Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Laurea Triennale in Lingue e Culture Straniere Curriculum Linguistico Aziendale (LIN(LIN-AZ) Corso di Economia Aziendale A.A. 2012 – 2013 Materiale Didattico Integrativo: Terza Parte (b) – Caratteri ed Elementi Quantitativi dell’Impresa Prof.ssa Annalisa Sentuti Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Terza Parte CARATTERI ED ELEMENTI QUANTITATIVI DELL’IMPRESA 1. Il capitale - La gestione - Il reddito 2. Economicità aziendale 3. Equilibrio economico e Fabbisogno finanziario 4. Fonti di finanziamento e investimenti, autofinanziamento, definizione della struttura finanziaria 5. Efficienza aziendale 6. Cenni all’analisi e al controllo dei costi: classificazione dei costi, conto economico, analisi del “Break Even Point” 7. Cenni all’analisi della redditività: ROE e ROI. A.A. 2012/2013 [email protected] 2 1 Economicità Tutta l’attività dell’impresa deve svolgersi ispirandosi al principio dell’ECONOMICITÀ, una regola di condotta che permette alle imprese di funzionare e conseguire i propri fini. Sia il progetto di costituzione che ogni altra decisione di investimento che tutta l’attività imprenditoriale nel suo complesso debbono essere economicamente validi. In altre parole, l’economicità è la convenienza ad avviare e/o continuare una data attività imprenditoriale o la validità di un progetto di investimento A.A. 2012/2013 3 [email protected] I giudizi di economicità ECONOMICITA’ AZIENDALE Impresa singolarmente considerata ECONOMICITA’ ECONOMICITA’ SUPERAZIENDALE Impresa in relazione ad altre economie A.A. 2012/2013 [email protected] ECONOMICITA’ DI GRUPPO Impresa come elemento del gruppo di appartenenza MACROECONOMICITA’ O ECONOMICITA’ COLLETTIVA Impresa inserita nell’ambito di una vasta economia territoriale 4 2 L’Economicità aziendale In pratica, il principio dell’economicità si compie quando l’azienda riesce simultaneamente a realizzare: 1. l’equilibrio economico; 2. un’adeguata potenza finanziaria. ECONOMICITA’ EQUILIBRIO ECONOMICO = + Adeguata POTENZA FINANZIARIA 5 [email protected] A.A. 2012/2013 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico L’IMPRESA si trova in EQUILIBRIO ECONOMICO quando riesce ad ottenere ricavi capaci di remunerare sia i fattori in posizione contrattuale (ad es. manodopera) sia i fattori in posizione residuale (ad es. il capitale di rischio). In formula: Ricavi = Ricavi = A.A. 2012/2013 Remunerazione fattori in posizione contrattuale Costi + + [email protected] Remunerazione congrua fattori in posizione residuale Risulato di esercizio congruo 6 3 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico Con riguardo al sistema di remunerazione, i fattori produttivi impiegati dall’impresa possono essere distinti in due categorie fondamentali: 1) fattori in posizione contrattuale per i quali la remunerazione è stabilita da contratto e quindi è: - certa; - fissa; - prioritaria. Es: il lavoro, le materie prime, i prestiti bancari, ecc. 2) fattori in posizione residuale la cui remunerazione è: - eventuale; - variabile; - successiva. Es: il capitale investito nell’attività dai proprietari. A.A. 2012/2013 7 [email protected] L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico Stato patrimoniale al 31/12/20.. Attività (dare) Passività (avere) Cassa € 52 Debiti cambiari € 3 Prodotti € 103 Prestito € 100 obbligazionario € 103 Macchine € 155 Tot. passività Fabbricati € 206 Capitale netto € 413 Tot. attività A.A. 2012/2013 € 516 Tot. a pareggio € [email protected] Capitale di credito (CC) Capitale proprio (CP) 516 8 4 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico Prestito obbligazionario Capitale sociale (CS) Si tratta di una raccolta di fondi presso il mercato dei risparmiatori attraverso l’emissione di obbligazioni. L’obbligazione è un titolo di credito che dà diritto ad una remunerazione certa, periodica e generalmente fissa (o indicizzata). Non dà diritto di voto. Il prestito obbligazionario consente alla società di acquisire nuovi mezzi finanziari senza modificare la compagine sociale ed è un esempio di fattore in posizione contrattuale, la cui remunerazione è stabilita da contratto. A.A. 2012/2013 I mezzi apportati dai soci costituiscono il capitale sociale dell’azienda. Il CS in una società per azioni è diviso in quote di eguale valore chiamate azioni. Le azioni danno diritto al dividendo (in sede di ripartizione dell’utile) e diritto di voto (nell’ambito dell’assemblea), nonché diritto al rimborso del capitale (in sede di scioglimento della società). Il CS (o capitale proprio) è un fattore a posizione residuale: la remunerazione è eventuale (non certa), variabile (in relazione al diverso andamento dell’attività), successiva (alla remunerazione dei fattori in posizione contrattuale). [email protected] 9 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico RICAVI = COSTI + RISULATO DI ESERCIZIO CONGRUO RICAVI E COSTI: sono quantità economiche (espresse in valori monetari) generate da atti di scambio monetario. In particolare: • COSTO: espressione quantitativo-monetaria di un atto di investimento (acquisto di fattori e di servizi per la produzione). Il costo è dato da: prezzo di acquisto per quantità di fattore produttivo; • RICAVO: espressione quantitativo monetaria del collocamento dei prodotti/servizi (output dell’impresa) sul mercato. Il ricavo è dato da: prezzo di vendita per quantità vendute. A.A. 2012/2013 [email protected] 10 5 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico RICAVI = COSTI + RISULTATO DI ESERCIZIO CONGRUO RISULTATO DI ESERCIZIO: è dato dalla differenza tra la somma di tutti i ricavi (componenti di reddito positivi) e la somma dei costi (componenti di reddito negativi) riferiti ad un determinato periodo. Ricavi > Costi = Risultato d’esercizio positivo (Utile, Profitto, Reddito d’esercizio) Ricavi < Costi = Risultato d’esercizio negativo (Perdita) A.A. 2012/2013 [email protected] 11 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico RICAVI = COSTI + RISULATO DI ESERCIZIO CONGRUO I ricavi devono remunerare: I fattori produttivi in posizione contrattuale (ovvero coprire tutti i costi di esercizio legati alla gestione) I fattori produttivi in posizione residuale (principalmente il capitale di rischio La REMUNERAZIONE DEL CAPITALE DI RISCHIO si definisce CONGRUA quando, tenuto conto del rischio e dell’eventuale lavoro imprenditoriale, essa è in linea con quella ricavabile dai migliori investimenti alternativi. A.A. 2012/2013 [email protected] 12 6 L’Economicità aziendale e l’equilibrio economico In altre parole, la remunerazione è congrua se è pari o superiore alla somma dei tre componenti