To the Great Priorato di Barletta belonged the domus of the Order of the knights of Malta of the Basilicata: the baliaggio di Venosa and the commende di Melfi, Grassano e Matera. The most ancient settling-down of the knights of Malta was Melfi (1149) while the other three domus bore between the XIII and XIV the century. In the church of the SS. Trinità di Venosa we find, today, the more obvious signs of their passage: many frescos represent the famous octagonal cross, the symbol of the Order of the knights of Malta. 1. LA STORIA Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto di Rodi detto di Malta svela nella stessa denominazione la sua evoluzione storica. Il beato Gerardo prepositus et institutor dell’Ordine fu il fondatore della prima domus hospitalis a Gerusalemme che fu costruita su alcuni terreni di questa città che il Califfo d’Egitto aveva concesso ad alcuni mercanti e navigatori amalfitani. Per questo motivo la croce ottagona simbolo dei giovanniti è uguale alla croce vessillo della prestigiosa Repubblica marinara di Amalfi. Questa domus assisteva i poveri e i malati, raccoglieva i pellegrini che andavano o tornavano dalla Terrasanta, costituiva un centro di raccolta delle offerte per le guerre contro l’invasore musulmano. Solo in un secondo momento, con il maestro Raymond de Puis, successore di Gerardo, l’Ordine divenne anche militare poiché era necessario salvaguardare i malati e i pellegrini che si recavano in Terrasanta e difendere le rotte marine e gli itinerari terrestri che portavano al Santo Sepolcro. Unendo l’anima ospedaliera a quella militare, i cavalieri di Malta ebbero un gran rilievo in tutte le battaglie del Regno latino di Gerusalemme fino al 1291 quando, caduta S. Giovanni d’Acri, furono costretti a trasferirsi a Rodi. Il 15 agosto 1307 proprio sull’isola greca, essi ottennero anche la sovranità territoriale: ben presto i cavalieri si trasformarono in esperti navigatori che con una potente flotta fermava le incursioni dei Turchi nel mar Mediterraneo. Ma, con la caduta di Costantinopoli e l’avanzata dei Turchi, essi furono costretti a lasciare l’isola di Rodi con pochi superstiti dopo un’estenuante battaglia: era il 2 gennaio del 1523. Il 23 marzo 1530, Carlo V concedeva all’Ordine cavalleresco l’isola di Malta affinchè “ottenessero, e potessero convertire le cose che alla Religione loro appartengono in beneficio della Cri- stiana Repubblica, ed esercitare le forze e le armi contro i perfidi nemici della Cristiana Religione”. Da Malta, dunque, i giovanniti continuarono ad avere un ruolo determinante di difesa della cristianità contro la flotta turca che venne definitivamente sconfitta a Lepanto nel 1571, battaglia durante la quale grande importanza ebbero le azioni militari dei cavalieri. Da questo momento in poi i gerosolomitani si occuparono principalmente dell’assistenza facendo nascere sull’isola un’importante scuola di medicina ed un’imponente biblioteca. Da questo breve quadro storico si evince come le vicende politico-militari europee influenzarono e compromisero da sempre la vita dei cavalieri: infatti, i capovolgimenti europei settecenteschi procurarono nuovi problemi all’Ordine. Napoleone Bonaparte, contravvenendo alla storica neutralità dell’Ordine, occupò Malta. I cavalieri abbandonarono l’isola senza impugnare le armi per obbedienza all’an- — 199 — Ordini religiosi e patrimonio artistico STORIA E DIFFUSIONE DEL SOVRANO MILITARE ORDINE DI MALTA IN BASILICATA di Antonella Pellettieri tico loro giuramento che vietava ai gerosolomitani di combattere contro altri cristiani. Dopo un periodo di sbandamento, il Sovrano Militare ordine di Gerusalemme trovò una nuova sede a Roma dove tutt’ora risiede1. 