La poesia
di Lorenzo Sciajno
Medea
E s’incava il dirupo
fondo per l’attimo
che goccia e filtra il tuo farmaco
inaspettato.
Non è colpa o vergognasoltanto contagio:
occhio che avvinghia
e riso di calma belva.
Un colpo di ferro
non farebbe più male
della minuta trama
che mi rinserra.
E conosco da sempre
l’alba del crolloallora che il respiro
in un volo di allodole
fermerà il mio esilio.
Tu non vieni a condanna.
Da troppo vite sepolte
covava ostinata
l’attesa e l’assenza.
La lirica è tratta dalla silloge “Cigni sul Corrib” (edizioni Il Filo) di Lorenzo Sciajno, palermitano,
docente di latino e greco nel nostro liceo, fine cultore del mondo classico e studioso di teatro. Ha
già pubblicato due raccolte di poesie ed è stato ospite del Mondello Giovani 2008. La sua poesia,
raffinata e colta, si apre, tra sperimentazione e tradizione, tra classicità e visionarietà, a temi
diversi di grande respiro declinati con un prezioso linguaggio allusivo.