4 Le relazioni clima-comfort: strumenti per l’analisi bioclimatica Fabio Peron Francesca Cappelletti Materiale didattico per il corso di Elementi di Tecnica del Controllo Ambientale: Introduzione alla Sostenibilità Laboratorio Integrato 1°Anno ClasArch Anno Accademico 2009-2010 Università IUAV di Venezia la proprietà letteraria e i diritti sono riservati agli autori il presente materiale può essere riprodotto amichevolmente per scopi didattici e per uso personale l’uso a scopo di lucro anche solo di parte di esso sarà perseguito a norma di legge 0. Introduzione 3 1. Il Bio-climatic Chart di V. Olgyay 3 2. Il Building Bio-Climatic Chart di B. Givoni 4 3. Sviluppi più recenti riguardo i diagrammi bioclimatici 6 4. Ulteriori considerazioni sul comfort 7 5. Un esempio di Utilizzo dei diagrammi bioclimatici 8 6. Ulteriori strumenti di analisi 9 7. L’analisi delle condizioni di vento 10 8. Bibliografia 11 1. INTRODUZIONE L’analisi delle condizioni climatiche del luogo scelto per la realizzazione di un edificio costituisce il punto di partenza per l’individuazione di coerenti principi di progettazione sia su scala architettonica che urbana in modo da massimizzare il comfort per le persone e minimizzare l’utilizzo dell’energia per riscaldare e raffrescare gli ambienti. L’analisi e la presentazione dei dati climatici può essere resa in maniera molto interessante utilizzando grafici e diagrammi. Familiari risultano i grafici degli andamenti giornalieri, mensili e annuali della temperatura, dell’umidità, della velocità del vento, della copertura nuvolosa e così via. Un po’ meno famigliari sono invece i cosidetti diagrammi bioclimatici. Tali diagrammi facilitano l’analisi delle caratteristiche climatiche di un certo luogo dal punto di vista del progettista mettendole in relazione alle condizioni di comfort per l’uomo. In generale i diagrammi bioclimatici consistono in un diagramma psicrometrico in cui sono evidenziate le combinazioni di valori accettabili per il comfort di temperatura, umidità, velocità dell’aria, radiazione. Il confronto tra tale zona così determinata nel diagramma e le condizioni ambientali locali costituisce la base su cui valutare le “criticità” del clima esterno e le possibilità di intervento per migliorare il livello di comfort. 2. IL BIO-CLIMATIC CHART DI V. OLGYAY Il primo diagramma bioclimatico si deve a Victor Olgyay. Si tratta del “Bio-climatic Chart” messo a punto nel 1963 riportato in figura 1 nella sua versione originale (Olgyay, 1963). Lungo gli assi, rispettivamente in ordinata e ascissa, sono riportate la temperatura e l'umidità relativa dell’aria. Al centro del diagramma è individuata la zona di benessere relativa ad una persona vestita in modo leggero (Clo = 0,8) e in attività sedentaria (1 met). Per condizioni tipicamente estive essa è delimitata da una linea corrispondete alla isoterma 21°C verso il basso e il limite superiore invece dipende dall’umidità. Per umidità relativa sotto al 50% il limite superiore corrisponde all’isoterma 27.8°C oltre tale valore diminuisce gradualmente fino ad intersecare il limite inferiore intorno al 90% di umidità relativa (ad alta percentuale di umidità la temperatura sopportabile è inferiore). La zona di benessere invernale è tratteggiata e giace leggermente più in basso di quella estiva. La parte di diagramma al di sotto della zona di comfort corrisponde a condizioni di sottoriscaldamento (bassa temperatura). In questa zona Olgyay segnala attraverso il diagramma che il livello di comfort può essere mantenuto a condizione che vi sia una certa quantità di radiazione solare. Sono infatti indicati sul diagramma i livelli di radiazione solare richiesti per le diverse coppie di valori temperatura-umidità. Si noti che oltre alle curve di radiazione è riportata anche una scala graduata con i valori di temperatura media radiante (TMR): tale indicazione è utile qualora si voglia fare delle considerazioni in assenza di radiazione solare. La condizione di comfort infatti può persistere a condizione che sia garantita una certa temperatura media radiante che dovrà esser maggiore quanto minore è la temperatura dell’aria. Al di sopra dei 21°C si ha la situazione di radiazione zero, cioè in altre parole la richiesta d'ombra (tranne che per i fanatici della tintarella). Anche sopra alla zona di comfort (zona di surriscaldamento come si vedrà di seguito) vengono indicati i valori di TMR consigliati per mantenere il benessere: si noterà che in questo caso tali valori diminuiscono al crescere