2. LA DIFFUSIONE NEL MERIDIONE D’ITALIA Con la bolla di papa Pasquale II emanata nel 1113, iniziò la diffusione del Sovrano Militare Ordine detto di Rodi detto di Malta. In realtà dal documento si estrapola che l’Ordine, oltre agli ospizi dei pellegrini -gli xenodochia- e agli alberghi dei poveri -i ptochia-, già contava nel meridione alcune domus come quella di Bari, di Otranto, di Taranto e di Messina2. Come si desume da questo primo elenco le città prescelte erano tutte ubicate sul mare proprio perché nei porti c’erano i punti di raccolta dei pellegrini che andavano o ritornavano dal Santo Sepolcro. Ma, nel giro di cinquanta anni in tutto il mezzogiorno d’Italia nacquero moltissime domus che come specificato prima continuarono a nascere nei porti e sulle strade di comunicazione più importanti. I fedeli che si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme, a Roma, a Santiago di Compostela o sul Gargano contavano sulla presenza di queste case di accoglienza che nella maggior parte dei casi sorgevano fuori della cinta muraria per evitare il contagio di alcune malattie incurabili come la peste. Con il passare del tempo i possedimenti dei cavalieri divennero sempre più ingenti accorpando nel loro patrimonio anche strutture ospedaliere già esistenti co- me quelle dei Templari dopo il XIV secolo. Si aggiungano i molti beni che i re e gli imperatori di tutta Europa elargirono all’ordine ed anche i lasciti di molte famiglie nobili che educavano i propri figli nei conventi dei cavalieri ottenendo così la decorazione anche della milizia gerosolomitana. È facile desumere come a causa di queste complesse vicende sia particolarmente difficile riuscire a ricostruire i fondi archivistici e a recuperare documenti che sono conservati negli archivi di molti paesi europei. In particolare va, invece, subito segnalato che in Italia il Sovrano Ordine di Malta aveva più larga diffusione rispetto agli altri stati: esistevano ben sette Gran priorati (Roma che includeva il Lazio, l’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, Lombardia per il Piemonte e la Liguria, Venezia per il Veneto, il Trentino e l’Emilia Romagna, Pisa per la Toscana e la Sardegna, Capua per la Campania, il Molise e la Calabria, Barletta per la Puglia e la Basilicata, Messina per tutta la Sicilia) dai quali dipendevano le Commende e i Baliaggi con le grancie, gli ospedali e altri beni mobili e immobili. Con la riorganizzazione dell’Ordine il Gran Maestro Villers de l’Isle Adam (15211530) decise che ogni Commenda doveva provvedere a compilare un inventario dei beni -cabreo- mobili e immobili ogni venticinque anni; invece, ogni cinque o sette anni il titolare di Commenda doveva dare conto ad una commissione composta da due membri dei “miglioramenti” avvenuti nella Commenda nel perio- do in cui egli l’aveva governata. I cabrei e le visite di miglioramento costituiscono un materiale preziosissimo per chiunque volesse studiare il Sovrano Ordine di Malta e la sua evoluzione. 3. I CAVALIERI DI MALTA IN BASILICATA Al Gran Priorato di Barletta appartenevano gli stanziamenti dei cavalieri esistenti sul territorio dell’attuale Basilicata3. Nella nostra regione c’era un solo baliaggio situato a Venosa e tre Commende ubicata a Melfi, Matera e Grassano. A loro volta queste erano proprietarie di molte grancie e appezzamenti di terra sia in Basilicata sia in Puglia. Con molta probabilità anche nelle carte riguardanti il Priorato di Capua si potrebbero trovare notizie sulla Basilicata considerata l’area territoriale spettante a questo priorato4. La prima notizia relativa ad una domus giovannita in Basilicata è del 1149 e fa riferimento alla chiesa dei SS. Giovanni e Stefano di Melfi e al suo ospedale. Stefano, vescovo della diocesi di Melfi, concede ai venerabili frati dell’ospedale gerosolomitano (sonodochio sancti Stefani cui fideliter curam pauperum agentes inservitis) ecclesiam Sancti Stefani, que est extra portam Melfie iuxta balneum cum omnibus suis pertinentiis5. Un’altra piccola notizia relativa all’ubicazione