29 Anno XII n.13 - ottobre 2016 www.corcom.it PUNTI di VISTA Aleph Industria 4.0 senza bandi Di EDOARDO NARDUZZI Net-lex A ffidare alle sole imprese la scelta di come e, soprattutto, in cosa investire parrebbe un ossimoro. Chi meglio di un’impresa o di un’imprenditore può sapere quale investimento tecnologico o innovativo è meglio fare per essere più competitivi? Quale burocrate, anche il più formato, può capire i dettagli e le specificità dei processi di un’azienda così bene da poter scegliere al suo posto se un progetto è utile o meno? Domande dalla risposta ovvia ma non in Italia, dove da decenni ogni investimento in R&D che vede il cofinanziamento pubblico è affidato alla burocrazia. A una burocrazia, peraltro, non degna dell’eurozona e di gran lunga più inefficiente e paralizzata dal formalismo giuridico di quanto non accada in Germania o in Olanda. Il risultato è una ulteriore penalizzazione delle imprese italiane che devono attendere quattro anni per vedersi liquidati i contributi dei progetti di ricerca. L’esempio di LazioInnova è più Di GUIDO SCORZA Avvocato esperto di Diritto Internet Uragano sulla Siae scatta l'ora dei rimborsi S che sufficiente a dare un’idea di quanto perverso sia il fenomeno: una recente interrogazione del M5S accusa la finanziaria regionale di aver messo in crisi le Pmi laziali perché, a fine 2016, ancora non ha liquidato i fondi della programmazione 2007/2013. LazioInnova impiega quattro anni a pagare i contributi di un progetto della durata di diciotto mesi. Follia burocratica allo stato puro che Tutto sarà affidato alle imprese: chi investirà bene vedrà accrescere il proprio fatturato e la redditività. Chi lo farà male perderà terreno. É il mercato zavorra lo sviluppo e l’occupazione. Ora il ministro Carlo Calenda ha deciso di voltare pagina. L’intero stanziamento destinato a finanziare gli investimenti della cosiddetta Industria 4.0, cioè l’internet delle cose che entra in fabbrica e nella vita di tutti i giorni, sarà gestito esclusivamente dalle imprese interessate. Nessun bando pubblico per decidere a chi assegnare i fondi. Nessuna commissione ministeriale o graduatoria da pubblicare in GU. Nessuna rendicontazione amministrativa da dover fare a degli ottusi burocrati. Calenda ha liberato la funzione di investimento legata all’innovazione dall’arbitrio della burocrazia. Nessun burocrate stabilirà cosa LA PUBBLICITà oNLINe sorpassa quella tv N el 2015, secondo il XIV rapporto annuale ITMedia Consulting, Turning Digital, il crollo della pubblicità televisiva in Europa occidentale è finalmente giunto al termine, registrando un tasso di crescita del 2,7%. Questo risultato, peraltro, non si è distribuito in modo uniforme in tutti i paesi analizzati (Francia ed Italia ad esempio sono rimaste sostanzialmente stagnanti) e in assoluto è ancora al di sotto dei valori registrati nel 2010. In effetti ciò che rende difficile un ritorno ai livelli precedenti nei media tradizionali è lo spostamento degli investimenti, negli ultimi anni, verso i nuovi mercati digitali, che continuano ad essere il principale motore della crescita della pubblicità. In particolare, in alcuni dei principali paesi europei come il Regno Unito e la Germania, l’online è diventata la prima risorsa, superando la televisione. Nel primo caso, il primato era già stato raggiunto in precedenza e nel 2015 si è consolidato, grazie soprattutto alla pubblicità sul mobile, al video online e ai notiziari nazionali in digitale, tutti in forte crescita. Il mercato tedesco invece ha registrato il sorpasso dell’online sulla televisione è giusto o meno finanziare. Nessun burocrate potrà rallentare ad arte, in realtà con interpretazioni meramente letterali delle norme e dei regolamenti con la unica finalità di non essere responsabile di nulla. Nessun burocrate potrà adottare condotte opache nella gestione dei fondi asintotiche la corruzione. Tutto sarà affidato alle imprese: chi investirà bene vedrà accrescere il proprio fatturato e la redditività; chi lo farà male perderà terreno. Questo è il sano mercato, un bravo a Calenda che lo ha valorizzato. OLTRE il