RITORNO AL DUALISMO
POPPER
posizione dualista, è a favore dell’interazionismo tra mente e corpo, è contro una visione
parallelistica (come quella di Spinosa), è contro l’epifenomenismo ( = le menti esistono solo come
epifenomeni, tutto ciò che è veramente significativo può essere espresso solo in termini
comportamentistici)
Popper contrasta con la visione del mondo fisico come completa => teoria del mondo 3 (mondo
fisico, mondo psicologico, mondo delle idee o significati)
Il suo rifiuto dell’epifenomenismo trova supporto nell’approccio evoluzionistico, se la mente e la
coscienza sono epifenomeni perché dovrebbero esserci evolute? Per comprendere mente e
coscienza e la loro relazione con la fisiologia dell’organismo dovremmo adottare un punto di vista
biologico => coscienza come proprietà funzionale del cervello (è un fatto biologico)
I pensieri, nel senso dei contenuti o gli asserti in sé e i pensieri nel senso dei processi di pensiero
fanno parte di due mondi completamente differenti
Popper e Eccles => entrambi pensano che la demistificazione dell’uomo si sia spinta abbastanza
lontano, perfino troppo. Eccles però crede e difende l’immortalità dell’anima, Popper invece la
nega. In più secondo Popper la mente autocoscienze esplora continuamente il cervello e modifica
in modo impercettibile i moduli aperti
Parlare di corpo e mente è fuorviante, nel regno animale vi sono molti tipi di coscienza diversi,
sorge il problema del loro significato biologico. In tutti gli organismi superiori troviamo una
gerarchia di controlli, secondo Popper gli stati mentali sono connessi con questo sistema di
controllo centrale più elevato, contribuiscono a rendere questo sistema più plastico. La relazione
tra stati mentali e fisici è fondamentalmente la stessa di quella tra sistemi di controllo e sistemi
controllati : interazione (i modi superiori sono capaci di retro agire su quelli inferiori)
- Mondo 3: vi è ancorata la piena coscienza, strettamente collegata col mondo del linguaggio
umano e delle teorie, vi appartengono i contenuti di pensiero (della cultura e della scienza)
- Mondo 2: il sé o ego, impossibile senza la comprensione intuitiva di alcune teorie del
mondo 3 (spazio, tempo, le persone e i loro corpi)
- Mondo 1: mondo fisico, concreto. L’interazione del sé col cervello è localizzata secondo
Popper nei centri del linguaggio
Nella gerarchia dei controlli il sé non rappresenta il centro di controllo più alto poiché p a sua volta
controllato in modo plastico dalla teorie del mondo 3. tuttavia questo controllo è una sorta di
interazione, di feedback, ciò vuol dire che possiamo cambiare le teorie del mondo 3 che esercitano
in controllo. La tecnologia è un esempio di come il mondo 3 (scienza) ha effetto sul mondo 1
(natura) grazie all’intervento del mondo 2 (uomo).
Numerose critiche: viene violato il primo principio della termodinamica (conservazione
dell’energia). Popper si giustifica con l’indeterminismo: la mente determina ciò che la fisica dei
quanti lascia indeterminato
CHALMERS
Dualista delle proprietà
Ipotesi mentale dello zombie: possiede un corpo simile al nostro, ma con una mente differente, è
un nostro doppio fisico, ma non psicologico. Se possiamo concepire l’esistenza di uno zombie =>
impossibilità di una spiegazione meramente fisica dell’esperienza fenomenica e irriducibilità
dell’esperienza soggettiva.
Il termine coscienza si riferisce a molti fenomeni differenti, di problemi differenti, alcuni di più
difficile soluzione di altri. il problema più complesso della coscienza è quello della sua esperienza.
Chalmers individua 5 strategie differenti per approcciarsi a questa tematica:
- Spiegare qualcosa d’altro (aspetti troppo difficili da trattare vengono messi da parte)
- Negare il fenomeno
- Spiegare l’esperienza nel vero senso della parola
- Spiegare la struttura dell’esperienza (se ne spiegano però solo alcuni aspetti)
- Isolare il substrato dell’esperienza
Una teoria completa necessita di una spiegazione del perché e del come => elaborazione di una
teoria non riduttiva dell’esperienza => dualismo delle proprietà, ma non mette in discussione la
fisica.