di questa commenda si ritrova in un documento del 1358 che descrivendo i confini di un altro ospedale con annessa la cappella ci dice che esso sorgeva “iuxta ecclesiam — 200 — sancti Stephani sacre domus Hospitalis Sancti Johanni Jerosolomitani”6. Da una fonte pergamenacea del 18 novembre 1395 conosciamo il nome del precettore di Santo Stefano, un certo Niccolò de Rutiliano. Dallo stesso documento apprendiamo che la chiesa poiché era in debito verso la mensa vescovile di diverse once d’oro, per in dennizzo doveva cedere un orto7. In un cabreo del 1766 si trova una notizia molto importante: la chiesa dei SS. Giovanni e Stefano è “fatta nuova di pianta” con un solo altare di legno bianco e con un campanile fornito di due campane. Nelle pagine successive viene descritto il palazzo situato vicino la chiesa e viene riportato, inoltre, l’inventario dei beni mobili conservati nel palazzo8. La notizia di una nuova chiesa ricostruita da poco viene supportata dal cabreo del 1802 che cita “una casa palaziata sita dentro questa città in parrocchia del Vescovado nella contrada della Porta venosina e propriamente vicino la chiesa, e monistero delle monache e attaccato al giardino di detto monastero”9. La chiesa era, dunque, stata spostata in una zona completamente diversa della città: da una visita di miglioramento del 1755 si evince che la chiesa era ancora ubicata fuori della Porta Bagni10. La costruzione del nuovo edificio religioso avvenne tra il 1755 e il 1766; la nuova costruzione era all’interno della cinta muraria vicino al convento di S. Francesco nei pressi della Porta Venosina. Sempre dai due cabrei apprendiamo gli altri beni che possedeva la Commenda: essa aveva possedimenti an- che a Rapolla e a Potenza. In particolare presso la città di Potenza aveva una grancia ed alcuni terreni siti sulla strada che conduceva a Cancellara ubicati vicino le terre di S. Gerardo: tra terreni colti ed incolti possedeva in questa zona un quantitativo di duecentoquaranta tomoli. Quando nel 1815 il re di Napoli la restituiva al commendatore frate Baldassarre Lopez y Royo la Commenda di Melfi aveva grandi possedimenti ma solo nell’agro di Melfi: nella cittadina aveva un palazzo con diciassette camere ed una casa di due vani ubicate nella contrada delle Monache, una casa di quattro vani nella contrada di S. Andrea, una conceria nella contrada Bagno con un orto. Anche la grancia di Potenza insieme a quella di Melfi risulta essere l’insediamento più antico dei Cavalieri di Malta in Basilicata e come quello di Melfi non più esistente. La chiesa di S. Giovanni attestata sin dal 1180 sorgeva a ridosso della cinta muraria potentina per il versante est-nord-ovest regalando il nome anche ad una porta della città che sorgeva nei pressi della grancia. Durante l’età angioina la chiesa viene citata in alcuni documenti come proprietaria di terreni posti nelle contrade limitrofe alla città di Potenza. Se porta S. Giovanni ancora oggi si presenta nella sua veste originaria è impossibile riuscire ad identificare, invece, le strutture odierne corrispondenti alla chiesa e all’ospedale dei Cavalieri di Malta. I rapporti tra il Sovrano Ordine di Malta e la città di Matera hanno inizio con la prima crociata anche se il primo documento che attesta un insediamento gerosolomitano nella città dei Sassi risale all’anno 126811. La testimonianza è indiretta poiché nella descrizione di alcuni confini si legge di un ospedale dell’Ordine di San Giovanni (iuxta vinealia Hospedalis Sancti Ioannis Hyerosolomitani). Le fonti non consentono di ubicare l’ospedale né risultano più chiare in riferimento alla localizzazione della domus. Recenti studi molto convincenti avanzano l’ipotesi che sul colle di Santa Maria di Picciano tra il XIII e il XIV secolo convissero sia i cavalieri Teutonici sia quelli di Malta e che fino alla metà del 1400 la zona fosse insediata