fondamentali in cui può essere scomposta, ovvero: i1: rappresenta il compenso per il puro investimento di capitale; i2: rappresenta il compenso per il rischio sopportato; i3: rappresenta il lavoro imprenditoriale eventualmente prestato. Il tasso “iC” che quantifica questa remunerazione (remunerazione congrua) ed è dato dalla somma dei tre componenti sopra elencati. A.A. 2012/2013 [email protected] 13 Il test di Economicità: il componente“i1” Il componente “i1” non tiene conto né del rischio né del lavoro prestato. Rappresenta pertanto il rendimento che si ottiene dal miglior investimento alternativo che sia privo di rischio. Nella realtà non esistono investimenti che non comportino anche un minimo grado di rischio. Tuttavia, per calcolare tale componente, si è soliti assumere come termini di paragone i rendimenti netti (al netto cioè dell’inflazione) degli investimenti in titoli di Stato come CCT e BTP. AD ESEMPIO, supponiamo che il rendimento dei BTP a 10 anni (lungo periodo) sia del 4,48%. Ciò vuol dire che, in questo caso, i1 sarà pari a 4,48%. A.A. 2012/2013 [email protected] 14 7 Il test di Economicità: il componente “i2” Il componente “i2” deve tener conto della perdita media delle aziende operanti nel settore e della probabilità che questa perdita si verifichi. ESEMPIO Se in un settore che conta 1000 aziende ve ne sono 100 (cioè il 10%) che registrano una perdita media pari al 20% del Capitale Netto, avremo che: i2 = (perdita media) x (probabilità di perdita) i2 = (0,20) x (0,10) = 2% A.A. 2012/2013 [email protected] 15 Il test di Economicità: il componente “i3” Il componente “i3” è determinabile come rapporto tra il compenso medio percepito da chi copre una carica direzionale e l’ammontare della somma investita. ESEMPIO Se il compenso medio dei dirigenti è 50 e il capitale investito è 1.000 avremo che: i3 = (compenso medio) / (capitale investito) i3 = (50) / (1.000) = 5% A.A. 2012/2013 [email protected] 16 8 Il test di Economicità: il componente “ic” Possiamo ora determinare la remunerazione congrua, come somma delle tre componenti. i C = i1 + i2 + i3 ESEMPIO Utilizzando i dati precedenti, si ha che: iC = 4,48% + 2% + 5% = 11,48 % [email protected] A.A. 2012/2013 17 Il test di Economicità: il componente “iT” Ipotizziamo di voler verificare se l’azienda studiata (azienda target), si trovi in equilibrio economico. ESEMPIO Si supponga che l’azienda target abbia la seguente situazione economica: Capitale Proprio = 800 Conto Economico costi 400 ricavi 640 utile 240 iT = (utile) / (capitale proprio) = ROE iT = 240 / 800 = 30 % Siccome iT (30%) > iC ( 11,48%) l’azienda target si trova in equilibrio economico. A.A. 2012/2013 [email protected] 18 9 L’equilibrio economico e il ciclo di vita dei prodotti Nella realtà, l’E.E. si realizza nel medio/lungo periodo e non nel breve, a causa del progresso tecnologico (se l’impresa opera in un settore ad alta tecnologia è costretta ad investire continuamente => più costi) e in dipendenza dei prodotti che vengono realizzati e del loro ciclo di vita. Il ciclo di vita dei prodotti generalmente si articola secondo le seguenti fasi: Ricavi Saturazione Tali fasi – strettamente connesse ai RICAVI – variano in ampiezza ed inclinazione a seconda delle caratteristiche del A.A. prodotto. 2012/2013 Declino Maturità Sviluppo Introduzione 0 [email protected] Tempo 19 L’evoluzione dei costi nel tempo Un ciclo analogo può essere individuato per i COSTI derivanti dalla produzione e commercializzazione di un nuovo prodotto. La maggior parte dei costi viene sostenuta all’inizio della commercializzazione e riguarda le ricerche di mercato, l’acquisto del terreno, la costruzione dello stabilimento dove avrà luogo la produzione, l’acquisto dei macchinari, la predisposizione dell’apparato distributivo e amministrativo, le spese di ricerca e sviluppo. Successivamente all’introduzione del prodotto nel mercato, i costi consistono principalmente in costi di gestione. A.A. 2012/2013 [email protected] 20 10 L’evoluzione dei costi nel tempo - Ricerche di mercato - Terreno/stabilimento - Impianti/macchine - Apparato di distribuzione - Apparato amministrativo - Ricerca e sviluppo - Costi di gestione 100 Costi 50 50 30 0 1 2 3 4 Tempo 21 [email protected] A.A. 2012/2013 L’evoluzione dei costi nel tempo 100 Costi Ricavi Saturazione Declino 50 30 50 Maturità Sviluppo Introduzione 0 A.A. 2012/2013 1 2 [email protected] 3 4 Tempo 22 11 L’equilibrio economico nel lungo periodo L’evoluzione dei costi nel tempo, il progresso tecnologico ed il ciclo di vita del prodotto realizzato, influenzano il raggiungimento dell’equilibrio economico. È solo nel medio-lungo periodo che l’impresa: riesce a remunerare i fattori in posizione contrattuale, raggiungendo l’uguaglianza tra ricavi e costi totali (Break Even Point); a produrre una remunerazione congrua anche per i fattori in posizione residuale (Punto di Equilibrio Economico). Questi due concetti saranno ripresi successivamente: v. “Analisi del Break Even Point”. A.A. 2012/2013 23 [email protected] L’Economicità aziendale e la potenza finanziaria ECONOMICITA’ A.A. 2012/2013 = EQUILIBRIO ECONOMICO + [email protected] Adeguata POTENZA FINANZIARIA 24 12 L’Economicità aziendale e la potenza finanziaria Adeguata POTENZA FINANZIARIA L’IMPRESA ha un’adeguata POTENZA FINANZIARIA quando ha la capacità di reperire capitale di rischio o capitale di credito per coprire continuamente, pienamente e convenientemente il FABBISOGNO FINANZIARIO derivante dall’eccedenza delle Uscite per i costi sostenuti rispetto alle Entrate per i ricavi conseguiti nell’ambito della gestione. 25 [email protected] A.A. 2012/2013 Aspetto finanziario della gestione Per lo svolgimento dell’attività istituzionale l’azienda necessita di mezzi finanziari necessari all’acquisto dei fattori produttivi. Il pagamento dei fattori produttivi può avvenire utilizzando i fondi originati dall’apporto dei soci e dei finanziatori esterni dalla vendita dei prodotti Consumatori C T L Ricavi Capitale proprio Capitale di terzi I l’aspetto finanziario Vendita Produzione Utilizzatori A.A. 2012/2013 l’aspetto monetario [email protected] 26 13 Aspetto finanziario della gestione La gestione può essere osservata sotto: l’aspetto monetario l’aspetto finanziario Evidenzia le entrate e le uscite per le operazioni tipiche d’esercizio, ossia entrate per la vendita di prodotti e uscite per l’acquisto di fattori produttivi Evidenzia le entrate e le uscite per la provvista o il rimborso di capitale proprio o di capitale di credito I due aspetti sono tra loro COMPLEMENTARI L’alternanza delle ENTRATE e delle USCITE per operazioni di esercizio crea un DISEQUILIBRIO MONETARIO (le uscite sono superiori alle entrate) mediante ricorso al capitale proprio e coperto capitale di credito (ASPETTO FINANZIARIO) 27 [email protected] A.A. 2012/2013 Le Entrate (E.) e le Uscite (U.) ENTRATE A.A. 2012/2013 USCITE Accensione di finanziamenti + capitale proprio + debiti di finanziamento + debiti di funzionamento Rimborso di finanziamenti - capitale proprio - debiti di finanziamento - debiti di funzionamento Smobilizzo di un investimento + vendita di prodotti con riscossione immediata o differita (operazioni di esercizio che generano ricavi) + incasso di crediti di funzionamento o di finanziamento + disinvestimento (vendita) di un bene pluriennale Effettuazione di un investimento - acquisto di fattori produttivi (es. materie prime) con pagamento immediato o differito - erogazione di prestiti ad altri soggetti - investimento (acquisto) di un bene ad unità pluriennale - remunerazione del capitale di rischio e del capitale di credito [email protected] 28 14 Le Entrate (E.) e le Uscite (U.) Le USCITE derivano da: - operazioni d’esercizio (costi, remunerazione dei fattori in posizione residuale); - investimenti in crediti di finanziamento. Per esse si possono distinguere le seguenti fasi: 1) la previsione 2) la liquidazione (impegno) 3) il pagamento Le ENTRATE derivano da: - operazioni di esercizio (ricavi); - disinvestimento di crediti di finanziamento (riscossione dei crediti di finanziamento). Per esse si possono distinguere le seguenti fasi: 1) la previsione 2) l’accertamento (diritto alla riscossione) 3) la riscossione A.A. 2012/2013 [email protected] 29 Il Fabbisogno Finanziario (F.F.) Il disequilibrio monetario causato dall’eccedenza delle uscite sulle entrate genera un FABBISOGNO FINANZIARIO. Il FABBISOGNO FINANZIARIO ad un certo tempo “TX” è calcolabile come differenza tra le Uscite totali misurate nella fase della liquidazione e le Entrate totali misurate nella fase della riscossione. In formula: F.F. (TX ) = Uscite totali in liquidazione uscite rilevate nel momento in cui sorge l’impegno ad onorare un determinato costo A.A. 2012/2013 - Entrate totali in riscossione entrate considerate nel momento in cui diventa effettivo l’incremento monetario [email protected] 30 15 Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario E U tx A.A. 2012/2013 t [email protected] 31 Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario Esempio Si supponga che nel tempo 1 e 2 si siano avute quantità di uscite rispettivamente di 30 e 100. Si supponga che nel tempo 3 si abbia una quantità di uscite di 130, ma che si siano incassate solo 10. Il fabbisogno finanziario, al tempo 3, sarà allora pari a 130 - 10, ossia 120. Saranno cioè necessarie 120 per continuare nel processo produttivo. A.A. 2012/2013 [email protected] 32 16 Rappresentazione del Fabbisogno Finanziario E U Rappresentazione del FF dell’esempio 130 100 30 Fabbisogno di 120 Impegno di 130 10 A.A. 2012/2013 1 2 3 [email protected] t 33 Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario consiste nella redazione di uno stato patrimoniale relativo al periodo che si vuole prendere in esame. Stato patrimoniale al tempo Tx PASSIVITA’ ATTIVITA’ CAPITALE DI CREDITO CASSA E BANCA INVESTIMENTI LORDI IN Kl ATTESA DI REALIZZO FONDI DI RETTIFICA FONDI RISCHI S CAPITALE SOCIALE RISERVE UTILI INVESTIMENTI (IMPIEGHI) A.A. 2012/2013 Z FONTI DI FINANZIAMENTO Fabbisogno Finanziario = Kl - S - Z [email protected] 34 17 Un modo pratico per determinare il Fabbisogno Finanziario Gli investimenti lordi in attesa di realizzo sono impieghi che torneranno in forma liquida nel b/m/l periodo e che nel frattempo necessitano di una copertura finanziaria: immobilizzazioni, materie prime, merci, ecc. Una parte di questi investimenti viene rettificata dai Fondi di Rettifica e dai Fondi Rischi (ad es. il valore delle Immobilizzazioni viene rettificato dal Fondo ammortamento (Imm. – F.do Amm.to); i Crediti possono essere rettificati dal Fondo Svalutazioni Crediti (Crediti – F.do Svalutazione Crediti). La copertura finanziaria di ciò che resta è in parte fornita da fonti interne generate dalla gestione (autofinanziamento): Riserve e Utili. Ciò che non è coperto dall’autofinanziamento e che non è rettificato, misura il FF aziendale che l’impresa soddisfa ricorrendo a fonti esterne: capitale di credito o capitale di rischio. Fabbisogno Finanziario = Investimenti lordi in attesa di realizzo – (Fondi di rettifica + Fondi rischi) – (Riserve + Utili) A.A. 2012/2013 [email protected] 35 La gestione finanziaria La potenza finanziaria è quindi adeguata se è superiore al fabbisogno finanziario. Tuttavia, la piena disponibilità di capitale (CP e CC) in un dato momento è una condizione necessaria ma non sufficiente. La potenza finanziaria è adeguata quando il fabbisogno finanziario è coperto non solo in modo pieno, ma anche continuativo e conveniente. Oltre all’aspetto quantitativo, quindi, occorre tener conto della continuità della copertura e della convenienza economica a reperire il capitale. Per garantire un’adeguata potenza finanziaria all’azienda è necessario: analizzare la composizione degli IMPIEGHI A.A. 2012/2013 scegliere di una certa combinazione delle FONTI [email protected] 36 18 Analisi della composizione degli IMPIEGHI Negli IMPIEGHI si possono enucleare secondo il criterio della DESTINAZIONE ECONOMICA: l’ATTIVO IMMOBILIZZATO l’ATTIVO CIRCOLANTE attività (investimenti, impieghi) realizzabili e suscettibili di utilità in un periodo superiore all’anno attività (investimenti, impieghi) finanziariamente realizzabili in un periodo pari od inferiore all’anno o già presenti in forma liquida Immobilizzazioni materiali e immateriali Immobilizzazioni finanziarie (fin. conc., part.) Magazzino immobilizzato Magazzino a breve (scorte e rim. contab.) Liquidità differite (crediti, camb., titoli non imm.) Liquidità immediate (cassa, c/c bancario) A.A. 2012/2013 [email protected] 37 Analisi della composizione delle FONTI Le FONTI possono essere distinte in TRE CATEGORIE: - CAPITALE PROPRIO - CAPITALE DI CREDITO - AUTOFINANZIAMENTO A.A. 2012/2013 [email protected] 38 19 Analisi della composizione delle FONTI CAPITALE PROPRIO Consiste nei mezzi che il singolo imprenditore (nell’impresa individuale) o i soci (nella società di capitali) immettono e rischiano nell’attività di impresa. Nelle S.p.A. il capitale proprio è diviso in azioni, che possono essere di diverso tipo: ordinarie, privilegiate, di risparmio, di godimento. CAPITALE DI CREDITO È composto da quei mezzi immessi nell’attività imprenditoriale da soggetti non soci (o comunque da soci ma non a titolo di capitale proprio) e che, quindi, non sopportano il