampade, sono sufficienti per il riscaldamento dell'edificio durante le ore di lavoro. Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale - periodo invernale Il sofisticato impianto di climatizzazione si accompagna dunque all'architettura dell'edificio diventandone sommessa componente, poiché, come sostiene il progettista: "bisogna sempre misurarsi con Vitruvio, cioè con l'efficienza funzionale, con la tecnica costruttiva appropriata e con la bellezza"(2). Ridisegno esplicativo: ventilazione naturale - periodo estivo (1) Alcuni edifici tradizionali in Iran utilizzano sistemi ingegnosi per creare spazi interni confortevoli in condizioni climatiche avverse, particolarmente nelle zone desertiche interne dove il caldo è estremo durante il giorno mentre le notti possono essere fredde. Vedi Bahadori M., Les Systèmes de refroidissement passifs dans l'architecture iranienne, art. “Scientific American”, aprile 1978, n.6 (2) Rivista Costruire, articolo "Comporre per Integrare" di Angelo Bugatti, aprile 2001, n.215, pp.106-109. 71 L'organizzazione degli spazi di lavoro I 14 piani adibiti ad uffici, oltre ai tre contenenti spazi direzionali e caffetteria, possono essere suddivisi secondo layout differenti: un numero variabile compreso tra 15 e 20 postazioni di lavoro sono disposte lungo il perimetro della facciata ad ogni piano. Lo spazio interno può essere ad open-plan, o con unità individuali oppure una combinazione delle due. In questo modo e' stato possibile ottenere la stessa qualità, in termini di comfort, per tutte le postazioni di lavoro rispettando l'organizzazione della società e l'infrastruttura tecnica dell'edificio. Pianta piano tipo 1 Area comune 2 Ufficio 3 Corridoio perimetrale - doppia La zona centrale di ogni piano viene utilizzata come area comune, è una zona di mediazione arredata con elementi comodi per l’attessa, per i momenti di socialità e di riposo. L’illuminazione di questo spazio è prevalentemente artificiale con l’aggiunta di luce naturale che entra nello spazio attraverso le finestre disposte in alto sul perimetro delle pareti divisorie. facciata 5 Spazio tecnico Information Tecnology 6 Spazio tecnico impianto elettrico 7 Condotto di ventilazione naturale 4 Griglie di ventilazione naturale Gli uffici a cellula sono chiusi da un sistema di pareti divisorie che possono essere opache, composte da pannelli “sandwich” con finitura in legno chiaro, o trasparenti composte da pannelli di vetro camera. Le due soluzioni sono pensate per risolvere i problemi dell’acustica all’interno degli spazi. Ridisegno esplicativo: sezione AA - l’ambiente di lavoro Il sistema d’illuminazione artificiale degli uffici è composto da elementi longitudinali in lamiera installati direttamente nel soffito, ognuno con due tubi fluorescenti all’interno. Il sistema è studiato per dotare gli spazi di luce bianca e indiretta a basso consumo energetico. Gli spazi ad open space e i corridoi distributivi sono dotati di controsoffitto dove sono installati corpi illuminanti di tipo dark light. Ridisegno esplicativo: sezione dell’ambiente di lavoro Gli spazi tecnici per l’Information Technology e per l’impianto elettrico sono posizionati su l’ingresso al piano, vicino ai condotti della ventilazione naturale. In questo modo sono isolati dagli spazi di lavoro garantendo la minima esposizioni del personale alle radiazioni e contemporaneamente sono di facile accesso per l’ispezione e la manutenzione. Interno di un ufficio a celulla 72 Interno ad open plan Parametri di controllo ambientale Edificio Amministrativo Deutsche Messe AG, Hannover ILLUMINAZIONE NATURALE - Facciate in vetro a tutt’altezza per garantire un alto livello d’illuminazione naturale. Le facciate in vetro sono orientate in direzione Est-Ovest per captare la luce diretta del sole. Le postazioni di lavoro sono disposte lungo il perimetro della facciata. VENTILAZIONE NATURALE - - Il concetto di ventilazione della torre è ispirato alle tradizionali torri del vento iraniane ed è abbinato ad un sistema di riscaldamento e raffreddamento della massa termica. Ingresso d’aria dall’esterno verso l’interno attraverso le finestre scorrevoli adiacenti ad ogni postazione di lavoro. Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la facciata a “doppia pelle”. PROTEZIONE SOLARE - All’interno del corridoio perimetrale sono disposte delle lamelle frangisole controllabili individualmente. I nuclei esterni sono disposti in modo tale da ombreggiare la facciata vetrata Sud ed Est per contrastare le problematiche di surriscaldamento. 73 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - Ogni postazione ha una finestra apribile per lo scambio d’aria con l’esterno. Il corridoio perimetrale funziona come “cuscinetto” evitando forti sbalzi di temperatura tra l’esterno e l’interno. CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione. - Lo spazio tra le due facciate (interna ed esterna) funziona come zona cuscinetto di controllo acustico. Le pareti divisorie interne (opache e trasparenti) prevedono l’isolamento acustico. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - 74 RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - Le facciate in vetro a tutt’altezza garantiscono la visibilità massimale. - Il fatto di concentrare gran parte dei dispositivi per il controllo ambientale nel corridoio perimetrale (frangisole, griglia scambio d’aria, facciata interna) facilita e garantisce la manutenzione di tutti gli elementi. 75 4.4 Personal Environments System, USA, 1988 Johnson Controls Incorporated Introduzione Una ricerca svolta negli Stati Uniti dalla Johnson Controls Inc. dimostra che più del 25% delle persone che lavorano in ufficio non sono soddisfatte delle condizioni ambientali della loro postazione di lavoro: la qualità dell'aria, la temperatura, l'illuminazione e l'acustica. La produttività è in diretto rapporto con le condizioni ambientali di ogni postazione di lavoro ; di conseguenza un basso livello di comfort nell'ambiente di lavoro abbassa la produttività ed ha un impatto negativo nella soddisfazione personale nel lavoro. I metodi convenzionali di controllo ambientale presuppongono che utenti differenti, nelle medesime condizioni ambientali, siano soddisfatti dal punto di vista del comfort. Questa condizione pero', in un'alta percentuale di casi, non si verifica. Il sistema PEM: Modulo Personale di Controllo Ambientale Nel 1988 Johnson Controls Incorporated introduce i Personal Environments, un sistema individuale di controllo ambientale per uffici ad open plan. Il principio alla base del sistema della Johnson Controls è che ogni persona abbia la possibilità di adattare e controllare le condizioni ambientali alle proprie necessità. I PEM (Personal Environment Module) è un sistema che filtra e distribuisce l'aria in ogni postazione di lavoro, dando la possibilità ad ogni utente di controllare la quantità e la direzione del flusso dell'aria. Il sistema può essere dotato anche d'illuminazione, di uno sfondo acustico per aumentare la privacy e di una fonte di calore per piedi e gambe. Modulo personale di controllo ambientale Il sistema PEM é costituito da due tipi d’impianto che variano secondo il progetto degli uffici e la modalità d'installazione. Circolazione dell’aria prima dell’installazione del PEM 76 Il sistema PEM "supplied air", ad alimentazione d'aria, fa parte del progetto dell'impianto d'aria condizionata di un edificio; esso viene distribuito attraverso il pavimento galleggiante o dal controsoffitto. Il sistema PEM "circulated air", a circolazione d'aria, può essere facilmente incorporato all'impianto d'aria condizionata esistente in un edificio. Il sistema è studiato per il risparmio energetico e prevede che solo le postazioni di lavoro occupate siano attrezzate con i PEM. La temperatura nelle aree in comune, i corridoi e gli archivi, non viene controllata ma riceve indirettamente l'aria condizionata dalle postazioni individuali. La diminuzione dell'impiego d'aria condizionata dell'impianto centrale comporta un notevole risparmio di energia e costi. Ogni postazione è dotata inoltre di un sensore che spegne il sistema se il posto rimane vuoto per più di 15 minuti. Ridisegno esplicativo: circolazione dell’aria dopo l’installazione del sistema PEM Il controllo ambientale avviene attraverso il sistema PEM, sistema composto da un pannello di controllo, due diffusori per la distribuzione dell'aria e un pannello a torre che contiene la ventola e l'unità elettronica. Questo pannello è pensato per essere di dimensioni contenute e poter stare sotto la superficie di lavoro di un sistema standard d'arredo per uffici. L'unità PEM ha due riprese d'aria, una per l'aria condizionata e l'altra per l'aria a temperatura ambiente. La temperatura dell'aria diffusa dal PEM è un misto delle due fonti di ripresa. La distribuzione dell'aria è data dalla ventola all'interno del pannello a torre. La velocità della ventola è variabile ed è controllata dall'utente attraverso il pannello di controllo regolando l'uscita dell'aria attraverso i diffusori. I diffusori a sua volta possono distribuire l'aria in varie direzioni, sempre regolabili dall'utente. L'aria, ripresa e diffusa, passa sempre attraverso filtri elettrostatici per assicurare un alto livello d'igiene. I filtri sono di facile accesso per la manutenzione ed il ricambio. Ridisegno esplicativo: pianta di una postazione di lavoro Vi sono altre funzioni opzionali che possono essere gestite dall'unità PEM. Il riscaldamento per esempio, che avviene attraverso il tradizionale sistema di radiatore ad acqua calda posizionato Ridisegno esplicativo: sezione di una postazione di lavoro 77 sotto il tavolo come fonte di calore per gambe e piedi; la temperatura é regolabile attraverso il pannello di controllo. Uno sfondo acustico emanato dai diffusori d'aria permette di aumentare la sensazione di privacy. Sempre tramite il pannello di controllo si può regolare l'intensità della luce rispetto al lavoro da svolgere. Risultati ottenuti dall'utilizzo del sistema PEM I componenti del PEM In ogni postazione di lavoro è stato installato dalla Johnson Controls Inc. un sistema di controllo digitale per potere valutare la performance delle unità PEM e il livello di comfort raggiunto da ogni utente. Il sistema di controllo ha prodotto un rapporto ad intervalli di 5 minuti sull'occupazione, la temperatura ed il flusso d'aria di ogni postazione. I risultati sono molto interessanti; la temperatura registrata oscilla tra 18°C e 26°C. Questi dati mostrano la grande diversità delle esigenze personali. Dai risultati di questi test possiamo dedurre alcune osservazioni. Se assumiamo che uno dei fattori contribuenti al SBS (Sick Building Syndrome )(1) è il fatto che i bisogni termici, di luce, aria, ecc. di ogni persona sono diversi, vediamo che è impossibile progettare un sistema di condizionamento centrale che soddisfi tutti; utilizzando valori nella media possiamo soddisfare comunque la maggioranza. Grafico 1 - Risposte alla domanda “Generalmente in questo periodo dell’anno, come qualificarebbe la temperatura della sua postazione di lavoro?” Altri benefici percepiti dagli utenti di PEM sono il miglioramento della qualità visiva e la riduzione del rumore grazie all’impiego di tale sistema. Lo spazio di lavoro è diventato più salutare e gli utenti sono rimasti per periodi più lunghi nelle loro postazioni aumentando la produttività. Sono state fatte alcune interviste per valutare la percezione di comfort prima e dopo l'installazione delle unità PEM. I grafici riassumono i risultati che favoriscono l'utilizzo delle unità PEM nello spazio di lavoro dal punto di vista del com- Grafico 2 - Risposte alla domanda “Generalmente in questo periodo dell’anno, come qualificarebbe la qualita dell’aria nella sua postazione di lavoro?” (1) La Sick Building Syndrome è un fenomeno relativamente recente. Dal riconoscimento dalla World Health Organization nel 1986, è notevolmente incrementata la ricerca per determinarne la cura. I sintomi tipici sono: mal di testa, perdita della concentrazione, pelle secca, bruciore agli occhi, mal di gola. Vedi Rostron J., Sick Building Syndrome - concepts, issues and practice, E & FN Spon, Londra, 1997. 78 fort ambientale, della qualità dell'aria, della diminuzione di rumore e di fumo. Il PEM è stato concepito come un sistema di controllo ambientale meccanico, da poter installare in qualsiasi spazio interno, esistente o nuovo, risolvendo le problematiche di comfort in modo puntuale ed individuale. A differenza degli altri progetti, il sistema PEM non tiene conto delle risorse ambientali disponibili nel luogo. E’ una macchina che serve a soddisfare il comfort dell’uomo, ma soprattutto a fare risparmiare energia alla macchina più grande in cui è contenuta. Quest’approccio fa parte della cultura americana che ha un rapporto diverso e particolare con l’ambiente e l’energia come possiamo vedere anche in merito all’attuale discussione sul trattato di Kyoto. Uffici della West Bend Mutual Insurance Company - West Bend, Wisconsin USA Progetto: Johnson Controls Comittente: West Bend Mutual Insurance Company Progetto degli interni: Johnson Controls in-house facilities department Tempo di realizzazione: 6 mesi Costi di costruzione: per i PEM 462.600 lire/mq circa (US$230/mq) Risparmio energetico: 32% per l'illuminazione West Bend Mutual Insurance Company Nel 1992 il progetto ha ricevuto il premio Intellex Building for Excellence Award. Nel 1991 la sede della Assicuratrice West Bend si è trasferita in un nuovo spazio per ospitare più di 500 impiegati in uno spazio ad open plan. Nel nuovo edificio è stato progettato un sistema di condizionamento (HVAC) intelligente per dare più flessibilità e comfort agli utenti. La richiesta del cliente era di aumentare la produttività migliorando le condizioni di comfort e la qualità dello spazio di lavoro e contemporaneamente di ridurre i tempi d'installazione degli impianti e raggiungere un notevole risparmio energetico. La soluzione proposta dall'ufficio tecnico della Johnson Controls è di dotare ogni impiegato di un'unità PEM dando la possibilità di controllare individualmente la temperatura, il flusso dell'aria e la luce artificiale. Il sistema è composto da 430 unità PEM tutte con sfondo acustico e con pan- Gli uffici della West Bend Ogni postazione ha accesso agli impianti di elettricità, telecomunicazioni, sistemi informatici e all'aria condizionata attraverso un sistema di distribuzione a pavimento. 79 nello radiante disposto sotto il tavolo. Il progetto si basa sul rapporto tra la qualità dell'ambiente di lavoro e del comfort e la produttività di ogni impiegato. Si è cosi' raggiunta una condizione ambientale migliore, a costi di costruzione leggermente più alti, ed un considerabile risparmio energetico. Si è risparmiato sul sistema di distribuzione dell'aria perché non è stato necessario l'impianto a controsoffitto. Regolando l'aria direttamente in ogni postazione l'efficienza della ventilazione è aumentata del 66%. Per quanto riguarda l'illuminazione, il consumo d’energia è diminuito del 32% concentrando l'illuminazione diretta ad ogni postazione e proporzionando luce indiretta come sfondo in tutto lo spazio. Dopo 18 mesi la produttività nel lavoro è aumentata del 16% di cui si stima che il 2.8% sia dovuto al comfort raggiunto con l'utilizzazione del sistema personale PEM. 80 Parametri di controllo ambientale Personal Environments System ILLUMINAZIONE NATURALE E ARTIFICIALE - VENTILAZIONE NATURALE E MECCANICA - Il sistema PEM non prevede l’utilizzazione della luce naturale (*). Nello spazio è prevista una luce indiretta di sfondo. Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare l’intensità della luce. Il sistema PEM non prevede l’utilizzazione della ventilazione naturale (*). Il sistema PEM è incorporato all’impianto d’aria condizionata esistente o nuovo di un edificio. Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare la velocità d’uscita dell’aria, accendere o spegnere l’unità di diffusione. PROTEZIONE SOLARE CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - Il sistema PEM non prevede nessun dispositivo per la protezione solare (*). - L’unità PEM ha due riprese d’aria, una per l’aria condizionata e l’altra per l’aria a temperatura ambiente. La temperatura dell’aria diffusa dal PEM è un misto delle due fonti di ripresa. Ogni postazione può regolare la temperatura tramite il pannello di controllo. - CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione meccanica. 81 CONTROLLO DELL’ACUSTICA - RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE Il sistema PEM, come funzione opzionale, prevede uno sfondo acustico emanato dai diffusori d’aria. Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare il volume. - Il sistema PEM non prevede nessun tipo di rapporto visivo tra l’interno e l’esterno (*). - La manutenzione del sistema è molto semplice perché si effettua direttamente ad ogni unità PEM, dove sono centralizzate tutte le funzioni descritte. (*) Il PEM è stato concepito come un sistema di controllo ambientale meccanico, da poter installare in qualsiasi spazio interno, esistente o nuovo, risolvendo le problematiche di comfort in modo puntuale ed individuale. A differenza degli altri progetti, il sistema PEM non tiene conto delle risorse ambientali disponibili nel luogo. 82 4.5 Rettorato dell'Accademia delle Antille Martinica, Caraibi, 1994 Progetto: Christian Hauvette, Paris e Jérome Nouel, Martinica Commitente: Accademia delle Antille, Martinica Direzione lavori: Ministero della Pubblica Istruzione della Guyana Progetto impiantistico: SCOSU Tempo di realizzazione: 5 anni Superficie utile: 8.250 mq Costi di costruzione: 73 milioni FRF= 8.848 FRF al mq utile (circa 2.700.000 lire/mq) Il progetto e’ localizzato sull’altopiano ventoso di Terreville, vista dal lato Sud Introduzione Il Rettorato dell'Accademia delle Antille ospita gli uffici amministrativi del Ministero della Pubblica Istruzione della Guyana. L'edificio è situato nell'Isola di Martinica, appartenente alle Antille francesi. Il clima in questa regione è tropicale con temperatura elevata e un alto grado di umidità. Lo spunto più originale di questo edificio, che potrebbe essere definito sperimentale, consiste nell'essere stato progettato per ovviare al bisogno di un impianto di condizionamento d'aria funzionante ad elettricità, nonostante l'uso di quest'ultima sia divenuto una pratica abituale a Martinica. Pianta generale Un controllo climatico atmosferico naturale rappresenta un vantaggio reale rispetto ad una refrigerazione artificiale e riduce il consumo di energia in Kw/h. Esso apporta inoltre un altro vantaggio all'edificio: l'eliminazione del thermalshock, ovvero dello sgradevole effetto che si percepisce passando da un interno con aria condizionata all'esterno. Ridisegno esplicativo: pianta - schema della ventilazione naturale L'architettura è stata concepita in modo da adattarsi al sistema lavorativo di un luogo dal clima tropicale: gli Alisei vengono convogliati all’interno dell’edificio e lo attraversano producendo una leggera brezza refrigerante. Ridisegno esplicativo: sezione schema della ventilazione naturale 83 La ventilazione naturale Il contesto naturale privilegiato dove si trova il progetto, offre la possibilità di concepire un’edificio che adotta l’utilizzo esclusivo di ventilazione naturale garantendo un’alto livello di qualità dell’aria e il controllo dell’umidità. Uno studio del comportamento aerodinamico (1) dell’edificio è stato svolto durante il processo progettuale per stabilirne e verificarne la forma, i sistemi di facciata e i dispositivi per il miglior sfruttamento del vento e il controllo ambientale degli spazi. La facciata rettilinea a Nord funziona come presa d’aria La facciata Sud si apre nella direzione del vento ed e’ di forma convessa per accentuare la depressione dell’aria. Le brezze fresche provenienti dal Nord entrano nell’edificio attraverso lo spazio a doppia altezza dell’ingresso. In questo spazio sono previsti pannelli orientabili che controllano l’ingresso del vento verso l’interno. Essi sono controllati meccanicamente da anemometri posizionati sulla copertura. La facciata a doppia altezza si apre e si chiude per controllare l’ingresso dell’aria La circolazione interna dell’aria viene attivata dai cinque patii disposti in direzione Est-Ovest, che sono a loro volta collegati nell’asse Nord-Sud da fessure verticali tra un volume e l’altro. Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale in un ufficio tipo Il vento penetra ogni volume attraverso le due tipologie di tamponamento, quello mobile e quello apribile. Le facciate sono in pannelli di vetro composti da vari elementi apribili, ottimi dispositivi per il controllo della direzione del vento all’entrare nello spazio. Le pareti divisorie degli spazi di lavoro sono in legno e sono pensate per non interrompere il percorso del vento all’interno degli spazi. Sono composte di varie lamelle in posizione diagonale in modo tale da fare passare il vento rallentandone la velocità. Il controllo della luce naturale L’edificio è composto da vari volumi organizzati intorno a cinque patii. Questa tipologia permette di aumentare la superficie di facciata in modo Gli elementi frangisole caratterizzano la facciata Sud (1) I calcoli per lo studio del comportamento aerodinamico degli edifici possono essere svolti al computer, simolando la condizione aerodinamica attraverso modelli matematici. Sono preferiti, comunque, gli esperimenti pratici con modelli testati nella galleria del vento. 84 tale che tutte le postazioni di lavoro possano essere disposte lungo il perimetro dell’edificio ed avere accesso alla luce naturale. A questa latitudine, l’incidenza dei raggi solari e l’intensità della luce naturale sono molto forti e costanti durante tutto l’anno. Per questo motivo sono stati progettati degli elementi frangisole di proporzioni marcate, disposti lungo tutta la facciata Sud. Sono posizionati in orizzontale, a sbalzo, in corrispondenza di ogni piano, composti da lamelle in alluminio all’interno di un telaio in acciaio. A Nord gli elementi frangisole sono invece disposti in verticale coprendo tutta la superficie della finestra. Questi elementi servono anche per la protezione contro i temporali caratteristici di queste zone tropicali con forti venti, pioggie e grandine. Il patio centrale Il rapporto tra interno ed esterno In un contesto naturale come quello dell’isola di Martinica, il rapporto tra gli spazi interni e l’ambiente esterno diviene molto importante. Il progetto si rapporta con l’esterno sia attraverso le facciate, sia attraverso un sistema di patii concepiti come spazi interni a cielo aperto. Il patio centrale collega la zona di parcheggio con il foyer d’ingresso attraverso una scala. I patii la terali invece servono come zona di sfogo agli spazi interni annessi. Le terrazze all’ultimo piano sono orientate verso la baia Attraverso questi spazi si ottiene una maggiore superficie di facciata dotando gli interni di una maggiore quantità di luce naturale e di un rapporto continuo con l’esterno. Anche lo scambio d’aria tra l’interno e l’esterno avviene principalmente attraverso i patii, dove l’aria si rinnova grazie alla presenza della vegetazione. Gli uffici all’ultimo piano si mettono in rapporto diretto con l’ambiente esterno, aprendosi sulle terazze, godendo della vista verso la baia. L'organizzazione degli spazi di lavoro L’edificio è composto da due lunghe stecche in direzione Est-Ovest che contengono gli uffici Ridisegno esplicativo: layout tipo 85 amministrativi. Tra i due corpi allungati sono disposti, in direzione Nord-Sud, i volumi che contengono gli spazi comuni divisi da i cinque patii. Le postazioni di lavoro sono disposte lungo il perimetro delle facciate godendo tutte dell’illuminazione naturale e dell’affaccio verso l’esterno. Sono divise in spazi di diverse dimensioni attraverso un sistema di tamponamento leggero in legno di produzione artigianale locale. I tamponamenti paralleli alla facciata sono pensati per lasciare passare la brezza, evitando il passaggio dello sguardo, attraverso un sistema di lamelle disposte con una inclinazione di 45° gradi all’interno di un telaio. Questo sistema presenta però problemi per il controllo dell’acustica all’interno degi spazi. Lo spazio di lavoro è caratterizzato dalla luce naturale e dalle finestre totalmente apribili per l’ingresso della brezza. I muri divisori perpendicolari alle facciate, i soffitti e il pavimento sono di colore bianco per la miglior riflessione della luce negli spazi. Il pavimento è in piastrelle di ceramica, materiale assai utilizzato nella regione per evitare l’assorbimento di calore. Il sistema d’illuminazione artificiale è composto da corpi illuminanti posizionati nei muri, in alto, orientati verso i soffiti per diffondere la luce indirettamente negli spazi senza causare abbagliamento. Non è stata necessaria la presenza di controsoffitto ne di pavimento galleggiante per distribuire l’impiantistica nell’edificio. L‘assenza di grandi impianti tecnici facilita il controllo dell’acustica da sorgenti sonore fisse (1). I pannelli divisori fissi o apribili definiscono gli spazi interni La manutenzione generale dell’edificio è molto semplice. I dispositivi per il controllo ambientale sono di facile accesso sia per la pulizia che per la manutenzione. La facciata composta in lamelle di vetro apribili è l’elemento che richiede maggior cura dal punto di vista della pulizia. Interno di una sala di riunione (1) Le sorgenti di rumore, secondo la definizione contenuta nella recente legge-quadro italiano sull’inquinamento acustico n.447/95, sono distinte in: sorgenti sonore fisse e sorgenti sonore mobili. Vedi Faconti D., Piardi S., La qualità ambientale degli edifici, pp.424-481, Maggioli Editore, Rimini, 1998. 86 Parametri di controllo ambientale Rettorato dell’Accademia delle Antille, Martinica ILLUMINAZIONE NATURALE - Le facciate sono in vetro a tutt’altezza per favorire l’ingresso della luce naturale all’interno degli spazi. Sono predisposti elementi frangisole per evitare l’incidenza della luce diretta negli spazi di lavoro. Gli spazi sono disposti intorno a cinque patii in modo tale da poter essere dotati tutti di luce naturale. VENTILAZIONE NATURALE - Il vento viene convogliato all’interno dell’edificio attraverso la facciata aperta verso Nord. La circolazione interna del vento viene resa attiva da cinque patii. La facciata è composta da pannelli orizzontali in vetro che si possono aprire ed orientare per controllare l’ingresso del vento negli spazi. Le pareti divisorie sono progettate per fare circolare in modo graduale l’aria attraverso gli spazi interni. PROTEZIONE SOLARE CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - La facciata principale è verso Sud. Si prevede un sistema di controllo dell’ingresso diretto dei raggi solari composto da un frangisole orizzontale di grandi proporzioni data l’incidenza costante del sole dei Caraibi. - La temperatura viene controllata dalla convezione naturale dell’aria. Secondo la velocità di movimento dell’aria nello spazio il corpo subisce una perdita di calore per convezione. 87 CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale. - Data la posizione privilegiata dell’edificio nel contesto non sono stati previsti dispositivi per il controllo dell’acustica. Le pareti divisorie interne sono composte da lamelle in legno orientate in diagonale che permettono la circolazione dell’aria e diminuiscono il passaggio delle onde sonore. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - L’edificio è in rapporto diretto con l’esterno. E’ un edificio aperto al paesaggio approfittando della posizione privilegiata sull’altopiano di Terreville. - La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale è molto semplice dal momento che non vengono utilizzate tecnologie avanzate né complicate. 