L`utilizzo di Ginkgo Biloba ed Echinacea nell`alimentazione

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L’utilizzo di Ginkgo Biloba ed Echinacea
nell’alimentazione quotidiana del cane
Giovanni Cardini
Med Vet, Pisa
Anna Pasquini
Med Vet, Pisa
Da molti secoli l’uomo ricorre all’uso di estratti vegetali, per le numerose attività biologiche che questi possiedono,
sia a scopo curativo che come prevenzione nei confronti delle malattie ma anche per la salvaguardia del benessere in stati fisiologici o parafisiologici, come l’accrescimento, la
senescenza ecc.1,4,9. In questo senso, l’utilizzo di tali sostanze non deve essere inteso come rimedio alternativo alla
medicina ufficiale, deve essere piuttosto ritenuto un ausilio
complementare ad essa9,10. Le sostanze attive vegetali si
distinguono per essere delle miscele complesse di prodotti
chimici, i fitocomplessi, che sono caratterizzati dalla contemporanea presenza di composti con attività biologiche
individuali distinte e dalle interazioni che possono avvenire
tra questi composti. In questo modo il fitocomplesso esercita un’attività diversa da quella svolta da ciascuna delle molecole che lo compongono, venendosi spesso a creare un’azione sinergica tra loro9,10. La possibilità di impiego di estratti
naturali, ampiamente usati nell’uomo e con provati benefici
effetti sulla salute è da considerarsi estremamente interessante anche in ambito veterinario6,8. Gli estratti vegetali, in
titolazioni e formulazioni standardizzate e approvate, possiedono un’elevata biodisponibililità ed un basso rischio di
tossicità, caratteristiche che ne permettono un’assunzione
prolungata nel tempo e che può facilitare il raggiungimento
di effetti benefici duraturi9,10. La crescente attenzione che
viene posta all’alimentazione del cane come momento di
prevenzione, fondamentale per il mantenimento di un ottimale stato di salute, anche al fine di migliorare le sue prestazioni o per facilitare il superamento di alcune situazioni
stressanti, costituisce il presupposto per l’introduzione di
composti naturali che possono contribuire efficacemente al
raggiungimento di tali obiettivi. Particolarmente interessante è la possibilità di aggiungere direttamente al mangime gli
estratti vegetali che, possedendo peculiari proprietà, migliorano le caratteristiche qualitative dell’alimento e rendono
specifico il suo impiego. Inoltre, questo tipo di formulazione garantisce un’assunzione regolare, controllata e duratura
nel tempo del composto vegetale5,8.
L’estratto secco delle foglie di Ginkgo biloba è molto utilizzato nell’uomo, soprattutto nella senescenza. Le foglie di
Ginkgo contengono infatti un’ampia varietà di sostanze tra
cui flavonoidi e terpenoidi. L’uso di questo estratto riguarda
primariamente i problemi legati all’insufficienza cerebrale
quali deficit di memoria o di concentrazione, vertigini o ronzii alle orecchie legati a disturbi vascolari e patologie vascolari periferiche tra cui la zoppia intermittente1. La quercetina, che costituisce il principale metabolita della frazione flavonoidica, ha mostrato una significativa attività antinfiammatoria dovuta alla diretta inibizione di diversi processi iniziali dell’infiammazione. Inibisce, per esempio, sia la produzione che il rilascio di istamina e di altri fattori allergicoinfiammatori4,10. La quercetina è anche un forte inibitore dell’aldosoreduttasi, l’enzima responsabile della trasformazione del glucosio in sorbitolo, glucide strettamente implicato
nell’insorgenza delle complicanze diabetiche4,10. Numerosi
studi in vitro ed in vivo, testimoniano l’efficacia dell’estratto di Ginkgo biloba nei confronti di patologie secondarie ad
insufficienza vascolare sia a livello cerebrale che periferico.
È stata anche dimostrata un’azione protettiva contro i danni
da ipossia cerebrale1,10. I flavonoidi sono inoltre caratterizzati da una potente attività antiossidante che si oppone efficacemente alla produzione di radicali liberi. I ginkgolidi, ed
in particolare il ginkgolide B, sono noti antagonisti del PAF
(Platelet Aggregating Factor) che è un potente attivatore dell’aggregazione piastrinica, della degranulazione dei neutrofili e della produzione dei radicali dell’ossigeno. È stato
dimostrato che i flavonoidi possono indurre nell’uomo una
netta diminuzione della colesterolemia, della trigliceridemia
e dei livelli plasmatici di beta lipoproteine. Sono stati osservati, in animali da laboratorio, effetti positivi sulla coclea,
sul nervo acustico e sulla compensazione vestibolare1,9.
L’impiego del Ginkgo biloba assume un particolare interesse nell’alimentazione del cane anziano per le sue attività
sulla circolazione e per la sua marcata azione antiossidante.
