OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019

OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
28019 SUNO (NO) - Tel. 032285210 - 335275538
apansuno @ tiscali.it
www.apan.it - www.osservatoriogalilei.com
Le coordinate dell’osservatorio sono: 45° 38’ 16” Nord 8° 34’ 25 Est
BOLLETTINO N. 336
Mercoledì 20aprile 2014, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo mercoledì
di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio.
La Luna sarà di tre giorni dopo il novilunio, per cui in buone condizioni poterla osservare, ma
tramonterà presto. La luce radente del Sole permetterà di vedere molto bene i crateri Data la sua
luminosità non eccessiva si potranno osservare le costellazioni primaverili quali i Gemelli, il Leone e la
Vergine. Si potremo osservare anche molti oggetti del profondo.
Giove sarà visibile tutta la sera nei Gemelli. Urano si troverà tra i Pesci e la Balena. Marte sarà
visibile tutta notte nella Vergine; sarà molto luminoso sopra l’orizzonto est. A tarda notte sorgerà
Saturno nella Bilancia. Venere sarà visibile al mattino nel Capricorno e Mercurio sorgerà poco prima
il Sole in Acquario.
RECENSIONI
GABRIELE VANIN
CATASTERISMI
L’origine, la storia, il mito delle costellazioni
Edizione Rheticus-DBS Zanetti - 2013
Formato 17x24 cm, pag. 404 - € 30.00
Qual è l’origine delle costellazioni che di notte ornano
magicamente il nostro cielo? Chi, e quando, le ha
inventate? Che cosa si nasconde dietro le figure di
uomini, animali, cose che incessantemente, dal
tramonto all’alba, sfilano sotto i nostri occhi
meravigliati e attoniti? Si tratta di uno dei temi più
interessanti e appassionanti dell’intera cultura umana,
che per la prima volta nel nostro Paese viene
affrontato con dovizia di particolari e notizie.
Nella prima parte di quest’opera si rendono
disponibili, per la prima volta in italiano, in una
traduzione semplice ma rigorosa, e con un commento
scientificamente puntuale, i sei documenti storici
fondamentali su questo argomento: il MUL.APIN, il
primo trattato astronomico dell’umanità, redatto in
Mesopotamia 3000 anni fa, i Fenomeni di Arato, il più
antico poema sulla descrizione celeste
delle costellazioni, i Catasterismi di Eratostene, il primo trattato sull’origine dei miti delle costellazioni,
i Commentari ai Fenomeni di Arato ed Eudosso di Ipparco, l’unica opera sopravvissuta del più grande
astronomo antico, l’Introduzione ai fenomeni di Gemino, la prima opera divulgativa di astronomia che
sia mai stata scritta, il “Catalogo stellare” dell’Almagesto di Tolomeo, il più antico catalogo stellare
giunto fino a noi.
Nella seconda parte, con l’aiuto di questi documenti, assieme ad altri già noti e disponibili da tempo,
si cerca di dare risposta alle domande su chi, dove, quando e perché ha creato le costellazioni, e a
molte altre, in alcuni casi per la prima volta. Per esempio, è Tolomeo, il responsabile dell’attribuzione
della forma alle costellazioni antiche? O, prima di lui, fu Ipparco o lo stesso Eratostene, o Arato, o
qualcuno ancora più antico? Questo avvenne in Grecia, o in altri luoghi? E chi fu il primo a disegnare
le costellazioni su una mappa, o su un globo celeste? Le costellazioni sono giunte fino a noi senza
modifiche, o con rimaneggiamenti vari? Che relazione c’è fra l’iconografia delle costellazioni e le
opere letterarie qui tradotte e commentate?
Un altro pregio di questo libro è l’analisi della nascita delle 40 costellazioni moderne, inventate dagli
astronomi del Rinascimento e dell’Illuminismo sia per razionalizzare e completare i cieli boreali, sia
per sistematizzare e riempire i nuovi cieli del sud fatti conoscere dalle esplorazioni geografiche. In
questo settore si è colmato un grande vuoto, perché la storia dell’origine di questi gruppi è stata
raccontata poco, e male, con informazioni datate e scorrette.