anche da una comunità benedettina12. Gli ospedalieri solo dopo questa data entrarono in possesso di tutti i beni che in precedenza erano appartenuti ai Teutonici ed ai Benedettini. I possedimenti minori della Commenda erano numerosi ed erano ubicati ad Acquaviva, Bari, Gioia, Bitetto, Rutigliano, Noia, Bitritto, Ceglie, Carbonara, Mola, Gravina, Spinazzola, Castellaneta, Ginosa e Miglionico. Ai cavalieri, inoltre, apparteneva la chiesa dello Spirito Santo sita nella città di Matera che affonda le radici tra IX-X secolo ma fu modificata nell’icnografia tra il 1500 ed il 1600 e sopraelevata nel 1680 dal Commendatore di S. Maria di Picciano Fra’ Silvio Zurla13. Per quanto riguarda la casa del Commendatore dai Cabrei apprendiamo che una di esse era ubicata a Picciano ed era fortificata da una cinta muraria e da una torre campanaria. Una fonte cita che vicino al campanile “vi è una casina, molto comoda, dalla quale si entra in una sala e da questa in una camera, nella quale vi è una fossa grande da tenervi grano per la semina; da detta camera si entra in un’altra fatta a lamia, e da questa si Venosa (Pz), Chiesa della SS. Trinità, Tomba dei fratelli Guiscardo — 201 — va alla cantina, con scale di pietra, con di gradini quindici et in detta camera vi è un cataratto per il quale si saglie al portone grande, sopra il quale vi è un camerino ed una grande porta con sicurezza di detto portone, e dalla detta camera si può passare al cortiglio; a man sinistra del portone vi sono alcune poteche al numero di sette, una appresso l’altra… servono per comodo dei negozianti seu mercieri che corrono a vendere robbe nel giorno della Festa: et appresso l’ultima poteca vi è una stalla piccola, della capacità di tre cavalli … dietro a dette poteche e stalla vi è un giardinetto con diversi alberi, tutto murato; dentro del summenzionato cortile vi è il palazzo antico, consistente in tre camere soprane e sottane, una serve per magazzino altra per stalla e l’altra per deporvi ordegni di necessità” 14 . La descrizione ci informa su ambienti di servizio e di deposito ma anche di costruzioni adibite per la fiera che ci fanno intuire il movimento di merci ed uo- mini che avveniva all’interno della commenda. Ancora non del tutto risolti risultano i dubbi relativi all’insediamento dei giovanniti a Grassano. Michele Gattini ci dice che essa risale al XIV secolo ma ci ricorda anche che in un documento del 1182 si parla di una chiesa di Santa Maria Maddalena sita ad Irsina, appartenente all’Ordine15 che potrebbe essere considerata il primo nucleo di questa Commenda. In un inedito manoscritto di Giuseppe Gattini conservato presso l’Archivio di Stato di Matera viene proposta una tesi diversa: l’autore spiega che Grassano nel 1277 era ancora un piccolo casale che apparteneva alla vicina cittadina di Tricarico e per questo motivo quando si stanziarono i cavalieri di Malta la giurisdizione criminale non fu affidata ai giovanniti che possedevano solo quella giudiziaria, ma rimase nelle mani dei Sanseverino che avevano concesso Grassano agli ospedalieri16. Un altro documento del 1368 ci tramanda la notizia che il papa chiedeva la restituzione della precettoria dell’Ordine Ospedaliero al priore di Barletta da parte di Tommaso Sanseverino 17. Inoltre, nell’elenco dei commendatori di Grassano fornitoci da Giuseppe Gattini si menziona come primo Commendatore di cui si ha notizia sicura un certo Fra’ Troilo Sansone di Troia nell’anno 136518. Nella tassazione focatica del 1320 Grassano pagava le tasse e risultava così ormai svincolato da Tricarico. L’insieme di tutte queste piccole notizie ci induce a credere che la Commenda si insediò a Grassano fra il 1277 ed in 1320 e che da quel momen- to la storia e le vicende di questo piccolo casale furono influenzate dalla presenza dei giovanniti. Dai cabrei la Commenda di Grassano risulta essere la più