Storia di Cuba
2 L'indipendenza
Veduta panoramica dell'Avana dipinta ad acquarelli nel 1639
circa
Mappa geografica realizzata nel 1736 da Herman Moll
L'isola di Cuba era stata abitata da popolazioni amerindie note come Taino, Ciboney e Guanajatabey i cui
antenati arrivarono dall'America Meridionale diversi secoli prima. I Taino erano agricoltori e i Ciboney erano
cacciatori-raccoglitori. Il nome Cuba deriva dalla parola
Taino cubanacán, che significa un luogo centrale.
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A poco a poco cominciò a crearsi nella borghesia cubana l'insofferenza verso il governo spagnolo e il desiderio di una maggiore autonomia; si ebbero così alla fine dell'Ottocento le cosiddette due guerre d'indipendenza
che furono insurrezioni popolari armate. Nella seconda
morì in combattimento l'intellettuale giornalista e poeta
José Martí, considerato anche dai Castristi il “padre della patria”. Il partito fondato da lui aveva un programma
nazionalista, social-liberale, indipendentista e portatore
di un particolare anti-colonialismo con istanze di recupero identitario dell'intera America Latina, fino ad allora schiacciata in una visione di sé storica e antropologica dettata dalla cultura nordamericana. L'influenza delle
idee di Martì su Castro sono generalmente riconosciute,
seppure esse siano anche alla base del principale partito
martista anti-castrista in esilio.[1]
Il periodo coloniale
La prima documentazione storica su Cuba risale al 27 ottobre 1492 quando Colombo avvistò l'isola durante il suo
primo viaggio di esplorazione e ne rivendicò il dominio
a nome della Spagna. Sebastián de Ocampo elaborò una
dettagliata mappa delle coste dell'isola nel 1511 e, sempre in quell'anno, Diego Velázquez de Cuéllar fondò il
primo insediamento spagnolo a Baracoa. Altri villaggi, Cuba deve la fine del colonialismo spagnolo agli Stati
compresa L'Avana (sorta nel 1515), sorsero poco dopo. Uniti che, con il pretesto dell'affondamento di un loro inGli spagnoli, così come fecero nel resto delle colonie crociatore ancorato nella baia dell'Avana, forse dovuto a
americane, oppressero e schiavizzarono i circa 100.000 un incidente interno alla nave ma attribuito dai nordaindigeni dell'isola, che nell'arco di un secolo vennero qua- mericani agli spagnoli, dichiararono guerra alla Spagna
si tutti sterminati dalle malattie, dal lavoro forzato e dai nell'aprile del 1898. La guerra nel tempo di quattro mesi
genocidi. In seguito gli occupanti introdussero nell'isola volse alla fine con la vittoria degli Stati Uniti, che nella
schiavi africani i quali arrivarono presto a essere una lar- pace di Parigi ottennero dalla Spagna a titolo di risarciga parte degli abitanti. La gerarchia sociale imposta dai mento le isole di Guam e Porto Rico e, dietro pagamento,
colonizzatori vedeva al suo vertice i funzionari governa- le Filippine.
Gli statunitensi, che avevano occupato Cuba nel corso della guerra v'insediarono un governo di occupazione che, a seguito delle pressioni delle forze indipendentiste cubane e dell'opinione pubblica degli USA contraria
all'occupazione, indissero elezioni per l'Assemblea Costi-
tivi spagnoli, incaricati di mantenere l'ordine con le armi,
venivano poi i creoli (bianchi nati in America) che erano grossi proprietari terrieri, i meticci che ricoprivamo i
ruoli di artigiani e poi i neri e gli indios impiegati come
schiavi nelle piantagioni.
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tuente che approvò la Costituzione della Repubblica Cubana nel 1901. Per abbandonare l'arcipelago gli statunitensi pretesero però e ottennero che fosse inserito nella
Costituzione l'Emendamento Platt, così detto dal nome
del senatore del Connecticut che l'aveva proposto, in base
al quale il governo cubano doveva impegnarsi a mantenere in vigore le leggi emanate dal governo di occupazione,
a iniziare piani di risanamento sanitario concordati con il
governo statunitense, a non firmare trattati con altri stati
che potessero mettere in pericolo l'indipendenza cubana
o comportassero la cessione o il controllo di territori della nazione, a non contrarre debiti senza che vi fosse la sicurezza di poterli rimborsare. L'emendamento prevedeva
anche la possibilità per gli Stati Uniti d'intervenire presso
il governo qualora ritenessero in pericolo l'indipendenza
cubana o la garanzia del rispetto della vita, della proprietà
e delle libertà individuali. Agli Stati Uniti furono inoltre
concesse due basi navali: l'Isola dei Pini, oggi Isola della Gioventù, restituita a Cuba nel 1925, e un territorio di
11.000 ettari, divenuti poi 17.000, a Guantánamo, ancora
oggi occupato dagli USA.