88 4.6 Edificio Amministrativo Coventry Inghilterra, 1997 Progetto: Bennetts Associates, Londra Progetto strutturale: Curtins Consulting Engineers, Londra Progetto impiantistico: Ernest Griffiths & son Tempo di realizzazione: 2 anni Costi di costruzione: £800 /mq (Lire 3 milioni circa/mq) Vista generale dell’edificio Introduzione Il progetto dell’edificio amministrativo è situato nella parte periferica della città industriale di Coventry. Pianta generale I temi centrali del progetto sono l’integrazione spaziale delle varie sezioni della compagnia, l’efficienza energetica ed un alto livello di comfort nell'ambiente interno. Il punto di partenza del progetto è stato quello di concepire un edificio ventilato naturalmente che non dipendesse esclusivamente dall'impianto centrale. L’edificio si presenta ermetico verso l’esterno, con facciate composte dal 50% di superficie opaca e il restante 50% di vetrate. E’ un’edificio “introverso” che guarda dentro se stesso. Ridisegno esplicativo: sezione generale Lo spazio degli uffici è distribuito in due stecche a tre piani; una si affaccia verso Nord e l'altra verso Sud, con un atrio centrale a tutt’altezza. All'interno dell'atrio si trovano tre torri di scale con le zone bar, fotocopiatrici, fax ed altri servizi comuni. Con questa organizzazione è stato possibile liberare l'ambiente di lavoro da fonti di calore superflue. Strategie per il controllo ambientale Lo spazio di lavoro di forma allungata e continua, insieme allo spazio dell'atrio, sono punti strategici per facilitare il sistema di ventilazione naturale insieme al raffreddamento prodotto dalla massa della struttura. L’edificio è stato concepito in modo da poter con- La facciata Sud - prospetto e sezione 89 vogliare al suo interno i venti predominanti. La ventilazione naturale avviene attraverso finestre divise in tre strisce per piano. Quelle inferiori possono essere aperte e chiuse manualmente; la striscia superiore collabora invece con l'impianto centrale di ventilazione, e in congiunzione con i pannelli apribili della copertura dell'atrio, viene aperta o chiusa secondo la stagione per garantire il raffreddamento serale dell'edificio. La struttura in calcestruzzo dei solai è lasciata a vista per ottenere un miglior funzionamento del sistema di controllo della temperatura attraverso lo scambio di calore dell’aria con la massa della struttura. Il pavimento galleggiante contiene tutti gli impianti elettrici e di ventilazione meccanica. Questo sistema di ventilazione a pavimento è in grado di dotare lo spazio di tre ricambi d'aria all'ora nel caso in cui il sistema di ventilazione na-turale non sia operativo. I solai sono stati studiati inoltre per incorporare l’impianto d’illuminazione senza l’utilizzo di un controsoffitto. La struttura in calcestruzzo è stata dipinta di bianco per ottimizzare la riflessione della luce naturale e artificiale, soluzione economica e di buon risultato estetico. Vista dell’atrio centrale e degli uffici Per evitare l’effetto di surriscaldamento durante il periodo estivo sul lato Sud sono stati previsti pannelli frangisole fissi. All'interno sono previste persiane per il controllo individuale dell’intensità della luce e dell’ingresso dei raggi solari. Per quanto riguarda il controllo dell’acustica, la scelta di abbinare gli spazi ad open plan lungo i lati dell’atrio centrale, non trova una buona soluzione. Le emissioni sonore provenienti dall’atrio entrano negli spazi di lavoro senza trovare nessuna barriera acustica al di fuori del parapetto in vetro. L'edificio è riscaldato d'inverno attraverso un sistema ad acqua calda "heat bus", che si avvale del riciclo delle acque piovane. Questo sistema è consigliato perchè permette il controllo della percentuale di perdita d’umidità dell’aria mantenendo gli standard di comfort ambientale. Ridisegno esplicativo: ventilazione e illuminazione naturale 90 L’organizzazione degli spazi di lavoro Lo spazio di lavoro é composto da due grandi spazi rettangolari ad open plan in direzione EstOvest divisi da un atrio a tutt’altezza. Le postazioni di lavoro sono disposte in file perpendicolari alla facciata verso l'atrio. Sui perimetri della facciata e dell'atrio, da dove penetra la luce naturale, sono disposte le postazioni di lavoro individuali dove si svolgono le attività lavorative lungo tutta la giornata. Gli spazi per il lavoro di gruppo, i tavoli di riunione e le postazioni di lavoro di breve durata sono disposti nella parte centrale di ogni spazio ad open plan. Il sistema del controsoffitto illuminante segue la direzione di organizzazione degli spazi e rinforza l'intensità della luce naturale con uno sfondo omogeneo d’illuminazione indiretta. E’ composto da due corpi illuminanti longitudinali, posizionati all’interno dell’ingombro previsto nel solaio in calcestruzzo, in modo tale da diffondere negli ambienti luce bianca indiretta. La forma degli ingombri risponde alla funzione strutturale dei solai. Ridisegno esplicativo: layout tipo degli uffici Esterno Gli elementi divisori-contenitori sono alti 1.40 mt. in modo da garantire il rapporto visivo all’interno dello spazio. Questa scelta facilita anche il buon funzionamento del sistema di ventilazione e dell’ illuminazione creando il minimo di ostacolo. Gli elementi divisori variano di colore, sempre di tonalità chiare per la miglior riflessione della luce, in modo da differenziare gli spazi all’interno dell’open space(1). Ufficio Atrio Ridisegno esplicativo: sezione tipo degli uffici Per quanto riguarda il controllo dell’acustica all’interno degli spazi, l’unico dispositivo disponibile sono i solai in calcestruzzo a vista. Il solaio come dispositivo di controllo dell’illuminazione (1) Si parla di uno dei sintomi causati dalla Sick Building Syndrome. “Gli uffici ad open space sono accusati di provocare situazioni di stress dovute all’impossibilità di riconoscere uno spazio privato e personale.” tratto da: Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51 Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). 91 Parametri di controllo ambientale Edificio Amministrativo a Coventry, Inghilterra ILLUMINAZIONE NATURALE - - La luce naturale entra nello spazio dalle finestre ma soprattutto dall’atrio centrale; situazione ottimale data la posizione geografica dell’edificio. All'interno sono previste persiane per il controllo individuale dell’intensità della luce. I solai sono stati studiati per incorporare l’impianto d’illuminazione senza l’utilizzo di controsoffitto. VENTILAZIONE NATURALE - - - Lo spazio di lavoro di forma allungata e continua, insieme allo spazio dell'atrio, sono punti strategici per facilitare il sistema di ventilazione naturale in congiunzione con il raffreddamento prodotto dalla massa della struttura. Lo scambio d’aria dall’esterno verso l’interno avviene attraverso le finestre ad apertura manuale degli uffici. Le finestre sono suddivise in tre parti: la striscia superiore è legata all'impianto centrale di ventilazione, e in congiunzione con i pannelli apribili della copertura dell'atrio, viene aperta o chiusa, secondo la stagione, per garantire il raffreddamento serale dell'edificio. L’impianto di ventilazione meccanica è stato integrato nel pavimento galleggiante. PROTEZIONE SOLARE - Per evitare l’effetto di surriscaldamento durante il periodo estivo sul lato Sud sono stati previsti pannelli frangisole fissi. All'interno sono state disposte persiane per il controllo individuale dell’ingresso dei raggi solari. 92 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - - La struttura di calcestruzzo dei solai è stata lasciata a vista per il miglior funzionamento del sistema di controllo della temperatura attraverso lo scambio di calore dell’aria con la massa della struttura. Sono previste finestre a controllo individuale per ogni postazione di lavoro. CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanica. - La massa dei solai in calcestruzzo assieme al pavimento galleggiante è un elemento di controllo dell’acustica. La scelta di disporre gli uffici ad open plan intorno ad un atrio centrale limita di fatto il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - E’ un edificio introverso, il rapporto visivo è verso il suo interno: verso l’atrio centrale. I dispositivi per il controllo ambientale sono di facile accesso per la loro manutenzione: - La facciata non richiede manutenzione speciale. - Gli impianti elettrici e informatici sono disposti nel pavimento galleggiante. - Il sistema di ventilazione è prevalentemente naturale. 93 4.7 Technocentre Renault, edificio "La Ruche" Guyancourt, Francia, 1998 Progetto: Denis Valode e Jean Pistre, Paris Committente: Renault SA France Realizzazione: O.T.H. e Copibat Progetto strutturale: Sechaud Bossuyt Progetto impiantistico: S.G.T.E. e T.P.S. Coperture in vetro: Ove Arup & Partners (Peter Rice) Superficie: 47.000mq Tempo di realizzazione: 5 anni Costi di costruzione: FF12000/mq (circa 4 miline lire/mq) Introduzione Il complesso Technocentre Renault è un enorme centro tecnologico che la società ha creato per rispondere al suo obbiettivo di competitività. Seguendo questa idea, Renault inaugura una nuova strategia di organizzazione e un nuovo modo di lavorare. Vista generale del complesso: in primo piano “L’Avancée” e in seguito l’edificio “La Ruche” Il centro tecnologico è costituito da un insieme di costruzioni che ospitano funzioni differenti. "L'Avancée" è il primo edificio e raggruppa in una superficie di 74.000 mq le funzioni di ricerca e di design; esso costituisce l’ingresso al complesso. L’edificio immediatamente sucessivo è quello denominato "La Ruche" e ospita al suo interno le unità di direzioni dei progetti, gli esperti dell'ingegneria dell'automobile e la direzione di ricerca. “La Ruche”, pianta generale La strada coperta come dispositivo di controllo ambientale Situato all'incrocio degli assi generatori del vasto progetto, l'edificio della "Ruche" costituisce il cuore del complesso della Technochentre Renault. Esso è composto da una serie di spazi organizzati intorno a nove giardini. I tre centrali sono collegati tra loro conformando una strada coperta, chiamata la "Grande Gallerie", che raggruppa tutte le funzioni "pubbliche" (sale di conferenze, zone d'informazione, centro di analisi della concorrenza) e i servizi (ristoranti, banche, negozi). Lungo la “Grand Gallerie” e nei giardini sono collocate piante e alberi che creano uno spazio urbano interno. E’ un piccolo quartiere dove le persone lavorano, si incontrano e socializzano. Sezione longitudinale sulla Grand Gallerie Sezione transversale sulla “Grand Gallerie” 94 La grande strada coperta permette di creare un microclima interno, proposta progettuale molto interessante in un contesto industriale ed isolato. E’ una serra dove i raggi solari entrano riscaldando l’aria degli spazi a giardino verso cui si affacciano gli uffici. Il controllo climatico avviene all’interno di questo spazio; il sistema di condizionamento è pensato per convogliare l’aria dalla strada coperta verso gli interni. Durante l’inverno l’aria all’interno della strada coperta è di qualche grado più calda di quella esterna, permettendo l’utilizzo di meno energia per il riscaldamento di questa. D’estate si aprono le porte d’ingresso del complesso e le finestrature lungo il perimetro superiore della copertura, facilitando lo scambio d’aria fresca. I vani scala sono aperti lasciando libero passaggio al vento. Gli uffici sono dotati di finestre per il controllo individuale della temperatura. Ridisegno esplicativo: il controllo ambientale attraverso i giardini coperti La copertura in vetro garantisce l’ingresso della luce naturale all’interno della strada coperta. Il controllo dell’illuminazione naturale all’interno degli uffici si effettua individualmente attraverso le tende interne. La strada coperta e i giardini sono dotati di un sistema d’illuminazione artificiale per esterni. La sera gli spazi coperti di vetro sono visibili da fuori e la luce proveniente dai giardini entra negli spazi interni creando una sensazione urbana in un contesto industriale. L’isolamento acustico è garantito dalle coperture in vetro che, come una membrana, avvolgono e separano “la Ruche” dal contesto. All’ interno, la presenza delle piante permette l’assorbimento del rumore proveniente dalle attività svolte nella strada coperta. La facciata degli uffici è composta da pannelli opachi e trasparenti: i primi sono pannelli “sandwich” in alluminio; i secondi sono in vetro camera. Tutte e due sono concepiti per isolare termicamente gli spazi e proteggerli dall’inquinamento acustico. La copertura in vetro L’organizzazione degli spazi di lavoro Gli spazi di lavoro si localizzano nei piani più alti dell’edificio, sopra gli spazi ad uso pubblico. Gli I vani scala aperti per il passaggio del vento 95 spazi comuni quali sale di riunione, archivi, fotocopiatrici e fax, sono organizzati nei punti di incrocio tra un volume e l’altro in modo da essere facilmente raggiungibili da tutte le postazioni di lavoro. Gli uffici sono organizzati all’interno della maglia strutturale, divisi tra loro da pareti mobili o da contenitori bassi, conformando piccole aree di lavoro. Essi sono disposti su tre file parallele alla facciata, due si affacciano direttamente verso l’esterno mentre la terza fila è interna. Lo spazio è organizzato in tipologie diverse secondo l’attività lavorativa da svolgere. Layout di un piano tipo Il sistema d’arredo adottato permette, attraverso la combinazione di quattro componenti, di organizzare lo spazio di lavoro secondo sei tipologie diverse. In questo modo si ottiene una grande flessibilità nella distribuzione degli spazi. Il sistema di arredo prevede inoltre una serie di accessori (mensola, lavagna, cassettiere mobili, ecc.) per la personalizzazione di ogni postazione. Il pavimento galleggiante conforma spazi di forma quadrata che sono rivestiti di linoleum o moquette, secondo la zona. Contiene tutti i cablaggi (telefoni, elettrici, rete informatica e una parte delle tubazioni dell’impianto di riscaldamento costituito da fan-coil). Il controsoffitto, costituito da pannelli metallici, integra il sistema dell’illuminazione, le griglie di ripresa dell’aria e gli sprinkler. Ridisegno esplicativo: il controllo ambientale in un ufficio tipo L’eccessiva larghezza del corpo di fabbrica, 18 mt., penalizza l’illuminazione naturale delle postazioni di lavoro centrali. La scelta di riservare gran parte dell’area a patii giardino ha portato gli architetti a dover sfruttare la profondità del corpo per poter alloggiare le postazioni richieste dal programma. Nonostante l’interessante approccio generale del progetto che risolve le tematiche dell’isolamento acustico, termico e dell’illuminazione naturale dando luogo attraverso l’uso strategico del verde, ad uno spazio a dimensione d’uomo e ad alto livello di comfort la tipologia degli uffici non è stata risolta in modo altrettanto innovativo. Due tipologie di organizzazione dello spazio Le varie tipologie di postazione di lavoro 96 Parametri di controllo ambientale Technocentre Renault, edificio della “Ruche” a Guyancourt, Francia ILLUMINAZIONE NATURALE - La copertura in vetro garantisce l’ingresso della luce naturale all’interno della strada coperta. Il controllo dell’illuminazione naturale si effettua ad ogni postazione di lavoro attraverso le tende interne. VENTILAZIONE NATURALE - La copertura in vetro, attraverso finestre perimetrali, permette lo scambio d’aria con l’esterno. Il sistema di condizionamento è pensato per convogliare l’aria dalla strada coperta verso gli interni. I vani scala sono aperti lasciando libero passaggio al vento. PROTEZIONE SOLARE - CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - La protezione dei raggi solari si effettua da ogni postazione di lavoro attraverso le tende interne. Gli alberi, all’interno dei giardini, producono ombra creando confortevoli interni urbani. Il controllo della temperatura, all’interno della strada coperta, si effettua attraverso le porte e le finestre perimetrali in copertura. Gli uffici sono dotati di finestre per il controllo individuale della temperatura. 97 CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanica. - L’isolamento acustico è garantito dalle coperture in vetro che, come una membrana, avvolgono e separano “la Ruche” dal contesto. Al suo interno, la presenza delle piante permette l’assorbimento del rumore, creando un ambiente adatto alle funzioni di progettazione e di ricerca. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO - MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - La copertura in vetro garantisce la completa visibilità dell’esterno. La maggior parte delle postazioni di lavoro guardano verso i nove giardini intorno i quali si organizza l’edificio. Le coperture in vetro sono curvate per facilitare lo scorrimento delle acque piovane e l’auto pulizia dei vetri. L’edificio, avvolto dalla copertura, è protetto dall’ambiente esterno riducendo considerabilmente il fabbisogno di manutenzione e pulizia delle facciate. 98 4.8 Nuova sede del gruppo "Il Sole 24 Ore", Milano, Italia, 1998 - in costruzione Progetto: Renzo Piano Building Workshop, Paris Committente: Gruppo Il Sole 24 Ore Progetto strutturale: Ove Arup & Partners, Londra Progetto impiantistico: Ove Arup & Partners, Londra; Milano Impianti, Milano Acustica uffici: Ove Arup & Partners, Londra Acustica auditorium: Peutz & Associés, Paris Illuminazione: Ove Arup & Partners, Londra; Piero Castiglione, Milano Attrezzature sceniche: Roger Labeyrie Controllo costi: Austin Italia Supporto in loco: RED Consulenza organizazione spazi interni: DEGW Italia Tempo di realizzazione: 2 anni circa Superficie complessiva: 42.680 mq. Costi di costruzione: circa L.4.000.000/mq Planimetria generale Introduzione La costruzione della nuova sede del gruppo editoriale "Il Sole 24 Ore" ha lo scopo di riunire in un unico complesso le nove filiali degli uffici e le strutture del giornale. Il sito prescelto è un isolato ubicato nel centro della città di Milano vicino alla Fiera. Prospetto su viale Monterosa Il progetto consiste nella ristrutturazione e riutilizzo di un edificio industriale esistente, di una certa qualità architettonica, secondo un programma che combina spazi privati, spazi riservati alla produzione del giornale e ad altre attività editoriali del gruppo, e spazi pubblici: l'atrio, la mensa, l'auditorium. Gli spazi pubblici sono disposti al piano terra e i quattro piani superiori sono riservati alle attività del giornale. Sezione longitudinale Lo spirito dell'intervento è quello di modificare il rapporto tra questi edifici e la città, aprendoli verso l'esterno e facendo loro trovare, verso l'interno, una sorta di osmosi con la natura. Prospetto su via Tempesta Si procede così per sottrazione demolendo un'ala del corpo esistente per aprire l'edificio verso Sud e poter ottimizzare l'esposizione verso il sole. La parte centrale dell’isolato viene svuotata e trasformata in un vasto giardino, introducendo uno spazio verde circondato dagli uffici a Nord, Est, Sud ed è aperto ad Ovest verso la città. Sezione trasversale 99 Il giardino ha la forma di una collina che accoglie al proprio interno l'area dei servizi: sala espositiva, mensa, parcheggi e locali tecnici. Si opera per eliminare gli ostacoli alla luce, allo scambio, alla permeabilità. Un'ulteriore invenzione relativa alla sottrazione e all'addizione è quella di alleggerire l'edificio esistente demolendo le facciate e sostituendole con una pelle di vetro; questo permette di ottenere la massima visibilità e trasparenza nei due sensi. Di sera, nel momento più intenso dell’attività del giornale, l'edificio illuminato dall'interno avrà una presenza magica nella città. Pianta piano terra - l’atrio d’ingresso e la collina Il progetto dell'ambiente interno Il progetto prevede diversi meccanismi di controllo ambientale per ottenere spazi di lavoro ad alto livello di comfort: la copertura leggera, il sistema di facciata, l'arredo e le pareti divisorie interne, il controsoffitto e il pavimento galleggiante. La copertura leggera crea una sorta di "tappeto volante" dotando l'edificio di un’ulteriore protezione climatica (microclima). E’costituita da una struttura metallica sulla quale si appoggia un pannello frangisole che in corrispondenza dei terrazzi è integrato da un ulteriore pannello di vetro che proteggere dalle pioggie e dalla neve. La copertura leggera La facciata è composta da una pelle continua in vetro extra chiaro(1) per meglio diffondere la luce naturale all'interno degli ambienti. E’ composta da tre pannelli di vetro con doppia camera d’aria. Il vetro interno è di tipo “selettivo“ ha cioè delle caratteristiche chimiche particolari per lasciar passare solamente una certa gama di raggi luminosi e permettere il controllo adeguato dell’intensità e del colore della luce naturale all’interno degli spazi. Gran parte del controllo termico e acustico avviene in facciata attraverso la doppia camera d’aria. I montanti in alluminio, punto critico per il controllo dell’acustica in facciate di questo tipo, sono progettati in modo tale da isolare efficien- Sezione tipo - la facciata (1) Il vetro extra chiaro è un tipo di vetro presente da poco sul mercato, il quale abbinato con il vetro di tipo selettivo permette di controllare il carico termico senza ridurre il livello d’illuminazione naturale dentro gli spazi. 100 temente l’interno dai rumori provenienti dall’esterno. La pelle si aggancia meccanicamente alla struttura lasciando 20 cm. di distanza dai solai esistenti. Questo spazio viene coperto con una lastra di vetro perimetrale a pavimento creando una sensazione di grande leggerezza e trasparenza. Per la protezione dall'irraggiamento solare ogni modulo di facciata, equivalente ad uno spazio di lavoro, ha una tenda sia esterna che interna per regolare la quantità di luce desiderata. Ogni gruppo di lavoro può controllare l’intensità della luce naturale aprendo o chiudendo la tenda interna, mantenendo il rapporto visivo con l’esterno, date le qualità traslucide del materiale di cui è composta. Chiudendo invece la tenda colorata esterna si raggiunge il totale isolamento dall’esterno. Una lampada perimetrale integrata al sistema di facciata, all'altezza di 230 cm., proietta luce indiretta sul controssoffitto. Quest’illuminazione artificiale è stata pensata per equilibrare i cambiamenti d’intensità della luce naturale durante la giornata e per dotare lo spazio interno di uno sfondo di luce durante la sera. Il controsoffitto contiene il sistema d’illuminazione diretta e il sistema di condizionamento dell’aria. E’ composto da pannelli metallici posizionati all’interno della maglia strutturale della struttura esistente. Verso la parte centrale del corpo di fabbrica è più basso, a 270 cm di altezza, per contenere l’impianto di condizionamento, mentre verso il perimetro dell’edificio viene posizionato più in alto per potenziare l’ingresso della luce naturale. La facciata: prototipo in cantiere Dettaglio della facciata con la lampada perimetrale interna Sezione di un piano tipo Alcuni pannelli metallici sono perforati per ottimizzare il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. I corpi illuminanti sono posizionati a distanza regolare per dotare la totalità dell’ambiente di luce omogenea, tipo di luce necessaria al lavoro d’ufficio. Il colore bianco dei pannelli ha lo scopo di diffondere la luce naturale e artificiale all’interno dello spazio. 101 Pianta tipo del sistema di controsoffitto Il sistema di raffreddamento e riscaldamento, distribuito a controsoffitto, è composto da travi fredde che irraggiano calore o freddo, secondo la stagione. E’ un sistema basato sulla trasmissione di calore o freddo all’ambiente attraverso la circolazione dell’acqua costituendo un impianto molto sano che distribuisce omogeneamente la temperatura nello spazio evitando sbalzi termici. Le bocchette di ripresa dell'aria a controsoffitto insieme al canale grigliato perimetrale a pavimento garantiscono il movimento e il riciclo dell'aria. Ogni spazio di lavoro è dotato di un pannello di facciata apribile, permettendo un ulte-riore controllo della temperatura e della qualità dell’aria. Sezione sulla parte centrale del corpo di fabbrica Sotto il pavimento galleggiante sono contenuti tutti i cablaggi per dotare ogni postazione di lavoro dei collegamenti necessari agli impianti elettrici e informatici. E’ di facile smontaggio per l’ispezione e la riparazione degli impianti e permette con grande facilità l’eventuale adeguamento del layout degli uffici a nuove necessità organizzative del Gruppo editoriale. Pianta tipo layout uffici L’organizzazione degli spazi di lavoro La nuova organizzazione degli spazi di lavoro nasce dallo studio minuzioso dell’organizzazione attuale di ognuna delle nove filiali di uffici e della struttura del giornale, dalle nuove esigenze organizzative e dalla volontà di dotare tutte le postazioni di lavoro di un alto livello di comfort. Il corpo centrale contiene tutte le funzioni relative alla produzione del giornale: il “news room”. E’ costituito da tre piani ad open space collegati spazialmente da un atrio interno con una copertura in vetro da cui entra la luce naturale e avviene lo scambio d’aria con l’esterno attraverso pannelli apribili sul perimetro della copertura. Spazio di lavoro tipo I corpi laterali contengono gli uffici amministrativi, la nursery e la scuola di formazione professionale. L’ultimo piano, in tutto l’edificio, contiene gli uffici della direzione con gli spazi di riunione. Il volume di questo piano è arrettrato dalla facciata lungo i perimetri interno ed esterSezione tipo - spazio di lavoro 102 no creando terrazzi verso i quali si aprono gli uffici (vedi sezione longitudinale). Le postazioni di lavoro sono disposte all'interno di un open space, delimitate da un sistema di armadiature. Gli armadi, alti 140 cm, sono sempre posizionati perpendicolarmente alle facciate in corrispondenza dei pilastri in modo tale da non creare ostacolo all'ingresso della luce e alla vista sul giardino. Le sale di riunioni, gli spazi fotocopie e fax sono posizionati nella parte centrale del corpo di fabbrica, mentre le postazioni di lavoro sono lungo il perimetro dell’edificio. Spazio di lavoro tipo Gli archivi e i servizi sono contenuti nei nodi, ovvero nei blocchi scala e ascensori. In questo modo l’ambiente di lavoro è libero da ostacoli visivi seguendo l'idea di trasparenza presente in tutto il progetto. Le pareti divisorie trasparenti sono utilizzate solo dove necessario, sono posizionate tra due armadi e possono diventare opache con l'abbassamento di una tenda colorata. Le porte d'ingresso sono colorate per essere chiaramente riconoscibili. La segnaletica è parte integrante dell'arredo. E’ previsto un sistema d’illuminazione indiretta composto da corpi illuminanti longitudinali appessi al controsoffitto ad un’altezza di 230 cm. e posizionati in corrispondenza degli armadi. Parete divisoria tipo - sezione Armadio tipo - sezione senza e con parete divisoria 103 Parametri di controllo ambientale Nuova sede “Il Sole 24 Ore” a Milano ILLUMINAZIONE NATURALE - - Si demolisce un'ala del corpo esistente per aprire l'edificio verso Sud e poter ottimizzare l'esposizione verso il sole. La facciata è composta da una pelle continua in vetro extra chiaro per meglio diffondere la luce naturale all'interno degli ambienti. Ogni modulo di facciata, equivalente ad uno spazio di lavoro, ha una tenda sia esterna che interna per regolare la quantità di luce desiderata. Una lampada perimetrale produce una luce indiretta che equilibra i cambiamenti d’intensità della luce naturale durante la giornata e dota lo spazio interno di uno sfondo di luce durante la sera. Il controsoffitto è composto da pannelli di colore bianco per meglio riflettere la luce naturale e la luce artificiale. VENTILAZIONE NATURALE - Lo scambio d’aria dall’esterno verso l’interno avviene attraverso pannelli apribili adiacenti ad ogni postazione di lavoro. - La copertura leggera crea una sorta di "tappeto volante" dotando l'edificio di un’ulteriore protezione climatica (microclima). Per la protezione dall'irraggiamento solare ogni modulo di facciata, equivalente ad uno spazio di lavoro, ha una tenda sia esterna che interna per regolare la quantità di luce desiderata. PROTEZIONE SOLARE - 104 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - - Il sistema di raffreddamento e riscaldamento si basa sulla trasmissione di calore o freddo all’ambiente attraverso la circolazione d’acqua. E’ un sistema molto sano perché distribuisce omogeneamente la temperatura nello spazio evitando sbalzi termici. Ogni postazione ha una finestra apribile per assicurare il controllo individuale della temperatura. CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione. - La facciata è composta da tre lastre di vetro con doppia camera d’aria per il miglior controllo dell’acustica. Le pareti divisorie interne (opache e trasparenti) prevedono l’isolamento acustico. Il controsoffitto integra alcuni pannelli metallici con micro perforazioni per ottimizzare il controllo dell’acustica all’interno dello spazio. CONTROLLO DELL’ACUSTICA RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO - Gli uffici circondano uno spazio verde a forma di collina. Le facciate in vetro extra chiaro a tutt’altezza garantiscono la visibilità massimale. 