di Antonella Pellettieri - Consiglio Regionale della Basilicata

To the Great Priorato di Barletta belonged the domus of the Order of the knights of Malta of the Basilicata: the baliaggio di Venosa and the commende di Melfi, Grassano e Matera. The most ancient settling-down of the knights of Malta was Melfi (1149) while the
other three domus bore between the XIII and XIV the century. In the church of the SS. Trinità di Venosa we find, today, the more obvious signs of their passage: many frescos represent the famous octagonal cross, the symbol of the Order of the knights of Malta.
1. LA STORIA
Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto di Rodi detto di Malta
svela nella stessa denominazione la sua evoluzione
storica.
Il beato Gerardo prepositus et institutor dell’Ordine
fu il fondatore della prima
domus hospitalis a Gerusalemme che fu costruita su
alcuni terreni di questa città
che il Califfo d’Egitto aveva
concesso ad alcuni mercanti e navigatori amalfitani.
Per questo motivo la croce
ottagona simbolo dei giovanniti è uguale alla croce
vessillo della prestigiosa Repubblica marinara di Amalfi. Questa domus assisteva i
poveri e i malati, raccoglieva i pellegrini che andavano
o tornavano dalla Terrasanta, costituiva un centro di
raccolta delle offerte per le
guerre contro l’invasore
musulmano.
Solo in un secondo momento, con il maestro Raymond de Puis, successore di
Gerardo, l’Ordine divenne
anche militare poiché era
necessario salvaguardare i
malati e i pellegrini che si recavano in Terrasanta e difendere le rotte marine e gli
itinerari terrestri che portavano al Santo Sepolcro.
Unendo l’anima ospedaliera a quella militare, i cavalieri di Malta ebbero un
gran rilievo in tutte le battaglie del Regno latino di Gerusalemme fino al 1291
quando, caduta S. Giovanni
d’Acri, furono costretti a
trasferirsi a Rodi. Il 15 agosto 1307 proprio sull’isola
greca, essi ottennero anche
la sovranità territoriale: ben
presto i cavalieri si trasformarono in esperti navigatori
che con una potente flotta
fermava le incursioni dei
Turchi nel mar Mediterraneo. Ma, con la caduta di
Costantinopoli e l’avanzata
dei Turchi, essi furono costretti a lasciare l’isola di Rodi con pochi superstiti dopo
un’estenuante battaglia: era
il 2 gennaio del 1523.
Il 23 marzo 1530, Carlo
V concedeva all’Ordine cavalleresco l’isola di Malta affinchè “ottenessero, e potessero convertire le cose che
alla Religione loro appartengono in beneficio della Cri-
stiana Repubblica, ed esercitare le forze e le armi contro
i perfidi nemici della Cristiana Religione”. Da Malta,
dunque, i giovanniti continuarono ad avere un ruolo
determinante di difesa della
cristianità contro la flotta
turca che venne definitivamente sconfitta a Lepanto
nel 1571, battaglia durante
la quale grande importanza
ebbero le azioni militari dei
cavalieri. Da questo momento in poi i gerosolomitani si occuparono principalmente dell’assistenza facendo nascere sull’isola
un’importante scuola di medicina ed un’imponente biblioteca.
Da questo breve quadro
storico si evince come le vicende politico-militari europee influenzarono e compromisero da sempre la vita
dei cavalieri: infatti, i capovolgimenti europei settecenteschi procurarono nuovi
problemi all’Ordine. Napoleone Bonaparte, contravvenendo alla storica neutralità
dell’Ordine, occupò Malta.
I cavalieri abbandonarono
l’isola senza impugnare le
armi per obbedienza all’an-
— 199 —
Ordini religiosi e
patrimonio artistico
STORIA E DIFFUSIONE DEL
SOVRANO MILITARE ORDINE
DI MALTA IN BASILICATA
di Antonella Pellettieri
tico loro giuramento che
vietava ai gerosolomitani di
combattere contro altri cristiani. Dopo un periodo di
sbandamento, il Sovrano
Militare ordine di Gerusalemme trovò una nuova sede a Roma dove tutt’ora risiede1.