della temperatura dell’aria. La parte di diagramma sopra la zona di comfort viene definita di surriscaldamento. Per estendere durante il periodo estivo la zona di comfort verso valori della temperatura e umidità relativa dell’aria più elevati si può agire aumentando la velocità dell’aria (ventilazione naturale o artificiale). Nel diagramma sono riportate le curve che indicano nelle diverse condizioni i valori di velocità necessari per ristabilire condizioni di comfort. Una seconda strategia per ristabilire il comfort nella zona di surriscaldamento è costituita dall’evaporazione controllata di acqua. Nel grafico sono inoltre riportati i valori del rapporto massa d’acqua su massa d’aria necessari in termini di isolinee. Si assume che il calore latente sia completamente sottratto all’aria. Nella estrema parte superiore è indicato il limite di eventuali colpi di sole o di calore, mentre nella parte inferiore è indicata la linea di congelamento. Sul diagramma si possono riportare per una data località i valori di temperatura e umidità relativa ottenendo diagnosi immediata della presenza e della durata di condizioni di surriscaldamento o di sottoriscaldamento. Il valore di questo grafico sta proprio nell'evidenza della rappresentazione di tutti i parametri climatici in rapporto al benessere umano. Figura 1. Diagramma bioclimatico di Olgyay (Olgyay 1963). 3. IL BUILDING BIO-CLIMATIC CHART DI B. GIVONI Si possono fare alcuni commenti sull’utilizzo del digramma proposto da Olgyay. L’efficacia di tale diagramma ai fini della progettazione si basa sulla considerazione che le temperature interne agli edifici siano molto prossime a quelle esterne. Tale fatto si riscontra prevalentemente in estate alle medie latitudini e alle basse latitudini per climi caldo-umidi, è poi tanto più vero quanto più leggere sono le strutture e quanto più gli edifici sono ventilati naturalmente attraverso l’apertura delle finestre. Per edifici con grande massa, costruiti in regioni calde e secche, durante il periodo estivo la temperatura interna è, invece, molto differente da quella esterna anche senza funzionamento dell’impianto. Risulta chiaro, allora, che confondere i dati climatici esterni con le condizioni ambientali interne può portare, in alcuni contesti climatici e per alcune tipologie costruttive, a sovrastimare le necessità di intervento per garantire condizioni di comfort. Sulla base di queste osservazioni Baruc Givoni nel 1969 propose un nuovo diagramma chiamato “Building Bio-Climatic Chart” BBCC (Givoni 1969). Da un punto di vista grafico il BBCC differisce da quello di Olgyay poiché utilizza come base un diagramma psicrometrico ASHRAE, ed inoltre fa riferimento alla temperatura dell’aria all’interno degli edifici (prevista sulla base dell’esperienza o di calcoli) invece che alla temperatura dell’aria esterna. In realtà si può dire meglio che pur considerando i valori ambientali esterni tiene conto della presenza dell’edificio e della possibilità di mitigare gli effetti climatici con tecniche passive. Anche nel diagramma BBCC sono individuate due zone che descrivono le condizioni di comfort termico interno. Come si vede la zona di comfort invernale (CI) si estende a temperature inferiori rispetto a quella estiva (CE), ad essa infatti corrisponde un livello di attività maggiore o un vestiario più pesante. Nel diagramma sono poi indicati i limiti di temperatura e umidità esterni per i quali l’applicazione di alcuni sistemi passivi di controllo del microclima può garantire condizioni di comfort estivo in climi caldi senza ricorrere a impianti di climatizzazione. I sistemi considerati efficaci, come riportato in figura 2, sono: ventilazione diurna, elevata massa con e senza ventilazione notturna, raffrescamento evaporativo diretto, raffrescamento evaporativo indiretto con roof-pond. CE CI Figura 2. Diagramma bioclimatico di Givoni. I confini delle diverse zone di comfort e le differenti strategie per assicurare le condizioni di comfort interno si basano sulle temperature interne previste nell’edificio privo di sistema di climatizzazione e correttamente progettato per il contesto climatico in cui è costruito. La ventilazione diurna è la più semplice strategia di raffrescamento naturale che consente di aumentare i limiti di temperatura e umidità considerati accettabili con una velocità dell’aria interna pari a circa 2 m/s. Una seconda strategia consiste nel favorire la ventilazione notturna. Tale espediente va considerato qualora l’edificio abbia un’elevata