ricca insieme a quella di Matera. I suoi possedimenti minori erano ubicati quasi tutti in Basilicata. Ad essa, infatti, appartenevano appezzamenti di terreno a Tricarico con la chiesa della SS. Trinità, a Tolve con la chiesa di S. Giovanni, ad Irsina con la chiesa di S. Giovanni, a Gravina con la chiesa di S. Giorgio, a Miglionico con la chiesa di Santa Maria, a Salandra con la chiesa di S. Margherita, a San Mauro con la chiesa di San Giovanni, a Pietrapertosa con la chiesa di Santa Maria Archimandita, a Calvello con la chiesa di San Giacomo, a Laurenzana con la chiesa della Beatissima Vergine Maria di Cielcalata, a Santarcangelo con la chiesa di National library of Malta, Cabreo. Commenda di S. Giovanni Battista di Grassano, anno 1737-1738 vol. 6014. Prospetto e pianta della casa del Commendatore Grassano (Mt), Chiesa Madre. Questo edificio faceva parte del palazzo del Commendatore — 202 — San Giovanni, a Viggiano con la chiesa di San Giovanni, a Tursi con la chiesa di San Giovanni, a Ferrandina con la chiesa di Santa Maria di Civita Troyola o dello Spirito Santo, a Pomarico con la chiesa di San Giovanni Battista e a Pisticci con la chiesa di Santa Maria la strada. A Grottole, Roccanova e Calciano possedeva solo terreni coltivati. A Grassano la commenda era proprietaria quasi dell’intero paese e del suo territorio: aveva su di esso la giurisdizione civile e per un certo periodo anche quella spirituale. La dimora del Commendatore, dalle fonti denominata castello, si arroccava intorno alla chiesa di S. Giovanni e Marco e si componeva di diversi membri. Fu restaurata in molte sue parti dal Commendatore Fra’ Domenico Antonio Chyurlia che la resse dal 1729 al 174419: fu sicuramente questo il momento di maggior splendore per la Commenda di Grassano. Il Cabreo fatto redigere dal Commendatore Chyurlia nel 1737 rimane tra quelli meglio conservati e risulta particolarmente prezioso poiché in esso si sono ritrovate molte piante e rilievi della Commenda di Grassano ma anche di tutte le sue grancie20. Purtroppo oggi a Grassano non è rimasta traccia del passaggio dei cavalieri maltesi. Il palazzo commendale è stato completamente abbattuto e nella chiesa madre non è rimasto nulla che potesse in qualche modo ricordare la grandezza e lo splendore di questa commenda che permise lo sviluppo agrario ed economico del piccoli paese lucano. Con la soppressione della commenda anche il paese cadde in National library of Malta, Cabreo. Commenda di Matera, anno 1674 vol. 6024, f. 4. Disegno della chiesa di Mater Domini uno stato di sottosviluppo che è stato superato solo negli ultimi tempi. Nella regione lucana c’era un solo baliaggio istituito presso la SS. Trinità di Venosa in seguito alla soppressione dell’abbazia benedettina avvenuto il 22 settembre 1297 con la bolla di papa Bonifacio VIII21. Il papa descrivendo le condizioni del noto monastero “famedio” della stirpe normanna così giustificava la soppressione: “Abbiamo appreso come il monastero della SS. Trinità di Venosa, dell’Ordine di San Benedetto e immediatamente soggetto alla Sede Apostolica, prospero per il passato in spiritualibus et temporalibus, sia ora, per l’incuria e l’incauta amministrazione dei suoi abati e monaci, vicino al collasso tanto negli affari spirituali che temporali. Inoltre abbiamo saputo come sia improbabile una sua ripresa; anzi è prevedibile al contrario un suo peggioramento per l’imprudenza e la pigrizia delle persone che in esso dimorano”. Il palese riferimento del papa alla pessima amministrazione del monastero da parte dei priori dimostra lo stato di decadimento morale dei monaci ed anche delle strutture del monastero: Bonifacio, infatti, specificava che gli edifici conventuali erano in rovina come anche la foresteria che era destinata ad accogliere — 203 — ospiti illustri. Il tetto della chiesa era così pieno di crepe che non si poteva