giardino La fine della la crisi del mercato pubblicitario televisivo certifica che il mercato digitale è ormai la prima risorsa Seguici su Facebook - Twitter www.corcom.it ono decine e decine di milioni di euro quelli che la Siae potrebbe vedersi costretta a rimborsare a migliaia di imprese, liberi professionisti ed amministrazioni dello Stato. Con una sentenza dello scorso 22 settembre, la Corte di Giustizia Ue ha dichiarato illegittima la disciplina italiana che fissava le tariffe per il versamento del c.d. compenso per copia privata ovvero l’importo che chi importa o distribuisce in Italia supporti o dispositivi idonei alla registrazione di copie di opere musicali o cinematografiche è tenuto a versare appunto alla Siae. Secondo i giudici - che hanno integralmente accolto la domanda proposta da Microsoft Mobile, già Nokia Italia SpA, Hewlett Packard Italiana, Telecom Italia, Samsung, Dell, Fastweb, Sony Mobile Communications e Wind – la disciplina italiana varata nel dicembre del 2009 dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, sarebbe contraria alla disciplina europea in quanto non prevedrebbe un adeguato sistema di esenzioni dall’obbligo di versare il compenso per quanti acquistano supporti e dispositivi nell’ambito di un’attività professionale come deve presumersi accadere quando l’acquirente è un’impresa, un libero professionista o un’amministrazione dello Stato. E benché la decisione si riferisca al solo decreto firmato all’allora Ministro Bondi, il principio – e le sue conseguenze – sembra dover valere anche per l’ulteriore Decreto firmato nel 2015 dall’attuale ministro Dario Franceschini giacché, le nuove regole, ricalcano le orme delle precedenti. Se si considera che la Siae ha incassato, a titolo di compenso per copia privata, quasi 130 milioni di euro nel 2015, quasi 78 nel 2014, più di 67 nel 2013 ed oltre 72 milioni nel 2012 non è difficile rendersi conto dell’entità dell’uragano che sta per abbattersi sulla società. Eppure i giudici non hanno avuto esitazioni e alla Siae che aveva chiesto almeno, di limitare gli effetti dell’eventuale sentenza scongiurando il rischio di una pioggia di rimborsi hanno risposto che “la Siae non può assolutamente sostenere di aver maturato la convinzione che la normativa in esame nel procedimento principale fosse conforme al diritto della Ue". Ma non basta. Non solo scatterà l’ora dei rimborsi ma il ministero dovrà anche cambiare le regole e prevedere che chi compra supporti o dispositivi nell’ambito della propria attività professionale non debba versare un solo cent di compenso per copia privata. Un colpo alla burocrazia Di AUGUSTO PRETA Consulente strategico CEO di ITMedia Consulting proprio nel 2015, nonostante quest’ultima fosse a sua volta cresciuta di oltre il 6%. Questo dimostra la dinamicità di un mercato che a lungo era stato senta ovunque il vero grande sconfitto di questa partita. In Francia la pubblicità digitale e on-line ha registrato una crescita di oltre il 4%, raggiun- il 24% del totale, registrando soprattutto nel search significativi tassi di crescita. Infine, anche la Spagna è cresciuta in linea con gli indicatori dominato dalla stampa e che negli ultimi anni ha visto dapprima il sorpasso della televisione e nell’ultimo anno dell’online. Negli altri grandi paesi, pur se ancora a una certa distanza dalla TV, la pubblicità online è comunque diventata, e con ampio margine, la seconda risorsa in termini di ricavi, staccando la stampa che rappre- gendo una quota del 26% sul totale, superando il settore di stampa ed editoria di oltre €400 milioni. In Italia, gli effetti della recessione economica si fanno ancora sentire e continuano ad ostacolare gli investimenti totali da parte delle aziende in pubblicità. Nel 2015, tuttavia, Il settore Internet ha raggiunto macroeconomici. Se il mercato televisivo, ha ripreso a crescere (+7%), rappresentando il 49 per cento di tutto il mercato pubblicitario, il consumo crescente di video internet ha certamente favorito anche in Spagna il sorpasso dell’online nei confronti della stampa, con tassi di crescita ampiamente in doppia cifra.