inchiesta
Liscio e ritmi latini
di Stefano Pinzi
Liscio e ritmi latini
Produzione e
arrangiamento
6
Musicista e Arrangiatore
massimo scaravaggi sergio franchi
maggio/Giugno 2013
Arrangiatore e Musicista
Franchi Studio, Ospedaletto
Lodigiano (LO)
marco tonelli
Musicista e Sound Engineer
StudioNord, Parma
Strumenti,
metodi di lavoro
e tecniche di mix
per la produzione
in studio di musica
da ballo.
C
i occupiamo di un ambito
musicale di cui si parla molto
poco, vuoi per questioni
generazionali, vuoi perché i
generi ai quali radio e tv ci hanno
ormai abituato sono ben altri.
Ma, non dimentichiamolo, si
tratta pur sempre di generi e stili
in buona parte legati alla nostra
tradizione musicale. Alcuni
aspetti di questo mondo ci hanno
incuriosito non poco, in primis
il fatto che si tratti di una nicchia di mercato che
conserva un suo seguito e che, nonostante tutto, pare
non conosca crisi.
Di questo abbiamo parlato con i nostri tre intervistati,
che negli anni hanno trasformato in professione la
loro passione per la produzione di questo genere di
musica. Marco Tonelli, Sergio Franchi e Massimo
Scaravaggi hanno una particolarità in comune tra
loro: tutti provengono da un passato di musicisti
con importanti orchestre del settore, e alcuni di loro
ancora conservano in parte questa attività. Sono
profondi conoscitori delle tecniche e degli stili che
contraddistinguono la musica destinata alle sale
da ballo. Con loro abbiamo cercato di individuare
similitudini e differenze nell’approccio lavorativo e
nelle attrezzature impiegate, rispetto a produzioni
musicali di generi più comuni e conosciuti.
Orchestra Manolo Group (www.orchestramanolo.com/biografia.html) Ph Giorgio Foscili
Marco Tonelli approda al lavoro in studio per pura
passione personale, dopo diverse esperienze
come musicista in alcune orchestre da ballo
maturate già dalla tenera età di 14 anni. Proprio
in questi contesti si è sviluppata la sua passione
per la tecnologia legata alla registrazione, e un
passo dopo l’altro è arrivato a costruire il suo
studio personale, Studionord, nella sua Parma.
Marco Tonelli: Nel 2000 ho deciso di smettere i
panni del musicista e di dedicarmi a tempo pieno
alla registrazione e all’arrangiamento. In un primo
tempo mi sono inserito come fonico e tecnico
arrangiatore in uno studio già noto per molte
produzioni di musica da ballo, e lì ho appreso un
po’ di trucchi del mestiere che mi sono stati utili,
nel 2003, per avviare la mia attuale attività.
CMS: In questo periodo hai vissuto gli
importanti cambiamenti tecnologici legati
al mondo del recording. Come è cambiato il
lavoro nel vostro campo musicale?
MT: Le mie prime esperienze di registrazione
erano fatte con un Fostex R8, che usava
bobine analogiche da ¼” per 8 tracce.
Successivamente sono passato a un sistema di
hard disk recording prodotto dalla E-mu che si
chiamava Darwin e poi c’è stata la svolta dei
software di registrazione. Ho cominciato con
Studio Vision della Opcode e poi sono passato
a Logic, dal quale non mi sono più staccato.
Il cambiamento è stato davvero epocale,
perché sono sistemi molto intuitivi con i quali
si possono realizzare tantissime idee con
grande semplicità. Soprattutto sotto l’aspetto
dell’arrangiamento e della programmazione
delle sequenze MIDI, è stato subito chiaro che
questi sistemi potevano offrire molto più di
qualsiasi altro loro predecessore.
CMS: Ti sei totalmente convertito al mondo
del software oppure impieghi ancora
dell’hardware del quale non sei riuscito a fare
a meno?
MT: Ho conservato outboard soprattutto per
quanto riguarda alcuni processori effetti e
certi expander sonori, che ormai da anni
mi garantiscono di ritrovare le sonorità
caratterizzanti per la musica che è prodotta nel
mio studio. Nella musica da ballo si è molto
tradizionalisti: se una cosa va bene, perché
cambiarla?
