Sala Verdi del Conservatorio Martedì 7 marzo 2006, ore 20.30 S TA G I O N E 2 0 0 5 • 2 0 0 6 Quartetto Artemis 13 Consiglieri di turno Prof. Francesco Cesarini Sig. Harry Richter Sponsor istituzionali Con il patrocinio e il sostegno di Con il sostegno di FONDAZIONE CARIPLO Si ringrazia per il ciclo “Musica da Camera” Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite. Quartetto Artemis Natalia Prischepenko violino Heime Müller violino Volker Jacobsen viola Eckart Runge violoncello Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Quartetto n. 22 in si bemolle maggiore K 589 György Ligeti (Dicsöszentmárton, Transilvania 1923) Quartetto n. 1 “Métamorphoses nocturnes” Intervallo Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto n. 11 in mi bemolle maggiore K 171 Quartetto n. 23 in fa maggiore K 590 Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto n. 22 in si bemolle maggiore K 589 Allegro Larghetto Menuetto: Moderato Allegro assai Dal breve viaggio in Germania, nella primavera del 1789, Mozart si aspettava grandi cose: successo di concertista, in primo luogo; e poi commissioni di pezzi nuovi, incarichi in corti prestigiose e – naturalmente – tanti soldi per rimediare a una crisi finanziaria diventata insostenibile. Le cose andarono diversamente. Dopo un paio di mesi di andirivieni fra Potsdam, Berlino, Lipsia e Dresda, tenendo qualche sporadico concerto, forse amoreggiando con cantanti e vecchie fiamme, certamente perdendo gran tempo, Mozart tornò a Vienna agli inizi di giugno con molti meno soldi di quando era partito. Anzi con molti più debiti, in quanto i circa mille ducati che portava in casa per rassicurare la moglie erano sicuramente il frutto di un prestito del suo compagno di viaggio, il principe Karl Lichnowsky. Tant'è che fu costretto a ricorrere ancora una volta, anzi più volte, al bizzarro amico framassone, commerciante di stoffe e mecenate di terz'ordine (ma non per cattiva volontà, proprio per mancanza di mezzi) Michael Puchberg chiedendo nuovi prestiti a fondo perso. In una lettera datata 12 luglio Mozart, spudoratamente, sembra offrire in garanzia i lavori su commissione appena procacciati alla corte del re di Prussia: «Invece di pagare i miei debiti, chiedo altri soldi... però ora sono almeno in condizione di lavorare... sto componendo sei sonate facili per la principessa Friederike e sei quartetti per il Re». Mozart, ovviamente, non riuscì ad andare molto oltre le buone intenzioni. Il teatro lo avrebbe assorbito sempre più (Così fan tutte, Flauto magico, Clemenza di Tito) e così altri progetti. Le sonate facili per la principessa dalle progettate sei si ridussero a una sola, la K 576. I quartetti non andarono oltre il numero di tre, e solo uno (il K 575) fu completato a tamburo battente al rientro a Vienna, sia pure utilizzando materiali musicali abbozzati molti anni prima. Gli altri due vennero quasi con un anno di ritardo, dopo il completamento dell’opera Così fan tutte. Il Quartetto K 589 è datato maggio 1790, quello K 590 giugno. Sul manoscritto non c'è traccia di dedica al re di Prussia. L’intera vicenda fa sospettare che le commissioni per la corte di Prussia non siano altro che ingenue millanterie. Non ci sono documenti che confermino che Mozart abbia suonato per il re e che questi gli abbia dato la famosa tabacchiera piena di monete d’oro. Così come esistono legittimi dubbi che il re gli abbia davvero commissionato quartetti per proprio uso. Forse (come sostiene Maynard Solomon nella sua bella monografia su Mozart pubblicata in Italia da Mondadori) il musicista si era semplicemente inventato tutto per giustificare agli amici e conoscenti, a sua moglie e magari ancor più a se stesso, una vacanza improvvisa, anzi una vera e propria fuga da Vienna e dagli incombenti impegni familiari e finanziari. Fuga intrapresa di nascosto in un momento di depressione acuta