massa: in questo modo la struttura dell’edificio viene raffrescata per convezione durante la notte e la temperatura interna media giornaliera si mantiene sotto la media delle temperature esterne. Tale sistema è più utile in climi caldo-secchi dove la temperatura esterna massima non supera i 36°C. Qualora la temperatura esterna massima sia superiore, comunque la ventilazione notturna riduce le ore in cui si renda necessario l’utilizzo dell’impianto di raffreddamento. Quando anche la ventilazione notturna non è sufficiente si può ricorrere al raffrescamento evaporativo che sfrutta l’assorbimento di calore che avviene durante il processo di evaporazione di una massa d’acqua. In alcuni casi grandi masse d’aria esterna vengono introdotte nell’edificio dopo essere state raffreddate e umidificate per mezzo di sistemi meccanici o passivi. Questo sistema ha, d’altra parte, dei limiti nei livelli di umidità dell’aria raffreddata e della velocità. Un altro sistema di raffreddamento evaporativo consiste nell’utilizzare un bacino d’acqua sopra un tetto non isolato. In questo modo la temperatura dell’acqua si mantiene quasi uguale alla temperatura a bulbo bagnato dell’aria esterna (ricordate che la temperatura a bulbo bagnato è inferiore alla temperatura a bulbo secco) mantenendo più fresco il soffitto che diventa un sistema di raffreddamento di tipo radiante e convettivo rispetto all’ambiente interno sottostante. Naturalmente il tetto d’inverno dovrebbe essere isolato. In generale nei diversi grafici le zone di comfort e le zone di correzione definite esternamente a quelle di comfort non devono essere considerate in modo rigido. 4. SVILUPPI RECENTI RIGUARDO I DIAGRAMMI BIOCLIMATICI In questi ultimi dieci anni si è avuto specie negli Stati Uniti un nuovo impulso all’analisi bioclimatica applicata agli edifici. Tra i principali protagonisti si può sicuramente indicare W. Brown il quale ha rivisitato il diagramma di Olgyay implementandovi le considerazioni fatte da Givoni sul diagramma ASHRAE. In figura 3 è riportato il diagramma. Come si vede consiste in una versione aggiornata di quello di Olgyay sul quale invece delle generiche azioni ambientali necessarie a riportare condizioni di comfort sono riportate le diverse tecniche di riscaldamento solare e di raffrescamento passivo. Le indicazioni sono del tutto generali e si basano su specifiche assunzioni riguardo al tipo di involucro e ai carichi termici; si riferiscono a edifici residenziali e con limitati carichi interni, buon livello di isolamento e ivolucro mediamente vetrato. Figura 3. Diagramma bioclimatico proposto da Brown (Brown 2001). Sono considerate cinque strategie di raffrescamento: 1)ventilazione naturale, legata ai soli moti dell’aria per azione del vento o di riscaldamenti differenziali, 2) elevata massa termica , legata alle caratteristiche dei materiali utilizzati nella costruzione, permette di immagazzinare il calore durante il giorno e reirradiarlo durante la notte, 3) massa termica combinata con la ventilazione, con dissipazione notturna del calore immagazzinato nel periodo diurno grazie all’azione dell’aria, 4) raffrescamento evaporativo diretto, con aumento dell’umidità e abbassamento della temperatura direttamente negli spazi interni, 5) raffrescamento evaporativo indiretto, con il raffreddamento dell’involucro dell’edificio per evaporazione d’acqua. 5. ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL COMFORT L’acclimatazione ad un clima caldo ha un ruolo importante nel determinare la suscettibilità agli effetti fisiologici del calore e al discomfort sensoriale in ambienti caldi. In altre parole le persone da poco trasferite in una zona con clima caldo e che precedentemente vivevano in un clima più fresco soffrono molto di più il caldo di quelle che hanno sempre vissuto in queste regioni. Allo stesso modo diversi studi hanno evidenziato come gli abitanti di paesi caldi preferiscono temperature più elevate di quelle previste dalle norme sul comfort americane e europee. In generale nello stato o meno di comfort hanno influenza fattori demografici (sesso, età) condizione economica, fattori di contesto (tipo di edificio, funzione dell’edificio, stagione, clima) condizioni sociali, fattori cognitivi (attitudini, preferenze, aspettative). Si è introdotto in questi ultimi anni il concetto di comfort adattativo intendendo con questo termine un approccio al confort che coinvolge questi fattori non fisici nella percezione termica (De Daer 2000, Brager 2001). Il termine “adattativo” può