2. LA DIFFUSIONE NEL MERIDIONE D’ITALIA
Con la bolla di papa Pasquale II emanata nel 1113,
iniziò la diffusione del Sovrano Militare Ordine detto
di Rodi detto di Malta. In
realtà dal documento si
estrapola che l’Ordine, oltre
agli ospizi dei pellegrini -gli
xenodochia- e agli alberghi
dei poveri -i ptochia-, già
contava nel meridione alcune domus come quella di Bari, di Otranto, di Taranto e
di Messina2. Come si desume da questo primo elenco
le città prescelte erano tutte
ubicate sul mare proprio
perché nei porti c’erano i
punti di raccolta dei pellegrini che andavano o ritornavano dal Santo Sepolcro.
Ma, nel giro di cinquanta
anni in tutto il mezzogiorno d’Italia nacquero moltissime domus che come
specificato prima continuarono a nascere nei porti e sulle strade di comunicazione più importanti. I
fedeli che si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme,
a Roma, a Santiago di Compostela o sul Gargano contavano sulla presenza di
queste case di accoglienza
che nella maggior parte dei
casi sorgevano fuori della
cinta muraria per evitare il
contagio di alcune malattie
incurabili come la peste.
Con il passare del tempo i
possedimenti dei cavalieri
divennero sempre più ingenti accorpando nel loro
patrimonio anche strutture
ospedaliere già esistenti co-
me quelle dei Templari dopo il XIV secolo. Si aggiungano i molti beni che i re e
gli imperatori di tutta Europa elargirono all’ordine ed
anche i lasciti di molte famiglie nobili che educavano i
propri figli nei conventi dei
cavalieri ottenendo così la
decorazione anche della milizia gerosolomitana.
È facile desumere come a
causa di queste complesse
vicende sia particolarmente
difficile riuscire a ricostruire
i fondi archivistici e a recuperare documenti che sono
conservati negli archivi di
molti paesi europei.
In particolare va, invece,
subito segnalato che in Italia
il Sovrano Ordine di Malta
aveva più larga diffusione rispetto agli altri stati: esistevano ben sette Gran priorati
(Roma che includeva il Lazio, l’Umbria, le Marche e
l’Abruzzo, Lombardia per il
Piemonte e la Liguria, Venezia per il Veneto, il Trentino
e l’Emilia Romagna, Pisa
per la Toscana e la Sardegna,
Capua per la Campania, il
Molise e la Calabria, Barletta per la Puglia e la Basilicata, Messina per tutta la Sicilia) dai quali dipendevano le
Commende e i Baliaggi con
le grancie, gli ospedali e altri
beni mobili e immobili.
Con la riorganizzazione
dell’Ordine il Gran Maestro
Villers de l’Isle Adam (15211530) decise che ogni Commenda doveva provvedere a
compilare un inventario dei
beni -cabreo- mobili e immobili ogni venticinque anni; invece, ogni cinque o sette anni il titolare di Commenda doveva dare conto
ad una commissione composta da due membri dei
“miglioramenti” avvenuti
nella Commenda nel perio-
do in cui egli l’aveva governata.
I cabrei e le visite di miglioramento costituiscono
un materiale preziosissimo
per chiunque volesse studiare il Sovrano Ordine di Malta e la sua evoluzione.
3. I CAVALIERI DI MALTA IN
BASILICATA
Al Gran Priorato di Barletta appartenevano gli stanziamenti dei cavalieri esistenti sul territorio dell’attuale Basilicata3. Nella
nostra regione c’era un solo
baliaggio situato a Venosa e
tre Commende ubicata a
Melfi, Matera e Grassano. A
loro volta queste erano proprietarie di molte grancie e
appezzamenti di terra sia in
Basilicata sia in Puglia. Con
molta probabilità anche nelle carte riguardanti il Priorato di Capua si potrebbero
trovare notizie sulla Basilicata considerata l’area territoriale spettante a questo priorato4.
La prima notizia relativa
ad una domus giovannita in
Basilicata è del 1149 e fa riferimento alla chiesa dei SS.
Giovanni e Stefano di Melfi
e al suo ospedale. Stefano,
vescovo della diocesi di Melfi, concede ai venerabili frati
dell’ospedale gerosolomitano (sonodochio sancti Stefani
cui fideliter curam pauperum
agentes inservitis) ecclesiam
Sancti Stefani, que est extra
portam Melfie iuxta balneum
cum omnibus suis pertinentiis5.
Un’altra piccola notizia
relativa all’ubicazione di
questa commenda si ritrova
in un documento del 1358
che descrivendo i confini di
un altro ospedale con annessa la cappella ci dice che esso
sorgeva “iuxta ecclesiam
— 200 —
sancti Stephani sacre domus
Hospitalis Sancti Johanni Jerosolomitani”6.