Lavoro tantissimo anche con i virtual
instrument, ma per gli stili tradizionali della
musica da ballo, come polka, mazurka, tango
e valzer, sono affezionato al sound di certe
macchine, ad esempio Alesis D4 e DM5
per i suoni delle batterie. Lentamente ci si
sta aggiornando verso sonorità più pop, e
ovviamente anche la ricerca si è trasferita nel
mondo software.
CMS: Quali sono le principali differenze
nel modo di lavorare rispetto ad altri generi
musicali?
MT: Direi che è prima di tutto una questione di
stile nell’arrangiamento, più che una differenza
in termini di suono. Nella musica da ballo
certi strumenti hanno un ruolo ben preciso
da mantenere. La chitarra ad esempio ha
un’importanza tale per cui secondo me è uno
degli strumenti che è ancora fondamentale
registrare dal vivo, mentre molti altri, come
bassi, batterie e percussioni, sono molto spesso
programmati in MIDI. Si tratta di ottenere un
suono più realistico, ma soprattutto di ottenere
quel preciso modo di suonare. Essendo io
chitarrista tendo poi ad essere abbastanza
pignolo su questo aspetto.
CMS: Riprendi l’amplificatore o entri in diretta
nel sistema di registrazione?
MT: Per l’elettrica di solito entro nel mio
“Nella musica da
ballo si è molto
tradizionalisti: se una
cosa va bene, perché
cambiarla?”
preamplificatore e poi vado direttamente
ai convertitori; poi eventualmente userò un
software di emulazione di un amplificatore, se
ne sentirò la necessità. Per la chitarra acustica
invece preferisco sempre il microfonaggio.
CMS: Come sono trattati i suoni dal punto di
vista della dinamica?
MT: In generale direi che nel liscio si tende a
lasciare una dinamica più libera per i diversi
strumenti, anche se sempre più spesso i dischi
delle orchestre comprendono brani classici
del liscio alternati a pezzi pop o in diversi
stili latino-americani. Non è quindi facile far
convivere così tante anime diverse in uno stesso
prodotto, bisogna necessariamente giungere a
dei compromessi.
CMS: La produzione in studio è finalizzata
solo alla realizzazione di un disco oppure
è anche utilizzata per le esibizioni dal vivo
dell’orchestra?
MT: Entrambe le cose, si registra sia per far
repertorio, come si dice nel nostro ambiente,
sia per avere delle basi da poter impiegare
per il live. A volte ci vengono richieste solo
le tracce di voce per un eventuale playback,
maggio/Giugno 2013
MARCO TONELLI
7
inchiesta
Liscio e ritmi latini
oppure forniamo le tracce mixate delle diverse
sezioni in modo che l’orchestra possa decidere
liberamente cosa suonare e cosa riprodurre.
Può sembrare una cosa non bella, ma queste
orchestre sono spesso molto numerose e questo
è un buon sistema per ovviare agli imprevisti.
CMS: Come è cambiato il mercato di queste
produzioni negli ultimi anni?
MT: Ringraziando il cielo devo dire che le cose
vanno ancora bene. Forse il periodo difficile si
percepisce soprattutto nei tempi di lavoro, che
si sono un po’ accorciati. Mediamente per fare
un disco di questo genere ci si impiegava circa
un mese, mentre ultimamente capita più spesso
che i musicisti decidano di registrare alcune
parti a casa propria, oppure insistano per finire
più in fretta.
cercare dei suoni più attuali e provare a inserirli
nel contesto più tradizionale del ballo liscio.
A Ospedaletto Lodigiano (LO) Sergio Franchi,
Produrre musica da ballo vuol dire fare grande
insieme al fratello minore Roberto, conduce
attenzione al ruolo e alla sonorità dei diversi
da diversi anni il proprio studio indirizzato
strumenti: se un ballerino non riconosce al volo
all’arrangiamento e alla registrazione di musica
lo stile di un brano, vuol dire che noi abbiamo
da ballo. Entrambi diplomati in fagotto al
fallito! Probabilmente visto da fuori può apparire
Conservatorio di Piacenza, la loro attività di
come un settore nel quale i brani sono realizzati
musicisti nelle orchestre di liscio si sviluppa però
con grande semplicità e con scarsa attenzione,
rispettivamente come fisarmonicista e batterista,
ma non è così. Se approfondisci bene le
fino alla decisione di creare una propria struttura
sonorità di ogni stile, capisci cosa è importante
dedicata a questa musica.
mettere in risalto affinché un brano sia ballabile.
Nostro padre ha 80 anni ma balla ancora, per
CMS: Come è nata questa vostra attività?
