la dimensione didattica

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LA DIMENSIONE ETICA NELLA FORMAZIONE DIDATTICA DEGLI INSEGNANTI
DI SCUOLA CATTOLICA
Alessandra La Marca
Introduzione
Il docente, di cui oggi la scuola cattolica ha bisogno, dovrebbe essere capace di misurarsi
con i problemi del nostro tempo, individuando nuove piste, escogitando nuove soluzioni ai problemi
educativi, verificando di volta in volta la loro congruenza con la visione cristiana della vita.
L'esame della situazione attuale degli insegnanti della scuola cattolica e la riflessione sulle
richieste provenienti dai dirigenti, dalle famiglie e dagli stessi alunni mi inducono a ritenere che sia
oggi prioritario dare maggiore rilievo alla formazione delle virtù umane, alle convinzioni valoriali e
alla deontologia professionale. Su questa base sarà possibile innescare un'efficace formazione
pedagogico-didattica e far acquisire le conoscenze disciplinari necessarie per l'esercizio della
professione.
Dopo aver
chiarito che cosa significa puntare sull'eccellenza della formazione degli
insegnanti, mi soffermerò sulla dimensione deontologica dell'insegnamento e sul tema della
“comunicazione in umanità”, perché mi sembra che questi due aspetti vadano tenuti particolarmente
presenti nella formazione iniziale degli insegnanti delle scuole cattoliche. Nella formazione di
coloro che scelgono di insegnare in una scuola cattolica, mi sembra irrinunciabile il riferimento ad
alcuni principi di etica del lavoro educativo.
L'eccellenza nella formazione degli insegnanti
Puntare all'eccellenza nella formazione degli insegnanti , significa decidersi a percorrere un
cammino non scevro di difficoltà e di insuccessi, per mantenere alta la tensione morale e culturale
necessaria perché essi migliorino continuamente le proprie prestazioni.
La dedizione costante alla causa della scuola e al miglioramento degli standard di
professionalità, che per altro, non vanno disgiunti da un congruo riconoscimento economicoretributivo, può scaturire soltanto dalla consapevolezza del valore del tipo di scuola in cui gli
insegnanti hanno deciso di lavorare.
L’insegnante, come ricordano Altarejos e Naval (2003, 147), si caratterizza prima di tutto
per il suo sapere, ma non solo; in realtà il sapiente o l'esperto è diverso dal maestro: il primo sa
alcune cose e si limita ad applicare il proprio sapere al suo ufficio; il secondo insegna il suo sapere
affinché altri lo apprendano.
1
E’ indispensabile che ogni docente sappia fornire agli alunni stimoli capaci di alimentare il
loro processo di apprendimento, di produzione del proprio sapere e di socializzazione delle
conoscenze. In questo modo sia l’insegnante che
l’alunno potranno trarre frutto anche dalle
inevitabili difficoltà che sorgono nella realizzazione delle normali attività scolastiche.
Al di sopra del dominio tecnico o della conoscenza scientifica - la cui importanza nessuno
nega o disdegna - ciò che maggiormente lascia un'impronta nell'alunno è l'entusiasmo, la vicinanza,
la flessibilità personale, la comprensione, l'empatia e il senso di giustizia dell’insegnante.
Essere docente di scuola cattolica comporta svolgere un’attività rivolta all'uomo in quanto
persona nel senso più completo del termine, un'attività di formazione della persona considerata
nella sua integralità. La professione docente contiene già al suo interno una forte tensione etica,
come servizio alla persona nel suo processo di crescita e nello sviluppo guidato delle sue
potenzialità.
Acquisire la consapevolezza delle ragioni di certe scelte richiede una coscienza etica sempre
più formata sotto il profilo scientifico ma anche sempre più solida sotto il profilo del coraggio
morale. Proprio per questo motivo è necessario che il docente in una scuola cattolica abbia il
coraggio di andare controtendenza se le situazioni lo richiedono.
Insegnamento e "comunicazione in umanità"
Partendo dal presupposto che nessun essere umano può crescere e svilupparsi, esprimere le
proprie qualità personali e raggiungere la pienezza della maturità umana, senza incontrarsi con gli
altri si può affermare che ogni studente, come ogni uomo, ha bisogno di riconoscimento non per
essere persona, ma per esistere da persona, cioè per attivare pienamente le proprie capacità volitive,
affettive e intellettuali e per raggiungere un intenso e stabile senso della propria identità perchè chi
non si sente affettuosamente accolto, non riesce ad accogliersi1. Pertanto si può affermare che
l'incontro autentico consente ad ognuno di vivere la sua identità e di esistere nella verità2.