rischio imprenditoriale. I mezzi per reperire capitale di credito sono vari; i più comuni sono: [email protected] A.A. 2012/2013 39 Analisi della composizione delle FONTI CAPITALE DI CREDITO (segue) Prestito obbligazionario Si tratta di una raccolta di fondi presso il mercato dei risparmiatori attraverso l’emissione di obbligazioni. L’obbligazione è un titolo di credito, rilasciato a fronte delle somme versate, che certificano il credito vantato dal finanziatore (risparmiatore) nei confronti della società. Non dà diritto di voto. Il prestito obbligazionario consente alla società di acquisire nuovi mezzi finanziari senza modificare la compagine sociale, ma può essere emesso soltanto dalle società per azioni: deve essere deliberato dall’assemblea straordinaria ed il massimo valore che può assumere è quello del capitale sociale (a meno che non si prestino adeguate garanzie). Credito bancario Mezzi finanziari forniti da un istituto di credito a breve, medio o lungo periodo. Credito mercantile Dilazione di pagamento concessa dai fornitori (debiti di funzionamento). Credito dei dipendenti Diretto (concessione di una parte [email protected] stipendio) o Indiretta (TFR). A.A. 2012/2013 40 20 Analisi della composizione delle FONTI AUTOFINANZIAMENTO Consiste nel reinvestire in azienda le risorse finanziarie generate internamente mediante l’attività svolta nei precedenti esercizi. ☺ Comporta la rinunzia parziale o totale, da parte dei soci, alla distribuzione dei dividendi. Consente all’impresa di finanziare gli investimenti in modo autonomo, senza aumenti del capitale di credito o del capitale proprio. Avendo a disposizione due stati patrimoniali, l’AUTOFINANZIAMENTO può essere determinato con due metodi: - metodo sintetico; - metodo analitico; A.A. 2012/2013 [email protected] 41 Analisi della composizione delle FONTI AUTOFINANZIAMENTO METODO SINTETICO AF = ∆Investimenti - ∆Debiti – Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale L’autofinanziamento esprime la differenza tra l’incremento degli investimenti da un esercizio all’altro (∆Investimenti) e l’incremento di capitale di credito (∆Debiti) e di capitale proprio (– Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale), evidenziando la quota parte di investimenti che viene finanziata internamente (AF). METODO ANALITICO AF = ∆Utili + ∆Fondo di riserva + ∆Fondo rischi + ∆Fondo ammortamenti L’autofinanziamento si calcola sommando l’incremento delle singole poste che non costituiscono né capitale di credito, né capitale di rischio. A.A. 2012/2013 [email protected] 42 21 Analisi della composizione delle FONTI Determinazione dell’AUTOFINANZIAMENTO Stato patrimoniale anno X + 1 Stato patrimoniale anno X Attività (dare) Cassa 20 Crediti 20 Merci 20 Macchine 100 TOT. ATTIVO Passività (avere) Fondi rischi 10 Fondi spese future 10 Fondo amm.to 10 Debiti 20 Totale passivo 50 Capitale sociale 100 Utile anno X 10 160 TOTALE 160 Attività (dare) Cassa 40 Crediti 40 Merci 40 Macchine 100 TOT. ATTIVO Passività (avere) Fondi rischi 20 Fondi spese future 20 Fondo amm.to 20 Debiti 40 Totale passivo 100 Capitale sociale 100 Utile anno X 10 Utile anno X + 1 10 220 TOTALE 220 Metodo sintetico AF = ∆Investimenti - ∆Debiti – Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale AF = 60 – 30 – 0 + 0 = 30 Metodo analitico AF = ∆Utili + ∆Fondo di riserva + ∆Fondo rischi + ∆Fondo ammortamenti AF = 10 + 10 + 10 = 30 43 [email protected] A.A. 2012/2013 Analisi della composizione delle FONTI Determinazione dell’AUTOFINANZIAMENTO Stato patrimoniale anno n + 1 Stato patrimoniale anno n Attività (dare) Cassa e banca 2.000 Crediti 2.000 Magazzino 2.000 Impianti 10.000 Passività (avere) Debiti vs/fornitori 4.000 Debiti vs/banche 2.000 Fondi Rischi 1.000 Fondo Amm.to 1.000 Totale passivo 8.000 Capitale sociale 6.000 Riserve 1.000 Utile anno n 1.000 16.000 TOTALE 16.000 Attività (dare) Cassa e banca 4.000 Crediti 4.000 Magazzino 4.000 Impianti 10.000 TOT. ATTIVO TOT. ATTIVO Passività (avere) Debiti vs/fornitori 6.000 Debiti vs/banche 3.000 Fondi Rischi 2.000 Fondo Amm.to 2.000 Totale passivo 13.000 Capitale sociale 6.000 Riserve 2.000 Utile anno n+1 1.000 22.000 TOTALE 22.000 Metodo sintetico ∆F = ∆Investimenti - ∆Debiti – Apporti di Capitale + Rimborsi di Capitale ∆F = 6.000 – 3.000 – 0 + 0 = 3.000 Metodo analitico ∆F = ∆Utili + ∆Fondo di riserva + ∆Fondo rischi + ∆Fondo ammortamenti ∆F = 0 + 1.000 + 1.000 + 1.000 = 3.000 A.A. 2012/2013 [email protected] 44 22 Analisi della composizione delle FONTI Ulteriori distinzioni tra il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO Il CAPITALE PROPRIO e il CAPITALE DI CREDITO possono essere ulteriormente distinti in base alla DURATA e al COSTO del FINANZIAMENTO [email protected] A.A. 2012/2013 45 Analisi della composizione delle FONTI Capitale credito Capitale proprio In base alla DURATA del FINANZIAMENTO È legato permanentemente alla vita dell’impresa Debiti a breve termine (≤ all’anno) Debiti a medio termine (> 1 e ≤ ai 5 anni) Debiti a lungo termine (> ai 5 anni) In base al COSTO del FINANZIAMENTO Genera interessi passivi: Ha un costo sui generis, • espliciti (se calcolati in % sulla durata e il rappresentato dalla valore del debito) remunerazione congrua richiesta • impliciti (se conglobati nel valore di dagli investitori estinzione del debito) A.A. 2012/2013 [email protected] 46 23 La struttura finanziaria Dopo aver esaminato: - come si genera e varia il FABBISOGNO di FINANZIAMENTO; - la diversa natura degli INVESTIMENTI; - le diverse forme e fonti dei possibili FINANZIAMENTI; verifichiamo come costruire la struttura finanziaria che consente di adattare economicamente la qualità e la quantità dei FINANZIAMENTI alle caratteristiche degli INVESTIMENTI [email protected] A.A. 2012/2013 47 La struttura finanziaria Tener conto di eventuali limitazioni giuridiche (es. prestito obbligazionario) La scelta di una particolare struttura finanziaria deve: Valutare la natura degli investimenti Ispirarsi ai seguenti cinque principi: 1. non è possibile istituire relazioni tra singoli investimenti e singole fonti di finanziamento = le fonti finanziano l’azienda nel suo complesso; 2. occorre sempre soddisfare le esigenze dei finanziatori impostando le scelte in chiave di marketing finanziario = studiare il mercato finanziario ed offrire un investimento remunerativo; 3. bisogna sempre tener presente l’esigenza del soggetto economico di conservare il governo dell’impresa = o aumento il CP mantenendo le medesime proporzioni tra le quote/azioni sottoscritte oppure ricorro al CC; A.A. 2012/2013 [email protected] 48 24 La struttura finanziaria I cinque principi (segue): 4. è necessario adattare