L'indipendenza fu riconosciuta nel 1902 ma la drastica riduzione della sovranità nazionale derivante
dall'emendamento Platt faceva in realtà di Cuba un protettorato degli Stati Uniti, provocando così i primi sentimenti indipendentisti nei confronti delle ingerenze nordamericane, sentimenti che nel tempo diverranno moti e
proteste e che caratterizzeranno da li in poi la storia di
Cuba. L'emendamento Platt giustificò i tre interventi armati degli USA a Cuba nel 1906, con l'insediamento di un
nuovo governo di occupazione che durò fino al 1909, nel
1912 e nel 1917; giustificò anche le continue intromissioni nell'azione del governo cubano in campo economico,
politico e sociale.
Come primo presidente della Repubblica fu eletto Tomas
Estrada Palma, uomo di fiducia degli Stati Uniti che fecero di tutto per favorirne l'elezione, sicché il suo concorrente abbandonò il campo ed Estrada rimase unico candidato, quindi vincitore e nominato il 20 maggio 1902.
Da questa data cessa l'occupazione militare statunitense. Estrada Palma favorì gli investitori nordamericani
che in breve ebbero il controllo economico dell'isola. Il
suo mandato fu anche caratterizzato dalla diffusione della corruzione dei pubblici ufficiali che dilagò in tutto il
paese. Estrada Palma alla fine del mandato nel 1906 ricorse a tutti i mezzi, non esclusi anche quelli criminali,
per ottenere un secondo mandato che ottenne nonostante
l'opposizione popolare armata. Di fronte all'insurrezione
Estrada chiamò in aiuto gli USA e si ebbe così la seconda occupazione dell'isola da parte dei nordamericani, che
sciolsero le forze insorte e le milizie di Estrada, sospesero l'attività del Parlamento e nominarono un governatore
(Charles E. Maggon), che ovviamente rafforzò gli investimenti nell'isola dei capitalisti degli Stati Uniti. Durante
il suo governo ebbe una forte recrudescenza la corruzione
dei pubblici ufficiali.
3 LA DITTATURA DI BATISTA
l'insediamento a Presidente della Repubblica del generale José Miguel Gómez, liberale, vincitore delle elezioni
indette un anno prima. Nel suo quadriennio di mandato si distinse per la demagogia e per la sua fame di ricchezza. A lui successero nelle funzioni di presidente nel
1913 Mario Gloria Menocal per due mandati consecutivi
dal 1913 al 1921 e Alfredo Zayas y Alfonso dal 1921 al
1925; personaggi di scarso spessore che in campo economico subirono l'ingerenza statunitense e in quello sociale ignorarono le richieste del movimento sindacale che si
era notevolmente rafforzato fra i lavoratori. In particolare Zayas pensò soltanto al suo arricchimento, combinò
affari fraudolenti approfittando della sua carica e giunse perfino a vincere “casualmente” per ben due volte il
primo premio della Lotteria Nazionale.
Nel 1910 l'isola fu sconvolta da un disastroso uragano.
Nel 1924 fu eletto il generale Gerardo Machado y Morales, che assunse il potere nel maggio del 1925. Si era
presentato alle elezioni con un programma demagogico e
pieno di promesse, ma si distinse poi per la sua soggezione agli Stati Uniti e per la violenta repressione dei movimenti di protesta studenteschi e sindacali. Utilizzando
corruzione e intimidazione riuscì ad ottenere la proroga
del mandato e praticamente a instaurare una dittatura alla
quale si opposero studenti e lavoratori. Il malcontento generale per la violenza dell'azione repressiva del governo
contro la protesta giovanile urbana ridusse la lotta politica a un succedersi di attentati e atti di banditismo di
cui non si prevedeva la fine. Questa situazione finì per
preoccupare il governo degli Stati Uniti e il presidente
Roosevelt invitò invano Machado a dimettersi. Risolsero
il problema, che minacciava di concludersi con una nuova occupazione nordamericana, lo sciopero generale e lo
schierarsi delle forze armate contro Machado: il dittatore
infatti si dimise e si rifugiò all'estero il 12 agosto 1933.
Il Congresso lo sostituì con Carlos Manuel de Céspedes
y Quesada, figlio del patriota Carlos Manuel de Céspedes
(autore dell'inno nazionale cubano, La Bayamesa), che
rimase in carica fino al 5 settembre dello stesso anno.