celebrare la messa in caso di pioggia. La situazione migliorò con l’arrivo dei gerosolomitani ai quali fu affidato anche una notevole parte dell’ingente patrimonio dei benedettini. Dipendevano inizialmente da questo baliaggio alcuni benefici minori situati a Deliceto, Forenza, Senise, Bitonto e Giovinazzo, Terlizzi e Rutigliano. Rimasero beni della SS. Trinità anche quelli situati a Venosa, Ascoli Satriano e Corleto. I Balì restaurarono e migliorarono la SS. Trinità e cercarono anche di portare a termine i lavori della chiesa incompiuta con la costruzione del campanile a vela. All’interno dell’edificio sacro i cavalieri hanno lasciato molte tracce del loro passaggio con affreschi che riproducono la nota croce ottagona ed alcuni Balì famosi come Ardocino Gorricio Barba di Novara che fece trasportare i resti dei fratelli di Roberto il Guiscardo nella tomba di quest’ultimo dimostrando con questo gesto di conoscere la grande importanza che questo edificio aveva per i Normanni. I balì risiedettero solo per poco tempo all’interno del monastero: si trasferirono, infatti, all’interno della città di Venosa nel palazzo del Baliaggio che da una descrizione del 1774 risulta strutturato in questa maniera: “Et continuando actum predictum, siamo entrati nella descritta città di Venosa, ed a dirittura portati nel palazzo balivale, con portone, e cortile coverto, e scoverto, sito nel ristretto della parocchia di S. Martino, consistente in più membri superiori, ed inferiori, li superiori sono, una sala, tre camere, un’altra sa- la, con due camere, e focagna, fatte a lammie, che si dice, il quarto nuovo, sotto del quale vi sono due stanze grandi, anche a lammia, di sotto, e di là delle stesse, un stallone, che sporge alle coste del Reale, dentro il portone, vi sono altre tre stanze, col comodo o palazzo a man dritta, del cellaro, e grotte, stalletta, colla sua pagliera, situato di sotto la gradinata di dett vi è la cisterna d’acqua, e fontana; ed uscendo dal cortile coverto, e scoverto, nella publica strada, salendo per essa a man sinistra, vi sono di sotto del quarto vecchio quattro abitazioni, che tengono l’uscita in detta strada maggiore, e più sopra attaccato alle medesime, vi è la chiesa sotto il titolo della Decollazione di S. Giovanni Battista, col suo piccolo campanile, la di cui campanella si fuse, in tempo si rinnovò la campana della chiesa della SS. Trinità; ed avanti il portone di detto palazzo, vi è la seliciata, con due titoli colle croci di Malta, indove anticamente godevasi l’immunità ecclesiastica, in vigore di privilegi concessi da sommi pontefici, come si ravvisa nell’antecedente Cabreo22”. Anche questo baliaggio fu soppresso nei primi anni del 180023 come le altre Commende di Basilicata. Note 1 La bibliografia sulle vicende dell’Ordine dei Cavalieri di Malta è molto vasta. Per studi più recenti si segnalano due periodici “Rivista internazionale Ordine Sovrano Militare Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta“ e “Studi Melitensi“ all’interno della quale in particolare A. ILARI, Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni Battista di Gerusalemme det- to di Rodi detto di Malta. Lineamenti storici, I (1993), pp. 2352; 2 Per tutti: C.D. FONSECA, Mezzogiorno ed Oriente: il ruolo del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, in Studi Melitensi, I (1993), pp. 11-22; 3 È in corso di pubblicazione una monografia curata da chi scrive sugli itinerari gerosolomitani della Basilicata. Il presente lavoro è, pertanto, solo una nota riassuntiva; 4 G. ANGELINI, Note sull’Archivio dell’Ordine Gerosolomitano conservato nella Malta National Library, in Rassegna Storica Lucana, 12 (1990), pp. 155-166. L’Angelini offre un preciso e prezioso elenco della documentazione conservata presso la National Library di Malta, l’Archivio del Gran Magistero dell’Ordine di