il finanziamento alle caratteristiche del fabbisogno finanziario; Analisi storica del fabbisogno Fabbisogno Finanziario β2 [email protected] A.A. 2012/2013 Variabile fluttuante nel t β1 Variabile crescente nel t α Costante Tempo 49 La struttura finanziaria 4) (segue) Bisogna individuare il tipo di finanziamento sulla base dell’analisi storica del fabbisogno caratteristiche della fascia di fabbisogno α β1 A.A. 2012/2013 • capitale proprio • capitale di credito stabile nel t Costante (es. acquisto fabbricato) Variabile crescente nel t (es. acquisto serie macchinari) Variabile fluttuante nel t β2 modalità di finanziamento più appropriata (es. materie prime, spese telefoniche, cancelleria, ecc.) • capitale proprio • capitale di credito stabile nel t • capitale di credito molto elastico (scoperto bancario, c/c bancario, sconto di cambiali, credito mercantile) [email protected] 50 25 La struttura finanziaria I cinque principi (segue): 5. il costo del finanziamento deve essere paragonato con la redditività complessiva dell’impresa. Confronto tra il costo del finanziamento e la redditività complessiva dell’impresa (R.O.I.) R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP Da questa formula, che descrive il c.d. effetto di leverage, si deduce che: Se R.O.I. > i R.O.E. ↑ all’ ↑ del quoz. ind. (CC/CP) conviene indebitarsi, ovvero ricorrere al cap. cred. (CC) Se R.O.I. < i R.O.E. ↓ all’ ↑ del quoz. ind. (CC/CP) non conviene indebitarsi) [email protected] A.A. 2012/2013 51 La formula dell’effetto di leverage R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP R.O.E. Redditività dei mezzi propri (R.O.E. (R.O.E. Return On Equity Equity)) R.O.E. = Risultato netto di esercizio Capitale proprio Esprime il rendimento del capitale netto dell’impresa, ossia quanto frutta il capitale conferito a titolo di rischio. A.A. 2012/2013 [email protected] 52 26 La formula dell’effetto di leverage R.O.E. = R.O.I. R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP Redditività del capitale investito (R.O.I. Return On Investement) Risultato operativo R.O.I. = Capitale investito Misura la capacità dell’impresa di impiegare efficientemente le sue risorse e la redditività del capitale investito (a prescindere dal tipo di fonti di finanziamento utilizzate). L’indice evidenza la redditività complessiva dell’impresa, segnalando la percentuale di reddito operativo che si ottiene dall’uso del capitale investito. [email protected] A.A. 2012/2013 53 La formula dell’effetto di leverage R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP CC/CP Indice del grado di indebitamento Leverage Ratio = Capitale di Credito Capitale Proprio Evidenzia il grado di indebitamento dell’azienda A.A. 2012/2013 [email protected] 54 27 La formula dell’effetto di leverage i R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP L’indebitamento, cioè il ricorso a capitale di terzi, ha un costo Oneri finanziari i = Capitale di Credito = costo medio del finanziamento L’effetto di leverage (o effetto leva) dipende dal rapporto tra la redditività del capitale investito (R.O.I.) e il costo medio del capitale di terzi (i ) A.A. 2012/2013 [email protected] 55 La formula dell’effetto di leverage R.O.E. = R.O.I. + (R.O.I. – i) • CC/CP Se ROI > i La redditività del capitale investito è maggiore del costo medio del capitale di credito => effetto leva positivo: maggiore è il grado di indebitamento, maggiore è la redditività dei mezzi propri Se ROI < i La redditività del capitale investito è minore del costo medio del capitale di credito => effetto leva negativo: la redditività dei mezzi propri diminuisce all’aumentare del grado di indebitamento A.A. 2012/2013 [email protected] 56 28 Scegliere tra diverse fonti di finanziamento CRITERI DURATA CAPITALE DI CREDITO (prestito finanziario) Deve essere restituito alla data di scadenza prestabilita. Può essere a b/m/l termine. Può essere di finanziamento o di funzionamento Comporta il pagamento (in via certa, fissa e prioritaria) di un interesse COSTO DEL passivo da corrispondere a banche e FINANZIAMENTO finanziatori che hanno erogato il prestito Inoltre: • Coerenza tra fonti ed impieghi • Minimizzare i costi ed i rischi • Sfruttare l’effetto leva A.A. 2012/2013 CAPITALE DI RISCHIO (capitale sociale) È permanentemente legato alla vita dell’impresa (più adatto a finanziare investimenti di lungo periodo) Non origina costi espliciti. È remunerato dalla (eventuale) realizzazione di un risultato d’esercizio positivo (utile) Tenendo conto: • Delle istanze del soggetto economico (es. mantenere il governo dell’impresa) • Vincoli legali • Reali possibilità di accesso al mercato finanziario [email protected] 57 Glossario Fondi di rettifica: sono relativi a costi già rilevati durante l’esercizio, ma non di competenza, in quanto imputabili totalmente o parzialmente ad esercizi successivi (es. Fondo Ammortamento). Fondi rischi: sono fondi costituiti per far fronte ad eventuali costi futuri stimati sulla base di ipotesi relative ai rischi in essere alla fine dell’esercizio. Vengono incrementati annualmente, alla fine di ogni esercizio, per una quota corrispondente all’eventuale costo futuro (es. Fondo Svalutazione Crediti). Sono caratterizzati dall’incertezza relativa all’importo della spesa, al momento in cui si verificherà e all’eventualità stessa che essa si manifesti. Fondi spese: sono relativi a costi presunti futuri, ma di competenza dell’esercizio (es. Fondo TFR=> debito vs dipendenti, Debiti Tributari=> debiti vs lo Stato). Riserve: sono parti del capitale netto destinate a diverse funzioni: la difesa dell’integrità del capitale sociale in caso di perdita, l’aumento della solidità patrimoniale grazie al miglioramento del rapporto mezzi propri-mezzi di terzi, stabilizzare nel tempo l’ammontare degli utili da distribuire ai soci. Sono generalmente costituite mediante accantonamenti di quote di utili di esercizio. Risultato operativo: reddito che scaturisce dalla gestione “tipica” o “caratteristica” dell’azienda, ovvero dai processi di acquisizione, trasformazione e vendita dei prodotti e/o servizi che caratterizzano l’attività aziendale. A.A. 2012/2013 [email protected] 58 29 Terza Parte CARATTERI ED ELEMENTI QUANTITATIVI DELL’IMPRESA 1. 2. 3. 