La parte finale dell’opera, la più corposa, è la presentazione analitica, suddivisa per ognuna delle 88
figure del cielo oggi riconosciute, dell’origine, della storia e della mitologia di ogni costellazione.
(a cura di Silvano Minuto)
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Continuiamo l’esame dell’orologio della cattedrale di Messina
Teodoro Ungerer ha voluto attribuire alla sua opera un significato simbolico. Ha distribuito le sedici
parti dell’orologio in quattro tetralogie. Ecco lo schema:
7. LA CHIESA DI MONTALTO
Subito dopo si ha la rievocazione di un altro episodio della storia di Messina: la fondazione del tempio
di Montalto, che sorge sul colle della Caperrina, alla sinistra di chi guarda l’orologio. Una colomba
appare sulla terza finestra, nella quale si vede una roccia, e compie un giro, vo-lando in alto. Subito
dopo, come per incanto, dalla roccia ecco emergere la Chiesa di Montalto. Vuole, infatti, la tradizione
che sia stata una colomba a tracciare, nel lontano 12 giugno 1294, il perimetro della chiesa, che
veniva dedicata alla Madonna delle Vittorie, a ricordo della protezione che Ella aveva accordata alla
città in occasione della guerra del Vespro, quando, in sembianza di Bianca Signora, era stata vista
sugli spalti, incoraggiare i Messinesi e ritorcere su-gli Angioini gli strali da essi scagliati.
8. LE SCENE BIBLICHE
Dopo che la Chiesa votiva ha compiuto il suo movimento, prende il via una delle quattro scene
bibliche:
Da NATALE all’EPIFANIA: l’adorazione dei pastori. Dinanzi alla greppia, dove sono Maria, Giuseppe
e il Bambino, sfilano i pastori inchinandosi devotamente.
Dall’EPIFANIA alla PASQUA: l’adorazione dei Magi. Preceduti dalla stella passano i Re Magi.
Ciascuno seguito dal suo valletto, e adorano il Bambinello, che è sulle braccia della Ma-donna.
Dalla PASQUA alla PENTECOSTE: la resurrezione di Gesù. Due soldati custodiscono il sepolcro,
dal quale, mentre essi lo guardano sgomenti, si leva Gesù.
Dalla PENTECOSTE a NATALE: la discesa dello Spirito Santo. I dodici apostoli sono nel cenacolo
attorno alla Madonna. Lo Spirito Santo, in forma di colomba, vola in alto e tante fiammelle appaiono
sul loro capo, mentre essi levano in alto le braccia.
(continua)
a cura di Salvatore Trani
IMPARARE GLI ALLINEAMENTI
Un osservatore che per la prima volta affronta un cielo stellato con la volontà di riconoscere le
costellazioni, può essere preso dallo sconforto: le stelle sono tante, più o meno luminose, più o meno
vicine fra loro; orientarsi in un mare così caotico può sembrare difficile. Quando si inizia ad osservare
il cielo, occorre innanzitutto cercare delle forme caratteristiche, dette asterismi.
Fondamentale per l'apprendimento è un cielo non inquinato e buio, possibilmente sgombro da intralci
fisici (come montagne alte molto vicine) che impediscano l'osservazione di grandi aree della volta
celeste.
In questa esposizione non seguiremo necessariamente le stagioni, ma procederemo ad illustrare le
varie costellazioni per raggruppamenti omogenei.