Da una fonte pergamenacea del 18 novembre 1395
conosciamo il nome del precettore di Santo Stefano, un
certo Niccolò de Rutiliano.
Dallo stesso documento apprendiamo che la chiesa
poiché era in debito verso la
mensa vescovile di diverse
once d’oro, per in dennizzo
doveva cedere un orto7.
In un cabreo del 1766 si
trova una notizia molto
importante: la chiesa dei
SS. Giovanni e Stefano è
“fatta nuova di pianta” con
un solo altare di legno
bianco e con un campanile
fornito di due campane.
Nelle pagine successive viene descritto il palazzo situato vicino la chiesa e viene
riportato, inoltre, l’inventario dei beni mobili conservati nel palazzo8.
La notizia di una nuova
chiesa ricostruita da poco
viene supportata dal cabreo
del 1802 che cita “una casa
palaziata sita dentro questa
città in parrocchia del Vescovado nella contrada della
Porta venosina e propriamente vicino la chiesa, e
monistero delle monache e
attaccato al giardino di detto monastero”9. La chiesa
era, dunque, stata spostata
in una zona completamente
diversa della città: da una visita di miglioramento del
1755 si evince che la chiesa
era ancora ubicata fuori della Porta Bagni10. La costruzione del nuovo edificio religioso avvenne tra il 1755 e il
1766; la nuova costruzione
era all’interno della cinta
muraria vicino al convento
di S. Francesco nei pressi
della Porta Venosina.
Sempre dai due cabrei apprendiamo gli altri beni che
possedeva la Commenda:
essa aveva possedimenti an-
che a Rapolla e a Potenza. In
particolare presso la città di
Potenza aveva una grancia
ed alcuni terreni siti sulla
strada che conduceva a
Cancellara ubicati vicino le
terre di S. Gerardo: tra terreni colti ed incolti possedeva
in questa zona un quantitativo di duecentoquaranta
tomoli.
Quando nel 1815 il re di
Napoli la restituiva al commendatore frate Baldassarre
Lopez y Royo la Commenda di Melfi aveva grandi
possedimenti ma solo nell’agro di Melfi: nella cittadina aveva un palazzo con diciassette camere ed una casa
di due vani ubicate nella
contrada delle Monache,
una casa di quattro vani nella contrada di S. Andrea,
una conceria nella contrada
Bagno con un orto.
Anche la grancia di Potenza insieme a quella di Melfi
risulta essere l’insediamento
più antico dei Cavalieri di
Malta in Basilicata e come
quello di Melfi non più esistente.
La chiesa di S. Giovanni
attestata sin dal 1180 sorgeva a ridosso della cinta muraria potentina per il versante est-nord-ovest regalando
il nome anche ad una porta
della città che sorgeva nei
pressi della grancia. Durante
l’età angioina la chiesa viene
citata in alcuni documenti
come proprietaria di terreni
posti nelle contrade limitrofe alla città di Potenza.
Se porta S. Giovanni ancora oggi si presenta nella
sua veste originaria è impossibile riuscire ad identificare, invece, le strutture
odierne corrispondenti alla
chiesa e all’ospedale dei Cavalieri di Malta.
I rapporti tra il Sovrano
Ordine di Malta e la città di
Matera hanno inizio con la
prima crociata anche se il
primo documento che attesta un insediamento gerosolomitano nella città dei Sassi
risale all’anno 126811. La testimonianza è indiretta poiché nella descrizione di alcuni confini si legge di un
ospedale dell’Ordine di San
Giovanni (iuxta vinealia
Hospedalis Sancti Ioannis
Hyerosolomitani). Le fonti
non consentono di ubicare
l’ospedale né risultano più
chiare in riferimento alla localizzazione della domus.
Recenti studi molto convincenti avanzano l’ipotesi che
sul colle di Santa Maria di
Picciano tra il XIII e il XIV
secolo convissero sia i cavalieri Teutonici sia quelli di
Malta e che fino alla metà
del 1400 la zona fosse insediata anche da una comunità benedettina12. Gli ospedalieri solo dopo questa data
entrarono in possesso di tutti i beni che in precedenza
erano appartenuti ai Teutonici ed ai Benedettini. I possedimenti minori della Commenda erano numerosi ed
erano ubicati ad Acquaviva,
Bari, Gioia, Bitetto, Rutigliano, Noia, Bitritto, Ceglie, Carbonara, Mola, Gravina, Spinazzola, Castellaneta, Ginosa e Miglionico.