3 La dittatura di Batista
Anche nell'esercito si era manifestata l'insofferenza verso il potere, in particolare c'era un diffuso malcontento
fra i soldati e i sottufficiali nei confronti dei superiori cosicché il 4 settembre 1933 ci fu la sollevazione, che venne chiamata la “rivoluzione dei sergenti”. Furono cacciati
dal comando i capi e gli ufficiali il cui posto venne assunto dai sottufficiali. Capo degli insorti era il sergente
maggiore Pablo Rodríguez, ma approfittò della situazione il sergente Fulgencio Batista che assunse la direzione
del movimento insurrezionale delegittimando Rodríguez.
Batista si fece poi nominare colonnello e divenne capo di
stato maggiore dell'esercito. Intanto i movimenti operai,
studenteschi e i partiti di sinistra appoggiarono il golpe
L'intervento statunitense cessò il 28 gennaio 1909 con militare, venne deposto il presidente de Cespedes e sosti-
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tuito con Ramón Grau San Martín che assunse il potere
il 10 settembre e il suo governo prese misure in favore
dei lavoratori, intervenne direttamente contro il monopolio nordamericano che controllava la distribuzione di
elettricità e gas, condonò il 50% delle tasse non pagate
alla scadenza e prese diverse misure di carattere sociale
e giuridico.
In politica il governo assunse misure nazionalistiche, platealmente in autonomia rispetto ai grandi potentati del
continente. Gli statunitensi, allarmati e sollecitati dalle
classi tradizionalmente di potere, cercarono di porre rimedio e favorirono il golpe militare di Fulgencio Batista che il 15 gennaio 1934 abbatté il governo di Grau.
Da dominatore della politica cubana fino al 1944, mediante presidenti di poca consistenza da lui condizionati
o in forma diretta, con provvedimenti demagogici Batista
guadagnò il favore delle classi popolari e anche dei comunisti che l'appoggiarono nelle elezioni del 1940. Nel 1944
volendo darsi un'immagine di democratico indisse le elezioni presidenziali pur non potendovi partecipare perché
la costituzione proibiva un terzo mandato presidenziale.
Fu eletto Grau che già era stato presidente e governò dal
1944 al 1948 e dopo di lui Pio Socrates.
Si caratterizzarono entrambi per governi violenti e corrotti. Alle elezioni del 1952 si prospettava la vittoria
di un candidato sgradito a Batista, che, con l'appoggio
delle grandi compagnie statunitensi dello zucchero e di
Washington, prese il controllo dell'isola con un colpo di
Stato. Gli Stati Uniti riconobbero subito il suo governo.
Con la garanzia del suo arricchimento personale svendette il 90% delle miniere di nichel e delle proprietà terriere, l'80% dei servizi pubblici, il 50% delle ferrovie
a ditte americane, Cuba divenne la capitale del gioco
d'azzardo e della prostituzione, ospitando anche esponenti della mafia americana che si impadronirono di alberghi, case da gioco e di prostituzione, sfruttando il turismo
statunitense.
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La rivoluzione del 1959 e il
governo rivoluzionario
Manifesto propagandistico raffigurante Fidel Castro e una sua
frase: “lottare contro l'impossibile e vincere”
le trasmissioni clandestine della "Radio Rebelde". Questo
garantì loro la protezione sul territorio e permise la costituzione di un piccolo esercito popolare che affrontò quello nazionale attraversando tutta l'isola, fino alla decisiva
battaglia di Santa Clara, il 30 dicembre del 1958. Castro
contrariamente a quanto erroneamente per lo più ritenuto, iniziò un programma redistributivo mettendo mano
alla riforma agraria, alla campagna di alfabetizzazione,
alla moralizzazione della vita pubblica allo sviluppo della sanità e dell'edilizia popolare. Ma le sue misure non
furono mai drastiche e rivolte all'esproprio, almeno nella
prima fase. La stessa Riforma agraria ridimensionava il
latifondo, lasciando però intatta la proprietà terriera, fino
a un limite di 400 caballerias, fin quasi duemila ettari di
proprietà consentita. Fin quando le azioni di guerra, i sabotaggi e l'abolizione della 'cuota azucarera', insieme alla sponsorizzazione della guerriglia dell'Escambray, non
obbligarono il nuovo governo rivoluzionario, che a parte qualche elemento minoritario era essenzialmente animato da uno spirito riformatore di stampo martiano e
nazionalista, peculiarmente 'cubano' lontano dal comunismo sovietico, a radicalizzare la propria attitudine. Questo processo si accelerò quando JFK, a sua volta riottoso
ma insufflato da fuoriusciti cubani, lobby cubana, CIA
ed elementi dell'apparato militare industriale, non finì per
promuovere, nell'aprile del '61, la disastrosa invasione di
Bahia de los Cochinos, Baia dei porci per cercare di organizzare la controrivoluzione sull'isola, tentativo che però
fallì, provocando, forzosamente senza entusiasmo e con
piena coscienza del prezzo in termini di autonomia politica e di autodeterminazione, l'avvicinamento 'strategico' dell'isola all'URSS. Quindi, a serrare la sequenza, Il
25 aprile 1961 John Kennedy decretò l'embargo totale a
Cuba.