105 MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE Tutti i dispositivi per il controllo ambientale sono localizzati in zone di facile accesso per la loro manutenzione: - La facciata è l’elemento che richiede una manutenzione più curata. Sulle terrazze perimetrali è disposta una piccola gru su binari per la manutenzione e pulizia della facciata e per quella generale dell’edificio. - I pannelli apribili in facciata permettono la pulizia parziale di essa. - Le tende sono di facile montaggio e smontaggio. - Gli impianti elettrici e informatici sono sotto il pavimento galleggiante. - Il sistema di raffreddamento e riscaldamento dell’aria è all’interno del controsoffitto. 106 4.9 Sede centrale della banca ING Amsterdam, Olanda, 1983 - 87 Progetto: Ton Alberts e Max van Huut Committente: ING Bank Nederland Progetto strutturale: Aronsohn BV Progetto impiantistico: Treffers & partners Acustica uffici: Peutz Architetti degli interni: Billing Peters Ruff, Stoccarda e Theo Crosby/Pentagram, Londra Giardini: Copijn Groenadviseurs BV Impresa costruttrice: Woormolen-Heijmans-IBC Tempo di realizzazione: 4 anni Vista a volo d’uccello Introduzione Ancor prima che nella primavera di 1987 l'edificio venisse aperto al pubblico la stampa ne aveva già fatto un modello di "andersheid", un esempio di diversità; nel luglio dello stesso anno, in un referendum bandito fra i lettori del quotidiano Het Parool, all'edificio veniva assegnato il titolo di "migliore, più avvincente e interessante prodotto architettonico dal 1970 ad oggi". Vista dell’insieme del progetto. Si trattava infatti di realizzare nell'area a forte degrado sociale di Bijlmermeer, urbanizzata nel 1962 secondo i dettami CIAM, un "intelligent building" dotato delle più sofisticate tecnologie informatiche e telematiche, in grado di ospitare il consiglio di amministrazione e uno staff di 2.200 impiegati, raggruppati in piccole unità operative. I volumi che compongono l’edificio variano in forma e in altezza seguendo l’andamento della strada. In questo modo si riduce notevolmente l’impatto visivo nel contesto e si ottiene una volumetria riconoscibile come immagine dell’ azienda. Pianta generale All'edificio si richiedeva inoltre massima flessibilità e costi di gestione minimi, grazie anche alla regolazione personalizzata degli impianti di riscaldamento, ventilazione ed illuminazione. Con l'ingresso degli studi Aronson (per la parte strutturale), Treffers (per l'impiantistica) e Peutz (per le soluzioni acustiche) il team decise di abbandonare la pratica delle competenze setto107 Vista dalla strada verso l’ingresso principale riali e gerarchizzate e di avviare un processo di sincretizzazione delle discipline, o secondo le parole di Max van Huut una "sintesi degli specialismi" (1). Il progetto dell'ambiente Scartata la possibilità di edificare seguendo l'angolo fra la Foppingadreef e la Hoogoorddreef, perché cio avrebbe comportato l'eccessiva lunghezza dei collegamenti (500 metri) e l'esposizione di quasi un terzo degli uffici al rumore del traffico della strada ad alta velocità , si risolse di dare all'edificio una forma a pettine dai denti acuti e rinunciare alle pareti verticali, cosi da ridurre l'incidenza sonora migliorando l'acustica interna. Prospetti generali Nell’elaborazione successiva del progetto, per diminuire la superficie esposta al vento, l'edificio venne spezzato e riassemblato in una serpentina di dieci torri, disposte a S intorno a due corti e collegate da una strada interna che conduce agli spazi di relazione, alle sale conferenza e a tre ristoranti. Diverse per altezza e orientamento, ma con una pianta che si ripete partendo dal livello più alto a quello più basso, le torri sono studiate come macchine per garantire il maggior benessere individuale, che nella politica della banca equivale alla maggior efficienza, con i minori costi energetici, come testimonia il premio P.r.e.g.o. (Progetto sperimentale per l'uso razionale dell'energia in ambiente urbanizzato) assegnato dal Ministro dell'Economia all'edificio ancor prima che venisse costruito. Vista di due torri Sezione: la torre è studiata come una macchina Collettori solari, centraline termiche, dimensioni delle finestre (per lo più apribili), valvole dei termosifoni sensibili al sole, pannelli prefabbricati usati come accumulatori termici, e una infinità di altri accorgimenti mirano a garantire la "vivibilità" dei clusters. “Quando Alberts dichiara che lo spazio cubico, che per duemila anni ha reso gli uomini freddi e razionali, ha concluso la sua era di dominio e Ingresso della luce naturale al’interno di una torre (1) Tratto dall’articolo di Gino Anzivino sul progetto in oggetto, Rivista Domus n. 714, marzo 1990. 108 quando sostiene che le nuove architetture e la mentalità con la quale saranno progettate e realizzate sapranno attrarre le forze cosmiche indirizzandole di nuovo sugli abitanti, sembra infatti riecheggiare un proclama di Bruno Taut“(1). Aria in entrata Strategie di controllo ambientale Il piano di risparmio energetico si articola in diversi punti. Il ricambio dell'aria, calcolato intorno alla 2.000 ore annue, è assicurato dagli impianti posti sulla sommità di ciascuna torre. L'aria fresca entra attraverso la griglia posta alla base dei pentagoni e dopo essere stata temperata dai collettori solari e riscaldata dagli scambiatori di calore viene immessa nei condotti di fianco ai vides. Penetrando attraverso di questi negli ambienti di lavoro, l'aria (25 mq per persona per ora) può essere regolata dagli occupanti con l'apertura delle finestre. L'aria esausta ripercorre la strada inversa restituendo il calore agli scambiatori prima di essere espulsa. Durante le giornate fredde ma soleggiate l'energia solare e il calore prodotto dagli utenti e dagli impianti coprono quasi tutto il fabbisogno energetico. Nell'estate invece sono i tamponamenti prefabbricati (costituiti da un intercapedine isolante e mattoni ) a costituire la maggior barriera contro il caldo, mentre i particolari dispositivi di oscuramento delle finestre regolano l’ingresso del sole. Nonostante le dimensioni relativamente ridotte delle finestre, durante l'80% delle ore lavorative gli ambienti beneficiano almeno di 500 Lux di luce naturale. Cio é reso possibile oltre che dai materiali riflettenti delle finestre, anche dall'illuminazione zenitale dei vuoti, dai particolari colori e materiali dei pavimenti e dall'azione riflettente dei soffitti di altezza decrescente verso il fondo degli ambienti. Aria in uscita Ridisegno esplicativo: schemi della ventilazione Ridisegno esplicativo: schema dell’illuminazione naturale L'illuminazione artificiale delle workstations è invece regolata secondo le necessità individuali, con un risparmio rispetto all'illuminazione indifferenziata, calcolata intorno al 90%. L'uso degli ascensori per raggiungere i piani più vicini è scoraggiato dalla presenza "invitante" delle scale, poste in posizione centrale rispetto a La scala è localizzata nel perimetro dell’atrio (1) Tratto dall’articolo di Gino Anzivino sul progetto, Rivista Domus n. 714, marzo 1990. 109 quella arretrata e nascosta degli ascensori. L’organizzazione degli spazi di lavoro La "promenade architecturale" che collega le torri, vera e propria avventura della percezione, è scandita da opere d'arte che fanno da contrappunto ai giochi d'acqua e alle piante. La presenza della giusta umidità dell'ambiente, assicurata da questi ultimi elementi , inoltre, sembra prevenire i disturbi respiratori. La luce naturale viene portata dentro la strada interna attraverso lucernari raggiungendo i piani più bassi attraverso l’utilizzazione di specchi posizionati strategicamente. L’organizzazione degli spazi intorno alla strada interna: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Ingresso Staff Centro PR Ristorante Giardino inglese Ingresso uffici direzionali Negozi Ristorante 8. Ingresso principale 9. Ingresso parcheggio 10. Giardino giapponese 11. Auditorio 12. Ristorante 13. Ristorante 14. Giardino finlandese i = meeting room L’uso di materiali naturali è ricorrente: corrimani in legno chiaro e pavimenti in pietra, legno o marmo accompagnati da percorsi d’acqua creano un ambiente interno molto sano e stimolante. La combinazione di materiali naturali, vegetazione ed acqua proporzionano un ambiente interno sano e libero dalle tossine. La presenza di opere d’arte integrate all’architettura permette la creazione di spazi interni comuni interessanti che producono sensazioni diverse. Le persone che lavorano nell’edificio godono della presenza di questi spazi che utilizzano nei momenti di socialità e in cui si riconoscono(1). L’edificio è pensato in modo tale da poter assorbire i rumori provenienti dalla strada e le forze del vento. I muri esterni in mattoni pieni sono inclinati per riflettere le onde sonore verso l’alto risolvendo i problemi dell’acustica all’interno degli spazi. Tutti gli spazi di lavoro sono orientati verso Sud ottimizzando l’utilizzo della luce naturale. Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre per il controllo individuale dell’intensità della luce e per evitare il surriscaldamento negli spazi degli uffici. Vista sulla strada interna Dettaglio della pavimentazione della strada interna Tre giardini tematici circondano gli edifici: il giardino inglese a Nord, il giardino giapponese a Sud e il giardino finlandese ad Ovest. L’edificio si sviluppa intorno ad una strada inter- Schizzi di alcuni degli elementi che compongono il progetto dell’ambiente interno: il pilastro, la porta e la fontana. (1) Studio effettuato dall’arch.Kathryn Elphick sull’esperienza di lavorare all’interno dell’edificio. 110 na che collega dieci torri che hanno un’altezza che varia tra i tre e i sei piani. Lungo questa strada interna si trovano le attività pubbliche come la biblioteca, i ristoranti e le aule conferenza. Ogni torre ha nella parte centrale un atrio a tutt’altezza di forma ottagonale da cui entra la luce naturale. Intorno all’atrio si organizzano gli spazi di lavoro assicurando che ogni postazione abbia accesso diretto alla luce naturale. Ogni piano alloggia cinque zone di lavoro ognuna per 8/10 impiegati, o uno spazio singolo pensato per un gruppo più grande di persone, intorno ad uno spazio vuoto con l'ingresso della luce naturale dall'alto. Ridisegno esplicativo: i giardini tematici circondano l’edificio Il layout è pensato in modo tale che non ci sia nessun tavolo a più di 6 metri di distanza da una finestra. La scala di distribuzione di ogni torre è localizzata nel perimetro dell’atrio con la dupplice intenzione di avere illuminazione naturale e di invitare gli impiegati ad utilizzarla al posto degli ascensori. Solo un 25% della facciata è vetrata per raggiungere l’equilibrio tra un’adeguata illuminazione naturale e un minimo di perdita di calore. Lo stesso risultato potrebbe però essere raggiunto attraverso l’utilizzo dei materiali della contemporaneità (pelle trasparente composta da vetro ed infissi specialmente studiati per raggiungere il massimo di trasparenza con il minimo di perdita di calore). Ridisegno esplicativo: il controllo dell’acustica Si è effettuato un curioso uso del colore all’interno degli spazi utilizzando i colori caldi verso la parte Nord degli edifici e i colori freddi a Sud a interpretazione del cambiamento delle stagioni. Sono interessanti anche i risultati sociali legati all’alta dotazione di servizi per il personale e all’integrazione con il quartiere. Il livello di assenteismo è molto ridotto e le numerose richieste di assunzione nella banca sono motivate dall’alta qualità dell’ambiente di lavoro. Ridisegno esplicativo: layout tipo 111 Parametri di controllo ambientale Sede centrale della Banca ING, Amsterdam ILLUMINAZIONE NATURALE - - - La luce naturale viene portata dentro la strada interna attraverso lucernari. Ogni torre ha nella parte centrale un atrio a tutt’altezza da dove entra la luce naturale. Intorno all’atrio si organizzano gli spazi di lavoro assicurando che ogni postazione abbia accesso diretto alla luce naturale. Il layout è pensato in modo tale che non ci sia nessun tavolo a più di 6 metri di distanza da una finestra. Per portare la luce naturale dentro gli spazi sono previsti particolari colori e materiali dei pavimenti e soffitti riflettenti di altezza decrescente verso il fondo degli ambienti. Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre per il controllo individuale dell’intensità della luce L'illuminazione artificiale delle workstations è invece regolata secondo le necessità individuali. VENTILAZIONE NATURALE - Il ricambio dell'aria è assicurato dagli impianti posti sulla sommità di ciascuna torre. L’aria penetra negli ambienti di lavoro dal fondo di questo per assicurare la distribuzione adeguata di essa. L'aria può essere regolata dagli occupanti con l'apertura delle finestre. PROTEZIONE SOLARE - Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre per evitare il surriscaldamento negli spazi degli uffici. 112 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA - I muri spessi rivestiti da mattoni costituiscono la maggior barriera contro il caldo durante l’estate. Solo un 25% della facciata è vetrata per raggiungere un minimo di perdita di calore d’inverno. CONTROLLO DELL’UMIDITÀ - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanico. - I muri esterni in mattoni pieni sono inclinati per riflettere le onde sonore verso l’alto risolvendo il problema dell’acustica tra l’esterno e l’interno. Il controsoffitto funziona inoltre come dispositivo per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. CONTROLLO DELL’ACUSTICA - 113 RAPPORTO VISIVO INTERNO/ESTERNO - MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE - A piano terra tutti gli spazi godono della vista sulla strada interna, vera e propria avventura della percezione. Gli spazi di lavoro si affacciano verso l’atrio e sulla strada esterna. La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale è molto semplice visto che non vengono utilizzate particolari tecnologie avanzate. 114 BIBLIOGRAFIA - Capitolo 4 AA.VV., Bureaux: Bâtiments à hautes performances énergétiques, PYC Edition, Paris. AA.VV., Renzo Piano, un regard construit, Editions du Centre Pompidou, Paris, 2000. AA.VV., Bank Tower in Frankfurt-on-Main, in: Detail, n.3, pp.349-354, 1997. AA.VV., Administration Building in Coventry, in: Detail, n.3, pp.339-342, 1997. AA.VV., Solar Architecture, Detail, n.3, 1999. 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In termini architettonici, ciò ha comportato un diverso modo di intendere il rapporto tra “esterno” e “interno”. “Non più difesa rispetto ad un nemico da tenere lontano, il confine perimetrale degli edifici e delle città ha segnato il limite tra l’artificiale e lo spontaneo, ossia tra lo spazio disegnato dalla scienza e quello informe della natura.”(1) Questo atteggiamento è perdurato fino al XX secolo. La crisi di questo pensiero ha coinciso con il dissolvimento dell’alterità della natura e il riconoscimento che tra essa e l’uomo non esiste contrapposizione, ma continuità, se non addirittura coincidenza. Ciò ha imposto il concetto di “ambiente”, che fonde organicamente la dimensione naturale e quella psicologica e storica del vivere; di questo concetto l’architettura sta prendendo atto. Nei progetti guida il trapasso dallo spazio architettonico moderno alla sua dimensione ambientale è stato realizzato grazie ad una sorta di continuità fisiologica tra “interno” ed “esterno”. La preoccupazione che traspare nei progetti analizzati è quella delle condizioni di comfort, della circolazione dell’aria, del basso consumo energetico, di un’illuminazione che trova un equilibrio tra luce artificiale e luce naturale. Non sono spazi autosufficienti, ma sfruttano tutte le risorse esterne per convogliarle al loro interno. In un certo senso questi spazi respirano e autoregolano le loro energie. Ciò che la sapienza di un tempo aveva a lungo perseguito, la riduzione dello spazio a topologia e morfologia umane, viene ora realizzato dalla tecnica più avanzata, ma con un rovesciamento di prospettiva: il modello non è più solo l’uomo ma anche la natura. E’ così che lo spazio diventa ambiente. Nel momento in cui le geometrie architettoniche si “aprono” all’esterno in modo che l’edificio possa vivere come un organismo, esse non saranno più misurabili come pure entità discontinue, legittimate dal calcolo e dalla funzione, ma si porranno come momenti di un processo i cui ritmi sono in sintonia con la natura. Il controllo individuale del comfort ambientale Gli individui quotidianamente percepiscono una serie mutevole di bisogni, esigenze e aspettative riferite al grado di comfort ambientale sul luogo di lavoro (la regolazione del microclima). I meccanismi di adattamento individuali, che comprendono il controllo delle aperture, la regolazione della luce e i diversi modi di comportamento come il variare della posizione, del livello di abbigliamento, dell’alimentazione, permettono al soggetto una percezione della temperatura fino a 1.5 °C inferiore alla temperatura media della stanza. I consumi energetici di un edificio “aperto” inoltre sono mediamente del 50% inferiori(2) a quelli di un edificio “chiuso”(3). Vitta M., articolo introduttivo: Lo spazio e la luce, rivista l’Arca, l’Arca Edizioni, Milano, 1998. Agabio S., Badano E., Mario Cucinella Architettura e ricerca 1992/97, pp.142-143, Maggioli Editore, Rimini, 1999. (3) Si intende come tipologia di ufficio chiuso quella in cui le finestre non sono apribili e il sistema di climatizzazione viene controllato internamente, senza prenderne in considerazione il comfort di ciascuno degli occupanti. Vedi Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). (1) (2) 118 La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro La forma dell’edificio è decisiva nel raggiungimento di un equilibrio tra controllo delle variabili, comfort e qualità spaziale e in questo caso il ruolo del progetto d’architettura diventa centrale. La possibilità di ridurre i costi durante il “ciclo di vita” dell’edificio è molto alta in fase di progettazione, per poi decrescere progressivamente durante le fasi di realizzazione e di utilizzazione. Per questo è importante intervenire consapevolmente (efficacemente) e in modo integrato nella fase iniziale per poi contenere i successivi costi di manutenzione. Il 50% della capacità di un edificio di rispondere al programma e di raggiungere in termini di efficienza gli obbiettivi per cui viene costruito dipende dalla sua forma. I costi di una scelta iniziale erronea non possono quindi essere recuperati in seguito che per il restante 50%, attraverso l’uso di tecnologie e materiali. Un buon investimento sulla parte iniziale di progettazione e di costruzione può avere un’influenza enorme sulla vita di un edificio per uffici e sul lavoro che viene svolto al suo interno. Il lavoro d’équipe La ricerca di soluzioni innovative e la presenza di competenze di differenti settori disciplinari sono la chiave per la riuscita dei progetti analizzati. Il continuo confronto con un’estesa pluralità di specialisti: esperti di energetica, ingegneri acustici, illuminotecnici, economisti, paesaggisti, esperti in aerodinamica, fluidodinamica degli edifici, è parte integrante del processo progettuale. Questo è inoltre supportato da una serie di studi empirici come quello sulla luce naturale. La qualità della soluzione architettonica rispecchia la qualità degli strumenti d’indagine adottati nella sua definizione. In un’epoca in cui il sapere scientifico è in continua evoluzione, è infatti essenziale avvalersi di competenze specifiche in grado di applicare e trasferire nel campo architettonico mezzi e risultati per migliorare le performance tecniche e architettoniche del progetto e migliorarne le condizioni interne di comfort. 119 Riflessioni sui progetti guida (vedi Tabella Sinottica pp.131) La buona conoscenza delle risorse naturali è di grande importanza durante il processo progettuale consapevole, perché determina la potenzialità di sfruttamento di un certo parametro all’interno del progetto architettonico, nel nostro caso l’ambiente di lavoro. Ogni progetto studiato affronta e sviluppa i parametri di controllo ambientale in maniera diversa, dando particolare interesse a uno o vari temi secondo il livello di comfort auspicato e alle risorse naturali disponibili in un certo luogo. Le problematiche ambientali e le nuove modalità di lavoro hanno una forte incidenza sull’organizzazione degli spazi di lavoro. Osservando i risultati raggiunti dai progetti guida, se guardiamo la tabella sinottica in allegato, possiamo concludere che l’illuminazione naturale e il controllo della temperatura sono parametri di controllo ambientali affrontati e risolti in maniera approfondita in tutti i progetti. Tale interesse è dovuto al fatto che per svolgere una attività lavorativa questi due fattori sono indispensabili per il raggiungimento di un alto livello di comfort, indipendentemente dalla posizione geografica e dalle condizioni climatiche del luogo. ILLUMINAZIONE NATURALE Il controllo della luce naturale e l’integrazione con il sistema d’illuminazione artificiale sono di fondamentale importanza per il raggiungimento dell’illuminazione ottimale in termini qualitativi e quantitativi nello svolgimento di una attività lavorativa e per il risparmio energetico. In tutti i progetti analizzati, ad eccezione del Personal Environments System, la luce artificiale è stata calcolata come supporto alla luce naturale. La quantità necessaria di luce naturale non è sempre disponibile e l’intensità è condizionata dalla latitudine. Questo fatto è evidente quando confrontiamo due progetti in zone geografiche diverse come l’edificio amministrativo a Coventry in Inghilterra e l’edificio del Rettorato delle Antille a Martinica, nei Caraibi. A Coventry i progettisti hanno previsto un sistema di illuminazione artificiale pensato per dotare gli spazi di uno sfondo di luce durante il giorno. Il sistema è incorporato nei solai con una forma studiata per distribuire in modo omogeneo la luce negli spazi. A Martinica invece, la luce artificiale è pensata per essere utilizzata solo di sera poiché a questa latitudine l’intensità della luce naturale è molto forte. Nel progetto di Hannover in Germania ed in quello di Milano le facciate in vetro sono a tutta altezza garantendo l’ingresso della luce naturale e riducendo i consumi di energia elettrica necessaria per l’illuminazione artificiale. Il progetto della luce artificiale prevede due tipi di illuminazione: diretta e indiretta. La luce indiretta è pensata per creare uno sfondo luminoso che può essere attivato indipendentemente dalla luce diretta in modo tale da poter supplire ad un’eventuale mancanza di luce artificiale durante la giornata (soprattutto nei periodi invernali). I progettisti dell’edificio della Commerzbank hanno messo a punto dei dispositivi molto interessanti per dotare tutte le postazioni di lavoro di luce naturale, peculiarità difficilmente raggiungibile in un grattacielo. I giardini pensili, alti tre piani e disposti lungo l’altezza dell’edificio, permettono l’ingresso della luce dentro tutta la profondità del corpo di fabbrica. L’atrio centrale, illuminato 120 attraverso i giardini pensili e la copertura trasparente, diffonde la luce dentro gli uffici nel perimetro interno del grattacielo. Gli uffici lungo il perimetro esterno hanno accesso diretto alla luce naturale attraverso la facciata in vetro. I progetti dell’edificio La Ruche di Guyancourt in Francia e quello della sede della banca ING ad Amsterdam si organizzano lungo una strada coperta, spazio concepito come interno urbano. Nell’edificio La Ruche, le coperture in vetro sono state progettate per essere il più leggero e trasparente possibile, per non creare ostacoli all’ingresso della luce naturale negli spazi urbani interni. In questi spazi (la Grand Gallerie e i giardini coperti) non è previsto nessun dispositivo per controllare l’intensità dell’illuminazione naturale; questo produce la sensazione di uno spazio all’aria aperta. Nella sede ING, la luce naturale viene portata dentro la strada interna attraverso lucernari raggiungendo i piani più bassi attraverso l’utilizzazione di specchi posizionati strategicamente. Il controllo dell’intensità luminosa negli uffici La Ruche avviene attraverso tende interne di colore bianco per meglio filtrare la luce. Il corpo di fabbrica però, è molto profondo penalizzando le postazioni di lavoro disposte nella parte centrale dell’edificio; e l’unico tra i progetti guida analizzati a non dotare tutte le postazioni di lavoro di un affaccio diretto verso l’esterno. Questo fatto comporta l’utilizzo dell’illuminazione artificiale anche durante il giorno. Negli uffici ING le finestre hanno una dimensione relativamente ridotta, inoltre i muri pieni rivestiti in mattoni sono molto spessi creando ostacolo all’ingresso della luce naturale. Per beneficiare gli ambienti dell’illuminazione naturale si è fatto ricorso all’utilizzo di colori e materiali riflettenti negli interni (pavimenti, muri e controsoffitto) e di un vides centrale che trasmette la luce naturale dall’alto. L’organizzazione degli spazi viene fortemente influenzata dalla scelta di raggiungere l’illuminazione ottimale in termini qualitativi e quantitativi. Una caratteristica della progettazione consapevole, presente in tutti i progetti, (ad eccezione del caso La Ruche) è quella del controllo individuale dei parametri di controllo ambientale, in questo caso l’intensità della luce. Per questo motivo diviene importante che le postazioni di lavoro siano disposte lungo il perimetro delle facciate, vicino alle finestre, sia orientate verso l’esterno sia orientate verso spazi interni dotati di luce naturale quali l’atrio o il patio. VENTILAZIONE NATURALE Le condizioni di comfort negli ambienti sono direttamente legate alle problematiche della ventilazione, che non deve essere immessa nell’ambiente a una velocità eccessiva e alla sua purezza(1). Da risultati di esperimenti svolti nell’ambito di ricerca sulla qualità dell’aria e del clima durante il ciclo di conferenze “Healthy Buildings 