I precedenti articoli sugli allineamenti sono così stati pubblicati:
I - Riconoscere il Grande Carro (o Orsa
Maggiore) – 31.3.2011
II – Riconoscere la Stella Polare – 30.4.2011
III – Cassiopeia – 31.5.2011
IV – Costellazioni circumpolari – 28.7.2011
V – Cefeo – 31.8.2011
VI – Drago – 30.9.2010
VII – Perseo – 27.10.2011
VIII – Cani da Caccia – 30.11.2011
IX – Triangolo estivo – 31.12.2011
X – La Lira – 31.01.2012
XI – Il Cigno – 28.02.2012
XII – L’Aquila – 31.03.2012
XIII – Alcune costellazioni minori – 30.04.2012
XIX – Boote e dintorni – 31.05.2012
XX – Boote e Corona Boreale – 30.06.2012
XXI – Chioma di Berenice – 31.07.2012
XXII – Spica e la Vergine – 31.8.2012
XXIII – Trovare Ercole – 30.9.2012
XXIV – Dal Triangolo estivo all’Ofiuco –
2.11.2012
XXV – La testa dell’Ofiuco – 30.11.2012
XXVI – Ofiuco – 31.12.2012
XXVII – Serpente – 31-1-2013
XXVIII – Scorpione – 28.2.2013
XXIX – Bilancia 31.3.2013
XXX – Sagittario – 30.04.2013
XXXI – Capricorno – 31 05 2013
XXXII – Verso l’Acquario – 30 06 2013
XXXIII – Pegaso – 31 07 2013
XXXIV – Andromeda – 31 08 2013
XXXV – Il Quadrato del Pegaso – 31102013
XXXVI – Perseo – 30112013
XXXVII – Ariete e Triangolo – 31.12.2013
XXXVIII – Pesci – 31012014
XXXIX – Il grande pentagono di Auriga 05.03.14
Il Toro
Grazie alla disposizione delle stelle dell'Auriga, è possibile sfruttare alcuni suoi allineamenti per
trovare con sicurezza altre stelle e costellazioni. Partendo da Capella e scendendo verso sud
seguendo l'allineamento sul lato del pentagono, si raggiunge la stella ι Aurigae; proseguendo nella
stessa direzione all'incirca della stessa distanza, si raggiunge una stella rossastra piuttosto luminosa:
questa stella, chiamata Aldebaran, è l'astro più brillante della costellazione del Toro.
Aldebaran appare circondata da un gran numero di stelle minori, di colori variabili dall'azzurro al
giallastro, disposte a formare un piccolo triangolo: questo gruppo, raffigurante la testa del Toro, è un
vasto ammasso aperto noto col nome di Iadi; le sue stelle sono effettivamente vicine fra loro e si
muovono assieme nello spazio.
Proseguendo verso est, si incrocia uno degli oggetti più famosi del cielo, l'ammasso delle Pleiadi; le
Pleiadi sono ben evidenti ad occhio nudo e ad uno sguardo distratto sembrano quasi una nuvoletta
dalla luminosità diffusa. Guardando con attenzione, specie se ci si trova lontano dai centri abitati, si
può notare che in realtà questa "nuvoletta" è formata da sei o sette piccoli astri molto vicini fra loro,
tutti di colore azzurro.
La stella El Nath risulta in comune al Toro e all'Auriga, in quanto rappresenterebbe uno dei corni del
Toro, ma anche un vertice del pentagono dell'Auriga.
Da: Osservare il Cielo – Corso per imparare a riconoscere stelle e costellazioni recensito il 15.2.2011
LA CHIOMA DI BERENICE
Principessa di Cirene, figlia del re Magas, cui succedette sul trono. La sua bionda chioma, che
consacrò ad Afrodite, per auspicare il ritorno del marito, il faraone Tolomeo III dalla guerra contro la
Siria (246-241 a.C.), scomparve misteriosamente.
L’astronomo di corte, Conone di Samos, che aveva appena scoperto un nuovo gruppo di sette stelle,
affermò che la splendente chioma della sua regina era stata posta in cielo degli dèi, dove brillava
come costellazione. In omaggio alla sua sovrana, Conone chiamò quella costellazione Chioma di
Berenice.