essere generalmente interpretato come la diminuzione della risposta dell’organismo alle ripetute stimolazioni ambientali; in realtà il termine raccoglie tutti quei meccanismi fisiologici di acclimatazione più tutti quei processi comportamentali e psicologici che portano migliorare l’adattamento al clima interno. Indagini sperimentali hanno permesso di elaborare il diagramma riportato in figura 4, in cui viene riportata per i diversi paesi l’intervallo di temperature in cui gli abitanti hanno definito accettabili le condizioni ambientali. Si nota la variabilità. Figura 4. Variazione delle condizioni di comfort con la variazione della temperatura esterna. Un altro aspetto interessante riguarda l’ottimizzazione della progettazione dell’edificio in modo da garantire il raggiungimento di condizioni di comfort durante il giorno e durante la notte. E’ possibile infatti che in alcuni ambienti vi sia conflitto tra le esigenze nelle due diverse situazioni. Ad esempio utilizzando un involucro esterno con grande massa la temperatura interna durante il giorno si abbassa ma allo stesso tempo si innalzano le temperature notturne. In presenza di questi conflitti è utile individuare quale è la situazione più critica e in ogni caso è possibile nella grande maggioranza dei casi con una opportuna progettazione contemperare le esigenze. Da un punto di vista psicologico il comfort durante il periodo notturno è più importante di quello durante il giorno. Con un riposo confortevole un più elevato stress termico può essere sopportato durante il giorno. Di notte infatti l’organismo può così recuperare e non si ha accumulo di fatica. 6. UTILIZZO DEI DIAGRAMMI BIOCLIMATICI I diagrammi bioclimatici, come è già stato detto, sono utili per evidenziare quali siano le criticità climatiche di un determinato sito in relazione al comfort da realizzare all’interno degli ambienti. La valutazione del clima locale si ottiene riportando sul diagramma bioclimatico i dati temperaturaumidità per intervalli temporali regolari (orari, giornalieri o mensili). A seconda dello scopo dell’analisi si possono utilizzare le condizioni ambientali medie o quelle estreme. Tipicamente l’utilizzo dei valori relativi ai giorni medi (24x12 coppie di dati) da una buona rappresentazione del clima di un sito. Invece dei valori orari si possono considerare i valori estremi e accoppiando temperatura massima e umidità minima e temperatura minima e umidità massima per ciascun mese. E’ possibile anche in maniera più sintetica individuare le condizioni caratteristiche tipiche nelle diverse stagioni: tipico giorno invernale, tipico giorno primaverile, tipico giorno estivo, tipico giorno autunnale (12 valori in 4 giorni). Si possono individuare i tipici giorni di ciascuna stagione considerando i giorni medi di 4 mesi tipici, indicativamente gennaio, aprile, luglio e ottobre. Ancora più sinteticamente si possono considerare giornata tipo per l’inverno (soleggiata e coperta) e per l’estate (soleggiata e coperta). Non è facile avere però trovare in letteratura delle descrizioni di questo ultimo tipo già disponibili, possono essere ottenute sulla base dell’esperienza personale e a partire dai dati climatici completi. In maniera approssimata ma accettabile per una descrizione di massima si possono utilizzare come rappresentativi delle condizioni più critiche i valori ambientali dei mesi di luglio e gennaio. Figura 5. Analisi bioclimatica per Venezia utilizzando il diagramma di Olgyay. In figura 4 è presentato un esempio di analisi per il clima di Venezia utilizzando i valori climatici relativi ai giorni medi mensili. Ogni punto rappresenta una coppia oraria di temperatura e umidità. Dalla distribuzione dei punti si può dedurre l’importanza dei diversi elementi climatici e possono essere valutati i possibili interventi. Soprattutto in relazione ai diagrammi di Gironi e Brown è possibili valutare quale incremento percentuale può avere il tempo in cui si raggiungono condizioni di comfort dentro un edificio utilizzando le diverse tecniche di controllo passivo o loro combinazioni (fig. 5). Figura 6. Analisi dell’effetto sul comfort dell’adozione di diverse tecniche di controllo ambientale passivo per l’area dell’ovest Australia (Square One). 