2000”(2), possiamo dedurre che la produttività nel lavoro è influenzata dalla qualità dell’aria. Quindi la buona ventilazione degli ambienti è un parametro di grande importanza nella progettazione consapevole. Il controllo della qualità dell’aria (“indoor air quality”) all’interno degli ambienti costruiti è un tema caratterizzato da un elevato livello di interdisciplinarità e pertanto l’approfondimento mirato dei singoli aspetti che definiscono la materia risulta assai complesso. In questa tesi ci si limiterà a riportare alcune riflessioni, rimandando per le questioni di natura più tecnica ai riferimenti riportati in bibliografia. (2) Vedi Wargocki P., Wyon D., Fanger O., Productivity is affected by the air quality in offices, pubblicazioni tratte dalle conferenze Healthy Buildings 2000: Exposure, Human Responses and Building Investigations, Vol.1, pp. 635-640, Indoor Air Information, Oy Finland, 2000. (1) 121 La forma esterna dell’edificio del Rettorato delle Antille a Martinica, la facciata, la disposizione degli spazi interni e le pareti divisorie, nascono dal proposito di convogliare il vento all’interno degli spazi senza ricorrere all’utilizzo di un sistema meccanico. A Milano invece, dove il vento non è né forte né constante, i progettisti della nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore hanno fatto ricorso ad un impianto meccanico di ventilazione. Questo non ha significato però, che l’edificio si chiudesse verso l’esterno, che fosse ermetico e dipendente dal buon funzionamento dell’impianto di condizionamento; sono stati disposti pannelli apribili in facciata per il controllo individuale della temperatura. Come nel caso di Milano, nella nuova sede della ING ad Amsterdam il ricambio dell'aria è assicurato dagli impianti. L’aria fresca entra dalla sommità di ogni torre, dove sono disposti gli impianti, e viene portata negli ambienti attraverso i vides al centro di ogni torre. L'aria esausta ripercorre la strada inversa. Gli occupanti possono regolare sia la temperatura che lo scambio dell’aria con l'apertura delle finestre. Nel grattacielo della Commerzbank a Francoforte i giardini pensili sono il dispositivo per lo scambio d’aria attraverso pannelli apribili a controllo centralizzato. Lungo l’atrio centrale si distribuisce l’aria in senso verticale. Solo all’interno degli uffici è disposto l’impianto di ventilazione che però contempla il controllo individuale della ventilazione attraverso la facciata climatica, permettendo l’apertura delle finestre. Sono tutte innovazioni per gli edifici per uffici in altezza. Gli uffici della Deutsche Messe ad Hannover sono un esempio molto interessante di interpretazione in chiave moderna di concetti di ventilazione tradizionali quali le torri del vento iraniane. Il progetto adotta un sistema di ventilazione e lo adatta ad una zona in cui i venti sono molto forti; a questo si aggiunge il fatto che la torre è l’unico edificio in altezza nel contesto. I dispositivi adottati per la ventilazione naturale sono la doppia facciata con griglie posizionate nella facciata esterna, il corridoio perimetrale e il canale a zoccolo posizionato nella facciata interna. L’impianto meccanico subentra solo quando lo si ritiene necessario grazie allo sfruttamento dei forti venti in altezza che la tipologia a torre mette in moto, creando l’effetto di suzione che permette lo scambio d’aria. La strategia della ventilazione naturale dell’edificio La Ruche, all’interno del complesso Technocentre Renault, presenta diverse scelte interessanti. Alcuni edifici sono su pilotis e tutti i vani scala sono aperti per lasciare libero passaggio al vento. Per lo scambio d’aria sono previsti pannelli apribili in tutto il perimetro sottostante la copertura di vetro. Le facciate, protette dalle intemperie dalle coperture in vetro, permettono all’utente di aprire le finestre durante tutto il periodo dell’anno. L’impianto meccanico ha come principale funzione il convogliare l’aria dei giardini dentro gli spazi. Quest’aria è profumata dalle piante dei giardini, scelta interessante soprattutto se si considera il contesto industriale in cui è inserito il progetto. Un’altro esempio di edificio per uffici inserito in un contesto industriale è l’edificio amministrativo a Coventry. Questo progetto è stato concepito in modo da poter convogliare al suo interno i venti predominanti. Le finestre sono divise in tre strisce, le due inferiori possono essere controllate manualmente mentre la striscia superiore collabora con l’impianto centrale e, in congiunzione con i pannelli apribili della copertura dell’atrio, viene aperta o chiusa secondo la stagione. L’organizzazione degli spazi segue le linee guida proposte dal controllo della ventilazione naturale. Ogni postazione è posizionata vicino ad una finestra apribile verso l’esterno o verso uno spazio interno dotato d’aria fresca (atrio, patio, strada coperta), che a sua volta è stato concepito in modo da controllare la velocità d’ingresso dell’aria negli spazi. Le griglie d’uscita e di ripresa 122 dell’aria trattata dall’impianto di condizionamento sono posizionate in modo tale da non creare forti correnti. PROTEZIONE SOLARE Per la protezione solare possiamo identificare due tipi di dispositivi utilizzati nei progetti in esame: lamelle frangisole e tende. Questi dispositivi sono stati utilizzati con sensibilità diverse in ogni progetto. Ad Hannover, per gli uffici della Deutsche Messe, i progettisti hanno adottato un sistema di frangisole verticale nello spazio a corridoio perimetrale tra le due facciate, controllato individualmente da ogni postazione di lavoro. Il frangisole è posizionato davanti al vetro della facciata interna in modo da evitarne il surriscaldamento. A Martinica, invece, dato l’angolo d’incidenza dei raggi solari, gli elementi frangisole sulla facciata Sud sono in posizione orizzontale a sbalzo sopra alle finestre. A questa latitudine il percorso del sole non ha grandi variazioni durante l’anno e per questo motivo le lamelle sono fisse. La facciata Nord è composta da lamelle orizzontali fisse che coprono tutta la finestra. Anche a Coventry gli elementi frangisole sono posizionati a sbalzo sulle finestre della facciata Sud per proteggere l’interno dall’incidenza dei raggi del sole durante il periodo estivo. Per evitare invece l’ingresso dei raggi intensi e bassi durante l’inverno, sono previste tende interne su tutte e due i lati. Il progetto de Il Sole 24 Ore ha una copertura leggera che “sorvola” l’edificio. E’ un grande frangisole composto da pannelli grigliati. In facciata la protezione solare avviene tramite tende esterne ed interne in corrispondenza di ogni postazione di lavoro. Le tende esterne sono in tela opaca colorata e servono a proteggere dai forti raggi del sole (situazione che si verifica principalmente in estate). Le tende interne sono in un tessuto semi trasparente di colore bianco e proteggono dai raggi meno forti lasciando entrare però la luce; entrambe sono controllate individualmente. Le tende interne ed esterne sono posizionate in tutte le facciate, senza fare distinzioni rispetto all’orientamento. Nel progetto della Commerzbank sono previste lamelle frangisole tra i due pannelli in vetro della facciata climatica. Le lamelle possono essere alzate o abbassate e può esserne regolato l’angolo, individualmente da ogni postazione di lavoro. La facciata dei giardini pensili è arretrata per evitare l’ingresso diretto dei raggi solari nelle ore di maggior incidenza. La facciata del progetto della banca ING, ad imitazione degli edifici tradizionali, ha uno spessore notevole, composta da un 75% di superficie opaca e solo un 25% di finestre, per avere un minimo di perdita di calore. In tutte le finestre sono previsti elementi frangisole per il controllo dell’ingresso dei raggi solari. L’edificio La Ruche ha come protezione solare solo tende interne negli uffici. Non è previsto nessun tipo di protezione sulle coperture in vetro e nessun tipo di protezione esterna alle facciate per filtrare i raggi solari all’interno degli spazi. Le tende interne possono risultare un dispositivo insufficiente per la protezione ai raggi solari, riscaldando eccessivamente le facciate e di conseguenza i perimetri interni dell’edificio. 123 I dispositivi per il controllo dell’incidenza dei raggi del sole sono dimensionati in tutti i progetti che li utilizzano in modo tale da corrispondere all’organizzazione degli spazi. Questo significa che le lamelle frangisole e le tende sono studiate per essere “a portata di mano” degli occupanti per la protezione individuale dai raggi solari. Gli spazi comuni invece sono sempre a controllo centralizzato o i sistemi di protezione solare sono fissi. Nei giardini pensili della Commerzbank la facciata è arretrata rispetto al resto dell’edificio. Per quanto riguarda gli edifici di Coventry e di Guyancourt, l’atrio del primo e i giardini coperti del secondo non hanno nessun tipo di protezione. A Coventry la scelta può essere data dal fatto che al Nord d’Inghilterra tutti i raggi solari sono benvenuti dentro l’edificio. A Guyancourt invece, si vuole dare agli occupanti la sensazione di essere all’aperto. CONTROLLO DELL’UMIDITÀ Un esempio interessante dell’utilizzo delle risorse disponibili è il progetto per il Rettorato dell’Accademia delle Antille, unico progetto che ha affrontato in maniera approfondita il controllo dell’umidità, a causa delle esigenze climatiche tipiche delle regioni tropicali. E’ un buon esempio di comprensione del clima del luogo e di sfruttamento delle risorse per il raggiungimento del comfort interno. Il controllo dell’umidità è legato al controllo della temperatura e della ventilazione naturale, entrambi raggiunti in maniera esemplare nel progetto, senza l’utilizzo di un impianto meccanico. Tutti gli altri progetti si sono invece appoggiati parzialmente ad un impianto di condizionamento per risolvere le problematiche del controllo dell’umidità, a causa delle condizioni climatiche esistenti. In questi casi la scelta del tipo di impianto è molto importante. I progetti a Milano, Francoforte, Hannover, Coventry si avvalgono di impianti di condizionamento conformati da pannelli radianti, basati sull’utilizzazione dell’acqua come elemento di trasmissione di calore o freddo. I progetti di Guyancourt ed Amsterdam utilizzano invece sistemi più tradizionali di condizionamento basati sull’utilizzo dell’aria come elemento di trasmissione di caldo (o freddo). Il primo sistema è consigliato perché evita l’eccessiva perdita o guadagno di umidità contenuta nell’aria che può causare disagio e nei peggiori dei casi malattie(1) agli occupanti. Il sistema ad acqua si basa sulla trasmissione di calore all’ambiente interno attraverso la temperatura dell’acqua che scorre a soffitto o a pavimento garantendo una trasmissione graduale. Il progetto di Amsterdam, a differenza del progetto di Guyancourt, prevede giochi d'acqua e piante, assicurando la presenza della giusta umidità dell'ambiente. L’incidenza di questo parametro sull’organizzazione degli spazi è paragonabile a quella del controllo della temperatura e della ventilazione naturale. Le postazioni di lavoro devono essere disposte lungo il perimetro delle facciate, vicino alle finestre, sia orientate verso l’esterno sia orientate verso spazi interni dotati d’aria fresca quali l’atrio o il patio. “L’umidità relativa: in inverno non deve essere inferiore al 30%. Intorno al 20% aumentano le patologie dovute alla secchezza dell’aria. In estate l’umidità relativa deve essere mantenuta tra il 50 e il 70%. I problemi di umidificazione dell’aria sono alla base di un grande numero di problemi e meritano una particolare attenzione.” Tratto da: Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute – criteri, norme e tecniche contro l’inquinamento interno, pp.43, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). (1) 124 CONTROLLO DELLA TEMPERATURA Il controllo della temperatura è un parametro di grande importanza nel raggiungimento di un alto livello di comfort negli spazi interni per i seguenti motivi: in primo luogo perché la temperatura dell’aria interna è uno dei fattori microclimatici in grado di incidere sul malessere ambientale e sulla conseguente manifestazione di SBS(1) (“Sick Building Syndrome”). In secondo luogo perché le condizioni di temperatura incidono dal 5% al 15% sulla produttività. E’ comprovato che lavorare a 1.6° C sotto la temperatura media (25.3° C nelle zone interne esposte a Sud e 23.6° C nelle zone interne esposte a Nord) aumenta di 2.8% la produttività (2). Tutti i progetti tranne il Rettorato dell’Accademia delle Antille, hanno utilizzato un impianto meccanico d’appoggio allo sfruttamento delle risorse disponibili sul luogo. A Coventry lo scambio di calore avviene per conduzione, tramite il contatto dell’aria con la massa della struttura in calcestruzzo. Anche la facciata funziona come massa termica essendo costituita da una superficie senza finestre che corrisponde approssimativamente a metà della superficie complessiva della facciata. L’impianto di riscaldamento a pavimento è ad acqua calda, sistema che collabora con la massa dell’edificio per trasmettere il calore all’aria. E’ un sistema molto sano e a basso consumo energetico. L’edificio La Ruche è concepito come un contenitore al cui interno viene creato un microclima. Nel periodo invernale la temperatura sotto le membrane in vetro è di qualche grado più alta che all’esterno, permettendo l’utilizzo di meno energia per riscaldare gli spazi interni attraverso l’impianto meccanico. D’estate, non essendo previsto nessun elemento di protezione solare, è possibile che, in caso di mancato funzionamento della ventilazione naturale, la strada e i giardini coperti, e di conseguenza gli spazi di lavoro, subiscano un incremento indesiderato di temperatura. In questo caso si delega completamente la funzione di raffreddamento degli spazi all’impianto di condizionamento. Il controllo della temperatura nel progetto della sede Commerzbank a Francoforte è molto complesso, non solo per la dimensione della torre ma soprattutto per le ambizioni dei progettisti di poter controllare puntualmente la climatizzazione per rispondere alle esigenze di comfort di ciascuno degli occupanti. Il controllo della temperatura avviene attraverso i giardini pensili, l’atrio centrale ed il sistema di facciata che permette l’apertura delle finestre. Il sistema di climatizzazione scelto è composto da pannelli radianti a controsoffitto per evitare sbalzi termici. Come asserisce Foster: “è la prima torre high-rise ecologica del mondo”. Nel progetto della Deutsche Messe si mettono in atto vari dispositivi per il controllo della temperatura: la doppia facciata, i solai termoattivi e la torre di ventilazione. Riscaldamento e raffreddamento si basano fondamentalmente sull’attivazione della massa termica dell’edificio in congiunzione con l’impianto di condizionamento. I solai vengono riscaldati o raffreddati con acqua e il calore viene diffuso attraverso la convezione naturale dell’aria che per gravità crea uno scambio di calore dentro lo spazio. Si tratta di un ottimo esempio di sfruttamento delle risorse per il raggiungimento di un alto livello di comfort a basso consumo energetico. Sulla temperatura dell’aria interna: “..esiste una relazione statisticamente rilevante tra l’elevazione della temperatura oltre i 22°C e l’apparizione di sintomi si SBS”. Tratto dal capitolo “La Sindrome da edificio malato”, Baglioni A., Piardi S., Costruzioni e salute, pp.36-51, Franco Angeli, Milano, 1999 ( I ed.). (2) Vedi Hannula M., Niemela R., Rautio S., Reijula K., The effect of indoor climate on productivity, pubblicazione tratta dalle conferenze Healthy Buildings 2000: Exposure, Human Responses and Building Investigations, Vol.1, pp. 659664, Indoor Air Information, Oy Finland, 2000. (1) 125 A Martinica il controllo della temperatura avviene interamente in modo naturale, senza l’utilizzo di nessun tipo d’impianto, dando luogo ad un vantaggio reale rispetto ad una refrigerazione artificiale e riducendo notevolmente il consumo di energia. Questo apporta inoltre un altro vantaggio dal punto di vista del comfort: l’eliminazione dello sgradevole effetto che si percepisce passando da un interno con aria condizionata all’esterno. A Milano, nel progetto per Il Sole 24 Ore, il controllo della temperatura si effettua a due livelli: all’esterno attraverso la copertura leggera che “sorvola” l’edificio filtrando i raggi solari; all’interno attraverso un sistema di condizionamento a base di pannelli radianti a controsoffitto. Il movimento dell’aria per assicurare la buona trasmissione di caldo o freddo emesso dai pannelli, avviene attraverso la griglia perimetrale a pavimento. In facciata sono previsti pannelli apribili per il controllo individuale della temperatura. Nel progetto della sede ING sono i muri di grande spessore a costituire il dispositivo di controllo della temperatura, mentre i dispositivi di oscuramento delle finestre regolano l’ingresso del sole. Il Personal Enviroments System si basa sul controllo individuale della temperatura. E’, per il momento un sistema completamente meccanico pensato per spazi di lavoro ritenuti obsoleti. Esso ha però un grande potenziale e potrebbe diventare ancora più interessante se fosse concepito anche per l’utilizzo delle risorse naturali. Per esempio si potrebbe pensare ad una nuova tipologia per postazioni di lavoro disposte lungo il perimetro della facciata; in questo caso si potrebbe avvalere della luce naturale, del vento, delle risorse del luogo. Un altro aspetto del controllo della temperatura riguarda la perdita, o guadagno, di temperatura tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno. Per questo motivo la progettazione e la scelta dei materiale che compongono gli elementi di facciata sono di grande importanza. Da questo punto di vista i progetti più interessanti che presentano soluzioni innovative e coerenti con il linguaggio della contemporaneità sono il grattacielo della Commerzbank, la torre degli uffici della Fiera ad Hannover, la nuova sede de Il Sole 24 Ore e il Rettorato dell’Accademia delle Antille. L’organizzazione degli spazi prevede la disposizione delle postazioni di lavoro lungo il perimetro delle facciate, come menzionato per il controllo dell’umidità e della ventilazione naturale. Per il controllo individuale della temperatura, in tutti i progetti tranne che in quello del Personal Environments System, è stata prevista la possibilità di apertura di una finestra. CONTROLLO DELL’ACUSTICA In generale un edificio progettato seguendo i criteri dell’ottimizzazione del bilancio termico ha un buon comportamento anche dal punto di vista acustico. Gli uffici sono inseriti nella fascia di media sensibilità ai rumori definita da D. Facondi e S. Piardi come fascia ad “effetti di media intensità” (1). Nei progetti sono stati affrontati i problemi relativi ai rumori provenienti dall’esterno e quelli prodotti all’interno dell’edificio. “L’impatto prodotto dai disturbi acustici può essere diversificato, in relazione alla destinazione d’uso del territorio, con distinte fasce di sensibilità a subire effetti più o meno accentuati: 1.Effetti molto intensi, 2.Effetti intensi, 3.Effetti di media intensità e 4.Effetti di lieve intensità.” Tratto da: Qualità ambientale degli edifici, Faconti D., Piardi S., Maggioli Editore, Rimini, 1998. (1) 126 L’edificio amministrativo ad Hannover, posizionato all’interno del complesso fieristico, utilizza lo spazio a corridoio perimetrale tra le due facciate come dispositivo per il controllo dell’acustica. Gli spazi divisi da pareti mobili a tutt’altezza, adeguatamente isolate, risolvono il problema dell’acustica all’interno della torre. Nell’edificio La Ruche, il controllo dell’acustica avviene attraverso le strade e i cortili coperti raggiungendo il completo isolamento rispetto all’esterno. E’ una soluzione interessante se si pensa al contesto industriale nel quale si trova l’edificio. Il controsoffitto e il pavimento galleggiante sono dispositivi per ridurre le problematiche dell’acustica. Gli uffici sono divisi in spazi più piccoli da pareti e mobili bassi limitando il controllo dell’acustica all’interno dell’edificio. Nei progetti della Commerzbank e de Il Sole 24 Ore la facciata è composta da tre lastre di vetro con doppia camera d’aria con infissi studiati in modo da neutralizzare efficacemente i rumori provenienti dall’esterno. Il primo prevede tutti gli spazi divisi da pareti mobili a tutt’altezza. Il secondo, come a Guyancourt, divide le postazioni con mobili-contenitori alti 1.40 m. risolvendo solo parzialmente le problematiche dell’acustica all’interno dello spazio ad open plan attraverso il pavimento galleggiante e il controsoffitto. Negli spazi di lavoro a Martinica il controllo dell’acustica non è risolto esaustivamente perché, in qualche modo, entra in conflitto con le soluzioni adottate per il controllo della ventilazione naturale. La posizione privilegiata dell’edificio sul promontorio che domina il contesto urbano evita problemi di rumori provenienti dall’esterno, ma la sua apertura agli Alisei, rende difficile trovare una soluzione adeguata per il controllo dell’acustica all’interno degli spazi. Anche negli uffici a Coventry il controllo dell’acustica non viene completamente risolto. Possiamo dire che sia una scelta dei progettisti, perché spesso la priorità data da un parametro pregiudica il soddisfacimento di un altro di essi. L’edificio è ben isolato acusticamente dall’esterno poiché la facciata è per metà cieca e l’altra metà è costituita da finestre in vetro camera. Lo spazio interno invece, è tutto aperto verso l’atrio centrale. Il pavimento galleggiante da solo non basta per evitare la propagazione del rumore negli spazi, non essendo possibile prevedere nel progetto un controsoffitto perché i solai in calcestruzzo a vista sono impiegati come dispositivi per il controllo della temperatura. Ad Amsterdam il controllo dei rumori provenienti dall’esterno avviene attraverso la posizione inclinata dei muri e attraverso la loro massa. Le finestre inoltre sono composte da doppi vetri. I muri perimetrali di ogni torre sono stati progettati in modo da non essere mai paralleli tra loro e di modo da rispondere adeguatamente al problema dell’acustica all’interno degli spazi. In questo modo è stato possibile usufruire degli spazi senza l’utilizzo di pareti divisorie. Anche la conformazione del controsoffitto contribuisce al controllo dell’acustica. I Personal Environments System hanno un modo particolare e curioso per il controllo dell’acustica. Come funzione opzionale, il sistema prevede uno sfondo acustico emanato dai diffusori d’aria. Si tratta di un “rumore” a bassa onda che crea un isolamento acustico da una postazione all’altra. Per il controllo dell’acustica, come per il controllo della temperatura, le postazioni di lavoro sono disposte lungo il perimetro della facciata, e gli occupanti trovano in essa un “pannello di controllo” dei parametri in discussione. Per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi, troviamo due tipologie organizzative: la prima è l’organizzazione spaziale a “cellule” ossia attraverso l’utilizzazione di pareti divisorie, come per i progetti del Rettorato a Martinica e quello degli uffici amministrativi ad Hannover. La seconda tipologia organizzativa è la divisione dello spazio ad open plan in piccole aree di lavoro attraverso contenitori bassi. Sono un esempio di questa tipologia i 127 progetti a Coventry, Guyancourt e a Milano. L’ultimo ha anche degli spazi a “cellula” inseriti nell’open plan. Il progetto della Commerzbank utilizza in spazi separati le due tipologie. RAPPORTO VISIVO INTERNO / ESTERNO La presenza della vegetazione come elemento chiave nel rapporto visivo tra l’interno e l’esterno caratterizza i progetti Technocentre, Commerzbank, ING e Il Sole 24 Ore. A Guyancourt i progettisti propongono un edificio isolato dal contesto esterno: un piccolo quartiere con la piazza e le strade coperte. Gli uffici godono della vista su nove giardini attorno ai quali sono organizzati. Il grattacielo della Commerzbank presenta soluzioni innovative per quanto riguarda il rapporto visivo nell’ambiente di lavoro. Sono disposti giardini alti tre piani lungo l’altezza dell’edificio aprendo la visuale verso l’esterno. La forma in pianta permette che ogni postazione sia localizzata sul perimetro dell’edificio guadagnando visibilità verso la città, verso i giardini pensili e verso l’atrio centrale. L’edificio della ING è circondato da giardini tematici. Anche nella strada interna, ai lati dei percorsi, sono disposte piante che accompagnano i giochi d’acqua. A Milano gli uffici circondano un vasto giardino a forma di collina creando una sorta di osmosi con la natura. In tutti e quattro i progetti lo studio del verde diviene un tema progettuale di grande importanza. A Martinica l’edificio è in rapporto diretto con l’esterno. E’ un edificio aperto verso il paesaggio approfittando della posizione sull’altopiano di Terreville. Le facciate sono trasparenti e sono previsti terrazzi all’ultimo piano con vista sul paesaggio. Anche ad Hannnover la torre ha le facciate in vetro a tutt’altezza garantendo la visibilità massimale verso la città e sulla Fiera. All’ultimo piano esiste un grande terrazzo con vista panoramica. L’edificio amministrativo a Coventry e’ l’unico introverso, il rapporto visivo è verso il suo interno: verso l’atrio centrale. Creare un mondo interno in un contesto industriale risulta una soluzione interessante. L’incidenza del rapporto visivo con l’esterno nell’organizzazione degli spazi è caratterizzata dalla dotazione di finestre per la maggior parte delle postazioni di lavoro. Nei casi in cui cio’ non si verifica, si prevede la vista verso spazi interni quali il patio, il cortile o l’atrio. Anche la scelta dei sistemi di divisione degli spazi ha incidenza sul rapporto visivo interno/esterno. MANUTENZIONE DEI DISPOSITIVI PER IL CONTROLLO AMBIENTALE La manutenzione dei dispositivi per il controllo ambientale è parte integrante della loro progettazione. E’ impensabile proporre un dispositivo il cui funzionamento non sia assicurato nel tempo. A Martinica i dispositivi utilizzati sono molto semplici ed elementari utilizzando le tecnologie locali e facilitando la manutenzione e gli eventuali ricambi. Anche i dispositivi previsti per l’edificio della ING sono molto semplici. L’unico elemento che richiede impegno per la manutenzione è il sistema di condizionamento dell’aria, non per la sua complessità ma perché l’edificio si sviluppa in orizzontale, comportando l’introduzione di un impianto per ciascuna delle torri. 