e di grande stasi creativa. Sappiamo bene che il periodo 1789-1790 fu uno dei meno produttivi in assoluto dell’altrimenti prolifico Salisburghese. Non ci sono dubbi, tuttavia, che i tre quartetti siano stati pensati per il re. Lo dice inequivocabilmente la sostanziosa (e per molti versi addirittura ingombrante) parte che Mozart volle ovunque affidare al violoncello. Federico Guglielmo II era infatti un discreto violoncellista, in ciò degno continuatore di Federico il Grande che era appassionato flautista. Nel Quartetto in si bemolle K 589 il violoncello ha un ruolo addirittura dominante nel movimento lento, impegnato com’è in nobile cantabilità e in fioriture virtuosistiche, mentre gli altri strumenti, primo violino compreso, si limitano ad accompagnare, di tanto in tanto accennando qualche controcanto. Anche nel primo tempo il violoncello finisce col prevalere, dato che gli è affidata l’esposizione di tutti i temi principali. Invece nel finale il rapporto fra i quattro strumenti è del tutto equilibrato, anche perché così impone la struttura: il movimento è compatto, breve, condotto in punta di penna, fatto di rapidi contrappunti, imitazioni, inversioni, quasi alla maniera di Bach. A ben vedere il movimento più interessante è però il Minuetto, anzi il suo trio centrale, molto più lungo del consueto, curiosamente “ripetitivo”, in parte elaborato da materiali tematici del minuetto vero e proprio, comunque virtuosistico e soprattutto molto moderno, anzi “strutturale”, come si direbbe oggi. György Ligeti Quartetto n. 1 “Métamorphoses nocturnes” Allegro grazioso Vivace, capriccioso Adagio, mesto Presto Prestissimo Andante tranquillo Tempo di Valse, moderato, con eleganza, un poco capriccioso Subito prestissimo Allegretto, un poco gioviale Prestissimo Ad libitum, senza misura Lento Pur con gli ottant’anni suonati e con le tante sue piroette stilistiche, György Ligeti resta un gigante della musica del secondo Novecento e del primo Duemila, imprevedibile come non mai. Le sue radicali virate stilistiche sorprendono ancora. Il ritorno alla “tradizione” (si fa per dire) compositiva del Novecento storico, con venature melodiche neoromantiche, è il fatto più saliente di questi ultimi anni. Viene dopo decenni di sperimentalismo accanito, quello che a partire dagli anni Sessanta lo hanno visto tra i teorico-pratici delle fasce sonore, delle micropolifonie aleatorie, delle contaminazioni elettroniche e dello strutturalismo radicale. E che gli hanno consentito originali scorribande nel teatro musicale senza impedirgli un costante interesse per la musica d’ispirazione religiosa. Ma c’è anche un Ligeti più “lontano”, non ancora rifugiato in Occidente dopo i tragici fatti del 1956 nella natale Ungheria e tanto meno aggregato alla cerchia degli “elettroacustici di Colonia” (Koenig, Stockhausen). È questo un Ligeti appena uscito da una scuola di grandi tradizioni come l’Accademia Franz Liszt di Budapest, allievo di Kodály e appassionato cultore della musica classico-nazionale del suo conterraneo Béla Bartók. Il quartetto in programma stasera appartiene appunto a questo primo Ligeti. L’influenza bartókiana si sente quasi in ogni pagina. Il che è spesso inevitabile conseguenza del ruolo essenziale avuto da Bartók nell’evoluzione del linguaggio per quartetto d’archi nel Novecento. Ma è anche un fatto di libera scelta da parte di Ligeti. Lo mostra bene il principio, davvero bartókiano, con cui è costruito il suo primo quartetto. Tutto si basa su una minima cellula melodica dalla quale provengono: un intervallo cromatico e uno diatonico sono elaborati in modo da generare una dialettica elementare e una metamorfosi continua. Senza appoggiarsi a un preciso principio formale di stampo classico, il primo quartetto trova così il modo di articolarsi in un’unica grande struttura all’interno della quale si possono peraltro riconoscere vari episodi distinti, compreso un curioso accenno danzante di valzer viennese. Il lavoro, che dura una ventina di minuti, fu realizzato fra il 1953 e il 1954 ed eseguito per la prima volta dal Quartetto Ramour l’8 maggio 1958 a Vienna. Poi fu ritirato e rinnegato dall’autore, ormai impegnato su altri fronti stilistici ed evidentemente imbarazzato dalla paternità di un lavoro tanto legato alla tradizione del Novecento storico. Alla fine degli anni Sessanta è stato però riammesso nel catalogo ufficiale. Oggi è, giustamente, uno dei pezzi cameristici più eseguiti di Ligeti. Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto n. 11 in mi bemolle maggiore K 171 Adagio, Allegro assai, Adagio Menuetto Andante Allegro assai Anche la sestina di quartetti K 168-173 è a suo modo il frutto di un tentativo di fuga. Siamo nell’estate del 1773. Mozart si trova a Vienna, in compagnia del padre Leopold. Approfittando del tradizionale periodo di vacanze estive del principe arcivescovo Colloredo, loro datore di lavoro a Salisburgo, i due hanno organizzato una rapida puntata nella capitale con lo scopo preciso di trovare un collocamento alla corte di Maria Teresa, candidandosi alla sostituzione del maestro di cappella Leopold Grassman da poco passato a miglior vita. Il progetto non va in porto per la dichiarata ostilità dell’imperatrice nei confronti della famiglia Mozart e i due devono rassegnarsi a tornare mestamente sui loro passi. Tuttavia il breve soggiorno viennese consente al giovane Mozart di immergersi nell’attivissima vita musicale viennese e soprattutto di conoscere la rivoluzionaria produzione strumentale di Haydn, in particolare i quartetti per archi. Proprio in quei mesi erano usciti i sei quartetti “del Sole” (op. 20) del maestro, che avevano stupito tutti per la perfezione con cui il fantasioso materiale tematico si sposava con la regola architettonica, dando luogo a un inaudito equilibrio fra forza espressiva e rigore formale. La spinta ad applicare e magari sviluppare quei modelli è subito fortissima in Mozart, che in poche settimane completa di getto appunto la nuova sestina. Rispetto alla serie precedente, K 155-160, la prima in assoluto, scritta qualche mese prima (inverno 1772-73) in occasione dell’ultimo viaggio in Italia, il salto qualitativo è impressionante. Abbandonati definitivamente i modi manierati e rococò, ripulite le melodie da ogni sovrabbondanza ornamentale, Mozart trova un linguaggio asciutto e preciso che finalmente gli consente di dominare i magnifici meccanismi dialogici ed espressivi della nascente forma sonata. Il nuovo stile si sente in tutte le pagine dei sei nuovi quartetti, con le inevitabili disuguaglianze e fughe in avanti che ogni innovazione comporta. Il Quartetto in mi bemolle maggiore K 171 che ascolteremo stasera, quarto della serie, è in ogni senso esemplare. Come gli altri ha l’ormai classica struttura in quattro movimenti, però la disposizione e l’articolazione di ciascuno ha caratteristiche individuali. Il primo movimento ha infatti una particolare forma tripartita in cui un “Adagio” in stile serioso prepara e conclude un centrale “Allegro assai” frizzante e nervoso. Seguono un “Minuetto” dalla scrittura rarefatta, un austero “Andante” in cui tutte le parti strumentali hanno modo di esibire le proprie capacità espressive, il finale vivacissimo eppure privo di ogni fronzolo. Quartetto n. 23 in fa maggiore K 590 Allegro moderato Allegretto Menuetto: Allegretto Allegro Se è vero che non ci furono commissioni da parte del re di Prussia e che Mozart sapeva bene che da quella fonte non poteva aspettarsi né cassa immediata né rendita futura, ci si può domandare perché mai egli abbia ripreso in mano il progetto dei quartetti a un anno di distanza dal triste ritorno a casa. In mancanza di dati biografici sicuri, ancora una volta ci si deve abbandonare alle congetture. Si