7. ULTERIORI STRUMENTI DI ANALISI Utilizzando le temperature esterne dell’aria dei giorni medi mensili è possibile costruire una tabella del tipo sotto riportato in cui nelle colonne sono riportati i valori orari di ciascun mese. In tale tabella è possibile evidenziare i periodi in cui è necessario riscaldare – temperatura sotto un valore limite es. 10°C – oppure raffrescare – temperatura sopra un valore limite, es. 27°C - oppure in è possibile utilizzare l’aria esterna per raffrescare (free-cooling) – temperatura compresa tra 16 e 26°C. In effetti le esigenze di climatizzazione o riscaldamento sono l’effetto dell’azione combinata di scambi convettivi e radiazione solare. Nella valutazione di prima approssimazione vista si è considerata la sola convezione. E’ possibile tenere conto della radiazione utilizzando la temperatura sole aria come definita nel capitolo precedente. Utilizzando sempre i valori ambientali nei giorni medi mensili è possibile ottenere una ulteriore rappresentazione del clima locale. Sulla base della tabella descritta qui sopra è possibile infatti costruire un ulteriore diagramma definito da Olgyay “Timetable of Climatic Needs” (Olgyay 1963), il quale viene anche detto diagramma delle termoisoplete. In esso in ascissa si riportano i mesi dell’anno mentre in ordinata le ore del giorno. Si riportano nel diagramma le curve isovalore per la temperatura o per la radiazione e eventualmente anche le diverse azioni necessarie per ristabilire condizioni di comfort, ricavate dal Bioclimatic Chart, in termini di radiazione o velocità dell’aria o evaporazione. Per i periodi di surriscaldamento ad esempio si possono riportare i mesi e le ore in cui sono necessari l’ombreggiamento o un aumento della velocità dell’aria o l’utilizzo dell’evaporazione. Sul diagramma possono essere tracciate anche le linee dell’alba e del tramonto. Uno strumento di questo tipo riporta in maniera assai sintetica le sollecitazioni climatiche in un sito e può quindi aiutare il progettista nelle prime fasi di progettazione al momento di definire la disposizione degli spazi e gli orientamenti. In figura 6 è riportato un esempio per l’area di Minneapolis. Tabella I. Temperatura sole-aria nei diversi mesi a Dakkar (Senegal) clima di tipo A. Sono state individuate le condizioni in cui si può pensare al free cooling, t<25°C, o in cui si ha necessità di raffrescare, t>25°C, considerando tre livelli di insoddisfazione: 25°C<t<28°C, 28°C<t<30°C, 30°C<t. Figura 7. Timetable of Climatic Needs per il clima di Minneapolis (Olgyay 1963). 8. L’ANALISI DELLE CONDIZIONI DI VENTO Utili, nella descrizione delle condizioni di vento in un sito, si rivelano i diagrammi in cui si riporta la distribuzione percentuale della direzione del vento (figura 8). Tali diagrammi, costituiti da frecce o barre orientate la cui lunghezza è proporzionale all’incidenza percentuale con cui si riscontra una data direzione del vento, sono tracciati su di una rosa dei venti nella quale il nord è indicato verso l’alto. Ciascuna barra è divisa in segmenti di differente larghezza, i quali rappresentano le diverse classi di velocità. Ad esempio il più sottile indica vento tra 1 e 10 km/h. La lunghezza di ciascun elemento è proporzionale alla percentuale di incidenza delle diverse classi di velocità del vento che soffiano in quella particolare direzione. La dimensione del cerchio centrale rappresenta la percentuale di calma di vento. Figura 8. Rappresentazione attraverso rose dei venti delle caratteristiche del vento in diverse località australiane alle 9 del mattino durante la primavera. L’analisi può essere fatta considerando intervalli temporali diversi. Una idea generale delle condizioni si ottiene con l’analisi statistica annuale, è utile considerare separatamente le diverse stagioni o almeno le condizioni invernali e estive. Si possono considerare quattro mesi campione come visto per i diagrammi bioclimatici ed analizzare in rapporto alle criticità termiche la possibilità di utilizzare il vento come agente di raffrescamento o la necessità di protezione durante il periodo invernale. In siti soggetti a regimi di venti variabili durante il giorno (brezze) sono utili anche delle analisi su giorni campione in modo da individuare cosa succede nelle diverse ore del giorno. 9. BIBLIOGRAFIA Givoni B., 1969, Man, Climate and Architecture, Applied Science Pubblisher, London. Givoni B., 1998, Climate considerations in Building and Urban Design, International Thomson Publishing, USA. Olgyay V., 1963, Design with Climate, Princeton University Press, New Jersey. Brown W., De Kay M., Sun wind and light, McGraw Hill, New York, 2004. De Dear R., Brager G.,Cooper D., Developing an adaptive model of thermal comfort and preference, University of California, Berkeley, 1997.