ricerca e risorse Hanno ancora senso i congressi degli scienziati? Mario Alberghina A lcuni mesi fa, da parte di una casa editrice staniera ho ricevuto per posta elettronica un invito a fungere da editor per un libro collettaneo su argomenti di biochimica. Con la stessa casa editrice avevo avuto una precedente collaborazione nata dall’inaspettata richiesta di un mio articolo-review per un altro volume edito all’interno di una collana intitolata Recent Research Developments in Biochemistry. Nell’uno e nell’altro caso non avevo sollecitato la pubblicazione di miei contributi, sconoscendo financo l’esistenza di quella casa editrice o del suo managing editor. Tutti i contatti e le interazioni con la casa editrice si sono svolti per e-mail, cioè attraverso lo stesso strumento elettronico per cui si inviano oggi lavori scientifici per la pubblicazione su giornali e riviste, progetti di ricerca nazionali ed europei, curricula, adesioni ad accademie e società scientifiche. Nel ricevere il doppio invito ho pensato che l’interazione tra uomini di scienza ha ormai assunto un carattere etereo, sfumato, privo di fisicità, quasi trascendente, di dialogo tra ignoti. I laboratori di ricerca, del resto, sono divenuti una rete di ambienti, se non un unico ambiente virtuale senza spazi divisori, in cui il raggiungimento di un risultato può essere messo a conoscenza di altri ricercatori nello stesso istante in cui esso viene raggiunto. Stante così le cose, mi interrogo, allora, se i congressi degli scienziati hanno ancora un senso scientifico, ovvero non siano solo un luogo d’incontro per tutt’altre faccende, vita di relazione, camarille, programmazione politica, assemblee societarie, gossip. Sono, cioè, svuotati di quel significato epistemologico che hanno avuto nel passato. Quando i congressi degli scienziati nacquero, nella terza decade dell’Ottocento, avevano piena giustificazione e valenza perché non esisteva nessun mezzo per poter interagire e conoscere reciproche posizioni scientifiche od anche di natura filosofica. La diffusione delle conoscenze era limitata e tardiva, perché poche erano le riviste scientifiche scambiate e lenti erano i servizi postali per il trasferimento degli Atti delle Società scientifiche locali o di estratti che circolavano quasi esclusivamente per scambio. Inoltre, essa era gravata dalle censure e dalle diffidenze di tutti i governanti europei, incluso il pontefice di Roma, verso i possessori dei saperi che potevano trasformarsi in agenti al servizio delle rivoluzioni. Per cui era necessario collimare ad un tempo reale, attraverso gli incontri congressuali appunto, gli studi e le scoperte compiute nelle università, nei collegi e nelle accademie. Il primo congresso nazionale, seguito da riunioni periodiche, fu quello dei naturalisti e medici tedeschi tenuto a Lipsia il 18 settembre 1822, organizzato dallo zoologo e filosofo della natura Lorenz Oken. In esso molte furono le opinioni e pochi i fatti, essendo quegli scienziati ancora alla ricerca di una teoria cellulare e di 11 ricerca e risorse I partecipanti al congresso Solvay organizzato a Bruxelles nel 1927 una teoria dell’evoluzione. Così può essere guardato l’incontro dei 140 chimici europei a Carlsruhe, nel Baden tedesco, il 3-5 settembre 1860, che trasformò il giovane Stanislao Cannizzaro in una celebrità internazionale. Lì furono in programma temi per una “libera” discussione sulle definizioni di atomo, molecola, equivalente, valenza, formule, nomenclatura; un congresso di prima linea, prototipico, dove il misurarsi tra il fronte conservatore e il fronte riformatore dell’epistemologia contemporanea fu un evento cruciale. Alla stessa stregua furono densi di significato i congressi delle società geografiche al tempo delle grandi esplorazioni e delle esotiche campagne botaniche, o i meeting della British Association for the Advancement of Science dominati dalla questione dell’origine della specie (darwinismo), rivoluzionaria idea che richiamava su di sé l’intervento di encicliche papali e controencicliche laiche. Quando nel secondo Ottocento vennero fondate riviste più specialistiche ed a maggiore diffusione eventi congressuali così pregnanti cominciarono a perdere di forza, non avevano più il carattere messianico o di “rivelazione”. Non così fu per le scienze fisiche. Gli anni Venti del Novecento furono l’età dell’oro della nuova fisica. I dibattiti tra Schroedinger e Heisenberg, Einstein e Bohr, sull’interpretazione della meccanica quantistica che si tennero al quinto congresso Solvay nel 1927 sono leggendari e costituirono un avvenimento rivoluzionario non solo della fisica, ma della cultura del nostro secolo. In un clima di straordinaria passione intellettuale, interpretazioni di risultati sperimentali e costruzioni teoriche furono discusse e messe alla prova, accettate o respinte. I resoconti dei triennali congressi 12 Solvay (sponsorizzati