L’AMMASSO GLOBULARE M13
SONO QUESTI I PRIMI VAGITI DELL’UNIVERSO
La scoperta del telescopio Usa al Polo Sud “Catturate le onde primordiali del Big Bang
Quando l’Harvard-Smithsonian Center per l’Astrofisica, qualche tempo fa, aveva annunciato una
conferenza stampa per levare i veli a una «scoperta di grande interesse» che riguardava un
esperimento non meglio specificato, hanno iniziato a inseguirsi voci e smentite a una velocità senza
pari su ciò che sarebbe stato divulgato al mondo intero. Con il passare dei giorni, poi, l’attenzione di
esperti e curiosi si è focalizzata sul «Bicep2», ovvero il supertelescopio situato in uno degli
osservatori del Polo Sud, in una base sotto il controllo degli Stati Uniti.
Nessun comunicato ufficiale è giunto alla vigilia, ma dalle informazioni rimbalzate sembrava che la
comunicazione dovesse riguardare le onde gravitazionali.
La scoperta riguarda una misura indiretta di queste onde emesse pochi attimi dopo il Big Bang. In
caso di conferme successive, si tratterebbe della prima prova diretta della cosiddetta “inflazione
cosmica” vale a dire la teoria secondo la quale dopo il Big Bang, l’Universo avrebbe attraversato una
fase di espansione estremamente rapida.
Questa scoperta potrebbe colmare un’ampia lacuna sulla comprensione della formazione
dell’Universo.
Le onde gravitazionali sono delle increspature dello spazio-tempo e sono state descritte come i primi
tremori del Big Bang e quindi confermerebbero anche una “connessione integrale” tra la meccanica
quantistica e la Relatività generale.
Il telescopio che ha realizzato la scoperta era puntato in una zona del cielo conosciuta come il “Buco
del Sud”, dove c’è poco materiale extragalattico che quindi interferisce poco con le rilevazioni degli
strumenti.
MISSIONI SPAZIALI
Senza Plutonio niente esplorazioni spaziali
Elettricità e calore dai radioisotopi
Quando fu lanciato nel 2011, Curiosity portava con sé un materiale così potente che il Presidente
degli Stati Uniti fu chiamato ad approvare il lancio. Questo materiale, il Plutonio-238 (Pu-238), è usato
per generare elettricità dai processi di decadimento radioattivo ed è stato essenziale in almeno 30
missioni nella storia della NASA. Ora però il suo futuro è messo in dubbio: dal 1988 gli Stati Uniti non
hanno più generato Pu-238 e le scorte esistenti sono quasi terminate. Ma dopo anni di sforzi da parte
di centinaia di persone in tutta l’amministrazione governativa, gli Stati Uniti sono sul punto di produrre
di nuovo il Pu-238. È un programma ampio e complesso che richiede un complicato coordinamento
tra varie agenzie federali, il Congresso e la Casa Bianca, e che ha rischiato di non sopravvivere alle
prime battaglie politiche e di bilancio. Ma mentre nuove sfide sopraggiungono, la NASA ha
silenziosamente acquisito uno dei suoi più importanti successi politici degli ultimi decenni.
Per poter lavorare nello spazio, tutti i satelliti artificiali devono essere in grado di alimentare i propri
strumenti.. Quelli in orbita intorno alla Terra usano pannelli solari, man mano che ci si allontana dal
Sole l’energia ricevuta diventa sempre di meno. Per le missioni profonde si è utilizzato il PLutonio 238
(un isotopo), che deve essere prodotto in laboratorio. Questo elemento è molto pericoloso e le
precauzioni non sono mai troppe, basta un lancio fallito per creare un disastro.
Ma il Plutonio 238 finora disponibile è praticamente
esaurito e per produrne di nuovo occorre una
tecnologia particolare in possesso solo dagli Stati
Uniti.
Ma l’ESA come fa? Finora a chiesto un passaggio alle
navicelle americane, ad esempio per arrivare a Titano
e il futuro? Continuerà a chiedere dei passaggi o
diventerà autonoma con tutte le problematiche
ambientale che ne seguono?
SCOPERTE DUE SUPERNOVE IN TRE GIORNI
Scoperte due supernovae in tre giorni all’Osservatorio di Montarrenti
26 marzo 2014
Le attività di survey per la ricerca di oggetti transienti extragalattici del team dell’Osservatorio
Astronomico Provinciale di Montarrenti (SI), hanno portato ad una duplice scoperta di 2 supernovae in
tre giorni.
