Dalla parte dei consumatori ANCORA UNA BOCCIATURA PER LE BEVANDE PROBIOTICHE Enrico cinotti Wikimedia in collaborazione con Non mantengono quello che promettono e, se non migliorano la salute, rischiano invece di nuocere gravemente al portafogli. Per le bevande probiotiche, come i prodotti simili agli yogurt che dichiarano di favorire l’equilibrio della flora intestinale o di aiutare la digestione, arriva dall’Inghilterra una sonora bocciatura sulla loro efficacia. Non bastassero le censure avanzate su questi prodotti dal 2010 a oggi dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, gli scienziati della prestigiosa University College di Londra hanno testato otto probiotici arrivando a una conclusione non incoraggiante: queste bevande non hanno alcun beneficio per la salute dei consumatori, visto che i batteri “buoni” che dovrebbero aiutare l’intestino in realtà non sopravvivono quasi mai al passaggio nello stomaco. Il mercato di bevande, yogurt e integratori probiotici è stimato in 24 miliardi di euro annui a livello globale. Le aziende propongono di tutto e nel banco frigo al supermercato esiste un probiotico per ogni evenienza. I prodotti presi in esame dal test erano quelli – vendutissimi – arricchiti con speciali fermenti lattici utili per riequilibrare la flora intestinale, proliferando nell’organismo. 82 082Agr_10.indd 82 In realtà a proliferare sono soprattutto i dubbi sugli apporti salutistici. L’Efsa, in questi anni, non ha mai riconosciuto alcun effetto di miglioramento ai fermenti lattici, neanche a quelli classificabili come probiotici, definiti nel 2001 dalla Fao come «microrganismi viventi e vitali che conferiscono benefici alla salute dell’ospite quando consumati in adeguate quantità, come parte di un alimento o di un integratore». Gli yogurt probiotici questo obiettivo non lo raggiungono mai, salvo rare eccezioni i cui effetti sulla salute, però, sono tutt’altro che miracolosi. Come dimostra anche il test condotto dall’équipe diretta dal dottor Simon Gaisford, del dipartimento di Farmacia dell’University College, che ha sottoposto i batteri “buoni” a tre prove. In prima analisi è stato valutato se i composti contenessero effettivamente il numero di batteri vivi che viene pubblicizzato; poi è stato verificato se i microrganismi “buoni” sopravvivessero all’ambiente acido dello stomaco e, infine, se i batteri riuscissero ad arrivare all’intestino tenue, ovvero nel luogo dove poter proliferare e diffondere i propri effetti. I risultati? Più che deludenti. Quattro prodotti sono stati bocciati definitivamente non avendo superato nessuno dei tre test. In un altro caso è stato riscontrato un numero sufficiente di batteri ma il prodotto non ha passato i due test successivi (sopravvivenza nello stomaco e passaggio all’intestino), mentre un diretto concorrente non ha convinto fino in fondo sul numero di batteri sopravvissuti al passaggio dallo stomaco. Solo una bevanda d’orzo a base d’acqua ha superato, a malapena, tutte e tre le prove. Le aziende dei marchi coinvolti nella ricerca hanno criticato i risultati mentre gli autori dello studio sono stati lapidari nel giudizio complessivo: ingerire queste sostanze non serve a nulla se poi lo stomaco “uccide” tutto. E il professor Gaisford, intervistato dal Salvagente, ha messo avanti le mani rispetto ai probiotici: «Non credo che nessuno di questi prodotti abbia un effetto negativo. Tutti potenzialmente hanno un effetto placebo e alcuni sono capaci di sviluppare batteri vitali». ottobre 2014 12/10/14 10.40