Sergio Franchi: Abbiamo cominciato producendo cui abbiamo sempre avuto in casa un riscontro
MIDI File nel lontano 1990, usando il sequencer diretto per tutto quello che facevamo.
Notator SL su Atari Mega STE. Abbiamo
CMS: Possiamo quindi riportare questo
realizzato MIDI File per tutte le principali
ragionamento anche agli stili di ballo latino
edizioni musicali del liscio, tra cui le Edizioni
Musicali Bagutti e Galletti Boston per l’orchestra americani?
Castellina-Pasi. Un po’ alla volta abbiamo preso SF: L’avvento della musica latino-americana ha
rappresentato un vero boom nelle sale da ballo
confidenza anche con la registrazione audio e
italiane. Spesso arrivano da noi delle scuole
così abbiamo cominciato a realizzare brani e
di ballo che richiedono appositamente dei
dischi per noi e per chi ce lo chiedeva.
brani di salsa, merengue o altri stili di questo
genere, per cui un’orchestra di liscio ormai
CMS: C’è ancora richiesta di MIDI File
deve necessariamente avere a repertorio molti
in questo ambito o ci sono stati dei
di questi brani. Ogni stile ha un po’ il suo
cambiamenti?
elemento caratterizzante, ma in generale il ruolo
SF: Con l’avvento di tastiere in grado di
delle percussioni è quello più importante nei
riprodurre anche file audio, poco alla volta
ritmi latini. Si va anche un po’ a periodi e mode,
il MIDI File sta lasciando il passo alle basi
ora per esempio c’è una grandissima richiesta
prodotte in formato mp3. Chi fa pianobar
per brani di cumbia, ne stiamo producendo
spesso preferisce avere una base con sonorità
moltissimi. È un ritmo semplice e non troppo
molto fedeli ai brani originali, e in questo
veloce, e probabilmente per queste ragioni
senso i MIDI File si prestano meno a questa
funziona così bene.
esigenza. Comunque le produzioni più grandi
SERGIO FRANCHI
maggio/Giugno 2013
tendono ancora a distribuire il loro catalogo in
formato MIDI, che per molti aspetti è ancora più
versatile perché consente una riprogrammazione
delle parti e una più libera personalizzazione dei
suoni.
8
“Se approfondisci
bene le sonorità di
ogni stile, capisci
cosa è importante
mettere in risalto
affinché un brano
sia ballabile”
CMS: Quali sono le sonorità che
andate a ricercare per i vostri
prodotti?
SF: Investendo un po’ di tempo
siamo riusciti a ritrovare i suoni che
ci piacciono in alcuni dei più noti
strumenti software in circolazione,
per cui abbiamo sostituito quasi
interamente l’impiego di moduli
sonori esterni. È comunque bello
CMS: Ci sono dei musicisti o delle orchestre di
riferimento per i diversi stili musicali?
SF: Se non ci fosse stata l’orchestra di
Castellina-Pasi, e in particolare Roberto
Giraldi per quanto riguarda il mio strumento,
probabilmente non avrei saputo come orientarmi
sia nello scrivere musica sia nel suonarla.
Nei suoni del liscio ci sono sicuramente degli
standard che possono variare anche da un’area
geografica all’altra, per esempio tra la scuola
emiliana e quella romagnola. Se devi fare
un determinato genere devi suonare in un
determinato modo, le cadenze e gli accenti
sono diversi. Anche la chitarra è un elemento
molto caratterizzante, prima di Trevisani, il
fisarmonicista e per molti anni
calca i palchi con prestigiose
orchestre del settore.
chitarrista di Castellina-Pasi, non ricordo
nessuno che suonasse la chitarra in quel modo.
È uno stile che ha fatto breccia sul finire degli
anni ’70 e che ancora oggi è tenuto in grande
considerazione.
CMS: Il mastering di queste produzioni è poi
affidato a studi appositi o ve ne occupate
direttamente voi?
SF: Dipende molto dal budget della produzione;
quelle più grandi spesso si affidano a studi di
mastering titolati, ad esempio siamo andati
a seguire alcuni master al Nautilus a Milano,
mentre in altri casi i clienti si affidano a noi, ed
è una cosa che fa piacere perché vuol dire che
nel corso degli anni siamo riusciti a raggiungere
un buon livello qualitativo per quello che è lo
standard di questo genere.