Per valutare l’impiego del Ginkgo biloba nell’alimentazione del cane anziano, è stato somministrato ad un gruppo
di cani anziani di proprietà per un periodo di due mesi, un
mangime secco Senior contenente l’estratto della pianta.
Sono state effettuate in primo luogo prove di assorbimento
tramite cromatografia liquida, misurando la quantità di quercetina presente nel plasma prima e dopo l’assunzione del
mangime, che hanno dato un esito positivo. Inoltre, tramite
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il monitoraggio clinico degli animali con visite ed esami
ripetuti a distanze predeterminate, sono stati verificati eventuali effetti riconducibili all’assunzione della suddetta dieta.
In particolare sono stati tenuti sotto osservazione alcuni
parametri che hanno evidenziato un lieve aumento del colesterolo HDL ed una diminuzione dei trigliceridi oltre ad un
aumento del potenziale antiossidante biologico (BAP) in
modo statisticamente significativo (p<0,05).
L’estratto di Echinacea (E. angustifolia, E. purpurea e E.
pallida) è stato proposto per lungo tempo come panacea per
moltissime patologie; gli studi clinici più recenti indicano
invece un suo utilizzo nella prevenzione e nella coterapia
delle malattie da raffreddamento, in particolar modo delle
vie aeree superiori, delle infezioni urinarie e, come topico,
nelle affezioni della cute3,9. Le molecole coinvolte nella
costituzione di questo fitocomplesso sono numerose e comprendono oli essenziali, alcamidi, polialcheni, echinacosidi e
polisaccaridi, tra cui gli arabinogalattani, oltre a molti flavonoidi. La principale attività riconosciuta all’estratto di Echinacea è quella immunomodulatrice, in particolare provoca
un incremento della fagocitosi, un aumento dei leucociti
totali e dei neutrofili, la differenziazione dei granulociti
immaturi in granulociti maturi, un aumento del numero e
dell’attività dei macrofagi e della produzione di interferone,
interleuchine e TNF (Tumor Necrosis Factor) oltre ad un’incrementata attività dei linfociti, soprattutto dei linfociti T,
con stimolazione dell’immunità cellulomediata2,5,6,10. È stata
dimostrata un’attività antibatterica e antimicotica da parte
degli echinacosidi attraverso un’azione batteriostatica e fungistatica diretta con un completo arresto della crescita di
alcuni batteri, tra cui Staphilococcus aureus ed Escherichia
coli, e funghi, come Epidermophyton interdigitale2,5. Sia gli
arabinogalattani che gli echinacosidi esplicano un’azione
antivirale provocando un notevole aumento dell’interferone
e della produzione di anticorpi3,5,10. La frazione polisaccaridica e alchilammidica sono capaci di inibire l’enzima jaluronidasi e di stimolare la proliferazione e l’attività dei fibroblasti, svolgendo un’efficace azione cicattrizzante9,10. Gli
echinacosidi si sono inoltre dimostrati efficaci nel neutralizzare i radicali liberi, in particolare i radicali liberi dell’ossigeno (ROS)5. Infine la somiglianza strutturale delle alchilamidi con l’acido arachidonico sarebbe alla base della spiegazione dell’attività inibente, da parte di questi composti,
nei confronti della ciclossigenasi e della lipoossigenasi, con
conseguente azione antiflogistica5.
L’impiego di un mangime contenente estratto di echinacee, per le attività immunomodulatrici, l’azione antinfiammatoria e la potenziale capacità di ostacolare la formazione
di radicali liberi, si rivolge principalmente ai soggetti che
possono trovarsi in condizioni climatiche sfavorevoli, che
sono sottoposti a cambiamenti ambientali o che, comunque,
devono superare situazioni di stress come i cani da lavoro o
che vivono in canili.
L’assorbimento dell’estratto di Echinacea da parte del
cane è stato verificato somministrando ad un gruppo di cani
da lavoro di proprietà un mangime secco per cani adulti al
quale era stato aggiunto il composto e misurando i livelli di
echinacosidi, tramite cromatografia liquida, nel plasma prima e dopo l’assunzione di detto mangime. Esiste ad oggi,
per la specie canina, uno studio clinico multicentrico nel
quale la polvere di echinacea è stata somministrata con il
cibo una volta al giorno per otto settimane ad un gruppo di
cani con manifestazioni di infezione al tratto respiratorio
superiore, per i quali è stato evidenziato esclusivamente in
base alle evidenze cliniche, un miglioramento significativo
nel 92% dei casi8.
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Indirizzo per la corrispondenza:
Giovanni Cardini
Professore Ordinario di Clinica Medica Veterinaria
Dipartimento di ClinicaVeterinaria Università
di Pisa Viale delle Piagge,2
E-mail: [email protected]
Anna Pasquini, Dottoranda di Ricerca in Medicina Veterinaria
Dipartimento di Clinica Veterinaria
Università di Pisa Viale delle Piagge, 2
E-mail: [email protected]
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