Dopo un tentativo di insurrezione fallito, l'assalto alla caserma “Moncada” di Santiago di Cuba del 26 luglio 1953,
e un periodo di reclusione, l'avvocato Fidel Castro Ruz
si trasferì in esilio in Messico nel 1955. Ebbe qui possibilità di riorganizzare la lotta contro la dittatura con
nuovi volontari, tra cui il medico argentino Ernesto Guevara de la Serna. Il tentativo iniziò a concretizzarsi con
l'organizzazione di un spedizione di 82 persone a bordo Nel 1962, in seguito all'installazione di missili a testadella piccola barca "Granma" (un 12 metri).
ta nucleare puntati contro Mosca da parte degli Stati
Sbarcati a Cuba, i ribelli affrontarono l'esercito, tra cui Uniti sul territorio turco, l'Unione Sovietica rispose con
c'era Marcos Isepion, il celebre scrittore. Affrontarono l'installazione di missili sul territorio cubano, Kennedy reanche le prime perdite e un periodo iniziale di lotta sui plicò con il blocco navale nell'Atlantico a Cuba per immonti della Sierra Maestra, nel sud dell'isola; qui cerca- pedire l'installazione di nuovi missili e annunziò di aver
rono e ottennero il consenso tra la popolazione, anche con dato ordine d'ispezionare qualsiasi nave si fosse diretta a
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8 ALTRI PROGETTI
Cuba. Ci fu pertanto un rischio molto alto di uno scontro diretto fra le due grandi potenze, che svanì quando
Mosca richiamò le sue navi che portavano i missili verso
Cuba e promise di smantellare le armi nucleari sul suolo
cubano, senza peraltro consultare Castro, che minacciò
la rottura delle relazioni con Mosca. Mentre Washington
promise di fare altrettanto per i missili installati in Turchia e di non aggredire più Cuba. L'economia cubana fu
interamente condizionata dall'Unione Sovietica che comprava a prezzo inferiore a quello di mercato lo zucchero
di canna cubano e concedeva prestiti.
Il crollo degli stati del Patto di Varsavia provocò dopo
poco tempo la riduzione e la fine degli aiuti di Mosca
all'isola; nel contempo l'embargo americano ha continuato a provocare grandi problemi all'economia dell'isola.
Gli sviluppi politici di Cuba sono rimasti oggetto di dibattute opinioni. È quasi unanime, anche da parte dei
detrattori, l'ammissione dei notevoli progressi conseguiti nel campo sanitario e dell'alfabetizzazione rispetto al
passato e anche rispetto all'area caribica e a quella latinoamericana, ma d'altra parte molti sottolineano come appaiano assenti o perlomeno molto ridotte le libertà di
stampa e di espressione, tanto da far considerare da questi
lo stato cubano come repressivo e dittatoriale.[2] I sostenitori del governo, invece, affermano che Cuba è una democrazia popolare apartitica poiché i candidati sono proposti da assemblee popolari e il Partito Comunista Cubano non partecipa in modo attivo al processo elettorale e
alla vita politica della nazione.
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Note
[1] Partido Demócrata Cristiano de Cuba
[2] Amnesty International, rapporto su Cuba 2006
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Bibliografia
• Antonio Moscato, “Breve storia di Cuba”, Datanews
Editrice, Roma 2006.
• Alessandro Hellmann, Nicola Pannelli, “Cuba. La
rivoluzione imperdonabile. Da Cristoforo Colombo a Bush”, Stampa Alternativa, collana Eretica,
Viterbo 2008.
• Roberto Massari, “Storia di Cuba: Società e politica
dalle origini alla rivoluzione”, Edizioni Associate,
Roma 1987.
• Salim Lamrani, “Fidel Castro, Cuba, gli Stati Uniti”,
Sperling & Kupfer, Milano 2007.
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Voci correlate
• Cuba
• Rivoluzione cubana
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