Ai cavalieri, inoltre, apparteneva la chiesa dello Spirito
Santo sita nella città di Matera che affonda le radici tra
IX-X secolo ma fu modificata nell’icnografia tra il
1500 ed il 1600 e sopraelevata nel 1680 dal Commendatore di S. Maria di Picciano Fra’ Silvio Zurla13. Per
quanto riguarda la casa del
Commendatore dai Cabrei
apprendiamo che una di esse era ubicata a Picciano ed
era fortificata da una cinta
muraria e da una torre campanaria. Una fonte cita che
vicino al campanile “vi è
una casina, molto comoda,
dalla quale si entra in una
sala e da questa in una camera, nella quale vi è una
fossa grande da tenervi grano per la semina; da detta
camera si entra in un’altra
fatta a lamia, e da questa si
Venosa (Pz), Chiesa della SS. Trinità, Tomba dei fratelli Guiscardo
— 201 —
va alla cantina, con scale di
pietra, con di gradini quindici et in detta camera vi è
un cataratto per il quale si
saglie al portone grande, sopra il quale vi è un camerino
ed una grande porta con sicurezza di detto portone, e
dalla detta camera si può
passare al cortiglio; a man sinistra del portone vi sono alcune poteche al numero di
sette, una appresso l’altra…
servono per comodo dei negozianti seu mercieri che
corrono a vendere robbe nel
giorno della Festa: et appresso l’ultima poteca vi è una
stalla piccola, della capacità
di tre cavalli … dietro a dette poteche e stalla vi è un
giardinetto con diversi alberi, tutto murato; dentro del
summenzionato cortile vi è
il palazzo antico, consistente
in tre camere soprane e sottane, una serve per magazzino altra per stalla e l’altra per
deporvi ordegni di necessità” 14 . La descrizione ci
informa su ambienti di servizio e di deposito ma anche
di costruzioni adibite per la
fiera che ci fanno intuire il
movimento di merci ed uo-
mini che avveniva all’interno della commenda.
Ancora non del tutto risolti risultano i dubbi relativi all’insediamento dei giovanniti a Grassano. Michele
Gattini ci dice che essa risale
al XIV secolo ma ci ricorda
anche che in un documento
del 1182 si parla di una
chiesa di Santa Maria Maddalena sita ad Irsina, appartenente all’Ordine15 che potrebbe essere considerata il
primo nucleo di questa Commenda.
In un inedito manoscritto
di Giuseppe Gattini conservato presso l’Archivio di Stato di Matera viene proposta
una tesi diversa: l’autore
spiega che Grassano nel
1277 era ancora un piccolo
casale che apparteneva alla
vicina cittadina di Tricarico
e per questo motivo quando
si stanziarono i cavalieri di
Malta la giurisdizione criminale non fu affidata ai giovanniti che possedevano solo quella giudiziaria, ma rimase nelle mani dei Sanseverino che avevano concesso
Grassano agli ospedalieri16.
Un altro documento del
1368 ci tramanda la notizia
che il papa chiedeva la restituzione della precettoria
dell’Ordine Ospedaliero al
priore di Barletta da parte di
Tommaso Sanseverino 17.
Inoltre, nell’elenco dei commendatori di Grassano fornitoci da Giuseppe Gattini
si menziona come primo
Commendatore di cui si ha
notizia sicura un certo Fra’
Troilo Sansone di Troia
nell’anno 136518. Nella tassazione focatica del 1320
Grassano pagava le tasse e risultava così ormai svincolato da Tricarico. L’insieme di
tutte queste piccole notizie
ci induce a credere che la
Commenda si insediò a
Grassano fra il 1277 ed in
1320 e che da quel momen-
to la storia e le vicende di
questo piccolo casale furono
influenzate dalla presenza
dei giovanniti.
Dai cabrei la Commenda
di Grassano risulta essere la
più ricca insieme a quella di
Matera. I suoi possedimenti
minori erano ubicati quasi
tutti in Basilicata. Ad essa,
infatti, appartenevano appezzamenti di terreno a Tricarico con la chiesa della SS.
Trinità, a Tolve con la chiesa
di S. Giovanni, ad Irsina
con la chiesa di S. Giovanni,
a Gravina con la chiesa di S.