128 I problemi di gestione e manutenzione dei dispositivi di controllo ambientale del grattacielo della Commerzbank sono invece molto complessi. Il fatto di utilizzare soluzioni “umane” per gli elementi ad alta componente tecnologica semplifica la loro manutenzione. Un esempio è costituito dalla facciata climatica le cui finestre sono apribili semplificandone pulizia e manutenzione e garantendo l’accesso ai differenti elementi di facciata. Rimangono poco risolte invece, per quanto riguarda pulizia e manutenzione, le facciate dei giardini pensili e le coperture in vetro, ogni otto piani, dell’atrio centrale. Nell’edificio a Coventry i dispositivi per il controllo ambientale sono di facile accesso per la manutenzione. Tutte le componenti di facciata sono standard e non richiedono manutenzione speciale. Gli impianti elettrici ed informatici sono sotto il pavimento galleggiante, non è previsto un controsoffitto e il sistema di ventilazione è prevalentemente naturale. Ad Hannover la maggior parte dei dispositivi per il controllo ambientale (frangisole, griglia scambio d’aria, facciata interna con canale a zoccolo) si sono concentrati nel corridoio perimetrale in facciata facilitando e garantendo l’accesso per la manutenzione di tutti gli elementi. E’ una risposta progettuale pratica e funzionale. Nel progetto La Ruche Technocentre, poiché l’edificio è protetto dall’ambiente esterno attraverso la copertura, si riduce considerabilmente la necessità di manutenzione e pulizia delle facciate degli uffici. Il problema meno risolto è quello delle coperture in vetro. Sebbene esse siano curvate per facilitare lo scorrimento delle acque piovane e l’auto pulizia dei vetri, l’accesso per la manutenzione è complicato e la pulizia dei vetri dall’interno è praticamente impossibile. Per quanto riguarda gli edifici, i dispositivi quali finestre e tende, sono di facile accesso per la manutenzione. Per Il Sole 24 Ore la facciata è l’elemento che richiede una manutenzione più accurata. I pannelli apribili permettono la pulizia parziale di essa. Per assicurare il facile accesso, la manutenzione e la pulizia degli elementi della facciata, e in generale dell’edificio, si è previsto un sistema di pulizia composto da piccole gru su binari all’ultimo piano. All’interno degli spazi la manutenzione e più semplice poichè i dispositivi sono installati nel pavimento galleggiante e nel controsoffitto. La manutenzione del sistema PEM è molto semplice perché si effettua direttamente ad ogni unità dove sono centralizzate tutte le funzioni descritte. E’ un sistema basato sulla funzionalità, possiamo definirlo un “kit” di controllo ambientale. Questa ricerca vuole illustrare un nuovo approccio che negli ultimi anni ha cominciato a svilupparsi nel dibattito architettonico e ambientale, e solamente nell’ultimo decennio comincia a diventare realtà progettuale. I progetti presentati mostrano il cambiamento in atto negli edifici per uffici, e la concezione differente del lavoro e dei suoi spazi per il conseguimento del benessere degli occupanti. Possiamo riassumere questa esplorazione attraverso i seguenti concetti: Contesto La dipendenza dalla tecnologia per il comfort all’interno degli spazi genera edifici che funzionano solo se collegati ad una macchina. Bisogna evitare questo spreco energetico. Un edificio deve essere concepito come un organismo permeabile al contesto con il fine di creare un ambiente sostenibile ed appropriato. Lo scopo è quello di raggiungere più comfort con meno dispendio di energia. 129 Progetto Considerare che l’attenzione verso l’ambiente, il comfort ed il rispetto delle risorse, sia solamente retaggio di specialisti e non degli architetti, fa parte di una visione erronea della professione. La progettazione consapevole consiste nel superamento dei limiti della specializzazione per avvicinarsi a diversi campi scientifici, artistici ed economici. Risorse L’equilibrio delle risorse naturali non è un’alternativa del progetto ma un elemento fondamentale. L’involucro dell’edificio, i materiali, l’illuminazione e gli impianti devono essere efficaci in modo tale che il comfort negli spazi interni sia raggiunto con il minimo di riscaldamento o di raffreddamento, ossia con il minimo consumo di energia. Qualità Nella vita di un edificio, il costo più importante non è quello della sua costruzione ma quello della sua gestione. Investire nella ricerca relativa alla qualità ambientale del progetto incide fortemente e a lungo termine sul benessere degli occupanti. Possiamo dire che la redditività di una costruzione si misuri in termini di equilibrio tra salute ed investimento economico. Tecnologia La ricerca di soluzioni tecniche innovative, utili a migliorare il rapporto tra edificio e ambiente, affidabili, economicamente valide ed in grado di apportare basso consumo energetico per la gestione dell’edificio, è parte integrante della progettazione consapevole. La progettazione consapevole dell’ambiente di lavoro non vuole prescindere dalle “macchine”, ma cerca la migliore utilizzazione possibile delle risorse ambientali presenti nei diversi luoghi e le integra con impianti meccanici laddove la natura non può supplire a tutti i requisiti di comfort ricercati; in questo senso parliamo di architettura consapevole, conscia cioè del luogo in cui si inserisce e della grande opportunità offerta dall’utilizzo delle forze naturali ai fini di costituire un ambiente interno confortevole, umano e che utilizzi la minor quantità possibile di energia non rinnovabile nella volontà di collaborare alla costruzione di un miglior equilibrio per il pianeta. “E’ giusto parlare di sostenibilità dell’architettura, che significa capire la natura, rispettare la fauna e la flora, collocare correttamente edifici e impianti, sfruttare la luce e il vento.” Renzo Piano (1) (1) Tratto da: Giornale di bordo di Renzo Piano, pp.248, Passigli Editori, Firenze, 1997. 130 TABELLA SINOTTICA PARAMETRI DI CONTROLLO AMBIENTALE Illuminazione naturale Ventilazione naturale Protezione solare Controllo dell’umidità Controllo della Controllo temperatura dell’acustica Sede centrale della Commerzbank, Francoforte Germania Edificio amministrativo Deutsche Messe AG, Hannover Germania Personal Environments System, Stati Uniti Rettorato dell’Accademia delle Antille, Martinica Edificio amministrativo a Coventry, Inghilterra Technocentre Renault, Guyancourt, Francia Nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore, Milano Italia Sede centrale della Banca ING, Amsterdam, Olanda Tema affrontato 131 Tema approfondito Rapporto visivo Manutenzione interno / dei dispositivi esterno per il controllo ambientale TABELLA RIASSUNTIVA PARAMETRI DI CONTROLLO AMBIENTALE Illuminazione naturale Ventilazione naturale Protezione solare Controllo dell’umidità Controllo della temperatura Controllo dell’acustica Rapporto visivo interno / esterno - Postazioni di lavoro sul perimetro esterno ed interno. - La luce naturale entra negli uffici attraverso i giardini pensili. - Finestre apribili verso l’esterno. - Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la facciata climatica. - Un atrio centrale porta l’aria in tutta l’altezza. - Lamelle frangisole - Il controllo dell’umidità si controllate individualmente. effettua attraverso il sistema - Giardini pensili arretrati di ventilazione naturale e rispetto alle facciate esterne. meccanico. - L’atmosfera generale è controllata in maniera puntuale. - Se necessario le finestre vengono chiuse automaticamente ed entrano in funzione i sistemi di climatizzazione interni. - L’atrio centrale funziona come zona cuscinetto. - La facciata è composta da due pannelli in vetro. - Controsoffitto e pavimenti galleggianti disposto per controllo dell’acustica. - Facciate in vetro a - Concetto di ventilazione è tutt’altezza in direzione Estispirato alle tradizionali torri Ovest del vento iraniane. - Postazioni di lavoro disposte - Ingresso d’aria attraverso lungo il perimetro della finestre scorrevoli. facciata. - Controllo delle forti correnti d’aria attraverso la “doppia pelle”. - Lamelle frangisole - Il controllo dell’umidità si controllabili individualmente effettua attraverso il sistema all’interno. di ventilazione. - Nuclei esterni disposti in modo tale da ombreggiare la facciata vetrata Sud ed Est. - Ogni postazione ha una finestra apribile. - Corridoio perimetrale “cuscinetto”. - Lo spazio tra le due facciate - Le facciate in vetro a tutta funziona come zona altezza garantiscono la cuscinetto. visibilità massimale. - Le pareti divisorie interne prevedono l’isolamento acustico. - La temperatura dell’aria diffusa dal PEM è un misto di due fonti di ripresa (ambiente e condizionata). - Ogni postazione può regolare la temperatura tramite il pannello di controllo. - Il sistema PEM prevede uno sfondo acustico emanato dai diffusori d’aria. - Tramite il pannello di controllo individuale si può regolare il volume di sfondo. Sede centrale della Commerzbank, Francoforte Germania - L’atrio centrale apre la vista verso l’interno dell’edificio. - I giardini pensili creano delle aperture visive verso l’esterno, verso la città. Edificio amministrativo Deutsche Messe AG, Hannover Germania Personal Environments System, Stati Uniti - Non è prevista luce - Non è prevista l’utilizzazione naturale. della ventilazione naturale. - E’ prevista una luce indiretta - PEM incorporato di sfondo. all’impianto d’aria - Si può regolare l’intensità condizionata esistente. della luce artificiale. - Si può regolare la velocità d’uscita dell’aria, accendere o spegnere l’unità di diffusione. - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione meccanica. 132 Illuminazione naturale Ventilazione naturale Protezione solare Controllo dell’umidità Controllo della temperatura Controllo dell’acustica Rapporto visivo interno / esterno Rettorato dell’Accademia delle Antille, Martinica - Facciate in vetro a - Facciata aperta verso - Si prevede un sistema di tutt’altezza. Nord. controllo dell’ingresso - Elementi frangisole. - Circolazione interna del diretto dei raggi solari - Spazi intorno a cinque patii. vento resa attiva da composto da un frangisole cinque patii. orizzontale di grandi - Facciata composta da proporzioni. pannelli apribili e orientabili. - Pareti divisorie collaboranti alla circolazione d’aria. - Controllo dell’umidità attraverso il sistema di ventilazione naturale. - Temperatura controllata dalla convezione naturale dell’aria. - La luce naturale entra dalle finestre e dall’atrio centrale. - Persiane interne per il controllo individuale dell’intensità della luce. - I solai incorporano l’impianto d’illuminazione senza l’utilizzo di controsoffitto. - La forma dell’edificio e - Pannelli frangisole fissi sul l'atrio facilitano la lato Sud. ventilazione naturale. - Persiane interne. - Scambio d’aria attraverso le finestre. - Finestre suddivise in tre parti. - Impianto di ventilazione meccanica integrato nel pavimento galleggiante. - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanica. - Struttura in calcestruzzo dei - La massa dei solai in - Edificio introverso, solai lasciata a vista per il calcestruzzo assieme al rapporto visivo verso controllo della temperatura. pavimento galleggiante è un l’interno: l’atrio centrale. - Finestre a controllo elemento di controllo individuale per ogni dell’acustica. postazione di lavoro. - La disposizione degli uffici ad open plan intorno ad un atrio centrale limita il controllo dell’acustica. - Copertura in vetro per garantire luce naturale. - Controllo dell’illuminazione attraverso tende interne. - Copertura in vetro apribile - Tende interne per per scambio d’aria con protezione dai raggi solari. l’esterno. - Ombra degli alberi, dei - Sistema di condizionamento giardini. convogliante l’aria verso gli interni. - Vani scala aperti per libero passaggio del vento. - Controllo dell’umidità attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanica. - Controllo della temperatura, - Isolamento acustico all’interno della strada garantito dalle coperture in coperta, attraverso porte e vetro. finestre perimetrali in - Assorbimento del rumore copertura. all’interno attraverso le - Uffici dotati di piante. finestre per il controllo individuale della temperatura. - Data la posizione dell’edificio nel contesto non sono stati previsti dispositivi per il controllo dell’acustica. - Pareti divisorie interne diminuiscono il passaggio delle onde sonore. - L’edificio è in rapporto diretto con l’esterno. Edificio amministrativo a Coventry, Inghilterra Technocentre Renault, Guyancourt, Francia 133 - La copertura in vetro garantisce la completa visibilità dell’esterno. - La maggior parte delle postazioni di lavoro disposte verso i nove giardini. Illuminazione naturale Ventilazione naturale Protezione solare Controllo dell’umidità Controllo della temperatura Controllo dell’acustica Rapporto visivo interno / esterno Nuova sede del gruppo Il Sole 24 Ore, Milano Italia - Demolizione di un'ala del - Scambio d’aria attraverso - La copertura leggera dota corpo esistente per aprire pannelli apribili adiacenti ad l'edificio di ulteriore l'edificio verso Sud. ogni postazione di lavoro. protezione. - Facciata composta da - Tenda per regolare la una pelle continua in vetro quantità di luce desiderata extra chiaro. ad ogni modulo di facciata. - Moduli di facciata dotati di tenda per regolare la quantità di luce desiderata. - Lampada perimetrale che diffonde luce indiretta. - Controsoffitto composto da pannelli di colore bianco . - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione. - Sistema di raffreddamento e riscaldamento ad acqua. - Finestra apribile ad ogni postazione per il controllo individuale della temperatura. - Facciata composta da - Gli uffici circondano uno tre lastre di vetro con doppia spazio verde a forma di camera d’aria. collina. - Pareti divisorie interne - Le facciate in vetro extra con isolamento acustico. chiaro a tutta altezza - Il controsoffitto integra garantiscono la visibilità alcuni pannelli metallici con massimale. micro perforazioni per ottimizzare il controllo dell’acustica. - Luce naturale - Ricambio dell'aria portata nella strada assicurato dagli impianti interna attraverso lucernari. posti sulla sommità di - Ogni torre ha un atrio a ciascuna torre. tutt’altezza. - L’aria penetra dal fondo - Intorno all’atrio si degli ambienti di lavoro. organizzano gli spazi di - L'aria è regolabile lavoro. dagli occupanti con - Tutti i tavoli hanno l'apertura delle finestre. distanza uguale o inferiore a 6 metri dalle finestre. - Presenza di particolari colori e materiali negli ambienti. - Elementi frangisole in tutte le finestre. - Illuminazione artificiale regolata secondo le necessità individuali. - Il controllo dell’umidità si effettua attraverso il sistema di ventilazione naturale e meccanico. - I muri spessi e rivestiti da - I muri esterni in mattoni mattoni costituiscono la pieni sono inclinati per maggior barriera contro il riflettere le onde sonore caldo durante l’estate. verso l’alto. - Solo un 25% della facciata è - Controsoffitto come vetrata per raggiungere un dispositivo per minimo di perdita di calore il controllo dell’acustica d’inverno. all’interno degli spazi. Sede centrale della Banca ING, Amsterdam, Olanda - Sono previsti elementi frangisole in tutte le finestre. 134 - A piano terra tutti gli spazi godono della vista sulla strada interna. - Gli spazi di lavoro si affacciano verso l’atrio e sulla strada esterna. APPENDICE 1 Dichiarazione di interdipendenza per un futuro sostenibile Congresso Mondiale di Architetti UIA / AIA, Chicago 18-21 giugno 1993 The Architects' Chicago Declaration What follows is the text of the UIA (Union Internationale des Architects)/AIA (American Institute of Architects) "Declaration of Interdependence for a Sustainable Future," created at the World Congress of Architects, June 1993. The Congress was attended by more than 10,000 design professionals from around the world and had the theme of "Architecture at the Crossroads: Designing for a Sustainable Future." The process of creating it went as follows: Context Institute Director Robert Gilman was asked by the UIA and AIA to create a draft declaration in conjunction with a group of four architects from around the world. They distributed a few thousand copies of that draft to the Congress and asked for feedback. Over the next day or so they incorporated that feedback and shaped the final document. The UIA and AIA presidents signed it and then read the commitment part of the declaration to the closing plenary session. Large banners were available after the session for individuals to sign-on to the declaration, which about 3000 participants did. Declaration of Interdependence for a Sustainable Future UIA/AIA World Congress of Architects Chicago, 18-21 June 1993 In recognition that: • • • • • • • • A sustainable society restores, preserves, and enhances nature and culture for the benefit of all life, present and future; A diverse and healthy environment is intrinsically valuable and essential to a healthy society; Today's society is seriously degrading the environment and is not sustainable; We are ecologically interdependent with the whole natural environment; We are socially, culturally, and economically interdependent with all of humanity; Sustainability, in the context of this interdependence, requires partnership, equity, and balance among all parties; Buildings and the built environment play a major role in the human impact on the natural environment and on the quality of life; Sustainable design integrates consideration of resource and energy efficiency, healthy buildings and materials, ecologically and socially sensitive land-use, and an aesthetic sensitivity that inspires, affirms, and ennobles; 135 • Sustainable design can significantly reduce adverse human impacts on the natural environment while simultaneously improving quality of life and economic well being; We commit ourselves, as members of the world's architectural and building-design professions, individually and through our professional organisations, to: • Place environmental and social sustainability at the core of our practices and professional responsibilities • Develop and continually improve practices, procedures, products, curricula, services, and standards that will enable the implementation of sustainable design • Educate our fellow professionals, the building industry, clients, students, and the general public about the critical importance and substantial opportunities of sustainable design • Establish policies, regulations, and practices in government and business that ensure sustainable design becomes normal practice • Bring all existing and future elements of the built environment - in their design, production, use, and eventual reuse-up to sustainable design standards. Olufemi Majekodunmi President, International Union of Architects Susan A. Maxman President, American Institute of Architects All contents copyright (c)1996 by Context Institute, all rights reserved. Last Updated 2 June 1996. 136 APPENDICE 2 a. KYOTO, IL PROTOCOLLO DELLA DISCORDIA 23 aprile 2001, Il sole 24 Ore Cosa prevede il protocollo di Kyoto Firmato nel dicembre del 1997, il protocollo di Kyoto indica gli obiettivi internazionali per la riduzione dei sei gas cosiddetti ad effetto serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, perfluorocarburo, idrofluorocarburo e esafloruro di zolfo), ritenuti responsabili del riscaldamento globale del pianeta che potrebbe portare a gravissime modifiche del clima. L'obiettivo fissato è una riduzione media del 5,2% dei livelli di emissione del 1990, nel periodo 2008-2012. Per alcuni Paesi è prevista una riduzione maggiore (8% l'Unione europea, 7% gli Stati Uniti, 6% il Giappone). E' proprio questa la ragione della recente marcia indietro decisa dall'amministrazione Usa guidata da George Bush, che ritiene queste limitazioni "differenziate" ingiuste e innammissibili. In particolare, gli Stati Uniti sostengono che la Cina dovrebbe essere obbligata a riduzioni pari a quella imposte a Ue e Usa. Per altri Paesi, considerati in via di sviluppo, sono stati fissati obiettivi minori. Per la Russia e l'Ucraina, ad esempio, l'obiettivo da raggiungere è la stabilizzazione sui livelli del 1990. I sei gas "imputati" per l'effetto serra Anidride carbonica (CO2) Metano (CH4) Protossido di azoto (N2O) Perfluorocarburo (PFC) Idrofluorocarburo (HFC) Esafluoruro di zolfo (SF6) E' il gas che esce soprattutto dai camini delle industrie, quelle di trasformazione e produzione energetica in testa, e dai tubi di scappamento delle auto Le emissioni di questo gas provengono dal settore agricolo, soprattutto dalle deiezioni animali (letame, liquidi ecc.) degli allevamenti intensivi, e anche dalle discariche dei rifiuti Anche per questo gas sono responsabili l'agricoltura (con la concimazione artificiale), il settore energetico e i trasporti Sostanza della famiglia dei clorocarburi utilizzata per la costruzione di frigoriferi Uno dei principali sostituti dei Cfc, i gas responsabili dell'assottigliamento dello strato di ozono, utilizzato per refrigerazione e condizionamento Un prodotto chimico usato in vari comparti industriali La procedura perché sia convalidato e diventi operativo Perché il protocollo di Kyoto entri in vigore è necessario che sia ratificato da almeno dal 55% dei Paesi che l'hanno sottoscritto (sono 84, in tutto). Questi Paesi però devono avere un 'peso' inquinante pari ad almeno il 55% delle emissioni del 1990. L'impegno a ridurre le emissioni deve cioè essere preso da "grandi inquinatori" per divenire vincolante per tutti. La sottoscrizione di tanti Paesi piccoli e poco inquinatori non è sufficiente. 137 Aprile 2001: chi ha ratificato All'inizio di aprile 2001 la convenzione di Kyoto era stata ratificata soltanto da 33 Paesi, tutti in via di sviluppo: Antigua e Barbuda, Azerbaijan, Bahamas, Barbados, Bolivia, Cipro, Ecuador, El Salvador, Guinea equatoriale, Fiji, Georgia, Giamaica, Guatemala, Guinea, Honduras, Kiribati, Lesotho, Maldive, Messico, Micronesia, Mongolia, Nicaragua, Niue, Palau, Panama, Paraguay, Romania, Samoa, Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Tuvalu, Uruguay e Uzbekistan. Alcuni di questi hanno ratificato il protocollo anche se nel 1990 non lo avevano firmato. Tra i Paesi che hanno ratificato l'accordo, vi sono diverse isole che con l'innalzamento del livello degli oceani provocato dal riscaldamento globale rischiano di scomparire, mentre non ha ratificato la convenzione nessuno dei grandi Paesi industrializzati che potrebbero portare al raggiungimento del quorum del 55% necessario per l'entrata in vigore del trattato. Se, come annunciato dal presidente George W. Bush, gli Stati Uniti, che da soli rappresentano il 36,1% delle emissioni di anidride carbonica, non ratificheranno l'accordo, sarà quindi difficile raggiungere il quorum previsto per l'entrata in vigore del trattato. Tra gli altri "grandi inquinatori" ci sono l'Unione europea il 24,2% delle emissioni e la Russia il 17,4%. 138 APPENDICE 2 b. PROTOCOLLO DI KYOTO, testo integrale Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Per la riduzione dei gas di serra Il protocollo di Kyoto (11 dicembre 1977) Le Parti del presente Protocollo, essendo Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (da qui in avanti denominata ''la Convenzione''), perseguendo l’obiettivo finale della Convenzione enunciato all’articolo 2, ricordando le disposizioni della Convenzione, guidate dall’articolo 3 della Convenzione, nel rispetto del Mandato di Berlino, adottato con decisione 1/CP.1 dalla Conferenza delle Parti della Convenzione nella sua prima sessione, hanno convenuto quanto segue: Articolo 1 Ai fini del presente Protocollo si applicano le definizioni contenute all’articolo 1 della Convenzione. Inoltre: 1. Per ''Conferenza delle Parti'' si intende la Conferenza delle Parti della Convenzione. 2. Per ''Convenzione'' si intende la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, adottata a New York il 9 maggio 1992. 3. Per ''Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico'' si intende il Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico costituito congiuntamente dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, nel 1988. 4. Per ''Protocollo di Montreal'' si intende il Protocollo di Montreal relativo alle sostanze che riducono lo strato di ozono, adottato a Montreal il 16 settembre 1987, nella sua forma successivamente modificata ed emendata. 5. Per ''Parti presenti e votanti'' si intendono le Parti presenti che esprimono un voto affermativo o negativo. 6. Per ''Parte'' si intende, a meno che il contesto non indichi diversamente, una Parte del presente Protocollo. 7. Per ''Parte inclusa nell’Allegato I'' si intende una Parte che figura nell’Allegato I della Convenzione, tenuto conto degli eventuali emendamenti, o la Parte che ha presentato una notifica ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 2, punto g), della Convenzione. Articolo 2 1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I, nell’adempiere agli impegni di limitazione quantificata e di riduzione delle emissioni previsti all’articolo 3, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile: a) Applicherà e/o elaborerà politiche e misure, in conformità con la sua situazione nazionale, come: i) Miglioramento dell’efficacia energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale; ii) Protezione e miglioramento dei meccanismi di rimozione e di raccolta dei gas ad effetto serra, non inclusi nel Protocollo di Montreal, tenuto conto degli impegni assunti in virtù degli accordi internazionali ambientali; promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento e di rimboschimento; iii) Promozione di forme sostenibili di agricoltura, alla luce delle considerazioni relative ai cambiamenti climatici; 139 iv) Ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili, di tecnologie per la cattura e l’isolamento del biossido di carbonio e di tecnologie avanzate ed innovative compatibili con l’ambiente; v) Riduzione progressiva, o eliminazione graduale, delle imperfezioni del mercato, degli incentivi fiscali, delle esenzioni tributarie e di sussidi, che siano contrari all’obiettivo della Convenzione, in tutti i settori responsabili di emissioni di gas ad effetto serra, ed applicazione di strumenti di mercato; vi) Incoraggiamento di riforme appropriate nei settori pertinenti, al fine di promuovere politiche e misure che limitino o riducano le emissioni dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal; vii) Adozione di misure volte a limitare e/o ridurre le emissioni di gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal nel settore dei trasporti; viii) Limitazione e/o riduzione delle emissioni di metano attraverso il suo recupero ed utilizzazione nel settore della gestione dei rifiuti, come pure nella produzione, il trasporto e la distribuzione di energia; b) Coopererà con le altre Parti incluse all’Allegato I per rafforzare l’efficacia individuale e combinata delle politiche e misure adottate a titolo del presente articolo, conformemente all’articolo 4, paragrafo 2(e)(i), della Convenzione. A tal fine, dette Parti dovranno dar vita ad iniziative per condividere esperienze e scambiare informazioni su politiche e misure, in particolar modo sviluppando sistemi per migliorare la loro compatibilità, trasparenza ed efficacia. La Conferenza delle Parti agente come Conferenza delle Parti del Protocollo dovrà, nella sua prima sessione, o quanto prima possibile, esaminare i mezzi per facilitare tale cooperazione, tenendo conto di tutte le informazioni pertinenti. 2. Le Parti incluse nell’Allegato I cercheranno di limitare o ridurre le emissioni di gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal generati da combustibili utilizzati nel trasporto aereo e marittimo, operando con la Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile e l’Organizzazione Internazionale Marittima. 3. Le Parti incluse nell’Allegato I si impegneranno ad attuare le politiche e misure previste nel presente articolo al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi, inclusi gli effetti avversi del cambiamento climatico, gli effetti sul commercio internazionale e gli impatti sociali, ambientali ed economici sulle altre Parti, in special modo le Parti paesi in via di sviluppo ed, in particolare, quelle menzionate nell’articolo 4, paragrafi 8 e 9, della Convenzione, in considerazione dell’articolo 3 della Convenzione. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo potrà adottare, se opportuno, ulteriori misure per promuovere l’applicazione delle disposizioni del presente paragrafo. 