4. Il capitale - La gestione - Il reddito Economicità aziendale Equilibrio economico e Fabbisogno finanziario Fonti di finanziamento e investimenti, autofinanziamento, definizione della struttura finanziaria 5. Efficienza aziendale 6. Cenni all’analisi e al controllo dei costi: classificazione dei costi, conto economico, analisi del “Break Even Point” 7. Cenni all’analisi della redditività: ROE e ROI. A.A. 2012/2013 [email protected] 59 Economicità ed efficienza Abbiamo visto che: 1. l’economicità è una condizione necessaria affinché l’azienda sopravviva in condizioni di funzionalità duratura; 2. l’economicità dipende – oltre che dall’adeguata potenza finanziaria – dalla capacità dell’azienda di raggiungere e mantenere una condizione di equilibrio economico, ovvero: RICAVI = COSTI + RISULTATO D’ESERCIZIO CONGRUO 3. l’azienda raggiunge l’equilibrio economico nel medio-lungo periodo a causa dell’evoluzione dei costi nel tempo, del ciclo di vita del prodotto, ecc. Ma l’azienda può agire direttamente su alcune delle cause che determinano il raggiungimento ed il mantenimento dell’E.E. … A.A. 2012/2013 [email protected] 60 30 Economicità ed efficienza … in particolare prendendo in considerazione DUE indicatori: Rendimenti fisico-tecnici Costi Questi due aspetti determinano l’EFFICIENZA dell’azienda, un concetto che permette di qualificare l’ECONOMICITA’ 61 [email protected] A.A. 2012/2013 Economicità ed efficienza MAGGIORI rendimenti fisico-tecnici MINORI costi MAGGIORE EFFICIENZA MAGGIORE ECONOMICITA’ A.A. 2012/2013 Ne consegue che per l’azienda è fondamentale effettuare l’ANALISI ed il CONTROLLO dei COSTI [email protected] 62 31 Economicità ed efficienza Ad esempio, l’azienda deve sapere: 1. quanto rendono i fattori produttivi impiegati? 2. qual è il grado di efficienza dei processi produttivi realizzati? 3. quanto costa un prodotto, un processo produttivo, un centro di costo, l’intero sistema aziendale? 4. che caratteristiche e che andamento hanno i costi sostenuti? 5. quanto deve produrre per coprire tutti i costi sostenuti? 6. ... A.A. 2012/2013 63 [email protected] Rendimenti fisico-tecnici La determinazione dei rendimenti fisico-tecnici può riguardare i: fattori produttivi processi produttivi (materie prime, macchine, lavoro) (es.: cokeria altoforno acciaieria laminatoio) Q beni e servizi prodotti Rdx = Q fattori produttivi utilizzati N.B.: La valutazione generale dell’efficienza dell’impresa deve prendere in considerazione il rendimento di più fattori o processi produttivi, ed altri elementi quali le variazioni del costo e della qualità degli stessi (ad es. un alto rendimento può andare a discapito della qualità). A.A. 2012/2013 [email protected] 64 32 I costi Abbiamo definito i COSTI come gli oneri sostenuti per l’acquisto e l’utilizzo dei fattori produttivi (beni e servizi). Analizzare i costi ai fini delle scelte imprenditoriali e del controllo delle spese, significa : 1. comprendere, prima, le caratteristiche e le componenti elementari del costo; 2. verificare, poi, la relazione che può instaurarsi tra il costo e l’oggetto del calcolo; 3. individuare, infine, il modo più idoneo per confrontare costi e ricavi con lo scopo di acquisire informazioni utili ai fini aziendali. L’analisi dei costi si traduce, quindi, in tre attività: 1. realizzare una preliminare classificazione dei costi secondo determinati criteri; 2. mettere in relazione il costo e l’oggetto del calcolo; 3. scegliere la configurazione dei costi che meglio risponde alle esigenze informative dell’azienda. A.A. 2012/2013 [email protected] 65 1. Classificazione dei costi I costi possono essere classificati secondo: 1. la natura; 2. il periodo di riferimento; 3. la modalità di attribuzione all’oggetto di calcolo; 4. la variabilità; 5. la controllabilità. A.A. 2012/2013 [email protected] 66 33 1. Classificazione dei costi Per natura: i costi vengono classificati in base alle caratteristiche fisiche ed economiche dei fattori produttivi Nell’attività di trasformazione fisica si distinguono: - materie prime - stipendi al personale - forza motrice - ... Nell’attività amministrativa si distinguono: - stipendi al personale - cancelleria - spese postali e telefoniche - consulenze - ... Nell’attività di distribuzione si distinguono: - stipendi al personale - spese promozionali e di pubblicità - spese di trasporto - ... A.A. 2012/2013 [email protected] 67 1. Classificazione dei costi costi capitalizzabili Secondo il periodo di riferimento Sono costi aventi un’utilità pluriennale, essendo relativi a fattori produttivi strutturali. Es.: impianti, capannoni. costi di periodo o di esercizio Sono costi che partecipano alla determinazione del reddito di esercizio come componenti negativi di reddito, in quanto riferiti a fattori produttivi a fecondità semplice. Es.: MOD (manodopera diretta). A.A. 2012/2013 [email protected] 68 34 1. Classificazione dei costi costi diretti o speciali Secondo la modalità di attribuzione all’oggetto di calcolo Sono costi per cui è possibile e conveniente individuare una relazione diretta e misurabile in modo oggettivo tra l’oggetto di costo - processo produttivo/prodotto - e la quantità di fattore impiegata. Es.: materie prime, MOD. costi indiretti o comuni Sono costi per cui non è possibile o conveniente individuare una relazione diretta e misurabile oggettivamente tra l’oggetto di costo - processo produttivo/prodotto - e la quantità di fattore impiegata. Vengono ripartiti ed imputati ai vari oggetti di costo sulla base di convenzioni e stime (coefficiente di imputazione). A.A. 2012/2013 Es.: energia elettrica, spese telefoniche, fabbricato, stipendi personale amministrativo, ecc. [email protected] 69 1. Classificazione dei costi costi variabili A parità di altre condizioni, variano al mutare della Secondo la variabilità produzione. Es.: materie prime. costi fissi Non sono influenzati dal volume di produzione. Es.: fattori strutturali (macchinari, fabbricati, impianti, ecc.). Ma nel lungo periodo (al variare Costi fissi di determinate condizioni), costi classificati come fissi nell’ambito Costo di un determinato volume di produzione, possono essere considerati variabili al variare Volume di produzione dei volumi produttivi (andamento a “scalini”) costi particolari Sono costi variabili all’↑ della produzione e rigidi alla ↓ della produzione. Es.: MOD. A.A. 2012/2013 [email protected] 70 35 1. Classificazione dei costi Secondo la controllabilità costi controllabili Sono costi il cui andamento è influenzabile in modo significativo. costi non controllabili Sono costi non attribuibili alla responsabilità di chi sta a capo di un centro di costo. [email protected] A.A. 2012/2013 71 2. Relazione tra costo e oggetto di costo I costi possono essere rilevati per la determinazione del costo di produzione con riferimento a determinati oggetti (fattori produttivi, procedure, …) che esprime il costo sostenuto per l’utilizzo dei fattori impiegati in un processo produttivo o per realizzare un dato prodotto che, quando coincidono con dei centri organizzativi (es. settore commerciale, impianto, divisione