Quando gli allievi incontrano un insegnante che mette a disposizione la propria umanità,
che offre gratuitamente il suo entusiasmo e la sua intenzionalità educativa, quasi sempre si creano le
premesse per un cammino formativo positivo. Per ottenere questo è necessario che l'insegnante
dimostri immediatamente un'accettazione della personalità dell'alunno che si deve concretare e
1
Chi non sa accogliersi, non ha la carica affettiva sufficiente per esplicare le sue capacità fondamentali; chi non è in
grado di esercitare la sua umanità intelligente e desiderante, non può giungere a formulare una chiara identificazione
autocosciente.
2
L'identità personale si costruisce e si rafforza nel confronto con gli altri. Come afferma Spaemann (1993, 60-61,
90, 94) il possesso della propria identità e l'autorealizzazione autentica avvengono sempre in un contesto di reciproco
riconoscimento.
2
manifestare in un rispetto profondo per tutto ciò che il soggetto propone ed attua con la sua
presenza.
Nei rapporti interpersonali, che si instaurano tra docente
e alunno, prende forma la
"comunicazione in umanità" che si realizza pienamente, quando entrambi sono consapevoli del
valore incondizionato della persona dell’altro, della sua dignità.
Che cosa è la "comunicazione in umanità"? Essa denota in primo luogo un modo di “esserecon l’altro” la cui struttura fondamentale è costituita dall’ affermazione dell’altro come persona.
Vale la pena a questo proposito ricordare che il termine "comunicazione" ha un significato
complesso; come termine che designa l'azione del verbo "comunicare", presenta diverse accezioni
tra cui manifestare, conservare, trasmettere, consultare, propagare. Il riferimento fondamentale, la
cui traccia si trova anche nelle restanti accezioni, è proprio il primo: manifestare, rendere l'altro
partecipe di ciò che si ha. Questo significato rivela, d'altra parte, il carattere derivato o secondario
dell'informazione, perché si può essere partecipi di essa, ma anche a questo proposito ignorarla del
tutto.
Non è possibile definire la comunicazione senza rifarsi al concetto di partecipazione, che
esprime l'estensione di qualcosa all'altro, e che è il costitutivo essenziale della comunicazione 3.
L'educazione è un incontro fra umanità vive e concrete e non si può pertanto ridurre ad un
processo asettico e impersonale. Ciò che rende unico il processo di insegnamento è la relazione
dell’alunno con la persona del docente4. Non si tratta chiaramente di farsi trasportare dalla
componente irrazionale della nostra personalità, ma di spendersi interamente nella "comunicazione
di umanità" che è l'educazione.
La vera "comunicazione in umanità" si realizza quando il proprio patrimonio spirituale viene
comunicato, viene proposto come via alla realizzazione vera di sé perché indicativa e propositiva
del bene della persona, di ogni persona. Non si tratta di comunicare semplicemente informazioni o
insegnare le regole per averle. Si tratta di una comunicazione nella formazione della propria
umanità.
Conclusione
Da quanto si è detto emerge che una formazione didattica e il rispetto di ogni alunno come
persona, vissuti con impegno nella quotidianità, creano un costante rimando ad un’etica delle virtù,
posta a fondamento del proprio stile personale e professionale.
L'altra dimensione essenziale della comunicabilità, è la “reciprocità " che non è altro che il vissuto di una
comunità che si esplicita nell'esperienza di sentirmi giustamente riconosciuto da un essere come me .
4
Per questo motivo infatti le diverse strategie impiegate per la formazione degli insegnanti, rischiano di rivelarsi
inefficaci, a lungo termine, se non sono in qualche modo orientate a favorire lo sviluppo generale della persona.
3
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Per questo motivo è particolarmente importante che ogni alunno sia aiutato a scoprire il
valore dello studio, a individuare le disposizioni necessarie per realizzarsi come persona attraverso
uno studio ben fatto; allo stesso tempo, è indispensabile che ogni docente sappia fornire agli alunni
stimoli capaci di alimentare la costruzione del proprio sapere e la socializzazione delle conoscenze.
La tensione etica nella vita di studio e di lavoro può e deve esplicarsi in una continua e
lungimirante ricerca di ciò che contribuisce alla crescita personale di ogni alunno e alla
trasformazione della scuola in un’istituzione educativa efficiente, competitiva, disciplinata e
innovativa allo stesso tempo, capace di mantenersi vitale e di rispondere nel migliore dei modi alle
attese dei genitori e degli stessi alunni.
Per concludere, mi sembra di poter affermare che la qualità della formazione didattica dei
docenti di scuola cattolica passa inevitabilmente attraverso lo sviluppo della loro dimensione
spirituale.
Riferimenti bibliografici
ALTAREJOS F. – NAVAL C. (2003), Filosofia dell'educazione, Brescia, La Scuola. Tit. orig.
Filosofia de la educación, Eunsa, Ediciones Universidad de Navarra.
REDONDO E. (1999), Educación y comunicación, Ariel, Barcelona,.
SPAEMANN, R. (1993), I concetti morali fondamentali, Piemme, Casale Monferrato,.
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