4. Nel caso in cui ritenga utile coordinare alcune politiche e misure previste nel paragrafo 1(a) del presente articolo, tenendo conto delle diverse situazioni nazionali e degli effetti potenziali, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, valuterà le forme ed i mezzi appropriati per organizzare il coordinamento di tali politiche e misure. Articolo 3 1. Le Parti incluse nell’Allegato I assicureranno, individualmente o congiuntamente, che le loro emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente–biossido di carbonio, dei gas ad effetto serra indicati nell’Allegato A, non superino le quantità che sono loro attribuite, calcolate in funzione degli impegni assunti sulle limitazioni quantificate e riduzioni specificate nell’Allegato B e in conformità alle disposizioni del presente articolo, al fine di ridurre il totale delle emissioni di tali gas almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento 2008–2012. 2. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I dovrà aver ottenuto nel 2005, nell’adempimento degli impegni assunti a titolo del presente Protocollo, concreti progressi. 140 3. Le variazioni nette di gas ad effetto serra, relative ad emissioni da fonti e da pozzi di assorbimento risultanti da attività umane direttamente legate alla variazione nella destinazione d’uso dei terreni e dei boschi, limitatamente all’imboschimento, al rimboschimento e al disboscamento dopo il 1990, calcolate come variazioni verificabili delle quantità di carbonio nel corso di ogni periodo di adempimento, saranno utilizzate dalle Parti incluse nell’Allegato I per adempiere agli impegni assunti ai sensi del presente articolo. Le emissioni di gas ad effetto serra, dalle fonti e l’assorbimento dai pozzi associati a dette attività, saranno notificati in modo trasparente e verificabile ed esaminati a norma degli articoli 7 e 8. 4. Precedentemente alla prima sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo ogni Parte inclusa nell’Allegato I fornirà all’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, per il loro esame, dati che permettano di determinare il livello di quantità di carbonio nel 1990 e di procedere ad una stima delle variazioni di dette quantità di carbonio nel corso degli anni successivi. Nella sua prima sessione, o quanto prima possibile, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, determinerà le modalità, le norme e le linee guida da seguire per stabilire quali attività antropiche supplementari, legate alle variazioni delle emissioni dalle fonti e dai pozzi di assorbimento dei gas ad effetto serra nelle categorie dei terreni agricoli, nonché nelle categorie della variazione della destinazione d’uso dei terreni e dei boschi, dovranno essere aggiunte o sottratte alle quantità attribuite alle Parti incluse nell’Allegato I, tenendo conto delle incertezze, della necessità di comunicare risultati trasparenti e verificabili, del lavoro metodologico del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico, delle raccomandazioni dell’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, conformemente all’art. 5, e delle decisioni della Conferenza delle Parti. Tale decisione si applicherà nel secondo e nei successivi periodi di adempimento. Una Parte può applicarla alle sue attività antropiche supplementari nel primo periodo di adempimento a condizione che dette attività abbiano avuto luogo dopo il 1990. 5. Le Parti incluse nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato ed il cui anno o periodo di riferimento è stato stabilito in conformità alla decisione 9/CP.2, adottata dalla Conferenza delle Parti nella sua seconda sessione, utilizzeranno tale anno o periodo di riferimento per l’attuazione degli impegni assunti a norma del presente articolo. Ogni altra Parte inclusa nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato e che non abbia ancora presentato la sua prima comunicazione nazionale, in conformità dell’articolo 12 della Convenzione, potrà ugualmente notificare alla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo la sua intenzione di considerare un anno o un periodo storico di riferimento diverso dal 1990 per adempiere agli impegni assunti a norma del presente articolo. La Conferenza delle Parti, agente come riunione delle Parti del presente Protocollo si pronuncerà sulla accettazione di tale notifica. 6. Tenendo conto dell’articolo 4, paragrafo 6, della Convenzione, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo concederà alle Parti incluse nell’Allegato I in transizione verso una economia di mercato un certo grado di flessibilità nell’adempimento degli impegni assunti diversi da quelli previsti nel presente articolo. 7. Nel corso del primo periodo di adempimento degli impegni per la riduzione e la limitazione quantificata delle emissioni, dal 2008 al 2012, la quantità attribuita a ciascuna Parte inclusa nell’Allegato I sarà uguale alla percentuale ad essa assegnata, indicata nell’Allegato B, delle emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente–biossido di carbonio, dei gas ad effetto serra indicate all’Allegato A e relative al 1990, o nel corso dell’anno o del periodo di riferimento, ai sensi del paragrafo 5, moltiplicate per cinque. Le Parti incluse nell’Allegato I, per le quali la variazione nella destinazione d’uso dei terreni e dei boschi costituivano nel 1990 una fonte netta di emissione di gas ad effetto serra, includeranno nelle emissioni relative al 1990, o ad altro periodo di riferimento, le emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalente biossido di carbonio, meno le quantità assorbite dai pozzi di assorbimento all’anno 1990, derivanti dalla variazione nella destinazione d’uso dei terreni. 141 8. Tutte le Parti incluse nell’Allegato I potranno utilizzare il 1995 come anno di riferimento per gli idrofluorocarburi, i perfluorocarburi e l’esafluoro di zolfo, ai fini delle operazione di calcolo di cui al paragrafo 7. 9. Per le Parti incluse nell’Allegato I, gli impegni assunti per i successivi periodi di adempimento saranno determinati come emendamenti all’Allegato I del presente Protocollo e saranno adottati conformemente alle disposizioni di cui all’articolo 21, paragrafo 7. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo inizierà la valutazione di tali impegni almeno sette anni prima della fine del primo periodo di adempimento, di cui al paragrafo 1. 10. Tutte le unità di riduzione delle emissioni, o tutte le frazioni di una quantità assegnata, che una Parte acquista da un’altra Parte, conformemente alle disposizioni di cui agli articoli 6 o 17, sarà sommata alla quantità assegnata alla Parte che l’acquista. 11. Tutte le unità di riduzione delle emissioni, o tutte le frazioni di una quantità assegnata, che una Parte trasferisce ad un’altra Parte, conformemente alle disposizioni di cui agli articoli 6 o 17, sarà sottratta alla quantità assegnata alla Parte che la trasferisce. 12. Tutte le riduzioni accertate delle emissioni che una Parte acquista da un’altra Parte, conformemente alle disposizioni di cui all’articolo 12, sarà sommata alla quantità assegnata alla Parte che l’acquista. 13. Se le emissioni di una Parte inclusa nell’Allegato I, nel corso di un periodo di adempimento, sono inferiori alla quantità che le è stata assegnata in virtù del presente articolo, tale differenza sarà sommata, su richiesta di detta Parte, alla quantità che le è stata assegnata per i successivi periodi di adempimento. 14. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I si impegnerà ad adempiere agli impegni indicati nel paragrafo 1, al fine di ridurre al minimo gli effetti sociali, ambientali ed economici contrari sui paesi in via di sviluppo Parti, in particolare quelli indicati all’articolo 4, paragrafi 8 e 9, della Convenzione. In linea con le decisioni della Conferenza delle Parti, per l’attuazione di tali paragrafi, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, esaminerà, nella sua prima sessione, le misure necessarie per ridurre al minimo gli effetti dei cambiamenti climatici e/o l’impatto delle misure di risposta delle Parti menzionate in detto paragrafo. Tra le questioni da prendere in considerazione vi saranno il finanziamento, l’assicurazione ed il trasferimento di tecnologie. Articolo 4 1. Tutte le Parti incluse nell’Allegato I, che abbiano concordato un’azione congiunta per l’attuazione degli obblighi assunti a norma dell’articolo 3, saranno considerate adempienti se la somma totale delle emissioni antropiche aggregate, espresse in equivalenti–biossido di carbonio, di gas ad effetto serra indicati nell’Allegato A non supera la quantità loro assegnata, calcolata in funzione degli impegni di limitazione quantificata e di riduzione delle emissioni elencate nell’Allegato B e conformemente alle disposizioni dell’articolo 3. Il rispettivo livello di emissione assegnato a ciascuna delle Parti dell’accordo sarà stabilito nell’accordo. 2. Le Parti di tale accordo notificheranno al Segretariato il contenuto dell’accordo alla data di deposito degli strumenti di ratifica, d’accettazione, di approvazione o di adesione del presente Protocollo. Il Segretariato informerà, a sua volta, tutte le Parti ed i firmatari della Convenzione dei termini dell’accordo. 3. Tutti gli accordi di questo tipo rimarranno in vigore per la durata del periodo di adempimento specificata all’articolo 3, paragrafo 7. 4. Se le Parti, agendo congiuntamente, lo fanno nel quadro di una organizzazione regionale di integrazione economica e di concerto con essa, ogni variazione nella composizione di detta organizzazione, successiva all’adozione del presente Protocollo, non inciderà sugli impegni assunti in virtù del presente Protocollo. Ogni variazione nella composizione dell’organizzazione avrà 142 effetto solo ai fini dell’attuazione degli impegni previsti all’articolo 3 che siano adottati successivamente a quella modificazione. 5. Se le Parti dell’accordo, agendo congiuntamente, non raggiungeranno il livello totale combinato delle riduzioni di emissioni, ogni Parte sarà responsabile del proprio livello di emissioni stabilito nell’accordo. 6. Se le Parti, agendo congiuntamente, operano all’interno di una organizzazione regionale di integrazione economica, Parte del presente Protocollo, e di concerto con essa, ogni Stato membro di detta organizzazione regionale di integrazione economica, individualmente, o congiuntamente con l’organizzazione regionale di integrazione economica, agendo ai sensi dell’articolo 24, sarà responsabile, nel caso in cui venga raggiunto il livello totale combinato delle riduzioni di emissioni, del livello delle sue emissioni, così come notificato in conformità del presente articolo. Articolo 5 1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I realizzerà, non più tardi di un anno prima dell’inizio del primo periodo di adempimento, un sistema nazionale per la stima delle emissioni antropiche dalle fonti e dall’assorbimento dei pozzi di tutti i gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo deciderà, nella sua prima sessione, le linee guida di tali sistemi nazionali, tra le quali saranno incluse le metodologie specificate nel paragrafo 2 infra. 2. Le metodologie per la stima delle emissioni antropiche da sorgenti e dall’assorbimento dei pozzi di tutti i gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal saranno quelle accettate dal Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e approvate dalla Conferenza delle Parti nella sua terza sessione. Laddove tali metodologie non vengano utilizzate, verranno introdotti gli adattamenti necessari conformi alle metodologie concordate dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo nella sua prima sessione. Basandosi sul lavoro del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e sulle raccomandazioni fornite dall’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà regolarmente e, se opportuno, revisionerà tali metodologie ed adattamenti, tenendo pienamente conto delle decisioni pertinenti della Conferenza delle Parti. Ogni revisione delle metodologie o degli adattamenti si effettuerà solo al fine di accertare il rispetto degli impegni assunti a norma dell’articolo 3 per ogni periodo di adempimento successivo a detta revisione. 3. I potenziali di riscaldamento globale utilizzati per calcolare l’equivalente–biossido di carbonio delle emissioni antropiche dalle sorgenti e dall’assorbimento dei pozzi di gas ad effetto serra elencati nella Allegato A saranno quelli accettati dal Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico ed approvati dalla Conferenza delle Parti nella sua terza sessione. Basandosi sul lavoro del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico e sulle raccomandazioni fornite dall’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà periodicamente e, se opportuno, revisionerà il potenziale di riscaldamento globale di ciascuno di tali gas ad effetto serra tenendo pienamente conto delle decisioni pertinenti della Conferenza delle Parti. Ogni revisione di un potenziale di riscaldamento globale sarà applicabile solo agli impegni di cui all’articolo 3 per ogni periodo di adempimento posteriore a detta revisione. Articolo 6 1. Al fine di adempiere agli impegni assunti a norma dell’articolo 3, ogni Parte inclusa nell’Allegato I può trasferire ad ogni altra di dette Parti, o acquistare da essa, unità di riduzione risultanti da progetti finalizzati alla riduzione delle emissioni antropiche da fonti o all’aumento 143 dell’assorbimento antropico dei pozzi dei gas ad effetto serra in ogni settore dell’economia, a condizione che: a) Ogni progetto di questo tipo abbia l’approvazione delle Parti coinvolte; b) Ogni progetto di questo tipo permetta una riduzione delle emissioni dalle fonti, o un aumento dell’assorbimento dei pozzi, che sia aggiuntivo a quelli che potrebbero essere realizzati diversamente; c) La Parte interessata non potrà acquistare alcuna unità di riduzione delle emissioni se essa non adempierà alle obbligazioni che le incombono a norma degli articoli 5 e 7; d) L’acquisto di unità di riduzione delle emissioni sarà supplementare alle misure nazionali al fine di adempiere agli impegni previsti dall’articolo 3. 2. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo potrà, nella sua prima sessione o quanto prima possibile, elaborare ulteriori linee guida per l’attuazione del presente articolo, in particolar modo per quel che riguarda la verifica e la realizzazione dei rapporti; 3. Una Parte inclusa nell’Allegato I potrà autorizzare persone giuridiche a partecipare, sotto la sua responsabilità, ad azioni volte alla creazione, alla cessione o all’acquisizione, a norma del presente articolo, di unità di riduzione delle emissioni. 4. Se, in conformità con le disposizioni pertinenti di cui all’articolo 8, sorgesse una questione relativa all’applicazione delle prescrizioni di cui al presente articolo, la cessione e l’acquisizione di unità di riduzione delle emissioni potranno continuare dopo che la questione sarà stata sollevata, a condizione che nessuna Parte utilizzi dette unità per adempiere ai propri impegni a norma dell’articolo 3 finché non sarà risolto il problema del rispetto delle obbligazioni. Articolo 7 1. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I indicherà nell’inventario annuale delle emissioni antropiche da fonti e degli assorbimenti dei pozzi dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal, presentato in conformità delle decisioni della Conferenza delle Parti, le informazioni supplementari, determinate conformemente alle disposizioni di cui al paragrafo 4 infra, necessarie per assicurare il rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 3. 2. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I indicherà nella propria comunicazione nazionale, presentata ai sensi dell’articolo 12 della Convenzione, le informazioni supplementari necessarie per dimostrare che essa adempie agli impegni assunti a norma del presente Protocollo, da determinarsi secondo le disposizioni di cui al paragrafo 4 infra. 3. Ogni Parte inclusa nell’Allegato I comunicherà le informazioni richieste, di cui al paragrafo 1, annualmente, a partire dal primo inventario che essa è tenuta a presentare in conformità della Convenzione per il primo anno del periodo di adempimento dopo l’entrata in vigore, per detta Parte, del presente Protocollo. Ogni Parte presenterà le informazioni richieste a norma del paragrafo 2 nel quadro della prima comunicazione nazionale che essa è tenuta a presentare a norma della Convenzione dopo l’entrata in vigore, per detta Parte, del presente Protocollo e dopo l’adozione delle linee guida previste dal paragrafo 4 infra. La frequenza con cui dovranno essere presentate le successive informazioni richieste ai sensi del presente articolo sarà stabilita dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, tenendo conto del calendario deciso dalla Conferenza delle Parti per la presentazione delle comunicazioni nazionali. 4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà nella sua prima sessione e riesaminerà periodicamente in seguito le linee guida relative alla preparazione delle informazioni richieste a norma del presente articolo, considerando le direttive per la preparazione delle comunicazioni nazionali delle Parti inclusi nell’Allegato I adottate dalla Conferenza delle Parti. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo deciderà anche prima del primo periodo di adempimento le modalità di calcolo delle quantità assegnate. 144 Articolo 8 1. Le informazioni comunicate ai sensi dell’articolo 7 da ciascuna delle Parti incluse nell’Allegato I saranno esaminate da gruppi di esperti in adempimento delle pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti ed in conformità alle linee guida adottate, a tal fine, dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo a norma del paragrafo 4 infra. Le informazioni comunicate a norma dell’articolo 7, paragrafo 1, da ciascuna delle Parti incluse nell’Allegato I verranno esaminate come parte della compilazione annuale degli inventari delle emissioni e delle quantità assegnate e della corrispondente contabilità. Inoltre, le informazioni fornite da ciascuna Parte inclusa nell’Allegato I, a norma dell’articolo 7, paragrafo 2, saranno esaminate come parte della revisione delle comunicazioni nazionali. 2. I gruppi di esperti saranno coordinati dal Segretariato e costituiti da esperti scelti tra quelli nominati dalle Parti della Convenzione e, a seconda dei casi, da organizzazioni intergovernative, conformemente alle indicazioni fornite, a tal fine, dal Conferenza delle Parti. 3. Il processo di revisione permetterà una valutazione tecnica completa e dettagliata dell’applicazione del presente Protocollo della Parte. I gruppi di esperti elaboreranno un rapporto per la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, nel quale valuteranno l’adempimento degli impegni assunti dalla Parte in esame ed indicheranno i problemi eventualmente riscontrati ed i fattori che incidono sull’adempimento. Il Segretariato comunicherà detto rapporto a tutte le Parti della Convenzione. Inoltre, il Segretariato enumererà tutte le questioni inerenti l’adempimento, indicate nel rapporto, per ulteriori considerazioni della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. 4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà nella sua prima sessione, e riesaminerà periodicamente, in seguito, le linee guida per l’esame dell’applicazione del presente Protocollo da parte dei gruppi di esperti, tendo in considerazione le pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti. 5. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, con l’assistenza dell’Organo Sussidiario di Attuazione e, se necessario, dell’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico esaminerà: a) Le informazioni presentate dalle Parti, a norma dell’articolo 7, ed i rapporti sull’esame di dette informazioni, effettuati a norma del presente articolo; e b) Le questioni relative all’attuazione elencate dal Segretariato, a norma del paragrafo 3, nonché tutte le questioni sollevate dalle Parti. 6. In seguito all’esame delle informazioni di cui al paragrafo 5, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà, su ogni questione, le decisioni necessarie al fine dell’attuazione del presente Protocollo. Articolo 9 1. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà periodicamente il Protocollo alla luce delle migliori informazioni scientifiche disponibili e degli studi di valutazione sul cambiamento climatico ed il loro impatto come pure delle pertinenti informazioni tecniche, sociali ed economiche. Tali esami saranno coordinati con altri pertinenti previsti dalla Convenzione, in particolare quelli richiesti all’articolo 4, paragrafo 2(d), e all’articolo 7, paragrafo 2(a), della Convenzione. Sulla base di detti esami, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà la misure necessarie. 2. Il primo esame avrà luogo nella seconda sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. Nuovi esami saranno effettuati ad intervalli regolari e precisi. 145 Articolo 10 1. Tutte le Parti, tenendo conto delle loro comuni ma differenziate responsabilità e delle loro specifiche priorità di sviluppo nazionale e regionale, dei loro obiettivi e delle loro circostanze, senza introdurre nuovi impegni per le Parti non incluse nell’Allegato I ma riaffermando quelli già enunciati all’articolo 4, paragrafo 1, della Convenzione e continuando a perseguire l’adempimento di tali impegni al fine di raggiungere uno sviluppo sostenibile, tenendo conto dell’articolo 4, paragrafi 3, 5 e 7, della Convenzione: a) Formuleranno, dove necessario e nella misura possibile, programmi nazionali e, se opportuno, regionali, economicamente convenienti ed efficaci, per migliorare la qualità dei fattori di emissione, dei dati sulle attività e/o dei modelli locali che riflettano la situazione socio–economica di ogni Parte, al fine della realizzazione periodica degli inventari nazionali delle emissioni antropiche dalle fonti e l’assorbimento dai pozzi dei gas ad effetto serra non inclusi nel Protocollo di Montreal, utilizzando metodologie comparabili, che dovranno essere decise dalla Conferenza delle Parti ed essere conformi alle direttive per le comunicazioni nazionali adottate dalla Conferenza delle Parti. b) Formuleranno, applicheranno, pubblicheranno ed aggiorneranno regolarmente i programmi nazionali e, se necessario, quelli regionali contenenti misure per mitigare i cambiamenti climatici e per facilitare un adeguato adattamento ad essi; i) Tali programmi dovrebbero riguardare, tra l’altro, i settori energetico, dei trasporti e dell’industria come pure l’agricoltura, la silvicoltura e la gestione dei rifiuti. Inoltre, le tecnologie di adattamento ed i metodi per migliorare la pianificazione del territorio permetterebbero di meglio adattarsi ai cambiamenti climatici; ii) Le Parti incluse nell’Allegato I presenteranno informazioni sulle misure adottate in virtù del presente Protocollo, compresi i programmi nazionali, a norma dell’articolo 7; le altre Parti cercheranno di includere nelle loro comunicazioni nazionali, se opportuno, informazioni sui programmi contenenti misure che, a loro avviso, contribuiscono a fronteggiare i cambiamenti climatici ed i loro effetti negativi, incluse le misure volte alla riduzione dell’aumento dei gas ad effetto serra e all’incremento dei pozzi di assorbimento, al rafforzamento delle capacità (capacity building) e all’adattamento. c) Coopereranno nella promozione di modalità efficaci per lo sviluppo, l’applicazione e la diffusione di tecnologie, di conoscenze tecniche, di pratiche e di processi ecologicamente compatibili con il cambiamento climatico, ed adotteranno tutte le misure necessarie per promuovere, facilitare e finanziare, se necessario, l’accesso a dette fonti o a trasferirle, in particolare verso i paesi in via di sviluppo, inclusa la formulazione di politiche e programmi per l’efficace trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili, che siano di pubblica proprietà o di pubblico dominio, e la creazione, nel settore privato, di una ambiente idoneo che permetta la promozione del trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili e l’accesso ad esse. d) Coopereranno nella ricerca scientifica e tecnica e promuoveranno il mantenimento e lo sviluppo di sistemi di osservazione sistematica e la costituzione di archivi di dati al fine di ridurre le incertezze relative al sistema climatico, le conseguenze negative del cambiamento climatico e le conseguenze economiche e sociali delle diverse strategie di risposta, e promuoveranno la realizzazione ed il rafforzamento delle capacità e delle misure endogene di partecipazione agli sforzi, ai programmi e alle ricerche internazionali ed intergovernativi relativi alla ricerca e all’osservazione sistematica, a norma dell’articolo 5 della Convenzione. e) Coopereranno e promuoveranno a livello internazionale, ricorrendo, dove opportuno, ad organismi esistenti, la realizzazione e l’esecuzione di programmi di educazione e formazione, compreso il rafforzamento delle capacità nazionali, in particolare sul piano umano ed istituzionale, e lo scambio ed il distaccamento di personale incaricato alla formazione di esperti nel settore, specialmente nei paesi in via di sviluppo, e faciliteranno sul piano nazionale la sensibilizzazione del pubblico ai 146 cambiamenti climatici e l’accesso alle relative informazioni. Appropriate modalità dovrebbero essere sviluppate per attuare tali attività attraverso i competenti organi della Convenzione, a norma dell’articolo 6 della Convenzione; f) Includeranno nelle proprie comunicazioni nazionali informazioni sui programmi e le attività intraprese in applicazione del presente articolo, in conformità alle pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti; g) Nell’adempiere agli impegni previsti dal presente articolo prenderanno pienamente in considerazione l’articolo 4, paragrafo 8, della Convenzione. Articolo 11 1. Nell’attuazione dell’articolo 10 le Parti terranno conto delle disposizioni dell’articolo 4, paragrafi 4, 5, 7, 8, e 9 della Convenzione. 2. Nel contesto dell’attuazione dell’articolo 4, paragrafo 1, della Convenzione, in conformità con le disposizioni di cui all’articolo 4, paragrafo 3, ed all’articolo 11 della Convenzione, e attraverso l’entità o le entità incaricate ad assicurare il funzionamento del meccanismo finanziario della Convenzione, i paesi sviluppati Parti della Convenzione e le altri Parti sviluppate incluse nell’Allegato II della Convenzione: a) Forniranno nuove ed ulteriori risorse finanziarie al fine di coprire la totalità dei costi concordati sostenuti dai paesi in via di sviluppo per migliorare nell’adempimento degli impegni previsti a norma dell’articolo 4, paragrafo 1(a), della Convenzione, e dell’articolo 10, punto a), del presente Protocollo; b) Forniranno, inoltre, ai paesi in via di sviluppo Parti, al fine del trasferimento di tecnologie, le risorse finanziarie di cui essi hanno bisogno per fronteggiare la totalità dei costi supplementari concordati per procedere nell’adempimento degli impegni già indicati all’articolo 4, paragrafo 1, della Convenzione e previsti all’articolo 10 del presente Protocollo, sui quali un paese in via di sviluppo abbia concordato con l’entità o le entità internazionali, di cui all’articolo 11 della Convenzione, conformemente al detto articolo. L’adempimento di tali impegni terrà conto della necessità che il flusso dei mezzi finanziari sia adeguato e prevedibile, nonchè dell’importanza di una adeguata divisione delle spese tra le Parti che sono paesi sviluppati. Gli orientamenti impartiti all’entità o alle entità incaricate del funzionamento del meccanismo finanziario della Convenzione, figuranti nelle pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti, comprese quelle adottate prima dell’adozione del presente Protocollo, si applicheranno mutatis mutandis alle disposizioni del presente paragrafo. 