può escludere che Mozart si sia lasciato guidare dalla sola ispirazione: non ne aveva il tempo, in quella pur sempre affannosa e poco produttiva estate del 1790. È invece possibile che gli sia capitata fra le mani la partitura inedita del Quartetto K 575, quello scritto di getto proprio un anno prima per dimostrare che la commissione reale era un fatto vero; che gli sia nata l’idea di completare la serie solo per avere qualcosa di nuovo da proporre a un editore e raggranellare subito qualche spicciolo. Sapeva che il quartetto per archi era un genere che allora piaceva e che non era difficile da collocare nel vasto mercato degli esecutori dilettanti. Così integrò l’esistente K 575 con altri due lavori (appunto K 589 e K 590) mantenendo l’omogeneità stilistica, nel senso che nessuno chiede virtuosismo eccessivo agli esecutori e che in ognuno viene riservata un’attenzione particolare al violoncello. Infatti anche nel Quartetto K 590 il violoncello canta molto, e bene, soprattutto nel secondo movimento, stranamente denominato “Allegretto” e sviluppato senza tensioni, solo cambiando colore ed espressione a un unico motivo, dolce, tranquillo. I contrasti dominano invece gli altri movimenti, differenziando così questo quartetto dagli altri due della serie “prussiana”, assai più paciosi e rilassati. Perfino il “Minuetto” ha qualche asprezza, mentre nell’“Allegro moderato” iniziale è il tema principale stesso che porta al suo interno i germi delle tensioni che escono nello sviluppo e che sono solo in parte bilanciate dal più grazioso secondo tema. Pure il finale è molto agitato: sostanzialmente monotematico, in libera forma sonata, animato da sistematico impiego di procedimenti contrappuntistici. Se il risultato artistico fu indubbiamente molto buono, scadente fu quello economico. Mozart non mancò infatti di lamentarsi di aver dovuto vendere queste musiche per pochissimi soldi. Infatti non continuò a scrivere quartetti, e la terna (K 575, K 589, K 590) non diventò mai la sestina che il mercato chiedeva. Fu pubblicata nel 1792, poche settimane dopo la scomparsa di Mozart, dall’editore viennese Artaria. Enzo Beacco QUARTETTO ARTEMIS Costituito nel 1989 da quattro studenti della Musikhochschule di Lubecca, il Quartetto Artemis ha studiato con Walter Levin del Quartetto LaSalle e, dal 1998, con il Quartetto Alban Berg. Ha inoltre partecipato a corsi di perfezionamento con il Quartetto Emerson e il Quartetto Juilliard. Nel 1995 si è aggiudicato il primo premio al Deutscher Musikwettbewerb di Bonn. Nella stagione 1996/97 ha meritato il primo premio al concorso ARD di Monaco di Baviera e al concorso Paolo Borciani di Reggio Emilia. Da allora ha suonato per le maggiori istituzioni musicali tedesche e ha incominciato la carriera internazionale con concerti a Londra, Parigi, Vienna e Italia. Nel 1999 è stato invitato dall’Accademia delle Scienze di Berlino a partecipare a un seminario con fisici, scrittori, pittori, storici e matematici. Dopo il debutto con i Berliner Philharmoniker è ospite regolare del Konzerthaus di Vienna, Auditorio Nacional di Madrid, Théâtre du Châtelet di Parigi, Concertgebouw di Amsterdam, Wigmore Hall di Londra, Herkulessaal di Monaco, Teatro della Pergola a Firenze, Carnegie Hall di New York e Library of Congress a Washington, e di festival quali Schleswig-Holstein, Bergen, Istanbul, Risör, Salisburgo, Schubertiade Feldkirch, Lockenhaus, Schwetzingen, Rheingau, Stavangere e Montreal. Ha collaborato inoltre con artisti quali Leif Ove Andsnes e, nell’ambito di una serie di concerti alla WDR di Colonia, con Sabine Meyer, Juliane Banse, David Geringas, Boris Pergamenschikow, Elisabeth Leonskaja, Maria Hausmann e i Quartetti Petersen e Leipziger. Con Thomas Kakuska e Valentin Erben (viola e violoncello del Quartetto Berg) ha tenuto una serie di concerti dedicati al repertorio per sestetto