Giorgio, a Miglionico con la
chiesa di Santa Maria, a Salandra con la chiesa di S.
Margherita, a San Mauro
con la chiesa di San Giovanni, a Pietrapertosa con la
chiesa di Santa Maria Archimandita, a Calvello con la
chiesa di San Giacomo, a
Laurenzana con la chiesa
della Beatissima Vergine
Maria di Cielcalata, a Santarcangelo con la chiesa di
National library of Malta, Cabreo. Commenda di S. Giovanni Battista di Grassano, anno 1737-1738 vol. 6014. Prospetto e
pianta della casa del Commendatore
Grassano (Mt), Chiesa Madre. Questo edificio faceva parte del palazzo del Commendatore
— 202 —
San Giovanni, a Viggiano
con la chiesa di San Giovanni, a Tursi con la chiesa di
San Giovanni, a Ferrandina
con la chiesa di Santa Maria
di Civita Troyola o dello
Spirito Santo, a Pomarico
con la chiesa di San Giovanni Battista e a Pisticci con la
chiesa di Santa Maria la strada. A Grottole, Roccanova e
Calciano possedeva solo terreni coltivati.
A Grassano la commenda
era proprietaria quasi dell’intero paese e del suo territorio: aveva su di esso la giurisdizione civile e per un certo periodo anche quella spirituale.
La dimora del Commendatore, dalle fonti denominata castello, si arroccava intorno alla chiesa di S. Giovanni e Marco e si componeva di diversi membri. Fu
restaurata in molte sue parti
dal Commendatore Fra’
Domenico Antonio Chyurlia che la resse dal 1729 al
174419: fu sicuramente questo il momento di maggior
splendore per la Commenda di Grassano. Il Cabreo
fatto redigere dal Commendatore Chyurlia nel 1737 rimane tra quelli meglio conservati e risulta particolarmente prezioso poiché in esso si sono ritrovate molte
piante e rilievi della Commenda di Grassano ma anche di tutte le sue grancie20.
Purtroppo oggi a Grassano
non è rimasta traccia del
passaggio dei cavalieri maltesi. Il palazzo commendale
è stato completamente abbattuto e nella chiesa madre
non è rimasto nulla che potesse in qualche modo ricordare la grandezza e lo splendore di questa commenda
che permise lo sviluppo
agrario ed economico del
piccoli paese lucano. Con la
soppressione della commenda anche il paese cadde in
National library of Malta, Cabreo. Commenda di Matera, anno 1674 vol. 6024,
f. 4. Disegno della chiesa di Mater Domini
uno stato di sottosviluppo
che è stato superato solo negli ultimi tempi.
Nella regione lucana c’era
un solo baliaggio istituito
presso la SS. Trinità di Venosa in seguito alla soppressione dell’abbazia benedettina avvenuto il 22 settembre
1297 con la bolla di papa
Bonifacio VIII21. Il papa descrivendo le condizioni del
noto monastero “famedio”
della stirpe normanna così
giustificava la soppressione:
“Abbiamo appreso come il
monastero della SS. Trinità
di Venosa, dell’Ordine di
San Benedetto e immediatamente soggetto alla Sede
Apostolica, prospero per il
passato in spiritualibus et
temporalibus, sia ora, per
l’incuria e l’incauta amministrazione dei suoi abati e
monaci, vicino al collasso
tanto negli affari spirituali
che temporali. Inoltre abbiamo saputo come sia improbabile una sua ripresa;
anzi è prevedibile al contrario un suo peggioramento
per l’imprudenza e la pigrizia delle persone che in esso
dimorano”. Il palese riferimento del papa alla pessima
amministrazione del monastero da parte dei priori dimostra lo stato di decadimento morale dei monaci
ed anche delle strutture del
monastero: Bonifacio, infatti, specificava che gli edifici
conventuali erano in rovina
come anche la foresteria che
era destinata ad accogliere
— 203 —
ospiti illustri. Il tetto della
chiesa era così pieno di crepe che non si poteva celebrare la messa in caso di
pioggia. La situazione migliorò con l’arrivo dei gerosolomitani ai quali fu affidato anche una notevole parte
dell’ingente patrimonio dei
benedettini. Dipendevano
inizialmente da questo baliaggio alcuni benefici minori situati a Deliceto, Forenza, Senise, Bitonto e
Giovinazzo, Terlizzi e Rutigliano. Rimasero beni della
SS. Trinità anche quelli situati a Venosa, Ascoli Satriano e Corleto. I Balì restaurarono e migliorarono la SS.