3. Le Parti che sono paesi sviluppati e le altre Parti sviluppate che figurano nell’Allegato II della Convenzione potranno anche fornire, ed i paesi in via di sviluppo Parti potranno ottenere, risorse finanziarie per l’attuazione dell’articolo 10 del presente Protocollo, attraverso canali bilaterali, regionali o multilaterali. Articolo 12 1. È istituito un meccanismo per lo sviluppo pulito. 2. Il fine del meccanismo per uno sviluppo pulito è di assistere le Parti non incluse nell’Allegato I nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile e contribuire all’obiettivo finale della Convenzione, e di aiutare le Parti incluse nell’Allegato I ad adempiere ai loro impegni quantificati di limitazione e di riduzione delle loro emissioni ai sensi dell’articolo 3. 3. Ai sensi del meccanismo per uno sviluppo pulito: a) Le Parti non incluse nell’Allegato I beneficeranno di attività di progettazione finalizzate alle riduzioni certificate delle emissioni; b) Le Parti incluse nell’Allegato I potranno utilizzare le riduzioni certificate delle emissioni derivanti da tali per contribuire in parte all’adempimento degli impegni quantificati di limitazione e riduzione 147 delle emissioni ai sensi dell’articolo 3, in conformità a quanto determinato dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. 4. Il meccanismo per uno sviluppo pulito sarà soggetto all’autorità e alle direttive della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo e alla supervisione di un comitato esecutivo del meccanismo per uno sviluppo pulito. 5. Le riduzioni di emissioni derivanti da ogni attività saranno certificate da enti operativi designati dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo sulla base dei seguenti criteri: a) Partecipazione volontaria approvata da ogni Parte coinvolta; b) Benefici reali, misurabili e a lungo termine, in relazione con la mitigazione dei cambiamenti climatici; c) Riduzione delle emissioni che siano supplementari a quelle che si produrrebbero in assenza dell’attività certificata. 6. Il meccanismo per uno sviluppo pulito aiuterà ad organizzare, se necessario, il finanziamento delle attività certificate. 7. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, nella sua prima sessione, elaborerà le modalità e le procedure volte ad assicurare la trasparenza, l’efficienza e la responsabilità grazie ad un audit e ad una verifica indipendente delle attività. 8. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo assicurerà che una parte dei fondi provenienti da attività certificate sia utilizzata per coprire le spese amministrative e per aiutare le Parti, paesi in via di sviluppo, che siano particolarmente vulnerabili agli effetti negativi del cambiamento climatico, a far fronte ai costi di adattamento. 9. Possono partecipare al meccanismo per uno sviluppo pulito, in particolare alle attività indicate al precedente paragrafo 3(a) e all’acquisto di unità di riduzione certificate delle emissioni, entità private e pubbliche; la partecipazione sarà sottoposta alle direttive impartite dal comitato esecutivo del meccanismo per uno sviluppo pulito. 10. Le riduzioni di emissioni certificate ottenute tra l’anno 2000 e l’inizio del primo periodo di adempimento potranno utilizzarsi per contribuire all’adempimento degli impegni previsti per detto periodo. Articolo 13 1. La Conferenza delle Parti, organo supremo della Convenzione, agirà come riunione delle Parti del presente Protocollo. 2. Le Parti della Convenzione che non sono Parti del presente Protocollo possono partecipare, in qualità di osservatori, ai lavori delle sessioni della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. Quando la Conferenza delle Parti agisce come riunione delle Parti del presente Protocollo le decisioni, ai sensi del Protocollo, verranno adottate esclusivamente per le Parti del presente Protocollo. 3. Quando la Conferenza delle Parti agisce come riunione delle Parti del presente Protocollo, ogni membro dell’Ufficio della Conferenza delle Parti che rappresenti una Parte della Convenzione che, in quel momento, non sia Parte del presente Protocollo sarà sostituito da un nuovo membro eletto dalle Parti del presente Protocollo e tra esse. 4. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo esaminerà regolarmente l’attuazione del presente Protocollo e, conformemente al suo mandato, adotterà le decisioni necessarie per promuovere la sua effettiva attuazione. Eserciterà le funzioni che le sono conferite dal presente Protocollo e: a) Valuterà, sulla base di tutte le informazioni che le sono comunicate conformemente alle disposizioni del presente Protocollo, l’attuazione del Protocollo a cura delle Parti, gli effetti generali delle misure adottate in applicazione del presente Protocollo, in particolare gli effetti ambientali, 148 economici e sociali, così come il loro impatto cumulativo, ed i progressi realizzati al fine del raggiungimento dell’obiettivo finale della Convenzione; b) Esaminerà periodicamente le obbligazioni contratte dalle Parti ai sensi del presente Protocollo, prendendo in debita considerazione ogni esame richiesto dall’articolo 4, paragrafo 2(d), e dell’articolo 7, paragrafo 2, della Convenzione e alla luce dell’obiettivo della Convenzione, dell’esperienza acquisita nel corso della sua attuazione e dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecniche esaminerà ed adotterà periodici rapporti sull’attuazione del presente Protocollo. c) Promuoverà e faciliterà lo scambio di informazioni sulle misure adottate dalle Parti per far fronte al cambiamento climatico e ai suoi effetti, tenendo conto delle diverse circostanze, responsabilità e capacità delle Parti e dei loro rispettivi impegni ai sensi del presente Protocollo; d) Faciliterà, a richiesta di due o più Parti, il coordinamento delle misure che sono state adottate per far fronte al cambiamento climatico ed ai suoi effetti, tenendo conto delle diverse circostanze, responsabilità e capacità delle Parti e dei rispettivi impegni ai sensi del presente Protocollo. e) Promuoverà e dirigerà, conformemente all’obiettivo della Convenzione e alle disposizioni del presente Protocollo, e tenendo in piena considerazione le pertinenti decisioni della Conferenza delle Parti, lo sviluppo ed il periodico perfezionamento di metodologie comparabili per l’attuazione efficace del presente Protocollo, che saranno adottate dalla Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo; f) Formulerà raccomandazioni su qualsiasi questione necessaria all’attuazione del presente Protocollo; g) Cercherà di mobilitare ulteriori risorse finanziarie in conformità dell’articolo 11, paragrafo 2; h) Creerà gli organi sussidiari considerati necessari per l’attuazione del presente Protocollo; i) Solleciterà ed utilizzerà, se necessario, i servizi e la cooperazione delle organizzazioni internazionali e degli organismi intergovernativi e non governativi competenti e le informazioni che essi forniscono; j) Eserciterà le altre funzioni che siano necessarie per l’attuazione del presente Protocollo e considererà ogni incarico derivante da una decisione della Conferenza delle Parti della Convenzione. 5. Il regolamento interno della Conferenza delle Parti e le procedure finanziarie applicate ai sensi della Convenzione si applicheranno mutatis mutandis al presente Protocollo, a meno che la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo non decida diversamente per consenso. 6. Il Segretariato convocherà la prima sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo in coincidenza con la prima sessione della Conferenza delle Parti in programma dopo l’entrata in vigore del presente Protocollo. Le ulteriori sessioni ordinarie della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo si terranno ogni anno e coincideranno con le sessioni ordinarie della Conferenza delle Parti, a meno che la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo non decida diversamente. 7. Le sessioni straordinarie della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo si terranno ogni volta che la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo lo riterrà necessario, o quando una delle Parti lo solleciti per iscritto, a condizione che, entro sei mesi dalla comunicazione alle Parti, a cura del Segretariato, sia appoggiata da almeno un terzo delle Parti. 8. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, le sue agenzie specializzate e l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, come pure tutti gli Stati membri di dette organizzazioni od osservatori che non siano parte della Convenzione, potranno essere rappresentati alle sessioni della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo come osservatori. Ogni organo od agenzia, nazionale od internazionale, governativo o non governativo, che è competente nelle 149 materie di cui al presente Protocollo e che abbia informato il Segretariato del suo desiderio di essere rappresentato come osservatore nel corso di una sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo, potrà essere ammessa come osservatore, a meno che almeno un terzo delle Parti presenti vi si opponga. L’ammissione e la partecipazione degli osservatori sarà soggetta al regolamento interno di cui al paragrafo 5. Articolo 14 1. Il Segretariato, istituito a norma dell’articolo 8 della Convenzione, avrà la funzione di Segretariato del presente Protocollo. 2. L’articolo 8, paragrafo 2, della Convenzione, relativo alle funzioni del Segretariato, e l’articolo 8, paragrafo 3, relativo alle disposizioni per il funzionamento, si applicheranno mutatis mutandis al presente Protocollo. Il Segretariato eserciterà, inoltre, le funzioni assegnategli ai sensi del presente Protocollo. Articolo 15 1. L’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e l’Organo Sussidiario di Attuazione, istituiti dagli articoli 9 e 10 della Convenzione, avranno, rispettivamente, la funzione di Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e di Organo Sussidiario di Attuazione del presente Protocollo. Le disposizioni della Convenzione relative alle funzioni dei due organi si applicheranno, come stabilito dalla Convenzione, mutatis mutandis al presente Protocollo. Le sessioni dell’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e dell’Organo Sussidiario di Attuazione del presente Protocollo coincideranno con quelle dell’Organo Sussidiario del Consiglio Scientifico e Tecnologico e dell’Organo Sussidiario di Attuazione della Convenzione. 2. Le Parti della Convenzione che non siano Parti del presente Protocollo potranno partecipare in qualità di osservatori ai lavori di ogni sessione degli Organi Sussidiari. Quando gli organi sussidiari agiscono come organi sussidiari del presente Protocollo le decisioni ai sensi del presente Protocollo saranno adottate esclusivamente per quelle Parti che siano parti del Protocollo. 3. Quando gli organi sussidiari istituiti dagli articoli 9 e 10 della Convenzione esercitano le loro funzioni in relazioni a questioni di interesse per il presente Protocollo, ogni membro del Comitato Direttivo degli organi sussidiari che rappresenti una parte della Convenzione che, in quel momento, non sia parte del presente Protocollo è sostituito da un nuovo membro eletto dalle Parti del presente Protocollo e tra di esse. Articolo 16 1. La Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo considererà, prima possibile, la possibilità di applicare al presente Protocollo, e se del caso di modificare, il meccanismo consultivo multilaterale di cui all’articolo 13 della Convenzione alla luce di ogni pertinente decisione che potrà essere adottata dalla Conferenza delle Parti. Ogni meccanismo consultivo multilaterale che possa essere applicato al presente Protocollo lo sarà senza pregiudizio delle procedure e dei meccanismi di cui all’articolo 18. Articolo 17 1. La Conferenza delle Parti definirà i principi, le modalità, le norme e le linee guida pertinenti, in particolare per la verifica, la preparazione dei rapporti e la contabilità relativa al commercio dei diritti di emissione. Le Parti incluse nell’Allegato B potranno partecipare al commercio di diritti di emissione al fine di adempiere agli impegni assunti a norma dell’articolo 3. Ogni scambio di questo tipo sarà 150 integrativo delle misure adottate a livello nazionale per adempiere agli impegni quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni previsti dal presente articolo. Articolo 18 1. Nella sua prima sessione, la Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo adotterà procedure e meccanismi appropriati ed efficaci per determinare ed affrontare i casi di inadempimento delle disposizioni del presente Protocollo, determinando una lista indicativa delle conseguenze, che tengano conto della causa, del tipo, del grado e della frequenza dell’inadempienza. 2. Se le procedure ed i meccanismi, di cui al presente articolo, avranno conseguenze vincolanti per le Parti, saranno adottati per mezzo di un emendamento al presente Protocollo. Articolo 19 1. Le disposizioni dell’articolo 14 della Convenzione si applicheranno mutatis mutandis al presente Protocollo. Articolo 20 1. Ogni Parte può proporre emendamenti al presente Protocollo. 2. Gli emendamenti al presente Protocollo saranno adottati durante una sessione ordinaria della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. Il testo di ogni proposta di emendamento al presente Protocollo sarà comunicato alle parti dal Segretariato almeno sei mesi prima della sessione alla quale l’emendamento sarà proposto per l’adozione. Il Segretariato comunicherà, inoltre, il testo di ogni proposta di emendamento alle Parti ed ai firmatari della Convenzione e, a titolo informativo, al Depositario. 3. Le Parti compiranno ogni sforzo per raggiungere un accordo per consenso su qualsiasi proposta di emendamento al presente Protocollo. Se tutti gli sforzi in tal senso si dimostrassero vani e non si raggiungesse alcun accordo, l’emendamento sarà adottato, come ultimo ricorso, a maggioranza dei tre quarti delle Parti presenti e votanti. L’emendamento adottato sarà comunicato dal Segretariato al Depositario, che lo trasmetterà a tutte le Parti per l’accettazione. 4. Gli strumenti di accettazione degli emendamenti saranno depositati presso il Depositario. Ogni emendamento, adottato conformemente al paragrafo 3, entrerà in vigore, per le Parti che lo avranno accettato, il novantesimo giorno successivo alla data in cui il Depositario avrà ricevuto gli strumenti di accettazione di almeno tre quarti delle Parti del Presente Protocollo. 5. L’emendamento entrerà in vigore, per ogni altra Parte, il novantesimo giorno successivo alla data in cui la Parte avrà depositato, presso il Depositario, il suo strumento di accettazione del detto emendamento. Articolo 21 1. Gli allegati del presente Protocollo costituiscono parte integrante di esso e, salva disposizione contraria espressa, ogni riferimento al Protocollo costituirà, allo tempo stesso, un riferimento ai suoi allegati. Gli allegati adottati successivamente all’entrata in vigore del presente Protocollo si limiteranno a liste, moduli e ad altri documenti descrittivi di carattere scientifico, tecnico, procedurale o amministrativo. 2. Ogni Parte può proporre allegati al presente Protocollo o emendamenti agli allegati del presente Protocollo. 151 3. Gli allegati del presente Protocollo e gli emendamenti agli allegati del presente Protocollo saranno adottati durante una sessione ordinaria della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del presente Protocollo. Il testo di ogni proposta di allegato o di emendamento ad un annesso sarà comunicato alle Parti dal Segretariato almeno sei mesi prima della sessione nella quale l’allegato o l’emendamento sarà proposto per l’adozione. Il Segretariato comunicherà, inoltre, il testo di ogni proposta di allegato o di emendamento ad un allegato alle Parti ed ai firmatari della Convenzione e, per conoscenza, al Depositario. 4. Le Parti compiranno ogni sforzo per raggiungere un accordo per consenso su qualsiasi proposta di allegato o di emendamento ad un allegato . Se tutti gli sforzi in tal senso si dimostrassero vani e non si raggiungesse alcun accordo, l’allegato o l’emendamento ad un allegato sarà adottato, come ultimo ricorso, a maggioranza dei tre quarti delle Parti presenti e votanti. L’allegato o l’emendamento ad un allegato adottato sarà comunicato dal Segretariato al Depositario, che lo trasmetterà a tutte le Parti per l’accettazione. 5. Ogni allegato o emendamento ad un allegato, diverso dagli Allegati A o B, che sia stato adottato a norma dei paragrafi 3 e 4, entrerà in vigore, per tutte le Parti del presente Protocollo, sei mesi dopo la data in cui il Depositario avrà comunicato loro l’adozione dell’allegato o dell’emendamento all’allegato, ad eccezione delle Parti che abbiano notificato per iscritto al Depositario, entro detto periodo, che non accettano l’allegato o l’emendamento all’allegato. L’annesso o l’emendamento ad un annesso entrerà in vigore, per le Parti che abbiano ritirato la loro notifica di non accettazione, il novantesimo giorno successivo alla data di ricevimento, da parte del Depositario, del ritiro della notifica. 6. Se l’adozione di un allegato o di un emendamento ad un allegato comporta un emendamento al presente Protocollo, l’allegato o l’emendamento ad un allegato non entrerà in vigore fino al momento in cui l’emendamento al Protocollo non entrerà in vigore. 7. Gli emendamenti agli Allegati A e B del presente Protocollo saranno adottati ed entreranno in vigore in conformità alla procedura di cui all’articolo 20, a condizione che ogni emendamento all’Allegato B sia adottato solo con il consenso scritto della Parte interessata. Articolo 22 1. Ad eccezione di quanto stabilito al paragrafo 2 infra, ogni Parte disporrà di un voto. 2. Le organizzazioni regionali di integrazione economica, nell’area di loro competenza, disporranno, per il loro diritto di voto, di un numero di voti uguale al numero dei loro Stati membri che sono Parti del presente Protocollo. Tali organizzazioni non eserciteranno il loro diritto di voto se uno dei loro Stati membri eserciterà il suo, e viceversa. Articolo 23 Il Segretariato Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sarà il Depositario del presente Protocollo. Articolo 24 1. Il presente Protocollo sarà aperto alla firma e soggetto alla ratifica, accettazione o approvazione degli Stati e delle organizzazioni regionali di integrazione economica che sono Parti della Convenzione. Sarà aperto alla firma presso le Sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York dal 16 marzo 1998 al 15 marzo 1999 e sarà disponibile per l’adesione a partire dal giorno successivo al giorno in cui cesserà di essere aperto alla firma. Gli strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione saranno depositati presso il Depositario. 2. Ogni organizzazione regionale di integrazione economica che diventi Parte del presente Protocollo, senza che nessuno dei suoi Stati membri lo sia, sarà vincolata a tutte le obbligazioni di 152 cui al presente Protocollo. Nel caso una organizzazione abbia uno o più Stati membri che siano Parti del presente Protocollo, detta organizzazione ed i suoi Stati membri determineranno le rispettive responsabilità per l’adempimento delle loro obbligazioni assunte a norma del presente Protocollo. In tali casi, l’organizzazione e gli Stati membri non potranno esercitare simultaneamente i diritti derivanti dal presente Protocollo. 3. Nei loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione, le organizzazioni regionali di integrazione economica indicheranno il loro livello di competenza rispetto alle questioni rette dal presente Protocollo. Inoltre, dette organizzazioni informeranno il Depositario, che a sua volta informerà le Parti, di ogni sostanziale modifica nella portata della loro competenza. Articolo 25 1. Il Protocollo entrerà in vigore il novantesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 Parti della Convenzione, tra le quali Parti incluse nell’Allegato I le cui emissioni totali di biossido di carbonio rappresentano almeno il 55% delle emissioni totali al 1990 dell’Allegato I, abbiano depositato i loro strumenti di ratifica, approvazione, adesione, accettazione. 2. Al fine del presente articolo, ''il totale delle emissioni di biossido di carbonio al 1990 delle Parti incluse nell’Allegato I'' si considera la quantità notificata dalle Parti incluse nell’Allegato I alla data in cui le stesse adottano il presente Protocollo o ad una data anteriore, nella loro prima comunicazione nazionale presentata a norma dell’articolo 12 della Convenzione. 3. Per ogni Stato o organizzazione regionale di integrazione economica che ratifichi, accetti o approvi il presente Protocollo o vi aderisca una volta che tutte le condizioni di cui al paragrafo 1, per l’entrata in vigore, siano state realizzate, il presente Protocollo entra in vigore il novantesimo giorno successivo alla data di deposito degli strumenti di ratifica, approvazione, adesione, accettazione. 4. Al fine del presente articolo, ogni strumento depositato da una organizzazione regionale di integrazione economica non si aggiunge a quelli depositati dagli Stati Membri dell’organizzazione stessa. Articolo 26 1. Nessuna riserva potrà essere avanzata al presente Protocollo. Articolo 27 1. Trascorsi tre anni dalla data in cui il presente Protocollo è entrato in vigore per una Parte, detta Parte, in qualsiasi momento, può ritirarsi dal presente Protocollo attraverso una notifica scritta indirizzata al Depositario. 2. Tale ritiro avrà effetto dopo un anno dalla data in cui il Depositario ne abbia ricevuto notifica o ad ogni altra data, successiva, indicata nella detta notifica. 3. Ogni Parte che si ritiri dalla Convenzione sarà considerata, contemporaneamente, ritirata dal presente Protocollo. Articolo 28 L’originale del presente Protocollo, i cui testi in arabo, cinese, francese, inglese, russo e spagnolo sono ugualmente autentici, è depositato presso il Segretariato Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. REDATTO a Kyoto il giorno undici dicembre millenovecentonovantasette. 153 IN TESTIMONIANZA DEL QUALE i sottoscritti, debitamente autorizzati a tal fine, hanno firmato il presente Protocollo alle date indicate. 154 APPENDICE 2 c. LINEE GUIDA PER LE POLITICHE E MISURE NAZIONALI DI RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DEI GAS SERRA ILCIPE VISTA la legge 15 gennaio 1994, n. 65, di ratifica della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, fatta a New York nel 1992, concernente la "stabilizzazione delle concentrazioni in atmosfera di gas ad effetto serra ad un livello tale da prevenire pericolose interferenze delle attività umane al sistema climatico". VISTO il decreto legislativo 31 marzo 1998, n, 112, che trasferisce alle Regioni e agli Enti Locali ulteriori funzioni e competenze in materia ambientale ed energetica e considerate le funzioni attribuite dall'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.281, alla Conferenza Unificata per i rapporti tra lo Stato, le Regioni, le Provincie Autonome, le Autonomie Locali; VISTO il Protocollo, adottato il 10 dicembre 1997 a Kyoto dalla terza Conferenza delle Parti alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici, che impegna gli Stati membri dell'Unione Europea a ridurre , entro il periodo compreso tra il 2008 e il 2012, le emissioni dei gas serra nella misura dell'8% rispetto ai livelli del 1990; VISTA la Comunicazione della Commissione Europea Com (98)353 "Climate Change - Towards an EU post-Kyoto strategy", che individua le linee di sviluppo delle politiche e misure europee per l'attuazione del Protocollo di Kyoto, con particolare riferimento all'energia, ai trasporti, all'agricoltura, all'industria, alle misure fiscali, alla ricerca scientifica ed allo sviluppo di nuove tecnologie, oltreché alla utilizzazione dei meccanismi di flessibilità; VISTA la decisione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea del 17 giugno 1998, che impegna l'Italia - nell'ambito degli obblighi della UE stabiliti dal Protocollo di Kyoto alla riduzione delle proprie emissioni di gas serra nella misura del 6.5% rispetto ai livelli del 1990 (corrispondente ad una riduzione effettiva di 100 milioni di tonnellate – equivalenti di anidride carbonica) entro il periodo compreso fra il 2008 e il 2012, sulla base di un programma di riduzioni che dovrà essere attuato a partire dal 2002 e verificato annualmente dalla UE; VISTE le direttive, richiamate dalla predetta decisione dell'UE del 17 giugno 1998: • 96/61/CE in materia di utilizzazione delle migliori tecniche disponibili per la protezione dell'ambiente e l'efficienza energetica, ai fini dell'autorizzazione di nuovi impianti industriali e della riautorizzazione degli impianti esistenti; • 96/92/CE in materia di liberalizzazione del mercato e uso efficiente dell'energia elettrica, nonché‚ la direttiva approvata in data 11 maggio 1998 in materia di distribuzione e vettoriamento del gas naturale; VISTI il Libro Bianco della Commissione Europea sulle Fonti Rinnovabili del 26 novembre 1997, e le decisioni del Consiglio dei Ministri dell'Energia dell'Unione Europea dell'8 dicembre 1997 e 11 maggio 1998, ugualmente richiamati dalla decisione del 17 giugno 1998, che sottolineano l'esigenza di favorire con adeguate normative tecniche e fiscali la promozione in tutti gli Stati membri delle fonti rinnovabili, dei cicli combinati a gas naturale, dell'efficienza energetica; 155 VISTA la Comunicazione della Commissione Europea su "Trasporti e CO2" (COM(98)204) che indica le misure per la riduzione delle emissioni del settore dei trasporti, relative alle tecnologie di costruzione degli autoveicoli, alla applicazione delle migliori e più efficienti tecniche disponibili per l'organizzazione delle diverse modalità di trasporto, alla utilizzazione della fiscalità come strumento di internalizzazione dei costi e promozione delle forme di trasporto a minori emissioni; VISTO il quinto Programma Quadro dell'Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo tecnologico e attività dimostrative 1998-2002; VISTO il Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse, predisposto dal Ministero per le Politiche Agricole il 24 giugno1998; VISTO il "Libro verde sulle fonti rinnovabili di energia" elaborato dall'ENEA in collaborazione con i Ministeri dell'Industria, dell'Ambiente e della Ricerca Scientifica e Tecnologica nel Luglio 1998; VISTO il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 1999-2001, ed in particolare il capitolo V dedicato alle politiche per l'occupazione e lo sviluppo, che richiama tra l’altro l'esigenza di sviluppare politiche e misure per la protezione dell'ambiente ed in particolare per la riduzione delle emissioni dei gas serra nei diversi settori; VISTA la propria delibera in data 3 dicembre 1997, concernente la "Seconda Comunicazione Nazionale alla Convenzione sui Cambiamenti Climatici", che ha indicato i programmi per il contenimento delle emissioni dei gas serra che dovranno essere predisposti dalle amministrazioni competenti in modo coordinato tra loro e secondo il criterio della massima efficienza ambientale ed economica; VISTO il D.P.C.M. 20 marzo 1998 che istituisce il Gruppo di Lavoro Interministeriale (istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 20 marzo 1998 per assicurare un elevato livello di coordinamento dei programmi delle amministrazioni nei settori individuati dalla delibera del CIPE del 3 dicembre 1997); VISTA la propria delibera in data 5.8.1998 concernente il regolamento interno del CIPE ed in particolare l’art. 2 comma 1 che istituisce tra l’altro , a supporto dell’attività del Comitato, la Commissione per lo sviluppo sostenibile; VISTE le risultanze della seduta di insediamento della predetta Commissione in data 8.9.1998, in particolare per quanto