dedicata ad un solo prodotto), vengono denominati centri di costo A.A. 2012/2013 [email protected] 72 36 2. Relazione tra costo e oggetto di costo Mentre determinare il costo di alcuni oggetti è piuttosto semplice (es. il costo di un macchinario), la determinazione del costo di produzione risulta più difficoltosa in quanto l’acquisto di molti fattori produttivi non avviene per singolo prodotto/processo, bensì per più prodotti/processi e, a volte, per soddisfare i bisogni dell’intera azienda (es. la luce elettrica, il riscaldamento, le spese telefoniche, un fabbricato, ecc.) La determinazione del costo di produzione richiede il ricorso a: stime congetture I valori stimati sono determinazioni approssimative di quantità economiche che non è possibile o non è conveniente misurare con esattezza. Per questi valori è sempre possibile, a posteriori, accertare la validità della stima fatta. A.A. 2012/2013 I valori congetturati si basano su ipotesi-finzione. Risultano da una scissione di costi, ricavi o risultati economici comuni a più esercizi. Per questi valori non è possibile un riscontro futuro. [email protected] 73 3. Configurazione dei costi Il COSTO DI PRODUZIONE è, pertanto, una “quantità astratta” che può assumere diverse configurazioni, in relazione ai differenti criteri utilizzati per la ripartizione dei costi comuni (o indiretti) tra i vari prodotti e processi produttivi. In particolare, si possono distinguere: 1. le configurazioni di costo complessivo, nelle quali i costi vengono stratificati per evidenziare dei risultati intermedi fino a giungere alla valutazione del costo totale di un prodotto, di un processo o di un’area funzionale; 2. le configurazioni di costo parziale, volte ad evidenziare – mediante il confronto con i ricavi – il reddito realizzato dal singolo prodotto. Vediamo un esempio di configurazione di costo complessivo… A.A. 2012/2013 [email protected] 74 37 3. Configurazione di costo complessivo - oneri indiretti di natura amm., finanziaria, commerciale, fiscale - oneri figurativi: interessi di computo, compenso per il rischio, salario direzionale + + + Costo primo Costo di produzione Costo complessivo = = = = Costo primo Costo di produzione Consente di controllare l’efficienza Consente di valutare Pr. Fin. o prod. in cs. lav. - MP - MOD - consumi diretti di altri fatt. produtt. A.A. 2012/2013 - costi industriali indiretti Costo complessivo Consente di valutare la redditività Costo econom-tec. Serve come base per determinare i prezzi di vendita [email protected] 75 Il controllo dei costi All’attività di analisi dei costi, va affiancata quella del controllo. Il controllo dei costi può essere effettuato, oltre che con riferimento a diversi oggetti, anche a diversi livelli 1) a livello di sistema aziendale 2) a livello di sub-sistemi aziendali (es. funzione approvvigionamenti, funzione vendite, funzione produzione) 3) a livello di oggetti più specifici (es. stabilimento, filiale, ufficio, ecc.) A.A. 2012/2013 [email protected] 76 38 Il controllo dei costi per il sistema aziendale A livello di sistema aziendale il controllo dei costi si svolge mediante la redazione e la lettura di un documento contabile in forma scalare nel quale si confrontano i costi sostenuti e i ricavi ottenuti. Si tratta di un CONTO ECONOMICO a Report Form. In esso il costo dei prodotti venduti è il risultato dei seguenti elementi: + Rimanenze iniziali (materie prime, semilavorati, prodotti finiti) + Acquisti + Costo del lavoro (settore produzione) + Costi generali industriali (ammortamenti impianti, macchine, ecc.) - Rimanenze finali 77 [email protected] A.A. 2012/2013 Il Report Form secondo la configurazione a ricavi e costo del venduto + Ricavi - costo dei prodotti venduti UTILE INDUSTRIALE LORDO Gestione Caratteristica - costi di ricerca e sviluppo - costi amministrativi - costi di vendita RISULTATO OPERATIVO Gestione Extracaratteristica - oneri finanziari e/o patrimoniali + proventi finanziari e/o patrimoniali UTILE GESTIONE Gestione Straordinaria - oneri straordinari + proventi straordinari UTILE PRIMA DELLE IMPOSTE Gestione Fiscale - imposte e tasse UTILE NETTO 400 350 50 10 10 10 20 5 15 10 5 10 5 5 Tale configurazione evidenzia i contributi apportate alla redditività dalle diverse aree [email protected] 7878 funzionali. A.A. 2012/2013 A.A. 2009/2010 39 Le diverse aree della gestione nelle imprese di produzione Gestione caratteristica: caratteristica comprende le voci inerenti l’attività istituzionale dell’azienda, ovvero i processi di acquisizione, produzione e vendita dei prodotti e/o servizi che caratterizzano l’attività aziendale. Essa genera, ad es., ricavi di vendita, costi di vendita, costo della produzione, R&S, costi amministrativi, ecc. La differenza tra tutti i ricavi e tutti i costi relativi alla Gestione caratteristica genera il REDDITO OPERATIVO, che contribuisce alla determinazione del reddito d’esercizio (Reddito Operativo≠Reddito d’Esercizio!!!). Gestione extracaratteristica: extracaratteristica si distingue in gestione finanziaria, che ha per oggetto il reperimento e l’impiego ottimale delle risorse finanziarie necessarie a coprire il fabbisogno finanziario dell’azienda (genera, ad es., interessi passivi) e in gestione patrimoniale, volta all’impiego di liquidità eccedente rispetto al fabbisogno della gestione caratteristica o attività collaterali e generalmente continue che esulano dall’attività tipica aziendale (genera, ad es., interessi attivi). A.A. 2012/2013 [email protected] 79 Le diverse aree della gestione nelle imprese di produzione Gestione straordinaria: straordinaria comprende le operazioni eccezionali sotto il profilo temporale (non continue) o aziendale (non attribuibili alle combinazioni produttive ricorrenti) (es. vendita di un macchinario, furto dell’incasso, incendio del capannone, donazione, ecc.). Gestione fiscale: fiscale riguarda l’insieme delle operazioni necessarie ad assolvere gli obblighi dell’azienda verso l’erario e determina il formarsi degli oneri tributari a seguito dell’applicazione della disciplina fiscale (es. IRPEF, imposta sul reddito delle persone fisiche; IReS, imposta sul reddito delle società; IRAP, imposta regionale sulle attività produttive). A.A. 2012/2013 [email protected] 80 40 Gli Indici Combinando i valori intermedi di cui al Report Form, si possono ricavare degli indici capaci di fornire una misura sintetica di quanto si è riusciti a realizzare in termini di economicità ed efficienza. In particolare: R.O.I. (Return on Investment) A.A. 2012/2013 R.O.E. (Return on Equity) 81 [email protected] Gli Indici R.O.I. (Return on Investment) Serve per verificare la redditività del capitale che è stato investito nella gestione a prescindere dalle fonti di finanziamento È un indice di redditività aziendale Risultato operativo R.O.I. = A.A. 2012/2013 Capitale proprio + Capitale di credito [email protected] 20 = 100 = 20 % 82 41 Gli Indici R.O.E. (Return on Equity) Serve per misurare la redditività del capitale investito nella gestione dall’imprenditore o dai soci. È un indice di redditività del capitale “di rischio” R.O.E. = A.A. 2012/2013 Reddito netto Capitale proprio 5 = 100 = 5% [email protected] 83 Argomenti CARATTERI ED ELEMENTI QUANTITATIVI DELL’IMPRESA 1. 