dal magnate belga Ernest Solvay) offrono al lettore con rara immediatezza il senso del libero confronto di idee attraverso il quale la scienza si costituisce. Un congresso scientifico oggi conserva solo il valore di un evento sociale associato al progresso umano, fornendo occasioni di presenzialismo, palestre per affermazioni di prestigio personale se non di potere accademico, tutti eventi teleologicamente (in senso scientifico) marginali. Un congresso non ha più un valore euristico, cioè non aumenta la comprensione del mondo favorendo la collezione di nuovi risultati scientifici, perché è già tutto noto ancor prima che gli esperti o i soci si riuniscano in un’assemblea. Basta leggere le nuove scoperte e gli ultimi avanzamenti delle conoscenze di settore sulle riviste elettroniche specializzate il giorno prima delle comunicazioni congressuali. È mia opinione che non si perderebbe nulla in scientificità se si riducesse drasticamente il numero dei congressi o si desse loro una cadenza triennale o meglio “virtuale”, nel senso di gestirli telematicamente. Né è vera l’argomentazione che attribuisce solo a conoscenze congressuali le occasioni di scambio di persone per stage di ricerca o per l’elaborazione di programmi comuni di ricerca tra scienziati, in quanto capita sempre più spesso di proporre o ricevere scambi per formazione post laurea e per collaborazioni attraverso e-mail, senza una conoscenza diretta di capi-laboratorio o di senior scientist. L’asettico e ponderato passaparola elettronico ha soppiantato la conoscenza interessata tra frequentatori di congressi. D’altra parte, è da tenere in considerazione che se i congressi fossero aboliti del tutto e come eventi effi- ricerca e risorse meri scomparissero, raggiungendo il non trascurabile risultato di economizzare risorse (niente più seducenti hostess e traduttrici, o agenzie intermediarie), gli storici della scienza, i cronisti, i biografi o i sociologi perderebbero l’occasione di spiare dal buco della serratura i comportamenti degli uomini di scienza, i loro ammiccamenti a referenti culturali, intellettuali o politici, la moda argomentale del momento, le tappe segrete dei processi conoscitivi. Sullo stesso versante potrebbe collocarsi il processo, non certo positivo, di continua spersonalizzazione della scienza, della sua riduzione ad un dialogo tra ombre, di obliterazione di possibili protagonisti. Si potrebbe controbattere che Darwin non ha mai frequentato un congresso scientifico continentale, oppure che Mendel non ha mai presenziato ad una riunione scientifica, chiuso nel suo convento di Brno. Eppure sono “Darwin” e “Mendel”!. Inoltre, continuando a controargomentare, si potrebbe dire che le comunicazioni ai congressi sono soggetti ad indiffe- renza, come lo sono state molte scoperte scientifiche, ignorate dai contemporanei e rivalutate decenni dopo (cito il caso di Mendel). Per finire, è molto più importante la sede (la rivista) di una pubblicazione scientifica che la sede della sua comunicazione (congresso). I congressi a carattere generale degli scienziati italiani e stranieri (1815-1911) I Congresso degli scienziati italiani, Pisa, 1839 II “ “ “ Torino, 1840 III “ “ “ Firenze, 1841 IV “ “ “ Padova, 1842 V “ “ “ Lucca, 1843 VI “ “ “ Milano, 1844 VII “ “ “ Napoli, 1845 VIII “ “ “ Genova, 1846 IX “ “ “ Venezia, 1847 X “ “ “ Siena, 1862 XI “ “ “ Roma, 1873 XII “ “ “ Palermo, 1875 (1875, Statuto Società italiana per il Progresso delle Scienze, SIPS) Congresso dei naturalisti italiani, Vicenza, 1868 Congresso dei naturalisti italiani, Milano, 1906 (nuova SIPS) Congresso SIPS, Parma, 1907 Congresso SIPS, Firenze 1908 Congresso SIPS, Padova, 1909 Congresso SIPS, Napoli, 1910 Congresso SIPS, Roma, 1911 -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------1° Congresso dell’Accademia svizzera delle Scienze (Schweizen Akademie der Naturwissenschaften), Genève, 1815 -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------1° Congresso dei naturalisti e medici tedeschi (Versammlung der Gesellschaft Deutscher Naturforscher und Ärzte), Leipzig, 1822 29° Congresso dei naturalisti e medici tedeschi, Wiesbaden, 1852 50° Congresso dei naturalisti e medici tedeschi, München, 1877 ……………………………………………………………………. 121° Congresso dei naturalisti e medici tedeschi, Bonn, 2000 -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------1st Meeting of the British Association for the Advancement in Science (BAAS), York, 1832 ……………………………………………………………………………………………….. 132nd Annual Meeting of the BAAS, Durham, 1970 …………………(continua)……………………….. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------1ème Congrès scientifique de France, Paris, 1833 39ème Congrès scientifique de France, Pau, 1873 1ème Session de l’Association Française pour l’Avancement des Sciences. Paris, 1872 33ème Session de l’Association Française pour l’Avancement des Sciences. Grenoble, 1904 13