Persinsala Teatro
Monica Canu
gennaio 30, 2017
Dopo 18 anni torna in scena a Genova Falstaff, affasciante spettacolo per
la regia del grande Luca Ronconi nella ripresa di Marina Bianchi.
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La prima volta che Falstaff vide le luci della ribalta era il febbraio del
1893 sul palco del Teatro alla Scala e Verdi aveva esattamente ottanta
anni. Ancora il genio musicale del “mago” ha dato i suoi frutti e sul
palcoscenico si è tornati ad assistere alla commedia lirica figlia del
rapporto Verdi e Arrigo Boito. Ed è proprio il suo essere commedia che, a
124 anni di distanza dalla Prima, rende questo spettacolo sempre godibile.
La trama, tratta dall’Enrico IV e dalle Allegre comari di Windsor di
Shakespeare, si presta sempre all’attualizzazione: un don Giovanni qual è
Sir John Falstaff vuole conquistare Alice Ford e Meg Page e dunque invia a
queste due comari la medesima lettera d’amore. Da tal gesto si innesca
tutta la comica vicenda che, tra i fraintendimenti e specialmente le burle,
conduce al finale lieto praticamente per tutti i personaggi.
Certamente una trama così congeniata ben si presta alla direzione
genovese che propone uno spettacolo gradito a tutto il pubblico (ne sono
controprova gli scroscianti applausi finali). Una regia che coordina
perfettamente le doti canore e recitative di tutti i personaggi a partire dal
protagonista. Nei panni appunto di Falstaff, il baritono Carlos Álvarez
concede un’interpretazione di tutto punto, si immedesima perfettamente
nel personaggio mettendone in risalto gli elementi caratteristici quali la
passione per le donne, la burla, l’inganno innocente (come quello verso
Ford travestito nella scena I dell’atto II).
Un Falstaff che ha sul petto una F rossa in pieno stile scarlatto alla
Hawthorne, un dettaglio davvero intelligente su costumi coerenti di Tiziano
Musetti.
E sempre di capacita canore e recitative si parla citando le allegre comari
Mrs Alice Ford (soprano) interpretato da Rocío Ignacio, Mrs
Quickly (mezzosprano) interpretata da Barbara Di Castri, Mrs Meg
Page (mezzosoprano) ovvero Manuela Caster e Nannetta (soprano) nella
voce di Leonore Bonilla, che a partire dall’atto I nel quartetto Quell’otre,
quel tino, si presentano al pubblico come le simpatiche comari che sono
pronte a burlarsi di Falstaff. Anche per loro un dettaglio scenico che le
connota simpaticamente: delle oche in cartapesta che si muovono sul
prato del palco.
La figura di Nannetta va accostata a Fenton (Pietro Adaìni), altro grande
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interprete che esprime tutta la passione giovanile romantica a partire dal
duetto con l’amata del II atto Pst, pst, Nannetta. Vien qua. – Taci. Che
vuoi?
E, infine, altrettanti riconoscimenti interpretativi per il Dott. Cajus (tenore),
Bardolfo, (tenore) e Pistolaf (basso), i tre personaggi comici che
spalleggiano la parte di Falstaff e anche quella delle comari nel portante
gioco protagonista dell’opera: la beffa.
Nonostante il momento di suspense non attesa causato da un blackout
nell’ultima parte della messinscena, gli attori non si fermano e nell’ultimo
atto, l’insieme dei mimi e danzatori, ci proietta, così come Verdi avrebbe
voluto, in un ambiente di sogno e fantasia arcadica tra folletti e spiriti da
Sogno di una notte di mezza estate, dimostrando ancora come la
regia non solo riconosca la verdiana scrittura ma anche l’insieme di
modelli cui questa si può ricondurre.
Apprezziamo la scelta registica conclusiva: sulle note dell’ultima Fuga,
Tutto nel mondo è burla, i protagonisti seduti sul bordo del palco
rivolgono questo ammonimento al pubblico, garantendo il lieto finale
verdiano.
La regia si confronta con la commedia verdiana per eccellenza (non l’unica
del repertorio del bussetano ma certamente la più nota) proponendo
l’omaggio a quella che fu l’interpretazione di Ronconi (la regista Bianchi
aveva infatti lavorato sotto e con il maestro, del quale considera
quest’ultima opera quale testamento creativo). È uno spettacolo godibile
per la sua complessiva coerenza e per le scene di Tiziano Santi semplici
ma inserite attentamente nello spazio scenico.
Ultimo ma non ultimo, l’applauso al Maestro Andrea Battistoni che, come
un domatore con la frusta davanti al leone, così con la sua bacchetta
governa le musiche di Verdi di cui è profondo conoscitore (si veda la sua
direzione all’arena di Verona nell’Aida, il Requiem di Tokyo, Traviata a
Monaco per citarne alcune). Sotto la sua bacchetta l’orchestra, a partire
dall’attacco Vivace dell’Overture sino alla Fuga conclusiva Tutto nel
mondo è burla, ci ha proiettati dentro l’opera e reso partecipi delle
diverse beffe.
Un’opera non solita nel cartellone genovese (l’ultima rappresentazione
risale al 1999) e che dunque consigliamo di vedere. Non perdete
l’occasione di assistere a questa commedia adatta a tutti e che lascia il
sorriso sulle bocche degli spettatori.
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Monica Canu
gennaio 30, 2017
«Tutto nel mondo è burla. L’uom è nato burlone»
Falstaff, Atto III
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Falstaff
di Giuseppe Verdi
libretto di Arrigo Boito
regia di Luca Ronconi
ripresa da Marina Bianchi
con
Carlos Álvarez – Sir John Falstaff
Alessandro Luongo – Ford
Pietro Adaìni – Fenton
Cristiano Olivieri – Dottor Cajus
Marcello Nardis – Bardolfo
Luciano Leoni – Pistola
Rocío Ignacio – Mrs. Alice Ford
Leonore Bonilla – Nannetta
Barbara Di Castri – Mrs. Quickly
Manuela Custer – Mrs. Meg Page
direttore d’Orchestra Maestro Andrea Battistoni
scene di Tiziano Santi
assistente alle scene Alessia Colosso
costumi di Tiziano Musetti
luci di A. J. Weissbard
assistente alle luci Pamela Cantatore
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani
Allestimento
Fondazione Teatro di San Carlo,
Fondazione Teatro Petruzzelli Bari,
Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Durata 180 minuti circa
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Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Carlo Felice
Passo Eugenio Montale 4, Genova
In scena il 20, 24 e 28 e 29 gennaio ore 20.30
21 e 29 gennaio ore 15.30
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