2. 3. 4. I processi decisionali Le operazioni dell’azienda di produzione La gestione - Il capitale - Il reddito Investimenti e fabbisogno finanziario, scelta dei finanziamenti, autofinanziamento 5. Equilibrio economico e rischio d’impresa Economicità aziendale - Efficienza aziendale 6. Cenni all’analisi ed al controllo dei costi: classificazione dei costi, analisi del “B.E.P.” 7. Cenni all’analisi della redditività: ROE e ROI A.A. 2012/2013 [email protected] 84 42 Il controllo dei costi All’attività di analisi dei costi, va affiancata quella del controllo. Il controllo dei costi può essere effettuato, oltre che con riferimento a diversi oggetti, anche a diversi livelli 1) a livello di sistema aziendale 2) a livello di sub-sistemi aziendali (es. funzione approvvigionamenti, funzione vendite, funzione produzione) 3) a livello di oggetti più specifici (es. stabilimento, filiale, ufficio, ecc.) A.A. 2012/2013 [email protected] 85 Il controllo dei costi per oggetti più specifici Per un controllo dei costi riferito ad oggetti più specifici (uno stabilimento, una filiale, un settore, ecc.) occorre procedere ad un’attenta attività di imputazione dei costi generali. A tal fine, come già visto, si procede ad una preventiva classificazione dei costi. L’analisi più importante è quella che studia l’andamento dei costi al variare del volume di produzione dell’attività aziendale: β = costi fissi α = costi variabili proporzionalmente alla quantità di prodotto γ = costi variabili più che proporzionalmente alla quantità di prodotto Mettendo in relazione i costi con la quantità di prodotto si hanno: Costi TOTALI: totale dei costi sostenuti. Aumentano all’aumentare della quantità prodotta. Costi MEDI… A.A. 2012/2013 [email protected] 86 43 Il controllo dei costi per oggetti più specifici Costo Medio Fornisce indicazioni utili circa l’efficienza con cui vengono impiegati i fattori di produzione al variare della produzione. Costo del fattore produttivo per unità di prodotto = Costo del fattore = Produttività economica del fattore Quantità produttiva Il costo medio unitario diminuisce all’aumentare della quantità prodotta perché diminuisce l’incidenza del costo fisso sulla singola unità: ECONOMIE DI SCALA A.A. 2012/2013 87 [email protected] Il controllo dei costi per oggetti più specifici Costo Medio Il fenomeno delle economie di scala può essere analizzato scomponendo il costo medio nelle sue tre componenti: costi fissi (beta), costi variabili proporzionalmente (alfa) e costi variabili più che proporzionalmente (gamma). q 0 1 2 3 4 5 beta alfa gamma Costi totali Costi medi 10 10 10 1 1 12 12 10 2 2 14 7 10 3 4 17 5,6 10 4 8 22 5,5 10 5 16 31 6,2 q 1 2 3 4 5 beta q 10 5 3,3 2,5 2 alfa gamma Costi medi q q 1 1 12 1 1 7 1 1,3 5,7 1 2 5,5 1 3,2 6,2 I costi di tipo beta sono detti a produttività economica crescente. I costi di tipo alfa sono detti a produttività economica costante. I costi di tipo gamma sono detti a produttività economica decrescente. A.A. 2012/2013 [email protected] 88 44 Il controllo dei costi per oggetti più specifici Costi a produttività economica CRESCENTE All’aumentare della quantità prodotta diminuisce l’incidenza del costo fisso sulla singola unità e quindi diminuisce il costo medio unitario. Costi a produttività economica COSTANTE All’aumentare della quantità prodotta incidono in modo costante sul costo medio unitario. Costi a produttività economica DESCRESCENTE All’aumentare della quantità prodotta incidono in modo crescente sul costo medio unitario. A.A. 2012/2013 [email protected] 89 La “Break Even Analysis” La Break Even Analysis è una delle analisi che si esegue con più frequenza in azienda, soprattutto in concomitanza dell’avvio di nuove iniziative (es. lancio di un nuovo prodotto). Essa, grazie all’individuazione del Break Even Point (o punto di rottura), consente di determinare il volume di vendita da realizzare prima di poter conseguire un profitto. Il Break Even Point rappresenta il livello di produzione in corrispondenza del quale i ricavi totali di vendita eguagliano i costi totali, e, di conseguenza, il profitto è nullo. La ricerca del Break Even Point può essere effettuata mediante due procedimenti: Procedimento matematico; Procedimento grafico. A.A. 2012/2013 [email protected] 90 45 La “Break Even Analysis” Dal punto di vista algebrico il BEP può essere calcolato o in termini di quantità prodotta o in termini di fatturato. • In termini di quantità prodotta q= CF P - CVu La differenza “P - CVu” viene detta Margine Lordo Unitario. • In termini di fatturato F= A.A. 2012/2013 CF 1 - CVu P 91 [email protected] La “Break Even Analysis” Dal punto di vista grafico, il BEP può essere individuato mediante il diagramma di redditività. RT C. R. CT BEP CF Q. A.A. 2012/2013 [email protected] 92 46 La “Break Even Analysis” L’altezza e l’inclinazione delle linee del grafico possono variare in dipendenza di diversi fattori (caratteristiche del mercato, del prodotto od anche dell’impresa stessa). Impresa con molte immobilizzazioni RT CT C.R. Impresa con poche immobilizzazioni RT C.R. BEP CT BEP CF CF q Q. q A.A. 2012/2013 Q. 93 [email protected] La “Break Even Analysis” Aumento del prezzo di vendita Diminuzione del prezzo di vendita RT 2 RT 1 CT C.R. RT 1 BEP A.A. 2012/2013 q CT BEP CF q RT 2 C.R. CF Q. q [email protected] q Q. 94 47 Break Even Point e Punto di Equilibrio Economico Il BREAK EVEN POINT corrispondente al punto in cui i ricavi dell’attività d’impresa eguagliano i costi totali non deve essere confuso con il PUNTO DI EQUILIBRIO ECONOMICO corrispondente al momento in cui, remunerati i fattori produttivi in posizione contrattuale (costi totali), i ricavi riescono a produrre una remunerazione congrua anche per i fattori in posizione residuale. 95 [email protected] A.A. 2012/2013 Break Even Point e Punto di Equilibrio Economico 100 Costi Costi Ricavi Saturazione 50 30 Ricavi Maturità E.E. Sviluppo Introduzione 0 A.A. 2012/2013 Declino 50 Ricavi = Costi totali + Remuneraz. congrua B.E.P. Costi totali = Ricavi totali 1 2 [email protected] 3 4 Tempo 96 48