Roma, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Archivio di Stato di Potenza in relazione al Gran Priorato di Barletta. Ringrazio Gregorio Angelini per i suggerimenti e gli aiuti che mi ha offerto con squisita pazienza e professionalità; 5 G. MERCATI, Miscellanea Giovanni Mercati, vol. V Storia ecclesiastica-Diritto, Città del Vaticano 1946, pp. 276-280 doc III. Poco convincenti risultano le notizie relative ad un insediamento gerosolomitano a Montescaglioso già nel 1119 (M. BIANCULLI, G. S. ELETTO, L’ordine di San Giovanni di Gerusalemme a Montescaglioso , in “Studi Melitensi”, V, 1997, pp. 99-108). Il documento su cui si basa questa notizia è un falso redatto tra il XIII e il XIV secolo. Sui noti falsi redatti a Santa Maria di Pisticci e a S. Michele Arcangelo di Montescaglioso valga per tutti E. CUOZZO, La Contea di Montescaglioso nei secoli XIXIII, in “Archivio Storico per le Province Napoletane”, 1985, pp. 7-37; 6 IDEM; 7 IDEM; 8 Archivio di Stato di Potenza, Cabreo/ o sia / inventario / di tutti gli beni, e rendite della venerabile commenda / di S. Giovanni, e Stefano di questa città di Melfi / formato a petizione dell’illustre baly fra domino Fabrizio / Ruffo commendatore di detta commenda / cominciato nell’anno 1766 e / finite nell’anno del Signore / 1770, Corporazioni religiose, n. 109, ff. 77 e ss; 9 Archivio di Stato di Potenza, Cabreo ossia inventario di tutti li beni e rendite della Venerabile Commenda de’ SS. Giovanni e Stefano di questa Città di Melfi …1802, Intendenza, b 646 fasc. 696, f. 105; 10 V. PERRETTI, I beni del Sovrano Militare Ordine Gerosolomitano in Melfi, Rapolla e Potenza, nei secoli XVI, XVII e XVIII, in Radici, 16 (1995), pp. 129157 in particolare p. 156 11 M. GATTINI, I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme nelle provincie Meridionali d’italia prima della caduta di Malta, Napoli 1928, pp. 30-32; 12 R. DEMETRIO, I Cavalieri di San Giovanni a Matera (XIIIXVII secolo), in “Studi Melitensi”, III (1995), pp. 93-111; 13 IDEM; 14 IDEM; 15 M. GATTINI, op. cit., pp. 28-29; 16 Archivio di Stato di Matera, Fondo Gattini, B.D fasc. 8b, C.G. GATTINI, Dell’ordine Gerosolomitano in Matera e contorno. Ringrazio il signor Innocenzo Pontillo per avermi fornito questa indicazione ed altri preziosi suggerimenti sulla Commenda di Grassano. Questo manoscritto risulta molto in- — 204 — teressante anche per le vicende della commenda di Matera e una sua edizione critica sarà inserita nel volume curato dalla sottoscritta e già segnalato sopra; 17 Su Grassano si segnalano gli studi di G. BRONZINO, Fonti documentarie e bibliografiche per la storia di Tricarico e di altri centri viciniori (secc. XI-XX), in Bollettino Storico della Basilicata, 3 (1987), pp. 15-36 e in particolare pp. 23-25; IDEM, Codex diplomaticus Tricaricensis (1055-1342), in Bollettino Storico della Basilicata , 8 (1992), pp. 43-75. Il Bronzino segnala il documento del 1368 pubblicato in F.P. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, Vol. III, Roma 1975, p. 23 n. 7830 che nel regesto riporta “4 giugno 1368 – N.V. Thomae de Sanctoseverino, Militi Tricaricen., mandat ut praeceptoriam de Grassano, Hospit. S. Johann. Jerosol., restitui faciat Priore Barolo“; 18 Archivio di Stato di Matera, Fondo Gattini, op. cit; 19 O. SAPIO, A. PAGANO, I Chyurlia di Lizzano Cavalieri di Malta, in “Studi Melitensi”, II (1994), pp. 137-207; 20 National Library of Malta, Cabreo - Commenda S. Giovanni Battista di Grassano, a. 1737-38, vol. 6014 ; 21 Le notizie sul Baliaggio di Venosa in età medioevale sono tratte da H. HOUBEN, La SS. Trinità di Venosa, baliaggio dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, in “Studi Melitensi”, II (1994), pp. 7-24; 22 V. VERRASTRO, Corporazioni religiose e opere pie, Lavello 1996, p. 129; 23 G. CRUDO, La SS. Trinità di Venosa. Memorie storiche diplomatiche archeologiche, rist. Venosa 1991, p. 407.