Trinità e cercarono anche di
portare a termine i lavori
della chiesa incompiuta con
la costruzione del campanile
a vela. All’interno dell’edificio sacro i cavalieri hanno
lasciato molte tracce del loro
passaggio con affreschi che
riproducono la nota croce
ottagona ed alcuni Balì famosi come Ardocino Gorricio Barba di Novara che fece
trasportare i resti dei fratelli
di Roberto il Guiscardo nella tomba di quest’ultimo dimostrando con questo gesto
di conoscere la grande importanza che questo edificio
aveva per i Normanni. I balì
risiedettero solo per poco
tempo all’interno del monastero: si trasferirono, infatti,
all’interno della città di Venosa nel palazzo del Baliaggio che da una descrizione
del 1774 risulta strutturato
in questa maniera: “Et continuando actum predictum,
siamo entrati nella descritta
città di Venosa, ed a dirittura portati nel palazzo balivale, con portone, e cortile coverto, e scoverto, sito nel ristretto della parocchia di S.
Martino, consistente in più
membri superiori, ed inferiori, li superiori sono, una
sala, tre camere, un’altra sa-
la, con due camere, e focagna, fatte a lammie, che si
dice, il quarto nuovo, sotto
del quale vi sono due stanze
grandi, anche a lammia, di
sotto, e di là delle stesse, un
stallone, che sporge alle coste del Reale, dentro il portone, vi sono altre tre stanze,
col comodo o palazzo a man
dritta, del cellaro, e grotte,
stalletta, colla sua pagliera,
situato di sotto la gradinata
di dett vi è la cisterna d’acqua, e fontana; ed uscendo
dal cortile coverto, e scoverto, nella publica strada, salendo per essa a man sinistra, vi sono di sotto del
quarto vecchio quattro abitazioni, che tengono l’uscita
in detta strada maggiore, e
più sopra attaccato alle medesime, vi è la chiesa sotto il
titolo della Decollazione di
S. Giovanni Battista, col suo
piccolo campanile, la di cui
campanella si fuse, in tempo
si rinnovò la campana della
chiesa della SS. Trinità; ed
avanti il portone di detto
palazzo, vi è la seliciata, con
due titoli colle croci di Malta, indove anticamente godevasi l’immunità ecclesiastica, in vigore di privilegi
concessi da sommi pontefici, come si ravvisa nell’antecedente Cabreo22”.
Anche questo baliaggio fu
soppresso nei primi anni del
180023 come le altre Commende di Basilicata.
Note
1
La bibliografia sulle vicende
dell’Ordine dei Cavalieri di
Malta è molto vasta. Per studi
più recenti si segnalano due periodici “Rivista internazionale
Ordine Sovrano Militare Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta“
e “Studi Melitensi“ all’interno
della quale in particolare A.
ILARI, Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni Battista di Gerusalemme det-
to di Rodi detto di Malta. Lineamenti storici, I (1993), pp. 2352;
2
Per tutti: C.D. FONSECA,
Mezzogiorno ed Oriente: il
ruolo del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, in Studi
Melitensi, I (1993), pp. 11-22;
3
È in corso di pubblicazione
una monografia curata da chi
scrive sugli itinerari gerosolomitani della Basilicata. Il presente
lavoro è, pertanto, solo una nota riassuntiva;
4
G. ANGELINI, Note sull’Archivio dell’Ordine Gerosolomitano conservato nella Malta
National Library, in Rassegna
Storica Lucana, 12 (1990), pp.
155-166. L’Angelini offre un
preciso e prezioso elenco della
documentazione conservata
presso la National Library di
Malta, l’Archivio del Gran Magistero dell’Ordine di Roma,
l’Archivio di Stato di Napoli e
l’Archivio di Stato di Potenza in
relazione al Gran Priorato di
Barletta. Ringrazio Gregorio
Angelini per i suggerimenti e gli
aiuti che mi ha offerto con squisita pazienza e professionalità;
5
G. MERCATI, Miscellanea
Giovanni Mercati, vol. V Storia
ecclesiastica-Diritto, Città del
Vaticano 1946, pp. 276-280
doc III. Poco convincenti risultano le notizie relative ad un insediamento gerosolomitano a
Montescaglioso già nel 1119
(M. BIANCULLI, G. S. ELETTO,
L’ordine di San Giovanni di
Gerusalemme a Montescaglioso , in “Studi Melitensi”, V,
1997, pp. 99-108). Il documento su cui si basa questa notizia è un falso redatto tra il XIII
e il XIV secolo. Sui noti falsi redatti a Santa Maria di Pisticci e
a S. Michele Arcangelo di
Montescaglioso valga per tutti
E. CUOZZO, La Contea di
Montescaglioso nei secoli XIXIII, in “Archivio Storico per le
Province Napoletane”, 1985,
pp. 7-37;
6
IDEM;
7
IDEM;
8
Archivio di Stato di Potenza,
Cabreo/ o sia / inventario / di
tutti gli beni, e rendite della venerabile commenda / di S.