MASSIMO SCARAVAGGI
L’esperienza professionale di Massimo
Scaravaggi lo ha portato a lavorare per molti
anni come programmatore per gli strumenti
elettronici Roland, e la sua attenzione per la
qualità delle apparecchiature impiegate per la
registrazione, il mix e il mastering in studio,
ben rappresenta il suo punto di vista sulla
produzione di basi e dischi per musica da ballo.
Come musicista, Massimo nasce come
CMS: E poi cosa è capitato?
Massimo Scaravaggi: Oltre
alla fisarmonica sono sempre
stato affascinato dal mondo
dei sintetizzatori, già dalla
fine degli anni settanta; poco
alla volta, man mano che
nascevano strumenti che
permettessero di farlo, mi sono in questo modo
avvicinato alle tecniche di arrangiamento e
ho anche cominciato a comporre della mia
musica. Usavo anche le batterie elettroniche,
con le quali programmavo i pattern che con
l’orchestra di allora usavamo per suonare i
brani della disco music. Eravamo tra le poche
orchestre di liscio a proporre in repertorio quel
tipo di musica. Un giorno ebbi un problema
con l’alpha dial della mia Roland MC-500
e contattai il servizio assistenza della casa,
entrando così in contatto con una persona
che di lì a poco mi portò a lavorare in Roland
come programmatore. Erano anche gli anni in
cui esplose il General Midi e fu introdotto il
General Standard di Roland, così fui chiamato
a programmare tutti i MIDI File delle produzioni
di Raoul Casadei e di Franco Bastelli, con
il quale inoltre suonavo. Fu proprio lui a
convincermi ad attrezzarmi per poter registrare
a casa e così cominciai ad acquistare le prime
macchine, tra le quali uno Yamaha 02R e un
sistema Pro Tools. Ancora oggi lo considero
più che altro un home studio, però sono
stato sempre attento alla qualità delle mie
apparecchiature: lavoro con un sistema Avid
Pro Tools HD 3 e un HDX, Focusrite Liquid
Channel, un System 6000 della Tc Electronics,
un equalizzatore Manley Massive Passive e il
CMS: Utilizzi Pro Tools anche per la
programmazione MIDI?
MS: Per il MIDI ho sempre usato Logic in tutto
questo tempo, importando poi il lavoro in Pro
Tools, ma con le ultime versioni mi sono convinto
e sono definitivamente passato a Pro Tools anche
per la gestione del MIDI. È ottimo, molto rapido
e intuitivo, mi ci ritrovo alla perfezione.
CMS: Quali sono i criteri di mix che segui per
lavorare con questi generi musicali?
MS: Soprattutto il liscio ha dei suoi standard
ben precisi, sia di suono che di ritmo, che vanno
necessariamente rispettati. I suoni della batteria
devono essere contenuti perché la ritmica
la comanda la chitarra, e il basso va un po’
appoggiato per arrotondare le note basse suonate
dalla chitarra. Dal punto di vista melodico è la
fisarmonica a farla da padrone, va trattata un
po’ come se fosse una voce se le si vuol dare la
giusta importanza.
Anche nei ritmi latini ci sono delle linee guida da
seguire. Nelle cumbie, ad esempio, c’è sempre
bisogno di un elemento ritmico, una cassa o un
cowbell, che trasporti il ritmo in quattro. Però è
un genere abbastanza semplice, che si presta
molto bene a riadattare cover di brani famosi,
e questa probabilmente è stata la sua maggior
fortuna.
CMS: Che differenze vedi tra gli interventi di
mastering che sono realizzati per queste
produzioni e i dischi dell’ambito pop?
MS: A volte mi accusano di far suonare fin troppo
forte i miei master, ma la verità è che lavorare
con l’hardware di cui dispongo mi permette di
spingere sul master più di quanto non si possa
fare con il solo uso dei plug-in. Per lavorare ho
sempre usato dei riferimenti pop americani, per
esempio mi piace molto il suono dei dischi di
Michael Bolton, ma chiaramente mi adatto al
genere di musica col quale sto lavorando, per
cercare di ottenere sempre il miglior risultato
possibile.
maggio/Giugno 2013
“I suoni della
batteria devono
essere contenuti
perché la ritmica
la comanda
la chitarra”
compressore Manley Slam, oltre ai microfoni che
uso per le registrazioni e una gran quantità di
expander sonori ai quali sono molto affezionato;
sono macchine che hanno qualche anno ma
ancora suonano molto bene.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
9