Equilibrio Un sistema è all'equilibrio quando non cambia in alcuna direzione. Se l'equilibrio si riferisce ad un processo fisico parliamo di equilibrio fisico: per esempio a 0 °C e 1 atm l'acqua liquida ed il ghiaccio sono in equilibrio tra loro, e nessuna delle due fasi tende a trasformarsi nell'altra. Si può avere equilibrio anche per reazioni chimiche: alcune reazioni chimiche non vanno a completamento, ma si fermano quando una certa quantità dei reagenti è ancora presente. In una miscela in equilibrio chimico non si ha variazione della quantità delle sostanze presenti. Come la termodinamica permette di prevedere se una reazione avviene spontaneamente o no, permette anche di prevedere se si ha equilibrio. Un sistema è in equilibrio (rispetto ad una certa trasformazione fisica o chimica) quando la variazione di energia libera relativa alla trasformazione è 0: All'equilibrio ΔG = 0 Non è detto che in un sistema è in equilibrio non succeda niente. Per esempio, quando acqua e ghiaccio sono in equilibrio del ghiaccio fonde continuamente, mentre contemporaneamente dell'acqua congela: però, i processi avvengono alla stessa velocità, e la quantità totale di ghiaccio ed acqua è costante. Anche in una reazione chimica all'equilibrio, i reagenti si trasformano in prodotti, ed i prodotti in reagenti, ma alla stessa velocità, e la quantità di ogni sostanza è costante. Si parla in questi casi di equilibrio dinamico. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Equilibrio fisico: i cambiamenti di stato A temperatura diversa. la stessa sostanza può esistere come solido, liquido o gas. Il passaggio dallo stato solido allo stato liquido (fusione) ed il suo inverso (congelamento) avviene ad una temperatura ben precisa, detta punto di fusione (Tf). Alla temperatura di fusione, solido e liquido sono in equilibrio. Se si fornisce calore al sistema, questo è utilizzato per trasformare ulteriore solido in liquido, ma finché è presente anche una piccolissima quantità di solido, la temperatura non varia. La curva di riscaldamento mette in evidenza quanto abbiamo detto: Il calore assorbito nel processo di fusione (a pressione costante) è pari alla variazione di entalpia del composto, che è chiamata entalpia di fusione. Per esempio per l'acqua: H2O (s) → H2O (l) ΔHfus = 6.01 kJ mol–1 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Evaporazione e pressione di vapore Per quanto riguarda il passaggio di stato da liquido a gas, questo avviene ad ogni temperatura ed è detto evaporazione (l'ebollizione, che avviene ad una ben precisa temperatura, è un fenomeno diverso e sarà descritta in seguito). Le molecole del liquido sono in movimento a causa del moto termico. Alcune molecole sulla superficie possono acquistare una energia sufficiente ad allontanarsi dal corpo del liquido, e passare quindi allo stato di gas (che in questo contesto è generalmente chiamato vapore). In un recipiente aperto questo, alla fine, porta alla completa evaporazione del liquido. Però in un recipiente chiuso la quantità, e quindi la pressione, del vapore aumenta gradatamente, e le molecole di vapore, urtando la superficie del liquido, iniziano a tornare allo stato liquido (condensazione). Ad un certo punto la quantità (e quindi la pressione) del vapore è tale che il numero di molecole che si allontanano dal liquido è pari al numero di quelle che vi ritornano: si è raggiunto l'equilibrio. La pressione di vapore (o tensione di vapore) è la pressione di un vapore in equilibrio con il suo liquido. Se ci sono altri gas presenti, va considerata la sola pressione parziale del vapore 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Pressione di vapore L'equilibrio tra liquido e vapore è un equilibrio dinamico. Questo è messo in evidenza dall'uso della doppia freccia: H2O (l) ' H2O (g) che d'ora in poi sarà sempre usata con questo significato. La pressione di vapore dipende dalla temperatura (aumenta all'aumentare della temperatura) ma è indipendente sia dalla quantità di liquido presente, che dal volume del vapore (purché liquido e vapore siano presenti entrambi!) Un liquido con una elevata pressione di vapore si dice volatile (per esempio l'etere etilico, ma anche l'acqua è piuttosto volatile). Al contrario, liquidi con bassa pressione di vapore (come il mercurio) si dicono poco volatili. La volatilità di un liquido dipende essenzialmente dall'intensità delle forze intermolecolari. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Ebollizione Abbiamo detto che l'evaporazione avviene dalla superficie del liquido, ed a qualsiasi temperatura. Tuttavia, riscaldando il liquido, ad un certo punto il passaggio di stato avviene in tutto il volume del liquido; allo stesso tempo, la temperatura non aumenta più, fino al completamento della transizione di stato (cioè finché esiste acqua liquida). Questo processo è detto ebollizione, e la temperatura a cui avviene è detta temperatura di ebollizione del liquido (Te). Anche qui possiamo scrivere una curva di riscaldamento: Sappiamo che la pressione di vapore aumenta all'aumentare della temperatura. L'ebollizione avviene quando la pressione di vapore uguaglia le pressione esterna. La temperatura di ebollizione dipende quindi dalla pressione esterna (totale, non pressione parziale) , ed aumenta all'aumentare della pressione. Quella comunemente riportata si riferisce alla pressione di 1 atm. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Diagrammi di stato Abbiamo visto che lo stato fisico in cui si trova una sostanza (pura) dipende sono da due grandezze fisiche: la pressione e la temperatura. È possibile tracciare un grafico, con in ascisse T ed in ordinata P che ci dice per ogni coppia di valori di T e P se la sostanza è liquida, solida e gassosa. In questo grafico sono riportate tre linee, che sono formate dai punti in cui ci sono due stati in equilibrio: • Una rappresenta l'equilibrio tra liquido e vapore, ed è in pratica il grafico della pressione di vapore in funzione della temperatura (ma anche della temperatura di ebollizione in funzione della pressione esterna). • Un’altra rappresenta l'equilibrio tra solido e liquido. Questa curva è quasi verticale (il punto di fusione varia poco con la pressione). • Infine c'è l'equilibrio tra il solido e vapore. Infatti anche i solidi sono volatili e hanno una certa tensioni di vapore. A pressioni basse (che dipendono dalla particolare sostanza) è possibile avere passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso senza passare per lo stato liquido (sublimazione) 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Il punto triplo Le curve inoltre definiscono tre aree in cui la sostanza esiste esclusivamente come solido, come liquido, e come gas. Il punto in cui le tre curve si incontrano è detto punto triplo. A questa temperatura e pressione (uniche per ogni sostanza) sono i equilibrio tutti e tre gli stati solido, liquido, e gassoso. Per l'acqua è a 0.01 °C e 4.6 torr. Non e possibile avere liquido ad una pressione al di sotto di quella del punto triplo. Per alcune sostanze, come l'anidride carbonica, il punto triplo è al di sopra della pressione atmosferica (-56 °C e 5.1 atm), per cui a pressione atmosferica l'anidride carbonica sublima, cioè passa direttamente dallo stato solido (il ghiaccio secco) allo stato gassoso. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Il punto critico Una importante caratteristica dei diagrammi di stato è che ad un certo punto la linea che rappresenta l'equilibrio solido-vapore termina. Il punto in cui la linea termina è detto punto critico, e la relativa T e P sono dette temperatura critica (Tc) e pressione critica (Pc). Per l'acqua questo succede a 218 atm e 374°C. Il punto critico esiste perché all'aumentare della temperatura e della pressione la densità del gas aumenta sempre più, fin a raggiungere quella del liquido. A questo punto non c'è più differenza tra le due fasi, ed tutta la sostanza è in un’unica fase detta fluido supercritico. La CO2 forma un fluido supercritico al di sopra di 31 °C e 73 atm, che si comporta come buon solvente e può, per esempio, estrarre la caffeina dal caffé. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Il principio di Le Chatelier In molti casi, è possibile prevedere il comportamento di sistemi che sono in equilibrio dinamico utilizzando un semplice principio, dovuto al chimico francese Henri le Chatelier: Quando su un sistema in equilibrio dinamico si modifica una qualsiasi grandezza fisica o chimica (temperatura, pressione, concentrazione, composizione), il sistema reagisce in maniera da minimizzare la variazione. In pratica, se aumento la temperatura, il sistema tende a farla scendere, se aumento la pressione, il sistema tende a farla scendere, se aumento la concentrazione di un reagente, il sistema tende a farla diminuire. Questo principio dà solo indicazioni qualitative, ma è straordinariamente utile per capire in maniera intuitiva il comportamento di un sistema all'equilibrio. Infine, si deve notare che anche se la grandezza tende a tornare al valore originario (prima della modifica), non riesce mai a raggiungerlo. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Solubilità Finora abbiamo parlato di sostanze pure, per cui l'equilibrio riguardava stati fisici diversi della stessa sostanza. Se consideriamo le miscele, si osserva equilibrio in molti altri processi fisici. Un concetto molto importante per le miscele è quello di solubilità, che abbiamo già affrontato in termini qualitativi. Per dare una definizione quantitativa della solubilità, occorre definire il concetto di soluzione satura. Una soluzione satura è una soluzione in equilibrio con il soluto non disciolto. In altri termini, è una soluzione preparata utilizzando più soluto di quanto il solvente sia in grado di sciogliere. La solubilità di un soluto in un certo solvente (simbolo s) non è altro che la concentrazione della soluzione satura, e si esprime quindi con le unità di misura della concentrazione (normalmente la molarità, e si parla allora di solubilità molare). Una soluzione satura è in equilibrio dinamico: c'è soluto che continuamente si scioglie, e soluto che continuamente cristallizza, ma nel tempo non varia né la concentrazione della soluzione, né la quantità di soluto non disciolto. La solubilità dipende certamente dal solvente e dal soluto, ma anche dalla temperatura; non dipende invece né dal volume della soluzione, né dalla quantità di soluto indisciolto. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Prevedere la solubilità Come mai alcune sostanze sono solubili ed altre sono insolubili? Le osservazioni sperimentali hanno portato ad un principio generale molto semplice: il simile scioglie il simile. Questo significa che una sostanza ionica sarà solubile in un liquido molto polare, come l'acqua, ma non in un liquido apolare come l'esano. Lo stesso vale per uno zucchero come il glucosio, che ha molti gruppi OH e può formare molti legami idrogeno. Invece, una solido apolare, tenuto insieme dalle forze di London (per esempio una cera od un grasso, o anche lo zolfo molecolare) sarà sciolto molto più efficacemente dall'esano che dall'acqua. In generale, una sostanza polare, che si scioglie in acqua, è detta idrofila. Una sostanza apolare, che non si scioglie in acqua ma è in grado di sciogliersi in solventi apolari (che generalmente sono sostanze organiche, e sono quindi chiamati solventi organici) è detta idrofoba. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Solubilità e temperatura La solubilità dipende anche dalla temperatura. Per quanto riguarda i gas, quasi sempre la loro solubilità diminuisce con la temperatura. Per quanto riguarda la solubilità dei sali in acqua, in molti casi aumenta con la temperatura, ma per alcuni sali (come Li2SO4) invece diminuisce. Si osserva che se la dissoluzione è esotermica (entalpia di dissoluzione negativa), allora la solubilità diminuisce con l'aumento della temperatura. Invece se la dissoluzione è endotermica (entalpia di dissoluzione positiva), allora la solubilità aumenta con l'aumento temperatura. Questi effetti possono essere previsti grazie al principio di Le Chatelier: Se abbiamo una soluzione satura (quindi in equilibrio con il solido) e aumentiamo la temperatura, il sistema tende ad opporsi all'aumento di temperatura, cioè ad assorbire calore: se la reazione di dissoluzione è endotermica, questo questa diminuzione corrisponde a sciogliere altro soluto, cosicché la solubilità aumenta. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Le proprietà colligative La presenza di un soluto può far variare alcune proprietà fisiche solvente (punto di fusione, punto di ebollizione, tensione di vapore). Si è osservato che queste variazioni dipendono esclusivamente dal numero di particelle di soluto presenti, ma non dalla loro natura. Si dicono proprietà colligative quelle proprietà fisiche che dipendono solo dal numero di particelle di soluto. Le proprietà colligative sono importanti perché ci permettono di misurare il numero di particelle (e quindi il numero di moli) di soluto senza doverne conoscere la massa molare. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 La legge di Raoult Abbiamo definito la pressione di vapore come pressione parziale del vapore in equilibrio con il solido, e abbiamo detto che dipende sono dalla temperatura. Questo vale per sostanze pure. Se invece nella sostanza è sciolto un soluto, la pressione di vapore diminuisce. La legge di Raoult dice che la pressione di vapore del solvente in una soluzione è proporzionale alla sua frazione molare: P = xsolvente·P° dove P° è la pressione di vapore del solvente puro (e infatti quando il solvente puro, xsolvente = 1, e P = P°). Abbiamo visto che, all'equilibrio, la evaporazione e la condensazione vanno alla stessa velocità. Se consideriamo una soluzione, la velocità di evaporazione diminuisce, poiché sulla superficie del liquido è presente un minor numero di molecole che possono allontanarsi. All'equilibrio, si deve allora avere anche una minore velocità di condensazione, cioè una minore pressione del vapore. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 La legge di Raoult Anche la legge di Raoult, come la legge di stato dei gas, è una legge limite. Una soluzione che segue la legge di Raoult è detta soluzione ideale. In una soluzione ideale le interazioni tra solvente e soluto sono identiche a quelle tra solvente e solvente, e l'entalpia di dissoluzione è nulla. Le soluzione reali diluite si comportano come soluzioni ideali. Il comportamento è ideale per concentrazioni di circa 10-1 M per soluzioni di non elettroliti, ma solo fino a circa 10-2 M per soluzioni di elettroliti, poiché gli ioni possono avere interazioni a lunga distanza. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 L'innalzamento ebullioscopico Sappiamo che la temperatura di ebollizione è quella in cui la pressione di vapore è uguale alla pressione esterna. In una soluzione, la pressione di vapore diminuisce, e quindi per avere l'ebollizione dobbiamo aumentare la temperatura. La differenza tra la temperatura di ebollizione di una soluzione e quella del solvente puro è detta innalzamento ebullioscopico, ΔTe: ΔTe = Te(soluzione) –Te(solvente) Si osserva sperimentalmente che l'innalzamento ebullioscopico è direttamente proporzionale alla molalità della soluzione. ΔTe = ke · m La costante ke è detta costante ebullioscopica, è indipendente dalla natura del soluto, ma dipende dalla natura del solvente, ed è determinata sperimentalmente. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 L'abbassamento crioscopico La presenza di soluto influenza anche il punto di fusione del solvente. In questo caso la temperatura di fusione diminuisce. La differenza tra la temperatura di fusione del solvente puro e quella della soluzione è detta abbassamento crioscopico, ΔTf: ΔTf = Tf(solvente) –Tf(soluzione) Anche l'abbassamento crioscopico è direttamente proporzionale alla molalità della soluzione: ΔTf = kf · m La costante kf è detta costante crioscopica, e come la costante ebullioscopica è indipendente dalla natura del soluto, ma dipende dalla natura del solvente. Le costanti crioscopiche sono normalmente molto maggiori di quelle ebullioscopiche. Nelle applicazioni pratiche, normalmente ΔTe e ΔTf sono misurate sperimentalmente, ed utilizzate per calcolare la molalità (per poi calcolare numero di moli, massa molare, ecc.) 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Proprietà colligative ed elettroliti Le proprietà colligative sono proporzionali al numero di particelle (cioè alla concentrazione) di soluto. Consideriamo una soluzione 1 M di NaCl. Poiché NaCl è un elettrolita forte, durante la dissoluzione si ha NaCl (s) → Na+ (aq) + Cl– (aq) Si ha quindi concentrazione 1 M di ioni Na+, e concentrazione 1 M di ioni Cl–, per una concentrazione molare totale di particelle di 2 M! Per gli elettroliti, quindi, il numero totale delle particelle non coincide con il numero di unità formula. Per tenere conto di questo, si introduce il coefficiente di van't Hoff, simbolo i, che rappresenta il numero ioni generati dall'unità formula, e le espressione dell'innalzamento ebullioscopico ed abbassamento crioscopico per gli elettroliti diventano: e ΔTf = i · kf · m ΔTe = i · ke · m Per esempio, il coefficiente di van't Hoff vale 2 per NaCl (si generano due ioni, Na+ e Cl–), 3 per Na2SO4 (si generano tre ioni, due Na+ e un SO42–), e 5 per Fe2(SO4)3 (si generano cinque ioni, due Fe3+ e tre SO42–). Come già detto, pero, poiché si tratta di elettroliti queste relazioni valgono solo per soluzioni molto diluite, in cui gli ioni possono essere considerati non interagenti tra loro. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 Osmosi Esistono particolari membrane (dette membrane semipermeabili) che sono permeabili al solvente di una soluzione, ma non al soluto (le cui molecole hanno dimensione maggiore). Quando una membrana semipermeabile separa due soluzioni a concentrazione diversa, si ha passaggio di solvente dalla soluzione più diluita a quella più concentrata. Questo passaggio di solvente è detto osmosi. L'osmosi può essere arrestata se sulla soluzione più concentrata si applica una pressione, detta pressione osmotica. Le pressione osmotica può raggiungere valori molto elevati, ed è molto importante io biologia. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007 La pressione osmotica La pressione osmotica è una proprietà colligativa, e non dipende dalla natura del soluto ma solo dalla sua concentrazione. La pressione osmotica, inoltre, non dipende nemmeno dalla natura del solvente. Per trattarla in maniera quantitativa, consideriamo da una parte della membrana una soluzione, e dall'altra il solvente puro. La pressione osmotica (simbolo Π) è direttamente proporzionale alla concentrazione della soluzione. La sua dipendenza dalla concentrazione è data dall'equazione di van't Hoff: Π = RTM dove M è la concentrazione molare (non molale come per ΔTe e ΔTf) della soluzione. Se stiamo considerando la soluzione di un elettrolita, si deve inserire anche l'indice di van't Hoff i: Π = iRTM Se applichiamo sulla soluzione una pressione maggiore della pressione osmotica, si ha passaggio di solvente verso il lato del solvente puro. Questo processo prende il nome di osmosi inversa, e può essere usato per desalificare l'acqua di mare. 9 – L'equilibrio.pdf – V 1.1 – Chimica Generale – Prof. A. Mangoni– A.A. 2006/2007