Giovanni, e Stefano di questa
città di Melfi / formato a petizione dell’illustre baly fra domino Fabrizio / Ruffo commendatore di detta commenda / cominciato nell’anno 1766 e / finite nell’anno del Signore /
1770, Corporazioni religiose,
n. 109, ff. 77 e ss;
9
Archivio di Stato di Potenza,
Cabreo ossia inventario di tutti
li beni e rendite della Venerabile Commenda de’ SS. Giovanni
e Stefano di questa Città di Melfi …1802, Intendenza, b 646
fasc. 696, f. 105;
10
V. PERRETTI, I beni del Sovrano Militare Ordine Gerosolomitano in Melfi, Rapolla e Potenza, nei secoli XVI, XVII e XVIII,
in Radici, 16 (1995), pp. 129157 in particolare p. 156
11
M. GATTINI, I Priorati, i Baliaggi e le Commende del Sovrano Militare Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme nelle
provincie Meridionali d’italia
prima della caduta di Malta,
Napoli 1928, pp. 30-32;
12
R. DEMETRIO, I Cavalieri di
San Giovanni a Matera (XIIIXVII secolo), in “Studi Melitensi”, III (1995), pp. 93-111;
13
IDEM;
14
IDEM;
15
M. GATTINI, op. cit., pp.
28-29;
16
Archivio di Stato di Matera,
Fondo Gattini, B.D fasc. 8b,
C.G. GATTINI, Dell’ordine Gerosolomitano in Matera e contorno. Ringrazio il signor Innocenzo Pontillo per avermi fornito questa indicazione ed altri
preziosi suggerimenti sulla
Commenda di Grassano. Questo manoscritto risulta molto in-
— 204 —
teressante anche per le vicende della commenda di Matera
e una sua edizione critica
sarà inserita nel volume curato dalla sottoscritta e già segnalato sopra;
17
Su Grassano si segnalano gli
studi di G. BRONZINO, Fonti
documentarie e bibliografiche
per la storia di Tricarico e di altri centri viciniori (secc. XI-XX),
in Bollettino Storico della Basilicata, 3 (1987), pp. 15-36 e in
particolare pp. 23-25; IDEM,
Codex diplomaticus Tricaricensis (1055-1342), in Bollettino
Storico della Basilicata , 8
(1992), pp. 43-75. Il Bronzino
segnala il documento del 1368
pubblicato in F.P. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria,
Vol. III, Roma 1975, p. 23 n.
7830 che nel regesto riporta “4
giugno 1368 – N.V. Thomae
de Sanctoseverino, Militi Tricaricen., mandat ut praeceptoriam de Grassano, Hospit. S.
Johann. Jerosol., restitui faciat
Priore Barolo“;
18
Archivio di Stato di Matera,
Fondo Gattini, op. cit;
19
O. SAPIO, A. PAGANO, I
Chyurlia di Lizzano Cavalieri di
Malta, in “Studi Melitensi”, II
(1994), pp. 137-207;
20
National Library of Malta,
Cabreo - Commenda S. Giovanni Battista di Grassano, a.
1737-38, vol. 6014 ;
21
Le notizie sul Baliaggio di
Venosa in età medioevale sono tratte da H. HOUBEN, La
SS. Trinità di Venosa, baliaggio dell’Ordine Ospedaliero
di San Giovanni di Gerusalemme, in “Studi Melitensi”, II
(1994), pp. 7-24;
22
V. VERRASTRO, Corporazioni religiose e opere pie, Lavello
1996, p. 129;
23
G. CRUDO, La SS. Trinità di
Venosa. Memorie storiche diplomatiche archeologiche, rist.
Venosa 1991, p. 407.