Nella notte tra il 9 ed 10 marzo, il telescopio Ritchey-Chretien (D=0.53m - f/8.7) dell’osservatorio
senese ha ripreso la galassia NGC5837, candidata ad accogliere eventi esplosivi. La spirale face-on,
localizzata nella costellazione di Bootes, brilla di Mag. 13.7 a circa 375 milioni di anni luce di distanza.
I controlli effettuati hanno mostrato la presenza di un ospite di Mag. +16.56CR +/-0.16 (USNO B1) a
8arcsec ovest e 10arcsec sud dal nucleo della galassia.
Nessuna sorgente di apparenza stellare era presente in quella posizione nelle nostre immagini
passate, inclusa una ripresa la settimana precedente.
Individuato il transiente e stabilito che poteva trattarsi di un nuovo oggetto extragalattico, abbiamo
contattato gli astronomi dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova che, a poco più di due ore
dalla nostra “detection”, hanno potuto caratterizzare la supernova attraverso il telescopio “Copernico”
da 1.82m di Cima Ekar, classificandola di tipo Ia, pochi giorni dopo il suo massimo di luminosità.
In modo indipendente, anche gli astronomi della Public ESO Spectroscopic Survey for Transient
Objects (PESSTO) dall'osservatorio di La Silla (Chile), confermavano con il New Technology
Telescope (D=3.58m) natura e tipologia di supernova (ATel. 5970).
La notte seguente, il telescopio ed i controllori del Montarrenti Observatory Supernovae Search erano
ancora al lavoro. Un oggetto molto luminoso (Mag. +15.38CR +/-0.17 – USNO B1), dalle “curiose”
coordinate galattiche (AR 11h55m30s.83; DEC. +11°55’26”.3), veniva individuato nell’alone della
piccola galassia lenticolare CGCG68-91 (PGC037426), posta nel campo di NGC3968, oggetto
principale della nostra ricerca. La sorgente, posta nella costellazione del Leone alla distanza di circa
290 milioni di anni luce, veniva subito identificata come probabile fenomeno esplosivo, non presente
nelle nostre immagini “master”.
Anche in questo caso gli astronomi di Padova, con l'ausilio del telescopio “Galileo” da 1.22m di
Asiago, hanno potuto classificare l’oggetto dopo poche ore dalla nostra segnalazione come
supernova di tipo Ia, circa una settimana prima del suo massimo di luminosità.
Lo stesso oggetto, denominato PS1-14uw, veniva anche identificato e caratterizzato come possibile
supernova dal programma di ricerca del PS1 Science Consortium operante con il telescopio PanSTARRS1 dal Mount Haleakala (Hawaii).
Le circolari elettroniche dell’International Astronomical Union CBET 3830 e 3835 designavano
ufficialmente le supernovae rispettivamente SN2014ac e SN2014ah aprendo la “stagione di caccia”
2014 dell’Italian Supernovae Search Project.
Fonte UAI
SATURNO E L’ANAGRAMMA DI GALILEO GALILEI
Saturno e l'anagramma di Galileo Galilei (1564-1642)
Il 1610 è l'anno dell'uso astronomico del cannocchiale, anche se è ancora un po' rudimentale.
Abbiamo la prima notizia della scoperta di Saturno come un oggetto tricorporeo in una lettera di
Galileo a Belisario Vinta, politico fiorentino (1542-1613), del 30 luglio 1610 da Padova.
In tale lettera annuncia la scoperta di una "stravagantissima meraviglia", ovvero che Saturno non è
solo ma composto di tre oggetti con quello di mezzo tre volte maggiore di quelli due laterali. Evidenti i
limiti del cannocchiale che non riesce a percepire l'anello.