Diventa allora necessario allora ampliare leggermente l’ontologia => dualismo naturalistico
Caratteristica di questa teoria: i principi psicofisici che connettono le proprietà dei processi fisici
con le proprietà dell’esperienza sono principi non basilari, instaurano connessioni sistematiche tra
l’elaborazione e l’esperienza a un livello relativamente elevato:
- Principio della coerenza strutturale (principio di coerenza tra la struttura della coscienza e
della consapevolezza)
- Principio dell’invarianza organizzativa (due sistemi qualsiasi dotati della stesso
organizzazione funzionale avranno esperienza qualitativamente identiche)
Il principio basilare che potrebbe costituire la pietra miliare di una teoria fondamentale della
coscienza => teoria dell’informazione basata sul doppio aspetto: esiste un isomorfismo diretto tra
certi spazi di informazione realizzati fisicamente e certi spazi di informazione fenomenici (o
esperienziali)
Dove l’elaborazione dell’informazione è semplice, l’esperienza è semplice; dove l’elaborazione
dell’informazione è complessa lo è anche l’esperienza
Include la coscienza tra gli elementi irriducibili della realtà
SEARLE
Naturalismo biologico (teoria della coscienza biologia e non riduzionistica)
Obiezione all’esperimento della stanza cinese (test di Turino) =>
- I programmi sono completamente sintattici
- La mente ha una semantica
- La sintassi non corrisponde alla semantica, e di per sé non è sufficiente la sintassi
Quindi i programmi non sono delle menti
La mente non è una macchina virtuale implementabile su supporti materiali diversi, è una
proprietà emergente di un particolare hardware, il cervello.
La coscienza non è una “cosa” ma una caratteristica, una proprietà del cervello; l’introspezione
non può svolgere nella conoscenza della coscienza, lo stesso ruolo della percezione nella scoperta
del mondo esterno, non vi è alcun legame tra coscienza e cervello (non ha alcun senso porre il
problema di identificare un legame tra una proprietà e il sistema a cui essa appartiene)
Duplice rifiuto: dualismo (rifiuta la separazione concettuale) e materialismo. Tutte le soluzioni
tradizionali si basano su un concetto ormai invecchiato, perché tutto dovrebbe essere soggettivo o
oggettivo? La coscienza è un prodotto dell’attività cerebrale, è quindi un fenomeno biologico e
fisico; nondimeno è un fenomeno soggettivo, irriducibile ai processi neurologici da cui è generato
=> Searle auspica la costruzione di una nuovo biologi, dalla quale però non di vede ancora traccia
DENNET
Compatibilista (sposa, come Quine, una concezione relativistica dell’ontologia: esite tutto ciò che è
oggetto di una teoria o di un discorso accettabile)
Analizzando il rapporto mente/corpo o mente e coscienza => limitate possibilità: dualismo vs
materialismo vs idealismo
Il dualismo porta a un punto cieco: se gli eventi mentali non sono fisici alla non possono implicare
nessuna energia fisica.
Secondo Denent molti dei problemi sul rapporto mente/corpo sono dovuti al fatto che il concetto
di mente è posto in maniera errata (esempio del concetto voce, anch’esso non si adatta alla
dicotomia fisico -non fisico) => è necessario un approccio diverso da quello classico
Teoria dell’intenzionalità: noi applichiamo intenzionalità prevalentemente quando ci riferiamo al
comportamento delle persone, ma lo facciamo anche per prevedere il comportamento di
macchina complesse (sistemi plausibilmente razionali) per prevedere il loro comportamento.
È efficace attribuire intenzionalità a persone e macchine, ma non è una loro proprietà intrinseca.
L’intenzionalità è una proprietà linguistica degli enunciati che parlano degli stati mentali, non una
loro proprietà ontologica.