d’archi. Nell’ottobre 2004 ha dato il via ad un proprio ciclo concertistico alla Philharmonie di Berlino. Ha inoltre eseguito in prima mondiale opere commissionate a Brett Dean, Mauricio Sotelo e Jörg Widmann. In campo discografico ricordiamo i quartetti per flauto di Mozart, l’integrale dei quartetti di Beethoven e i due quartetti per archi di Ligeti. Ospite frequente nei programmi radiofonici tedeschi, nel 1996 è stato invitato dal Quartetto Berg a partecipare al film per la televisione “Der Tod und das Mädchen” e nel 2001 ha partecipato al film prodotto dalla WDR “Strings Attached”, incentrato sulla Grande Fuga op. 133 di Beethoven. Nel 2003 la BBC Radio 3 ha invitato i quattro musicisti a prender parte alla serie “New Generation Artists Scheme”. Il Quartetto Artemis è stato il primo quartetto d’archi nella storia del premio a vincere il Premio per la musica dell’Associazione dei critici tedeschi. Nel 2003 i componenti del Quartetto sono diventati membri onorari dell’Associazione della Casa di Beethoven a Bonn per la loro interpretazione di opere beethoveniane; nel giugno 2004 hanno ricevuto il 23° Premio Internazionale dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Dall’estate 2005 sono “visiting professors” presso l’Università delle Arti di Berlino e al Conservatorio Reine Elisabeth di Bruxelles. Il Quartetto è stato ospite della nostra Società nel 1998 e 2002. Prossimi concerti: martedì 14 marzo 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Trio Labèque-Mullova-Capuçon Di Katia Labèque e Viktoria Mullova conosciamo benissimo le straordinarie capacità tecniche e interpretative, e anche le loro curiosità e irrequietezze artistiche. Hanno suonato tante volte per la nostra Società, come soliste, come parti di insiemi musicali da loro guidati, con scelte di repertorio sempre varie, stimolanti. Le incontreremo di nuovo nel prossimo concerto, nella per noi inedita formazione di trio, assieme al giovane violoncellista Gautier Capuçon che ancora non conosciamo ma che sappiamo, per definizione, ineccepibile con le dita, perfettamente integrato con lo spirito. Ci propongono due capolavori di un repertorio tanto prezioso quanto circoscritto: un Ravel più che mai inebriato da profumi esotici ed impressionisti; il grande Schubert degli ultimi anni, con tutti i suoi ardori e le sue fascinose malinconie. Programma (Discografia minima) M. Ravel Trio in la (Trio Beaux Arts, Ph 454 1342-2) F. Schubert Trio in mi bemolle maggiore op. 100 D 929 (Trio Florestan, Hyp CDA 67347) 21, 22 e 23 marzo 2006, ore 18 e 20.30 Sala Verdi e Sala Puccini del Conservatorio 7 Quartetti d’archi dalla Musik-Akademie di Basilea Beethoven - Esecuzione integrale dei 16 quartetti per archi 28 marzo 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Mitsuko Uchida pianoforte Mozart, Boulez, Beethoven “GIOVANE EUROPA IN MUSICA” - BIGLIETTI OMAGGIO PER I SOCI La Società del Quartetto e la Fondazione Pro Musica Giancarlo ed Etta Rusconi invitano i Soci a “Giovane Europa in Musica”, il ciclo di concerti dedicato a giovani musicisti emergenti ideato in collaborazione con AICEM (Associazione Istituti di Cultura Europei a Milano) per sostenere i giovani interpreti vincitori di importanti concorsi internazionali. I biglietti omaggio riservati ai Soci, ai quali cordialmente ricordiamo che un invito stabile alla serie resta tra le loro prerogative, possono essere ritirati, fino ad esaurimento, nei nostri uffici da sei giorni prima di ogni concerto (ore 13.30 - 17.30). Il prossimo appuntamento al Teatro Litta, sede di tutti i concerti, è previsto per lunedì 13 marzo, ore 20.30 con Hannes Hölzl (trombone) e Christoph Declara (pianoforte) presentati in collaborazione con il Forum austriaco di cultura. Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 - fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it - e-mail: [email protected]