Tramite Giuliano de' Medici fa avere a Giovanni Keplero (1571-1630) un cifrato anagramma sulla
natura di Saturno con queste lettere alla rinfusa: smaismrmilmepoetaleumibunenugttaurias
Keplero decifrò l'enigma con la frase in questo modo: "Salve umbistineum geminatum Martia proles"
che vorrebbe dire più o meno "Salve doppia sporgente prole di Marte" pensando che Galileo avesse
scoperto due satelliti attorno a Marte !
Di poi Galileo finalmente annuncia il vero senso dell'anagramma che è : "Altissimum planetam
tergeminum observavi".
Anche padre Cristoforo Clavio (1537-1612) del Collegio Romano osserva Saturno "oblongo" e lo dice
a Galileo che dal 1610 al 1620 migliora il suo cannocchiale ma ugualmente non riesce a osservare la
vera natura di Saturno, anzi addirittura le due appendici laterali ( tricorporeo ) spariscono e non sa
che ora Saturno presenta l'anello di taglio e quindi non è visibile con i mezzi di allora.
Galileo sconvolto e demoralizzato abbandona Saturno!
Il vero aspetto di Saturno verrà chiarito nel 1655 da Cristiano Huyghens (1629-1695) e, anche lui,
divulga la scoperta in un modo originale che consiste in una sequenza di lettere come di seguito
riportato :aaaaaaa ccccc d eeeee g h iiiiiii llll mm nnnnnnnnn oooo pp q rr s ttttt uuuu le quali nella
giusta successione queste lettere dicono: "Anulo cingitur tenui, nusquam cohaerente, ad eclipticam
inclinato", che vuol dire che Saturno è circondato da un anello sottile, in nessun punto aderente,
inclinato rispetto all'eclittica.
Fantastico e divertente o no!
Uranio
LA GALASSIA M 51
FLY ME TO THE MOON
Il cratere La Condamine
Al bordo nord nord-ovest della Luna possiamo osservare il cratere "La Condamine", una formazione
circolare di 37Km con versanti abbastanza scoscesi su cui si trova La Condamine A a nord-ovest. Le
pareti sono danneggiate e poco elevate a nord, il fondo è piatto e all’interno si trovano collinette e
piccoli crateri. La sua formazione risale al periodo Imbriano Inferiore (da -3.85 miliardi di anni a -3.8
miliardi di anni). Il periodo migliore per la sua osservazione è 2 giorni dopo il primo quarto oppure 1
giorno dopo l'ultimo quarto.
Alcuni dati:
Longitudine: 28.218° West
Latitudine: 53.537° North
Faccia: Nearside
Quadrante: Nord-Ovest
Area: Bordo Nord-Nord-Ovest della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Charles Marie de la Condamine
Geodeta e naturalista francese del 18° secolo nato in Francia
Nato a: Parigi nel 1701
Morto a: Parigi nel 1774
Fatti notevoli: Missione in Perù nel 1735, lavori sulla variazione della velocità del suono in funzione
dell'altitudine nel 1740 e scopritore del lattice nel 1751.
Autore del nome: Schröter (1802)
Nome dato da Hevelius: Mons Atlas Major
Nelle foto una ripresa amatoriale del cratere "La Condamine" e un ritratto dell'epoca di Charles Marie
de la Condamine. Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
M 82 E LA SUPERNOVA 2014 J
Le immagini dell’ammasso globulare M13 e della galassia M51 riportate nelle pagine precedenti sono
state riprese la sera del 28 marzo 2014 da Corrado Pidò, Giuseppe Bianchi ed Alessandro Segantin e
sono la somma di due pose da 3 minuti al fuoco diretto del telescopio da 400 mm. dell’osservatorio di
Suno a 800 ISO con camera Canon EOS 40D.
Quelle qui sopra di M82 con indicata la supernova sono state riprese come le precedenti ma sono la
somma di 4 pose da 3 minuti.
LE VIGNETTE DI GIM BONZANI
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Sandro Baroni
Oreste Lesca
Giacomo Bonzani
Corrado Pidò
Giuseppe Bianchi
Alessandro Segantin
Vittorio Sacco