Critico rispetto ai qualia (critica a Quine), l’esperienza conscia non ha proprietà speciali. La sua
obiezione ai qualia è da un punto di vista tattico, di efficacia (criterio con cui si valuta una
posizione teorica): dal punto di vista tattico non c’è nessun motivo per sostenere la loro esistenza
(troppo generici, indefiniti)
Proprietà degli stati mentali del soggetto: ineffabili, intrinseci, privati , apprendibili direttamente
dalla coscienza
La proprietà qualitative dell’esperienza non sono intrinseche ma relazionali => negazione degli
aspetti intrinseci e specifici del mentale.
Il mentale esiste come proprietà di una certa classe di organismi che si è evoluta => torre di
generazione e di verifica:
- Creature darwiniane
- Creature dalla plasticità condizionale (skinneriane)
- Creature capaci di preselezionare i comportamenti (popperiane)
- Creature capaci di progettare l’ambiente esterno (gregoriane)
- Creature capaci di linguaggio e cultura
L’insieme delle disposizioni che ci permettono di vivere nel nostro ambiente hanno base genetica,
anche l’intenzionalità (non intrinseca agli stati mentali), intesa come la capacità di qualcosa di
riferirsi a qualcos’altro
Per Dennet l’uomo non è che una macchina particolare e complessa, disegnata dall’evoluzione in
modo efficace. La nostra identità è uno stratagemma per dare unità e armonia alle nostre azioni,
ha senso per l’evoluzione (io narrativo)
L’uno in cui ci pensiamo non è altro che una storia spontanea che raccontiamo a noi e agli altri, i
nostri racconti vengono tessuti ma per lo più noi non li tessiamo, essi ci tessono. La nostra
coscienza umana (e la nostra individualità narrativa è un loro prodotto, non la loro fonte), hanno
l’effetto di postulare un centro di gravità narrativa (enorme semplificazione)
Il compito di costruire un sé che possa prendersi delle responsabilità è una progetto sociale e
educativo importantissimo, è un prodotto della cultura che però diventa un problema inutile dal
punto di vista ontologico della nostra mente. Il termine autonomia dunque, non è altro che un
termine fantasioso per indicare l’autocontrollo (mente = idea, unità culturale che presiede alla
nostra costruzione culturale)
Il nostro sé è stato creato dall’interazione tra i memi che sfruttano i dirottano i meccanismo che
madre natura ci ha dato, non vi sono meni che governano un individuo, ciò che fa di una persona
ciò che è sono le coalizioni di memi che governano, che giocano ruoli a lungo termine nel
determinare quali decisioni verranno prese.
Condivide l’idea che esista un unico flusso di coscienza (pandemonio): il cervello è una macchina
parallela nella quale molteplici stimoli cercano, per molteplici vie, di accedere alla aree corticali
motorie, non si può perciò dire quali processi abbiano valicato la soglia della coscienza perché tale
limite non esiste.
Dennet viene quindi ad ammettere che il mio essere cosciente coincide con la temporanea
disposizione a dare un resoconto verbale della mia esperienza ( = comportamentismo)
Gli viene mossa la critica (comune col comportamentismo) che la sua teoria non tiene conto del
carattere soggettivo della coscienza (il suo essere descrivibile in prima persona)
CONIUGI CHURCHLAND
Eliminativismo + connessionismo
Si pongono contro le folk psychology si può fare a meno del linguaggio mentalista (non del
contenuto), questo linguaggio crea una doppia realtà, duplicando così i problemi
Il materialismo riduttivo (eliminativismo) più noto come teoria dell’identità è la più rigorosa delle
diverse teorie materialistiche della mente, la sua tesi è che gli stati mentali sono stati fisici del
cervello.
Critiche alla folk psychology (psicologia del senso comune): è una teoria stagnante, che non ha mai
fatto progressi, spesso la scienza ha dimostrato come la concezione ordinaria del mondo fosse
radicalmente sbagliata
Propongono una teoria scientifica della coscienza, sorta di risonanza cerebrale funzionale al
coordinamento dei vari processi nervosi (attività corticale realizzata dal nucleo intralaminore del
talamo)