riguarda l’inserimento del citato Gruppo di Lavoro istituito con DPCM il 20.3.1998 nell’ambito della Commissione stessa; VISTO lo schema di decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 10 luglio 1998, che stabilisce le funzioni dell'ENEA come Agenzia Nazionale per l'Energia e l'Ambiente, finalizzata in particolare a "fornire supporto tecnico specialistico alle Amministrazioni competenti per le azioni pubbliche in ambito nazionale ed internazionale"; CONSIDERATO che il Protocollo di Kyoto in data 10.12.1997: a) ha stabilito che dovranno essere ridotte le emissioni dei sei principali gas serra, non controllati dal Protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono, individuati nell'Anidride Carbonica (C02 ), il Metano (CH4), il Protossido di azoto (N2O), gli Idrofluorocarburi (HFC), i Perfluorocarburi (PFC) e l'Esafluoruro di zolfo (SF6); 156 b) ha individuato le azioni che dovranno essere realizzate dai Paesi "Annex 1" (Paesi industrializzati e Paesi con economia in transizione) per la riduzione delle emissioni, con particolare riferimento a: • promozione dell'efficienza energetica in tutti i settori; • sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; • protezione ed estensione delle foreste per l'assorbimento del carbonio; • promozione dell'agricoltura sostenibile; • limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici; • misure fiscali appropriate per disincentivare le emissioni di gas serra; c) ha istituito tre meccanismi di flessibilità, integrativi alle azioni nazionali, per contribuire all’attuazione degli impegni di riduzione delle emissioni attraverso la realizzazione di azioni comuni tra più paesi "Annex 1" (Joint Implementation), o mediante la cooperazione con i paesi "Non Annex 1" (Paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione) per lo sviluppo compatibile ( Clean Development Mechanism), oppure attraverso il commercio internazionale dei permessi di emissione ( Emissions Trading ); d) ha individuato come misura aggiuntiva per la riduzione delle emissioni anche l'assorbimento di carbonio ottenuto mediante attività di afforestazione e riforestazione a partire dal 1990; CONSIDERATO che i programmi individuati dalla richiamata delibera del 3.12.1997 sono coerenti con le azioni individuate dal Protocollo di Kyoto e con le politiche e misure richiamate dalla decisione del Consiglio dei Ministri dell'Ambiente dell'UE del 17 giugno 1998; CONSIDERATO che il mercato nazionale dell'energia dovrà attuare entro tempi brevi profonde modifiche determinate dalla attuazione delle direttive europee in materia di liberalizzazione del mercato e uso efficiente dell'energia elettrica, oltreché‚ in materia di distribuzione e vettoriamento del gas naturale e che, a tal fine, è stata convocata per il 25-28.11.1998 la Conferenza Nazionale Energia e sull’Ambiente; RITENUTO che i programmi per la riduzione delle emissioni di gas serra individuati dalla delibera del CIPE del 3 dicembre 1997, e predisposti secondo le indicazioni del Protocollo di Kyoto e nell'ambito delle linee guida definite dall'Unione Europea, potranno costituire una opportunità per la modernizzazione dell'Italia secondo i criteri dell'efficienza ambientale ed energetica, ed aprire nuove prospettive alla cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo e quelli del centro-Est Europa ad economia in transizione; PRESO ATTO del documento "Linee Guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra", predisposto dal Gruppo di Lavoro Interministeriale; VISTA la proposta del Ministero dell’Ambiente n. 3782/98/SIAR del 29 settembre 1998 DELIBERA 1. Sono approvati i seguenti obiettivi di riduzione delle emissioni, che includono anche quelli conseguibili con i meccanismi di flessibilità istituiti dal protocollo di Kyoto e le relative azioni nazionali contenute nelle "Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra" citate in premessa 157 azioni nazionali per la riduzione delle emissioni dei gas serra aumento di efficienza nel parco termoelettrico riduzione dei consumi energetici nel settore dei trasporti produzione di energia da fonti rinnovabili riduzione dei consumi energetici nei settori industriale / abitativo / terziario riduzione delle emissioni nei settori non energetici assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste totale mt CO2 2002 mt CO2 2006 mt CO2 2008-2012 -4/5 -4/6 -4/5 -10/12 -9/11 -7/9 -20/23 -18/21 -18/20 -6/7 -12/14 -24/29 -2 -7/9 -20/25 -45/55 -15/19 (-0,7) -95/112 1.1. Per la promozione e lo sviluppo delle azioni nazionali, in attesa dell’eventuale costituzione di un apposito fondo per la protezione del clima, si farà fronte oltre che con le linee di bilancio ordinarie di ciascuna Amministrazione interessata, con le risorse finanziarie finalizzate, secondo quanto previsto dal d.d.l. collegato alla finanziaria ’99 (atto Camera 5267 - art. 8 - lett. e), a misure compensative di settore con incentivi per la riduzione delle emissioni inquinanti per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. 1.2. La Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, predispone i provvedimenti attuativi di cui alla presente delibera, e svolge in via generale l’attività di monitoraggio sulla attuazione delle politiche e misure nazionali individuate dalle Linee Guida, valutando altresì la coerenza dei programmi e degli investimenti pubblici con gli obiettivi di riduzione delle emissioni individuati dalla presente delibera tenendo anche conto del livello realizzativo delle azioni predisposte in ottemperanza alle decisioni comunitarie dagli altri Paesi dell’U.E. 1.3. Il supporto tecnico all’attività della Commissione Sviluppo Sostenibile è assicurato dal Gruppo di Lavoro Interministeriale richiamato in premessa - integrato dai rappresentanti dei Ministeri degli Affari Esteri, delle Finanze e del Commercio con l’Estero - e coadiuvato dall’ENEA, nell’ambito degli accordi di programma con i Ministeri dell’Ambiente e dell’Industria. I criteri e le modalità di funzionamento del Gruppo di Lavoro, nonché le eventuali modifiche nella composizione, saranno stabiliti con provvedimento della Commissione. 1.4. La Commissione promuoverà l’organizzazione di un osservatorio per il monitoraggio dell’attuazione dei programmi e delle misure previsti dalla presente delibera in collaborazione con ENEA, ANPA, le Amministrazioni dello Stato, le Regioni e le Province Autonome. 2. Sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile e tenuto conto delle conclusioni della Conferenza Nazionale Energia Ambiente, richiamata in premessa: 2.1. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri della Pubblica Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dei Lavori Pubblici, dell'Industria, per le Politiche Agricole, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione del CIPE il "Programma nazionale per l'informazione sui cambiamenti climatici", con riferimento prioritario a : a. sviluppo di programmi di informazione al pubblico a cura delle Amministrazioni Pubbliche; b. promozione di campagne di informazione da parte di imprese pubbliche e private, associazioni, mediante accordi con le Amministrazioni Pubbliche. 158 c. d. e. f. g. h. i. j. k. l. 2.2. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, dell'Industria, dei Lavori Pubblici e per le Politiche Agricole, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione del CIPE il "Programma nazionale per la ricerca sul clima", sulla base dei seguenti criteri: censimento delle attività di ricerca in Italia sulla protezione del clima; sviluppo dei programmi di ricerca, in collegamento con la comunità scientifica internazionale, ed i programmi internazionali , con priorità alle attività organizzate nell'ambito WMO e IPCC. 2.3. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro per le Politiche Agricole, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, dell'Industria, dei Trasporti, delle Finanze e dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, sentita la Conferenza Unificata, sottopone all'approvazione del CIPE il "Programma nazionale per la valorizzazione delle biomasse agricole e forestali" per il raggiungimento degli obiettivi indicati dalle Linee Guida, che individua i criteri e gli indirizzi finalizzati a : coltivazioni destinate totalmente o parzialmente alla produzione di energia; recupero di residui e sottoprodotti agricoli, forestali, zootecnici ed agroindustriali per la produzione di energia; produzione di biocombustibili e biocarburanti; produzione di energia termica e/o elettrica da biomasse; impiego di energia da biomasse nei settori dei trasporti e del riscaldamento; applicazione di misure di compensazione, di agevolazioni e incentivi per le produzioni agricole non alimentari, e per la produzione di biocarburanti e biocombustibili; assorbimento di carbonio dalle biomasse forestali; accordi volontari tra le Amministrazioni e gli operatori economici del settore agricolo ed agroindustriale per il raggiungimento degli obiettivi individuati dalle Linee Guida. 2.4. Entro il 30 aprile 1999 il Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, per le Politiche Agricole, dei Lavori Pubblici, delle Finanze e dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, sentita la Conferenza Unificata, al fine di conseguire gli obiettivi individuati dalle Linee Guida, sottopone all'approvazione del CIPE il "Libro Bianco per la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili", predisposto sulla base del "Libro Verde" richiamato in premessa. 2.5. Entro il 31 dicembre 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile, il Ministro dei Trasporti , nell'ambito del Piano Generale dei Trasporti, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, dell'Industria e dei Lavori Pubblici, sentita la Conferenza Unificata, ai fini del conseguimento degli obiettivi individuati dalle Linee Guida, elabora e sottopone all'approvazione del CIPE il "Libro Bianco per la mobilità sostenibile" 3. Entro il 30 giugno 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro della Sanità, dell'Industria, per le Politiche Agricole, sentita la Conferenza Unificata, al fine di conseguire obiettivi individuati dalle Linee Guida, adotta i provvedimenti relativi a: a) definizione dei criteri per l'applicazione delle migliori tecniche disponibili, di cui alla direttiva 96/61/CE, ai fini della migliore efficienza energetica, degli impianti di produzione di energia elettrica e industriali; b) regolamentazione della combustione delle biomasse a fini energetici; c) regolamentazione degli usi dei biocarburanti e dei biocombustibili ai sensi dell'art. 2 della legge 8 luglio 1986, n. 349 4. Entro il 31 dicembre 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile, il Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente e dei Lavori Pubblici, sentita la 159 Conferenza Unificata, stabilisce gli standards e le linee guida per l'uso di dispositivi energetici più efficienti e per la riduzione dei consumi per il riscaldamento ed il condizionamento, nel settore dell'edilizia civile, sia pubblica che privata al fine di conseguire gli obiettivi individuati dalle Linee Guida. 5. Entro il 31 dicembre 1999, laddove non siano stati stipulati accordi volontari tra gli operatori e le Amministrazioni che soddisfino agli obiettivi indicati dalle Linee Guida, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile: 5.1. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con il Ministro della Sanità, dell'Industria, per le Politiche Agricole e dei Trasporti, sentita la Conferenza Unificata, - anche in considerazione della direttiva 96/62/CE per la tutela della qualità dell'aria, delle direttive europee "auto oil" in materia di emissioni dagli autoveicoli, delle decisioni adottate dal Consiglio dei Ministri dell'UE in materia di riduzione dei consumi di carburanti fossili, della legge 413/97 in materia di prevenzione dell'inquinamento atmosferico da benzene e da idrocarburi policiclici aromatici, al fine di conseguire gli obiettivi individuati dalle Linee Guida, adotta i provvedimenti relativi a: a) impiego obbligatorio del biodiesel, negli autoveicoli destinati al trasporto pubblico, a partire dai Comuni con oltre 100.000 abitanti; b) impiego obbligatorio del biodiesel, in miscela con il gasolio distribuito nella rete; c) impiego del bioetanolo, ai fini della produzione di ETBE da miscelare nelle benzine distribuite nella rete; d) impiego obbligatorio del biodiesel, in miscela con gasolio destinato alla nautica da diporto. 5.2. Il Ministro dell'Industria, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente e della Sanità, sentita la Conferenza Unificata, - anche in considerazione della direttiva 96/61/CE per la prevenzione e il controllo integrato dell'inquinamento e della direttiva 96/92/CE per la liberalizzazione del mercato e l'uso efficiente dell'energia elettrico - individua i criteri e le misure per aumentare l'efficienza del parco termoelettrico, a partire dagli impianti di produzione di energia che comportano alti consumi e basse rese e che sono destinati ad un ruolo marginale, per effetto della stessa liberalizzazione del mercato elettrico. 5.3. Il Ministro dell'Industria, d'intesa con il Ministro dell'Ambiente, sentita la Conferenza Unificata, stabilisce gli standards e le linee guida per la riduzione dei consumi energetici nei settori industriali e terziario, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida. 5.4. Il Ministro dei Trasporti, d'intesa con i Ministri dell'Ambiente, dell'Industria, e dei Lavori Pubblici, sentita la Conferenza Unificata, adotta i provvedimenti relativi alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nel settore dei trasporti, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida, considerando il seguente ordine di priorità: a) sostituzione progressiva della flotta autoveicoli pubblici con autoveicoli a basse emissioni; b) sviluppo del trasporto rapido di massa nelle aree urbane e metropolitane, con la contestuale limitazione del traffico autoveicolare privato, e la promozione dei percorsi ciclabili urbani; c) trasferimento di una quota progressiva del trasporto merci da strada a ferrovia/cabotaggio. 5.5. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri dell'Industria e per le Politiche Agricole, sentita la Conferenza Unificata adotta i provvedimenti relativi alla riduzione delle emissioni nei settori non energetici, al fine di raggiungere gli obiettivi indicati dalle Linee Guida, considerando il seguente ordine di priorità: a) riduzione delle emissioni di protossido di azoto dai processi industriali; b) promozione del riciclaggio dei rifiuti; 160 c) riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti; d) riduzione delle emissioni di metano dagli allevamenti agricoli e) limitazioni dell'impiego di idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo, nei processi industriali e negli usi delle apparecchiature contenenti tali sostanze. I suddetti provvedimenti e misure possono essere emanati anche con riferimento a specifici settori per i quali non siano stati definiti gli accordi volontari, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi individuati dalle Linee Guida, ovvero in caso di mancato rispetto degli accordi volontari stessi 6. Entro il 30 giugno 1999, sulla base dei lavori della Commissione Sviluppo Sostenibile: 6.1. Il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con i Ministri, dell'Industria, per le Politiche Agricole, dei Lavori Pubblici, della Ricerca Scientifica, delle Finanze, del Tesoro, e del Commercio con l'Estero e degli Affari Esteri, sentita la Conferenza Unificata, individua i criteri e le misure per favorire le iniziative da sviluppare nell'ambito dei meccanismi di "Joint Implementation" e "Clean Development Mechanism" , e in particolare stabilisce: a) le modalità attraverso le quali le rappresentanze italiane nei paesi firmatari del Protocollo di Kyoto, presso le Nazioni Unite, e presso le istituzioni finanziarie multilaterali, dovranno promuovere e assistere i programmi italiani di cooperazione nell'ambito dei meccanismi del Protocollo di Kyoto, in particolare valorizzando gli effetti dei programmi di cooperazione economica e industriale sulla riduzione delle emissioni tendenziali dei gas serra. A tal fine Il Ministero degli Affari Esteri impartisce le opportune direttive alle rappresentanze italiane nei paesi firmatari del Protocollo di Kyoto, presso le Nazioni Unite e presso le istituzioni finanziarie multilaterali; b) le misure a favore delle imprese che partecipano ai programmi di cooperazione internazionale nell'ambito dei meccanismi del Protocollo di Kyoto, sulla base di accordi volontari con le Amministrazioni Pubbliche; c) l'istituzione di una Segreteria "dei meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto" con la partecipazione del Ministero dell'Ambiente, del Ministero dell'Industria, del Tesoro e degli Affari Esteri per la promozione di progetti che dovranno comunque essere attuati nell'ambito di accordi volontari tra l'Amministrazione e le imprese. 6.2. Il Ministro del Tesoro, d'intesa con i Ministri delle Finanze, dell'Ambiente, dell'Industria, del Commercio con l'Estero, sentita la Conferenza Unificata, stabilisce le procedure per il commercio dei permessi di emissione nell'ambito del meccanismo di "Emissions Trading" adottato dal Protocollo di Kyoto, e definisce le modalità attraverso le quali la segreteria di cui al precedente punto 5.1. c) certifica le transazioni dei permessi di emissione 7. Entro il 31 dicembre 1999, il Ministro dell'ambiente, sulla base delle proposte formulate dalla Commissione Sviluppo Sostenibile, presenterà un rapporto al CIPE ed alla Conferenza Unificata sull'attuazione della presente delibera. Il rapporto, oltre a documentare lo stato di attuazione dei programmi e delle misure previste, dovrà indicare, per quanto possibile, l'articolazione e la dimensione su scala regionale delle misure di riduzione. Roma, 19 novembre 1998 IL PRESIDENTE (On.le Massimo D’Alema) 161 APPENDICE 2 d. ACCORDO SUL PROTOCOLLO DI KYOTO COMPROMESSO TRA UE E GIAPPONE 24 luglio 2001, Articolo messo in Rete alle 13:34 ora italiana (11:34 GMT) Con il contributo di Reuters BONN (CNN) -- I ministri dell'Ambiente riuniti a Bonn hanno raggiunto un accordo che permette di salvare il protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas responsabili dell'effetto serra. Al termine di una settimana di trattative e di una maratona negoziale durata oltre 24 ore, Giappone, Australia, Canada e Russia hanno accettato la soluzione di compromesso proposta dall'Unione europea. Alcuni dei 185 Paesi presenti alla conferenza Onu di Bonn potrebbero ancora bocciare l'intesa durante la riunione plenaria che si svolgerà nelle prossime ore, ma l'accordo tra le maggiori potenze industriali scongiura il rischio di un fallimento che dopo la marcia indietro di Washington avrebbe significato la morte del protocollo. Al termine di una settimana di trattative e di una maratona negoziale durata oltre 24 ore, Giappone, Australia, Canada e Russia hanno accettato la soluzione di compromesso proposta dall'Unione europea. Alcuni dei 185 Paesi presenti alla conferenza Onu di Bonn potrebbero ancora bocciare l'intesa durante la riunione plenaria che si svolgerà nelle prossime ore, ma l'accordo tra le maggiori potenze industriali scongiura il rischio di un fallimento che dopo la marcia indietro di Washington avrebbe significato la morte del protocollo. Un portavoce del capo della delegazione Ue, il ministro dell'Energia belga Olivier Deleuze, ha reso noto che Tokyo ha ottenuto una clausola di eccezione particolare e ha lasciato cadere le proprie perplessità sui meccanismi tramite i quali rendere legalmente vincolante il protocollo del 1997. Per il momento i contenuti dell'intesa non sono stati resi noti nel dettaglio. E soprattutto non è chiaro che tipo di concessione sia stata fatta al Giappone. Una fonte ha detto di ritenere che molto semplicemente si siano rinviati i passaggi controversi del testo sui meccanismi di attuazione a trattative a più basso livello da tenere nei prossimi giorni sempre a Bonn. "Abbiamo portato a termine l'operazione di salvataggio. Abbiamo salvato il protocollo di Kyoto. E' un grande risultato perché ce lo porteremo dietro per molti anni", ha commentato il commissario europeo all'Ambiente, Margot Wallstrom. "E' un giorno radioso per l'ambiente. E' un progresso enorme l'aver raggiunto un risultato in questo negoziato internazionale molto complesso. E' un grande sollievo", ha dichiarato il ministro per l'Ambiente britannico Michael Meacher. Il consenso di Tokyo era diventato fondamentale dopo che in marzo il presidente degli Stati Uniti George W. Bush aveva annunciato che non avrebbe ratificato il trattato. Con il protocollo definito a Kyoto nel 1997, i 30 Paesi più industrializzati si sono impegnati a ridurre - tra il 2008 e il 2012 - l'emissione dei gas nocivi del 5,2 per cento rispetto ai livelli del 1990. Ma la posizione assunta da Washington ha messo seriamente in pericolo la ratifica del trattato, per la quale sono stati fissati un quorum del 55 per cento dei Paesi firmatari che rappresentino il 55 per cento delle emissioni complessive e un termine alla fine del 2002. Il Giappone aveva chiesto un approccio più morbido rispetto a quello proposto dall'Unione europea. Giappone, Canada, Russia e altri Paesi avevano già spuntato dall'Ue una serie di 162 concessioni sul computo dell'assorbimento di gas da parte delle foreste nei propri obiettivi di riduzione delle emissioni. Questo implicherà che il taglio globale sarà soltanto un terzo di quanto fosse stato previsto inizialmente. Una prospettiva che lascia insoddisfatti molti ambientalisti, anche se si riconosce che un accordo "zoppo" è meglio di niente. Soprattutto, ha sottolineato Bill Hare di Greenpeace, l'intesa di Bonn "dimostra che George Bush è completamente isolato nel dibattito sul clima". "E' il secondo passo nell'attuazione del protocollo, un passo atteso a lungo", ha aggiunto Hare. Gli Stati Uniti sono a questo punto l'unica potenza mondiale che non accetta il trattato, già ratificato da una trentina di Paesi. La delegazione Usa ha partecipato alle trattative di Bonn, ma non ha commentato l'accordo. 163 APPENDICE 2 e. L'EFFETTO SERRA, CHE COS'È E COSA SI PUÒ FARE Il sole 24 ore, 20 aprile 2001 Per ridurre l'aumento progressivo della temperatura del pianeta terra, occorre ridurre le emissioni e proteggere le foreste Viene chiamato comunemente effetto serra la tendenza all'aumento progressivo della temperatura media della terra. Il nome è dovuto alla natura del fenomeno, che viene sfruttato appunto nelle serre per uso agricolo, derivante dalla differente trasparenza di varie sostanze alle diverse lunghezze d'onda della radiazione che le attraversa. La luce emessa dal sole, infatti, è composta da un ampio spettro di lunghezze d'onda di cui solo una piccola parte raggiunge la terra, mentre la parte restante viene bloccata dalla presenza dell'atmosfera. Quando la radiazione luminosa colpisce una superficie viene in parte riflessa ancora come radiazione luminosa, in parte assorbita, ed in parte riemessa sotto forma di radiazione a lunghezza d'onda maggiore (infrarossa). Nelle serre agricole il vetro che costituisce le pareti ha un'ottima trasparenza alle lunghezze d'onda della luce visibile, ma risulta praticamente opaco per le lunghezze d'onda infrarosse. Quindi la parte di radiazione infrarossa che viene riemessa dalla superficie illuminata rimane intrappolata all'interno della serra. Un analogo fenomeno avviene per la presenza dell'atmosfera sulla terra: la quantità di energia riemessa verso lo spazio dipende dalla trasparenza dell'atmosfera alle varie lunghezze d'onda. Se questa cambia, cambia anche la temperatura globale della terra, perché questa è il risultato finale della somma di tutti gli scambi termici fra terra, sole e spazio circostante. Negli ultimi anni si è evidenziato un innalzamento progressivo della temperatura media della terra che si ritiene dovuto ad effetto serra, ovvero alla diminuzione della trasparenza dell'atmosfera alle lunghezze d'onda infrarosse. Gli esperti sembrano concordare sul fatto che la causa principale sia da attribuirsi all'aumento della percentuale di anidride carbonica (CO2) dovuta principalmente alla produzione di tale gas in tutte le forme di combustione utilizzate per varie attività umane e proncipalmente per la produzione di energia. Ma quali sono i provvedimenti da assumere per fermare l'effetto serra ? Per ridurre la quantita' di anidride carbonica immessa nell'atmosfera ci sono essenzialmente due modi: 1) Ridurre l'uso di combustibili, o riducendo la produzione mondiale di energia o convertendo la produzione a metodi nucleari (che hanno comunque anch'essi varie e gravi controindicazioni). 2) Aumentare la superficie della terra coperta da foreste, in quanto la funzione clorofilliana delle piante utilizza l'anidride carbonica dell'atmosfera estraendo dalla molecola il carbonio e rilasciando ossigeno. Entrambi i metodi sembrano però in aperto contrasto con le tendenze attuali in tutto il mondo e, nonostante gli sforzi di tutte le associazioni interessate, non sembra che per il momento abbiano probabilità di essere adottati. 164 APPENDICE 3 I Principi di Hannover Guide per la progettazione sostenibile formulate dall’architetto William McDonough nel1992 per l’Expo 2000 ad Hannover, Germania. I Principi di Hannover devono essere visti come un documento vivente indirizzato alla trasformazione e crescita della comprensione della nostra interdipendenza con la natura, per poterli adottare come parte della nostra conoscenza per il futuro sviluppo del mondo. 1. Insistere nei diritti dell’umanità e della natura di coesistere in una sana condizione sostenibile. 2. Riconoscere l’interdipendenza. Gli elementi della progettazione umana interagiscono e dipendono dal mondo naturale, con ampie e diverse implicazioni in tutte le scale. Ampliare le considerazioni relative alla progettazione per esplorare anche gli effetti più distanti. 3. Rispettare i rapporti tra spirito e materia. Considerare tutti gli aspetti dell’insediamento umano, incluso la comunità, l’abitazione, l’industria e il commercio in termini di connessioni esistenti e in sviluppo tra la coscienza spirituale e materiale. 4. Accettare la responsabilità delle conseguenze delle decisioni progettuali nei riguardi del benessere dell’uomo, della viabilità dei sistemi naturali e del loro diritto di coesistere. 5. Creare oggetti non pericolosi con validità a lungo termine. Non lasciare in eredità alle future generazioni requisiti di manutenzione o di gestione o vigilanza di possibili pericoli a causa della creazione non curata di prodotti, processi o standards. 6. Eliminare il concetto di spreco. Valutare ed ottimizzare l’intero cerchio di vita dei prodotti e dei processi per il raggiungimento dello stato dei sistemi naturali nei quali non esiste lo spreco. 7. Appoggiarsi nei flussi di energia naturale. I progetti umani devono, come nel mondo vivente, derivare le forze creative dal perpetuo guadagno solare. Incorporare questa energia efficientemente ed in modo sicuro per l’uso responsabile. 8. Capire i limiti della progettazione. Nessuna creazione umana dura per sempre e nessun progetto risolve tutti i problemi. Quelli che creano e pianificano devono essere umili nei confronti della natura. Trattare la natura come il modello, non come un inconveniente da evadere e controllare. 9. Cercare miglioramenti costanti condividendo la conoscenza. Motivare la comunicazione diretta ed aperta tra colleghi, produttori e utenti per mettere in relazione le considerazioni sostenibili a lungo termine con etica e responsabilità. Stabilire un rapporto integrale tra processi naturali e attività umana. 165