Relazione del direttore generale Felice Lioy in occasione dell'assemblea annuale dell'Upa (Utenti Pubblicità Associati), tenutasi a Milano il 5 giugno 2002. La pubblicità è materia pienamente regolata, si potrebbe dire iper regolata, nel nostro Paese. Nonostante ciò chi avesse modo di seguire da vicino i lavori parlamentari assisterebbe ad uno stillicidio di progetti e di proposte di legge che vorrebbero introdurre limitazioni di ogni genere, spesso di tono ultradirigistico e qualche volta al limite dell’improponibile. Fortunatamente, come del resto ha appena detto il presidente Giulio Malgara, assistiamo ad una maggiore consapevolezza e responsabilità da parte dei nostri uomini politici che credo si guarderebbero bene non solo dall’approvare ma anche semplicemente dall’iniziare l’iter parlamentare di queste proposte che spesso hanno carattere prettamente elettorale e demagogico. Tuttavia dobbiamo rimanere con gli occhi aperti perché qualche colpo di mano è sempre possibile. Del resto in molti paesi europei vigono norme più restrittive che da noi nei confronti della pubblicità, soprattutto in relazione a certe categorie merceologiche, anche importanti, a cui è addirittura preclusa ogni possibilità di far conoscere i propri prodotti sui mezzi di comunicazione. I pericoli principali oggi infatti provengono dall’Unione Europea dove forze politiche consistenti, spesso incoraggiate da chi ne ha interesse, e gli interessi sono molti, stanno tessendo una rete preoccupante che rischia di introdurre una serie di limitazioni nei confronti della pubblicità. La stessa direttiva “televisione senza frontiere”, che sta per essere rivista dalla Commissione Europea, come viene fatto ogni 5 anni, presenta non pochi aspetti preoccupanti. 2. Le modifiche alla direttiva dovranno riguardare soprattutto i new media e l’introduzione di nuove tecniche di pubblicità quali la pubblicità virtuale, la pubblicità interattiva e lo split screen. Ma vi è il pericolo che in occasione della revisione si vogliano introdurre ulteriori vincoli a pubblicità e promozioni. Un’area particolarmente delicata nella formulazione della nuova direttiva è poi quella riguardante i minori, dove forti sono le pressioni per ottenere una serie di nuove regole che ne restringano l’ambito, senza contare le pressioni, provenienti da molti Paesi, soprattutto da quelli nordici, per una totale eliminazione della pubblicità rivolta ai bambini. L’UPA ne segue con grande attenzione l’iter a Bruxelles, nell’ambito della Federazione Mondiale degli Utenti di Pubblicità (WFA). Problematici appaiono anche alcuni versanti del lavoro che sta per essere svolto nell’ambito del cosiddetto “Regulatory Committee” che rivendica poteri legislativi in materia di pratiche commerciali e di pubblicità. Questa commissione sta spingendo per ottenere che i codici di autodisciplina vengano riformulati sulla base di regole stabilite dalla commissione stessa con il coinvolgimento diretto delle associazioni dei consumatori e di altre entità estranee al mondo degli operatori. Questo costituirebbe un vero e proprio attacco agli istituti di autodisciplina nei vari paesi europei e rappresenterebbe un paradosso pericoloso perché avremmo un’autodisciplina……eterodisciplinata, deriverebbero. con tutte le conseguenze che ne 3. Noi crediamo che questa non sia la strada giusta da percorrere e che si debba invece ulteriormente valorizzare l’attuale sistema autodisciplinare sia a livello nazionale che a livello europeo attraverso il coordinamento dell’EASA, l’Alleanza Europea per l’etica in Pubblicità, che ha il compito di armonizzare gli organismi autodisciplinari dei paesi dell’Unione e di rispondere alle esigenze di un contesto pubblicitario che va assumendo connotazioni sempre più “sovranazionali”. Di questo organismo anche l’UPA fa parte così come componente particolarmente attiva ne è il nostro Istituto di Autodisciplina. Altri pericoli, sempre in ambito europeo, provengono dalle pressioni che da più parti vengono esercitate a Bruxelles in favore di una drastica limitazione o addirittura della proibizione della pubblicità riguardante certi alimenti che potrebbero contribuire all’obesità delle persone e soprattutto dei bambini. Ma alcune anomalie preoccupanti continuano a sussistere nel nostro Paese. Si tratta di fenomeni che rischiano di deteriorare il contesto della nostra comunicazione. Comincerei dal disordine crescente dell’informazione commerciale su Internet che riguarda non tanto i siti più prestigiosi, più seri e più professionali e i grandi portali, che spesso anzi fanno capo a gruppi che esercitano un rigoroso controllo e che non metterebbero a repentaglio la propria solidità e la propria immagine con messaggi scorretti o ingannevoli. Mi riferisco invece agli innumerevoli siti che, approfittando del vuoto normativo in materia, o comunque di ogni sanzione coercitiva, hanno mano libera nel perpetrare scorrettezze anche gravi nei confronti degli utilizzatori del mezzo, spesso avvalendosi dei nomi e dei marchi prestigiosi delle aziende più conosciute per contrabbandare i loro prodotti. 4. Queste azioni di vero e proprio brigantaggio commerciale raramente possono essere bloccate e ancor meno possono essere debitamente punite. Nei casi migliori si riesce a bloccare un sito il quale però rinasce dalle proprie ceneri con diversi e nuovi elementi di identificazione con i quali proseguono nelle loro azioni piratesche. Altra anomalia del nostro sistema è data dalla pletora di offerte che le Aziende ogni giorno si vedono rivolgere dalle più disparate organizzazioni che promettono una miriade di contatti commerciali proficui senza fornire un minimo di elementi che consenta una corretta valutazione sulla consistenza e sulla convenienza di questi nuovi mezzi. Così spesso le Aziende si ritrovano a brancolare nel buio, rinunciando qualche volta a importanti possibilità di contatto e ad azioni di comunicazione veramente efficaci che però, prive come sono di ogni elemento di seria valutazione preventiva, non possono certo essere effettivamente praticate. Anche su questa materia la nuova commissione UPA per i New Media sta predisponendo un monitoraggio che permetta un corretto e agevole approfondimento valutativo di queste proposte. Altra anomalia che tutti dovremo contribuire ad eliminare è l’abusivismo nelle affissioni che ormai ha raggiungo livelli allarmanti e che pochi pubblici amministratori sono riusciti a sradicare. Già di per sé la pubblicità esterna ha i suoi problemi. Se poi subentrano i manifesti clandestini, il danno è notevole non solo per le Aziende ma anche per le tante imprese di affissione serie che stanno alacremente ricercando di dare sempre maggiore efficacia alla pubblicità esterna anche in termini di qualità e di estetica. 5. Ma il discorso va allargato a tutte le forme di comunicazione dal momento che dobbiamo evitare un errore fatale e gravissimo che è quello dell’inquinamento pubblicitario. Dobbiamo combattere tutte le forme di pubblicità gridata, di pubblicità intrusiva, assordante o sguaiata. Non parlerei, come ha fatto nei giorni scorsi un noto giornalista in termini polemici, di “ecologia della pubblicità” che è una formulazione ambigua e diversamente interpretabile. Parlerei invece di pericolo di deterioramento attraverso forme inopportune, stridenti ed eccessive che tutti noi dobbiamo sforzarci di eliminare. Se non ci riusciremo correremo il rischio di una ricaduta negativa sull’atteggiamento che il pubblico ha nei confronti della comunicazione commerciale, con grave danno per tutti noi, per l’efficacia della pubblicità, per la nostra professionalità e la nostra passione.